quietstormcareless

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Accettare, dimenticare?

Mi accorgo che la quarantena porta spesso a pensare incessantemente alle cose ed è quello che ho fatto per due mesi o più. Dopo essermi allontanata dalle abitudini e dalle persone ho preso in considerazione molti fattori che mi ferivano e non mi facevano dormire la notte. Ancora oggi soffro di insonnia ma al tempo stesso sto cercando di convivere con i miei demoni, li assecondo come quando una persona aggressiva ci da' contro durante una discussione e si preferisce lasciare perdere piuttosto che ribattere e finire in una guerra senza fine. Avere dei demoni è paragonabile a qualcuno che continuamente ti parla nell'orecchio e ti inculca ciò che vuole. Questi demoni sono una presenza costante, incessante, che non ha alcuna voglia di lasciarti da sola. Se solo le persone fossero così invece di abbandonarti al primo accenno di debolezza. Sono cresciuta in adolescenza come una ragazza gelosa, impulsiva, che marcava il territorio nelle relazioni e questo mi ha portato più sofferenza che altro. ma adesso che sono cambiata sulle priorità in una coppia e su ciò che bisogna fare per vivere una relazione serena, non mi sento tranquilla comunque. In entrambe le situazioni mi sono sentita inferiore, non abbastanza ed è come se fossi di passaggio nella vita di chi ho scelto al mio fianco. Questo senso di inadeguatezza verso chi ho affianco l'ho sempre percepito, anche nelle prime amicizie. Con il tempo ho imparato ad accettare che non tutte le persone possono essere ammirate e amate, che non tutte le persone possono dirsi convinte di aver provato cosa significa essere felici e cosa significa avere qualcuno al proprio fianco che non ha alcuna voglia di lasciarci andare. Con il tempo ho dimenticato la spensieratezza di quando ero piccina, quando i problemi erano solo un miraggio e nel mio piccolo mi sentivo bene con quello che avevo senza alcuna pretesa. Con il tempo ho dimenticato il tocco di una carezza, delle labbra di un bacio sulla guancia, di uno sguardo interessato o intenerito da ciò che facevo. Con il tempo ho dimenticato cosa significa ricevere un gesto premuroso e spontaneo. Con il tempo ho dimenticato me stessa in un angolo, da qualche parte, forse in un castello che risiede dentro di me.

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Sono le cinque e ventidue del mattino e mi ritrovo a scrivere il primo post sul mio blog. I pensieri mi attanagliano, come se ogni notte mi costringessero a rimanere sveglia per tenerli vivi nella mia mente. Sono una facile preda per loro e per quanto posso cercare di esser forte all'esterno, dentro sono fragile quanto una rosa in un campo incustodito. Raffiorano nella mia mente tante cose mai dette e che mai avrò il coraggio di esprimere perché sono certa che nessuno riuscirebbe a capire il dolore che covo dentro me stessa. Troppe volte la mia fragilità è stata scambiata come una ricerca di attenzioni ma al tempo stesso chi mi giudica non sa che ho passato più tempo da sola che con il resto del mondo. Isolarmi era la scelta più facile, perché basta ferirmi una sola volta per farmi diventare l'automa che ho sempre disprezzato e in questo modo non rispondo della freddezza e della cattiveria che si cela dietro ogni monosillabo che esprimo verso chi non riesco più ad ammirare. Con il tempo ho imparato che anche la persona di cui ti fidi di più riesce a farti del male ed è anche la stessa che si scusa di meno per gli errori commessi. Ho imparato ad accettare che il mio cuore è diventato debole da quando ha assaggiato una parte di quelle che sono le emozioni vere e genuine, e non posso permettergli di ferirsi ancora mettendosi alla mercé di chi proferisce amore e comprensione. In queste notti prego me stessa di ritrovare un po' di pace, ma ad ogni alba so' che ho perso una piccola parte di me che non tornerà. Probabilmente finirò per sbriciolare su me stessa ed a quel punto anche una piccola carezza dal vento potrà portarsi via ciò che ero.