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When the pawn
When the Pawn Hits the Conflicts He Thinks like a King
What He Knows Throws the Blows When He Goes to the Fight
And He'll Win the Whole Thing 'Fore He Enters the Ring
There's No Body to Batter When Your Mind Is Your Might
So When You Go Solo, You Hold Your Own Hand
And Remember That Depth Is the Greatest of Heights
And If You Know Where You Stand, Then You Know Where to Land
And If You Fall It Won't Matter, Cuz You'll Know That You're Right
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Elegy Written in a Country Churchyard 🪦
Some village-Hampden, that with dauntless breast The little tyrant of his fields withstood; Some mute inglorious Milton here may rest, Some Cromwell guiltless of his country's blood
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Quest'identità mi sfugge come un pesce tra le mani 𓆝 𓆟 𓆞
Adoro Pinterest, è l'unico social che riesco a guardare senza farmi venire la nausea Io lo uso così: se incontro qualche immagine che tickles my brain at the right spot, la salvo sul profilo📌 Ed è così che sono usciti fuori questi bei mosaici disordinati adventurecore / whatever core this is ⇩


Ma poi - e proprio su Pinterest - mi sono imbattuta in questo:

LOST MY SENSE OF SELF I have lost myself in the void of the internet. I can no longer simply exist. I must display a collection of products, that create a concept of how I want the internet to percieve me. I am no longer a person but a brand.
E mi rispecchio profondamente nell'ultima frase, perché gestisco la mia vita come se fosse un azienda:
faccio pianification degli obiettivi che voglio raggiungere : imparare 7 lingue entro la fine dell'anno, ritornare a suonare la chitarra, fare workout&meditazione ogni giorno - Insomma tutte quelle cose che facevo fare al mio ♦ Sim ♦, però qui non posso usare /motherload, /stats.set_skill_level etc etc
sul mio diario faccio data analysis, liste di pro e contro, di risorse, del feedback delle persone su di me. Non scherzo quando vi dico che in uno dei miei diari del 2018 ci sono pagine e pagine dove recensisco ogni parte del mio corpo da 1/10, con tanto di illustrazione.
ma principalmente faccio brand identity. Raccolgo attorno a me degli oggetti, come se fossi una mummia nell'Antico Egitto. Questo è il mio corredo funerario e io sono morta.
A questo ci starebbe continuare con un discorso sul ruolo degli oggetti nella storia dell'umanità. Magari qualche libro sull'antropologia degli oggetti sarebbe l'ideale, o antropologia di qualsiasi cosa stia succedendo alla mia identità, che cosa è e dove cercarla (a questo punto, più che di un libro, necessiterei di una mappa)
p.s. scusate per il discorso un po' "we live in a society"
p.p.s. poi mi sono anche accorta che non scatto più foto. Salvo foto degli altri, ma non creo più foto. Credo di aver scambiato il minimalismo con l'annullamento totale della mia persona, di essermi svuotata così tanto che non faccio altro che consumare contenuti. c'è tanto da dire, magari approfondisco in un altro post
꩜ 04.09.2024, T.
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il passato: un rullino
Appena questa vita sembra consistente, presente (e non da me proiettata), quando perciò è chiaramente autonoma rispetto al mio pensiero - è lì che improvvisamente foro lo spazio-tempo.
Lì, con gli occhi fissi nella loro proiezione chirale, mi impegno a scandire le impressioni ancora vivide.
Ed è come srotolare un rullino, che preservo avidamente prima che venga afferrato da qualcuno e manipolato, e poi restituito a me con fotogrammi invertiti, sovrapposti, omessi.
Adesso le immagini vorticano nella memoria, s'avvicinano e si staccano da me. Mi reclamano a volte come loro protagonista, a volte come loro artefice, fino a ridurmi a spettatrice.
vi butto dei pensieri di oggi, molto grezzamente:
l'intenzione loro è chiara: quella di proteggermi ma non fanno altro che farmi capire che, quella sera, in verità è stato tutto il mondo complice. mi stanno dicendo che, quella sera, tutto il mondo mi ha stupxata.
꩜ 02.09.2024, T.
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L'innominabile
Mi ritrovavo a confrontare i diversi termini per definire ciò che mi è accaduto il mese scorso, e mi sono accorta di riuscire a comunicarlo senza troppi fastidi col vocabolo inglese:
/reɪp/
È un trillo rapido, che s' affaccia fuori dalla bocca con una r biascicata, e si conclude con un flebile scoppio della p. Lo pronuncio ed è già distante chilometri da me e dal mio vissuto.
︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿ ︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿︵‿
Ho allora curiosato - facendo uso di Google Translate - le diverse locuzioni nelle lingue che più mi diverte spulciare negli ultimi tempi, ossia: russo, spagnolo, francese e tedesco;
/ɪznɐˈsʲiɫəvənʲɪje/
sembra tracciare una sinuosa curva nell'aria, disegnarci uno scivolo.
/fɛɐ̯ɡəˈvaltɪɡən/
una parola tedesca come un'altra, non smuove nulla nel mio spirito. Probabilmente composta, fondendo due significati con la logica, attaccando i concetti tra loro come toppe, come accade di solito con questa lingua.
/ʁɑpe/
la r francese conferisce più vigore alla parola, ma si esaurisce presto.
Sembra quasi un tentativo di francesizzare l'analogo inglese, scimmiottandolo (quando semplicemente condividono la stessa origine latina: rapere, "to snatch, to grab, to carry off" ed altri significati simili).
Infine, in spagnolo:
/bjo.laˈθjon/
Un suono dolce, sciropposo.
Ma nulla come il termine italiano. Quello si blocca in gola, scoppia e - con la bocca serrata che ne impedisce l'uscita - tuona nel cuore.
IPA lo scrive così: /ˈstuː.pro/, ma io lo sento così:
ssssSTTHUPHRRRRRO.
La S che sibila; L'impatto della T, freddo come un piatto di batteria, e la P la sua grancassa; La R che scuote me e l'ambiente che la riceve; La O che non conclude l'esplosione ciò che l'ha preceduta, non offre alcuna risoluzione.
È amaro, duro, e pronunciarlo mi costa uno sforzo enorme da come vibra con violenza le corde vocali e riverbera nelle ossa, in tutta la mia carne ed il mio spirito.
Per ora rimarrà: quella cosa, l'innominabile fatto, l'episodio sconveniente, la penosa storiella, l'interminabile incubo...e altri colorati abbinamenti tra aggettivi e sostantivi disparati.
Finché non riuscirò a dirlo, mi godo quest'esercizio di scrittura creativa.
🎧 Anche se non trovi le parole - Elisa
꩜ 25.08.2024, T.
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