Sarai solo con gli dei e le notti arderanno tra le fiamme. Fallo.Fallo.Fallo.
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🆘️Richiesta di aiuto🆘️
Ragazzi, chiunque abbia avuto esperienza diretta o conoscenza di persone con carcinoma epatocellulare non trapiantabile può darmi pareri e/o contatti su medici, ospedali, istituti, terapie, ecc.?
Per favore, fate girare.
Sto raccogliendo quante più informazioni possibili.
Ovunque in Italia.
Grazie.
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Una volta, dopo la morte di nostra madre, hai detto: vorrei morire.
Beh, te lo dico ora.
Non è la morte che conferisce l'assenza.
Il morto è ancora presente: tutto il passato gli appartiene.
L'unico modo per smettere di esistere è la follia. Solo il pazzo è assente.
MIA COUTO - le confessioni di una leonessa
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Faccio foto a fiori belli
appoggiati a sfondi belli,
tutto qua
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In un punto al centro dello stomaco dove si ferma il respiro, dove si crea in completa autonomia un vortice che divora e sconquassa.
Tu lo sai bene di cosa sto parlando, perché sei come me.
Lo sai che quando poi sale tra il cuore e lo sterno e il dolore diventa più greve, incontrollato, indomabile,
i miei occhi cercano i tuoi.
Solo tu lo puoi placare.
Quel punto al centro dello stomaco ha il tuo stesso peso.
Quel punto al centro dello stomaco che non è più mio ma
è solo tuo.
(Giò)
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9.06.2020 ORE 4.18
HO PERSO IL SONNO.
COSÌ TI HO SCRITTO PAROLE BELLISSIME,
AL BUIO.
SONO SILENZIOSE,
SONO ACCORTE,
SONO COME STELLE COMETE
NON LE LEGGERAI MAI, NON SAPRAI MAI CHE HANNO IL SAPORE DEL MIELE, CHE PROFUMANO DI VANIGLIA E LUNA.
NON SAPRAI MAI LE PAROLE CHE SOLO LA NOTTE CONOSCE, NON SAPRAI MAI COSA SUCCEDE A PERDERE IL SONNO, SENTIRSI UN PUNTINO IMMERSO NELLE TENEBRE, AVERE IL BISOGNO DI SCRIVERE PAROLE CHE NON LEGGERAI MAI.
MA È GIUSTO COSÌ, NON SONO PIÙ PER TE, SONO SOLO MIE, APPARTENGONO ALLA NOTTE, AL SILENZIO E AL MIO CUORE INSONNE.
SONO PAROLE BELLISSIME, SI RICORDANO PERFETTAMENTE COM’ERA PERDERE IL SONNO, SVEGLIARSI AL BUIO MA SENTIRE IL TUO RESPIRO SUL MIO PETTO,
CHE NEANCHE LA MORTE FACEVA PAURA.
(GIÒ)
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N.2 AMEDEO MODIGLIANI
Il tuo ritratto per un bicchiere di Pernod
la tua anima se vuoi anche gli occhi.
Sono bravo a scovarla, immobilizzarla e renderla immortale, regalargli l’eternità, mi serve solo una tela e dei pennelli.
Non importa se non ho un soldo in tasca, non importa che l’assenzio si sta prendendo tutto di me, un pezzo alla volta, un dente alla volta e quando non sono ubriaco c’è la polmonite a non darmi tregua, nessuna pace, mai.
Ma io non rinuncio a niente, niente.
Devo salvare il mio sogno.
Devo salvare il mio sogno
a qualsiasi prezzo, sia anche la povertà assoluta, lo scherno, l’umiliazione e i fiumi d’alcol, che mi fanno cadere ad ogni metro, ma è solo così che non sento nulla.
E poi c’è Jeanne e Jeanne dentro di lei
il mio amore per lei non ha conosciuto tempo e spazio, confini o pregiudizi, ci siamo amati in questa vita e in tutte le altre dopo questa, al mio fianco anche nella tomba.
Io, Jeanne e chi non è mai nato a causa di un dolore che non ha trovato altra via per svanire se non un volo senza senso.
Abbracciami amore mio,
ora il sogno è salvo,
ora non è più solo mio.
Adesso sono finalmente guarito e in pace, con te, noi due per l’eternità, come una scultura scolpita nel granito.
Ti giuro che nessuno ci potrà mai più sfrattare amore mio.
(Giò)
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N.1 FRIDA KAHLO
Nello spazio che c’è tra il mio letto e il soffitto ci sono solo io
Io in frantumi e lo specchio intatto.
Io, martoriata dalla guerra della mia solitudine, riflessa sul soffitto che impedisce anche ai miei sogni di volare via.
Ho provato a dipingere l’amore,
l’ho sentito forte, più forte dello schianto di un autobus, più forte dell’umiliazione del tradimento continuo.
Io so com’è l’amore.
Ha colori accesi che bruciano la tela e la forma di una scimmia nuda e asessuata.
L’amore è un aborto perpetuo di speranza e dolore che nemmeno una sorella può comprendere.
Tutto ciò che ho dentro di me si sgretola come le mie ossa o i figli che non ho mai avuto.
Non conosco il significato della parola vergogna, ma so invece cos’è il dolore e come è fatto.
Non ha colore ma solo due occhi fissi e un corpo immobile che ripete la propria immagine all’infinito.
Ed è solo per questo che: “spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”
(Giò)
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Ciao nonno,
meno male che te ne sei andato prima di vedere cosa cazzo sta succedendo quaggiù.
Ti ricordi quando mi raccontavi della guerra, di Mussolini, di quando, il giorno più bello della tua vita - dicevi, Badoglio per radio annunciò l’armistizio?!
Io ti ascoltavo incantato, concentrato, con stupore e una curiosità infinita ...
ti ascoltavo e provavo ad immaginare attraverso le tue parole cosa si provava. Quello che mi trasmettevi con le tue espressioni dialettali malinconiche e scoordinate non lo so descrivere.
So per certo che attraverso di te rivivevo frammenti della tua vita che sembravano lontani anni luce.
Irripetibili.
Beh, caro nonno, non ci crederai mai ma qui adesso sembra di vivere dentro un tuo racconto.
In piazza non ci si può andare, ogni due ore passano le macchine della polizia locale con dei megafoni a dire di stare a casa, di non recarsi in strada.
Siamo tutti rintanati come topi, non possiamo uscire, o meglio, non dovremmo uscire.
Non siamo in guerra nonno, non ci ha attaccato nessuno, però l’esercito porta via le persone morte dagli ospedali che sono strapieni di persone che non ce l’hanno fatta.
Il nostro nemico è invisibile, nessuno è partito per il fronte e nessuno impugna armi.
Anche se tu fossi ancora qui farei fatica a spiegartelo, nonno.
Sono contento che non ci sei, non avrei mai pensato di dirlo, ma sono contento che ti sei risparmiato questo strazio.
Nessuno di noi ha la mimetica, nessuno di noi ha ammazzato qualcuno sparandogli, la gente muore senza che nessuno gli spari ... sì nonno siamo nel 2020, chissà che cazzo abbiamo combinato e chissà cosa cazzo ci aspetta ancora... stiamo aspettando il nostro armistizio nonno... stiamo aspettando che il Badoglio di turno comunichi alla radio che è tutto finito, stiamo aspettando di toglierci la mimetica e iniziare a capire come tornare a casa.
Tu eri a Verona e dovevi tornare in Calabria, noi non abbiamo fatto un passo fuori dalla porta e so che ti sembrerà assurdo ma stiamo aspettando di poterlo finalmente fare.
Continuo a pensare a cosa avresti detto, che consigli mi avresti dato, forse saresti rimasto a bocca aperta anche tu nonno.
Una volta commentando la caduta di un aereo non ricordo dove hai detto “la scienza è fatta di merda” io e Danilo ridiamo ancora oggi, non l’abbiamo mai capita quella frase... la scienza non è fatta di merda nonno, anzi speriamo riesca ad aiutarci in questo momento, siamo sempre noi che facciamo schifo non è cambiato nulla.
Però non tutti nonno, ci siamo anche riscoperti solidali, forti, uniti.
Servirebbero i vostri saggi consigli ma siete i più colpiti, meno male che non sei qui nonno, non avrei potuto nemmeno abbracciarti, il nostro nemico è invisibile e vigliacco ma molto molto potente.
Non avrei mai pensato di sostituire i tuoi racconti con degli altri più moderni, dalla mia bocca, non più riportati dalla tua.
Stiamo aspettando l’annuncio nonno, sembra che manchi ancora molto, moltissimo.
Però la tua storia finiva bene, nonostante tutto, hai potuto raccontarmela.
Ci abbiamo scherzato, abbiamo riso insieme ed era sempre un racconto che guardava un passato lontano, sarà così anche sta volta nonno, però meno male che non sei qui a guardare.
(Giò)
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Sei una clessidra
un pezzo di legno che diventa rudio
il contrario di una preghiera
(Giò)
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Quando tutto questo sarà finito ti porterò una margherita.
Non mille rose, non un’orchidea, non un girasole.
Il fiore più semplice che esista, il più comune, il più diffuso.
Una piccola, magica, bellissima margherita, che spesso calpesto senza curarmene, che mai ho regalato prima a qualcuno se non per gioco.
Ti porterò una margherita,
che mai come in questo momento mi accorgo essere rara e bellissima ...
come un abbraccio.
(Giò)
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ANGELA E ALBERTO
Alberto,
immobile
di notte pensava…
Guardava e pensava
col naso rivolto verso l’alto,
per ore,
come fosse preso d’incanto.
Sapeva che a giorni
avrebbe capito come fare
magari provando a partire dal mare.
Forse;
con una catapulta,
oppure una piramide!
dal basso,
verso la punta.
… ALBERTO IN SILENZIO PENSAVA
In un primo momento pensò ad un salto
poi, chiese consiglio a un sarto
che gli spiegò che era troppo lontana
e che anche una rete da lui costruita
non sarebbe riuscita a farle da tana.
Così si rivolse a un famoso architetto
che gli spiegò che non sarebbe bastato
nemmeno un suo progetto.
Neanche una torre costruita su commissione
ne avrebbe potuto strappare un campione.
Raggiunse il mare e si rivolse a un capitano
che dando un’occhiata con il cannocchiale
Si mise a ridere e disse:
- Alberto, è troppo lontano! –
Ma lui non volle ascoltare nessun altro
perché il vestito doveva essere fatto,
con stoffa di luna o nient’altro.
A indossarlo sarebbe stata
la donna che amava più della sua vita
sarebbe stata ripagata tutta questa fatica!
Così Alberto giorno e notte
solo a questo pensava,
Angela con indosso il vestito,
la musica e lei che danzava …
Poi,
fermo;
in silenzio rifletteva
Guardava la luna
e poi immaginava…
Sognava Angela venirgli incontro con indosso il vestito
che gli avrebbe finalmente costruito,
fatto con uno stralcio di luna
rubato alla notte, al cielo e alle stelle
rubato al silenzio che tutte le cose rende più belle
Alberto era convinto
che nessuno se ne sarebbe accorto
e tra mezzanotte e la una
avrebbe fatto un piccolo strappo alla luna.
Lui sapeva che lei, potendolo indossare
anche le stelle avrebbe potuto ingannare,
e che Angela poi, di luna vestita
sarebbe rimasta per sempre tra le sue dita
Talmente bella che da sola
come in mezzo al deserto una duna
avrebbe potuto sostituire la luna.
Perciò afferrò un coltello,
né limò bene la lama,
prese il metro e anche la scala,
e con la sua più bella penna
disegnò delle ali per terra…
Poi le tagliò,
un bel nodo forte
e dalla montagna si diede lo slancio.
Tutto era stato studiato al dettaglio,
solo che:
Nel principio stava lo sbaglio.
Fu così che Alberto si schiantò forte
non contro la luna,
ma in braccio alla morte.
Angela quando lo seppe
pensò di togliersi la vita
piangeva con in mano le ali lacerate,
fissava la luna
e il cuore gli batteva forte,
s’inginocchiò e maledì il cielo,
le stelle e la sorte …
Poi, raccolse tutti i disegni
e i progetti con attenzione
capendo così, di Alberto l’intenzione.
In quel momento
fece un giuramento
per il suo eterno amore,
giungendo a questa decisione:
Angela ogni notte
esce in balcone
completamente nuda
vestita solo dal bagliore di luna
Danzando,
tra un miscuglio di emozioni in concerto
solo di luna vestita,
sorride al suo Alberto.
(Gio’)
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ARTURO - Giovanni Levato
Fu seguendo una stella cometa
che Arturo giunse sul nostro pianeta
atterrò in un paesino vicino a Viggiù
e quello che vide non lo scordò più
Vide una coppia d’innamorati
che si baciava restando abbracciati
lui;
essendo un extraterrestre,
cose così non le aveva mai viste!
Fermo, immobile, molto turbato
dalla sensazione che aveva provato
pensò che quando sarebbe tornato
nessuno gli avrebbe creduto.
Ma adesso, la sola cosa che Arturo voleva sapere
è perché aveva provato quel brivido senza capire
solo guardando un uomo e una donna
fermi,
ma che sembravano muoversi come un’onda
Anche se erano un po’ spaventati,
i due gli dissero che erano innamorati!
Arturo seppe dunque che si trattava d’amore
prese la sua navicella e partì a tutto motore
Girò per mesi l’universo intero
in cerca di una risposta a questo mistero
la domanda era sempre la stessa
Che cos’è l’amore? che pulsava dalle antenne alla testa
Un giorno, su un pianeta di cui non so il nome
mentre Arturo continuava a chiedersi come,
vide una creatura bellissima venire dal mare verso la riva
che gli fece tornare quella sensazione provata mesi prima
Sapeva che quell’occasione non poteva farsela sfuggire
le prese la mano e sulla sua navicella la fece salire
i due si guardavano silenziosi e con aria dubbiosa
Arturo che l’aveva già visto fare, provò a regalarle una rosa
Lei lo fissava negli occhi quasi senza respirare
poco dopo le labbra dei due si unirono senza parlare
Arturo ebbe quasi cambiato colore
e avrebbe voluto restare così per ore e ore …
Insieme, scapparono sulla luna quello stesso giorno
i due non si lasciavano mai, felici come in un sogno
ogni notte, per non farla star male
Arturo bagnava le stelle con acqua di mare
poi la portava sopra ogni stella da lui stesso innaffiata
e la guardava per ore, sorridere e innamorata
Una notte, mentre lei già dormiva
Arturo capì da dove tutto partiva…
Trovato l’amore non t’interessa più sapere perché
tanto nell’universo risposta non c’è,
vuoi solo che lei sia con te
Non sei mai stanco di tenerle la mano, di sentirle il profumo
l’amore è un mistero che inizia e a volte finisce in fumo
oppure per sempre continua.
Ma in ogni caso quando lo provi è più bello svegliarsi al mattino
sei felice di essere vivo, di averla vicino
su qualsiasi pianeta del mondo, (forse lo decide il destino)
lei è lì, proprio al tuo fianco, così vicina da sentirle il respiro
che solo per te è un soffio di vita,
un brivido che va dalla schiena fino alle dita
Che tu sia uomo, animale o alieno
l’amore rimane sempre un mistero
che nessuno riesce a spiegare
e se non è corrisposto
non riesci nemmeno a mangiare!
Solo nel momento in cui smetti di farti la domanda
la tua vita per sempre cambia
Arturo questo, finalmente l’aveva capito
sorrise …
baciò lei sulla fronte …
e spense una stella col dito.
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LODE AI SINGLE
Sono prive di luce le ore che più ci appartengono. Dicono che Il nostro non sia amore ma non lo sappiamo neanche noi.
Il pudore e la vergogna spariscono tra le pieghe di letti sfatti, corpi che combattono senza odiarsi, che non si appartengono ma dondolano all’unisono a un ritmo alternato e frenetico tra profumo e sudore, tra vita e morte.
Ci alziamo nel cuore di notti che ogni volta ci sembra di aver già vissuto. Raccogliamo vestiti sparsi ovunque come fiori nati su prati di legno. In piedi, nudi di tutto, con in mano un fagotto di noi.
Ciò che doniamo, prendiamo, l’ago della bilancia è perfettamente fisso al centro, un equilibrio perfetto che può durare solo se il moto non è perpetuo.
Navighiamo esplorando la pelle di corpi che gridano desideri muti, su letti improvvisati barche senza timone. Ci accolgono a notti alterne, ma mai per dormire. Cuscini che Conoscono solo le nostre paure, mai i nostri sogni.
Un po’ più leggeri saliamo su macchine dai sedili impregnati di fumo. Il coraggio e la voglia di frantumare il nostro odore e prenderne un’altro, mischiando anime che si toccano e giocano senza rancore.
Le dita che hanno trattenuto un po’ dell’altro, capelli che poco prima erano briglie, rimangono sospesi e sparsi un po’ ovunque. Mentre cavalchiamo strade deserte, di semafori tutti arancioni.
Camicie sciupate che tra le pieghe nascondono sorrisi, parole incastrate, gridate e sussurrate a specchi in frantumi. Brandelli di luna che si mischiano ai nostri pensieri, che brillano per una sola notte e poi diventano solo sfumati ricordi.
La sola responsabilità che abbiamo è quella di non mentire. E non lo facciamo.
Non esistono regole o limitazioni,
la consapevolezza che sia solo tutto concentrato in quelle poche ore sono il segno dell’amore più vero, paradossalmente eterno.
La solitudine che lascia posto a un abbraccio provvisorio. Un’altalena condivisa fino al prossimo brindisi al nulla. Ma con sorsate piene di vita.
Siamo due pezzi di un puzzle che non avrà mai una fine, solo due pezzi che si sono trovati nell’incastro di un momento. La reincarnazione delle trasgressioni alla quale puntate il dito, sopprimendo l’istinto per giusta causa.
Ma non significa abbiate ragione.
Il nostro amore è puro e privo di gelosia, il nostro amore non sta nell’appartenersi ma nel diventare la stessa cosa per qualche ora, in giorni mai uguali, senza passato e senza futuro, solo l’inesorabile, avido, intenso, folgorio del presente.
(Gió)
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