Molta gente che avrebbe potuto essere felice, così come si può in questo mondo, si è rovinata coi libri. (Nino Pedretti)
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“Sai che ti dico? Secondo me nella filosofia c’è troppa violenza.”
(Toro Scatenato doppiato da Riccardo Pangallo)
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La cospirazione contro la razza umana - Thomas Ligotti, Il Saggiatore (2010)
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Torno al Pronto con una ragazza legata alla barella, Giulia la vede, le vengono gli occhi lucidi e protesta: la contenzione è un atto violento, toglie la libertà, va abolita e basta.
Giulia, hai ragione. Ma la violenza e la libertà sono tematiche psicologiche, non psichiatriche. Il paziente psichiatrico in acuto non concepisce il significato di violenza e libertà. Per lui è più rilevante la tematica esistere o non esistere. Talvolta ha bisogno di essere contenuto per ricomporsi nella sua unità, percepirsi, vivere. Se tu gli dai gentilezza e libertà, lo uccidi.
Mi guardi dubbiosa, provi a capire ma resti non convinta. Gli psicologi, è incredibile, vivono in un mondo psicologico!
Paolo Milone - L'arte di legare le persone, Einaudi (2021)
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Vedete! Io vi mostro l'ultimo uomo.
"Che cos'è amore? Cos'è creazione? Cos'è desiderio? Cos'è stella?" - così domanda l'ultimo uomo, ammiccando.
La terra allora sarà diventata piccola, e su di essa saltellerà l'ultimo uomo, che tutto rimpicciolisce. La sua specie è inestinguibile, come la pulce terrestre; l'ultimo uomo vive più a lungo di tutti.
"Noi abbiamo inventato la felicità" - dicono gli ultimi uomini, ammiccando.
Hanno lasciato le terre in cui era difficoltoso vivere: perché si ha bisogno di calore.
Ammalarsi e diffidare per loro costituiscono una colpa: si procede con attenzione. Pazzo, chi ancora inciampa in pietre o in uomini!
Un po' di veleno di tanto in tanto: questo rende i sogni gradevoli. E molto veleno alla fine, per una gradevole morte.
Si lavora ancora, perché lavorare è un intrattenimento. Ma ci si cura che l'intrattenimento non prenda troppo.
Non si diventa più poveri o ricchi: entrambe le cose sono troppo seccanti. Chi vuole ancora comandare? Chi obbedire? Entrambe le cose sono troppo seccanti.
Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono uguali: chi si sente diversamente, va spontaneamente in manicomio.
"Un tempo erano tutti pazzi" - dicono i più raffinati, ammiccando.
Si è intelligenti e si conosce tutto ciò che è successo: così si può schernire senza fine. Si litiga ancora ma ci si riconcilia presto - altrimenti si guasta lo stomaco.
Si ha un piacerucolo per il giorno e un piacerucolo per la notte: ma si onora sopratutto la salute.
"Noi abbiamo inventato la felicità" - dicono gli ultimi uomini, ammiccando. -
[1883]
- Friedrich Nietzche - Così parlò Zarathustra, Feltrinelli (2017)
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La realtà, dissero ai presenti, non esiste come qualcosa che prescinde dall'atto dell'osservazione. Un oggetto quantistico non ha proprietà intrinseche. Un elettrone non si trova in nessun luogo fisso finché non lo si misura: appare soltanto in quell'istante. Prima della misurazione non possiede alcun attributo; prima dell'osservazione non lo si può nemmeno pensare. Esiste in un modo determinato solo quando viene rilevato da un determinato strumento. Tra una misurazione e l'altra non ha alcun senso chiedersi come si muove, cos'è o dove si trova. Come la luna per il buddhismo, una particella non esiste: è l'atto della misurazione a trasformarla in un oggetto reale. [...] Nessuno di questi limiti era teorico: non si trattava di una falla nel modello, di un limite empirico o di un problema tecnico. Semplicemente, là fuori non esisteva un «mondo reale» che la scienza potesse studiare. «Quando parliamo della scienza della nostra epoca,» spiegò loro Heisenberg «parliamo della nostra relazione con la natura non come osservatori obiettivi e separati, ma come attori del gioco tra l'uomo e il mondo. La scienza non può più confrontarsi con la realtà nello stesso modo. Il metodo basato sull'analizzare, spiegare e classificare il mondo ha preso coscienza dei propri limiti, limiti che nascono dal fatto che il nostro intervento altera gli oggetti che indaga. La luce che la scienza getta sul mondo non cambia soltanto la nostra visione della realtà, ma il comportamento delle sue unità fondamentali».
- Benjamin Labatut - Quando abbiamo smesso di capire il mondo, Adelphi (2021)
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Il Maestro e Margherita di Bulgakov - Alessandro Barbero (Scandicci Cultura, 2017)
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La prima legge sulla sterilizzazione degli elementi inferiori è stata promulgata nel 1907 negli Stati Uniti. Permetteva di sterilizzare i criminali incalliti e i malati di mente e nel 1914 vi furono inclusi i recidivi e gli alcolizzati e nel 1923 nel Missouri anche i ladri di galline di origine nera o indiana perché i ladri di galline di origine bianca avrebbero ancora potuto riallacciare il legame con la società lavorando assiduamente in vista del bene comune. E nel 1929 una legge sulla sterilizzazione fu adottata in Svizzera e in Danimarca e nel 1934 in Norvegia e nel 1935 in Finlandia e in Svezia dove rimase in vigore fino al 1975 e 13.810 uomini svedesi e 48.955 donne svedesi sono stati sterilizzati in applicazione della legge. Nei paesi di tradizione cattolica le leggi eugenetiche non esistevano perché i cattolici si opponevano alla teoria evoluzionistica e alla sterilizzazione e all'aborto e dicevano che nessuno aveva il diritto di togliere all'uomo ciò che Dio gli aveva dato mentre i protestanti dicevano che le mentalità progrediscono e che il rifiuto del progresso era tipico dei cattolici e che questo atteggiamento li contraddistingueva da quattrocento anni. Per sterilizzare gli individui inferiori nei paesi comunisti era sufficiente una raccomandazione medica e in Iugoslavia e in Romania e in Cecoslovacchia alcune donne albanesi e zigane furono sterilizzate a loro insaputa perché i governi stimavano che il numero degli albanesi e degli zigani aumentava in modo inopportuno mettendo in pericolo la coesione del blocco socialista. In Germania una legge sulla sterilizzazione è stata approvata nel 1933 quando i nazisti presero il potere e i primi a essere sterilizzati furono i bambini chiamati RHEINLANDBASTARDE cioè i bastardi di Renania che erano figli di madre tedesca e padre nero dell'esercito francese che all'epoca occupava la Renania. E 514 bastardi di Renania furono sterilizzati e inviati presso istituti per malati di mente e le loro madri furono condannate per collaborazione con il nemico e offesa al popolo tedesco e furono inviate al campo di Ravensbrück. [...] E molti biologi e genetisti e psichiatri e antropologi pensavano che insieme all'elettricità l'eugenetica aveva cambiato le condizioni materiali di vita e avevano permesso di entrare in un'epoca nuova. L'eugenetica avrebbe trasformato radicalmente la base biologica della società e avrebbe permesso al mondo di entrare in un'era nuova. Ma certi eugenisti dicevano che le sterilizzazioni non servivano a niente e calcolarono che sarebbero state necessarie ventidue generazioni per far diminuire il numero di folli e psicopatici dello 0,9% e ancora novanta generazioni perché la quota di folli e psicopatici nella società si stabilizzasse a uno su centomila. E dicevano che bisognava trovare un mezzo più rapido per rendere sana l'umanità.
Patrik Ourednik - Europeana. Breve storia del XX secolo, Quodlibet (2017)
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Ognuno di noi ha una storia del proprio vissuto, un racconto interiore, la cui continuità, il cui senso è la nostra vita. Si potrebbe dire che ognuno di noi costruisce e vive un «racconto», e che questo racconto è noi stessi, la nostra identità.
Oliver Sacks - L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi (2001)
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Seneca ha scritto che l'anima è appoggiata su un piano inclinato: morire è più facile che nascere, diceva, ed è doveroso approfittarne, quando è il caso. Oggi verrebbe da meravigliarsi che qualcuno abbia ancora voglia di rimanere vivo; eppure con tutte le ansie sulla sicurezza e la fissazione un po' ingenua che la vita è sacra (e non è neppure nostra), morire per un occidentale è diventato molto faticoso, e viene un po' di invidia per i cittadini di Marsiglia, colonia greca, dove chi voleva concludere la vita si presentava davanti al senato, e se le ragioni erano buone poteva accingere alla riserva di veleno statale: le buone ragioni erano la fortuna avversa, ma anche la troppa fortuna, perché anche questa faceva paura, forse anche più della cattiva. L'uomo moderno invece non ha con la morte alcun rapporto costruttivo, la trascura, ne ha soggezione; sa solo subirla e preferisce, quando viene il momento, lasciarla in mano ai professionisti. Come se la morte fosse qualcosa che viene dall'esterno, che non ci appartiene; come se la morte non fosse invece quel seme piantato fin dalla nascita nella piega più profonda dell'anima, che aspetta solo l'occasione giusta per nascere; e quando capita questa occasione (e prima o poi capita a tutti) lo si avverte chiaramente, che il germoglio è spuntato, e lo si sente crescere dentro, lentamente, giorno dopo giorno, fino a che non esce fuori e possiamo finalmente dormire la nostra prima notte di quiete. Ma si muore male, e spesso si muore due volte: la prima volta quando si varca la soglia di un ospedale o di un qualunque ricovero, e una seconda volta quando si muore fisicamente. Quella che conta però è la prima; si toglie a un uomo ogni carattere di uomo, e poi si prende questa persona ridotta a carne e le si toglie il respiro. Chi entra in ospedale viene sottratto a se stesso: può essere una situazione transitoria o definitiva, ma anche se ne esce è passato all'inferno tanto quanto Enea o Dante. Quando muore, la morte lo coglie con tutte le cerimonie esterne ben predisposte, ma senza nessuna preparazione interiore, senza nessuna voglia di morire, se non per liberarsi della vita, per stanchezza, per dolore, per ignoranza, che è la morte peggiore.
Dino Baldi - Morti favolose degli antichi, Quodlibet (2010)
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Fiabe italiane, Edited by Italo Calvino, Einaudi, Torino, 1956
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Alejandro Jodorowsky, Las Fábulas Pánicas, El Heraldo de México, 1967-1973.
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Allo stesso modo, il dollaro, i diritti umani, e gli Stati Uniti d’America esistono nell’immaginazione condivisa di miliardi di persone, e nessun individuo, da solo, ne potrebbe minacciare l’esistenza. Se io mi facessi avanti a dire che non credo nel dollaro, nei diritti umani, o negli Stati Uniti, la cosa non importerebbe un granché. Questi ordini immaginati sono intersoggettivi; per poter cambiarli dovremmo cambiare simultaneamente la coscienza di miliardi di persone, il che non è facile. Un cambiamento di tale dimensione potrebbe essere conseguito solo con l’aiuto di un’organizzazione strutturata come un partito politico, un movimento ideologico, un culto religioso. Ma allo scopo di costituire tale organizzazione complessa, sarebbe necessario convincere molti estranei a cooperare l’uno con l’altro. E questo può accadere soltanto se questi estranei credono in alcuni miti condivisi. Ne consegue che, per cambiare un ordine immaginato vigente, prima dobbiamo credere in un ordine immaginato alternativo. Se volessimo per esempio smantellare la Peugeot, avremmo bisogno di immaginare qualcosa di più potente, come il sistema giudiziario francese. Per smantellare il sistema giudiziario francese ci servirebbe immaginare qualcosa di ancor più potente, come lo stato francese. E se volessimo smantellare anche quello, dovremo di nuovo immaginare qualcosa di ancor più potente. Non c’è modo di uscire dall’ordine immaginato. Quando noi abbattiamo le mura della nostra prigione e corriamo verso la libertà, di fatto corriamo verso il cortile di ricreazione più ampio di una prigione più grande.
Youval Noah Harari - Da animali a dèi, Bompiani (2015)
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Ma una volta scavalcata la soglia di centocinquanta individui, le cose non funzionano più nella stessa maniera. Non si può comandare una divisione con migliaia di soldati nello stesso modo in cui si comanda un plotone. Le aziende di famiglia si trovano di solito in crisi quando diventano più grandi e assumono altro personale. Se non riescono a reinventarsi, falliscono. Come ha fatto l’Homo sapiens ad attraversare questa soglia critica, arrivando a fondare città con decine di migliaia di abitanti e poi imperi che governavano centinaia di milioni di persone? Il segreto sta probabilmente nella comparsa della finzione. Grandi numeri di estranei riescono a cooperare con successo attraverso la credenza in miti comuni. Qualsiasi cooperazione umana su vasta scala – si tratti di uno stato moderno, di una Chiesa medioevale, di una città antica o di una tribù arcaica – è radicata in miti comuni che esistono solo nell’immaginazione collettiva. Le Chiese sono radicate in miti religiosi comuni. Due cattolici che non si sono mai incontrati prima possono ciò nonostante partire insieme per una crociata o raccogliere fondi per costruire un ospedale, perché entrambi credono che Dio si sia fatto carne e sangue e si sia sacrificato sulla croce per redimere i nostri peccati. Gli stati si fondano su miti nazionali condivisi. Due serbi che non si sono mai visti prima possono rischiare la propria vita l’uno per l’altro perché credono entrambi nell’esistenza di una nazione serba, nella madrepatria serba e nella bandiera serba. I sistemi giudiziari sono radicati in miti legali comuni. Due avvocati mai incontratisi prima possono, ciò malgrado, concertare i loro sforzi per difendere un totale estraneo, perché hanno fede nell’esistenza delle leggi, della giustizia, dei diritti umani – e nel denaro pagato per le loro parcelle. Eppure nessuna di queste cose esiste al di fuori delle storie che le persone si inventano e si raccontano vicendevolmente. Nell’universo non esistono dèi, non esistono nazioni né denaro né diritti umani né leggi, e non esiste alcuna giustizia che non sia nell’immaginazione comune degli esseri umani. Non si fa fatica a capire che i “primitivi” cementano il loro ordine sociale attraverso la credenza in fantasmi e spiriti, raccogliendosi a danzare intorno al fuoco le notti di luna piena. Quello che non riusciamo a cogliere è che le nostre moderne istituzioni funzionano esattamente sulla stessa base. Si consideri per esempio il mondo delle grandi società finanziarie. I moderni uomini d’affari e avvocati sono, in realtà, potenti stregoni contemporanei. La differenza principale tra essi e gli sciamani tribali è che gli avvocati moderni raccontano storie assai più bizzarre.
Youval Noah Harari - Da animali a dèi, Bompiani (2015)
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“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, e le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine cresce davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.”
— Angelus novus Walter Benjamin (via progvolution)
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