giampieroligrone
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Un appartamento a Roma
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Chi o cosa mi passa per casa
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giampieroligrone · 12 years ago
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a Mita Cieco sto nella folla, una fiamma d'accendino è lampo ed ecco il tuo volto e lo sguardo esplode ma palpebre come imposte al vento il tuo volto è sparito e nella folla sto solo e cieco. Invoco il tuo ritorno. Ritorna come i fine settimana come le margherite a colorare questo triste tavolo come la tua dolce voce che non ritrovo tra i miei dischi. Ritorna, e la mia bocca sarà tua bocca e questa mano sarà di notte al petto perché il cuore ti batta sereno. Cieco osservo il tram nel buio della sera una mano smalto luce del sole orecchini colorati rincorrere la metro dove un volto di donna pubblicizza non so cosa: lampi, sei sempre tu. Per questo prego e ti prego: torna, come violento torna l'amore quando – appena consumato – torniamo all'amore.
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giampieroligrone · 12 years ago
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Versi a Dina, II (Ora che sei venuta)
Ora che sei venuta, che con passo di danza sei entrata nella mia vita quasi folata in una stanza chiusa – a festeggiarti, bene tanto atteso, le parole mi mancano e la voce e tacerti vicino già mi basta. Il pigolìo così che assorda il bosco al nascere dell’alba, ammutolisce quando sull’orizzonte balza il sole. Ma te la mia inqietitudine cercava quando ragazzo nella notte d’estate mi facevo alla finestra come soffocato: che non sapevo, m’affannava il cuore. E tutte tue sono le parole che, come l’acqua all’orlo che trabocca, alla bocca venivano da sole, l’ore deserte, quando s’avanzavan puerilmente le mie labbra d’uomo da sé, per desiderio di baciare… Camillo Sbarbaro, da Rimanenze
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giampieroligrone · 12 years ago
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Quanto poté durare
Quanto poté durare il tuo martirio nelle sinistre Fosse Ardeatine per mano del carnefice tedesco ubriaco di ferocia e di viltà? Come il lungo calvario di Gesù seviziato, deriso e sputacchiato nel suo ansante sudor di sangue e d'anima fosse durato, o un'ora o un sol minuto; fu un tale peso pel tuo cuore umano, che avrai sofferto, o figlio, e conosciuto tutto il dolor del mondo in quel minuto. Corrado Govoni, Aladino, lamento su mio figlio morto, 1946
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giampieroligrone · 12 years ago
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Cade a pezzi questa casa vuota, crollano tutte le certezze avute in giovinezza, ormai rovine. Non sono buono a ricostruire non sono buono a niente. Pure quest'anima s'è fatta nera dipinta con parole che ho scritto comprese queste inutili. Non ho mai vinto la morte né amore, barando con la vita ho perduto. Serve a poco spiegare, a niente dire che quelle mani e quello smalto erano tutto e tutto per un uomo è un sogno intero. Adesso sono un mostro, già finito. Ho avuto caramelle da bambino perché ero primo, buono, quello bravo. Ora son tra gli ultimi degli uomini. Concedetemi versi sbagliati, una bottiglia ed un bicchiere.
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giampieroligrone · 12 years ago
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Quello che ho da dire non lo dico. Fumo e bevo aspettando giorni buoni da vivere e da raccontare.
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giampieroligrone · 13 years ago
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Tante parole da mettere insieme Per non morire, per vivere ancora E non riuscire e scrivere versi Col cellulare che versi non sono. Non è una poesia. Io non sono Poeta, io non sono l'autore Di questa miseria. Io non sono.
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giampieroligrone · 13 years ago
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Con uno sguardo mi hai reso più bella, e io questa bellezza l’ho fatta mia. Felice, ho inghiottito una stella. Ho lasciato che mi immaginasse a somiglianza del mio riflesso nei suoi occhi. Io ballo, io ballo nel battito d’ali improvvise. Il tavolo è tavolo, il vino è vino nel bicchiere che è un bicchiere e sta lì dritto sul tavolo. Io invece sono immaginaria, incredibilmente immaginaria, immaginaria fino al midollo. Gli parlo di tutto ciò che vuole: delle formiche morenti d’amore sotto la costellazione del soffione. Gli giuro che una rosa bianca, se viene spruzzata di vino, canta. Mi metto a ridere, inclino il capo con prudenza, come per controllare un’invenzione. E ballo, ballo nella pelle stupita, nell’abbraccio che mi crea. Eva dalla costola, Venere dall’onda, Minerva dalla testa di Giove erano più reali. Quando lui non mi guarda, cerco la mia immagine sul muro. E vedo solo un chiodo, senza il quadro.
Szymborska, Accanto a un bicchiere di vino.
(via rosenrot89)
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giampieroligrone · 13 years ago
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Era il profumo della sua pelle che io sentivo, non una fragranza comprata dentro un negozio al centro di un pomeriggio estivo, quando n'era spoglia e ci soffrivo, come scalza sopra l'asfalto nella folla andava. Andava l'auto ed io soffrivo mentre osservava il cielo, non la strada sotto il tramonto rosso di quell'agosto che colorava sera come lei faceva con gli abiti e i belletti che indossava, consumavo il tempo e la sua immagine nel guardarla, viso di specchio, trucchi, un sorriso. Non eravamo prossimi alla gioia nemmeno quando dopo metà amore avevo usato le labbra e nessuno dei due aveva goduto, lavava via me fuori del letto, nel bagno lei suonava già il lavandino mentre io bevevo rum per artefare, assaporato - il cattivo umore, lo stesso ritrovato a colazione. Ma dalle mani non veniva via il suo odore e ad ogni tiro di sigaretta alla bocca, traffico di dita e fumo, ritornava lei le cose belle, le malinconie, tornava e scorrevano le auto scorreva via tutto mentre io avrei aperto il rubinetto in vasca, due i bicchieri di vino e sigari... Scorreva via tutto, non il vino, nemmeno più la vita che versavo in lei, ma non si era mai felici. Sono parole, io non faccio testo, io scrivo sciocche quasi poesie, ed ora posso soltanto raccogliere i resti di quei due bicchieri infranti, stelle cadute a terra, e quello che ora c'è al pavimento lo assorbo, strizzo, piegati i ginocchi sopra le mattonelle, in un secchio. Questo è il meglio che posso perché il meglio che potevo non bastava, ché non si era felici.
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giampieroligrone · 13 years ago
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Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quest’abbraccio e non chiedere altro perché la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia, per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore. Fidarsi del suo abbraccio, della sua pelle contro la tua, questo ti deve essere sufficiente, lo vedrai andare via tante altre volte e poi una volta sarà l’ultima, ma tu dici, stasera, adesso, non è già l’ultima volta? Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quando ti cerca in mezzo alla folla, fidarsi del suo addio, avere più fiducia nel tuo amore che non gli cambierà la vita, ma che non dannerà la tua perché se tu lo ami, e se soffri e se vai fuori di testa questi sono problemi solo tuoi; fidarsi dei suoi baci, della sua pelle quando sta con la tua pelle, l’amore è niente di più, sei tu che confondi l’amore con la vita.
Pier Vittorio Tondelli - OTTAVA ORA DELLA NOTTE, Biglietto numero otto (via grigia)
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giampieroligrone · 13 years ago
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Ragazzo mio, io non ho paura di morire. Tuttavia, ogni tanto mentre lavoro nella solitudine della notte, ho un sussulto nel cuore, saziarsi della vita, figlio mio, è impossibile. Non vivere su questa terra come un inquilino, o come un villeggiante stagionale. Ricorda: in questo mondo...
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giampieroligrone · 13 years ago
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Nel sonno ho sognato di voler correre come un tempo sui campi di calcio. Vestito eppure scalzo lasciavo il prato verde alla ricerca delle scarpe rosse ferme lì nello spogliatoio vuoto. Mentre le indossavo è entrata una donna, mi ha chiesto: - Vieni? - Non posso – le ho detto – lei mi aspetta, e ho tolto le scarpe. Aperti gli occhi, sveglio, ti ho vista, nella metà vuota di questo letto.
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giampieroligrone · 13 years ago
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Ho scritto di una sera ed era luglio poi di altre sere di quando c'era tutto il Colosseo e non me ne accorgevo poi una piazza e baci inattesi. Ho scritto di un vento di aquilone mentre ti stringevo perché non volassi con i gabbiani, e di altre paure come quando offrivi la tua carne santa sopra il tavolo ed io non la mangiavo ma la stampavo nel mio corpo giovane e i capelli rossi mi accendevano e gli occhi belli dove dentro leggevo un indirizzo, ed era la mia casa. Queste cose ho scritto nella tempesta dove navigavo con le vele spiegate. * Ma tu ma tu ma tu come si fa con l'uva mi pestavi, io ti chiedevo scusa se al risveglio ti baciavo forte o per il tuo silenzio di commozione, quindi geometria d'abiti al pavimento del mio appartamento, indossavi quella mia camicia a colazione, la finestra aperta quando mi salutavi ed io me ne andavo via fumando. Il cassetto dell'intimo faceva piovere in me il profumo, alle tue ginocchia bianche pregavo perché non finisse il giorno dei baci ché eri bocca spoglia di rossetto. Quante altre bellezze che non so dire, che non voglio scrivere... * Erano due i bicchieri sopra il tavolo e sul pavimento solo la tua culotte, nel letto curve perfette: i fianchi le spalle, quei seni, un po' di luce muoveva su te le mie parole mute e inciampando andavo verso il tavolo perché non ti svegliasse il mio sguardo fisso sul tuo volto. Aspettavo la bocca a colazione e un uccello urlava nella notte più bella di Roma e non poteva rovinarla la sola sigaretta che non avrei dovuto fumare. Vivevo e non credevo e non sapevo darti quella gioia. È questo che ho scritto mentre dormivi nella stanza accanto. * Un tappeto di scarpe, sparsi sul letto abiti, monili ed io perso e felice, le lenti degli occhiali col tuo trucco che so non pulirò, una bottiglia bevuta in due, parole nella doccia, la tua apparizione mentre lavo i denti scivolando nel lavandino come le lentine che a volte si perdono. Noi coperti solo dalle stelle a scrivere parole che sono queste, che non basteranno ma scriviamo insieme e puoi non capire questo cuore ma indossalo pure perché il resto scompare, non conta, non ha più altra voce la vita intera se dico il tuo nome.
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giampieroligrone · 13 years ago
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11 luglio
Ho avuto un dubbio e te ad indicare la strada, un tavolo con due bicchieri e una infanzia con gli occhi al cielo distesa sul fieno, il tuo sorriso mentre si vendemmia, la giovinezza prima e il calore di quella casa che mai ho visto. In quella sola sera ho avuto la voce e gli sguardi e le parole che hai scelto e una vita intera. Restano due passi ancòra, notte dolce come l'asfalto che aspetta dopo i sampietrini, notte che mi osservi a questo tavolo fare un fiocco al più bel regalo.
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giampieroligrone · 13 years ago
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La mia automobile quando mi porta a casa passa là dove prima era la tua, di casa. Parla l'automobile e mi dice: chissà. Io non cambio la rotta fingo una barca, un vento, vado veloce, freno, poi ancora veloce fuggo da quell'amore che ci siamo negati, freno, ché due bambine mi corrono incontro mi tagliano la strada ed io sono la morte, freno e quegli occhi giovani spaventati spalancati, quegli occhi guardano nei miei e vedono la morte. Sorrido. E riprendono la corsa verso dove non potrei saperlo. Penso a quando i figli non avranno ancora la corsa nelle gambe, che non sapranno il nodo da fare alle scarpe, penso che correranno un giorno e questi occhi saranno altri occhi. Freno, perché attraversi: osservo la signora così tanto truccata, nessuno l'ha avvertita che gioventù è passata con occhi spaventati alcuni metri prima e la morte distratta frenava giusto in tempo stonando una canzone.
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giampieroligrone · 13 years ago
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Preludio
Io, con le gambe incrociate alla luce del giorno, guardo I pugni variegati di nuvole che si raccolgono sopra Gli sgraziati lineamenti di questa mia isola prona. Intanto i piroscafi che dividono orizzonti dichiarano Noi perduti; Trovati solo In opuscoli turistici, dietro ardenti binocoli; Trovati nel riflesso blu di occhi Che hanno conosciuto metropoli e ci credono felici, qui. Il tempo striscia sui pazienti che da troppo sono pazienti, Così io, che ho fatto una scelta, Scopro che la mia fanciullezza se n’è andata. E la mia vita, troppo presto, certo, per la profonda sigaretta, La maniglia girata, il coltello che rigira Nelle viscere delle ore, non deve essere resa pubblica Finché non ho imparato a soffrire In accurati giambi. Vado, certo, attraverso tutti gli atti isolati, Faccio di situazioni una vacanza, Mi aggiusto la cravatta e fisso mascelle importanti, E noto le vive immagini Di carne che passeggiano per l’occhio. Finché da tutto mi allontano per pensare come, Nel mezzo del cammin della mia vita, Oh come giunsi a incontrare te, mio Riluttante leopardo dai lenti occhi. Derek Walcott, (1948) Traduzione di Barbara Bianchi Da Mappa del Nuovo Mondo, Adelphi, 1992
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giampieroligrone · 13 years ago
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DA LEGGERE IL MATTINO E LA SERA Quella che amo mi ha detto che ha bisogno di me. Per questo ho cura di me stesso guardo dove cammino e temo che ogni goccia di pioggia mi possa uccidere.
Bertoltd Brecht
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giampieroligrone · 13 years ago
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Le parole che scrivo sono quello che sento, sei tu che inciampi nel tappeto verde della cucina spoglia, che guidi lungo la periferia prendendo ogni buca, calamita per le mie mani sopra le tue braccia nel pomeriggio appiccicoso in giugno. Quando hai buttato la spazzatura io ho sorriso. Scrivo queste parole per la voce che ancora sento dentro casa: apre ogni finestra e la inonda di luce.
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