Tengo questo blog come prova tangibile, una manifestazione pratica del mio senno e delle geometrie del mio intelletto. È una pratica, una sfida che stanno raccogliendo in tanti, ne sono consapevole, e allo stato attuale un weblog è solo un atto di follia romantica, come quelli del poeta Shelley che, 200 anni fa, animato dall'irrefrenabile desiderio di comunicare le sue traboccanti emozioni, si affidava a messaggi in bottiglia o apalloncini aereostatici. Ecco perché tengo questo blog! È una bella definizione, romantica, ottimistica (forse troppo?). Mi immagino chino su una spiaggia, ad arrotolare un post-it e a infilarlo dentro una bottiglia... Arriverà a Parigi?
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 29)
“C'è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette.” Napoleone Bonaparte
Questa mattina grazie al ritorno della Regione Emilia Romagna in Zona Gialla, ho potuto fare di nuovo colazione seduto al tavolo del bar. Gettando uno sguardo distratto alla TV accesa su un TG locale, ho notato che un giovane cronista trasmetteva, fermo, proprio di fronte all’MD Discount del Principato di Cibeno Pile. Praticamente a un centinaio di metri da casa mia… L’inviato, che stava chiaramente schiattando dal freddo era inquadrato in un circoscritto campo medio, dopo aver ribadito che la trasmissione era in diretta, prese ad introdurre l’argomento; il vitale, l’urgente succo del servizio: questo sarà un Natale diverso dal solito - i supermercati e i centri commerciali tenderanno ad essere più o meno affollati dell’anno scorso? L’eroico inviato, forniva i risvolti della sua indagine e, dichiarava che: quando il discount è veramente affollato, allora sono presenti nel parcheggio molte più auto di quelle che ci stava mostrando – più auto ci sono, più tempo occorre per parcheggiare, ma la gente comunque non si scoraggia e… proprio in quel momento, alle sue spalle, stava accadendo chiaramente qualcosa. Qualcosa di molto grave. Una sparuta folla di persone vestite da babbo natale, con tanto di barba Ffp2 filtrante, si erano pericolosamente assembrati nei pressi dell’entrata del supermercato. Un vero e proprio sitting con tanto di striscioni e cartelli, e una bandiera della CISL: SIAMO NEL PIENO DI UNA PANDEMIA E VOI PENSATE ALLO SHOPPING! - A NATALE IL COVID NON SI FERMA! Il cronista continuava con le sue banali ovvietà, enfatizzando con quella bizzarra e stupida cadenza tipica dei conduttori TV, quando all’improvviso a grande velocità e sirene spiegate, alle sue spalle prorompe una camionetta della Task Force AntiCovid-19… quattro agenti armati di Atomizzatore Elettrostatico iniziano a spruzzare impunemente i babbi natali e alcune persone che si trovavano a transitare nei paraggi con spesa e carrello; mentre una voce sintetica proveniente da un altoparlante a tutto volume diceva: ATTENZIONE! … ATTENZIONE!
Individuato assembramento non consentito. Secondo le recenti norme anti Covid-19 verrete atomizzati elettrostaticamente, per assicurare il più alto standard di purificazione anti Covid nel rispetto delle vigenti regole e delle superfici… anche quelle più delicate… per ulteriori informazioni è attivo il numero verde messo a disposizione dal Ministero della Salute… BIP! BIP… Salve!… la telefonata potrebbe essere registrata ai fini di tutela dei dati sensibili e per la vostra sicurezza, tra qualche istante sarete collegati a un risponditore automatico interattivo, che vi risponderà da un call center posto in un area abbandonata dell’ex Jugoslavia e potrebbe tenervi in attesa per alcuni minuti intrattenendovi con messaggi il cui contenuto è chiaramente di carattere promozionale… Mentre la voce sintetica continuava con il messaggio e gli agenti della task force spruzzavano impunemente tutto e tutti, esplosero un paio di bombe accecanti, a quel punto dallo squarcio iridescente con un gesto di estrema acrobazia si manifestò una vecchia signora, jeans elasticizzati, stivaletti neri tacco 12, cappellino da baseball dei L.A. Dodgers e tenuta antisommossa… – Ma Ivano scusa… cosa sta accadendo alle tue spalle? chiese la giornalista presente in studio. – Non saprei, ora chiedo gentilmente al cameraman di seguirmi mentre mi avvicino… Finalmente la telecamera strinse l’inquadratura su quella bolgia… si trattava della vecchia Odette, la mia anziana vicina di casa, impugnava un grosso fucile e sparava raffiche di frammenti di OGM direttamente nelle cellule degli agenti della Task Force alterandone le matrici in modo che il DNA dei replicanti omozigoti potesse essere ricombinato. Ivano l’impavido giornalista si avvicinò all’invasata ottuagenaria con l’intento di intervistarla, ma non appena allungò il microfono in direzione del suo volto: [passaggio da inquadratura piano americano a primo piano] – Vuoi pronunciare le tue ultime parole prima che ti strapazzi tutti i cromosomi? SWROOAMMM!
Le informazioni che ci forniscono i media spesso ci fanno sentire un po’ scemi e insicuri, più passivi, anche. Notizie e informazioni ovvie, fornite spesso con un atteggiamento didattico e un lessico banale; notizia di ieri: “ le temperature sempre più rigide spingono gran parte dei motociclisti a rinunciare alle due ruote”. [Sei serio? Stai scherzando?] Accettare l’idea che sta passando un’informazione, anche se ovvia, non fa altro che renderci più inconsapevolmente ottusi, più tolleranti verso la fuffa. L’eterno nulla vomitato dagli organi d’informazione, come lo definisco io. Ricordo gli anni della mia infanzia, quando i miei nonni e i miei genitori, spesso giustificavano, e prendevano in considerazione, notizie, comportamenti, avvenimenti, di un’ovvietà disarmante, perché l’idea gli appariva nobilitata dal fatto di averla letta sul quotidiano, o vista in TV. “L’hanno detto la televisione!” I modi di fare informazione sono cambiati da allora, infatti oggi navighiamo tra l’imbarbarimento del nulla assoluto, del banale, al sensazionalismo becero, alle indicazioni ovvie e deficienti. Spesso, specie sui social, basta scrollare rapidamente lo schermo sui principali titoli dei giornali, per morire dalle risate, o farsi prendere dai conati di vomito. Notizie (quelle dei social), puntualmente e rapidamente ripresa e distorte ad uso troll e haters… da tutti quelli che vivono nell’eterna convinzione di aver capito tutto, e ti insultano civilmente se manifesti dei dubbi, se le tue idee non sono allineate alla loro verità.
Fake news a parte, i costi dell’informazione deficiente – anche quando l’informazione deficiente viene divulgata in modo “ingenuo” e senza secondi fini – sono salatissimi e, soprattutto ci travolgono ogni giorno. Potremmo dire che il costo dell’informazione deficiente è proporzionale all’onnipresenza del messaggio. Per avere in mano la propria vita, si deve controllare la quantità e il tipo di messaggi a cui si è sottoposti. AD USO ESCLUSIVO DEGLI AMICI GIORNALISTI. Cari amici giornalisti e presunti tali, non me l’avete chiesto, ma da affezionato e ormai storico fruitore delle vostre informazioni (mio malgrado), vi fornirò alcuni semplici consigli. Un vademecum disinteressato che potrebbe anche venirvi utile. Un giorno… chissà? – La chiarezza. La chiarezza del linguaggio che usate, meno è sconnesso, infarcito di luoghi comuni o peggio di proverbi e/o detti, di enfasi citrulla (se state parlando al TG), meglio è. – L’intento. L’intento dell’informatore, laddove nessun intento è preferibile a diversi intenti, è quello di informare. – Il tempo. Dove per tempo non si intendono le previsioni meteo, ma bensì il tempo e la cura profusi nell’elaborare i vostri articoli, i vostri resoconti, i vostri podcast, le vostre stramaledette dirette. In che misura li avete rivisti, migliorati prima di darli alla stampa, di postare, di trasmetterli? Più tempo e più cura sono senz’altro preferibili a meno tempo e meno cura… n’è vero? – La verità. La verità (questa sconosciuta), e qualora non fosse possibile averne certezza, cercherete di restituire a chi legge (farete del vostro meglio per…), sfaccettature, argomenti, e quanto basta perché si possano intuire e comprendere, le complessità o la necessità di dover procedere con ulteriori approfondimenti, e/o tempo, per poterla intuire, definire la Verità. Provateci! E per favore, informate e non intrattenete. Ve lo chiedo per favore…?!!!
Infine: se non sapete cosa fare, non fate i giornalisti. Di questi tempi la latenza dei nostri catastrofici mezzi d’informazione è smaccatamente visibile e percepibile a tutti. A causa della pandemia mondiale attualmente in corso della cosiddetta "malattia da nuovo Coronavirus” o COVID-19, si sono trovati di fronte alla necessità di inventarsi “nuovi modi” di esporre i fatti. Per spremere mesi e mesi, migliaia di articoli, centinaia di servizi, ore di trasmissioni da un fatto condensabile in un paio di minuti tutti i giorni è stata trovata – ma sì, voglio essere generoso: è stata elaborata una nuova strategia retorica. (Platone si starà rigirando nella tomba)… Se devi pontificare 10 ore al giorno su una cacca di cane dentro un vaso, serviranno degli accorgimenti… Non credi? Per esporre le frescacce che andranno esposte, per accrescere l’impressione che la cacca di cane sia una notizia seria, e come tale vada costantemente aggiornata, monitorata. Le voci, i volti e i vari format di volta in volta andranno rivisti, e se necessario distorti con la scusa del “vediamola da un’altra angolazione – ma supponiamo che…” Supponiamo? “supponiamo che la cacca di cane non sia realmente una cacca di cane e”… (questa volta a rivoltarsi nella tomba Pirrone di Elide). Ed ecco il germogliare di migliaia di esperti di cacca di cane con la loro gnoseologia, valutazioni etiche, mediche, tecnico - scientifiche, politico - estetiche, sociologiche e filosofiche, anche; che ci spiegano il prima-durante e dopo la cacata. Ciclicamente, all’occorrenza, gli esperti del caso vengono messi in contraddittorio con opinionisti, persone dello spettacolo, semplici scettici e benemeriti ignoranti, così da stabilire la verità fra dichiarazioni contrastanti; quando non funzionano più vengono sostituiti da altri (ma quanti sono?), dopo essersi sottoposti ad un sano sputtanamento pubblico. Purtroppo per tutti noi la pandemia prosegue… Aggiornamenti: alle 17:00 altri aggiornamenti sul numero dei contagi… non perdetevi stanotte la maratona toto-ricoveri! Morbosità: siete in quarantena, avete un caro o un conoscente ricoverato in terapia intensiva? Raccontateci la vostra testimonianza! Sensazionalismo scientifico-demenziale: trovata la prima mosca positiva al Covid-19. Pericolo di Zoonosi. Questa scoperta come cambierà il nostro futuro. Vittimismo-ragionevole: gli animalisti chiedono chiarezza prima che svariati miliardi di mosche innocenti vengano ingiustamente soppresse. Moda & Motori: Armani produce i camici per gli eroi delle corsie. La Ferrari finge di produrre mascherine per evitare di fermare la produzione delle rosse. Analisi matematiche, (matematica-creativa): Com'è dunque possibile che ricoveri e decessi stiano aumentando rapidamente, mentre i contagi continuano ad essere relativamente bassi? A questo punto, oggi, le informazioni a mezzo stampa, TV and CO., risulta talmente degradata e compromessa, impoverita e deficiente che ha finito per spegnere la nostra parte curiosa (la mia di sicuro), quella che avrebbe dovuto aiutarci a sapere e a istigarci un genuino senso del dubbio, anche. La parte che avrebbe dovuto sapere che qui si sta parlando di un pericolo reale, che coinvolge persone reali, in carne ed ossa. Noi.
Mi chiedo se la natura umana sia tale per cui, date certe condizioni, la stupidità finisca per prevalere, contagiando anche gli intelletti più brillanti, abbassando il livello di tutti. Confondendoci al punto di perdere il contatto con ciò che realmente conta… Ma che fine avrà fatto il vasetto con dentro la cacca di cane? Questo mi chiedo. A voi studio. Fine giorno29
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 28)
Un paio di anni fa, durante una delle presentazioni del mio libro Ritual de lo Habitual (31 paesi fatali), una persona presente tra il pubblico, mi chiese che cosa intendevo quando affermavo che la gentilezza, spesso, mi sembra più importante dell’intelligenza o del talento. Feci del mio meglio per spiegare quella mia stessa affermazione, con una certa fatica, a quel pubblico molto eterogeneo, che aveva, come sempre un unico punto in comune: la lettura. Argomentai la mia risposta parlando di arte contemporanea… di quanto mi metteva a disagio certa atmosfera di decomposizione triste che accompagnava l’arte contemporanea, che finiva col penetrarti in gola. Presi anche ad esempio Joseph Beuys e le sue tesi, i suoi concetti permeati di generosità e, alla fine riuscii a sfangarmi. Oggi, a differenza di due anni fa, certa arte contemporanea ancora mi deprime mortalmente; ma mi rendo perfettamente conto che rappresenta, e di gran lunga, il miglior commento recente sullo stato delle cose. Per quanto riguarda la mia affermazione sul rapporto tra gentilezza –intelligenza/talento, dopo due anni la penso esattamente allo stesso modo.
Sai qual’è il rammarico più grande che mi porto appresso? Quello di non esser stato più gentile, una volta, quasi quarant’anni fa. Quando frequentavo la quarta elementare alle Scuole Don Milani, arrivò un nuovo compagno: Massimiliano C.. Massimiliano era un bambino timido e magrolino, portava un paio di occhiali con la montatura rossa e due spesse lenti, quei culi di bottiglia che solitamente vedevi solo indosso ai vecchi. Quando era nervoso e non controllava i suoi impulsi, praticamente sempre, Massimiliano era onicofago… aveva la brutta abitudine di mangiarsi le unghie.
E cos’ arrivò nella nostra classe, nella nostra scuola, nel nostro quartiere, e più che altro nessuno se lo filava; a volte, i bambini più grandi, lo prendevano in giro: “hmmm, sono saporite le tue unghie?”, e altre battutacce del genere, di quelle da bambini stronzetti. Io vedevo che il povero Massimiliano ci soffriva, era evidente. Ricordo ancora quanto ci rimaneva male dopo certe offese: occhi bassi a terra, rannicchiato come preso dai dolori di pancia, come se fosse in procinto di sparire. Di rimpicciolirsi, fino a sparire completamente. Dopo un po’ si defilava, le unghie sempre in bocca. Immagino sua madre, che una volta ritornato a casa gli chiedeva: “com’è andata oggi, Massi?”… E lui: “oh… Bene, bene!”… “hai fatto amicizia con qualcuno?”… “Sì, sì!”… A volte mi capitava di vederlo, mentre si aggirava sulla sua bicicletta, tutto solo per il quartiere. E poi… E poi, un giorno, traslocarono e non lo vidi più. Nessuna grande umiliazione finale, nessuna grande rivalsa. Un giorno era lì, e l’indomani non più. Fine della storia.
Ebbene ti starai chiedendo perché mi dispiace… perché ci penso ancora dopo tanti anni? Tutto sommato mi ero sempre comportato abbastanza bene con lui. Io non ero il tipo da battutacce anzi, a volte l’avevo anche moderatamente difeso. Eppure a una considerevole distanza di anni, ho ancora questo tarlo...?
In conseguenza di ciò, ecco una cosa che per me è assolutamente vera, anche se un po’ stucchevole (e mi lascia disorientato): quello per cui provo più dispiacere, sono le volte che non sono stato gentile. In grado di gentilezza. I momenti in cui un altro essere umano si trovava lì, di fronte a me, che soffriva, e io… io non ho reagito con il buon senso, con il pudore, con moderazione… con gentilezza.
O volendo vederla dall’altro lato: nella vita chi ti capita di ricordare con più affetto, con più innegabile simpatia? Le persone che sono state più gentili con te, scommetto.
Qual’è il problema, perché non siamo più gentili? Ad un bambino la si può perdonare, probabilmente, è giusto. Ma, se vogliamo diventare più gentili, dobbiamo anche prenderci sul serio, come individui in grado di agire, realizzare, sognare… Dobbiamo farlo per essere intelligenti, talentuosi, per essere al meglio di noi stessi. Riuscire a farcela, qualunque cosa significhi, è difficile, ed è un bisogno che si rinnova costantemente, una montagna che continua a crescere mentre la stai scalando; e c’è il pericolo, concreto, che impiegherai tutta la vita per riuscire a farcela, mentre i tuoi grandi , buoni propositi rimangono disattesi.
Quando mi guardo indietro, vedo che le circostanze, le scelte, mi hanno spesso offuscato spingendomi ad accantonare la gentilezza. Anche l’ansia, la paura, l’insicurezza, l’ambizione… la convinzione sbagliata che il successo, il riuscire, mi avrebbe liberato da tutto. Di sicuro ho vissuto in questa nebbia, gran parte della mia adolescenza. A volte mi dicevo: devo essere gentile, bene, prima però fammi finire questo… non appena avrò terminato quest’altro… Non appena ce l’avrò fatta, comincerò ad essere gentile. Solo che non ce la fai mai una volta per tutte. È un ciclo che può andare avanti… be’, per sempre. Fai tutte le altre cose, ovviamente, quelle ambiziose, viaggiare, diventare ricco, famoso, dirigente, innamorati, fatti di eroina insieme al fantasma della principessa Diana, mentre l’aereo su cui viaggiate sta precipitando, ma nel frattempo per quanto ti sia possibile, abbandonati alla gentilezza. Spazza via tutto ciò che ti separa, che ti impedisce di poter manifestare gentilezza. Fallo! Sii gentile e condividine i frutti senza risparmio.
E un giorno, fra ottant’anni, quando io ne avrò centoventisei, e saremo così gentili e affettuosi da risultare insopportabili, scrivimi due righe, fammi sapere com’è stata la tua vita. Fammi sentire il tuo calore umano.
Mentre scrivo sento dalla rosticceria cinese Shangai Delight, che sta qui, proprio dietro casa mia, mi giunge il profumo dei loro gamberetti in salsa agrodolce, incurvati su stecchini atropici affilati e sono colto da un certo languirono… e penso alla corsa dei pianeti dopo la fine di ogni vita, in questo inverno sempre più freddo, contrassegnato dai bollettini di guerra della pandemia; e l’espressione “calore umano” mi fa quasi piangere.
Fine giorno28
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 27)
Proprio così ragazzi, avete capito bene… il carotaggio, il prelievo di “carote” ovvero di campioni di terra e roccia tratti direttamente dal sottosuolo, dal fondo degli oceani e dei due Poli (che ha luogo ormai da tempo), a differenza di mostre, musei, teatri, cinema and CO., non ha subito interruzioni in questo periodo di Pandemia. Nessuno stop, nessuna limitazione.
Ed ora, rispondetemi sinceramente, (fatelo dentro voi stessi), ma quanti di voi dedicano regolarmente parte del proprio tempo a una mostra d’arte, visitano un museo, si recano a teatro, cinema, spettacoli di danza? Tutte queste attività per chi ci lavora, per chi ci dedica l’esistenza (IO), sono indispensabili, ci mancherebbe… e questo vale per la ristorazione, e tutte le altre attività lavorative che a causa delle limitazioni di svariate (lo ammetto), inesplicabili regole vedono penalizzata la loro possibilità di esercitare, svolgere regolarmente il proprio lavoro, ma la mia domanda resta… prima di tutto questo cazzo di Covid-19 quanti di voi andavano, frequentavano, visitavano, sostenevano con la propria partecipazione fisicamente ed economicamente le su citate attività?
No perché io, alla mia ultima mostra, ad esempio, non ho visto una partecipazione direttamente proporzionale al numero di lamentele e di post che intercetto sui social; e nemmeno l’ultima volta che mi sono recato a teatro.
Dove eravate tutti?
Tutti voi che millantate ferme prese di posizione a favore pro cultura, voi che puntualmente sostenete le vostre solide idee, convinzioni di giustizia, di ribellione, di boicottaggio…? Voi, che con i vostri sgrammaticati commenti e le vostre rudi lagnanze vi incitate a vicenda a contestare, a manifestare contro la dittatura e tutti i concetti storico-politici fondamentali, in nome della libertà culturale. Dove? Quanti di voi, tra quelli che oggi non si astengono dal difendere la libertà e il diritto alla cultura, sono gli stessi che la scorsa primavera si incazzavano perché tra le poche attività cui era concesso rimanere aperte c’erano le librerie a discapito dei negozi di scarpe…?
E leggetelo un libro, prendetene uno con le figure, magari.
Siete patetici, e non solo culturalmente parlando. Puerili leoni da tastiera, pecorelle smarrite e sbronze di cazzate. Vittime che gridano al lupo mentre il lupo vi dorme in grembo; vittime degli stessi strumenti ideologici che dite di detestare. Schiavi di politica dozzinale, e trascorrete la maggior parte del vostro tempo schiacciati sotto i calcagni di parlamentari menefreghisti e quando va bene, incompetenti. Credetemi l’unica cosa di cui siete veramente vittime è la vostra solitudine, culturale e non, i vostri cervelli bonsai, pieni di idee e pensieri lillipuziani.
Ma la cultura! Ah, la cultura…! Quand’è che avete cominciato a identificarvi in modo così eloquente con la cultura, quand’è che la visione del vostro mondo di merda ha iniziato ad utilizzare la lente della cultura come strumento con il quale guardare ogni cosa? Quando vi siete resi conto che la vostra visione del mondo è superficiale e piatta, se non siete liberi di confrontarvi e di coltivare un qualche vostro interesse culturale? Quando?
“Oggi hanno scoperto che la Terra ha la forma di una pera: è leggermente più schiacciata al Polo sud”, mi disse una volta un maestro…“Hai capito? Il nostro pianeta non è una tavola piatta sorretta dal dorso di un’enorme tartaruga, come credevano nell’antichità, non è rotonda, non è leggermente schiacciata ai Poli, ma è fatta a pera. Dai retta a me, se campiamo cent’anni, un giorno ci diranno che la Terra è fatta a banana ”
Vuoi vedere che un giorno, tra centinaia di anni da adesso, in qualche testo, da qualche parte, un luminare parlando di questo periodo che stiamo vivendo dirà che la pandemia da Coronavirus Covid-19, che ha colpito, afflitto e devastato la popolazione nel 2020 ha corrisposto ad un incremento del livello culturale, mai registrato prima…?
Ma ieri, quando vi ingozzavate, quando riempivate le vostre bocche unte con la parola “cultura” e qui non vi sentivo, stavate vistando una mostra, eravate a teatro, a un concerto, a un balletto o stavate leggendo un libro, magari?
Adesso che le vostre dita diteggiano commenti, grandi squilli a proposito del diritto, sulla libertà di fare e di usufruire della cultura, così fieri e convinti di generare un riscaldamento, proprio adesso, mi è difficile mascherare il mio disprezzo e il mio entusiastico razzismo nei vostri confronti. Continuamente mi imbatto in quei virtuosi e brillanti post dove parlate d’arte e di cultura (testate specializzate comprese), così mediocri che provo talvolta una sorta di vergogna nel leggerli e ...i miei definiti ed enormi muscoli iniziano a formicolare; ho come l’impressione che sotto la pelle inizino a roteare migliaia di minuscole sfere (no, non si tratta di pelle d’oca)… alla fine il mio principesco ed elegante scroto rovina puntualmente, pesantemente al suolo.
Perché lo fate? Perché non riuscite, non avete l’umiltà di trattenervi, di astenervi dal dar sfoggio della vostra necessaria opinione? Vi sentite virtuosi? Vale la pena di valutare se sentirsi virtuosi ed esserlo sia la stessa cosa. L’incapacità di valutare, è una delle prime avvisaglie di ciò che accade a una società, quando se ne è sempre fregata dell’arte e della cultura.
Sapete una cosa…? Vi ringrazio, grazie a voi ho compreso che non è bene per me lasciare che gli ultimi neuroni presenti oltre la mia fronte entrino in collisione, vadano alla deriva nel vuoto articolato del vostro nulla, grazie a voi non mi interesserò più così né alla cultura, né all’impossibilità di fare cultura; la mia grande fonte di ispirazione sarà piuttosto la vita.
Fine giorno27
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 26)
Per giorni un refolo di vento causato dalle differenze di pressione atmosferica che spingono l'aria da zone di alta pressione a zone di bassa pressione, per effetto della forza di gradiente, dallo spiffero della finestra ha alitato e sbuffato direttamente sul mio sternocleidomastoideo come un cucchiaio di zuppa su cui soffiava Geova, obbligandomi ad indossare H24 il mio trazionatore cervicale gonfiabile - cuscino di trazione per sollievo immediato di dolore cronico al collo e/o tensione della Niu Man. I confini della zona gialla decretata dal nuovo DPCM di Natale, erano ancora incerti e la povera gente attendeva chiusa in casa le dirette dei continui aggiornamenti delle misure adottate dal governo…
– Ahem! Signora, sono il tecnico del gas! Urlò un tipo basso, che assomigliava in modo imbarazzante a Elvis Presley nel periodo in cui le sue condizioni di salute erano arrivate al limite, a causa dell’assunzione di massicce dosi di svariati medicinali che lo accompagnarono poi alla morte per arresto cardiaco presso Baptist Memorial Hospital di Memphis, poco dopo le 03:00 PM del 16 agosto 1977 (aveva solo 42 anni).
La vecchia Odette lo osservò da sotto la porta d’ingresso adoperando un fibroscopio, ovvero quello strumento tattico che ha sostituito l'obsoleto bastone con specchietto:
– Se sei venuto ad ammazzarmi, sei in ritardo… da quando è scoppiata questa pandemia, è come se avessi già un piede nella fossa!
A quel punto, il finto tecnico del gas, strappandosi rabbiosamente la FFP2 scoprì completamente la sua falsa faccia da Elvis – per poi sfondare la porta della vecchia con un’ariete portatile – di quelle solitamente date in dotazione alle squadre SWAT Special Weapons And Tactics – che teneva nascosta nella sua cassetta per gli attrezzi da finto tecnico del gas… Sbam!
Allora la vecchia Odette: Ptuh…! sputò un bolo di tabacco che soleva tenere tra la guancia e la gengiva destra, si tolse il cappellino da baseball dei Los Angeles Dodgers, si lisciò le folte e canute sopracciglia, si rimise il cappellino sulla testa e… Scat…! con un’improvvisa e magistrale Yoko Sutemi Waza anche detta dai judoka tecnica di sacrificio sul fianco, mise a tappeto il finto Elvis tecnico del gas… Tumb!
Una volta a terra il poveraccio iniziò a lagnarsi e a pregare perché gli venisse risparmiata la vita:
– Ssssh! Taci…! Sbaveresti sui piedi di un’ottuagenaria mangia galline, solo per avere salva la tua inutile vita, non è vero? Domandò sprezzante la vecchia, mentre arrotolava un fascicolo Dei Protocolli Degli Anziani Sionisti… Panf!, lo colpì sulla testa. La maschera da Elvis venne via, Odette lo sollevò per il bavero fissando il suo sguardo dritto nei due bulbi oculari robot Sfera Caster 4K di quel malridotto androide.
– …E ora con i remoti MPS che rimangono alla tua SSD trasmetti ai tuoi amici Sionskih Mudretsof queste parole: sui cadaveri dei leoni banchettano i cani, ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani.
Mentre le parole di Odette venivano elaborate dall’hardware del cyborg e processate in un sistema binario di “0” e “1” per poter essere inviate tramite bluetooth via wireless al server degli Anziani di Sion… Crunk… Ooou! I sofisticati circuiti plated trough hole di cui si componeva il cyborg iniziarono a crashare uno dopo l’altro, fino a quando una voce di tipo text-to-speech, proveniente dall’interno di quel sofisticato gingillo bio-elettronico disse: FATAL ERROR! … FATAL ERROR!
E poi, poi mi sono svegliato. Si trattava solo di un brutto sogno…
Le associazioni che le nostre menti fanno nei sogni. Sognare è filosofia, ti svegli sempre con quella sensazione che, il mondo in cui viviamo è più ampio dei nostri piccoli tracciati e fa emergere pensieri che stavano silenti da qualche parte, dentro di noi, ma per pigrizia non volevano muoversi. “There are more things in heaven and earth, Horatio, Than are dreamt of in your philosophy. Vi sono in cielo e in terra, Orazio, assai più cose di quante ne sogna la tua filosofia”, diceva Amleto all’amico per richiamarlo alla sua scarsa conoscenza. Questo vale anche anche quando la nostra ragione fatica ad accettare certe idee, anche e senza per forza dover essere delle teste di legno come Orazio. In questi due versi sono contenute quattro parole alla base della conoscenza del mondo e di noi stessi: cielo, terra, sogni e filosofia. Le contrapposizioni in cui si dibatte il genere umano: la realtà che tocchiamo con mano, le aspirazioni e il bisogno del soprannaturale o dell’elevazione dello spirito; il mondo interiore delle emozioni e quello della ragione. Non c’è bisogno di altro. Shakespeare ce lo ricorda: siamo attori, sì, ma alla fine è necessario togliersi il trucco e andare a casa.
Certe volte io mi domando: ma perché dovrei farlo?.
L’unico posto in cui ognuno di noi può dirsi veramente libero è nei sogni; lì possiamo spezzare le catene della nostra quotidianità, possiamo andare dove cazzo ci pare e, soprattutto possiamo essere e interpretare la versione di noi che più desideriamo.
Ebbene, c’è una sola cosa che non si può fare in un sogno: non si può morire. Secondo una credenza popolare che risale ai tempi in cui le cornacchie presero nido sulla Torre di Babele che garantisce: se si muore in sogno, si morirà anche nella vita reale.
Ad alcuni potrebbe far sorridere questa idea, ma siete assolutamente certi che questa leggenda non dica la verità? Voglio dire: una volta che il sogno vi ha ucciso, di certo, dopo, non potrete mai raccontarlo. Chi vi conosce parlerà di attacco di cuore, diranno che siete morti nel sonno. Gli altri, gli svegli, non sapranno mai che ciò che è realmente accaduto è che il vostro peggior incubo, alla fine si è materializzato. E come potrebbero?
In realtà, secondo una ricerca condotta dal Dottor Antonio Zadra del DNLSCH Dream and Nightmare Laboratory del Sacre Coeur Hospital di Montreal (esiste), che ha esaminato una ventina di volontari, sottoponendoli all’ ISF Ipno Stato Fisiologico, questi affermano di aver sognato diversi tipi di morte. La ricerca ha dimostrato che tramite un sonno indotto artificialmente sarebbe dunque possibile morire nei sogni, e soprattutto, una volta riaperti gli occhi, si è in grado di raccontarlo. L’esperimento del Dottor Zadra avrebbe anche accertato che la morte, anche con l’uso del ISF, deve comunque avvenire in modo naturale, casuale. Alcuni sognatori volontari che ci avevano preso gusto, e dopo un elevato numero di sedute, avevano sviluppato una sorta di consapevolezza di vivere un sogno, avrebbero infatti provato a suicidarsi. Per vedere cosa sarebbe accaduto e se si sarebbero infine risvegliati dopo il fatto, per poterlo cosi raccontare. Nessuno degli aspiranti provetti suicidi riuscì a portar a termine l’esperimento. Più di uno ha riferito che “sul più bello” qualcosa andava storto. Chi tentava di spararsi un colpo in testa, si accorgeva che l’arma funzionava solo se rivolta da un’altra parte; alcuni avevano provato a buttarsi giù da un palazzo o da un burrone, ma puntualmente fluttuavano sani e salvi a terra.
Sonno indotto artificialmente a parte, vorrei aggiungere che se ti dovesse succedere di sognare di morire davvero, secondo me, finiresti col morire anche nella vita e non solo in sogno.
Molti sogni potrebbero avere anche una funzione di avviso e, in certi casi, prestargli attenzione potrebbe rivelarsi molto utile. Anche Aristotele e Ippocrate, padre della medicina, oltre al noto Dottor Robert L. Van de Castle, autorità riconosciuta a livello mondiale in materia di sogni, affermano che i sogni possono essere anche campanello di allarme di una malattia. Certo, mentre dormiamo possono accaderci cose strane, disturbi chiamati parasonnie, sindrome della testa che esplode, sexsomnia… infondo trascorriamo in media un terzo della nostra vita in uno stato di alterazione della coscienza e della volontà in cui perdiamo la cognizione del tempo e (nelle fasi più profonde), del luogo in cui ci troviamo, pertanto è normale, ma “il campanello di allarme” di cui parla il Dottor Robert L. Van de Castle è un’altra cosa. In alcuni casi, secondo il dottore i sogni potrebbero paragonarsi a una sorta di Raggi X… Una donna, cominciò a sognare a più riprese che la sua gamba veniva esaminata da una crocerossina della Seconda Guerra Mondiale, la quale teneva una candela sempre più vicino, finché non cominciava a bruciare. Poco dopo quella serie di sogni alla donna venne diagnosticato l’Herpes Zoster “il fuoco di Sant’Antonio”.
Anche Galeno, medico greco del II secolo d. C., racconta di un ragazzo, che dopo aver visto in sogno il proprio braccio tramutarsi in pietra, fu colto da paralisi.
Robert A. Baron, psicologo al RPI Rensselaer Polytechnic Institute, esperto nell’ambito di programmi per smettere di fumare o di bere, ha riscontrato che un’alta percentuale dei suoi pazienti dopo alcuni mesi di astinenza, riferivano di sogni DAMIT Dream of Absent-Minded Trasgression, ovvero sogni di trasgressione da mente distratta. Durante questi sogni i soggetti si accorgevano all’improvviso di essere involontariamente ricaduti negli antichi vizi, vanificando così tutti i loro sforzi. Molti si svegliavano presi dal panico, per poi sentirsi sollevati quando si rendevano conto che si trattava soltanto di un sogno. La scoperta più stupefacente è stata che i pazienti vittime di DAMIT – che non sono altro che la visualizzazione dei costi emotivi del fallimento – erano anche quelli con maggiori probabilità di terminare con successo la lotta alle proprie dipendenze.
“Allora, come uno straniero, dagli il benvenuto”… direbbe arrivati a questo punto Amleto.
Corvi Urubù volano e beccano ribalderie, sul davanzale della finestra della vecchia Odette, il suo pesce rosso nuota in un ammuffito boccale oktoberfest – la sua boccia di vetro è andata rotta prima, durante la lotta contro il cyborg. Sulla strada, proprio davanti a casa, tre brutti Elvis finti tecnici del gas armati fino ai denti, ma privi della mascherina resa obbligatoria dalle vigenti norme anti Covid-19, trattengono al guinzaglio un grosso cane robot, aggressivo (In natura non esistono cani cattivi bensì proprietari non all'altezza del compito educativo, ma per i cani robot è diverso, quest’ultimi infatti vengono programmati)… tipo pitbull o dogo argentino, che ringhia e sbava una speciale bava sintetico/corrosiva... si preparano a fare irruzione dentro alla casa della vecchia Odette.
Lei, che tramite le sue telecamere a circuito chiuso poste praticamente a ogni angolo di strada del Principato di Cibeno Pile, ha tenuto d’occhio i loro spostamenti, fino a questo momento, siede tranquilla al suo tavolo da trucco, intenta a lubrificare con olio di pesce gatto la sua gamba di legno, intagliata da una sequoia dei tempi in cui Noè faceva legna per la sua Arca… Tac! gamba inserita... si alza lentamente: indossa una parrucca argento vivo e una tuta in puro lattice, aderente, accollata, ma senza maniche, color rosa antico e il cappellino da baseball dei L.A. Dodgers .
Glu glu… Glu: tracanna un avido sorso di secrezione liquida di ghiandola mammaria bovina da una tanica per la raccolta dell’olio esausto, afferra il suo fucile a pompa Agm Swat Synt. Hawk Sm229 calibro 20 e Sbam! Con un calcio sfonda la porta. Guarda i tre finti Elvis tecnici del gas e il loro pulcioso cane robot:
– Alexa... vorrei ascoltare Thunderstruck degli AC/DC … Alexa, alza il volume a 10! Dice.
Il nuovo Echo Dot di 4ª generazione esegue.
– Vedo che ti piace mordere…? Il mascara le cola dagli occhi, (si emoziona sempre quando sente Thunderstruck)
…E allora mordi questo! Swrooammmmm!
https://www.youtube.com/watch?v=v2AC41dglnM&feature=youtu.be
Fine giorno26
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 25)
Qualche giorno fa mi ha scritto Alice S. una giovane laureanda che sta preparando una tesi su:
IL CORPO DELLA DONNA TRA STEREOTIPI E CLICHÉ IN AMBITO PUBBLICITARIO E LA RAPPRESENTAZIONE NELL’AMBITO ARTISTICO CONTEMPORANEO.
“Gentile Andrea,
Le allego le domande per l’intervista che vorrei inserire all’interno della mia tesi di laurea magistrale; intervista con Lei concordata ...
Può rispondermi per mail con tutta calma, quando troverà un po’ di tempo da dedicarmi.
Nel frattempo La ringrazio infinitamente per la disponibilità e in anticipo per il tempo che mi dedicherà.
Cordiali saluti” Alice S.
Cara Alice, ho letto con attenzione le domande della tua intervista, e dal momento che non si prestano a lapalissiane risposte (complimenti), ho deciso di rispondervi in quiete… per questo motivo mi permetto di non seguire l’ordine (perdonami), in cui me le poni, mi atterrò a un mio personale disordine che mi consentirà alla fine di sviluppare un unico discorso in divenire.
“Qual è la Sua percezione del corpo femminile? Come avviene il passaggio dall’immagine immaginata di un corpo alla seguente trasposizione su tela? Quali sono i tratti femminili che vuoLe mettere in risalto?”
Prima di approfondire il discorso vorrei precisare che nella mia arte non c’è limite. La mia arte è il superamento del limite stesso. Anche quando scrivo (posso dare l’impressione di essere autobiografico anche quando parlo di una sogliola), in realtà il fine non è di raccontarsi, spiegare o peggio ancora di giustificare, ma il tentativo estremo di ridefinire.
Tu mi domandi della mia percezione e della seguente trasposizione del soggetto, del corpo femminile… Be’ devi sapere che spesso le mie figure vengono definite dalla critica con termini tipo: ambigue, adolescenziali, androgine… in realtà si tratta di una lettura epidermica, non esauriente ai fini dei contenuti. Io sento e vedo le mie figure, anche quelle maschili, come piccole isole alla deriva in un oceano donnesco. Muliebre. L’identità è qualcosa di sghembo per me che non si confronta e non è facilmente, comodamente riconducibile al senso di appartenenza di una persona al genere con il quale essa si identifica. Non è esplicitamente etero, ma nemmeno, LGBT non è intersessuale, non è asessuale e non si tratta nemmeno di sessualità fluida. Semplicemente non ha un costrutto. Piccole isole che nuotano, attraverso cicli di identità sovrapposti.
Può apparire maschile, poi diviene incorporea, poi decisamente femminile, eroticizzata, femminile in modo schiacciante. Capita così, e viceversa, nella mia pittura.
Una persona una volta mi ha detto: “ho sempre l’impressione che le donne trovino le tue opere più interessanti degli uomini”… si trattava di una donna… Credo di aver compreso cosa volesse dire, ma i miei dipinti sono gesti che riguardano uomini e donne; una volta percepiti (e non solo guardati), ci si rende conto che ciò che è femminile include anche ciò che è maschile, e viceversa. C’è qualcosa che impedisce di percepirli in modo distinto, opposto. Mi piace pensare che tutti possano tracciare la propria strada, la propria inclinazione di genere entrando nei miei quadri.
Non so se nel mio approccio, nel mio tipo di lavoro si possa parlare di veri e propri “tratti” che amo mettere in risalto rispetto ad altri. Il mio modo di intendere la nudità, ad esempio… La nudità, sia maschile che femminile ci induce a pensare in termini elementari: NUDO = sprovvisto di abiti. Ma per quanto concerne il mio concetto, il mio modo di concepire e poi di mettere su tela un corpo nudo, c’è sempre tutto un guardaroba che affolla i miei pensieri. Qui, nella mia testa. Il guardaroba per me, è uno strumento concettuale e psicologico. Il guardaroba dei miei soggetti può comprendere, una scarpa, una bottiglietta di profumo, un frutto o la luna piena …mi viene in mente una raffigurazione della dea Shiva in cui è rappresentata completamente nuda, o per meglio dire: vestita solo di una luna tra i capelli…
Per spiegarti meglio cosa intendo per psicologia del guardaroba a proposito dei miei soggetti dipinti ti farò un esempio che a che fare con la mia quotidianeità. Spesso, anzi, praticamente sempre, io non mi vesto pensando al mio aspetto, tenendo conto della praticità o della mera estetica di ciò che vado ad indossare. A volte non mi vesto nemmeno a seconda delle stagioni, del meteo… questa mattina sono andato a prendere le sigarette in ciabatte, nonostante la neve. Io mi vesto a seconda di come mi sento. La stessa cosa accade quando dipingo una figura. La nudità dei miei soggetti non è mai un tratto “in risalto”, esibito, ma pretende di mostrare all’osservatore uno Stimmung, una disposizione d’animo. Uno stato d’essere. Nelle tradizioni contemplative anche il corpo è considerato un vestito, un indumento che dovrebbe essere messo al momento appropriato.
Qualcosa che ha a che fare con la staticità e il movimento interiori… questa donna nuda che ho dipinto recentemente: plastica, statica, ma in un certo senso è come se costringesse lo spettatore a “muoversi”, a vestirla, appunto… per poterla realmente comprendere.
Si tratta di argomenti imprescindibili nel mio modo di concepire e intendere il corpo nudo dipinto. I miei corpi nudi devono essere la narrazione di un epopea, ispirazioni, citazioni e aspirazioni intime e letterarie, anche. Sono simboli. Un torso appoggiato al mare, un volo tra le stelle, un corpo purpureo nei riflessi dell’autunno, un singhiozzo di neve sulla neve… corpi femminili che emergono dall’ombra e dalla luce insieme, dal nero, dal blu, dal fuoco dei miei dipinti.
Mi fanno pensare a Dio. Per me, Dio è una donna.
Mi auguro di non esser stato oltremodo esuberante nel risponderti. Mi succede quando devo argomentare il mio lavoro artistico… la mia vita. In pittore che scrive è perseguitato dall’immaginazione, dal senso del teatro. Ama l’illusione, e prova un irrazionale affetto per il naufragio. È solo. Perché è più naufrago il naufrago che è più solo
Fine giorno25
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 24)
Oggi ho scelto la frase per la mia lapide: GRAZIE A TUTTI, MA HO RISOLTO.
Sono un etilista, un playboy, un delinquente, un mangiapreti incallito, uno poco riservato, mennetto, pitocco, un lavativo, nei miei giorni peggiori un pittore (altrimenti poeta), ma indosso una smisurata montagna di muscoli e ho un invidiabile taglio di capelli alla moda. Lo so, sono presumibilmente l’ultima persona al mondo a cui ti rivolgeresti per ricevere consigli di vita, o che sceglieresti di comprendere nella tua elitaria cerchia di amici, e proprio per questo che faccio per te. Sono tutto quello, il perfetto che-ti-ci vuole. Orribile, crudo, disgustoso, depravato… quelle smisurate sabbi mobili dove sprofondi insieme al peso di tutti i tuoi fallimenti. La depressione che ti perseguiterà per il resto dei tuoi giorni. In una parola: IO. Avere a che fare con me, frequentare i miei pensieri scritti è la prima vera chances che questa vita infame ti sta offrendo. Forse l’unica. Leggendomi supererai tutte le aspettative, soprattutto le tue. Perché? Perché troverai nelle mie parole un uomo che lotta per quello che pensa, che tiene duro. Che non si arrende… mai.
Penserai: vedi Andre è uno che non getta la spugna, non smette mai di provare. Crede in se stesso… persiste contro tutti e tutto. Vedi Andre, incarna il mio più segreto desiderio di…
Leggere le mie parole, non ti permetterà di superare le avversità e di trasformarti in uno sfolgorante faro di spiritualità e saggezza; l’esatto contrario… ti permetterà di essere completamente, risolutamente onesto con te stesso. Soprattutto con i tuoi lati peggiori. In pace con ciò che hai in fondo al cuore. Ti darà la forza, il coraggio di condividere i tuoi difetti senza alcun dubbio o esitazione. È questa la cortesia, il vero dono che ti offrono le mie parole: di trovarti a tuo agio con il fallimento. La vera affermazione non nasce dalla determinazione ad essere un vincente, ma dalla consapevolezza di non esserlo.
Anni fa è successo anche a me. Be’, per farla breve, quando lavoravo come moderatore di assemblee condominiali per l’agenzia numero uno in Italia nell’ambito della gestione e amministrazione condominiale, mi innamorai di una tipa di nome Ornella che era stata assunta per mugolare al telefono ai clienti in attesa. I miei ripetuti e goffi approcci cervellotici non sortirono nessun effetto…Poi qualcuno mi disse che le piacevano uomini atletici e particolarmente coraggiosi, e fu così che iniziai a dedicarmi alle arti marziali. Per far colpo su di lei decisi di sfidare il maestro Batuo del Tempio Shaolin di Luoyang (una città della provincia del Henan in Cina). Purtroppo il maestro Batuo si rivelò troppo forte per uno che, come me, praticava arti marziali da soli tre mesi. Avevo fallito. Avevo umiliato la mia famiglia e svergognato Carmine Gambuzza, il mio maestro di kung fu. Quando scorsi con lo sguardo il pubblico (circa 40.000 persone), e i miei occhi incrociarono quelli di Ornella, allora lessi il suo labiale: “Coglione!” Quell’esperienza mi insegnò che nessun operaio è mai diventato ricco lavorando in fabbrica, oltre all’importanza di accettarsi e vivere con onestà. Non cercare mai di essere un altro. La felicità e la realizzazione non ti renderanno una persona migliore. Manco diventando una persona diversa otterrai fama e successo. La società, il costume – come fu per i nostri genitori a loro tempo – ci ha cresciuto facendoci concentrare ossessivamente su aspettative ir | re | a | li | sti | ca | mén | te positive. Siiti più felice, siiti più sano, migliore, intelligente, meglio degli altri, più forte, più veloce, più ricco, popolare, attraente, ben vestito, produttivo, invidiato e il più ammirato. Trovati un buon lavoro. Studia per trovarti un bel posto (di merda) in banca… Anche a me la nostra società mi voleva perfetto e, tutte le mattine dopo aver fatto la colazione dei campioni e aver cagato diamanti da 530 carati, salutare con un bacio la mia mogliettina top model e i miei due bambini bellissimi e così intelligentissimi. Poi recarmi presso il mio lavoro di merda in banca, comodamente seduto sulla mia Audi Stocaz. Dove mi sarei occupato di transazioni commerciali relative a oggetti fisici, incredibilmente importanti per la valorizzazione delle reti sociali (qualsiasi cosa significhi), che un giorno finiranno con ogni probabilità per salvare il pianeta.
Se ti fermi a rifletterci su… Tutte queste aspettative, queste cazzate, con cui la nostra società ci nutre e ci cresce, ti accorgerai che si concentrano sempre e soltanto su ciò che ti manca. C’è un accanimento, una becera insistenza su quelle che magari già vivi come mancanze e personali fallimenti, e non fanno che enfatizzarli. Impari modi migliori per guadagnare soldi, perché pensi di non essere abbastanza ricco. Ti metti davanti allo specchio e ripeti a te stesso che sei bello, perché senti di non esserlo. Alleni continuamente i quadricipiti e i bicipiti femorali, perché pensi che quel tizio al mare li ha più sviluppati dei tuoi. (Non è il mio caso).
Tutto questo serve soltanto a ricordarti di continuo cosa non sei, cosa ti manca, cosa saresti se solo… Se non fai che sognare, ambire una cosa, non fai altro che rafforzare la stessa realtà inconscia che, quella cosa ti manca. Non funzione come per il Bodybuilding. Il segreto per una vita migliore non è l’aumento: compra di più, fai di più, guadagna di più, scopa di più. Fatti il culo per comprarti quel megatelevisore, il BMW, l’ I Phone 1000 pro max plus o quelle scarpe fiche… Di certo farai del bene all’economia, ma non alla tua salute mentale. Dedicare tutti i tuoi sforzi all’inseguimento di realizzazioni e soddisfazioni che non sono le tue. Il segreto per vivere una vita migliore, non è sbattersi di più, è sbattersi di meno. Solo per ciò che è vero, immediato e importante. Per te.
Proprio come quello di cui scrivo ogni giorno. Tra le righe, anche.
Se c’è qualcosa con cui io me la sono sempre presa, in tutti i miei scritti, è l’ipocrisia, questo grande lubrificante che permette alla società di funzionare. E l’affronto nell’unico modo possibile: denudando il mio mirabile corpo enorme e ben scolpito.
Ora vado a spolverare della ghisa ragazzi, potrete continuare a leggermi domani!
Fine giorno24
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 23)
Notizia di oggi: Natale e Capodanno con sei persone a cena e con tracciamento dei presenti, specie per quelli che potrebbero aver avuto contatti con potenziali positivi. Evitare baci e abbracci sempre. Regole uniche per tutta Italia, anche per le zone gialle. Sono le linee guida sulle festività dettate dal CTS Comitato Tecnico Scientifico al governo per impostare il DPCM in arrivo il 3 dicembre.
Queste le anticipazioni che da giorni si susseguono su quello che è stato soprannominato il DPCM di Natale, che il governo sta infiocchettando proprio in queste ultime ore. Non lasciano spazio a fraintendimenti: saranno feste natalizie diverse dal solito, sobrie, con regole precise da rispettare per evitare una terza ondata di contagi a gennaio. Smentite anche le ipotesi circolate nei giorni scorsi di anticipare la celebrazione di qualche ora la nascita del Nazzareno… Messa di Natale vietata dunque.
E adesso chi lo spiega ai fanatici della tradizione?
La famiglia. La nostra forza, la nostra salvezza, per molti le persone che gli sono più vicine al mondo; gli unici in grado di condividere sinceramente i nostri sogni e le nostre paure. “To be, or not to be?” Essere o non essere? Non era questa la vera domanda che avrebbe fatto bene a porsi Amleto, all'inizio del soliloquio nella prima scena del terzo atto della tragedia. La vera domanda era: come ha potuto mio zio assassinare mio padre e sposare mia madre?
Per qualcuno l’idea di family entertainment che avevano nella Danimarca di quei tempi era inopportuna, sconveniente anche. Non di certo paragonabile a quella pletora di esigenze culturali e proliferare di canali tematici che oggi contribuiscono a creare generi sempre più sovrapponibili, e ibridi che assecondano gli appropriati bisogni dell’evoluto pubblico odierno. L'edutainment, come viene definito da quei depravati dei coevi etologi, ciò che ingravida i nostri attuali schermi televisivi, non è minimamente paragonabile a quello in voga nel 1600. Oggi l’offerta è vasta, infinita, e soprattutto non offre solo drammi familiari, sesso, bugie, amori impossibili, abbandoni, ma spazia da l’infotainment ai varietà, game e quiz show – che all’elemento “culturale” sembrano preferire una dilatazione teatrale dell’automatismo ludico di fondo, e al ritmo incalzante della domanda e della risposta contrappongono signorine poco vestite, tipi, strambi (non sia mai che per baglio qualcuno impari qualcosa) – ai talent, le serie TV, passando per talk, fino agli apprezzatissimi e lobomotizanti emotainment detti anche “volemosebene”: carrambate a gogò, agenzie matrimoniali caserecce, giochi di improbabili coppie, e piogge di lacrimosi amanti abbandonati.
Ma dal momento che le feste sante e no, che ci attendono quest’anno sono tremendamente funestate dallo spettro del Covid-19, che ne sarà della tradizione e soprattutto della famiglia ? Che ne sarà di quella tregua che solitamente abbassa il dato che conta 58 omicidi in famiglia, uno ogni 55 ore, che interessa il nostro (Bel)Paese? Quelli commessi da un membro della famiglia nei confronti di un altro. Nel 48,5% la relazione vittima - autore va ricercata nell’ambito del rapporto di coppia, ma a volte le vittime sono i figli, come avvenuto nella recente tragedia di Lecco. Secondo gli ultimi dati anticipati dall’ AGI Agenzia Giornalistica Italiana all’ Eures European Employment Services, sono stati 158 gli omicidi, nel 2019, 75 si sono verificati al nord, 30 al centro e 54 al sud. Certe volte, anzi spesso, mi domando come sia possibile trasformare, mutare la propria natura, oltrepassando lo stadio in cui non si è più in grado d’amare. Cosa c’è di storto nella natura umana? Certe volte vorrei proprio essere un animale, per potermela tenere appiccicata addosso la mia natura… i cani destinati a desiderare gli ossi o i gatti che rincorrono i topi. Ma poi penso che da animale mi ritroverei ad aver a che fare comunque con l’uomo, e allora mi deprimo.
La famiglia. Nel mio caso siamo io, mia moglie Giuli e la Dottie, il mio amorevole cane. Con il resto dei parenti ho chiuso anni fa… com’è che si dice? Dio ci da i parenti, ma grazie a Dio i nostri amici ce li scegliamo noi. Se ripenso seriamente alla mia vita fino ad oggi, percepisco che il mio concetto di famiglia – nonostante si trattasse di un nucleo estremamente disfunzionale – non è cambiato in tanti anni. Tutte le mattine, appena apro gli occhi, in quei brevi istanti in cui ancora non ricordo chi sia o dove mi trovi, mi sento proprio come quando mi svegliavo a dieci anni, prima che gli eventi e la sorte avversa corrompessero e alterassero la mia storia familiare. E questo mi conforta e mi basta. Basta al mio cuore. Pensate che per quest’anno a Natale, visto la situazione con cui nostro malgrado ci ritroviamo a fare i conti, sarà possibile trascorrere un Natale più moderato? Penso a quei 23 milioni di famiglie (in aumento) che devono fronteggiare delle difficoltà a causa di reddito familiare ridotto. Tutti quei lavoratori che sono già stati duramente colpiti nella prima ondata della pandemia e ora si trovano nel mezzo della seconda ondata. Quelli che hanno un familiare in ospedale, quelli che hanno perso una persona cara. Ritenete possibile ridurre i posti a tavola, le settimane bianche, i veglioni, le dimostrazioni di affetto sincere o di circostanza, sante messe, omelie, mattino, sera, mezzanotte, per le consuete celebrazioni in occasione della nascita del Salvatore… Magari per quest’anno festeggiate, cenate, rivolgetevi a Dio, celebrate, rievocate et glorificate, insieme alle persone più strette e dentro, in fondo ai vostri cuori. E Così sia.
C’è un ‘altro titolo che oggi viene ripreso dalle maggiori testate d’informazione nazionali e locali, riguarda un fatto accaduto a Modena.
“Un tumulo di pelo pubico e peni flaccidi penzoloni mentre 5 uomini grassottelli sudati e nudi corrono fuori da una sauna urlando: un serpente! Un serpente!”
Che cos’è successo? Pressapoco quello che palesa il titolo: lo scorso sabato, in piena emergenza pandemia, dai comignoli del noto Centro Benessere “Il Togo” di Modena, fuoriusciva un fumo sospetto, allertati da una telefonata anonima sono intervenuti gli agenti del locale comando di polizia municipale che giunti sul luogo hanno costatato la reale emergenza. Gli immediati accertamenti hanno permesso agli agenti di ricollegare la fuoriuscita di fumo (bianco e denso) ad una sauna in piena attività. La task force anti Covid-19 giunti in supporto all’Arma locale, hanno provveduto alla bonifica e messa in sicurezza dell’intera area, sospettando che all’interno del Centro Benessere Il Togo dovevano trovarsi una o più persone, che dispetto delle vigenti norme stavano bellamente usufruendo dei servizi del centro. Non ritenendo opportuno avanzare violentemente con vistoso e diffuso impeto, all’interno dei locali dello stesso, i vigili urbani hanno pensato bene di introdurre un esemplare di viperide oriundo dell’Asia Minore attraverso il regolare tubo di aerazione direttamente all’interno della sauna. Onde agevolare l’uscita del/dei furbetti. Allo splendido rettile sono bastati pochi minuti, e gli agenti si sono trovati di fronte, cinque individui adulti grassottelli di sesso maschile, che correvano nudi urlando ed esibendo un sacco di pelo pubico oltre a tre pisellini molto molto flaccidi. Sarà un natale salato per i cinque, che sono stati sanzionati per non aver rispettato il divieto di assembramento oltre al mancato uso della mascherina e di presidi atti a coprire le vergogne, con l’aggravante di non essere congiunti, ma l’attenuante di essere solo in 5 e per tanto non oltre il massimo di 6 avventori previsti. Uno di loro è stato trattenuto perché risultante fuori dal proprio comune di residenza senza una motivazione valida per stare in giro.
Ulteriori accertamenti da parte degli agenti del locale comando di polizia municipale dovranno far luce sulla dinamica dei fatti per determinare se si trattava di un festino e/o festa privata o un semplice caso di infrazione dei protocolli-ripartenza-palestre-covid.
Sia pure. Per oggi è tutto.
Fine giorno23
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 22)
Solo un altro pezzetto… Più piccolo… L’ultimo…! …L’ultimo…Ti prego…!!?
Guarda quei biscotti al cioccolato… li trovi interessanti ,vero? E se ti dicessi che ognuno di questi biscotti al cioccolato è una bomba che corrisponde a migliaia di calorie, ti farebbe cambiare idea? E, no! Neanche a me. Ed è normale. Tutti in fondo siamo mortalmente attratti, amiamo le cose che ci fanno male. Chissà perché i cibi più dannosi per la nostra salute, sono così buoni? Dev’essere qualcosa che ha a che fare con la storia della mela là, nel Giardino dell’Eden. Subiamo il fascino del pericolo per questo coltiviamo abitudini malsane. Alcune sono sicuramente più difficili di altre da scusare… La maggior parte di noi è convinta di sapere come controllare i propri impulsi, ma sfortunatamente per altri, la forza di volontà si rivela carente per la lotta agli istinti oscuri. Io, ad esempio, quando sono alle prese con un vassoio di pasticcini, mi proietto nel futuro, li divoro il più velocemente possibile. Non vedo l’ora di mangiare l’ultimo. Non riesco neppure a gustarmeli, l’unica cosa che voglio è finirli per buttare via il vassoio e non pensarci più. Preferisco avere una cosa subito o sapere di non poterla avere mai, per non doverci pensare. Un po’ come quelle persone che senza rendersene conto hanno un aspetto da vecchio nonostante siano giovani; questo, per non dover pensare che un giorno avranno l’aspetto di un vecchio.
Il richiamo verso le proprie ossessioni per alcuni è troppo forte per essere ignorato; e non riescono a far a meno di quei desideri. Fino al momento in cui ci rendiamo conto che, nel raggiungere le cose che più ambivamo nella nostra vita, siamo rimasti senza niente. Senza una vita. Ma alla fine, le nostre ossessioni sono ancora lì, anche dopo che ci hanno portato quasi alla morte, o ci hanno condotto verso luoghi terribili e inimmaginabili.
Non sono affatto convito che la forza di volontà possa essere addestrata… Mi spiego meglio: ci sono periodi in cui l’enorme massa muscolare di cui si compone il mio corpo erculeo non è perfettamente simmetrica. Il pettorale di destra è impercettibilmente più moscio di quello di sinistra, ad esempio… capita, e se capita è un problema. Allora sono solito preparare un workout mirato, con carichi calcolati al μg microgrammo (sottomultiplo del grammo e corrisponde esattamente a 1 milionesimo di grammo, o equivalentemente a 1 miliardesimo di chilogrammo: 1 μg = 10-6 g = 10-9 kg) , che nel giro di alcune sessioni di allenamento, permetterà alla simmetria, in questo caso del mio petto, di ritornare perfetta. La domanda che mi pongo spesso è: anche la volontà può essere allenata? È possibile definire, aumentare di un microgrammo alla volta la propria volontà? Della serie più ne possiedi e meno probabilità avrai di adoperarla… (questa mia ultima affermazione, potrebbe benissimo essere una delle leggi di Murphy).
Prendiamo il caso dell’amore. Una mia amica che fa l’avvocato divorzista, ama ripetere spesso che l’amore non è altro che il più grande contratto non applicabile, poiché necessita di venir continuamente rinegoziato nel tempo. Anche una persona proiettata verso il futuro come me, che si divora un vassoio di pasticcini in un attimo, pensa che questa definizione sia arcigna ed inespugnabile come un blocco di giaccio antartico… ma, che si tratti dell’amore di un marito per la propria moglie, di un genitore per un figlio, o anche di un innamorato per la sua amata devo ammettere che, l’avvocato ha ragione, e arriva sempre il momento di rinegoziare. L’inevitabile, l’infausto giorno in cui l’accordo, quelle clausole incantevoli che definiscono una relazione cambiano. Dipende dal tempo, dall’intimità, o a volte solo dal naturale, inevitabile corso degli eventi. Il grande teatro, il grande cinema, tutti i grandi libri che sono stati scritti sull’amore potrebbero farci credere che il sangue non è acqua, ma nella vita vera spesso la carenza di quella facoltà propria dell'uomo di tendere con decisione e piena autonomia alla realizzazione di fini determinati, chiamata volontà viene a meno. Non è sufficiente.
Sì, lo so, nessuno tocca il cielo con tutte e dieci le dita, ma è dura da mandar giù. Le vicende umane e naturali si identificano con il trascorrere del tempo. Durante la transumanza degli eventi in successione lungo la nobile autostrada della vecchiaia a bordo dell’automobile esperienza, io ho compreso che la volontà difficilmente è espandibile. Aver a che fare con le altre persone, la necessità sociale, richiede una dose di determinazione continua. È sfiancante, lo so, ma solo così è possibile affrontare necessità, nevrosi e compromessi, e comunque qualche iniezione di indulgenza e due supposte di calma sono sempre un ottimo tonico… durante il ménage tra me e mia moglie, l’andamento della mia vita domestica, io ne faccio largo uso. Il mio diario di oggi è più alienante del solito, retto da un filo balzellante costantemente turbato dal vento… Mi scuso. Succede, quando l’attività principale nella vita di una persona si riduce al riflettere e allo scrivere, oltre all’ossessiva cura e mantenimento di un corpo finito e ineccepibile come il mio.
Giorno dopo giorno mi guardo allo specchio e finisco sempre per trovarci qualcosa… I miei deltoidi sono lievitati almeno di 0,12/0,13,5 millimetri negli ultimi mesi. Faccio un paio di mosse da Mr.Olimpya e poi assumo delle espressioni solo per me. Storco le labbra come a dire: E ALLORA…?, inarco le sopracciglia in modo alternato e poi, solitamente concludo con la scena finale di Rambo 1.
COLONNELLO: … è questo che vuoi? È finita Jonny! È finita!!! IO: non è finito niente. Niente!!! Non è un interruttore che si spegne, non era la mia guerra… e io, ho fatto quello che dovevo fare per vincerla. Ma qualcuno ce l’ha impedito! E il giorno che torno a casa mia, trovo un branco di vermi all’aeroporto che mi insultano e mi sputano addosso. Mi chiamavano assassino e dicono che ho ammazzato vecchie e bambini… Chi sono per urlare contro di me? Chi sono per chiamarmi assassino? [ + enfasi]: PER ME LA VITA DA CIVILE NON ESISTE!
Qui, ci troviamo di fronte a una delle più belle frasi degli ultimi cinquant’anni, e di solito arrivato a questo punto mi viene sempre il magone…. E ancora:
… Io là, pilotavo gli elicotteri, guidavo un carro armato, disponevo delle attrezzature migliori [ di certo questa cosa delle “attrezzature migliori” andrebbe indagata. Ho sempre avuto il sospetto che si tratti di un errore di traduzione]… Qua, non riesco nemmeno a trovare un lavoro come parcheggiatore. [accenno di pianto trattenuto]: Ma perché? Dove sono finiti, dove sono finiti tutti quei ragazzi? Avevo un sacco di compagni… erano amici miei. Qui non c’è più nessuno [espressione arcaica di dolore misto a sofferenza]: Che cosa devo fare? [John James Rambo esce in manette. Camminata fiera, è scortato dal colonnello. Dissolvenza lenta a nero] E… musica: “Its’a long road” cantata da Don Hill (link nei commenti).
MIA MOGLIE: Amoooo…?!!! Si può sapere cosa cavolo stai facendo? È un ora che sei in bagno…
IO: “PER ME LA VITA DA CIVILE NON ESISTE!”, le urlo….
MIA MOGLIE: Eheee…? Dai, datti una mossa che c’è il pattume da portar via!
Ecco l’inevitabile corso degli eventi, il momento di rinegoziare.
Un’iniezione di indulgenza… due supposte di calma. OK… Posso farcela. Its’a long road…
Fine giorno22
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 20)
Uno dei pregi del coprifuoco istituito per fronteggiare l'emergenza epidemiologica, ai fini del contenimento della diffusione del virus Covid -19, è sicuramente che la natura, gli animali, si riappropriano gradualmente di quelli che un tempo erano i loro spazi. A quest'ora lungo l’argine del fiume Secchia, le nutrie zoppe buttano via le stampelle e ballano la polka. Le dolci donne nutria gridano e svengono, piangono, hanno crisi isteriche e si strappano il pelo, come le ragazzette cinquant’anni fa ai concerti dei Beatles. Alcuni giorni fa a Modena, tra l’erba alta di un’aiuola spartitraffico nei pressi del centro, in diverse persone giurano di aver visto un coccodrillo vietnamita (shinisaurus crocodilurus vietnamensis) un rettile di media lunghezza che vive nei pressi di correnti d’acqua nascoste e foreste sempreverdi. Sempre a Modena, mentre una pattuglia di vigili urbani dissuadeva un branco di persone assembrate lungo la Via Emilia, una talpa è stata vista pascolare tranquillamente alla luce del sole a braccetto con un cinghiale proveniente dall’Appennino Tosco Emiliano. A questo punto, soprattutto se frequentate il centro di Modena, vi starete chiedendo: qual’è il miglior modo per sfuggire a un coccodrillo che ci dovesse inseguire? Hery Rajaonarimampianina, un mio amico di Antananarivo, che in mezzo ai coccodrilli c’è venuto su fin da bambino, dice che “bisogna correre a zig zag”… Ma secondo il proprietario della toelettatura di San Possidonio (MO), si tratta solo di una vecchia leggenda metropolitana perché adottare questa tecnica aumenterebbe le possibilità di finire tra le sue fauci. La maniera più efficace per distanziare un coccodrillo è correre in linea retta. Se come me, siete in perfetta forma fisica, potete vincere la gara senza problemi. Per fortuna che il mio amico malgascio non si è mai trovato faccia a faccia con un coccodrillo!
Questa cosa degli animali che si riappropriano dei loro spazi mi piace. Penso, eccoci qua! Noi umani, abbiamo costruito palazzi, esploriamo lo spazio, e dal 1871 imbottigliamo l’Aceto Balsamico DOP e IGP; ma se, per dire, fossero state le nutrie, e non le persone, a inventare tutte queste cose? Come avrebbero fatto i miopotami coipo (altro nome della nutria insieme a castoro d’acqua, ratto di palude e mulo de Rio Ospo), ad esprimere l’essenza della loro miopotamità per mezzo delle invenzioni? Magari avrebbero costruito stazioni spaziali a forma di enormi piattaforme di vegetazione da mettere in orbita intorno alla Terra? O magari avrebbero girato film con i corsi d’acqua come protagonisti, e non gliene fregherebbe un cazzo dell’aceto…? Oppure se fossero stati i gatti, e non noi esseri umani, a scoprire l’ingegneria? Magari avrebbero costruito la Tour Eiffel, o la Jeddah Tower di Gedda, in Arabia Saudita, coperte da cime a fondo di moquette per rifarsi le unghie? O magari i protagonisti delle loro serie TV sarebbero pupazzetti di gomma che squittiscono?
Ma non sono stati gli altri animali a inventare le robe, siamo stati noi esseri umani. E allora, qual’è la nostra essenza, l’umanità che esprimiamo nelle nostre invenzioni? Cos’è che ci rende quello che siamo? Chi può dirsi certo di sapere cosa esattamente rende gente la gente? Cosa ci rende noi…? Quali sono le attività tipiche della razza umana prive di qualsiasi equivalente animale, e mi sono venute in mente solo i tortellini alla panna, il bodybuilding, e la guerra… il fumare, anche. Non è poi molto, visto quanto ci riteniamo speciali.
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 19)
È pomeriggio e a quest'ora vi scrivo dal mio divano modello Camaleonda modulare in velluto di Mario Bellini prodotto da B & B Italia / C & B Italia, anni ‘70 da 37.000 euro (Prezzo per set IVA inclusa ove applicabile, spese di spedizione escluse 440 € + 122 € x la consegna e messa in posa a domicilio) appena arrivato con Amazon. Mentre sgranocchio i miei crostini proteici Cheese Feeling OK Start… Mi sento come dilavato dal tedio dei vostri post banali, commenti pulciosi che mi tediano come un’incerata frusta, una di quelle che ormai lascia filtrare l'acqua. Oggi è la“Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”, argomento delicato: si tratta di una ricorrenza istituita dell’ UNGA United Nations General Assembly – il principale e più rappresentativo organo istituzionale dell’ ONU – nel 1999 dove si designa il 25 novembre come data della ricorrenza e si invitano i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in questo giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne, appunto. (Chi mi conosce sa bene cosa penso riguardo “le giornate”, e quelli che non mi conoscono affatto, lo possono facilmente dedurre leggendo qualche mio vecchio post). In tanti hanno partecipato a questa ricorrenza – qualcuno lo chiama “effetto agenda” – esprimendo il proprio pensiero, ognuno a suo modo: postando una citazione, un’ immagine forte, gattini e coniglietti… Qualcuno ha scritto cose pertinenti, altri come al solito si sono fatti prendere dalla loro latente, repressa insoddisfazione e hanno scritto delle benemerite boiate. È il potere, il bello dei social, luce e ombra insieme. Sì, perché oggi è “la giornata”. In una giornata qualunque, di un mese qualunque, di un anno qualunque fanno fuori un centinaio di donne e sui vostri wall ci sono i test su che tipo di verdura siete, le ciabatte della LIDL, frasi tratte dall’ultimo libro di Fabrizio Corona, la bernarda di Belen, coniglietti gattini e, ma vigliacco il cane che si sia visto un accenno, due righe sul problema del femminicidio. Oggi però è “la giornata”… Oggi signore e signori e solo per oggi eccovi un ottimo deodorante per ambiente che profuma l'aria dei vostri cessi cancerosi, il terribile shock di una mosca nella minestra, un soffice origliere di raso su una pulciosa branda da marines: “Guarda da donna che ha subito violenza, posso dirti che viviamo in un mondo di egoismo e menefreghismo…” Mary “Violenza sulle donne? Solo la vera parità di genere può sconfiggerla” il ministro Elena Bonetti “Patriarcato e maschilismo sono la vergogna e l'involuzione dell'essere umano!” Francesco “25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ..mai più vittime! Olio su tela 100 x 100 cm” Leonardo “Coreografia per la Giornata contro la violenza sulle donne. Piccole danzatrici crescono” Lucia “Qualunque forma di violenza maschile sulle donne è 'politica’. Che sia quella di un dittatore che vuole eliminare chi afferma un'idea diversa dalla sua o che sia quella di un marito violento, che non accetta la libera espressione di qualcosa che non comprende” Manuela “Il femminicidio e la violenza sulle donne sono espressione di debolezza, insicurezza e pochezza di uomini piccoli piccoli non sufficientemente evoluti” Roberto Mentre continuo a leggere svogliatamente, come il vedovo assopito, gli organi d’informazione di tutto il pianeta, o quasi, iniziano a dare la triste notizia della morte di Diego Armando Maradona. “Fa più notizia la morte di un uomo poco apprezzabile che la violenza sulle donne” Laura Pausini Poi specifica: “parole travisate”. A questo punto i commenti si fanno più interessanti: “Cara Laura prenditela con le leggi italiane” Romina “Maradona muore solo una volta mentre la non violenza sulle donne c’è tutti i giorni” Marco “La credevo più intelligente…stai parlando del genio del calcio ed è normale che se ne parli “ Michele “Anche rubare i compagni alle altre è poco apprezzabile cara Laura”. Eleonora E infine arriva lei! Alberta, che definirei il più alto esempio di solidarietà, di risoluto e per certi versi fragile pragmatismo, degli ultimi cent’anni: “Non esiste solo la donna vittima, mettetevelo in testa”. Che giornata ragazzi… Grazie! Che cinema di abili alibi, che glutinoso flusso e riflusso di pensieri straordinari e inutili. Mi lascio sfuggire un morbido grido, leggermente riverberato come quello che si sente nei primi secondi di It Ain’t Easy di David Bowie e involontariamente, insozzo con le mie dita unte il divano nuovo di pacca… Ahaaaah! Me ne rimango un po’ qui, come un vedovo assopito, il bambolotto privo di brio. Svuotato e un poco confuso. L’aspirapolvere orbitante, che mi aveva travolto s’è spento. Provo un diffuso senso di vergogna. Mi viene in mente Maradona (ho smesso di seguire il giuoco del pallone, quando si è ritirato)… Mi vengono in mente le parole di Isaac Asimov “la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”. E penso che noi, uomini e donne, siamo speciali nel lasciarci sfuggire le opportunità di tacere, di pensare, di agire. Falsi e veri moralisti. Eterni irrisolti. Così pronti a prender fuoco per nulla, e al tempo stesso incapaci di non farci ferire. Penso al senso, alla nostra imperitura volontà di porre rimedio, a “le giornate…” Penso agli sbagli e alla salvezza, che non siamo in grado di capire cosa ci guarisce e cosa ci distrugge.
Penso che, in realtà siamo la malattia di ciò di cui crediamo esser la cura.
A questo penso.
Fine giorno19
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 18)
A grande richiesta oggi posterò alcune poesie tratte dalla mia raccolta “versi composti dopo aver sniffato un po’ di diluente per vernici”, ma prima risponderò brevemente ad un paio di messaggi che mi avete inviato i giorni scorsi.
Davide mi chiede qual’è la ricetta per godersi la vita. …“Questa vita di merda” per citare le sue parole, “perché a volte, penso seriamente che sarebbe meglio farla finita”…
Caro Davide, premesso che questo è un periodo impietoso, per qualificarlo con un aggettivo eufemistico, un caos collettivo ci circonda e ci inghiotte, e ci tacita nella logora gora dell’inquietudine. Nessuno lo vuole sentire, ma il terribile segreto che sedimenta sul fondo dei nostri cuori è che, spesso affrontare i problemi che ci designa la vita è molto meno divertente che essere morti. Sì lo so, ci vuol del garbo per restar cortesi verso una vita che pare disprezzarci. Ci sentiamo tutti più soli – non da soli, ma soli. Anche io sono solo. La solitudine ama stare in compagnia. La solitudine in realtà, non è altro che il segno di un disperato bisogno di te. Di te stesso, di voler passare il resto della tua vita con te stesso. Se non basti a te stesso non basterai mai a qualcun altro. Tieni duro, resta forte, accettati. Il modo in cui ti accetti, è il modo in cui insegni alla vita, agli altri ad accettarti. So che è difficile, ma permetti al dolore di andarsene. Lascialo! Lascialo andare via. Arrendersi, farla finita è sbagliato, ma la cosa da considerare è che può sembrare la via più semplice… Capisci? Farla finita non è semplice, è stupido. Per prima cosa quando uno la fa finita, se la fa nei pantaloni… Lo sapevi? La gente piange e si dispera, persone che non hai mai conosciuto dicono: perché l’ha fatto? Da cosa era posseduto? Come ha potuto fare una cosa tanto terribile? Perché… Perché? E tu hai quel carico nei pantaloni. Ecco è così che la vedo io: arrendersi, farla finita è sbagliato, è come decidere di imparare a nuotare con le tasche piene di sassi… e poi per cosa? Il Paradiso? Per esempio, supponiamo che esista il paradiso. Chi è che non vorrebbe andarci, giusto? Prova a pensarci… startene seduto lassù, sulle nuvole: è magnifico, una quiete assoluta, nessun grattacapo amoroso, nessuna bega lavorativa, niente Covid-19… ma c’è un problema: non c’è niente, non c’è un cazzo da fare, ci si annoia a morte in paradiso. Non credere a quelli che assolvono il suicidio dicendo che rimane comunque “una scelta personale”. Chi te lo dice, dimmi? Che vuol dire? Cos’è che non dipende dalle nostre scelte? Chi ti ha mai detto che non sei libero di usare il tuo cuore e la tua mente? Che le tue azioni non determinano ciò che ne sarà di te? Il mio vocabolario languisce e la mia sintassi è peggio che pessima (l’italiano a volte si rivela una lingua colossale e perversa), ma è disperante pensare che c’è chi ancora disobbliga la possibilità di farla finita, di togliersi la vita con l’espressione “è una scelta personale”.
Io non ho una ricetta per godermi la vita, anche io mi inceppo e trasloco continuamente come un violino svilito dal troppo soffrire. A tratti appaio alienato, imbambolato, cosparso di crepe e palustre disperazione. Il mio enorme corpo muscoloso barcolla ad ogni vento, ad ogni fiato, come un fantasma, una sagoma, un’arancia spremuta, un agrume che a stento tiene insieme i suoi labili spicchi. Ma persino un diseredato della breve geografia come me, estremamente insulare, a volte prende e si muove… muovo le cose attorno a me, perché mi appaiono sotto una luce diversa. Consumo la maggior parte della mia vita procurandomi da vivere. La vita significa… è significato, e il significato è possibilità. Anche io mi sento spesso pieno di follia e di disperazione, vorrei strillare e invece sto zitto; a volte là fuori sembra il paradiso, tutto così tranquillo e noioso, ma è la prova che stai vivendo. È bello avere la prova! La prova ottempera gradualmente il gelo insipido della sconfitta, della pochezza e dell’inadeguatezza, anche. Avere la prova ti da potere, il potere di perderti tra le palme e dormire, mangiare un po’ di ananas e camminare lungo la tua strada fino a perdere i sensi, il potere di immaginare un gatto blu, di trasformare il vuoto in terreno solido. Il potere di mettere ordine nel nel tuo caos; fino a quando non ti ritrovi in mano solo carte buone, e tutte le tue navi ritornano sane e salve in porto.
Perdonami per questa risposta piena di enfasi e di citrulla arroganza, ma quando si tratta di parlare, di scrivere della vita, vengo colto da forze invincibili e imperscrutabili. Mi riempio di peluche e di arie di rivoluzione, di saggezza da sbriciolare ai passeri. VITA! VITA! VITA! Che bel suono ha la parola “vita” quando ti riempie la bocca, in qualunque lingua, è in grado di accenderti o di lasciarti dolorante per giorni. La senti anche quando non la pronunci, quando non ci pensi… alla vita. È la prova che stai vivendo. È bello avere la prova!
– Ciao Andre, ma tu credi in Dio? Betta Ciao Betta, sinceramente credo di non crederci. Per ora. E comunque qui due sono le cose, o Dio non esiste o non ha ha cuore la nostra esistenza. La prima ipotesi mi sembra la più vitale, non c’è che dire. “Gli esseri umani sono le uniche creature sulla terra a credere in un Dio, e gli unici esseri viventi che si comportano come se non esistesse”, l’ha detto Hunter Thompson, credo.
Estratti (a caso) da: “versi composti dopo aver sniffato un po’ di diluente per vernici”.
A mia moglie Tu non sei il gin tonic che vorrei sei l’acqua che mi serve. A.
RESTA… HAI BISBIGLIATO, MENTRE MI CHIUDEVO LA PORTA ALLE SPALLE.
Sì… buona sera! Vorrei parlare con la signorina col vestito bianco, se è possibile…? Sì, grazie! Giuli…? Sono Andre… Volevo solo sentirti e darti la buona notte. No non c'è l'ho con te, ma avrei voluto vederti prima di andare. A che ora parto? Tra poco. Ummmh, intorno alle tre del pomeriggio, credo?! OK, sì… d'accordo. No, non è la vita, ma non me ne importa, non è la vita che amo Giuli, quella che amo sei tu... Cosa…? No, non lo faccio apposta… OK, lo so! Ma…No, no… Sì, OK… Ci sono momenti in cui non si può cambiare qualcosa senza che (si) cambi tutto …Momenti in cui non si può rompere niente senza che tutto si rompa: è come compiere un crimine! Lo so, sono un killer, un assassino …c’è ancora la mia arma tiepida dimenticata sul luogo del delitto. …Spero solo che, le impronte che ho lasciato su di te non spariscano mai… Giuli…? Pronto…? Pronto Giuli? No! Scusa… credevo che stessi piangendo… Mi sono sempre piaciute le tue lacrime: così umide... Sono come quelle delle attrici di un tempo. Lacrime che gli occhi non reggono… Ok, ora devo andare Giuli. Sì, Ok… OK, Giuli… Devo andare. Sì, Ok…! Sì Giuli. Ok… Ora riattacco …Sì, Ok… Va bene. OK. Devo andare. Ok… Ora riattacco …Sì, Ok… Ma certo…! OK. Sì, Ok… Ma no…! OK, ma ora devo andare. Devo andare Giuli…
LE PERSONE SE NE VANNO, MA IL MODO IN CUI SE NE VANNO RESTA SEMPRE.
Dicono che mi sono ripreso dal mio attacco di cuore. Vivo di notte, mi sento morire la mattina… Nel paese tropicale dove immaginavo di trasferirmi Mi sarei lagnato tutto il tempo del caldo I miei figli sarebbero cresciuti avvezzi ai piragna Ed io sudato là, fuori nella giungla, a dispensare pastiglie di chinino, a curare neonati rugosi, a esaminare i piedi dei portatori d'acqua colpiti dal fungo della giungla.
Non tutte le meraviglie sono cose meravigliose non è dell'amore che ha bisogno il cuore per sopravvivere è della mancanza di scelta.
Potrei anche decidere di restare.
È COME UNA SPECE DI ENIGMA CHE AVVOLGE TE A ME INSIEME. TUTTI E DUE INSIEME. (CONNIVENTI)
Quando ti ho conosciuto mi hai guardato subito con quegli occhi penetranti da ricercatrice come se fossi stato la soluzione di qualcosa una cosa segreta e misteriosa (ma) che c'era già in fondo a te che è sempre stata là.
Una cosa alla quale, certe volte io mi avvicino il più possibile
Ma spesso è lontana anni luce da me
È spossante non ho più un attimo per me. È è la mia vita quella cosa?
QUANDO ME NE SARÒ ANDATO
la prossima volta che prenderai il caffè senza zucchero, quando me ne sarò andato sentirai l’amaro che ti ho lasciato in bocca questo ti farà piangere, ma non cesserai mai di berlo.
Preferisci avere i miei lati più oscuri piuttosto di niente.
Fine giorno18
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 17)
Prima delle restrizioni sulla circolazione che vietano gli spostamenti esterni al comune di residenza, ero solito recarmi almeno un paio di volte a settimana, in un piccolo bar di Fosdondo, una frazione di Correggio (RE). Si tratta di un bar essenziale: caffè, alcolici, qualche pasta e due pezzi di gnocco, gestito da un anziano barista dai modi sbrigativi e rudi. È un bar che ho scovato per puro caso, un giorno che mi dovevo recare a Reggio Emilia e per evitare il traffico della SS722 decisi di percorrere delle strade basse. E non saprei scriverti il motivo, perché, ma me ne sono subito innamorato. Frequentandolo, mi sono reso conto che, se ti intrattieni per qualche ora sorbendo caffè, o bevendo due dita di gin, la tua mente viene come cannoneggiata da un’infinito sciame meteoritico di pensamenti. Domande esistenziali, di cultura generale, o semplici irresistibili curiosità.
Dopo la mia ultima visita, queste tre domande hanno funestato le mie notti, affaticando oltremodo le mie meningi in cerca di una disperata risposta, e lasciandomi puntualmente, con la sensazione soggettiva di non avere tratto dal sonno l'adeguato beneficio. Pertanto oggi vorrei occuparmene.
– Una persona può brillare come una lucciola praticando uno stile di vita sano e mangiando alimenti adeguati? – Perché dopo aver udito, in modo del tutto casuale, un riff di una canzone di Cesare Cremonini, vengo assalito da stress, disturbi della mucosa gastrica, e in certi casi irritabilità del colon?
– Perché le prospettive di vivere nello spazio, fattibilità economica e tecnica della realizzazione delle Colonie Spaziali, a parte (è meglio ricordare che l’espressione “Colonie Spaziali” è stata bandita dal Dipartimento di Stato RSA a causa dei diffusi sentimenti anticoloniali così diffusi nel mondo) ci appare così accattivante?
Direi di partire proprio da quest’ultima domanda. Da quei paradisi di vetro e acciaio cromato che ci sono così familiari dai film di fantascienza degli ultimi sessant’anni – insieme all’eccessivamente rosea idea che per allora avremo raggiunto una conoscenza tecnologica illimitata – che di sicuro soddisfano ogni infantile fantasia di potenza. Ritengo probabile che i governi futuri, di fronte ai problemi del surriscaldamento globale (causato soprattutto dalla flatulenza bovina), i problemi derivanti dal caso della sovrappopolazione e i conflitti fra nazioni e individui per il possesso di risorse scarse e vitali (cibo e acqua) di cui questi hanno bisogno, congiuntamente alle perenni proteste NOVAX e NOTAV, finiscano per cedere alle pressioni economiche e politiche per lanciarsi nello spazio, e portare così tutte le nostre paturnie e malumori sui Gradini, dell’infinitamente grande Universo. Fra un secolo tutta la popolazione del nostro pianeta inizierà gradualmente a migrare nello spazio, abbandonando per sempre questo mondo di M. Mi immagino già i grandi sistemi di stazioni orbitali che inizieranno a girare attorno alla Terra, con i soliti stati che occuperanno orbite concentriche privilegiate, in un ordine di precedenza dettato dai rispettivi PIL. Stati Uniti, Cina e Giappone occuperanno presumibilmente le orbite più esterne, quelle nell’etere chiaro e stellato, mentre Germania e resto dell’Europa, sempre più impoveriti e fiaccati dall’inflazione, gireranno più in basso, fra i detriti e gli scarichi dei cessi, insieme all’Uganda e allo Yemen. La Russia, essendo la nazione più grande del mondo potrà prendersela comoda e godersi per un po’ una sorta di Terra no soldout, fino a quando Vladimir Putin (un Putin androide) punterà direttamente a colonizzare un pianeta tutto suo. Anche l’India, se continua così, karma permettendo, molto probabilmente finirà col cacarci in testa. Regno Unito dopo un primo momento, ingaggerà una Brexit che porrà fine all’adesione del UK da qualsiasi tipo di Unione Spaziale. Sì, di certo ci saremo anche noi, con i nostri deputati, il nostro fottuto governo e la fottuta opposizione che una volta in orbita discuteranno – nella loro aula sferica in vetro di titanio – sulla trasparenza degli accordi preliminari di quando cent’anni fa, furono acquistati i vaccini contro il virus del Covid-19 o se sia il caso di far giocare a oblò chiusi la miliardesima finale tra Juve e Inter di Coppa del Nonno. Anche per quel che riguarda il panorama urbano con cui ci apparirà la Colonia Spaziale Italiana, possiamo farci un’idea guardandoci intorno già fin da adesso, qui sulla Terra: i viadotti scalcinati lungo la rete autostradale, l’edilizia post-sisma 2009 de L’Aquila e del suo territorio circostante (che come si legge su un report ufficiale messo a disposizione dall’URSA Ufficio Speciale per la Ricostruzione L’Aquila, ha subito un ulteriore rallentamento proprio in questi giorni, a causa delle restrizioni legate all’emergenza Covid-19 che “a oggi bloccano i cantieri”), che in dieci anni è costata risorse per un valore superiore a 18 miliardi di euro. E ancora: cosa pensate quando vi capita di prendere un ascensore all’interno di un palazzo di qualche anno fa, un tempo ultramoderno, e ora lento, stretto, devastato e imbrattato? O quando vi perdete nei corridoi circolari del nuovissimo Ospedale di Baggiovara (MO)? Quelli che lasceranno al fine il nostro pianeta, non lo faranno per una serie di radiose città celesti stile Le Corbusier, ma per squallidi palazzi di terz’ordine, perennemente “in fase di”: in fase di terminazione, in fase di ripristino, in fase di programmazione, in fase di progettazione, in fase di attuazione, in fase di collaudo, et cetera…
Io provo un brivido, tutte le volte che indirettamente, un governo prova a mettere piede nella mia fantasia, parlando di “futuro nello spazio”, e no, non c’entra la mia legittima previsione di poco funzionale, e squallida edilizia, ma quello che mi da il voltastomaco, è immaginarmi i futuri inquilini. Sì, i primi abitanti delle Colonie Spaziali che non saranno tipi alla buona coma Armstrong o Louell, non avranno i modi e il sorriso di Samantha Cristoforetti, ma saranno un esercito di ambiziosi cervelloni al soldo delle multinazionali, pianificatori governativi e burocrati aerospaziali. La solita minestra riscaldata ragazzi, il solito semolino per cervelli senza denti. La cultura italiana inclinerà come al solito per l’engagement e le sue molteplici bassezze, puntualmente in ritardo di decenni. L’uomo di 1000 anni fa è uguale all’uomo di oggi. L’uomo del futuro, l’inquilino delle Colonie Spaziali, profugo, infernale e grottesco attanagliato dalla fame di cazzate, che spia, che odia, anche… con l’unica differenza che le grandi Stazioni Spaziali, continueranno a girare, traendo la loro luce dal sole, e le loro tenebre dalle menti dei propri abitanti.
E ora cercherò di dare una risposta alla domanda se una persona può brillare come una lucciola praticando uno stile di vita sano e mangiando alimenti adeguati? No. La risposta è no, purtroppo! Le lucciole, creature magiche e fantastiche, emettono luce tramite una reazione chimica, un processo di bioluminescenza tra luciferina e luciferasi, rispettivamente una proteina e un enzima. I geni atti a produrre tali sostanze chimiche sono presenti in una varietà di specie bioluminescenti che vanno dai pesci degli abissi, ai batteri agli insetti. Per quanto riguarda i mammiferi, inclusi gli esseri umani, non sono provvisti di tali geni e non sono dunque in grado di produrre luce per via naturale. Perciò la risposta è no… non brilleremo nemmeno se mangiassimo chili di cibo adeguato, ossia luciferina, che tra l’altro è estremamente costosa, 200 euro al grammo. Per tanto attualmente, all'uomo non rimane altro che, scoprire e far risplendere una luce, la sua, se non vuole ricondursi al mero riflesso di questo e di quello o peggio, di se stesso.
Sì ragazzi, vi conosco, so che state fremendo che non state nelle pelle in attesa della risposta alla domanda su Cesare Cremonini e, non per un eccesso di zelo di chi scrive, ma perché si tratta di un problema che interessa una parte considerevole di voi. Per rispondere a quest'ultimo quesito dovremo fare un breve excursus in un recente passato: 1999, “la fine del millennio” come la definì a suo tempo il Profeta di Zocca in una delle sue tante lapalissiane canzoni. Ci attendeva un nuovo decennio del calendario gregoriano, la Chiesa cattolica si preparava a celebrare il Grande Giubileo del 2000, Primo gol in serie A di Cassano, muore Stanley Kubrick, la Microsoft realizza MSN Messenger Service, sempre più persone entrano in paranoia per le scie chimiche e soprattutto per Il Millennium bug (in italiano Baco del millennio), conosciuto anche come Y2K bug, è il nome che venne attribuito ad un difetto informatico (bug) che si manifestò al cambio di data della mezzanotte tra venerdì 31 dicembre 1999 e sabato 1º gennaio 2000 nei sistemi di elaborazione dati. Il problema si rivelò poi di portata nettamente inferiore alle aspettative, (secondo le fonti ufficiali), grazie soprattutto alle misure di precauzione adottate nei due anni precedenti.
Musicalmente parlando la moscissima rotazione di MTV insisteva con l'intramontabile "Kiss Me" dei mai più visti Sixpence None The Richer (in effetti chi ne ha più sentito parlare?), oltre a Britney e Christina che erano agli esordi. Secondo i più, la nuova canzone di M. del Blasco era un segnale evidente che il nostro paese era sul punto di uscire finalmente dal Basso Medioevo Musicale, con un po’ di fortuna aveva l’occasione per scrollarsi finalmente dai timpani Biagio Antonacci con la tricorde "Mi Fai Stare Bene”, l’afono, rauco & roco cantautore, chitarrista, regista, scrittore, sceneggiatore e produttore discografico italiano di Correggio (RE), Luciano Ligabue detto Liga, e soprattutto il dislalico, disfasico, affetto da blesità Jovanotti con la neonata figlia a cui dedicava video in Super8 e canzoni piene di zeppole, lische, S moscie ed S sifule... Ma niente da fare… l’ira improvvisa di un Dio rancoroso e vendicativo distrusse per mano della sua stessa divinità ogni speranza e inviò sulla Terra i Lunapop. Si tratta di cinque sbarbatelli brufolosi (ricchi ma che fanno gli scoppiati su e giù per l’hinterland borghese Bolognese), capitanati da un giovane bullo con i capelli tipo Mirko dei Bee Hive di nome Cesare Cremonini. Nel loro primo e (per fortuna) unico album dal titolo ...Squérez? – che ci fa sapere Cesare: “nel linguaggio Lùnapop significa merda” – (simpatico come le tasse)… Traggono il singolo, tormentone del millennio 50 Special, che istigò una generazione di giovani all’amore per le marmitte, a risolvere i propri problemi sfiorando i 90 nei centri abitati e ogni volta che dovevano recarsi a una cazzo di festa. Rimane un mistero l’uso poetico che Cesare & CO. fecero della punteggiatura. I puntini di sospensione che anticipano il titolo, ad esempio sottintendono qualcosa che veniva, che era stato scritto prima? O, dal momento che sono attaccati alla lemma, si tratta di un maldestro tentativo di annettere …Squérez?, a quel gruppo di suoni onomatopeici da tempo sdoganato dal linguaggio dei fumetti? Tipo Bang, slam, chomp... Infine, il punto interrogativo dopo Squérez, si trova lì, per caso o perché stai ponendo una domanda a me che lo sto leggendo? In questo caso, sei serio? A me domandi se il tuo robo è una merda? Chiedo venia per questa introduzione verbosa, ma assolutamente necessaria, per dare una risposta alla nostra domanda. Una risposta relativamente semplice. Il buon Cesare che fin da piccolo (ci fa sapere) ha studiato pianoforte: Chopin e Beethoven, ma amava le canzoni dei cartoni animati, allorché adolescente prese ad annotare brevi racconti, poesie e canzoni su un quaderno, ( i cliché Cesare, i cliché…!!! Qual’è l’adolescente che non l’ha fatto?), dopo aver tentato invano, di ideare un nuovo idioma insieme a quattro butterati dediti a infrangere i limiti di velocità e alle droghe leggere, alla fine, oggi Cesare Cremonini è maturo, e piace anche alle mamme. Si tratta di uno splendido esemplare di piacione mascalzone italico, cantautore, musicista, scrittore e attore italiano, interprete di canzoni impegnate testi impegnati del tipo: “Se mi lancio in un'aiuola casco e non mi faccio…” (Ancora con questi puntini di sospensione?) “Sognavi di essere trovata/su una spiaggia di corallo una mattina/ dal figlio di un pirata/ chissà perché ti sei svegliata?” (seriamente?)… Testi che denotano un’ottima, eccellente padronanza dell’arte della versificazione, prediligendo schemi di rime alternate e soprattutto baciate. Trattandosi dell’ennesimo sottoprodotto sovraesposto e sovraprogrammato in radio, di una scena musicale, quella italiana, praticamente inesistente… Non deve meravigliarci se l’ascolto dei suoi brani, anche parziale, può causare nausea e altri sintomi a livello gastrico, meglio noti come gastrite nervosa e SCI Sindrome del Colon Irritabile.
In verità cari amici, non è colpa sua, in fondo, ha atteso una recente intervista sull’ultimo numero di Vanity Fair (di cui è direttore artistico) per parlarci della parola “vivere” e per dar sfoggio oltre che dei suoi nuovi mocassini dorati, della sua apprezzabile onestà intellettuale, definendosi l’alter ego di Roger Rabbit. Che dolce… qualcuno glielo dica per favore, che si tratta di un coniglio cartone animato. Insomma ragazzi con Cesare e non solo, è evidente che qualcosa è andato storto nella scena della musica Italiana. Quasi mezzo secolo fa, nel luglio del 1972 la RCA Records pubblica un capolavoro assoluto della musica mondiale The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars di David Bowie, negli stessi anni i pezzi più ascoltati in Italia erano: “Un grande amore e niente più” di Peppino di Capri, e “I giorni dell’arcobaleno” di Nicola di Bari.
P.S. L’album dei Lunapop si è aggiudicato 3 dischi di diamante ovvero oltre 1 600.000 copie vendute. Cari Cesare, Biagio, Liga, Jova, Peppino e Nicola, è proprio il caso di dire che voi ci avete messo del vostro, ma la maggioranza degli ascoltatori italiani ascolta proprio de la …Squérez?
Fine giorno17
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 16)
Io ti ho detto... Ti ho detto: vuoi? Tu non hai risposto né si, né no. A volte, sei una moglie così insofferente...
Caro diario, oggi con mia moglie Giuli, ho trascorso un giorno a dir poco eteroclito.
Avevo appena terminato una sessione di TB Total Body, ero così sudato e muscoloso da non poter fare a meno di esaltarmi e di pensare a me stesso – che bestia enorme che sto diventando! – mi precipitai in cucina per prendere dell’olio di colza perché me lo volevo versare addosso e in qualche oscuro, recondito speco, del mio cervello iniziava a concretizzarsi l’immagine di me che tiravo il collo al leone di Nemea. Giulia stava ancora dormendo quando mi sdraiai accanto a lei, e l’impercettibile splash di una zanzara, che aveva deciso di suicidarsi, precipitandosi alla fonda nella pozza di sudore misto a olio di colza del mio ombelico l’ha svegliata. Ecco che salta sul letto ed inizia ad urlare che una delle cantanti più amate d’Italia, la corista dei Gemelli Diversi, è morta improvvisamente in un tragico incidente. Mentre si trovava in gita a Piazza della Signoria a Firenze, il basamento della riproduzione del David di Michelangelo Buonarroti – citata come esempio di arte eccelsa da Pomponio Gaurico – aveva ceduto, e il capoccione del pastorello che uccise il gigante filisteo, aveva colpito la poveretta, ponendo fine alla sua vita. Terribile…
Giuli era letteralmente sconvolta e ripeteva: – Ti ricordi? Ti ricordi? … Mentre volteggiava sul letto leggera come l’ultima foglia autunnale dell’ultimo albero autunnale con ancora una foglia… Tu non capisci, non era un sogno come gli altri! Ho provato la stessa sensazione di quella volta, nell’inverno del 2013… Ti ricordi?
Certo che mi ricordo… Non me la dimenticherò mai quella volta dell’inverno del 2013. E come potrei…? Stavamo insieme da poco io e Giuli… intenti a consumare una cenetta romantica in un ristorante tipico modenese, e improvvisamente Giuli collassò con la faccia dentro un piatto di gnocchi alla sorrentina rivisitati secondo la tradizione modenese. Quando alzò la testa, con la faccia cosparsa di pomodoro e di Grana Padano DOP bollenti predisse, con voce arcana e oracolare: il REGOLAMENTO N.756/2014 Della BCE BANCA CENTRALE EUROPEA dell'8 luglio 2014 che modificava il regolamento UE n. 1072/2013 relativo alle statistiche sui tassi di interesse applicati dalle istituzioni finanziarie monetarie / la DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI del 16 novembre 2015 contenente disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio e per le aree soggette a ricaduta di materiale piroclastico. E infine pronosticò il ritorno e conseguente vittoria degli Stadio al Festival di Sanremo 2016 con il brano: “un giorno mi dirai”.
E come potrei scordarmi di quella volta dell’inverno del 2013?
Ho impiegato praticamente tutto il giorno per riuscire a tranquillizzarla, applicandole ripetuti impacchi, con un panno imbevuto d’acqua tiepida sulla fronte, come avevo visto fare da bambino a Miss Pony in Candy Candy. Sono stato al suo capezzale leggendole alcune poesie tratte dalla mia raccolta: “versi composti dopo aver sniffato un po’ di diluente per vernici”, la sua preferita. E dal momento che non le riusciva di tenere aperti gli occhi, a causa della testa, che le duoleva all’ennesima potenza, mi sono adoperato nella messa in scena di alcune audiodescrizioni pro retinopatici e ipovedentiC, di tre vecchie puntate del Tenente Colombo. Le sue condizioni sembravano migliorare quando, all’improvviso – proprio mentre il nipote del multimilionario Randy Matthew, si stava procurando un alibi recandosi ad una festa dopo aver nascosto il corpo dello zio sotto una termocoperta per alterare l'ora della morte – ha lanciato un grido terrificante, ha afferrato con violenza il mio titanico avanbraccio, e mi ha detto:
– Se vedi apparire una piccola luna gialla in ciascuno dei miei occhi vuol dire che niente al mondo potrà mai dividerci... che il nostro amore non sarà frazionabile. Subito dopo è caduta in un sonno comatoso. Sinceramente, a quel punto non sapevo più cosa fare. Avevo una dozzina di sigarette che andavano simultaneamente in cenere per tutta la casa; ho pulito le veneziane e, nell’attesa che si sbrinasse il congelatore ho stirato un paio di pantaloncini da tennis.
Visto che da McDonald questa è la settimana di lancio promozionale del nuovo McHaggis – l’haggis è il piatto tradizionale scozzese, fatto di cuore, fegato e polmoni di pecora macinati con sugna, cipolle, farina d'avena e spezie e bollito direttamente nello stomaco dell'animale – e con l’aggiunta di soli 3 euro ricevi in omaggio un kilt taglia S e un download gratis per un MP3 di musica celtica, ho pensato che avremmo potuto gustarcelo insieme direttamente a letto. – Bella idea! Mi son detto… ma proprio mentre stavo per telefonare, mi sono ricordato che Giuli è un’animalista convinta, non mangia carne, e soprattutto è intollerante all’ acesulfame K e all’aspartame contenuti nella CocaCola Zero. Inoltre, se per fatalità, una infinitesimale lacrima di ketchup o di majo, avesse imbrattato il copriletto da 2000 euro di Oscar de la Renta. Apriti o cielo! Quindi, ho optato per un brodino ristretto di deiezioni di Exoculata Rimicaris, efficace per uscire dalla stato catatonico. L' Exoculata Rimicaris è una specie di gamberetto di alta profondità che vive nei camini sulfurei dei campi idrotermali dell' East Pacific Rise, nutrendosi di quei microrganismi che trovano congeniali i vapori di zolfo. Una delle mie specialità culinarie.
Ho preparato il Resgods dell’IKEA e l’ho servito a mia moglie. Non appena ho varcato la soglia della nostra camera da letto, Giuli ha olezzato il brodino, si è tirata sù in posizione seduta mettendo il cuscino dietro alla schiena. Mi ha sorriso… Allora io ho fissato intensamente i suoi occhi bovini e dopo qualche attimo ho visto le due piccole lune. � Fine giorno16
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 15)
Adesso basta nascondersi come afidi congelati, storditi, in uno stato che ricorda l’animazione sospesa… È venuto il momento di riemergere. Sono veramente io che vi scrive… coi capelli leccati all’indietro sulla nuca riccioluta come la scia di un motoscafo. Siamo tutti angosciati lo so, stiamo tutti male, e questo perché tutti abbiamo occhi e abbiamo orecchie. Perché abbiamo un cuore, anche. Ma dovete ricordarvi una cosa: non può andare peggio di così, può andare solo meglio. Questa pandemia ci sta mettendo a dura prova. Il Covid-19 è il fondo dell’abisso, l’abbiamo capito tutti, adesso. Ma il punto è proprio questo: non devi mollare, vivere è l’importante. Basta con le rapide ricognizioni del vuoto che ci circonda, aggrottare le sopracciglia e girarsi dall’altra parte. Rinunciare non vi renderà più forti… vivere sì. Perciò tenete duro, lottate per la vita che volete!
Sapete, non a caso io so quasi tutto, sono un esperto di odio, e di scherno, Perché anch’io faccio parte della strascicata generazione del “PRODUCI - CONSUMA - CREPA?”, quella alle prese con gli eterni postumi della sbornia, quella che, alla fine, sceglie sempre di rimanersene lì ad espiare, ad ammuffire. E perché starei impiegando il mio tempo a scrivere di queste cose? Come voi del resto, che ve ne state qui, a leggerle? No, nessuna velleità di mettere le questioni in ordine, renderle comprensibili, né di fornire un contesto o introdurre modelli riconoscibili. Mi trovo qui perché è ora! Perché il mondo comincia con noi, non con i cervelli bonsai dei nostri politici, con gli esperti, i finti insegnati, ma con noi. Con voi e con me, cioè con quelli che ne hanno più bisogno. Io sono convinto, e ci credo con tutto me stesso che, il mondo intero, non vuole altro che essere curato, la terra stessa desidera, implora una cura. Potete percepirlo, potete sentirlo ovunque… io ho bisogno della stessa cura, disperatamente. E sento che finalmente sta arrivando, con voi.
Ascoltatemi! Non è finita, è solamente l’inizio, ma dipenderà solo da voi. Mi appello a tutti voi, e vi dico: impadronitevi della vostra vita, riprendetevela. Riprendetevela perché vi appartiene. Pensate! Loro non possono fermarvi; scoprite il vostro pensiero e agite. Tenete in vita il vostro pensiero e usatelo per vivere la vostra vita… è un vostro diritto. Fatelo, provateci! Provate qualunque cosa. Non abbiate paura di pensare. Chissenefrega milioni di volte, ma prendetevi il vostro spazio, rubatelo!
Fate sentire quello che avete dentro, la vostra voce, fate sentire che siete vivi. Pensate!
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 14)
“Se musica è d’amore l’alimento, oh, seguitate!” Scrive Shakespeare nella Dodicesima Notte. La musica mi ha salvato la vita! Proprio così, a quarantasei anni suonati, quando penso all’importanza che ha avuto la musica nella mia vita, non posso far a meno di ricordare Francesca M. la mia prima vera e propria cotta. Ero solo un ragazzino. Un episodio catartico per quella che oggi, senza esitazioni, posso definire come la mia bavosa mania per la musica.
Dovete sapere che Francesca M. aveva il più grande e pesante lobo frontale delle Scuole Medie Inferiori Giuseppe Ungaretti di Carpi (MO). – Perché ha il più grande lobo frontale della scuola? Chiesi, alzando la mano un giorno durante una lezione di disegno tecnico. E non appena feci questa legittima, innocente domanda, venni immediatamente spedito dal preside. C’erano tutti i VIP delle Ungaretti: preside, vice, responsabile della segreteria, due bidelli, il primario del DN Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale Ramazzini, un consulente della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, oltre a un impenetrabile, inespressivo e silenzioso tirapiedi dell’APRADRI Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata della Difesa della Repubblica Italiana.
–Non preoccuparti Andrea, disse il preside, non verrai punito; hai posto solo una domanda alquanto delicata.
– Be’, perché Francesca M. ha il più grande e pesante lobo frontale della scuola? Domandai delicatamente, di nuovo.
– Forse posso provare a spiegarlo io…? Rispose quel saputello del primario del DN… Il cervello di Francesca sta diventando sempre più pesante perché sta sviluppando più sinapsi… Ogni settimana la sottopongo a una TAC e a un esame del tessuto celebrale e, puntualmente, rilevo notevoli dendriti… Sai cosa sono i dendriti?
– Cavolo Dottore, non credo di aver già studiato quel capitolo…?!!!
– sono rami filamentosi che raccolgono le informazioni delle sinapsi e le portano fino al corpo principale delle cellule.
Scarabocchiai velocissimo degli appunti e poi alzai lo sguardo. – Penso sia triste, dissi… perché l’ombra della sua testa oscura qualsiasi cosa stia guardando.
– Figliolo sai perché Francesca, finite le lezioni, non torna a casa, ma viene tenuta nell’aula di musica, e nutrita con porridge d’avena per tutto il tempo?
– No, feci io…
– Prima di tutto perché ci sono tantissimi inquinanti nell’atmosfera come il cloro e l’acrinolitrile e il triclorenatro; l’umanità è sempre più vulnerabile a questi veleni, il livello dell’omogeneità genetica è alle stelle, e i nostri sistemi immunitari hanno un repertorio troppo limitato per difenderci dall’inquinamento. Così, affinché la specie umana possa adattarsi e sopravvivere e prosperare, abbiamo bisogno di un aumento drammatico della varietà genetica; questo richiede radicali fertilizzazioni incrociate di esogami… Sai cosa significa esogamo?
– No, feci io.
– Un esogamo da esogamia (da eso- e gamia) è una regola matrimoniale per cui il coniuge deve essere scelto al di fuori di una cerchia matrimoniale, che può coincidere con parentela o clan, fratria, tribù ecc… Quindi l’opposto dell’endogamia. Ad esempio l'interdizione dell’incesto è una regola esogamica universalmente diffusa.
– Esattamente! Esclamarono tutti i presenti annuendo.
– Con chi altri vorrebbe accoppiarsi un alieno venuto dallo spazio, un essere di una civiltà più avanzate se non con la ragazza con il più grande e pesante lobo frontale delle Scuole Medie Inferiori G. Ungaretti? Aggiunse il primario del DN.
A quei tempi io ero un ragazzino, con due gambette da fenicottero che terminavano in due piedi baciati da sandalini in gomma blu cobalto; ero introverso e solitario e non riuscivo a parlare. Voglio dire potevo parlare ma, mai come avrei voluto, mai con le ragazze, mai con la gente. Io aprivo la bocca, ma non veniva fuori niente. E poi, un giorno, incontrai una persona con un grande e pesante lobo frontale che mi incuriosiva e mi piaceva… che forse è la cosa peggiore che potesse capitare a uno che non riusciva a parlare… Confesso che mi sentivo molto confuso, e non sapevo cosa fare con Francesca M. Più pensavo a lei e più mi rendevo conto di provare qualcosa, un sentimento grande. Notti insonni, giorni e settimane terribili. In seguito, nonostante la miriade di problemi e di complessi che minavano la mia esistenza di ragazzino - dal momento che non sono mai stato uno di quelli che grida al fuoco e poi scappa – decisi che l’unica cosa da fare era di provare a parlarle. Sentivo di avere delle responsabilità verso quello che provava il mio cuore inesperto, e verso Francesca M., anche. Così escogitai il modo di rimanere a scuola dopo l’ultima campanella, di prendere le chiavi dell’aula di musica dalla scrivania del bidello e mi recavo tutti i giorni da Francesca. Le prime volte mi limitavo ad osservarla in silenzio, poi inizia a portarle robe dolci e bigliettini con scritto: mi piaci / T.V.T.B. By Andre…
Dopo una decina tra dolciumi e bigliettini, iniziai a parlarle, ma dal momento che la sua eredità genitiva e la sua intelligenza erano fuori dal comune spesso mi sentivo ansioso e in soggezione.
– Il fatto… Il fatto è che siamo così diversi tu ed io, Francy… E non so dire cosa sento dentro. Non so fare quel che si deve fare come una scimmia come un gatto... Come un cieco come un sordo.
– Stai tranquillo Andre, non devi parlare, non c’è bisogno che tu dica niente, né che faccia niente, almenoché tu non voglia…
– Insomma… Tu sei bella e così coraggiosa, mi piacerebbe essere come te, averti addosso come una gioia nuova, come un regalo.
– Lo puoi fare.
– Mi piacerebbe dirti tante cose, come una scimmia, come un gatto...
–Lo stai facendo.
– È tutto così strano…
–Sì.
– Forse sono pazzo…? Ma ho registrato questa cassetta mista per te, possiamo ascoltarla insieme con il mio walkman, se ti va?.
– Allora puoi parlare quando vuoi?
–Sì! Posso… Averti addosso averti insieme restare insieme, volerti bene.
E vai con il meglio delle Top Romantic Song anni ’80 Stevie Wonder, George Michael, Phil Collins, Antonello Venditti, Alphaville, Talk Talk, Riccardo Cocciante, Cyndi Lauper, Industry, Bronski Beat e naturalmente, la nostra canzone, la splendida “Averti Addosso”, di Gino Paoli, uno dei più grandi poeti della musica italiana. Il seguito della storia in un movimento narrativo perfettamente simmetrico, matematico e sinuoso come una lunga stella filante soffiata da un dio bello e giusto, potete anche immaginarvelo da soli…
Proprio come il bardo shaksperiano da quel momento compresi perfettamente le connessioni tra musica, corpo e cervello. Dal padiglione auricolare, il primo punto che raggiunge la musica è l’ipotalamo, la sede delle pulsioni primarie, dalla fame, alla gioia, la tristezza, al desiderio sessuale. Dunque se vi è capitato di guardare un esemplare del sesso opposto o del vostro stesso sesso, con occhi nuovi, grazie alla musica, eccone il motivo. Gli impulsi elettrici della musica si muovono attraverso tutto il sistema nervoso, accelerandone o rallentandone le funzioni. Mettete su un pezzo Take My Breath Away dei Berlin, e avrete l’effetto di un Viagra sonoro che aumenterà la frequenza respiratoria e la pressione agevolando l’afflusso del sangue proprio verso il vostro basso ventre. Se invece optate per qualcosa di più lento, a volume più basso tipo The Wery Throught Of You di Billie Holiday, sarà più come sbronzarsi a forza di bere vino. Dall’una all’altra cosa, a seconda della vostra indole, potrà arrivare una sana e naturale spinta per la vostra libido. Provate! Se poi mettete su un pezzo, uno qualsiasi di Luciano Ligabue allora, oltremodo sarete colti da una condizione nota come VPPB Vertigine Parossistica Posizionale Benigna. L’ascolto prolungato genererà inoltre nausea, diarrea, perdita di equilibrio, nistagmo, sudorazione e/o perdita dell'udito. Mi è capitato purtroppo… Durante una mia recente ed accurata indagine ho scoperto che certe persone attribuiscono addirittura alle emozioni trasmesse dalla musica un valore più alto persino rispetto al sesso. Ma per quanto riguarda all’uso che la maggior parte della gente fa della musica nella propria vita, sono rimasto sorpreso nel notare la scarsa conoscenza e gli sforzi esigui prodotti per sfruttarne il reale potenziale sentimentale ed erotico. Sarebbe dunque saggio tenere a mente le parole di Shakespeare e… continuare a suonare.
Arrivati a questo punto (sono le 10:35 AM), vi starete domandando: ma com’è andata a finire tra Andre e Francesca M.?
Sono passati più di trent’anni da quel giorno nell’aula di musica, in cui mi furono svelate per la prima volta le interconnessioni tra musica e sentimento. Oggi Francesca M. vive in un laboratorio segreto, dell’ APRADRI segretamente costruito all’interno del Vallone dei Mulini di Sorrento – un edificio risalente al X secolo dopo Cristo che è tra i luoghi abbandonati più belli del mondo (situato in un crepaccio di origine vulcanica nel centro della città, è stato abbandonato nel XIX secolo a causa di un aumento improvviso di umidità che lo ha ricoperto di vegetazione). Attualmente non è possibile raggiungere e visitare in alcun modo conosciuto l’antico mulino, anche se rimane una delle attrazioni turistiche più fotografate subito dopo il noto prodotto ortofrutticolo IGP per cui è noto questo territorio – che è l’unica struttura in grado di ospitare il suo enorme e pesante lobo frontale, cresciuto fino a diventare veramente mastodontico. Gli ultimi tempi della nostra relazione si fecero, abbastanza, per così dire burrascosi, il comportamento di Francy verso di me era comprensibilmente bivalente (dopo tutto era stata fottuta a vita dal vincolo di mantenersi illibata, per la possibilità di potersi accoppiare con un alieno), io l’amavo sempre di più e facevo del mio meglio per registrarle nuove cassette miste contenenti buona musica. Prima della fine della terza media le proposi anche di consultare insieme uno psicologo per fare terapia di coppia, ma fu tutto inutile. Il nostro rapporto, la nostra musicale e romantica relazione giunse al termine. Un’ultima cosa, dal momento che sono totalmente sopraffatto dalla nostalgia per quei giorni… Si da li caso che conservo ancora la foto di classe; io sono quello che si intravede al suo fianco: due gambette magre e sandalini blu cobalto, peccato che il suo enorme lobo frontale impedisca di vedere la mia espressione… la stringevo a me fiero e orgoglioso. Scusate, mi sta venendo il magone adesso…
Credo che non capirò mai fino in fondo la frase che scarabocchiò sul retro della foto:
Sul braccio dell’incommensurabile mondo della musica, io e te, siamo la pelle d’oca. By Francy.
Fine giorno14
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 13)
Oggi il giornale apre con un articolo molto interessante dal titolo: asintomatici, presintomatici, paucisintomatici: quali le differenze e come fare per rientrare al lavoro? Quali sono le distinzioni di terminologia e sintomatologia e soprattutto quali procedure si devono seguire per rientrare al lavoro e nella vita di comunità dopo essere stati positivi o in stretto contatto con malati di Covid-19. È evidente: là fuori è una vera e propria giungla. Come potremmo solo immaginare di vivere senza sapere quali sono le “distinzioni di terminologia e sintomatologia”. Come? Io non ne so niente. Ecco adesso sono depresso. Potrei anche farla finita qui, ma sono troppo depresso per pensarci. Andiamo avanti... altri titoli: – Coronavirus, su quasi 19mila tamponi 2.160 nuovi positivi – Provvedimenti anti-smog prorogati fino al 19 novembre – Come cuocere la pasta con meno gas, un recente test scientifico dimostra che la cottura è possibile anche senza tenere il fornello sempre acceso. – Donna anziana di Martina Franca (TA) suona al contrario disco di Albano e scopre il modo di aggirare il fisco e di non pagare la TARI.
Poi, la solita intervista Happines is Homemade, con l’imprescindibile punto di vista del solito VIP locale che, per qualche oscuro motivo è chiamato a snocciolare i suoi speciali ingredienti per farti meglio affrontare, vivere la tua vita. Frasi fatte a profusione, a cazzo se preferite (?), del tipo: “trova il tuo punto di equilibrio / gli obiettivi per la tua crescita personale / i valori sono le convinzioni alla base del proprio sé”. Che palle! Roba da far scappare i neuroni a dorso d’asino. Come vedo me stesso? Io sono una leggenda nella mia mente. Un’audace che cammina lento, controcorrente, fingendo di essere distratto dalle cose che gli accadono intorno, interessato a quel niente che hai da dire. Io non distolgo lo sguardo, io ti guardo fisso negli occhi, e non mi volto più dall’altra parte. Io non tendo sempre ad accentuare i miei difetti piuttosto che i miei pregi, e la pasta la cucino come mi pare a me. Hai capito? Il punto è proprio questo: io non vedo, non ho bisogno di vedere me stesso nello specchio del mondo, perché non provo terrore di essere quello che sono! Io sono uno di quelli che hanno la sensazione che in Italia tutto vada a farsi fottere. Sì, la sensazione di essere costantemente sul punto di dire: Ok. Lasciamo perdere. Basta pensare a come tutto sia corrotto, l’ambiente, l’arte, il governo, la faccenda del Covid-19, qualunque cosa. Io sono quello che vuole riscattarsi dai fanghi parassiti che ci ammorbano. E sono altro, molto altro. Per questo ho avuto l’idea di tenere questo diario, questo blog che espone il fianco alle coltellate di tutti e di tutto. Lo scrivo anche per quelli che non parlano mai con nessuno, che immaginano che nessuno li ascolti, perché pensano che non ci sia nessuno là fuori che abbia voglia di ascoltarli. Tengo questo diario perché un giorno, nel pieno di questa cazzo di pandemia, mi sono svegliato e ho capito che non sarei mai stato normale e mi son detto: e chissenefrega!!? Scrivo perché nessuna vocina nella mia testa mi ha mai detto: non farlo Andre- non scrivere!
Prova a pensare alle sabbie mobili della vita, al barlume predestinato di ciò che ti hanno sempre detto, quello che dovevi fare, come ti dovevi comportare: genitori, insegnanti, esperti, film, libri, riviste e televisione. Influencers… Pensa a tutte le loro mercanzie, all’artificialità e agli artifici del loro linguaggio che ti ingabbia, che ti frusta. Alle loro balle, al loro brulicante brulichio di bruchi.
Ma tu, in realtà lo sai. Da tempo sai che cosa dovevi e devi fare, qual’è il tuo compito. Il tuo obbiettivo è solo quello di farti accettare, sentirti in pace e pensare a qualcosa di grande per la tua vita – e se ti senti confuso, se il tuo lavoro non ti soddisfa, se sei buffo e non riesci a trovarti una ragazza, se sei così stanco di controllare che non ti freghino quando ti danno il resto, e di prestare attenzione a leggere le cose scritte in piccolo, di confondere i tuoi vestiti con il tuo nome e, non ne puoi più della proposta culturale avvilente e svilente della tua stramaledetta città, dell’alfabeto di parole buie che scaturisce dalle bocche spente di chi ti sta vicino, non importa – il tuo unico obiettivo è sempre e solo quello di farti accettare per quello che sei.
Mi capisci? Insomma sei lì con tutti questi pensieri che ti frullano dentro il cervello, magari cerchi conferme, una risposta, e chi ti tocca sentire? Briatore, la Santanchè, Zingaretti, i CinqueCosi, Meluzzi, Albano Carrisi…?!!! Senti di non aver via di scampo, come quando ti accendi l’ultima paglia al contrario, ma infondo al tuo cuore sai che c’è una semplice, un’incredibilmente semplice soluzione: vomitare. Vomita. Sì, rimetti tutto quello che hai dentro, non importa se sei represso e depresso, se provi dolore – non vergognartene – VOMITA. E se ti dicono che c’è qualcosa che non va in te, tu vomita. Vomita il tuo vero io. Parla, canta, balla, dipingi, scrivi, ma fallo!
Questo diario è il mio vomito.
Mi piace l’idea che le mie parole, queste, quelle che stai leggendo, possano insinuare la mente di coloro che non ne possono più di fare tutto il possibile per essere perfetti. Che per qualcuno, le mie parole si rivelino Parole Esatte. La voce di quelle persone che nessuno sente urlare in questo mondo capovolto nella mole delle unanimi approssimazioni.
Ad esempio, mi piace immaginare che tutte le mattine tu, le aspetti, queste mie parole, che le senti arrivare, scorrere lungo le tubature là fuori, venire su dalle fogne… penetrano le pareti della tua bella casa e inseminano il tuo smartphone… ed ecco: le puoi finalmente leggere. Così prendono a scorrere attraverso il lago dei tuoi occhi, risuonano nel tuo cervello, ovunque, come un criminale, come una persona non invitata che gira liberamente per casa tua e si fermi dove vuole. Come un cattivo pensiero in una mente pulita…mi dirigo verso il mobile dove tieni gli alcolici e mi servo da solo, incrocio le gambe sul tavolo del tuo salotto come un cowboy e sorseggio il mio isocianato di metile on the rocks. Do il via alla festa, accendo il tuo stereo: canzoni che non hai mai sentito prima, ma che ti piacciono.
– Sprofondiamo tutti nella stessa merda, ma sai, grazie a un duro allenamento aerobico e a una ferrea dieta ipocalorica ricca di fibre, quella robaccia non ha effetti su di me, ti dico sputando un cubetto di ghiaccio nella tua direzione e tu con un incedere da grosso felide americano, ti fai più vicina. A questa distanza i peli che hai sulle braccia mi ricordano la felce frattale che si crea sgocciolando tintura in una soluzione acquosa di polimero, e te lo dico. Tu ti avvicini ancora di più, producendo un fruscio simile al rumore prodotto dallo sfregamento dei pantaloncini da corsa di un corridore sovrappeso.
–Ci nutriamo delle stesse prede, mi grugnisci incurvando la spina dorsale come un amo, fregandotene del distanziamento minimo di un metro, e giungendo a meno di un millimetro dalla mia faccia.
– Il giorno 13, della mia vita al tempo del Covid-19, quello che sto scrivendo proprio in questo istante è un virus che ucciderà i tuoi buoni propositi e si sostituirà a loro. Pensa a che cosa succederebbe se le mie parole potessero cambiare qualcosa…?
– Questo sarebbe grave. Molto grave!… mi dici, con la voce strozzata dall’emozione. FALLO! Non importa che cosa, ma SCRIVILO ora Andre e non fermarti, ti prego!
È cosi che immagino il momento in cui la mesta quiete iperborea – nelle profondità libranti dello spazio ignoto, in prossimità del punto nella distanza infinita in cui le parallele finalmente si incontrano – l’inizio della tua giornata, poco prima che incominci a leggere le mie parole e poi, poi mi leggi…
Io sono la voce che grida nel vuoto quella che nel silenzio del tuo teatro mastica wafer con gran fracasso quella che si rannicchia pericolosamente sul tuo canceroso cesso pubblico La voce che alla fine ti frega il portafogli
Io sono la voce che chiede: “con permesso”… ti saluta inchinandosi come il fiore acceso dall’estate e quando se ne va lascia le sue impronte di fango sul tuo tappeto buono
Io sono la voce che brucia il tuo cervello e ti strappa le viscere … Sì, la mia voce ti sventra: le tue viscere si immolano sul mio altare e predicono il futuro le tue viscere fumanti e luccicanti svelano la tua natura
Io sono la voce che ti conosce non il tuo nome, ma quello che sei conosco il tuo vero io
Adesso leggimi! O sarà la mia voce a leggere te.
Fine giorno13
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 12)
Al lavoro! Indosso la mia micro canotta in lycra gialla della Bad Boy Gim e il sospensorio, anche… quando scrivo mi piace stare comodo. Comodo con stile. Mi accendo una paglia, tracanno avidamente dalla boccia della mia bevanda isotonica generosi sorsi che mi rigolano giù per il collo e, quella sensazione, ummmh… quella sensazione familiare che sta per succedere qualche cosa di osceno… Puoi provarlo anche tu sai? Allena il tuo corpo tutte le mattine come se non ci fosse più un domani, segui un’alimentazione controllata a base di steroidi e miscele sostitutive dei pasti, metti su “The Best (live) di Tina Turner, siediti davanti al computer e, vomita tutto quello che pensi, quello che ti accade. Non farti scoraggiare dai commenti pieni di acredine postati dall’ultimo invidioso/invidiosa di turno: … caro Andre, sei disgustoso secondo me, ed hai una smisurata opinione di te stesso. Valeria
Questo di Valeria, ad esempio (solo uno dei tanti). Poca roba. Stucchevole. Sinceramente penserete che me lo sia scritto da solo. Dovete metterci il sangue, il sudore e le lacrime, se mi volete veramente insultare. Voglio sentire cuore cervello e veleno che traboccano dalle vostre tastiere. Comunque devo ringraziarvi tutti ragazzi, perché da quando ho iniziato a tenere la mia vita al tempo del COVID-19, questo diario, mi seguite e mi scrivete un mucchio di messaggi che ristorano, per dirla come Valeria: “la mia smisurata opinione di me stesso”. Grazie!
– Grande vecchio! Volevo chiederti: ma tu, che tipo di Aminoacidi Ramificati Recovery usi? Piero Ciao Piero, fino a qualche mese fa usavo quelli presenti nel pacchetto base Massa Muscolare Strong della Strongmuscle Nutririon, che tra i supplementi di alta qualità - appositamente progettati per accompagnarti nel tuo percorso di fitness e sostenere il tuo corpo attraverso un regime difficile - sono di ottima qualità, ma devo ammettere che per il mio tipo di regime, non erano il top di gamma. Di recente grazie a un mio cugino esperto di Deep Web mi sono procurato delle fialette di aminoacidi essenziali, non solo ramificati: lisina, fenilalanina, metionina, treonina, triptofano e istidina, che mi sparo direttamente in vena. Alta qualità. Sono un po’ costosi, ma se attendi la settimana del Black Friday, te la dovresti cavare con una trentina di bitcoin per una confezione da 10 fiale, siringhe monouso escluse, naturalmente.
– Ciao Andrea, mi chiamo Arduino, sono un elettricista quarantacinquenne di Cogozzo, un paesino vicino a Viadana, e grazie a te mi sono avvicinato al Bodybuilding. Ultimamente, seguendo sempre i tuoi consigli, sono diventato più esigente per quanto riguarda la miglior playlist per un hard crazy workout, soprattutto quando mi dedico alla definizione di bicipiti e tricipiti… non è che hai qualche pezzo Karico da consigliarmi? Grazie e complimenti! Ciao Arduino, il tuo messaggio mi riempie di gioia il cuore. Non posso descriverti l’emozione che provo ogni volta che comprendo di essere stato l’ispiratore, il responsabile dell’avvicinamento di qualcuno allo splendido, faticoso, e a volte pericoloso, mondo del culturismo. Per quanto riguarda la tua richiesta, ti consiglio alcuni brani che non possono assolutamente mancare nella playlist di un top bodybuilder. Sono stra-indicati per le sessioni di definizione degli arti superiori, e puoi ascoltarli anche quando alleni i pettorali - croci su panca inclinata a 30° con carichi importanti. Il primo brano (un classico), è Eye Of The Tiger dei Survivor – il secondo è Toxic di Britney Spears, che trovo estremamente motivante soprattutto quando dice: You're dangerous, I'm loving it! Spero che i miei consigli ti siano utili durante i tuoi allenamenti e che ti permettano di raggiungere livelli di massa e definizione spaventosi, a presto, e continua a seguirmi!
– Caro Andre, il mio ragazzo con me non parla, come posso dimostrargli che lo amo? Firmato: Annamaria. Cara Annamaria, io non so cosa rispondere quando mi chiedete consigli sull’amore… insomma, se sapessi qualcosa sull’amore, sicuramente in questo momento lo starei facendo, invece di starmene qui seduto a scrivere. Perciò chiedetemi altra roba vi prego...
– Ciao Andre, grazie per aver accettato la mia amicizia. Mi piace quello che scrivi, ma non so perché, ho come l’impressione che non riesci ad essere ottimista nemmeno per un secondo… Paolo. Ciao Paolo, ti rispondo, visto che me l’hai domandato. Vedi, il punto è che siamo stati travolti da una stupida pandemia mondiale e questo ci impedisce di coltivare le nostre relazioni in modo normale. Non possiamo limonare, andare a cena, suonare il flauto; non possiamo andare normalmente in palestra ad alzare della ghisa o vedere liberamente i nostri amici, e assembrarci con loro. Questo in generale. Nel mio caso aggiungi che sono in bolletta, non mi sento rappresentato da nessuna forza politica, mi inseriscono continuamente in chat di WhatsApp dove vengono postati conigli e brani di Vasco Rossi.
Inoltre, per quanto mi riguarda, anche se potessi vederli gli amici, cosa potrei fare? Andare a cena fuori e con un po’ di fortuna bere fino a rincoglionirmi, attendere di perdere conoscenza…? Capisci? Covid o no, non c’è più un cazzo da fare. Tutte le cose decenti sono già state fatte. Gli ideali? Non ce ne sono più di grandi ideali. In cosa dovrei credere? Che c’è di positivo allora nell’essere costretti a passare la propria vita, in un paese, in un mondo così totalmente svuotato dove non c’è niente da aspettarsi e nessuno da rispettare…? Prova a pensarci. Spiegamelo tu, caro Paolo per quale motivo dovrei essere positivo? Qualunque cosa fai vieni puntualmente svaffanculato dal sistema. Il sistema che i nostri vecchi la generazione dei nostri padri, con tanto amore ci ha impacchettato e regalato. Ciapà! Sì, i nostri padri, quelli che parlano continuamente dei loro tempi. “ai miei tempi questo, ai miei tempi quello… Lo facciamo per i figli”.
Guarda dove ci hanno portati i loro tempi! Migliaia di anni di evoluzione e guarda come siamo messi. Se è vero che i pesci hanno anticipato tutto quello che è venuto dopo. Non capisco perché l'evoluzione sia andata avanti: poteva fermarsi lì. E quando ci chiederanno: – Perché siete morti? – Perché i nostri padri ci hanno mentito.
A domani
Fine giorno12
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