C'è una perversione che supera i limiti di noi stessi: la verità di un volere nel renderlo tale. Non servono mille parole vane, loro non si sentono attraverso i brividi, non si imprimono sulla pelle, non lasciano il senso all'espressione stessa di quel pensiero.
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Oggi io vorrei tanto essere stato Luca (nome di Fantasia) che ha tirato un cazzoto al cuoco adulto e normotipico (a dire del Sistema) perché lo prendeva per il culo.Luca dice che era così arrabbiato che non si è accorto che gli è partito il pugno... Poi però gli ha chiesto scusa ma il cuoco nn le ha accettate.
Caro Luca quando si è molto arrabbiati, e fondamentale si ha ragione succede che può partire un pugno (perché porca Troia insegnamo anche a difenderci dagli stronzi e chi deve chiedere scusa è lo stronzo adulto normotipico nn un adolescente di 11 anni) anzi forse di pugni ne ha bisogno più di uno.
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Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino
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Conoscere davvero l altro è mettere in discussione se stessi
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Un lungo respiro trattenuto. Un adeguarsi a vedere in una stanza buia.
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Oggi un adolescente mentre gli stavo parlando senza battere ciglio inizia a masturbarsi, con la semplicità e la naturalezza di questo mondo come se stesse soffiandosi il naso.
Al che io mi sono posta delle domande
L’autoerotismo, comunemente inteso come masturbazione, è spesso relegato a un ambito privato, silenzioso, talvolta persino colpevolizzato. Eppure, da una prospettiva più ampia – filosofica e psicologica – si rivela come un gesto significativo, ricco di implicazioni sulla conoscenza di sé, la salute mentale e la libertà personale.
Già i filosofi greci parlavano del “conosci te stesso” come fondamento della vita autentica. L’autoerotismo può essere visto come una forma corporea di introspezione: attraverso il piacere personale, ci si avvicina alla propria intimità e al proprio essere. Nella visione del filosofo Merleau-Ponty, il corpo non è un oggetto da dominare, ma ciò attraverso cui esperiamo il mondo. Nell’atto autoerotico, soggetto e oggetto coincidono: si è allo stesso tempo chi dà e chi riceve, in un’esperienza di unità profonda.
Michel Foucault, nelle sue riflessioni sull’etica della cura di sé, parlava dell’importanza di coltivare la propria interiorità e libertà. In questa luce, l’autoerotismo diventa anche una pratica di autonomia, un rifiuto delle norme che storicamente hanno represso il desiderio e il corpo.
Dal punto di vista psicologico, l’autoerotismo è riconosciuto come parte naturale dello sviluppo umano. Oltre a favorire la conoscenza del proprio corpo, contribuisce alla regolazione emotiva, alla riduzione dell’ansia e allo sviluppo dell’autostima. Riconoscere di poter generare piacere autonomamente può rafforzare il senso di sé e migliorare le relazioni future, rendendole meno dipendenti e più consapevoli.La masturbazione stimola il rilascio di neurotrasmettitori come endorfine e ossitocina, che inducono rilassamento, benessere e talvolta facilitano il sonno. Non si tratta solo di soddisfazione fisica, ma di un vero e proprio strumento di cura emotiva.Lungi dall’essere un gesto superficiale o da censurare, l’autoerotismo può essere riscoperto come un atto di libertà, un esercizio di consapevolezza e cura personale. È il corpo che parla a sé stesso, che si riconosce, si ascolta e si rispetta. In un’epoca in cui il benessere psicofisico è sempre più al centro del dibattito, anche il piacere personale merita uno sguardo nuovo, libero da giudizi e ricco di senso. Insomma niente scandalo ma forse bisogna ASCOLTARE ed essere DISPOSTI a parlare comunicare e capire cosa possa esserci dietro ad un gesto per rispettare anche chi vuole dirci qualcosa in modo anticonvezionale e poi magari adeguare la sua richiesta.
#provaasentirmi
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Il risultato delle riunioni online (scusate lo scarse interesse)
#online#persopravvivere
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Nella vita, una parte sorprendentemente grande del nostro tempo è trascorsa ad aspettare. Aspettiamo un treno, una telefonata, una risposta che forse non arriverà. Aspettiamo una visita medica fissata mesi prima, una parola gentile, un cambiamento. Aspettiamo che passi il dolore, che arrivi l’amore, che la vita ci dia finalmente ciò che sentiamo di meritare.
L’attesa ha mille volti: può essere speranza o ansia, desiderio o paura. C’è chi aspetta con il cuore in gola, chi con le mani in tasca e lo sguardo fisso nel vuoto. Alcune attese sono dolci, come quelle di un abbraccio o di una nascita. Altre sono logoranti, cariche di incertezza e silenzio.
Eppure, l’attesa non è tempo perso. È uno spazio sospeso, dove possiamo imparare la pazienza, la fiducia, la resilienza. Nell’attesa possiamo ascoltarci più a fondo, capire cosa ci manca davvero. A volte, aspettando qualcosa o qualcuno, ci troviamo invece a incontrare noi stessi.
Aspettare non è solo rimanere fermi: è prepararsi, anche inconsapevolmente, a ciò che verrà. Perché alla fine, qualunque cosa arrivi – o non arrivi – l’attesa ci avrà cambiati. E forse, in quel tempo dilatato e silenzioso, avremo imparato a dare più valore a ciò che davvero conta.
#aspetta
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