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richardstill · 1 month
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richardstill · 1 year
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Yves Klein
Yves Klein è un artista francese noto, oltre che per le sue opere anche per essere stato l’inventore di una particolare tonalità di blu oltremare. Questo colore fu da lui brevettato con il nome International Klein Blue (IKB). Ispirato forse dall’acqua marina, l’artista  utilizzò il suo blu come componente principale delle sue opere d’arte. Il blu di Yves Klein è stato fonte d’ispirazione per numerose altre opere artistiche contemporanee che spaziano dal cinema alla moda  al design.
Klein nacque a Nizza da Fred Klein e Marie Raymond, entrambi pittori. Dal 1942 al 1946, Klein frequentò l'"Ecole Nationale de la Marine Marchande" e la "Ecole Nationale des Langues Orientales", dove cominciò a praticare il Jūdō. Divenne amico di Arman Fernandez e Claude Pascal, e cominciò a dipingere. Klein compose la sua prima Symphonie monoton nel 1947. Tra il 1948 e il 1952 viaggiò in Italia, Gran Bretagna, Spagna e Giappone, finché nel 1955 si stabilì permanentemente a Parigi dove tenne una "personale" al Club des Solitaires. I suoi dipinti monocromi vennero esposti alla Galerie Colette Allendy e alla Galerie Iris Clert di Parigi nel 1956. Klein morì a Parigi di infarto del miocardio nel 1962 a soli 34 anni di età, poco prima della nascita di suo figlio, anch'egli destinato ad essere "battezzato" Yves e a diventare artista, seppur scultore.
Klein, pittore autodidatta, iniziò il suo percorso artistico a Tokyo, dove familiarizzò con lo Judo e la filosofia Zen presso l’istituto Kodokan. Il suo interesse per le religioni orientali e la mistica cristiana influirà sulle sue opere legate alla ricerca della realtà spirituale e immateriale. Klein utilizzò i colori come metafore spirituali, specialmente il blu oltremare, un pigmento che fabbricò egli stesso e che battezzò con il nome di IKB , International Klein Blue. Lavorò su questo colore per mesi e mesi con la collaborazione di un amico chimico fino ad ottenere una tonalità intensa e luminosa che egli considera l’espressione perfetta del blu.
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I suoi monocromi suggeriscono uno spazio vasto e infinito, associato a quanto vi possa essere di più astratto e distante dalla natura visibile. Klein creò dei calchi in gesso che dipinse di blu e talvolta collocò su di uno sfondo dorato per sottolineare il distacco delle sue opere dal mondo della realtà e della concretezza.
Inizialmente molte delle sue prime opere furono dipinti monocromi, in diversi colori. Per la fine del 1950  Klein era passato ad usare quasi solo il blu oltremare, in un tono che solo pù tardi  fu da lui stesso brevettato. Il colore era un blu oltremare molto profondo e contenente pigmenti ultramarini naturali. 
Per Klein il pittore è colui che rappresenta se stesso, la sua sensibilità poetica ed il cui unico veicolo è il quadro stesso: il valore del quadro è dato da un “qualcos’altro invisibile” che è la sensazione che rappresenta e che provoca e il colore è, secondo lui, la sensibilità materializzata ed ecco perché questo diventa soggetto unico della sua opera e proposto in modo che l’osservatore recepisca il colore in sé. Tra tutti i colori Yves sceglie il blu: una parte essenziale deriva dall’influenza delle teorie romantiche di Goethe ma insieme a questo concorrono molti altri fattori quali l’idea dell’indefinito: il blu infatti richiama il mare e il cielo, elementi infiniti nella natura visibile e perciò in concreto ai limiti dell’astratto.
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Klein produsse anche altre opere molto particolari, dette Antropometrie: dipingeva una modella nuda di vernice blu e la trascinava sulle tele come se fosse un grande pennello vivente. Un'altra tecnica simile era quella delle Registrazioni di pioggia che Klein realizzava guidando nella pioggia a 70 miglia all'ora, con una tela legata sul tetto dell'auto, oppure accostando la tela al tubo di scappamento del veicolo per dipingerle con i fumi.
« Il pittore deve creare costantemente un solo unico capolavoro, se stesso. » Y.Klein
Yves Klein è un personaggio che ha una sua unicità. Fa parte della grande famiglia dell’Avanguardia ma ha una sua unicità, soprattutto nella moltiplicazione delle sue curiosità e dei suoi tentativi in varie direzioni. Appartiene al clima culturale francese del dopoguerra, un clima di esistenzialisti (ma non soltanto), un clima dove la creatività era fortemente legata alle radici dell’Avanguardia storica: gente che nasce con l’intento di cambiare, di deformare, di ampliare la visione, e Klein ha in questo una sua specificità, che, se può trovare contiguità e analogie, sono fuggevoli ed effimere.
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 ".......Le bleu n'a pas de dimension, il est hors dimension, tandis que les autres couleurs, elles, en ont....."   Klein divenne famoso col nome di "Yves - le Monochrome".  
I suoi dipinti, tele di ampie dimensioni, tendono verso qualcosa, come dichiarò lo stesso Klein, che non è mai nato e mai morto, verso un valore assoluto. La monocromia, principio stilistico fondamentale dell'arte di Klein, fu l'inizio di una ricerca universale. La ricerca di un punto al di fuori degli eventi terreni e quotidiani, il tentativo di raggiungere i confini dell'infinito, l'idea del vuoto, dell'immateriale, dell'indefinibile.
Klein fece un ulteriore passo verso l'arte monocroma: cessò di dedicarsi alle sfumature e alle gradazioni per concentrarsi solo su un unico colore primario: il blu. Verso la fine del 1956, Klein aveva trovato quello che cercava: un blu oltremare intenso, luminoso e avvolgente che definì "l'espressione più perfetta del blu". Il pigmento, risultato di un anno di esperimenti, gli consentì di dare espressione artistica al proprio personale senso della vita, in cui distanza infinita e presenza immediata si congiungevano in un mondo senza dimensioni.
Le grandi tele impregnate del Blue Klein sembrano trasformare la materialità del supporto del dipinto in un elemento incorporeo. L'osservatore, in una posizione di estrema libertà, poteva provare e percepire di fronte all'opera qualsiasi sensazione. L'occhio non era assorbito da nessun punto fisso che attirasse il suo interesse; nessuna figura o riferimenti tradizionali erano impressi sul quadro, così da indurre chi guardava ad abbandonarsi nella sensibilità e profondità di un blu ipnotico.
La distinzione tra l'osservatore, il soggetto della visione e il suo oggetto comincia a perdere di importanza.
L’artista francese, che ha vissuto e operato con un’intensità (ha prodotto più di mille opere nell'arco di soli 7 anni) e una brevità impressionanti  (è morto a 34 anni nel 1962), è ancora oggi considerato una figura mitica.
Le sue opere e azioni, in una sorta di integrazione totale tra l’arte e la vita, sono cariche di “qualità”, forza poetica, “spiritualità”, anelito di purezza e di assoluto, e sembrano preannunciare gli orizzonti a venire dell’arte del XXI° secolo.
La filosofia zen, allo studio della quale Klein si dedicò costantemente per tutta la vita (1928-1962), lascia in lui tracce profonde, come del resto nell'opera di Johns e Rauschenberg e nella musica di John Cage.
Nei suoi "Monocrome IKB" si può dire che la tonalità cromatica, che è al tempo stesso mezzo, tema, messaggio dell'opera, unica caratteristica fisica del quadro, racchiuda un significato altamente simbolico. Esprime infatti un'idea di purezza tutta orientale, essenziale, estrema, con l'intenzione di addivenire ad una sintesi finale, di giungere, con i minori mezzi possibili, all'universalità che Yves Klein non ha mai smesso di inseguire, nell'arte e nella vita, ricercandola nella natura, nell'acqua, nel fuoco, nel divenire degli eventi quando allestiva i primi happening della storia dell'arte moderna, nei corpi dei suoi modelli intrisi di colore o ritratti con calchi.
Nell'opera di Yves Klein la forte componente provocatoria del Nouveau Realisme, di derivazione dadaista, risulta in una certa misura bilanciata da una corrente meditativa che acquieta i toni del linguaggio e lo orienta verso la concezione di uno spazio vuoto, che non ha bisogno di essere occupato da alcuna rappresentazione figurativa, inteso non come assenza, con accezione negativa, ma come purezza, catarsi, valore sacrale.
Il concetto del "vuoto" è ricorrente nell'opera di Klein, che, nel 1958, allestisce una sua personale dal titolo "Le vide" (il vuoto), e fa trovare ai visitatori una galleria completamente vuota, con pareti assolutamente spoglie, dove lo spazio è "sensitivizzato" esclusivamente dalla sua presenza.
In seguito, egli dichiarerà: "....la mia preoccupazione essenziale è sempre stata il vuoto, e io tengo per certo che nel cuore del vuoto come nel cuore dell'uomo, c'è un fuoco che brucia."
La preferenza per le tonalità del blu-azzurro, che nella psicologia del colore rappresenta il colore spirituale per eccellenza, denuncia una tensione verso l'illimitato, l'immateriale, in natura rappresentati dal cielo e dal mare, entrambi blu, che sono per lui "il supporto di intuizioni non racchiudibili in formule", come riferisce Pierre Restany.
Il blu diventerà per Klein il veicolo per esprimere emozioni, intuizioni, stati mentali profondi in relazione ad un suo personale concetto di transmentalismo cosmico contaminato dalla sua pratica di discipline orientali (fu esperto di judo, argomento su cui scrisse anche un libro) e dalla sua attrazione verso l'oriente in genere.
Klein usò, in periodi successivi, vari linguaggi formalmente molto diversi tra loro, dai mezzi "naturali" quali il fuoco di un lanciafiamme o la pioggia battente per ottenere determinati effetti, ai "pennelli umani" (Anthropometries), corpi nudi di modelle immerse nel colore e poi fatte sdraiare sulla tela per imprimervi il profilo del corpo, ma oggi, a distanza di tempo, le sue opere più tipiche sembrano essere i "monocromi".
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Si tratta di una serie di opere, dove si assiste al consolidamento della sua poetica, che si struttura in cromie monotone entro spazi vuoti, su grandi tele fuori dimensione, "à peine plus hautes que la moyenne des spectateurs et d'une largeur inférieure à l'envergure des bras": sono spazi che l'artista definisce "pre-psicologici", che vogliono creare associazioni di idee, con un costante richiamo a quelli che, tra gli elementi naturali tangibili e visibili, sono per Klein i più astratti, il mare ed il cielo.
Forse il monocromo, nella sua neutra e raffinata astrattezza, rappresenta il punto in cui Klein è arrivato più vicino alla realizzazione della sua aspirazione, alla fine della sua ricerca, a tratti caotica e delirante, finalmente placata nella serena e levigata compostezza del blu che tanto amava.
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richardstill · 3 years
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Bust of a nude girl, 1884, Paul Gauguin
Medium: oil,panel
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richardstill · 3 years
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richardstill · 3 years
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richardstill · 4 years
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Sobrevida(s): Homenaje a Jacques Derrida en su 90 aniversario
Gran reunión de especialistas y amantes de JD en el 90 aniversario
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richardstill · 4 years
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The singer, 1903, Wassily Kandinsky
Medium: woodcut
https://www.wikiart.org/en/wassily-kandinsky/the-singer-1903
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richardstill · 4 years
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Light Blue Movers, 1987, Jean-Michel Basquiat
Medium: acrylic,crayon,canvas
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richardstill · 4 years
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Silvia Magnavacca. Autores x autores
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richardstill · 4 years
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Impression III (Concert), 1911, Wassily Kandinsky
Medium: oil,canvas
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richardstill · 4 years
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Simbiosis Carnal
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richardstill · 4 years
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Yves Klein and a model during the performance “Anthropométries de l’époque bleue”
Galerie Internationale d’art contemporain, Paris, March 9, 1960
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richardstill · 4 years
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(via https://open.spotify.com/track/1p1Y2TNLmpOrddEvFJGNN8?si=zcWopFMoQ6Wz8J_6mg29qw)
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richardstill · 4 years
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Leonora Carrington, imaginación a galope fino
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richardstill · 4 years
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David Lapoujade - Deleuze, les mouvements aberrants
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richardstill · 4 years
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richardstill · 4 years
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Nico and Lou Reed at Scepter Studios recording the first Velvet Underground album, New York City, 1966. By Andy Warhol.
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