Tumgik
princessofmistake · 6 hours
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Gli dei forse aggiungono ardore ai cuori, Eurialo, o la propria terribile passione diventa per ciascuno un dio?
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princessofmistake · 6 hours
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Odiavo quando si interessavano a me in quel modo. Temevo che, se ci avessero riflettuto sufficientemente a lungo, alla fine si sarebbero resi conto della totale assurdità della mia presenza fra loro. A dire il vero, avevo sentito i bisbigli nei corridoi, avevo notato i membri della facoltà che fissavano a bocca aperta l’espatriato di Brooklyn goffo e vestito male, che montava a bordo di auto stravaganti con gente del calibro di Noah Harris ed Evan Stark. Quelle attenzioni mi davano meno fastidio, però, forse perché in un certo senso godevo dello strano fenomeno di vedere la mia vita privata distinta da quelle anonime intorno a me. Abituato a vedere la mia esistenza come qualcosa di piatto, incapace di attribuire una particolare singolarità al mio viso e di immaginare come questo potesse restare impresso nelle menti delle altre persone, trovavo tali luci della ribalta non del tutto spiacevoli, anche nei momenti in cui detestavo il modo in cui la mia reputazione si stava fissando fra di loro.
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princessofmistake · 7 hours
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[...] scrisse una sola parola sulla lavagna con la calligrafia più lussureggiante che avessi mai visto: tragedia. “Perché, come esseri umani, scriviamo, leggiamo e studiamo e, nella nostra forma più atavica, godiamo di rappresentazioni della sofferenza?”. I suoi occhi vagarono lentamente per la stanza. Amir, dopo essersi guardato intorno con cautela, alzò la mano. “Signor Samson?”. “Perché siamo sadici”. “Siamo sadici. E come mai?”. “Ehm”. Si fermò a pensare, sorpreso che la sua prima risposta non fosse bastata. “Direi che abbiamo un desiderio naturale di vedere gli altri soffrire”. “Un piacere intrinseco nell’essere testimoni della sofferenza, intende?”. Amir guardò Davis in agguato. “Sì”, disse a disagio. “Una spiegazione esatta, anche se sconcertante. Altri?”. “Catarsi”, dissi, d’improvviso, proprio mentre Davis stava per andare alla carica. Le teste si voltarono a fissarmi: il ragazzo di Brooklyn aveva qualcosa da dire sulla questione del tragico in letteratura. La signora Hartman strinse gli occhi interessata. “Come si chiama?”. “Ari Eden”, dissi, consapevole degli sguardi che stavo ricevendo. “E per catarsi cosa intende, signor Eden?”. “Qualcosa che ci purifica”, dissi. “Dandoci la possibilità di liberare pietà e paura”. “Quando proviamo pietà e paura?”. “Ogni giorno”, dissi. “Le nostre vite sembrano più piccole delle vite dei greci. Meno importanti, meno grandiose. Ma proviamo comunque dolore, almeno su scala minore”. [...] La signora Hartman fece roteare il gesso tra le dita. “Allora la tragedia per lei sopperisce a uno scopo sociale positivo o negativo?”. Pensai alle ore solitarie che avevo trascorso nella biblioteca di Borough Park, immerso in mondi lontani – sussurri, sogni a occhi aperti, cose dorate e sublimi – dove aveva preso forma la mia solitudine. “Positivo”. “E perché?”. “Perché ci permette di sperimentare ciò che non vedremo mai di persona”. Poi Sophia alzò la mano. “La tragedia non ci salva”. Sophia teneva gli occhi fissi sulla lavagna. “La tragedia non allarga la nostra immaginazione né ci proietta in una luce più nobile”. “Che cosa fa allora, signorina Winter?”. “Ci appiattisce. Ci trasforma in polvere”.
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princessofmistake · 8 hours
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“Il fuoco è potente”, disse, mentre il suo eloquio si placava. “Ma non può rendere infiammabile ciò che non lo è. Date fuoco al vetro, ai mattoni, al cemento e non accadrà nulla”. Passò in rassegna i nostri volti. Aveva un modo di fare intimidatorio che non esprimeva freddezza, ma urgenza intellettuale. “Se, come studenti, siete refrattari all’ispirazione, nulla vi penetrerà, a prescindere da quanto possa essere incendiario”
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princessofmistake · 8 hours
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Era un tipo di malessere che mi ero preparato ad affrontare. Alla fine, mi dicevo, avevo davanti a me l’opportunità che volevo. Poter guardare volti sconosciuti e fingere di essere chiunque. Poter essere estroverso, accomodante, qualsiasi cosa. Eppure, ora che era arrivato il momento, non riuscivo, come ero certo che sarebbe accaduto, a vedermi al di là di ciò che ero stato fino a quel momento: un solitario, un’informe presenza in un mondo straniero. Lo accettai nel modo in cui si accetta un fatto scientifico, senza sentimenti, senza alcun rancore verso una verità che, sebbene prima non ne fossi consapevole, era sempre esistita.
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princessofmistake · 8 hours
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Da dietro un manichino sbucò Sophia, così all’improvviso e meravigliosamente che, per un momento, pensai fosse solo frutto della mia immaginazione. Mi venne in mente Ermione, trasformata nuovamente da statua in persona reale. “Lascia alla morte il tuo torpore / perché da lui la cara vita ti redime”.
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princessofmistake · 8 hours
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Mi arresi e accesi la lampada sul comodino. Chi sta sveglio la notte, non riuscivo a smettere di pensare, ha rinunciato alla vita. Lessi fino a quasi le sei e mezza, mentre ombre filiformi venivano proiettate contro il mio muro, finché, poco prima dell’alba, spensi la luce e cedetti a un sonno irrequieto.
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princessofmistake · 8 hours
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“Dove siamo?”. Mi sentivo sprofondare sempre più nel terreno, anche se in qualche modo ero lì in piedi, immobile: l’affondamento stava avvenendo dentro il mio petto. Sentivo dissolversi l’incantesimo dell’irrealtà: ero consapevole di dormire, ma sapevo con altrettanta certezza che se non mi fossi svegliato in quel momento non l’avrei fatto mai più. La rossa si portava un dito alle labbra. “Te li legherai alla mano come un segno”, recitava, gli occhi imperturbabili, “ti saranno come un pendaglio tra gli occhi…”.
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princessofmistake · 8 hours
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“Ehm. Antonio e Cleopatra”. “Dammi la mia veste, mettimi la mia corona”, recitò Evan. “Sento in me dei desideri immortali”. Lo fissai per un momento. “Perché proprio quelli?”. “Che vuoi dire?”. “Quei versi. Perché li hai scelti?”. “Non lo so, mi sono sempre piaciuti. Parlano di cosa significhi essere umani, di come dobbiamo struggerci per le cose”. [...] “Dunque”, dissi, “qual è invece la tua opera di Shakespeare preferita?”. “Lear. Ma niente si avvicina ai sonetti”. “Dici sul serio?”. “Mia madre me li leggeva quando ero bambino”, disse. “Né la spada di Marte, né il suo divampante fuoco / cancelleranno il ricordo eterno della tua memoria / Contro la morte e ogni forza ostile dell’oblio / tu vivrai ancora. Beh, forse era un po’ inconsueto trovare quel genere di cose rilassanti prima di andare a letto, non credi?”.
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princessofmistake · 8 hours
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Percorse la stanza, studiando i dipinti. Indugiò davanti a quello sopra il pianoforte. Vi era ritratto un uomo, con un sorriso vuoto, avvinghiato a una donna che gli fluttuava sopra la testa con un fluente vestito rosa. “Inquietante, non è vero?”. Sfumature smeraldo. Un cielo bianco-bluastro. Le cime degli alberi in lontananza. L’uomo aveva il viso duro e acceso. La donna, distesa in orizzontale, allargava le braccia a crocefisso e serrava la bocca. “Già”, dissi. “Ma carino”. “Ho sempre pensato che attiri di più quelli che sono affascinati dai misteri. Chi ha abbastanza coraggio da distaccarsi dalla vita ordinaria”. Sorrise tra sé. “Capisci cosa intendo?”. “No, credo di no”. Diede le spalle al dipinto. “È il preferito di Leon Bellow, o almeno così lui afferma. Avevi già visto questo quadro?”. “No”. “Si intitola La passeggiata. È uno Chagall”.
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princessofmistake · 9 hours
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Al centro della stanza sedeva Sophia, curva davanti a un pianoforte a coda, il collo allungato sui tasti, i capelli che svolazzavano selvaggiamente da una parte all’altra. Le lunghe dita pigiavano sulla tastiera disegnando angoli innaturali, ripetendo lo stesso schema più e più volte finché, dopo mezzo minuto, lasciò che la mano destra le cadesse lungo un fianco e la sinistra, ripiegata in sé stessa, riposasse da sola sul lato opposto del pianoforte, premendo con delicatezza, scaricando sussurri di note. Mi infilai nella fessura della porta. Sophia mi dava le spalle, il suo corpo teso e regale. Per un momento pensai che avesse terminato, finché la sua mano destra, che le ciondolava in vita, balzò nuovamente, con violenza, sulla tastiera. La testa di Sophia ondeggiava a una velocità eccessiva, le mani volavano, danzando frenetiche. [...] Mi guardava senza riconoscermi, come se si stesse ancora trattenendo da qualche parte nell’intimità della propria musica.
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princessofmistake · 9 hours
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Riuscire a maneggiare tali opere, mi ero convinto, sarebbe stato il mio modo per raggiungere una sorta di intelligenza astratta, una conoscenza che addolciva la malinconia, una conoscenza che mi isolava dall’isolamento stesso. Da adolescente, avevo permesso che le pile lungo la mia camera da letto si moltiplicassero fino a riversarsi nel resto della casa, impossessandosi del tavolo della cucina o sfrattando alcuni dei sefarim di mio padre. “Bada bene”, citava con un grugnito mio padre, tagliando fuori Roth dalle postazioni d’onore nel nostro nuovo soggiorno, e infilando le mishnayot nei nostri scaffali, “i libri si moltiplicano senza fine ma il molto studio affatica il corpo!”. E così, invece di esplorare la mia nuova città, mi occupavo di Hemingway e Fitzgerald, senza smettere di abbandonarmi ogni tanto a qualche sguardo occasionale fuori dalla mia finestra verso la casa dall’altra parte della strada, tramando ostinatamente un modo per superare l’impenetrabile barriera che mi separava dalle vite di Noah, Rebecca e la sensazionale Sophia Winter
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princessofmistake · 9 hours
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Non ero sicuro se provare una punta di orgoglio per averli impressionati in quel modo o un po’ di imbarazzo nell’aver rivelato di essere la sola altra specie di essere vivente meno figa di uno che veniva da Borough Park: vale a dire un amante di Shakespeare.
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princessofmistake · 10 hours
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Si portò le mani ai fianchi. Aveva un modo di incurvare la bocca che mi congelava le viscere. “Beh, allora? Cosa ne pensi di Fuoco pallido?”. “È un libro strano”, dissi. “Ma mi è piaciuto”. “Davvero? Non è un po’ artefatto? Non mi piace quando i libri cercano di farti venire il mal di testa, escluso Kafka. È un segno di inadeguatezza immaginativa da parte dell’autore. Per non parlare del fatto che è tutto così, come dire, voyeuristico per i miei gusti”.
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princessofmistake · 14 hours
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Il silenzio
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princessofmistake · 2 days
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Oscillo tra una spinta vitalistica di uscire dal bozzo e conoscere persone, lasciarmi conoscere, cimentarmi in amicizie ( conscia delle eventuali delusioni ) e quel apoteosi tiepida che si crea quando si sta a lungo nella propria comfort zone composta da silenzi, solitudine, con interazioni minime.
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princessofmistake · 2 days
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Mentre parlava, mi permisi di concentrarmi su quelle iridi celesti che, più del sole cocente della Florida, mi riducevano a un bagno di sudore nervoso. Improvvisamente cominciai a rendermi conto della frequenza con cui stavo sbattendo le palpebre, di come la mia mascella non rispondesse ai miei comandi.
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