https://klimt7.tumblr.com/archive
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Un curioso controcorrente.
Un visionario appeso al filo di aquilone di immagini e parole. Oscillo fra lampi di intùizione e la mia stessa confusione. Scrivo e mi appunto cose, appunti di viaggio, note a margine. Perchè rischiamo tutti di morire di una malattia: la banalità che tolleriamo, il male che non combattiamo dentro di noi, il vuoto che ci riempie i polmoni,
al posto dell'ossigeno.
Amo il Mare, le Dolomiti, i Boschi, la Pioggia, la Musica, la Neve
il Profumo del fuoco nel camino,
i Libri e le Librerie, la Cioccolata calda bollente, i Bar coi tavoli fuori.
E poi i disegni a matita.
Il mio numero è il 7.
Adoro Gustav Klimt, Vincent Van Gogh, Philippe Delerm, David Grossman, Hermann Hesse, Anäis Nin, Marguerite Duras, Goliarda Sapienza, Camus, Ingeborg Bachmann, Agota Kristof e tantissimi altri, che sotto forma di Arte, ci hanno lasciato
una traccia di luce.
Mi piace condividere
le cose belle che incontro,
con le persone che non hanno perso
la propria vena creativa.
La propria anima più segreta
E talvolta,
quando questo succede,
inspiegabilmente,
mi sento felice.
È candidato da meno di 48 ore e il generale Vannacci ha già inanellato una quantità abnorme di dichiarazioni tecnicamente fasciste.
“Classi separate per studenti disabili”.
Ovvero segregazione e discriminazione. L’idea che esistano cittadini di serie a e di serie b e che i primi non possano e non debbano essere ostacolati dai secondi. Puro abilismo.
“Non sono le forze dell’ordine a picchiare gli studenti, sono gli studenti a mettersi nelle condizioni di essere manganellati”.
Ovvero repressione squadrista.
E l’idea malsana, tossica, insopportabile del “se la sono cercata” tanto cara al partito che, non a caso, l’ha candidato.
Infine, l’espressione che in fondo le contiene tutte: il Vannacci pensiero.
“Mussolini? Era uno statista”.
Ovvero apologia del fascismo e revisionismo storico.
E qui non esiste neppure una risposta. Basterebbe aver studiato o quantomeno letto qualche libro di Storia, questa sconosciuta.
La verità è che il generale Vannacci non va ignorato. Va smentito, sconfessato, sbugiardato nel merito dei suoi deliri.
Ma, soprattutto, il prossimo 8 giugno, bisogna fare quella cosa che per anni a sinistra in troppi hanno smesso di fare: VOTARE.
The beauty of life is magic. The beauty of life is the next second that hides thousands of secrets. I wish that every second of your life will be wonderful 💕
Nell'Arte Greca Antica il nudo maschile era prevalente rispetto a quello femminile, in particolar modo nel periodo arcaico. L'estetica maschile si associava al corpo nudo degli atleti normalmente esposto durante l'allenamento e le competizioni mentre la donna era più tipicamente rappresentata vestita.
Nell'Arte Romana l'armonia del nudo maschile ha un ruolo meno centrale pur restando ben presente in continuità con l'Arte Classica. Particolare enfasi viene posta sulla rappresentazione fallica associata al culto di Priapo e all'arte erotica.
L'arte successiva risente all'opposto della colpevolizzazione del desiderio sessuale e in particolare delle pulsioni diaboliche attribuite al membro maschile. La nudità integrale, in particolare quella maschile, è quasi completamente bandita dalle rappresentazioni artistiche.
Nel corso del '400 il David di Donatello torna a infrangere il tabù del nudo maschile pur con sembianze esili e adolescenziali che ne mitigano la caratterizzazione sessuale. Nel secolo successivo è Michelangelo ad affermare senza compromessi la fisicità maschile nonostante i successivi interventi di censura come quello per coprire le nudità nel Giudizio Universale. Il suo David rappresenta ancora oggi l'esempio di armonia e bellezza del corpo maschile che nulla ha a che fare con i fantasmi dell'oscenità e della vergogna.
Lo studio dell'anatomia umana e l'allentarsi della morale sessuofobica ha nel tempo riabilitato il nudo nell'arte. Molto presente nell'esercizio accademico il nudo maschile resta tuttavia in secondo piano rispetto a quello femmile.
Ciò può riflettere la moderna tendenza culturale ad oggettificare il corpo e la bellezza femminile. Allo stesso tempo vi si può riconoscere un persistente pregiudizio verso la nudità maschile, non piu valorizzata nella sua estetica ma più spesso associata a dimensioni di volgarità e pornografia.
L'arte racconta i vissuti profondi di ogni cultura ed ha il potere di influenzarli accompagnandone l'evoluzione. Stereotipi e pregiudizi di genere che ancora agiscono nella nostra società possono essere contrastati anche con la potenza comunicativa dell'arte e della creatività.
Laurits Tuxen "Nudo maschile nello studio di Bonnat" (1877), Olio su tela 65,2 x 50,3 cm.