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karassiopoulos · 2 years
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Fa più freddo dentro che fuori.
Batte il sole su questi enormi muri.
Ma non entra dalle finestre,
nessun raggio di sole.
Karassiopoulos - Haiku
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karassiopoulos · 2 years
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<<Come va?>>
<<Tutto bene!>>
La mano che si solleva per stringere quella che il mio interlocutore che non riconosco e del quale non ricordo nemmeno minimamente il nome mi manda un segnale netto di dolore tra la scapola e la cuffia dei rotatori.
Recitando a memoria il copione di rito, mi allontano con passo deciso verso una destinazione che anelo come acqua nel deserto, eccola lì, altre 35 fitte al ginocchio e alle caviglie, e sarò lì, seduto su quella panchina.
Il mio cervello si illude. Sarò seduto e questi dolori si attenueranno, sono uno che spera ancora.. spero che il riposo temporaneo possa zittire il dolore, che in realtà è come quei bambini capricciosi in un negozio di caramelle, non smette di urlare nelle mie orecchie.
Entro nel negozio di caramelle per adulti, a quel bambino brillano gli occhi, fa una smorfia come se mi sfidasse.
Una donna in camice bianco mi chiede come può essermi utile, la risposta è vaga.
Dovrei rispondere con una lista completa:
Mi fa male la schiena, mi fanno male le gambe, mi fanno male le braccia, le ginocchia, ho perennemente mal di testa, mi sento stanco.
Dopo mezza giornata devo stare due ore steso, dopo una giornata intera in piedi non riesco a fare altro che mettermi a letto cercare di non pensare al dolore e scrivere finché non crollo, anche se il dolore distrae.
Il dolore distrae come un bambino che urla mentre tu stai cercando di ricordare il codice pin del bancomat, e ti stressa come quando sei in fila alla posta e il bambino che è dietro di te con la mamma che non alza gli occhi dal cellulare, urla dicendo " Andiamo al McDonald's? Andiamo al McDonald's?"
Insomma è così.
Mi lavo la faccia con l'acqua fredda per eliminare la maschera di stanchezza che ho nonostante provi a riposare il più possibile, ma spesso non dormo, il dolore è il motore degli incubi, le notti diventano meno magiche, e quindi ne saggio il fondo, mentre lui lì in un angolo gioca a dadi con le mie paure.
"E se non dovesse passare mai?", una domanda che mi faccio sempre, poi mi rispondo, ma dai in fondo è un anno che sei guarito dal covid, magari è normale che senti sto dolore, ma cosa è normale?
È normale avere come amico di giochi sto bambino dispettoso che mi sveglia nel cuore della notte con i crampi dappertutto? Che avoglia a prendere potassio, magnesio vitamine di ogni tipo, ma lui non si sazia mai, sta sempre lì.
E io provo a proteggere la gente che mi sta accanto. Si, perché a volte sto bambino dispettoso diventa un astuto stratega, un gigante invincibile e non mi va che abbia a che fare con la gente che mi vive attorno, che il dolore, spesso infetta anche gli altri, più di qualche volta ho visto spegnersi sorrisi di fronte al suo sogghigno, e subentra poi sua sorella, una stronza che gli altri chiamano "Senso di colpa".
E allora va così.
"Come stai?"
"Bene!"
Si dice quasi sempre così, mentre cerchiamo soluzioni manco fosse un telequiz".
Karassiopoulos - Il dolore perfetto
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karassiopoulos · 2 years
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Avrei voluto insegnare.
Sarei stato esattamente come sono, non avrei avuto una montatura degli occhiali diversa da questa che indosso, non avrei avuto giacche con le toppe sulle maniche, non avrei avuto una borsa color cuoio con il nome sulla targhetta. Avrei avuto gli stessi tatuaggi, e mia madre avrebbe detto "Ma ddrhi piccini ca te vitenu tuttu disegnatu nienti te dicenu?", e avrei avuto mille zainetti pieni di fogli, fotocopie e cd da fare ascoltare in classe, che va bene studiare Foscolo, Pascoli, ma perché ignorare i Cure?
Se io avessi insegnato avrei risposto a tutte le domande che mi avrebbero posto i miei ragazzi, e avrei fatto mille domande, perché nelle risposte dei ragazzi c'è verità, ed io ho tanto bisogno di sapere la verità, e con quella verità avrei riempito mille vuoti. Se io avessi insegnato la mia classe sarebbe stata una scogliera, perché sono convinto che attraverso i muri delle aule le idee non passino, i muri sono intrisi di tristezza e le aule per me hanno colori sempre troppo cupi, a turno sarei stato insegnante e discepolo, e spesso su quella scogliera sarei stato in silenzio con i miei ragazzi, perché quel maestro blu sa parlare meglio di me ai cuori dei giovani e ad ognuno avrebbe detto una cosa diversa, se io avessi insegnato...
"Ma quanto male sanno fare i Cure.."
Karassiopoulos - Se io avessi insegnato
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karassiopoulos · 2 years
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Lo guardavano da fuori.
Ed era sempre stato questo l'errore.
Il punto di vista era sempre, sempre sbagliato.
Certo spesso gli veniva chiesto: << Ma come faccio a cambiare punto di vista? >>
E la risposta era così semplice << Immagina di osservare un quadro, come puoi cambiare punto di vista? Devi diventare i colori del quadro, devi osservare il quadro dal punto di vista del pittore, devi smettere di essere solo un mero osservatore >>
Ma come si sa, le cose difficili alla gente non piacciono, e spesso il suo modo di fare o il suo modo di parlare, era confuso con antipatia, o eccesso di saccenza. Invece, quello che si portava appresso, erano desideri, andava oltre la montagna, andava oltre i deserti delle aride parole, il suo temperamento lo spingeva oltre i limiti di se stesso, per cambiare punto di vista. Coloro che lo additavano come una persona arida e priva di cuore, rimanevano lì, bloccati nella piazza delle chiacchiere, mentre lui, camminava con semplicità con gli occhi fissi sul suo destino.
Karassiopoulos - Il punto di vista
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karassiopoulos · 2 years
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Senza senso è l'aria senza il tuo profumo.
Respiro ma solo per sopravvivere.
Aliti di fiore mi accarezzano, alimentando la tua mancanza.
Karassiopoulos - Mancanza
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karassiopoulos · 2 years
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Eppur non mi riempie.
Sbatte contro pareti altissime
senza sosta.
Eppur vuoto resto
Immobile
Senza parole, senza aria.
Karassiopoulos - Il vuoto
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karassiopoulos · 2 years
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Camminando stamattina, il vento mi ha fatto sbattere sulla faccia una carta, un foglio, dritto in pieno viso, come quando cammini in autunno e il vento ti porta le foglie secche che cadono dagli alberi.
Ho preso il foglio e l'ho aperto, con un pennarello blu, c'era scritta una parola in stampatello "Rimediare".
Ho preso il foglio l'ho piegato in quattro parti e me lo sono messo in tasca.
Per tutto il giorno ho stretto mani, ho salutato gente che non vedevo da tempo, e ogni volta in discorsi lontani dal mio avvertivo l'eco della parola scritta su quel foglio "Rimediare".
Nonostante il cielo grigio, ho deciso di fare una passeggiata sul lungomare, mi sono fermato a guardare quelle onde basse ma agitate del porto, quando ad un certo punto una mano mi ha toccato e subito dopo una voce mi ha detto << Le è caduto questo sicuramente dalla tasca>> porgendomi una matita colorata, blu.
L'uomo è andato via, non mi ha dato nemmeno il tempo di dire una parola. Non porto delle matite colorate con me, quindi non poteva essere mio. L'ho messo in tasca.
Rimediare. Questa parola compariva sui cartelloni pubblicitari quando ero fermo ai semafori, sulle macchine sporche, su quei lunotti impolverati scritte a caratteri cubitali "Rimedia a questo sporco, lavami".
E così su tutte le macchine parcheggiate sul viale.
Me ne sono andato al mare. Volevo un po' di respiro da tutte quelle parole.
Ho parcheggiato sulla solita scogliera.
Cielo grigio, mare grigio, umore nero.
Ho sentito come se quel foglietto sul mio petto emanasse calore, l'ho tirato fuori.
"Rimediare" scritto con il colore azzurro.
Ho preso la matita dalla tasca.
Ho cominciato a colorare la parte superiore, veloce, sempre più veloce.
Un cielo azzurro.
Sulla parte inferiore del foglio, ho disegnato delle onde, azzurre, e poi sbuffi di mare. Ho coperto la parola "rimediare" per colorare ancora.
Ho guardato il foglio.
Ho alzato gli occhi..
Il mare azzurro, il cielo azzurro, il cuore sereno.
A volte basta poco, un foglio bianco, una matita colorata, per rimediare una giornata grigia.
Karassiopoulos - Rimediare
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karassiopoulos · 2 years
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Stamattina camminavo sugli scogli.
Cercando di non inciampare in quelle rocce consumate dal mare, tenendo lo sguardo basso ho notato una cosa tra le crepe. Pezzettini di carta.
La scogliera ne era piena.
Mi sono chinato a raccoglierne uno per capire cosa fossero, e ad un tratto una voce alle mie spalle ha detto
<<Non toccarli>>
<< Cosa sono questi pezzi di carta tra le rocce>> ho chiesto
<< Su quei pezzi di carta, ci sono i rimpianti di chi viene ad ascoltare il mare per liberare la mente, il mare li trasforma in piccole pergamene>>
<< Ma è la prima volta che li vedo su questa scogliera, io ci vengo sempre qui>>
<<Li ha portati la mareggiata, il mare solitamente li tiene al largo, ma a volte, quando il vento gonfia le onde, il mare li porta sulla scogliera in attesa che il sole e il vento li distruggano>>
<< Ma da dove vengono?>> chiesi incuriosito
<< Da ogni parte del mondo, vedi>> disse raccogliendo un foglietto da un anfratto << Questo è il rimpianto di un pescatore che ha lanciato le sue reti troppo presto e quest'altro>> raccogliendone un'altro << È il rimpianto di un soldato di non aver avuto il coraggio di dire alla propria amata che la amava tantissimo>>
<< E il mare custodisce tutto questo?>> dissi al vecchio
<< Il mare ha un compito preciso che gli è stato affidato nella notte dei tempi, ogni tanto chiede aiuto al vento, o chiede aiuto a chi ha il cuore forte, e rivela i segreti che custodisce, ma solo a pochi eletti, vedi questi fogli? >> disse il vecchio raccogliendo altri fogli incastrati << Questi sono i tuoi rimpianti>>
<< I miei rimpianti? >> dissi a bassa voce
<< Vedi, qui avevi cinque anni, non hai trovato la forza di dire a tua mamma che non volevi restare in quel posto, qui c'è scritto che avresti voluto fare di più per la tua famiglia, e su questo..>>
<< Cosa c'è scritto su quello? >>
<< Su questo non c'è un rimpianto figlio mio, c'è una grande verità>>
<< Una verità?>> chiesi stupito <<Ma mi avevi detto che sui fogli c'erano solo rimpianti>>
<< Questo rimpianto è una grande verità, ma non sei ancora pronto, e se sarai forte non sarà più un rimpianto e questo foglio si dissolverá in mare>> e lanciò il foglietto in acqua.
<< Ma cosa c'era scritto??>> urlai mentre il vecchio si allontanava
<< Non lo so, non l'ho letto, solo tu puoi sapere cosa c'era scritto, e fare in modo che resti tale è solo una tua volontà>>
Lo vidi tuffarsi dalla scogliera e scomparve tra i flutti.
Il vento portò via i pezzettini di carta e li portò in alto per poi farli ricadere sul mare.
Rimasi li non so per quanto tempo, al tramonto, diedi le spalle al mare e mi incamminai verso casa.
Karassiopoulos - I Rimpianti
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karassiopoulos · 2 years
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Il coraggio,
quante volte questa parola mi ha sfidato.
E quante volte l'ho sentita buttare lì come una minaccia..
"Abbi il coraggio di fare...se ne hai il coraggio.."
Il coraggio per natura ci possiede tutti. Non lo possediamo, ci possiede lui, lui ci fa fare cose straordinarie.
Muove fili invisibili che ci legano e ci muove come marionette, sta lì in un angolo e scatta al momento giusto.
Con coraggio più di una volta mi sono andato a prendere giù da un baratro, mi sono sbilanciato in avanti con il rischio di andare a finire giù, poi ho teso la mano e mi sono tirato su, c'è voluto coraggio.
Così come sempre ci vuole coraggio ad ammettere i propri errori, ad ammettere che spesso non siamo pronti ad affrontare alcune sfide. Il coraggio è il metro di misura del nostro cuore. Ci vuole coraggio, e credimi ci vuole tantissimo coraggio per questo, levarsi le armi e le armature di dosso e presentarsi privo di difese davanti al mondo, e accettare che qualcuno al posto nostro saprà prendere i colpi duri della vita, abbandonarsi a qualcuno che si prenda cura di noi quando il nostro animo non regge il peso delle armature e delle armi. Ci vuole coraggio a farsi proteggere un po', e ci vuole coraggio per non sembrare debole. Ci vuole coraggio per respirare quando ogni respiro è un dolore, ci vuole coraggio e quanto ce ne vuole.
Karassiopoulos - Coraggio
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karassiopoulos · 2 years
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Spesso, non sempre, dopo una giornata di lavoro, scelgo due opzioni, una è quella di accendere la tv, scegliere un film su Netflix e guardarlo o leggo e metto la musica jazz noir di sottofondo, da qualche mese scrivo un po' di più.
Oggi come ieri e come la sera precedente sono rientrato a casa, solita nebbia al confine tra le campagne che circondano Sant'Elia e i palazzoni popolari, svolto la curva, incrocio i carabinieri, riconosco la figura che guida, colpo di clacson e saluto, una voce dal finestrino "ciao Antò", sorrido, mi ricordo la prima volta che mi ha fermato, avevo la macchina piena di strumenti, mille domande "Se abiti in quella via chi me lo dice che gli strumenti non sono rubati?"
"Ma che rubati maresciá io faccio il dj di mestiere, gli strumenti sono miei".
Quella notte nacque una stima reciproca, un giorno davanti ad un caffè mi disse "Antò mi devi scusare se mi sono permesso di pensare certe cose, ma in quella zona è normale".
Sono passati quattro anni, non rientro più all'alba, vedo il quartiere la mattina presto mentre vado a lavorare, poche centinaia di metri che potrei fare a piedi, lo so, ma ogni mattina mi prometto sempre la stessa cosa "Da domani vado a lavorare a piedi", poi la mente si distrae, devo scansare una lavatrice smontata messa tra il marciapiede e la strada, proseguo normalmente e devo scansare una batteria di fuochi di artificio messa in mezzo alla strada esplosa la notte prima a mezzanotte precisa, la scanso, e un po' di sale l'ansia, e se non è esplosa tutta? E se qualcuno la urta? Lo so, mi faccio un sacco di paranoie, però io sono stato in Bosnia, e alcune cose che a me fanno paura a voi non vi toccano proprio. Stasera proprio mentre sto scrivendo, mi sono soffermato su una parola che in questo scritto, ho ripetuto molte volte, "normale"
Oggi sono uscito da lavoro, umidità a palla a Brindisi, quella solita umidità che crea quegli aloni intorno alle insegne dei negozi e sui lampioni del parco commerciale, macchine parcheggiate in fila, cerco la mia, la riconosco, ma non riconosco i bicchieri di Coca Cola media del Mc Donald's sul tetto della mia macchina, e questa cosa non è normale, per me, ma qui è normale che accada. Vi ho già detto che ho salutato la pattuglia prima, ogni cittadino normale dovrebbe essere grato a questi uomini che ci fanno sapere che qualcuno sta vegliando su di noi, a parte Dio e gli angeli custodi, giro alla seconda curva dopo via Fani, e scoppia una bomba carta, dopo due secondi un'altra. Ma qui è normale che accada. Prendo via Cellini, scanso la lavatrice, c'è anche un divano, una tv, un camion dei pompieri, vabbè dai, qualcuno si è bloccato in ascensore mi dice Stefano mentre lo saluto dal finestrino, altro boato, normale.
Sono a casa, ho messo il jazz, Anakin dorme, o almeno prova, perché ogni dieci minuti in questo cazzo di normale quartiere esplode una bomba, tra mezz'ora è mezzanotte e come normale una batteria di ottanta, ottanta fuochi d'artificio annunceranno che un diciassettenne normale è diventato un maggiorenne normale. Anakin salterà dal letto. Lo so, normale. Aspe, altro boato, strano non hanno rispettato i dieci minuti, vabbe' è normale so ragazzi.
E vabbè, so ragazzi, e mandiamoli in Iraq sti ragazzi, mandiamoli in Ucraina in Afghanistan, in Kurdistan, mandiamoli dove ogni cazzo di giorno per pure normalità saltano in aria delle persone con le bombe, non quelle carta, quelle normali. Mandiamoli gratis in quei posti li.
È normale, se lo fai gratis qui perché ti piacciono le esplosioni, fallo gratis dove quei boati fanno tremare anche il coraggioso più normale, che siete bravi a farvi scudo con il giubbotto EA7, ma se saltate in aria non vi protegge San Giorgio Armani, e manco tutti i santi, è normale, ve la sei cercata, e non mi vengano a dire che sono ragazzi normali che si vogliono divertire, che sono stati chiusi dentro casa tanto tempo sti poveri cristi e si devono sfogare..
Mentre guardo l'ennesima bottiglia di prosecco da 3.95 euro stappata e svuotata addosso al festeggiato, alzo gli occhi al cielo e vedo una stella cadente, e tornato un po' bambino e un po' sognatore, un desiderio lo vorrei esprimere, una cosa piccola a sta stella la vorrei chiedere se possibile a voce bassa, falli diventare Anormali, dona loro un po' di giudizio.
Karassiopoulos - Cose di quartiere
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karassiopoulos · 2 years
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Ti ho dedicato innumerevoli vite.
Per secoli sono nato e ritornato a erigere le tue pietre. Le tue pietre ruvide che mi hanno consumato le mani e l'anima, martellavo te e martellavo il mio cuore e l'eco di quei colpi riecheggia in questa mia vita.
Perché mi tormenti così?
Perché dopo secoli non mi dai pace?
Non ho forse eretto le tue torri e allineato le tue finestre al sole di primavera?
Perché mi chiedi ancora un dazio per il tuo stare lì eretto su quella collina?
Libera la mia anima e la mia vita terrena, tu imperituro, lasciami andare via, tu conosci me e io conosco te, la tua polvere abita nella mia memoria, e il mio sangue ha intriso le tue fondamenta.
Non rivelerò il tuo segreto, ma ti chiedo come una preghiera, lasciami andare, gioisci dei falchi che nidificano nelle tue crepe, gioisci del vento che ti porta la carezza del mare, cosa te ne fai di me ancora? Cosa te ne fai di me ancora?
Karassiopoulos - Castel del Monte
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karassiopoulos · 2 years
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È da ieri sera, dopo aver letto gli ultimi capitoli del Piccolo Principe, che il mio umore è quello dell'Aviatore..
A volte mi sforzo di dire a me stesso "È solo un libro, è una storia, rasserenati", ma non è così.
Se fossero solo libri, non farei lo scrittore.
Anche il mio romanzo, almeno nella sua bozza, mi fa piangere parecchio. Non sono solo pagine riempite di parole, sono parole scritte intingendo una immaginaria penna nell'inchiostro dell'anima.
Ieri ad un certo punto avrei interrotto la diretta, ve lo dico con molta sincerità.
Andare avanti è stato difficile, difficilissimo. Ma avevo ed ho una responsabilità nei vostri confronti che mi dedicate un'ora della vostra vita per tre volte alla settimana..a voi oggi il mio grazie di cuore.
Il vostro scrittore di quartiere
Karassiopoulos
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karassiopoulos · 2 years
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Io..io vorrei dimettermi.
Dimettermi dalla parola per esempio.
Riposare.
Riposare da domande, risposte, riposare dal parlare.
Io vorrei dimettermi se permettete perché non è questo il mio mestiere.
Faccio questo lavoro da così tanto tempo e sono stanco. Sono stanco dal parlare dal sentire, il suono stesso della voce, produce in me sentimenti amari. Elucubrazioni ad alta voce interrompono quel dolci silenzio che tanto anelo. E mi dimetto, non dispiacetevene, ambisco ad altezze più alte, spazi più grandi, silenzi infiniti.
Karassiopoulos - Anelito
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karassiopoulos · 2 years
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Sono così abituato a viaggiare di notte che ormai non riconosco più le strade di giorno.
Di notte non uso il navigatore, di giorno si, non riesco ad orientarmi con tutta quella luce, tutti quei dettagli, mi sembra di non trovarmi su quelle strade che di notte mi scorrono davanti, con i catarifrangenti che mi fanno l'occhiolino quando li illumino con i fari della mia macchina.
La mia macchina. La mia seconda casa,
Il mio armadio, la mia amica.
Facevo il pieno, e compravo al primo autogrill tutto ciò che mi serviva durante il viaggio. Pocket Coffee, acqua, Redbull, patatine.
Quando parlo di viaggi, parlo di 600 o 1000 km in una notte, viaggiavo letteralmente incontro all'alba. Ricordo che ho visto mille albe sorgere dal mare sulla costa di Pescara, ogni volta alla stessa ora mi ritrovavo li. Sembrava un appuntamento.
Spesso mi chiedevano che musica ascoltassi mentre ero in viaggio, avevo delle playlist con musica tranquilla, spaziavo dal jazz noir agli album degli Enigma, a volte ascoltavo degli audiolibri, quelle voci mi tenevano compagnia in quei viaggi solitari, a volte invece facevo centinaia di chilometri solo con il rumore del motore. In silenzio.
L'autocruise mi permetteva di guidare ad una velocità costante e stare seduto scomposto sul sedile. Poi arrivò un regalo di un amico. Un termos.
Quella fu la fine. Non mi fermavo nemmeno per il caffè in autogrill.
Una volta offrii del caffè ad una volante della stradale che mi fermò in autostrada, li incontrai più volte durante i miei spostamenti, sempre le stesse raccomandazioni, la stretta di mano, solida, sicura amichevole.
<<Prima ti ho chiesto cosa ti rendeva triste, e mi hai parlato di quella probabile forma di stanchezza, depressione, ma mi sembra di capire che al volante tu ti sentissi in qualche modo, felice, tranquillo..>>
<<Guidare mi è sempre piaciuto, ho preferito a volte la macchina ad un aereo, se lo spostamento era fattibile in macchina, se non avessi fatto il dj, avrei potuto forse fare il camionista. Ma amavo guidare dopo essermi esibito, dopo la serata, prima mi sembrava di andare verso il patibolo.
L'umore era diverso, la guida era diversa>>
<<E cosa ti spingeva allora a macinare chilometri e a metterti nella condizione di essere nella stessa notte in tanti luoghi e dimensioni? Era per sfidare te stesso, o cosa?>>
<<La responsabilità. Avevo delle responsabilità nei confronti della gente, di chi mi aveva chiamato, avevo dei contratti da rispettare, provavo a mettere il mio nome in locandina nella stessa notte in posti diversi per non smettere di dare una colonna sonora a quella condizione di malessere, era diventato un circolo.
Non era una sfida, non ho mai sfidato me stesso perché sapevo benissimo cosa sarei stato in grado di farmi da solo, e sapevo contro che gigante avrei combattuto. Ricordo una volta di essere partito da Lecce, arrivato a Brindisi, fatto una data a Taranto e poi essermi trasferito a Campobasso per un after, e poi sono tornato a Brindisi..
<< Non ti sentivi mai stanco?>>
<< Dormivo 3/4 ore al pomeriggio e poi ricominciavo a lavorare, diciamo che mi ero disabituato a dormire come una persona normale...>>
Karassiopoulos - Ero Dj Morph, Autopsia di un dj
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karassiopoulos · 2 years
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Ieri ho perso il lavoro.
Erano le 14.28 circa..
Per spiegare come sono andate le cose devo fare un elenco di responsabili dell'accaduto.
Alessandro, Daniele, Simone, Manuele, Piero, Marco, un pallone, due carrelli per la spesa, il sole cocente, un parco semivuoto, e me.
Me ne stavo tranquillamente seduto su quella panchina adiacente al mio posto di lavoro che osservavo il tempo scorrere attraverso l'ombra di un filo di erba venuto fuori da una crepa dell'asfalto, che ad un tratto ho pensato tra me stesso "Ma con tutti i posti disponibili per crescere ti sei proprio scelto il centro di una strada trafficata?"
Ed ad un tratto mentre sorseggiavo un po' di acqua ho sentito quella voce "E con tutte le prigioni che ti potevi scegliere mi spieghi perché hai scelto quella più luccicante?"
Mi sono guardato in giro, ho aspettato un po' ed detto ad alta voce << Chi ha parlato?>>
Quella voce ha parlato di nuovo
<<Ho parlato io, sono qui, sono il filo d'erba imbecille, che poi altro che filo d'erba io sono una Ceterach Officinarum, cominciamo a mettere i puntini sulle i. Allora, ti stai prendendo la tua ora d'aria?>>
<<Mezz'ora..ho solo mezz'ora>> ho risposto
<<Mmm e poi sarei io quello in pericolo qui in mezzo alla strada>> ha continuato
<<Perché io sarei in pericolo?>>
<< Tu ti senti al sicuro seduto su quella panchina al sole, con un conto alla rovescia nella testa?>>
<<Che c'è di male a stare su una panchina?>>
<<Tic tac tic tac tic tac>>
<<Smettilaaaa>>
<<Tic tac tic tac tic tac>>
<<Si può sapere che cosa vuoi me?>>
<<Alzati>>
<<Alzarmi? Per fare cosa?>>
<<Va a giocare a pallone con quei ragazzini laggiù>>
<<Quali ragazzini>>
<<Sono laggiù, io non posso vederli ma sento le loro voci, va a giocare con loro>>
<<Ma non ho mai giocato a pallone io!!>>
<<Appunto, va a giocare forza>>
Mi sono alzato da quella panchina e mi sono diretto verso sei ragazzini che stavano giocando con un pallone in mezzo al parcheggio usando dei carrelli della spesa come pali per le porte.
<<Ciao ragazzi, facciamo due tiri insieme?>>
Ora potete immaginare le facce di sei ragazzini nel 2022 avvicinati da un adulto che chiede di giocare a calcio?
Si sono guardati un attimo tra di loro e hanno annuito.
Il resto è riassunto così.
Il pallone è finito tre volte contro la vetrata del Mc Donald, la guardia di sicurezza di Mediaworld è diventato il secondo portiere, a metà del primo tempo, uno dei ragazzi della squadra di Marco viene espulso dall'arbitro, il direttore di Ovs, che in concerto con i guardalinee, rispettivamente uno dei commessi di Cisalfa e uno dei cassieri del Mc Donald notano un fallo.
Daniele batte la punizione.
La palla supera la porta fatta di carrelli e va a sbattere su una Mercedes Classe C targata EL486ST. Il proprietario urla da lontano parole irripetibili.
Verso la fine del primo tempo, una voce femminile mi urla come mia madre mi urlava quando non volevo uscire dal mare nelle mie estati da ragazzino, non capisco cosa dice perché le voci del coro dei commessi di Happy Casa copre la sua voce, sento chiamarmi a gran voce, acclamato come se fossi un bomber.
È stata una partita entusiasmante, <<Da rifare da rifare>> dice il direttore di Ovs <<Potremmo fare un campionato>> aggiunge il direttore di Cisalfa.
<<Sei licenziato>> dice la direttrice di Citymoda.
Vabbè.
La partita è finita 3 a 2 per la mia squadra.
Ho il ghiaccio sul ginocchio mentre scrivo, quel solito ginocchio che non vuole fare quello che la testa gli dice, e credo di aver preso un sacco di sole sulla testa.
Ma sono contento, bravi tutti..facciamolo sto campionato!!! Ecchecazzo!!!
Karassiopoulos - Il licenziamento e Il campionato
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karassiopoulos · 2 years
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A noi sembra che la felicità sia completamente imprevedibile, ed è un terribile errore. Spesso non riusciamo a trovare in nessun modo la nostra costante felicità, ma lasciatevi dire questa cosa, che voi possiate crederci o no, la felicità è prevedibile, e può essere spiegata con una formula matematica. Ed è una formula molto molto semplice, se ci pensate, la felicità non dipende da quello che la vita ci dà, la felicità dipende da quello che la vita ci dà in relazione a ciò che vorremmo che la vita di desse. Per spiegare la formula della felicità in poche parole: eventi meno aspettative. Quando gli eventi della mia vita, soddisfano le mie aspettative o le superano, mi sento felice. Ciò vuol dire che la felicità non è ciò che crediamo che sia, non è ciò che ci fanno credere che sia, con tutte le inutili cose che ci toccano, attraversano, e sporcano in questa società. La felicità è la semplice sensazione di calma e appagamento che percepite quando accettate la vita così com'è. Ve lo dico chiaramente. La felicità è una scelta. Ho scelto di ricevere in dono questo tramonto invece di buttarmi sul letto perché mi sentivo affaticato e stanco. E sono felice.
Scegliete. Investite il tempo per la vostra felicità, scegliete, la bellezza della nostra vita è la possibilità di scegliere. Siate generosi con voi stessi, traete beneficio da questa generosità, nessuno più di voi può andare nella giusta direzione, ciò che scegliete vi porterà a piccoli passi verso il sentiero della pace con voi stessi, e qui, alla felicità.
Karassiopoulos
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karassiopoulos · 2 years
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Torno sempre con emozione in questo posto, che è il posto dove decisero di lasciarmi, è il primo posto che ho visto su questo pianeta, stesse nuvole, stessa polvere sotto i piedi. Ho lasciato la macchina quattro o cinque chilometri più il là, laggiù, mi sono tolto le scarpe e ho camminato fino in cima. Levo le scarpe quando vengo qui perché voglio riprendere il contatto che ho con lei, lei che mi ha accolto senza fare domande, come se fossi un suo figlio, io che venivo da un pianeta lontano. Giunto sulla cima mi siedo per terra alla maniera degli antichi Egizi, con i palmi delle mani dolcemente stesi sulle gambe, e parlo con i miei genitori, quelli che avevo prima, di arrivare qui sulla Terra.
Chiudo gli occhi e più li tengo chiusi e più ci vedo lontano, quando fui una gentile ancella, o la spiga che il vento faceva danzare in quella pianura, mentre il mio petto si espande, respiro aria di battaglie e posti sconosciuti, mi ritrovo ad essere un navigante che non tocca mare, un pescatore di anime. La pioggia che cade bagna i miei vestiti, scorre nella mia anima, e mi nutre, come quando ero spiga.
L'animo si divincola dalle asperità, e vola in alto, e torna indietro..sottrae la distanza da me stesso, ne gioisce il cuore.
Karassiopoulos - Milioni di vite
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