Tumgik
Link
Ringrazio Salvatore Papa per avere posto una serie di questioni e di averlo fatto senza celare il dissenso, invitandoci a discutere proprio in un momento di pensieri sul futuro. Da parte mia sogno di vivere in una città dove sia possibile discutere, accapigliarsi, dirsi in faccia "la penso all'opposto". Una città dove sia dismessa la sagacia e ci si confronti sulle questioni del presente, sulle possibilità future e sulle ferite del passato. Una città dove il dissenso non resti silenzioso ma si faccia leva di mutamento.Nel merito dell'articolo, per prima cosa eviterei di parametrare i ragionamenti sull'ultima estate e su quella precedente, tutte le "emergenze generate dall'emergenza globale" credo abbiano influito in modo tale da imporci un piano della discussione (1) concretissimo, urgente, legato a bisogni e situazioni immediate e un secondo piano (2) dove siamo chiamati a discutere di direzioni generali, del progetto di città che vogliamo. Fatichiamo a scindere i due piani, a volte non si può perché le urgenze vengono prima delle tensioni generali, altre volte ci "accontentiamo" solo del primo, o lo sovrapponiamo al secondo e finisce che appiattiamo il ragionamento sul presente o sul dopododomani.
Nel merito forse del secondo piano provo a aggiungere qualche pensiero. La rigenerazione urbana è molto difficile che sia rigenerazione di immobili e che sia tutta in capo al pubblico, rigenerare spazi vuoti costa tantissimo, poi questi diventano contenitori costosissimi che faticano a sostentarsi e che non possono semplicemente competere sul mercato, a meno di trasformarsi in imprese di ristorazione. È una sfida immensa, che forse è bene porre dal punto di vista della "rigenerazione delle comunità". Lavoriamo a un modello di cultura "generata dalle comunità", dove sia chiara anche la diversità di ruoli, la differenza fra professionismo e amatorialità, fra ricerca e conservazione, cosa non semplice da immaginare e che non coincide con quella che quella che con troppa semplicità chiamiamo "arte partecipativa". 
Non posso che concordare sul fatto che il legame fra cultura e turismo lo dobbiamo ripensare e reimpostare. C'è il rischio del pullulare di eventi in stile "fiera" o Capitale Europea della Cultura, un hype momentaneo o che comunque tende a livellare al ribasso le esperienze, favorendo le legittime proposte di svago e intrattenimento (io turista arrivo in città, corro da un posto all'altro, scelgo di vedere qualcosa di leggero e che già gode di grande visibilità). Puntiamo sulla complessità, promuovendo esperienze anche marginali, in quartieri periferici, con linguaggi solo di intrattenimento.Cultura e turismo: puntiamo sul legame fra complessità (dei processi artistici e culturali) e narrazione delle comunità e degli abitanti (un modo di pensare al turismo che non sia marketing territoriale).
Sottotraccia dobbiamo chiederci quale immagine vogliamo dare dell'arte e della cultura. L'arte è una forma di conoscenza ed educazione? È incontro e relazione? È emancipazione o "distinzione"? È divertimento, accoglienza? È discussione?  Forse tutto questo e ancora altro, ma forse una "politica culturale" deve prendere posizione, scegliere, indicare strade e non volere mettere tutti sempre d'accordo. È vero che negli ultimi anni alcune esperienze di autogoverno e di biodiversità (parola di moda ma meno fastidiosa di resilienza) si sono interrotte. In quegli spazi si sono spesso incubati linguaggi del futuro, anche nell'arte, erano spazi per la ricerca senza l'imperativo della produzione. In generale sono venuti a mancare luoghi dell'alternativa, luoghi non direttamente afferenti alle politiche comunali. Luoghi dove giovani e non possano agire liberamente e collettivamente (in qualunque campo). Nella ricerca della "nuova anima" di Bologna, dovremo tutti chiederci come "lasciare spazio" a chi cresce, a chi autogenera occasioni e spazi, anche a chi si pone "fuori" o in contrasto (certo nei margini di ciò che è lecito), perché tutti i contraltari possono servire per guardarci, imparare, discutere, costruire. Questa è forse la sfida più grande.
0 notes
Text
Offerta culturale e accessibilità
Tumblr media
Fra le persone che ho incontrato nella mia inchiesta su arte, cultura educazione a Bologna c'è l'amica e collega Sara Fulco, operatrice culturale, attiva da anni nel tessuto teatrale e artistico della città .Insieme abbiamo ragionato di questioni molto concrete, necessità e punti critici sui quali lavorare per immaginare un'offerta culturale realmente accessibile.
  - Serve una mappatura di tutti i luoghi della cultura cittadini che permetta alle persone disabili di capire quali "condizioni" trovare ma anche che solleciti l'adozione di condizioni simili: ci sono spazi di fruizione riservati? Parcheggi riservati? Ci sono ascensori, e in quali condizioni? Il personale è nella condizione di accogliere e accompagnare, una volta giunti negli spazi? Sono previste repliche/recite/spettacoli per non udenti tramite sottotitoli? O audiodescritte per non vedenti? In ogni struttura occorre lavorare per soddisfare queste e altre necessità e possibilità.
- Serve "completare" l'accessibilità anche dal punto di vista dell'acquisto online, in tutte le strutture, evitando che i biglietti per persone diversamente abili debbano essere acquistati solo in loco
- Serve ragionare sull'accessibilità anche "prima" di arrivare nei luoghi della cultura (teatri, cinema, sale concerti ecc). Molti hanno lavorato abbattendo le barriere architettoniche, dunque sul "durante"; spesso però servono accompagnatori per arrivare sui luoghi, c'è tutto un "prima" sul quale occorre porsi domande insieme in sinergia con le istituzioni e istituti culturali della città.
- Per riflettere e lavorare su queste e altre istanze, sarebbe auspicabile che ogni struttura avviasse confronti continuativi e "tecnici" con persone che abbiano chiare le istanze legate all'accessibilità.
- Un aspetto culturale e non solamente cittadino riguarda il riconoscimento professionale delle persone disabili, che deve essere garantito e con mansioni adeguate a seconda delle esperienze di studi e lavorative svolte. Senza monetizzare la disabilità.
In generale quella dell'accessibilità è una questione educativa: mettersi nei panni degli altri non è semplice e va incentivato ogni percorso che permetta a chi sta crescendo di capire i diversi gradi difficoltà legati alle diversità di ognuno/a
0 notes
Text
Arte, cultura, educazione: Bologna nei prossimi 10 anni
Tumblr media
27 settembre 2021, c/o Circolo Arci Ippodromo, Via di Corticella, 61, Bologna C'è un legame profondo fra educazione, arte e cultura da affermare ogni volta che possiamo. Tenendo conto della natura “interculturale” degli abitanti di Bologna, riferita alle diverse origini e provenienze di chi vive qui, ci domandiamo: che cosa abbiamo noi che non è presente nelle altre città? Che cosa manca a Bologna, che possiamo costruire o potenziare? Cosa dovremmo fare nei prossimi 10 anni, per riaffermare il legame fra educazione, arte e cultura? Ne parliamo con: > Antonella Agnoli, progettista, intellettuale, esperta di biblioteche > Enrico Baraldi, regista e attore > Nicola Borghesi, regista e attore > Matteo Casari, professore associato e teatrologo, Dipartimento delle Arti, direttore artistico festival Nipponica > Elena Di Gioia, direttrice artistica e curatrice > Roberta Paltrinieri, professoressa ordinaria e sociologa, Dipartimento delle Arti, responsabile DAMSLab Intervengono Lorenzo Donati, Elisa Pagani e altri candidatə della lista Matteo Lepore Sindaco
1 note · View note
Text
Inchiesta sulla città: arte, cultura, educazione a Bologna
In questi ultimi giorni che ci separano dalle elezioni del 3 e 4 ottobre voglio lanciare una piccola "inchiesta sulla città".  Dopo alcuni momenti di ascolto, raccolta e discussione collettivi come La fabbrica del programma e tutto il formidabile percorso di Incontra Bologna, sento l'esigenza di raccogliere ragionamenti, proposte, critiche concentrandomi sul mio specifico: cultura, arte ed educazione a Bologna. Tenendo conto della natura “interculturale” degli abitanti della città, riferita anche semplicemente alle diverse origini e provenienze di chi vive qui, vorrei domandarci: che cosa abbiamo noi che non è presente nelle altre città? Che cosa manca a Bologna, che possiamo costruire o potenziare? Ne parlerò con cittadinə, operatori culturali, artisti, docenti, organizzatori. Il materiale raccolto andrà a comporre un dossier che mi impegno a consegnare a chi si occuperà di cultura ed educazione nella prossima giunta comunale. Per propormi un incontro con la vostra realtà (club, teatro, cinema, associazione ecc.)  o per partecipare agli incontri come ascoltatorə/uditorə: scrivetemi a [email protected] Il 3 e 4 ottobre potete scrivere "Donati" mettendo una crocetta sul simbolo della lista civica Matteo Lepore Sindaco
0 notes
Link
A questa pagina è disponibile il PROGRAMMA DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA a sostegno della candidatura di Matteo Lepore a Sindaco di Bologna. Si vota il 3 e 4 ottobre 2021. Nella scheda azzura (consiglio comunale) è possibile esprimere la propria preferenza scrivendo “Lorenzo Donati” e barrando il simbolo della lista civica “Matteo Lepore Sindaco”
0 notes
Text
Un futuro possibile per chi cresce e studia
È necessario rafforzare il patto fra cultura, educazione e formazione non soltanto per allargare l’accesso all’offerta, nel segno del welfare culturale, ma anche per permetterci di parlare senza imbarazzo di futuro con chi sta crescendo e si sta formando. Di fatto tantissimi da Bologna arrivano, studiano e se ne vanno, non possiamo accontentarci della percezione di una città che offre tantissimo a giovani e studenti senza chiederci cosa accade al termine del percorso di studi. Dobbiamo domandarci attraverso quali percorsi a Bologna sia possibile restare e vivere e lavorare, incrociando i dati della popolazione universitaria con quelli dell'inserimento lavorativo, in ogni campo, anche in quei settori tradizionalmente meno stabili come le professioni legate alle arti e allo spettacolo. Cosa accade a chi ha 24/27 anni, dopo la laurea?
 Un dialogo virtuoso fra università e mondo del lavoro dovrebbe portare alla graduale diminuzione delle diverse forme di precarietà lavorativa che attendono i neolaureati, pensando al campo della cultura e non solo: stage infiniti, selva di prestazioni occasionali, scorciatoie di lavori "autonomi" dove si scarica sui singoli tutto il peso sociale del costruzione di uno stipendio...  università, imprese e amministrazione devono prendere tale questione nazionale e farne un problema "politico" cittadino, affrontandolo insieme. 
 Bologna potrebbe divenire il paradigma di una città che offre occasioni e concreti spazi di inserimento lavorativo, un modello di "trasparenza" e democratizzazione nell'accesso alle professioni, anche nella pubblica amministrazione. Una città dove chi ha 25 anni possa competere "alla pari" in un concorso pubblico, perché non ci sono sbarramenti di ritorno legati all'esperienza pregressa (questione cruciale e legata alla selva delle burocrazie italiane, alle nuove povertà, alla disoccupazione ma nei prossimi 10 anni è necessario occuparsene).
Bisogna scardinare la "congiura" contro i giovani in atto nel nostro paese: da un lato diamo loro scarsa considerazione e quasi nessuna responsabilità, in attesa che acquisiscano una "patente" per il mondo adulto (come se tutto quello che viene prima non avesse alcuna rilevanza sociale); dall'altro diamo loro possibilità scarse per accedere al mondo del lavoro dunque per crescere.
Ci proviamo, a Bologna?
*Suggerimenti di lettura*
Stefano Laffi, "La congiura contro i giovani: Crisi degli adulti e riscatto delle nuove generazioni", Feltrinelli, 2014 Marta e Simone Fana, "Basta salari da fame!" Laterza, 2019 
il 3 e 4 ottobre #scrividonati barrando il simbolo della lista civica Matteo Lepore Sindaco
Scrivetemi e cercatemi qui: [email protected]
0 notes
Photo
Tumblr media
MI CANDIDO, perché Per reimmaginare una tensione fra tradizione e innovazione in un paese spesso conservativo. Per la necessità di riappropriarci dello spazio pubblico dopo la pandemia. Perché chi ha meno di cinquant'anni non può più stare al tavolo dei bambini in attesa del suo turno. Per indirizzare e ripensare da dentro la politica culturale, spesso risolta in grandi eventi o succube del turismo. Per riaffermare il legame fra educazione e cultura, per ripensare quello con il turismo in una dinamica non estrattiva. Per immaginare una città policentrica. Per poterci permettere di parlare di futuro con chi cresce senza imbarazzo, saldando educazione, lavoro, alloggi a prezzi equi. Perché trovo un senso solo in ciò che nasce e cresce collettivamente, come la politica. Per questi e altri motivi e soprattutto per conoscere, dialogare, ascoltare, proporre, discutere, pensando in particolare alla cultura e all'arte a Bologna, ho scelto di candidarmi a consigliere comunale per la coalizione di centrosinistra con la lista civica Matteo Lepore Sindaco. Il 3 e 4 ottobre potete esprimere la vostra preferenza, mettendo una croce nella scheda azzura sul simbolo della lista Matteo Lepore Sindaco e scrivere "Donati" #scrividonati 
0 notes
Text
Turismo e cultura: per un modello non estrattivo
Occorre mettere in discussione il paradigma “estrattivo” che spesso lega il turismo e la cultura in Italia, fino alle aberranti metafore della cultura come “petrolio”. Il filo che lega cultura, viaggi e turismo non deve essere spezzato, tutti noi andiamo in cerca delle meraviglie del nostro paese, ci muoviamo, usufruiamo di servizi, ospitalità, ristorazione delle nostre città anche per godere del patrimonio culturale. Ma come non oltrepassare il limite che trasforma i centri storici in piccole Disneyland, uniformando l’immagine delle città a uso e consumo di selfie e cartoline? Forse è giunto il tempo di mettere in discussione il cosiddetto marketing territoriale, la creazione di brand associati ai territori, dove chi arriva è un consumatore ai cui "vendere" esperienze. Se dobbiamo esclusivamente vendere rischiamo di dare alimento a dei meri "prodotti tipici" che in realtà diventeranno appiattiti e omologati, arrivando così al paradosso di cancellare le tradizioni su cui si basa l’esistenza stessa del turismo e scartando ciò che è più in ombra o perché più accomodante, divertente, spensierato (scartando tutto ciò che richiede riflessione, pone dubbi, attiva pensieri complessi). Un turismo e una cultura non estrattive sono capaci di abitare i luoghi e le città rigenerando le comunità che le abitano, favorendo la nascita di professioni qualificate e competenze legate alle storie dei territori ma anche all’incontro con chi risiede temporaneamente in città, redistribuendo le risorse a tutti anziché lasciandole concentrate nelle mani di pochi. Come tenere questo rapporto in tensione, un turismo vivo di persone che si spostano per conoscere e che rispettino i luoghi, una cultura viva che anche nella relazione con i turisti rilancia una dimensione di cittadinanza critica e attiva? Come evitare che i centri storici restino praticabili solo per cene gourmet o costosi aperitivi? Possiamo inventarci, noi a Bologna, strategie e proposte che indichino una strada a livello nazionale? In un paese dove molti centri storici si stanno svuotando o sono arrivati ad assomigliarsi tutti, molte isole sono accessibili solo ai benestanti, molti borghi sono quasi del tutto abbandonati, perché non immaginare che gli indirizzi delle politiche urbane incoraggino quell'impresa culturale che guarda anche alla storia della città? Perché non favorire una sinergia concreta fra il tessuto delle imprese culturali e gli uffici turistici? Aggiornando le rispettive competenze, mescolandole. Perché non agire contro questo modello neoliberistico, che nel dogma del lasciar fare ha in realtà favorito l'uniformità, la semplificazione, strade maestre per mettere sotto il tappeto problematiche che comunque riemergono? Gli esiti li conosciamo bene: intere strade dove spariscono attività che non siano di ristorazione, altre con scarsi servizi e la sensazione, per la cittadinanza, della perdita di punti di riferimento. La risposta del “turismo che porta lavoro” non basta, perché sappiamo che il lavoro in questo settore è molto spesso precario, sfruttato e sottopagato. Parlare davvero di “turismo sostenibile” significa partire dal basso, dalle persone, dai diritti. Dalle idee, dalle energie e dalle competenze locali, dalla partecipazione reale alla trasformazione dei territori.
0 notes
Text
Cultura ed educazione
C'è un legame profondo fra educazione e cultura da mettere al centro degli indirizzi delle politiche cittadine. Quello che siamo dipende in grande parte dalle esperienze che facciamo, dai luoghi che visitiamo, dagli incontri con "gli altri" che avvengono anche attraverso l'arte, luogo di un potenziale confronto con l'alterità. Può essere grazie all'arte che incontriamo qualcosa o qualcuno che differisce da noi, dai nostri modi di pensare e ragionare. Può essere grazie all'arte che ci educhiamo a scardinare le chiusure identitarie e le "paure dei barbari", per dare forza a un processo emancipazione che alimenta il senso critico. Per farlo serve però una nuova utopia pedagogica e comunitaria, proprio nei prossimi anni, alle soglie di un isolamento che dovrebbe averci insegnato qualcosa. Dobbiamo riscoprire le dichiarazioni "massimaliste", innamorate, fondative di chi ha reimmaginato da capo una società in cui vivere: 1947, Piccolo Teatro di Milano: «Un teatro necessario come la metropolitana e i vigili del fuoco». 1953, Théâtre Nationale Populaire di Parigi: «il teatro sia un servizio pubblico come l’acqua, il gas e la luce». Riportando questi nodi nella città di oggi: dobbiamo potenziare o ricostruire il legame fra cultura, arte ed educazione. Ogni istituzione e istituto culturale e artistico, dai più grandi a quelli indipendenti, dovrebbe porsi il problema dell'educazione, articolando percorsi di relazione strutturali con studenti e giovani, ovviamente trovando negli indirizzi delle politiche culturali ed educative delle sponde e delle occasioni di sostegno; d'altro canto ogni istituto educativo, formativo e scolastico dovrebbe generare relazioni non occasionali con chi opera nell'arte e nella cultura. Servono ovviamente azioni di sistema a livello nazionale, noi possiamo indicare la via, sperimentando in città. «Così abbiamo capito cos'è l'arte. È voler male a qualcuno o a qualche cosa. Ripensarci sopra a lungo. Farsi aiutare dagli amici in un paziente lavoro di squadra. Pian piano viene fuori quello che di vero c'è sotto l'odio. Nasce l'opera d'arte: una mano tesa al nemico perché cambi». Don Lorenzo Milani, Lettere a una professoressa, 1967
3 notes · View notes
Text
Perché mi candido
Perché credo di potere mettere a disposizione della città tanti anni di discorsi, relazioni, viaggi, esperienze vissute nel teatro, nell'arte, vicino alle organizzazioni culturali, ai bisogni e desideri di compagnie, artisti, spettatori, fruitori, cittadinə.
Perché penso sia utile occuparsi di cultura "da dentro", dunque dibattere, dissentire, agire sugli indirizzi e sulle politiche partendo dalla conoscenza e dall'ascolto del sistema culturale e artistico.
Perché credo nella tensione fra tradizione e innovazione, da "scoprire" la prima e da difendere la seconda, in una società che tende al conservartorismo.
Perché in Italia e nelle città c'è una questione generazionale che non può più essere elusa. Anche nella cultura serve un ricambio, un riciclo di idee e progetti, un mescolamento di provenienze ed esperienze che renda possibile rinnovare prassi e idee. Chi ha meno di 50 anni non può più starsene al tavolo dei bambini in attesa del suo turno.
Perché dobbiamo ripensare lo spazio pubblico della città, anche a Bologna, restituire delle zone aperte e di "vuoto" dove chi abita possa riconfigurare lo spazio, ridefinirne usi e abitudini dopo la pandemia, riprendendo confidenza con gli altri, con l'incontro, con ciò che è "comune" e non privato.
Perché è urgente dare forza al legame fra cultura ed educazione. Come si scriveva in passato, l'arte e la cultura devono essere pensati come beni primari essenziali, non si tratta di accessori o abbellimenti ma di tasselli fondanti di un'esperienza educativa permanente.
Perché dobbiamo interrogarci su una dimensione policentrica della città. Non un solo centro pieno di servizi e offerte, col rischio di sovraffollamento di abitanti temporanei, ma tanti centri con servizi, offerte, proposte, comunità differenti.
Perché dobbiamo mettere in discussione il paradigma "estrattivo" che spesso, in Italia, lega la cultura al turismo. Tutti andiamo in cerca delle meraviglie del nostro paese, ma come non relegare la cultura a prodotto da "vendere" per selfie e cartoline?
Perché vorrei una città dove parlare di "futuro" con chi cresce senza imbarazzo, una città in cui educazione, formazione e lavoro abitano lo stesso piano discorsivo, dove il welfare arriva a occuparsi delle difficoltà di chi cerca una casa dove vivere, temporaneamente e non.
Perché i partiti dovrebbero mettersi in ascolto di queste e altre istanze.
Per questi e altri motivi e soprattutto per conoscere, dialogare, ascoltare, proporre, discutere, pensando in particolare alla cultura e all'arte a Bologna, ho scelto di candidarmi a consigliere comunale con la lista civica Matteo Lepore Sindaco.
Il 3 e 4 ottobre potete esprimere la vostra preferenza nella scheda azzurra (consiglio comunale) mettendo una croce su “Lista civica Matteo Lepore Sindaco” e scrivere "Donati"
0 notes
Text
Chi sono
40 anni, nato in Romagna, sposato. Sono operatore culturale, giornalista e dottorando in discipline teatrali al Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, ho collaborato con enti pubblici e privati in processi di partecipazione e di progettazione e curatela artistica. Sono strenuamente convinto del valore politico dell'educazione e del potenziale di emancipazione della cultura, per questo conduco numerosi laboratori di alfabetizzazione, educazione alle arti, racconto e scrittura in scuole secondarie, università, festival e teatri. Studio i meccanismi artistici di “scrittura con la realtà”, raccontando le poetiche di gruppi e artisti emergenti. 
Da sempre cerco di praticare e costruire spazi d’azione per visioni collettive, per immaginare una politica di sinistra. Ho preso e prenderò innumerevoli autobus, treni e biciclette per manifestare per la scuola pubblica, contro la guerra, per i diritti, contro lo sfruttamento del lavoro, della terra, degli spazi di autonomia nelle città, per l’autodeterminazione di comunità e gruppi di giovani, contro i razzismi. 
Cucino per gli amici e quando posso vado in cerca del mare e di funghi.
Mi sono laureato al Dams di Bologna, dove figuro fra i docenti del Master in imprenditoria dello spettacolo, con una tesi sul teatro argentino di Buenos Aires nella post-dittatura. Sono tra i fondatori del gruppo Altre Velocità e faccio parte di giuria e Comitato di gestione dei Premi Ubu. Ho lavorato per il Comune di Ravenna per la candidatura a Capitale Europea della Cultura, sono stato consulente alla direzione artistica del festival di land art Terrena (2019). Conduco il laboratorio universitario "Bologna Teatri" con M. Marino presso La Soffitta / DAMSLab. Dal 2020 co-dirigo “La Falena”, rivista prodotta dal Teatro Metastasio di Prato e nel 2021 entro a far parte del “Gruppo di ricerca sul campo” del Festival Cantieri Culturali Firenze, della Compagnia Virgilio Sieni. Nel 2018 ho curato, con R. Mazzaglia, "Crescere nell'assurdo. Uno sguardo dallo stretto" (Accademia University Press). Sono candidato a consigliere comunale con la lista civica Matteo Lepore Sindaco. Il 3 e 4 ottobre potete esprimere la vostra preferenza nella scheda azzurra (consiglio comunale) mettendo una croce su “Lista civica Matteo Lepore Sindaco” e scrivere “Donati”
1 note · View note