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C’è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.
C’è come un rosso nell’albero, ma è
l’arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch’essi pesano.
Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d’un destino
di uomini separati per obliquo rumore.
Amelia Rosselli da “Documento”, 1966-1973, in “Amelia Rosselli, Le poesie”, Garzanti, 1977

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Notte (Ada Negri)
Sul giardino fantastico
Profumato di rosa
La carezza dell’ombra
Posa.
Pure ha un pensiero e un palpito
La quiete suprema;
L’aria, come per brivido,
Trema.
La luttuosa tenebra
Una storia di morte
Racconta a le cardenie
Smorte?
Forse—perché una pioggia
Di soavi rugiade
Entro i socchiusi petali
Cade. –
…. Su l’ascose miserie,
Su l’ebbrezze perdute,
Sui muti sogni e l’ansie
Mute,
Su le fugaci gioie
Che il disinganno infrange,
La notte le sue lagrime
Piange.
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Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere con te e contro te; con te nel cuore, in luce, contro te nelle buie viscere;
del mio paterno stato traditore
– nel pensiero, in un’ombra di azione –
mi so ad esso attaccato nel calore
degli istinti, dell’estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza; è la forza originaria
dell’uomo, che nell’atto s’è perduta,
a darle l’ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più
io non so dirne, che non sia
giusto ma non sincero, astratto
amore, non accorante simpatia…
Come i poveri povero, mi attacco
come loro a umilianti speranze,
come loro per vivere mi batto.
ogni giorno. Ma nella desolante
mia condizione di diseredato,
io possiedo: ed è il più esaltante
dei possessi borghesi, lo stato
più assoluto. Ma come io possiedo la storia,
essa mi possiede; ne sono illuminato:
ma a che serve la luce?
(PP PASOLINI)
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Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio.
È una barca che anela al mare eppure lo teme.
(Edgar Lee #Masters)
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Ascoltare vuol dire
capire ciò che l'altro non dice
(Carl #Rogers)
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A galla di Eugenio Montale
Chiari mattini,
quando l’azzurro è inganno che non illude,
crescere immenso di vita,
fiumana che non ha ripe né sfocio
e va per sempre,
e sta – infinitamente.
Sono allora i rumori delle strade
l’incrinatura nel vetro
o la pietra che cade
nello specchio del lago e lo corrùga.
E il vocìo dei ragazzi
e il chiacchiericcio liquido dei passeri
che tra le gronde svolano
sono tralicci d’oro
su un fondo vivo di cobalto,
effimeri…
Ecco, è perduto nella rete di echi,
nel soffio di pruina
che discende sugli alberi sfoltiti
e ne deriva un murmure
d’irrequieta marina,
tu quasi vorresti, e ne tremi,
intento cuore disfarti,
non pulsar più! Ma sempre che lo invochi,
più netto batti come
orologio traudito in una stanza
d’albergo al primo rompere dell’aurora.
E senti allora,
se pure ti ripetono che puoi
fermarti a mezza via o in alto mare,
che non c’è sosta per noi,
ma strada, ancora strada,
e che il cammino è sempre da ricominciare.
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Paul #Eluard, Sogni
Malgrado le pietre
a immagine umana
rideremo ancora
malgrado i cuori
legati e mortali
viviamo in speranza
nulla ci riduce
a sogni senza sogni
a sopportare l’ombra
di un’ora simile
non c’è sull’ora
dubbio o sospetto
per sempre al mondo
tutto muove e canta
tutto muta e gode.
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Poco mi serve
(Velimir #Chlebnikov)
Poco mi serve.
Una crosta di pane,
un ditale di latte,
e questo #cielo
e queste nuvole.
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William #Blake, gli auguri dell'innocenza
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Leggendo Blanca Sarasua, Ballestas contra el miedo Mandami una lettera, anche se si perde.
Mandami delle candele accese, non so,
un monte, per esempio, che mi guardi dall’alto.
Mandami sonate, pergamene,
capitelli corinzi che puntellino
questa sdrucciolevole luce serale.
Qualcosa di Brahms, il mare e il suo epicentro.
Bandiere senza colori,
che si possano dipingere come si vuole.
E soprattutto aria, senza canali, aria libera.
Ma per ora, la lettera, anche se si perde.
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La più nobile specie di bellezza è quella che non trascina a un tratto, che non scatena assalti tempestosi e inebrianti (una tale bellezza suscita facilmente nausea), ma che si insinua lentamente, che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia.
Friedrich #Nietzsche
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Con il termine #angoscia (Angst) non intendiamo l’ansietà (Ängstlichkeit) assai frequente che in fondo fa parte di quel senso di paura che insorge con fin troppa facilità. L’angoscia è radicalmente diversa dalla paura. Noi abbiamo paura sempre di questo o di quell’ente determinato, che in questo o in quel determinato riguardo ci minaccia. […] L’angoscia non fa insorgere più un simile perturbamento. È attraversata piuttosto da una quiete singolare. [...] Tutte le cose e noi stessi sprofondiamo in una sorta di indifferenza. Questo, tuttavia, non nel senso che le cose si dileguino, ma nel senso che proprio nel loro allontanarsi le cose si rivolgono a noi. Questo allontanarsi dell’ente nella sua totalità, che nell’angoscia ci accerchia, ci angustia. Non rimane nessun sostegno. […] L’angoscia rivela il niente. (Martin #Heidegger, Che cos’è metafisica?, 1929) https://www.instagram.com/p/CoKBHiWNm0k/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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