pooesya

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Manhattan, Woody Allen 1979

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Mio nonno è una di quelle persone rare che non hanno mai avuto bisogno di alzare la voce per farsi ascoltare. È stato un giurista, ma non è questo a renderlo speciale. È il modo in cui ha sempre saputo tenere insieme la fermezza e l’umanità, il rigore e la curiosità, la lucidità e la gentilezza. In un mondo che si dimentica facilmente delle persone, lui ha sempre scelto di ricordarsi delle sfumature. Con lui si parla senza maschere. È uno che ti guarda e ti vede davvero. Non ha bisogno di sapere ogni dettaglio per capire come stai. Sa riconoscere il peso che ti porti addosso anche quando lo nascondi bene. E quando parliamo, spesso non serve dire troppo. C’è quel rispetto silenzioso che si costruisce negli anni, e che nasce dal fatto che lui non ha mai cercato di cambiarmi, solo di darmi strumenti per camminare con coscienza. La sua mentalità è fatta di pensiero critico, di memoria, di scelta. Mi ha insegnato che si può essere liberi anche in mezzo a mille vincoli, se si sa chi si è. E che bisogna restare lucidi, anche quando tutto intorno sembra fatto apposta per confondere. Viviamo in un mondo che spesso è crudele. Ti osservano solo per trovare un punto in cui colpirti. Ti sorridono mentre ti aspettano al varco. C’è una certa cattiveria che si maschera bene, viene travestita da ironia, da “sincerità”, da “sto solo dicendo la verità”. Ma non è verità, è solo paura che si traveste da superiorità. Paura di chi cerca di spegnere negli altri quello che non ha mai avuto il coraggio di accendere in sé. Mio nonno queste cose le ha viste, le ha vissute, e le ha sempre affrontate senza perdere la misura. Mai una parola in più, mai una reazione impulsiva. Eppure mai una volta in cui non abbia fatto capire da che parte stava. Questo me lo porto dentro come una lezione silenziosa, costante. E allora anche quando mi sento stanca, anche quando le parole degli altri provano a ridurmi, a farmi dubitare, io mi raddrizzo dentro. Perché non ho bisogno di dimostrare nulla. Ho un orizzonte che conosco, ho radici forti. Ho un modo mio di stare al mondo, e se a volte tremo, non cado. E forse tutto questo è ciò che conta davvero, non arrivare prima, non piacere a tutti, non avere sempre la risposta perfetta. Ma sapere chi sei, e continuare ad esserlo. Anche quando nessuno guarda. Anche quando il mondo ti vorrebbe diversa.

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Corrado Dalcò

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To love is to devour.

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‘Adam and Eve’ by Franz von Stuck, c. 1920.

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