Tumgik
persona-speciale · 2 months
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Le storie di dipendenza affettiva sono sempre sconcertanti perché invischiano i loro protagonisti in un vortice autodistruttivo dal quale non sembrano volersi ritrarre malgrado l’escalation di dolore che infligge. La logica porterebbe a pensare che i tradimenti, le menzogne, la svalutazione, l’abuso psicologico, a volte velato, altre volte eclatante e la violenza verbale o fisica che caratterizzano la relazione dipendente debbano spingere la vittima a interrompere il rapporto, ma da un punto di vista psico-logico accade spesso l’inverso. Infatti, ogni mancanza e ogni attacco del membro “forte” della coppia sortisce l’effetto apparentemente inspiegabile di rafforzare il legame mentre erode la capacità reattiva della controparte, che finisce per abbandonarsi al proprio amore esasperante.
La trappola dell’ambivalenza. Le persone intrappolate nella dipendenza affettiva vivono soggiogate dall’ambivalenza: l’altro é buono, romantico, affascinante, unico e speciale a tratti … ma anche, a tratti, diventa crudele, gelido, respingente, brutto, banale. Senza soluzione di continuità, l’oggetto dell’amore dipendente presenta due facce contrapposte ma fuse in una alchimia venefica. Di qui l’impossibilità di stabilire se sia del tutto buono o del tutto cattivo diventa paralizzante.
Pensiamo che uomini e donne che amano poco siano creature algide, individui calcolatori e anaffettivi, criminali emotivi dal fare sospetto e inequivocabile ma non é affatto così. Al contrario, nella dipendenza affettiva almeno una delle parti presenta e agisce un’identità duplice, alterna slanci emotivi con la disarmante spontaneità di un bambino a esplosioni di rabbia o silenzi siderali; si cimenta in promesse d’amore vibranti e poi si nega con veemenza imponderabile.
Questa dualità costituisce il perno della dipendenza relazionale: la “vittima” si innamora del volto buono del partner, dei suoi aspetti sentimentali e della sua transitoria sensibilità, lo idealizza e vi si dedica interamente, mentre minimizza o nega la “faccia cattiva”, la scinde dall’oggetto d’amore perché illogica e incongruente con i propri bisogni affettivi coscienti e con l’immagine specchiata dell’amore romantico. Il mostro che incatena, maltratta, umilia, manipola, sfrutta è così in salvo, sotto la tutela della sua prigioniera che imputa a se stessa ogni punizione e violenza subita ed é disposta a perdonare tutto, a transigere su tutto pur di intravedere una volta ancora quel fugace sprazzo di luce angelicale sul viso amato.
I “mostri umani”. I mostri non esistono, o almeno, non esistono nella forma stereotipata e lampante in cui pretendiamo di riconoscerli. I mostri umani, quelli veri, non hanno i denti aguzzi dei vampiri, né presentano inquietanti deformità fisiche, non emanano afrori mefitici e non girano armati sino ai denti. I mostri umani sono dotati di quella capacità mimetica che li rende come gli altri e, anzi, li fa apparire migliori degli altri: più affascinanti, più intelligenti e più dotati. Esibiscono certezze lapidarie e dispensano verità di solennità sacerdotale. Il loro segreto consiste nello scindere e isolare quanto più possibile da sé le emozioni “negative”: la paura dell’abbandono, la vulnerabilità, la potenziale fallacia di un’emozione, di una scelta o di un’azione, il timore di soccombere all’angoscia di essere perfettamente umani.
Dunque, se dal partner dipendente l’amato é avvertito come un angelo caduto in una nebulosa ipnotica di stati d’animo in contraddizione e profondamente emozionanti, il mostro si auto-percepisce come un essere perfetto indebitamente offeso dalla fragilità dell’altro e dalla sua oscena dedizione. E più l’altro si espone e si oppone con amore incrollabile al dolore per la relazione impossibile che lo insabbia, più il mostro umano si adombra nel disprezzo e nella rabbia.
L’errore di fondo Il dramma della dipendenza affettiva comincia e si propaga a patire da un’enorme equivoco, in fondo. La “vittima” si innamora di un volto dorato ed intrigante e considera le incursioni del mostro umano sulla scena della relazione come manifestazioni dovute alla propria indegnità. Si lascia colpevolizzare, soggiace alla menzogna più bieca e al tradimento palese nell’illusione di conquistare il volto buono del partner e di sollevarlo dal male oscuro che lo ammorba. Ma l’intemperanza e l’inquietudine che trapelano dalla maschera meravigliosa dell’amato, il disprezzo ferino, la bieca indolenza e le temperature siberiane del suo agire, non sono la maschera di una persona buona e quindi amabile, sono il volto pieno del mostro umano.
Perché il mostro vero é duale, abita la contraddizione, la incarna, é il risultato di una integrazione mancata tra le parti positive e le parti negative di sé, della sua storia emotiva, del suo vissuto rimosso, traumatico e mai elaborato di bambino. (Enrico Maria Secci)
tratto da “DIPENDENZE AFFETTIVE MALDAMORE” pagina FB
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persona-speciale · 9 months
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Ti guardo mentre dormi: sei così bello, delicato.
Penso che potrei morire per te, per salvarti, per proteggerti… do più valore alla tua vita rispetto alla mia perché senza di te nulla avrebbe più senso. Sei tutta la mia vita, tu. Tu che mi fai sentire speciale e amata anche quando mi sento un mero fallimento.
Sono così orgogliosa di te. Sono così felice tra le tue braccia.
Tu che sei l'infinito tra i miei desideri, tu che sei l'unica persona con cui voglio condividere tutto, tu che dimostri di amarmi ogni giorno e io non posso che amarti di più, ogni giorno di più.
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persona-speciale · 9 months
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“Tuttavia un particolare della tua risposta mi ha turbato. Quello che Andreas ha tradotto: «To love without permitting one love to become an handicap». In italiano: «Amare senza permettere a un amore di diventare un ostacolo». Ho creduto di capire che dicevi questo a me, non agli altri. Ebbene: io non sono e non sarò mai un ostacolo, un handicap. Io so che esistono cose ancora più grandi dell’amore di una persona o dell’amore per una persona. Ad esempio, un sogno. Ad esempio, una lotta. Ad esempio, un’idea. Ciao a sabato. Al massimo, domenica. E, se posso, prima […] Aspettami. Io ti ho aspettato tanto.“  
Oriana Fallaci ad Alekos Panagulis
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persona-speciale · 11 months
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Con leggerezza, bimba, con leggerezza. Impara a fare ogni cosa con leggerezza. (...) Sei circondata ovunque da sabbie mobili, che ti risucchiano i piedi, che cercano di risucchiarti nella paura, nell’autocommiserazione e nella disperazione. Ecco perché devi camminare con tale leggerezza. Con leggerezza, tesoro mio. 
Aldous Huxley
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persona-speciale · 11 months
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Ho sempre bisogno che qualcosa agiti la mia anima... Nella calma piatta non ci so stare, mi sento soffocare... Non credo al per sempre... E non credo alla monogamia, credo che l'amore sia ovunque... Ovunque noi vogliamo metterlo... che sia in ogni esperienza in cui vogliamo mettere tutti noi stessi, senza paraventi e senza barriere... Dove possiamo spogliarci e farci vedere nudi... Senza difese... che sia per un giorno, per dieci o per mille non importa... Importa l'intensità con cui tutto ciò ti fa vibrare...
~ Virginia ~
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persona-speciale · 1 year
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per riscaldare i cuori altrui ho assorbito la loro freddezza
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persona-speciale · 1 year
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Nonostante gli altri ti fregano, nonostante il bene che fai non ti ritorna, Io non riesco ad essere una cattiva persona.
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persona-speciale · 1 year
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Una cosa che ho capito alla fine è che mi vado bene così. Avrò sì i miei difetti, per carità, ma a livello relazionale son contento di come sono. Son contento di dare peso alle parole che dico, "che una goccia d'acqua cambia il peso del mare", e le calibro sempre in base ai miei impegni e ciò che sento. Insomma faccio promesse, dico frasi, che so di poter rispettare. Anche perché non penso ci sia cosa peggiore di arrivare ad un punto della vita in cui ci si guarda allo specchio e ripercorrendo il passato ci si ricordi di cose che magari si era detto di fare e poi son rimaste lì, appese. E mi piace il fatto che prima di qualsiasi mio gesto ci sia una programmazione, un senso e che non si facciano cose così tanto per, per sopperire a una mancanza o perché non si riesce a star da soli. Mi piace il fatto che prima di agire ci sia la parola, che prima del gesto ci sia una sorta di contratto verbale e che in questi anni non sia mai caduto in contraddizione. Son contento perchè guardandomi indietro son stato coerente col mio percorso, con quanto ho sempre detto e di conseguenza ho fatto. La coerenza penso sia alla base di qualsiasi rapporto sano, anche perché mai mi sognerei di stare con una persona che la mattina mi dice "ti amo" e se non trova la risposta che voleva sentirsi dire, il giorno dopo ha già un nuovo amore nel cassetto. Credo sia squallido e per questo mi piaccio come sono, alle volte sbagliato ma su alcune cose mi sento giusto così
NdR: è un discorso generale, frutto di un discorso fatto ieri con un amico, non mira quindi a ledere nessun immagine di nessuna persona che si senta coinvolta. Il redattore scrive queste poche righe in rosso per evitare rotture di coglioni future
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persona-speciale · 1 year
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persona-speciale · 1 year
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«Le comunità virtuali che hanno sostituito quelle naturali, creano solo l'illusione di intimità e una finzione di comunità. Non sono validi sostituti del sedersi insieme ad un tavolo, guardarsi in faccia, avere una conversazione reale. Né sono in grado queste comunità virtuali di dare sostanza all'identità personale, la ragione primaria per cui le si cerca. Rendono semmai più difficile di quanto non sia già accordarsi con se stessi.
Le persone camminano qua e là con l'auricolare parlando ad alta voce da soli, come schizofrenici, paranoici, incuranti di ciò che sta loro intorno. L'introspezione è un'attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri, controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.
«
Zygmunt Bauman, Intervista sull'identità 2003
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persona-speciale · 1 year
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A volte la soluzione
è mollare un attimo la presa.
Fermarsi.
Respirare bene
e con calma ripartire.
- Claudia Venuti
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persona-speciale · 1 year
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persona-speciale · 1 year
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persona-speciale · 1 year
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Non è vero che ho paura di legarmi sentimentalmente a qualcuno, ho paura che a legarmi sia solo io. E non me lo posso permettere
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persona-speciale · 1 year
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È difficile amare qualcuno che non ama se stesso, crederà che gli stai mentendo
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persona-speciale · 1 year
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persona-speciale · 1 year
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Bontà
Sono buona. Probabilmente troppo.
Sono quel tipo di persona che se hai bisogno c’è. Posso essere arrabbiata con te, o puoi non starmi simpatico, ma se chiedi aiuto io rispondo sempre.
Io incasso.
Continuo a mandare giù bocconi amari fino a quando non c’è più spazio, e a volte, persino quando finisce lo spazio, io continuo ad ingoiare.
Non sono vendicativa.
Se mi fai un torto mi arrabbio, faccio la mia scenata per un po’ e poi tutto come prima. Niente di cui preoccuparsi insomma.
Bisogna spaventarsi quando comincio a non arrabbiarmi più, quando semplicemente passo sopra alle cose. Questo significa che la prossima volta che chiamerai per chiedere aiuto io, non solo non risponderò, ma farò finta di non averti nemmeno sentito.
Perché sono buona, non stupida.
Me.
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