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planetk · 5 years ago
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planetk · 5 years ago
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Lea Folies Berger
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planetk · 5 years ago
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Abito da sera
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planetk · 5 years ago
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Caffè Napolitain Paris
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planetk · 5 years ago
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Giovane Ussaro
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planetk · 6 years ago
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JUNG, IL SÉ
Il Sè rappresenta – secondo Jung – l’unità e la totalità della personalità nella sua parte conscia e in quella inconscia. La realizzazione del Sè costituisce la meta ideale della terapia junghiana, che segue il difficile cammino del paziente verso la propria autorealizzazione.
C. G. Jung, Tipi psicologici
In quanto concetto empirico denomino il Sé come il volume complessivo di tutti i fenomeni psichici nell’uomo. Esso rappresenta l’unità e la totalità della personalità considerata nel suo insieme. In quanto però quest’ultima, a causa della sua componente inconscia, può essere conscia solo in parte, il concetto del Sé è, propriamente parlando, potenzialmente empirico e quindi è, allo stesso titolo, un postulato. In altri termini, esso abbraccia ciò che è oggetto d’esperienza e ciò che non lo è, ossia ciò che ancora non è rientrato nell’ambito dell’esperienza. Esso ha queste qualità in comune con moltissimi concetti peculiari delle scienze naturali i quali sono piuttosto semplici “nomi” che non idee. Poiché la totalità che consta di contenuti sia coscienti che inconsci, è un postulato, il suo concetto è trascendente; per ragioni empiriche infatti essa presuppone l’esistenza di fattori inconsci, e caratterizza con ciò un’entità che solo in parte può venire descritta, ma che per quel che riguarda l’altra parte rimane pro tempore inconoscibile e non delimitabile. Poiché in pratica esistono fenomeni della coscienza e dell’inconscio, il Sé, in quanto totalità psichica, possiede tanto un aspetto cosciente quanto un aspetto inconscio. Empiricamente il Sé appare nei sogni, nei miti e nelle favole in una immagine di “personalità di grado superiore”, come re, eroe, profeta, salvatore ecc.; oppure di un simbolo della totalità, come il cerchio, il quadrato, la quadratura del circolo, la croce ecc. Rappresentando una complexio oppositorum una sintesi degli opposti, esso può apparire anche come diade unificata, quale è per esempio il Tao, fusione della forza yang e della forza yin, come coppia di fratelli oppure sotto l’aspetto dell’eroe e del suo antagonista (drago, fratello nemico, nemico mortale, Faust e Mefistofele ecc.). Ciò vuol dire che sul terreno empirico il Sé appare come un giuoco di luce e di ombra, quantunque concettualmente esso venga inteso come un tutto organico e quindi come un’unità nella quale gli opposti trovano la loro sintesi. Poiché un concetto del genere si sottrae a ogni rappresentazione – tertium non datur: esso è anche, per questa stessa ragione, trascendente. Da un punto di vista logico, esso sarebbe anzi una speculazione oziosa, qualora non stesse a designare e a denominare i simboli unitari che ricorrono sul piano empirico. Il Sé non è un’idea filosofica, giacché non contiene l’affermazione di una sua propria esistenza, cioè non si ipostatizza. Da un punto di vista intellettuale esso possiede solo il valore di una ipotesi. Per contro, i suoi simboli empirici possiedono assai spesso una notevole numinosità (per esempio il mandala), vale a dire un originario valore affettivo (per esempio Dens est circulus.., la tetrade pitagorica, la quaternità ecc.) rivelandosi in tal modo una rappresentazione archetipica che si differenzia da altre rappresentazioni di tal genere in quanto occupa una posizione centrale in modo conforme all’importanza del suo contenuto e della sua numinosità.
C. G. Jung, Tipi psicologici, Boringhieri, Torino, 1968, pagg. 467-468
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planetk · 6 years ago
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Tre pianiEshkol NevoIn Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Il parcheggio è ordinatissimo, le piante perfettamente potate all’ingresso e il citofono appena rinnovato. Dagli appartamenti non provengono musiche ad alto volume, né voci di alterchi. La quiete regna sovrana. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Al primo piano vive una coppia di giovani genitori, Arnon e Ayelet. Hanno una bambina, Ofri, che occasionalmente affidano alle cure degli anziani vicini in pensione. Ruth e Hermann sono persone educate, giunte in Israele dalla Germania, lui va in giro agghindato in giacca e cravatta, lei insegna pianoforte al conservatorio e usa espressioni come «di grazia». Un giorno Hermann, che da tempo mostra i primi sintomi dell’Alzheimer, «rapisce» Ofri per un pomeriggio, scatenando una furia incontenibile in Arnon, inconsciamente e, dunque, irrimediabilmente convinto che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro. Al secondo piano Hani, madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all’estero per lavoro, combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia che, da quando sua madre è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, non smette mai di tormentarla. Un giorno Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di sottrarlo alla caccia di creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai. Hani non esita a ospitarlo e a trovare cosí un riparo alla sua solitudine. Salvo poi chiedersi se l’intera vicenda non sia un semplice frutto dell’immaginazione e dei desideri del suo Io. Dovra, giudice in pensione che vive al terzo piano, avverte l’impellente bisogno di dialogare con il marito defunto e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Ritorna in tal modo sul passato suo e di suo marito, sul loro ruolo di genitori-guardiani della vita del figlio Arad, ruolo che ha spinto quest’ultimo dapprima a un tragico errore, poi a compiere un gesto estremo che lo ha escluso per sempre dalla loro vita. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-io – della personalità, Tre piani si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E, come nella Simmetria dei desideri, l’opera che ha consacrato sulla scena letteraria internazionale il talento di Eshkol Nevo, dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.
ISBN: 978-88-545-1269-6
Categoria: Bestseller
Collana: Bloom
Pagine: 253
Tradotto da: Ofra Bannet e Raffaella Scardi
Prezzo: €17,00
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planetk · 6 years ago
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Sigmund Freud - Es, Io e Super-io
Es, Io e SuperIo
Freud individua tre luoghi (Topoi) psichici: l’Es, l’Io e il SuperIo.
Es
L’Es (in tedesco è il pronome neutro di terza persona singolare «esso») è il fondamento della persona psichica; l’espressione psichica dei bisogni pulsionali che provengono dal corpo. L’Es è il serbatoio dell’energia vitale, l’insieme caotico e turbolento delle pulsioni, la volontà di ottenere il piacere a ogni costo. L’Es è quindi governato dal principio di piacere. L’Es è inconscio, è impersonale, è privo di logicità, di pensiero astratto, di moralità, è lo spazio in cui le potenzialità espressive si formano. Con esso Freud designa la parte oscura, una sorgente organica di energie pulsionali non organizzate che fluiscono in una dimensione atemporale, operando al di fuori delle consuete categorie logiche e da qualsiasi nozione di valore o di bene, di male o di moralità. È il Livello Fisico, il Piano Materiale, le Radici dell’Albero della Vita.
È tutto ciò che è ereditato, presente sia dalla nascita, stabilito per costituzione, innanzitutto le pulsioni che traggono origine dall’organizzazione corporea e che trovano qui, in forme che non conosciamo, un’espressione psichica.
Freud, Il Compendio
Io
L’Io è governato dal principio di realtà, la coscienza mediatrice che si trova tra l’incudine dell’Es e il martello del SuperIo. L’Io è l’istanza preposta alla coscienza, è la parte più superficiale dell’apparato psichico, si costituisce come mediazione tra i bisogni pulsionali propri dell’Es e il mondo esterno. L’Io è paragonato al cavaliere che deve domare la prepotente forza del cavallo, con la differenza che il cavaliere cerca di farlo con i propri mezzi, mentre l’Io lo fa con i mezzi presi a prestito dall’Es. L’Io è quella parte dell’Es che è stata modificata dall’influsso e dalla vicinanza del mondo esterno. Oltre a mediare i conflitti tra Es e mondo esterno, l’Io deve tener conto delle pressanti richieste del SuperIo. Di fronte alle esigenze pulsionali l’Io mantiene un atteggiamento critico e decide quali debbano essere realizzate subito, rinviate o rimosse perché pericolose. Il suo compito è quello di mediare le istanze vitali dell’Es, tese al soddisfacimento irrazionale e assoluto, e le istanze del SuperIo, indirizzate verso la censura e la castrazione delle prime. All’Io appartengono la percezione e la coscienza; ma è chiaro che la radice di tutti i processi che avvengono nell’ambito dell’Io deve essere cercata nell’Es. Per questo suo radicamento nell’Es, l’Io stesso resta in larga misura inconscio.
È il Livello Emozionale, il Piano del Divenire, il Tronco dell’Albero della Vita.
Spinto così dall’Es, stretto dal Super Io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l’esclamazione: la vita non è facile!
Freud, Introduzione alla psicoanalisi
SuperIo
Il SuperIo è l’insieme dei divieti sociali sentiti dalla psiche come costrizione e impedimento alla soddisfazione del piacere, un sistema di censure che regola il passaggio dalle pulsioni dell’Es all’Io. Rappresenta quella che può essere definita la coscienza morale, una sorta di censore morale che giudica gli atti e i desideri istintivi dell’uomo. Il SuperIo nasce nel bambino, inizialmente libero da qualsiasi principio morale, per effetto del potere condizionante dei genitori.
A un certo punto della sua evoluzione il bambino interiorizza, sotto forma appunto di SuperIo, l’autorità familiare. L’autorità paterna e parentale fatta propria rappresenta il nucleo del SuperIo, il sistema di valori e divieti introiettato. Il SuperIo è l’erede del conflitto edipico e si forma dal SuperIo genitoriale rappresentando la continuità e la persistenza del sistema di norme e di valori delle generazioni. Il SuperIo opera la rimozione respingendo nell’inconscio ciò che la coscienza morale non può tollerare. È il Livello del Pensiero, il Piano della Mente, la Chioma dell’Albero della Vita.
In ogni caso, nell’elaborazione più matura del pensiero freudiano l’inconscio non è solo il prodotto della rimozione, ma appare come lo stato originario dell’attività psichica legata ai bisogni di matrice somatica.
Spesso le tendenze sessuali infantili sono censurate dal SuperIo e allontanate dall’area della coscienza attraverso i processi della rimozione. Operano così nell’inconscio ed entrano in conflitto con le istanze sociali e morali della vita adulta, determinando il sorgere del sintomo nevrotico.
Il bambino piccolo è notoriamente amorale, non possiede inibizioni interiori contro i propri impulsi che desiderano il piacere. La funzione che più tardi assume il SuperIo viene svolta dall’autorità dei genitori. I genitori governano il bambino mediante la concessione di prove d’amore e la minaccia di castighi, che gli dimostrano la perdita d’amore e di per sé stessi sono quindi temuti. Questa angoscia reale è la precorritrice della futura angoscia morale; finché essa domina, non c’è bisogno di parlare di SuperIo e di coscienza morale. Solo in seguito si sviluppa la situazione secondaria – che noi siamo troppo facilmente disposti a ritenere quella normale – in cui l’impedimento esterno viene interiorizzato e al posto dell’istanza parentale subentra il SuperIo, il quale ora osserva, guida e minaccia l’Io, esattamente come facevano prima i genitori col bambino.
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planetk · 6 years ago
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The Overstory  Richard Powers
All’inizio non c’era nula. Poi c’era tutto...
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planetk · 8 years ago
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Pasta ‘ncaciata
Ingredienti per 4 persone:
400 g. di rigatoni (o penne) - 7 dl salsa di pomodoro cotta - 1 melanzana - 200 g di polpa di vitello tritata - 100 g. di salame - 3 uova sode - 2 cucchiai di mollica di pane raffermo grattugiata - 1 ciuffo di prezzemolo - 1 mazzetto di basilico - 150 g di pecorino grattugiato - 100 g di caciocavallo fresco - olio evo - burro - 1 uovo - 3 cucchiai di vino bianco secco - sale e pepe 
Affettare la Melanzana, lavata e privata del picciolo, cospargetela di sale e ponetela in un colapasta a perdere il liquido di vegetazione.
Amalgamare la polpa di vitello con 2 cucchiai di pecorino grattugiato, la mollica di pane, l’uovo battuto, il prezzemolo tritato, una presa di sale e una spolverata di pepe. 
Formate delle polpettine grandi quanto una oliva e rosolate in un tegame con 3 cucchiai di olio; poi bagnare con il vino e lasciare evaporare. Versare 1 tazza di salsa cotta nella padella e cuocere le polpette nel sugo per 20 minuti.
Dopo circa un’ora, sciacquare la melanzana, asciugatela con un foglio di carta da cucina molto bene e friggetela in padella su cui avrete messo un bicchiere di olio caldo; sgocciolatela e mettetela a perdere l’olio in eccesso in un piatto con carta assorbente.
Lessate la pasta in acqua bollente salata; scolatela al dente e conditela con la salsa di pomodoro rimasta e 50 g di pecorino. Versate in uno strato in una teglia imburrata la pasta e cospargete la superficie con una parte delle polpettine, fette di melanzana, dadini di caciocavallo e di salame, fette di uova sode, pecorino grattuggiato e basilico in foglie.
Proseguite con altra pasta e, poi, altro ripieno, terminando con i rigatoni e un’abbondante spolverata di formaggio grattugiato.
Infornare a 200° e cuocete per 30-40 minuti o fino a quando non si sarà formata una leggere crosticina croccante sopra. 
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planetk · 14 years ago
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Dresda
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planetk · 14 years ago
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mattatoio n. 5 - Kurt Vonnegut
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planetk · 14 years ago
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planetk · 14 years ago
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Mazda RX-7
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planetk · 14 years ago
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Rolls-Royce Silver Shadow
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planetk · 14 years ago
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Non c'è verso di fermare una madre che persegue la sua "idea".
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planetk · 14 years ago
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Holman Hunt
The Shadow of Death (1871)
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