Tumgik
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Non scegliere me.
Non sono una principessa, non lo sono mai stata. Sono una guerriera, sempre in lotta contro qualche nemico senza nome, e, quando sto per sferzargli il colpo finale, gli sfilo l'elmo e scopro che il mio nemico sono io. Ma tanto, il più delle volte, è lui che sconfigge me.
E tu non puoi scegliere qualcuno che sia troppo abituato a lottare, troppo abituato a perdere - troppo abituato ad avere cicatrici che quasi se le dimentica, finché non cambia il tempo e bruciano.
Non mi scegliere.
Sono quella che non sa mai cosa dire, che se ne sta sempre in disparte.
Divento scontrosa se mi fanno i complimenti, oppure arrossisco - dipende chi è a farmeli. Ma, sempre, in ogni caso, non ci credo mai.
Non riesco a sorridere in foto, e a volte anche nella vita reale, quando il sorriso deve essere finto.
Mi mangio le unghie e ho la testa fra le nuvole.
Non so stirarmi i capelli (non ci ho mai provato seriamente, fondamentalmente) e le scarpe mi interessano solo per poterci camminare.
Per il resto preferisco riempire librerie, anziché scarpiere. Riempirle non solo di libri, ma anche di sogni, di pensieri, di emozioni che mi tengo dentro. Riempirle talmente tanto che alla fine non ci stanno più e sono sparsi ovunque - i libri per la casa, le emozioni dove capitano di scappare.
Penso troppo, e forse ormai ho capito che non riuscirò mai ad essere pienamente felice.
Mi mancherà sempre qualcosa, non mi sentirò mai abbastanza.
C'è chi afferma che per essere felici si debba essere stupidi, almeno un po’. Forse è vero - ma non è con snobismo che te lo dico.
Vorrei essere stupida, se è questo che serve, o almeno non troppo consapevole - a volte lo vorrei davvero tanto.
Ma non si può essere ciò che non si è - e io sono così, semplicemente con una coperta sempre troppo corta.
Quindi non scegliermi.
Perché quella coperta finirei per darla a te, per non farti prendere freddo - e poi un giorno finirei per rinfacciartelo.
Non scegliermi perché forse, temo, non saprei renderti felice - come potrei, se non sono mai felice nemmeno io?
Forse insieme potremmo diventare stupidi per qualche tempo, staccare qualche spina, buttare giù qualche recinto, non pensare, non pensare più - e provare ad esserlo, provare quel genere di felicità che sembra un'ubriacatura, che ti fa dimenticare le cose, brillare gli occhi e ridere senza motivo.
Poi però diventerebbe qualcosa di diverso, di cupo, di sfumato, di profondo e crudele - che vibra, che urla, che non ti abbandona.
Come una maledizione, come una benedizione, come un frutto proibito, un sogno che un giorno ti fa volare e il giorno dopo strisciare.
Forse sarebbe più che essere felici, sarebbe essere veri. Sarebbe avere qualcosa che non si può dimenticare. Mai.
Non mi scegliere. Se no non potrai tornare indietro.
La mia anima è fatta di cose diverse, di contraddizioni.
C'è del ferro, duro e freddo; del vetro tagliente e riflessivo; della carta, fragile e ricoperta di parole - alcune sbiadite, altre ricalcate fino a bucarla.
C'è dello zucchero, sottile sottile in superficie, trasparente, poco attraente. Ce n'è dell'altro più a fondo, che uso di rado.
C'è dell'acqua, tanta acqua. Acqua che cambia forma, che può essere fresca e dissetante oppure melmosa, distruttrice. Spesso evapora, oppure si trasforma in lacrime.
Ci sono delle piume ma sono nere, sono sporche di fuliggine. Non posso lavarle, perché le piume quando si bagnano poi non servono più per volare.
E io forse non saprò come essere felice, ma so come si fa a volare: se mi scegli ti porterò via con me.
Quindi non farlo.
Non farlo se non sei pronto a partire, a lasciare qualche certezza.
Non farlo se hai bisogno di aggrapparti a schemi e binari, se ti dà fastidio il vento.
Fallo se sei ancora un po’ bambino.
Se hai l'incoscienza creativa, la caparbietà irrazionale dei bambini. Se, come i bambini, più ti dicono di non fare una cosa e più ti viene voglia di farla.
Ma no, neanche in questo caso allora dovresti scegliermi: perché sarebbe solo per sfida che lo faresti, per spirito di contraddizione, per capriccio.
Se però, oltre a questo, hai anche la consapevolezza dell'adulto che ha capito cosa vuole dopo un lungo cammino, dopo sbagli e maschere che diventano strette, allora forse sì, allora sceglimi.
Sceglimi se hai capito che sono io quello che vuoi, che non vuoi nient'altro - nonostante quello che tutti dicono.
Compresa io, compreso il buon senso.
Sceglimi con il cuore, con il cervello, con l'anima e con la pelle.
Se no - non scegliermi affatto…
Catherine Black _
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“troverai qualcuno che ti guarderà come ti guardava lui, ti terrà la mano, ti bacerà in fronte e sui capelli, e sulla bocca sul collo dappertutto, come faceva lui e troverai qualcuno disposto a restare, per te, a sorriderti nei momenti più tristi, disposto a capirti, a darti quello che lui non è stato in grado di darti”
— @sognatricesenzali
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““So andarmene anche io. Ma poi non torno. Ci metto tempo, ma poi mi hai perso.””
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È facile volerla se devi solo rubarle il corpo. Devi volerla quando è spenta, quando il mondo la spaventa.
È semplice quando decidi di regalarle dei fiori per far colpo, ma prova a farle esplodere il sorriso quando le tempeste la rubano e non la restituiscono.
Pensi che basti l’apparenza per spogliarla, ma non serve nemmeno a sfiorarla.
Lei abita milioni di chilometri lontano da ogni pensiero conosciuto, è un quadro dimenticato in soffitta, una lettera d’amore rilegata con un nastro lasciata in un cassetto in fondo al buio. I suoi occhi, fondi e neri, vagano ma non si posano mai su nessuno.
Lei è difficile, non torna, non resta.
Muore mille volte.
E risorge da sola, anche quando non ha forze.
A lei si prende, ma non si da mai: è forte, non chiede… Perché mai dovresti accarezzarla?
Le rocce non amano nessuno!
Lei è fredda, ma di notte sgorga e affoga in mare, come un vulcano che esplode…
Dentro di lei piove… Ma nessuno sa, nessuno sente.[©Yelena b.]
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Mi hanno chiesto come mai, a volte, io abbia ancora tanta rabbia. Ho risposto che è solo perché, a volte, io metto ancora tanto cuore.
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Dici di amare la pioggia, tuttavia quando piove apri l’ombrello. Dici di amare il sole, ma quando splende ti rifugi nell’ombra. Dici di amare il vento, ma appena inizia a soffiare chiudi la porta. Perciò ho paura quando dici di amarmi.
(William Shakespeare)
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“-La gente non va in giro a dire quello che prova e quando lo prova. Tiene la guardia, mette dei muri e altre metafore… - Perché? - Perché siamo tutti incasinati, impauriti e pieni di complessi. E se iniziassimo tutti a dichiarare i nostri sentimenti a ogni persona per cui li proviamo, finiremo con l'essere felici, immagino.”
— Lo spazio che ci unisce.
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Sapete che cos’è affascinante? Quando due persone si tengono testa fino all’ultimo secondo.
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Voglio essere single, ma insieme a te.
Voglio che tu esca a bere una birra con gli amici. Voglio che, nel pieno dei postumi di una sbornia, mi chieda di raggiungerti perché desideri stringermi tra le braccia e voglio accoccolarmi accanto a te.
Voglio che, appena sveglio, parli con me di tutto quello che ti passa per la testa ma che ti senta libero di fare dei piani diversi per il resto della giornata. Io farò altrettanto.
Voglio che mi racconti delle tue serate con gli amici. Che tu mi dica di quella ragazza al bar che non smetteva di guardarti. Voglio che mi scrivi quando sei ubriaco per dirmi cose senza senso, solo per assicurarti che anche io ti sto pensando.
Voglio ridere mentre facciamo l'amore, magari perché ci sentiamo goffi mentre sperimentiamo tra le lenzuola. Voglio che, mentre siamo con i nostri amici, tu mi prenda per mano e mi porti in un'altra stanza perché non resisti più e vuoi fare l'amore con me proprio lì, in quel momento. Già ci vedo mentre cerchiamo di essere più silenziosi possibile per non farci sentire.
Voglio mangiare con te, voglio sentirmi libera di parlarti di me e che tu faccia lo stesso. Voglio immaginare l'appartamento dei nostri sogni, pur sapendo che forse non andremo mai a vivere insieme. Voglio che tu mi racconti dei tuoi piani senza capo né coda. Voglio che tu mi sorprenda, che tu mi dica “Prendi il passaporto, partiamo!”
Voglio aver paura insieme a te. Voglio fare cose che non farei con nessun altro, solo perché con te mi sento sicura. Voglio rientrare a casa ubriaca dopo una serata con gli amici e voglio che tu mi prenda il viso tra le mani, mi baci e mi stringa forte.
Voglio che tu abbia la tua vita, che decida su due piedi di partire per un viaggio. Che mi lasci qui, sola e annoiata, ad aspettare che appaia un tuo “ciao” su Facebook. Non voglio sempre partecipare alle tue serate fuori e non voglio sempre doverti invitare alle mie. Così potremo raccontarcele a vicenda il giorno dopo.
Voglio qualcosa che sia, allo stesso tempo, semplice… ma non troppo. Qualcosa che mi metta in testa mille domande ma che mi consenta di conoscere la risposta appena sono vicina a te. Voglio che pensi che io sia bellissima, che tu sia orgoglioso di dirlo quando siamo insieme. Voglio sentirti dire che mi ami, proprio come farò io con te. Voglio che mi lasci camminare davanti a te così puoi goderti la vista del mio sedere.
Voglio fare dei piani, anche se non sappiamo se li realizzeremo oppure no. Voglio essere tua amica, la persona con la quale ami uscire e divertirti. Voglio che non perda il desiderio di flirtare con altre donne, ma che torni da me sempre, quando la serata volge al termine. Perché forse io sarò andata a casa prima, senza di te. Voglio essere la persona con cui adori fare l'amore ed addormentarti subito dopo. La persona che si leva di torno mentre lavori e che adora osservarti quando ti perdi nella musica che ami.
Voglio avere una vita da single, ma con te. Così la nostra vita di coppia potrà essere uguale a quella che abbiamo oggi, come single, ma vissuta insieme.
Un giorno ti troverò.
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”Paura di te, delle nostre notti passate a passeggiare a vanvera per Roma, sai?, mi sembra che certe piazze e certe strade le abbiamo viste solo noi, non le ho più trovate. Mi hai portato in ristoranti sofisticati, ma dal Cinese ti sei fatto coraggio e m’hai baciato. Due giorno dopo ho provato a lasciarti: “Non funziona”, ti sei piantato sotto casa mia, hai pianto, hai detto “Aggiustiamola” e ci abbiamo provato. A insegnarmi come si tiene e si lascia tenere una mano ce n’è voluto, io bravissima a scansare, mi prendevi la mano, indicavi un’insegna e dicevi “tienimela fino a lì, manca poco”. Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia. Abbiamo noleggiato cento film, non ne abbiamo seguito uno, abbiamo smesso di camuffare i nostri difetti, la discesa del mio naso, la tua altezza, i tuoi capelli arrabbiati, i miei più arrabbiati dei tuoi, il tuo ginocchio, la cicatrice che ho vicino all’orecchio, “bella questa malformazione” hai detto passandoci il dito sopra ed era come se la disegnassi tu in quel momento, ti ho detto “allora è una benformazione”. Abbiamo costruito un vocabolario nostro, di parole minuscole ed esagerate, di progetti fatti, un figlio coi capelli inevitabilmente arrabbiati e i denti a perle, tu gli insegni a guidare la macchina ma io gli dico di andare piano, io gli scrivo le favole ma tu gli spieghi come si sogna.”
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Non tornerà mai piú. E questo lo sai,però esiste. Vi siete presi, Vi siete lasciati, Vi siete ripresi di nuovo. Eppure lo sapevi che non poteva durare, te lo sei sempre sentita dentro. Voi due potete stare insieme , Ma non siete fatti per stare insieme.
(via viktoria-95)
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“Stavo ascoltando Coez e mi veniva in mente quando mi hai detto che tu leghi le tue mani solo quando sei innamorato, e allora amami mi ripetevo in testa. Oppure quando mi hai detto che stavi bene con me, allora amami mi dicevo sempre. Che poi ogni volta che andavi via un po’ di te rimaneva sempre, e allora amami urlavo alla gente. Ma poi mi hai baciato, e lo hai fatto incasinandomi il mondo, e poi hai sorriso e allora si, in quel momento te l’ho detto, Amami o faccio un casino.“
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E in fondo tutto quello che volevo, lo volevo con te. E sembra stupido ma ci credevo e ci credevi anche te.
La musica non c’è, Coez. (via no-one-tells-me-who-i-love)
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E poi ci vuole coraggio. Ce ne vuole per innamorarsi e per smettere d'amare, per partire e per ritornare, per fare progetti, per pensare al futuro, ma anche per ricordare quello che è stato. Ci vuole coraggio per provarci e per rinunciare, per dire di sì, ma anche per dire di no. Ce ne vuole per lasciarsi andare, ancora, anche se si sa che il rischio di ritrovarsi col cuore sparpagliato ovunque c'è, ed è grosso. Ci vuole coraggio per crederci e per non farlo, per andare avanti e per rimanere immobili, per rimanere, per metter radici, ma anche per scappare. Ci vuole coraggio a guardare le stelle senza poterle toccare, a credere alle favole sapendo che non esistono.
Susanna casciani (via smartisbass)
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Non ho smesso di pensarti, vorrei tanto dirtelo. Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare, che mi manchi e che ti penso. Ma non ti cerco. Non ti scrivo neppure ciao. Non so come stai. E mi manca saperlo. Hai progetti? Hai sorriso oggi? Cos’hai sognato? Esci? Dove vai? Hai dei sogni? Hai mangiato? Mi piacerebbe riuscire a cercarti. Ma non ne ho la forza. E neanche tu ne hai. Ed allora restiamo ad aspettarci invano. E pensiamoci. E ricordami. E ricordati che ti penso, che non lo sai ma ti vivo ogni giorno, che scrivo di te. E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse. Ed io ti penso ma non ti cerco.
Charles Bukowski (via septeline)
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E chissà, magari un giorno ci rincontreremo. Magari riusciremo a stento a guardarci in viso per orgoglio, oppure un timido sorriso comparirà sulle labbra di entrambi. Magari ti avvicinerai chiedendomi come sto; magari andremo a prendere un caffè al bar più vicino passando minuti infiniti davanti quelle tazzine a parlare delle nostre vite. Magari mi dirai che ti sei finalmente laureato, superando anche quel test di matematica che tanto terrore ti metteva, e magari mi dirai che hai trovato il lavoro dei tuoi sogni. Magari mi racconterai di un tuo viaggio in Inghilterra dove hai messo in atto le tue scarse conoscenze di inglese, rendendoti buffo agli occhi dei britannici e facendomi ridere con una delle frasi errate da te usate. Magari avrai paura mentre mi dirai che fumi ancora, provocando una mia espressione accigliata in viso dopo averti tirato un leggero e scherzoso schiaffo sul braccio. Poi magari calerà del silenzio fra noi ed esiterai prima di dirmi che la settimana dopo ti sposerai con una ragazza conosciuta in aeroporto quando sei ritornato dal tuo viaggio a Londra che, come te, aveva smarrito il bagaglio. Magari ti dirò di essere felice, che te lo meriti e ti sorriderò lievemente. Magari dopo ciò mi inventerò una scusa e mi vorrò allontanare da te, non prima di aver insistito a pagare il mio caffè. Così ti saluterò di fretta, lasciandoti seduto su quello sgabello al bancone. Magari, infine, mi raggiungerai mentre starò per entrare nella mia auto, dicendomi che se noi avessimo davvero voluto, tutti quei “magari” adesso non esisterebbero.
mare-color-cioccolato (via mare-color-cioccolato)
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