Tumgik
rubrumosculum · 2 years
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buongiorno, mogliettina.
ancora una volta, stamani, mi ritrovo a bisticciare con le parole, mentre ricamo queste ultime sul nostro diario. insomma, da dove potrei mai cominciare, quando, al risveglio, la consapevolezza di poterti chiamare mia moglie è l'unico pensiero che riecheggia nella mia mente? accetta questo mazzolino di giunchiglie, proprio come hai fatto con il primo. lo sappiamo, no? esse sono messaggere di un nuovo inizio. tu sei il mio perpetuo nuovo inizio, la mia eterna alba, perché quest'amore è una metamorfosi che non conosce fine e si evolve senza sosta. tutte le sue forme sono mozzafiato e tutte mi stanno ugualmente a cuore. perché le forgiamo insieme, con quella sintonia che tanto ci denota sin dal ventidue aprile duemilaventi. cos'altro dirti, se non che non vedo l'ora di scoprire la forma che assume questo etereo sentimento, adesso che i nostri anulari sono adornati da questi nuovi gioielli? sono su di giri, estatico, euforico, perché sono certo che, dinnanzi a noi, si estendano soltanto meraviglie. come potrebbe essere diversamente, con te al mio fianco? tu, colei che mi completa, rendendoci in grado di divenire pulviscolo d'ametista, pronto a raggiungere, con un soffio di monsone, ogni meandro dell'universo. tu, che mi hai preso per mano e mi hai insegnato non solo ad amare, ma a vivere, vivere davvero, senza freni, aprendo il cuore e l'anima all'idillio di cui mi rendi partecipe ogni giorno. tu, il mio primo, ultimo ed unico amore; all'altare della tua principesca persona mi prostrerò sempre, offrendoti tutto ciò che sono, tutto ciò che ho. forse non è molto, ma dopotutto mi hai dimostrato che, con i colori giusti, ogni tela bianca può divenire un aulico capolavoro. dunque buongiorno, mia regina, mia sissi. ti amo anche oggi più di ieri e meno di domani. ti va di vivere con me?
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rubrumosculum · 2 years
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♡ :: 𝚂𝚈𝙹’𝚂 𝚃𝙰𝙿𝙴 𝚁𝙴𝙲𝙾𝚁𝙳𝙴𝚁...
non riesco, non so e non voglio resistere a quest'impulso di ringraziarti. è una forza maggiore che supera tutte le mie volontà e ogni priorità che viene vanificata. che poi, onestamente, la mia unica priorità sei tu — vieni prima delle bimbe, prima di me medesima, perché sei tu la mia linfa vitale. e pensare che proprio l'uomo della mia esistenza abbia accettato di essere mio marito, non solo oggi, ma anche nei giorni scorsi o un anno e mezzo fa, mi fa entrare tanto in fibrillazione da rendere surreale persino la mia stessa vita. davvero stiamo vivendo lo stesso mondo? sul serio stiamo condividendo sogni, obiettivi, tesori, esistenze? se è così, per favore, baciami più forte che puoi quando ti sarà possibile, per ricordarmi che sì, è tutto vero. è vero che io non abbia più quelle pagine bianche che tu stesso hai detto di aver conservato per troppo tempo. insieme le colmeremo sempre, queste pagine. colmeremo ogni vicolo del cosmo, perché il nostro amore è capace di raggiungere anche l'irraggiungibile, amore mio. l'amore sei tu, ma questo lo sai già. sai già tutto ed amo anche questo. perché sai tutto di me, di noi e lo sai quanto io ami il potermi fidare di te, la consapevolezza di essere eternamente tua, unicamente tua, senza freni e senza paure. sei la mia unica costante, la mia unica certezza, la mia unica vera fonte di benessere. ti sono così riconoscente di avermi sposata che, seppur banale, ci tengo a farti almeno un piccolo regalo. avrei preferito fare qualcosa di più, ma per ora ci facciamo bastare questo mazzo di rose che incarnano le mie tonalità preferire, mh? ti blu e ti viola! ricordalo, sarai sempre la mia priorità numero zero, maritino mio, che ti amo con tutta me stessa, sinceramente, profondamente. 'acini della buonanotte dalla tua moglie ufficiale e dalle tue figlie, merong!
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rubrumosculum · 2 years
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starry decorations
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rubrumosculum · 2 years
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rubrumosculum · 2 years
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you will always be enough for the right person
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rubrumosculum · 2 years
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Han Kang, “White Hair.” The White Book (translated by Deborah Smith)
My Love, Don't Cross That River (2013) dir. Jin Mo-young
Eileen Myles, “Peanut Butter.” I Must Be Living Twice: New and Selected Poems 1975 - 2014
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rubrumosculum · 2 years
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[Text ID: …And when / you carried my body back to shore — / as I trusted you would do— / well, then, you became shore too,]
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[Text ID: Th: Take my arm. / H: You’re my tugboat now.]
Nicole Callihan, “The End of the Pier” / Anne Carson, H of H Playbook
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rubrumosculum · 2 years
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Dew drops on clover leaves are my favorite thing, I saw these little guys outside the art studio yesterday…
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rubrumosculum · 2 years
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alla sposa della mia anima.
una pagina bianca.
è ciò che mi trovo di fronte adesso, in procinto di scrivere le mie promesse per te. le promesse per mia moglie — chi l’avrebbe mai detto, prima d’incontrarti, che un giorno mi sarei ritrovato a vivere un momento tanto magico? di certo non io, convinto com’ero di esser destinato a non provar mai nulla del genere, di poter carpire un simile sentimento soltanto attraverso le storie altrui!
una pagina bianca, in effetti, descrive alla perfezione ciò che ero io prima di quel ventidue aprile duemilaventi. troppo insicuro per prendere una qualsiasi decisione, non osavo utilizzare neanche un po’ d’inchiostro, fra le pagine della mia vita. dunque proseguivo per inerzia, senza avere ben chiaro dove volessi arrivare. e poi—poi l’aurora, semplicemente. è la prima immagine che mi viene in mente, quando ricordo il tuo ingresso nella mia quotidianità. dove prima vi era il buio, è giunta la luce, sono arrivati i colori e, assieme ad essi, un calore che, sin dai primi rintocchi, profumava di casa. sei giunta tu ed è giunto l’amore, fra le maree di un’altalena, nascosto fra gli zuccherini di una ciambellina, nei ventriloqui di peluche che ti rubavano i baci al cocco che già sognavo di darti. non posso fare a meno di sorridere, ogni volta che penso ai nostri primi passi. già allora dovevo tutto a te! chissà come sarebbero andate le cose, se alle zerozeroezerotré del primo giugno tu non avessi proteso la tua mano verso di me. ne sono certo, in un modo o nell’altro avremmo finito con l’appartenerci comunque, perché siamo nati proprio per questo: per trovarci, completarci, amarci ed amarci ancora. eppure è innegabile che sei tu, l’esordio di tutti i miracoli che si susseguono da ventisette mesi — e da più tempo ancora. è questo che intendo dire, quando affermo che sei la mia chiave di violino; è da te che tutto ha inizio, e sei proprio tu a garantire il fluido progredire della nostra melodia, quella che avanza indisturbata lungo i nostri quattrocentotrentadue hertz — la stessa frequenza che consente a papaveri e nontiscordardimé di scambiarsi adoranti poemi. 
doni un senso a tutto, jagiya, mia psiche, persino a me stesso. la mia anima, tempo fa, era uno scioglilingua in cui incespicavo sempre, senza comprenderla, odiandola, quasi; ed ora eccoti, pronunci le sillabe del mio nome e le districhi, mettendo assieme, con la delicatezza che ti denota, tutti i tasselli che mai, da solo, sarei riuscito ad apprezzare. tu posi lo sguardo su di me e mi vedi, mi vedi davvero, come mai nessuno m’ha visto prima, e mi conosci meglio di quanto io conosca me stesso. ed è così che, da immagine confusa, sfocata, per te divengo nitido, la mia sagoma viene messa a fuoco e, cielo, posso affermarlo senza alcuna esitazione: essa è stata plasmata per affiancare la tua, per dar vita alla coppia in grado di far impallidire tutte quelle che ci hanno preceduto. 
aurora ed orione, orione ed aurora; la vista che mi doni, baciandomi le ciglia, non è un senso qualsiasi, bensì una benedizione: poni sui miei occhi un caleidoscopio che sfoggia tutte le screziature del nostro amore e, di conseguenza, io le ritrovo in ogni meandro dell’universo. ma soprattutto le ritrovo in te, fra le stanze del tuo buon cuore, nelle galassie custodite dalle tue pupille, nell’emisfero della tua capigliatura, dove regna incontrastata la mia fragranza preferita. è impossibile, tener a freno questa babele di batticuori: m’innamoro di te ancora ed ancora, lungo un crescendo che si snoda fra tutte le meraviglie che sfavillano in te. e, stanne certa, anche quando saremo due vecchietti la mia sindrome di stendhal risuonerà a tutto volume — come potrebbe esser diversamente? sei il capolavoro per eccellenza. in te vivono tutte le forme d’arte; sei tu, il fulcro del movimento artistico a cui s’ispira tutta la mia esistenza. allora, in automatico, la mia vita diviene un museo a cielo aperto dedicato a te: ti espongo sulla mia persona, col petto gonfio d’orgoglio proprio come lo è adesso, mentre dedico queste righe alla mia signorina felicita.
amore mio! lo senti? questo cuore è un colibrì fra le tue mani: corre all’impazzata, trovando, presso la tua bell’anima, il divino miele che lo rende vivo. mi disseti e mi doni una forza che potrei descrivere esclusivamente riferendomi ad essa con il tuo nome. proprio così; insieme siamo fortissimi, insuperabili, invincibili. non c’è davvero niente che sia al di là della nostra portata — non quando le nostre falangi s’intrecciano, rendendo concreta l’omeostasi che ci lega, incarnata dal filo policromo che unisce i nostri mignoli. siamo in grado di forgiare continenti, di fondare imperi, di accendere le stelle che celebriamo da ben ventisette mesi con il matariki e che uniamo nelle costellazioni che danzano all’ombra della via lattea. reinventiamo tutti i miti, insieme, e ad ognuno di essi doniamo un lieto fine, o meglio, un lieto, eterno proseguire — è così che orihime ed hikoboshi spezzano la loro maledizione e rendono ogni giorno una notte di luglio, una festa che non conosce conclusione, in nome del più puro dei sentimenti. 
da eros ad agape, passando per la redamancy più sincera, tutte le forme dell’amore ci appartengono, e siamo noi a rivoluzionarne il significato, generando, termine dopo termine, il nostro personale vocabolario. il significato di ogni cosa sei tu, tata, il significato del mio stesso tempo. sei il mio tempo! tu che lo rendi tanto leggero, permettendo ad esso di avanzare con leggiadria, senza mai conoscere intoppi. è il tuo potere, mia regina. sei così piccola, bimba mia, potrei davvero tenerti nel mio taschino, sul palmo di una mano. minuta, tutta da proteggere, letteralmente la mia bambolina, delicata in ciascun tuo particolare. eppure! eppure sei così tanto e custodisci, nel tuo sublime corpicino, talmente tante qualità che per elencarle tutte non sarebbero sufficienti mille di queste cerimonie! sei proprio quello spettacolo di fronte al quale si rimane senza fiato, con gli occhi sgranati ed il cuore intento a fare un tuffo in un mare di commozione. mi alma! sei la mia canzone preferita e di te amo ogni nota, anche quelle che a te fanno storcere amabilmente il naso. non esiste dissonanza, fra le tue righe, ed io avrò sempre bisogno di porre l’orecchio sul tuo petto, in modo da ascoltare l’origine del serafico ritmo che scandisce il tuo respiro. lo sai, vero? la mia missione è quella di farti conoscere un amore tanto grande da non lasciarti altra scelta, se non quella di amarti a tua volta. perché, se al mondo esiste una creatura che merita un amore senza confine alcuno, quella creatura sei proprio tu. sei il dono più grande che potessi ricevere dalla vita — il mio primo, ultimo ed unico amore, la mia immensa fortuna. di amuleti ne abbiamo collezionati e forgiati tanti, in questi anni, e sicuramente continueremo a farlo, ma in fin dei conti non ne abbiamo bisogno. perché appellarmi alla dea bendata, quando al mio fianco ho la mia, di dea? colei che ha rivoluzionato la mia intera esistenza, permettendole d’immettersi lungo i sentieri della felicità, d’immergersi in questo fiabesco amore. esso ha una lingua tutta sua, non è così? una lingua che assiste all’incontro fra termini di origine diversa, parole rubate ai posti che abbiamo conquistato insieme, a quelli che ancora ci attendono. una lingua in cui trovano spazio anche i gesti, i doni, i passi di danza che compongono i nostri cari valzer. una lingua nella quale anche i silenzi sono preziosi, perché non connotano un’assenza, bensì un comune ascolto, il sintonizzarsi dei nostri pensieri sulla stessa frequenza. una lingua che mette le radici nella nostra cultura d’amore, dove le tradizioni si affollano, rendendo solide le fondamenta del nostro castello — quello che lo abita è il più felice dei popoli. come un messaggio in bottiglia, il nostro amore solcherà tutti i mari, toccherà tutte le terre, e s’estenderà sino a tutti i pianeti, inclusi quelli ancora da scoprire. partiamo, amore mio! il cosmo freme di gioia al sol pensiero di assistere al passaggio della carrozza che ospita i sovrani d’ametista.
sei la mia luna. anzi! sei la mia qamar. sì, è un’altra parolina di origine araba, habibti, che sta ad indicare proprio la luna e che spesso viene utilizzata per descrivere la bellezza. da qamar deriva la connotazione 'amar arbaatashar, ovvero la luna del quattordicesimo giorno del mese — la luna piena. la massima forma di bellezza e di perfezione. termini perfetti per riferirmi a te, non trovi? tu che sei la mia luna, la mia selene; tu, che permetti a questo sole di raggiungere la tua orbita, così da forgiare, insieme, tu ed io, auliche eclissi.
quindi eccoci, principessa, è il momento. ci troviamo a quest’altare e gli abiti che da piccola eri solita disegnare sono divenuti realtà e, dopotutto, questo riassume alla perfezione ciò che ho bisogno di fare: render reali tutti i tuoi desideri perché, davvero, essi coincidono alla perfezione coi miei. tu li realizzi tutti, uno ad uno, semplicemente donandomi l’onore di viverti ogni giorno — sei la mia concreta utopia e, nel più glorioso degli ossimori, io posso vantarmi di poterti vivere concretamente. quanti motivi ho per esserti grato — per rivolgerti innumerevoli grazie. mi hai reso uomo, proprio tu. mi hai insegnato ad esser vulnerabile, a non aver paura di farlo; sei la prima persona a cui ho permesso di vedermi in ogni modo, anche in balia delle lacrime — e non me ne sono mai, mai vergognato, perché ogni fluida emozione, dinnanzi a te, rappresenta soltanto un'eterna commozione. per te divengo un libro aperto, perché lo so: avrai sempre cura di tutte le mie pagine. mi hai reso completo — mi hai reso padre! le nostre figlie, prime di quella che sarà una grandissima squadra di birbe, ti amano così tanto che i loro occhietti brillano, quando ti ammirano. le hai plasmate proprio tu, la mia forza della natura, la mia eroina. 
tu, che adesso mi rendi tuo marito!
questa su cui scrivo non è più una pagina bianca, ma di fronte a noi, di pagine bianche, ce ne sono ancora tante — infinite, ad esser precisi. capitoli della nostra fiaba ancora da scrivere, da colmare con le nostre sillabe che s’intrecciano in armonia, ricorrendo al violetto inchiostro che nasce dall’incontro fra penna scarlatta e penna cerulea. sono qui, mia dolce sissi, e assieme alla fede sono pronto a porgerti, ancora una volta, il mio cuore. cosa posso prometterti di nuovo, cosa posso dirti che tu già non sappia? di giuramenti, sino ad ora, te ne ho dedicati tanti: in maniera semplice, perché rendi tutto estremamente facile, e al tempo stesso consapevolmente, perché nessuna parola d’amore, all’ombra del nostro gazebo di wisteria, è mai pronunciata con leggerezza. 
dunque  prometto di preservare sempre le farfalle che non colmano soltanto il mio stomaco, ma il mio petto, la mia mente, tutte le mie membra: dinnanzi a ciascun tuo gesto, ad ogni tua parola, esse si moltiplicano, ascendendo in uno spettacolo di fuochi d’artificio.
prometto che sarai sempre la mia musa, la mia priorità numero zero, e che mai, mai ti darò per scontata. sei il mio faro, dopotutto, ed io graviterò sempre verso di te, anima e corpo.
prometto che la paura non troverà mai spazio, nel nostro regno, perché chi ha l’amore della propria parte non ha nulla da temere, e noi, piccola mia, combatteremo sempre fianco a fianco. 
prometto di attenderti sempre, di farlo a braccia aperte, col cuore trepidante e l’irrefrenabile bisogno di stringerti a me anche al culmine delle giornate più impegnative.
prometto di farti sempre le trecce! di massaggiare i tuoi piedini e poi ogni centimetro della tua pelle, di aver cura di te, di viziarti come meriti e—ovviamente! di farti sempre il solletico!
prometto di parlarti, parlarti senza sosta, di qualsiasi cosa, perché tu hai e meriti il totale accesso ai miei pensieri. e prometto di ascoltarti, di rivolgerti la mia intera attenzione, di non tralasciare mai alcun particolare, perché ogni sillaba da te proferita è per me una parola sacra.
prometto di conquistare insieme a te ancora tantissimi ponti, di seminare i nostri lucchetti in ogni angolo del globo, e di stringere le tue mani, anche quando le mie tremeranno d’emozione, come accade adesso.
prometto di amarti, onorarti e rispettarti sempre, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, e al tempo stesso prometto di battermi affinché solo le prime di ciascuna di queste coppie si presentino in abbondanza.
ciò che voglio dire, dopotutto, è che prometto di esserci, esserci sempre, a priori, totalmente e senza eccezione. per le feste, per il primo giorno di scuola, per tutti gli anniversari, per l’organizzazione di ogni viaggio — ad ogni tuo risveglio. sempre. desidero essere il tuo rifugio, il tuo porto sicuro, la tua oasi, perché anche quando il resto del cosmo sembrerà cadere nell’ombra, la nostra luce sopravvivrà. mia amata aurora, con te danzerei durante la fine del mondo, e quella del nostro amore non diventerà mai una città fantasma. io, tuo filippo, tuo franz, desidero essere il tuo cavaliere lungo tutti i googol che ci attendono. ah! devo confessarti che—ero convinto che non ti avrei mai trovato, quando all’improvviso ti ho visto. all’inizio pensavo fossi una costellazione, poi ho tracciato una mappa delle tue stelle e ho avuto una rivelazione: sei tanto bella quanto infinita, sei l’universo in cui sono indifeso. 
ed esser indifeso, al tuo cospetto, non è altro che una garanzia di felicità eterna. nessuna difesa resta in piedi: spalanco i cancelli del mio cuore, per te. ti amo, jung sooyeon, ti amo visceralmente, con tutto me stesso, ed anche fra infiniti secoli le mie labbra continueranno a chiederti: baciami ancora.
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rubrumosculum · 2 years
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al mio futuro marito,
sacro, raffinato, ineffabile scrigno dei pensieri e dei sogni miei, per te le parole gorgogliano in una sempiterna pareidolia sotto l'emisfero della mia capigliatura: tana di baci al miele e di quelle blandizie di lapislazzuli a cui non saprei dire no, basta o aspetta — nemmeno se dovesse cascare il mondo. perché io, di te, prometto di aver quell'instancabile e petulante bisogno che da sempre m'accompagna — mano nella mano. oh, mio amatissimo sposo, prometto che quelle mani, io le stringerò sempre e le bacerò in ciascun loro singolo particolare. perché di loro vivo ed in loro giacerò assieme alla mia anima — finché tu, perpetua dimora dal profumo di vita, ci vorrai. quelle mani, mio ceruleo principe, le bacerò quando il freddo iemale ne metterà in risalto le cianotiche screziature, con quei ghirigori che solo le regali vene del mio cupido sanno illustrare — le amo, amo profondamente anche queste, sentieri di luce divina, di speranze e di quel corroborante amore che scorre nitidamente al passaggio degli osculi, ormai perpetuamente incapaci di smettere propagarsi sull'epidermide sovrana, nemmeno per un solo attimo. quelle grandi, possenti, ma al contempo, leggiadre mani, le bacerò persino quando il bassorilievo designato dall'impavido ticchettio delle lancette inizierà a scavarsi forma; quando insieme impareremo ad amarlo e a scorgerne tutti i nuovi solchi. ci rideremo su, perché persino il sopraggiungere della veneranda età si prospetta esser sublime, al tuo fianco. e come lo diremo, agli altri vecchi, che il nostro nuovo passatempo preferito sarà contare le rughe che intervalleranno i nei che avremo sfiorato, baciato, ammirato per tante di quelle ore da averne perso il conto? molti ci darebbero dei folli; altri, forse, noiosi, ma la più pura delle verità è che io non potrei per alcuna ragione al mondo, stancarmi delle nostre abitudini, del loro magnifico mutare graduale. la sana metamorfosi del nostro amore da ammirare e non da invidiare: è una perfezione irraggiungibile, la nostra, e non oserò far la umile, perché, lo sappiamo solo tu ed io, quanto ci amiamo; e sì, ci amiamo con ogni nota, in ogni tempo, con tutti i contrappunti che ci dona il fato.
prometto che quelle stesse mani, mio cavaliere dalla corazza oltremare, m'accompagneranno in ogni mia prima volta — nelle nostre, infinite, prime volte ed in quelle delle nostre figlie. naturalmente, anche di quelle auliche creature che il nostro genuino sentimento d'ametista plasmerà negli anni a venire e, lo spero — anzi, prometto! d'essere una buona madre anche per loro, insieme a te — miglior padre e già miglior marito di tutti i secoli. ancora, prometto che le scarlatte e lillipuziane falangi, s'intersecheranno alle altre, ma sopratutto al tuo destino, interpellandole ad ogni nostra reincarnazione, perché, vedi— io ci sarò sempre per te e so che tu farai lo stesso con me, che sei il mio futuro senza barriere e rigorosamente vivido alle iridi mie.
mio carissimo sposo, ti prometto che sarò impazientemente paziente nei tuoi riguardi — perché gli ossimori non saranno troppi in alcuna delle nostre ricorrenze. farò anche l'impossibile per mostrarti la mia pazienza, perché tu, genesi della serenità, ne sei la prova vivente: m'hai insegnato tu che ne merito un po' anch'io. tu, che sei puntualmente il più paziente con ciascun mio puerile capriccio, con quelle paure persino più grandi di me, ma che hai ammansito magistralmente con amore, buono come sei. e se dico d'essere impaziente, il motivo è semplice: non potrei proprio riuscire ad aspettare di risposarti nella prossima vita, perché io ti prenderei come mio sposo giorno dopo giorno. ad essere onesti, poi, con te non ho bisogno di ricorrere alla pazienza: sei la più elevata delle creature.
impazientemente t'attenderò sull'uscio della prossima dimensione che ci spetterà e, quando ti dirò 𝘴𝘣𝘳𝘪𝘨𝘢𝘵𝘪, 𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘮𝘪𝘰 𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘦𝘳𝘦𝘮𝘰 𝘪𝘭 𝘵𝘳𝘦𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢, sarà solo l'infinitesima volta in cui ti sceglierò. perché, lo giuro e lo prometto — coi tremori d'un cuore che, anche in questo primo settembre, straripa di commosse lacrime assieme agl'occhi miei, perdutamente innamorati di te —, io ti sceglierò ancora. la mia anima non disperderà la tua. non una sola diaspora tra le vite che condivideremo ancora. e ti direi 𝘮𝘢𝘪, ma non lo faccio: lo sai anche tu, quando sghignazzi per questa mia comica ed imbarazzante scaramanzia, ma è meglio prevenire che curare! perché non oserei mettere a repentaglio il nostro divenire solamente menzionando tale spaventosa parola! lungi da me pronunciarla sulla nostra vita e, se in questi esatti ventisette mesi, sono riuscita a non usarla, è perché sei tu la mia forza di volontà, instancabile come le formichine operaie, che trovano la loro ragione di vita nella quotidianità — ed io, la nostra, l'amerò oltre tutte le barriere d'ogni singolo googol che sormonteremo, senza darla per scontata. lo prometto, luce dei miei occhi, finché spirerò i miei respiri — ed ovviamente oltre —, io non ti darò per scontato. prometto che t'amerò anche se dovessimo reincarnarci in oggetti inanimati e puoi starne certo. perché, se fossi un pulviscolo dimenticato sui mobili d'antiquariato, io sarei proprio quel granello che volerebbe via alla prima parvenza di vento per potermi posare su di te — unico nontiscordardimé in un arido cortile. e forse non sarà facile, ma io prometto che ti troverò, ti carpirò e mi prenderò cura di te in ogni fase della tua esistenza, proprio come stai facendo tu con me adesso. da papavero solitario nell'ambrata distesa d'auree spighe di grano, mi trasformasti non solo in una fanciulla, quando, in quel sublime frangente, mi baciasti con quell'accogliente arco di cupido al sapor di premonizione d'amore, ma m'hai fatta diventare donna; dapprima principessa e poi, oggi, coroni il mio sogno d'esser una regina — la tua. e semmai dovessero incombere gl'irti tornanti dell'imprevedibile destino, prometto che basterà ancora una volta tenerci per mano e darci un bacio per superare anche questi, perché è il nostro talento: amarci più forte quando fuori par essere impossibile.
lo prometto, quasi affannandomi per dirtelo, che ti sposerò in ogni angolo del mondo, perché conquistarne le gemme più recondite, assieme a te, è un onore senza eguali. e laddove la siccità dovesse seminar timori, accorreremmo noi per portare i beni del nostro benevolo regno di nontiscordardimé, quintessenziale paradiso senza inizio né fine, perché, come ben sai, s'è anch'esso trasformato e ritrasformato chissà quante volte, insieme a noi e alle nostre poetiche 𝘮𝘦𝘵𝘦𝘮𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰𝘴𝘪.
prometto che il mio respiro s'animerà eternamente per te, fedele innamorato delle meraviglie che trapelano dal capolavoro che sei; fiato ossessionato dal tuo, per chiedergli un attimo ancora, per viversi insieme, il mio nel tuo ed il tuo nel mio. ossessionato dagli schiocchi che ci uniscono nel gaudio più profondo, da quei tuoi 𝘵𝘪 𝘢𝘮𝘰 che, nemmeno per sogno, mi stancherò d'ascoltare e di cui ti chiederò conferma anche quando cederà il mio ultimo dente, una volta diventata bisnonna al tuo fianco. questo respiro non si fermerà, bensì vivrà tra le pareti dei tuoi ricordi anche se il nostro caro 𝘺𝘢’𝘢𝘣𝘶𝘳𝘯𝘦𝘦 dovesse prendere vita. e gliene sarei grata, perché non sopporterei vivere anche un solo frangente sola — senza te, perché al mondo, per me, esisti solo tu, ragione dei miei risvegli, della mia nascita, della mia omeostasi, della consacrazione delle mie stesse membra.
un essere umano ha bisogno di una famiglia, degli amici, dei conoscenti per potersi ritenere soddisfatto, giusto? allora mi chiedo cosa sia io per davvero, perché... ho bisogno d'essere notata unicamente da te.
per tantissimi — troppissimi anni, prima del tuo etereo avvento di lapislazzuli all'interno dell'allora monotona e desaturata vita, mi sono sempre vista come un'insulsa briciolina, invisibile dall'esterno del globo, della nostra galassia e dell'universo stesso e, probabilmente, anche da più vicino. mi sono sempre sentita poco considerata e questo non è un segreto, ma le prime iridescenze che sfavillarono nella mia anima furono quelle del maestoso ventidue aprile duemilaventi: una persona mi notò. e no, non era una persona qualunque, un distratto passante che non avrei più incontrato. eri tu — tu mi nostasti e mi convinsi a replicare l'abitudine che sino ad allora usavo solamente con la mia amatissima mamma. e fu così che condividemmo il primo pasto — una semplice ciambella glassata, che, spartita tra i nostri ignari ed innocenti morsi, sembrò la più squisita che assaporai in tutta la mia vita, preludio d'un bacio dall'effetto farfalla. l'innocenza d'una prima effusione d'amore, dal suono quasi impercettibile, portò tra i miei rubicondi confini il primo strepitio di battiti; il primo affanno del mio fiato; il primo sfarfallio delle mie ciglia; il primordiale squassarsi del mio corpo e della mia anima.
tu, gentile anima, mi notasti e da allora ti sei sempre impegnato sulla mia persona affinché smettessi di vedermi in quella maniera che ormai non piace più nemmeno a me — eppure, prima non me ne accorgevo! che non mi piacesse, dico. pensavo fosse adatto a me, perché temevo fosse quello che meritassi. ma ora che m'hai fatto capire d'essere destinata al trono del nostro mondo; del tuo cuore da amare ad ogni costo — hai cambiato la mia prospettiva, migliorandola esponenzialmente come ciascun tratto della mia personalità. la briciola, allora, è diventata una persona — una grande persona proprio sotto l'egemonia del tuo sguardo. finalmente la briciola divenne un qualcuno. 𝘪𝘰 sono diventata qualcuno che conta per me stessa, ma specialmente per 𝘵𝘦, che è ciò che più m'importa. contare per te, solo per te, unicamente per te ed anche su di te. io lo prometto, potrai contare perpetuamente su di me, per qualsiasi evenienza. e se in tutti questi ottocentosessantadue giorni trascorsi assieme sei stato capace di migliorarmi tanto da abbattere le fameliche ansie, le oscure paure, gl'infondati blocchi, sono sicura che saprai fare di meglio con i nostri amati scriccioli da accudire. migliorerò di giorno in giorno per te, sì, ma prometto che anch'io t'aiuterò a crescere, perché è con te che prometto d'invecchiare. lo so e ne sono convinta: sei l'uomo della mia vita e prometto che lo sarai eternamente, proprio come la prima volta che te lo dissi in presenza dei nostri genitori, che probabilmente oggi ci ammireranno un po' più di quanto non lo facessero già in quel d'un agosto perfetto a seoul. chieder alle nostre amate famiglie il permesso d'intraprendere il nostro primo viaggio delle infinite avventure a venire non è stato nient'altro che una prova per poter chiedere ufficialmente la tua mano anche in questo preciso frangente, a distanza di due anni, ai miei amabili suoceri, nonché mamma e papà.
ti prometto, mio luccicante orgoglio, che sarai per sempre motivo di gran vanto per tua moglie e per i tuoi figli. prometto, anche, che t'aspetterò ad ogni pasto e ad ogni buonanotte, perché, malgrado le labbra sgualcite dagli anni trascorsi, io pretenderò ancora il mio bacio dei sogni d'oro.
prometto che insieme sogneremo sempre, in grande; che oseremo come nessuno fa, che conquisteremo regge ancor più mozzafiato del castello in cui viviamo. e se vienna dovesse stancarci, ricorda: io abito in te e tu in me, amore mio. finché ci siamo, finché ho te, io ho la mia dimora.
e— per quanto lo abbia sempre odiato, prometto che sarò spudoratamente, vergognosamente, oscenamente ripetitiva con te, perché m'hai addirittura insegnato che le ripetizioni non sono un male, ma un bene paragonabile all'oro, perché ci amiamo tanto d'aver finito le parole presenti nel vocabolario e continueremo ad amarci sempre di più, sino a percepire l'impellente impeto di doverci ripetere. poiché incarni l'impulso di vita che scarichi tra le corde del mio cuore, ormai costantemente ebbro d'un innamoramento in eterno gerundio, senza vacillare né assopirsi, prometto, giustamente, che m'impegnerò per cercare termini nuovi ed infinite altre similitudini da dedicarti — ricorda che, nonostante tutto, il mio spirito competitivo non può esser messo a tacere dalla sottoscritta!
prometto che insieme continueremo a regnare per il cosmo sino ad incontrare tutte le sfumature della nostra stagione armocromatica, perché, così com'è sempre l'unica costante identificativa per una persona, sarà per sempre la nostra unica peculiarità. spero sia primavera, la nostra stagione — anzi, ne sono quasi certa! non cambierà, ma semplicemente si radicherà sempre più a fondo nelle nostre indoli da esser ogni giorno più evidente. tu, d'altro canto, sei la tonalità che più mi dona.
prometto che staremo insieme per talmente tanto tempo da imparare 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 a cucire, perché per mio marito ed i nostri figli fremerò sempre dalla voglia di riattaccare tutti i bottoncini delle camicie o di rattoppare l'usura del tempo che mostrerà i suoi segni anche sui nostri abiti.
ti prometto che bacerò via le tue lacrime quando avrai bisogno di piangere, che accrescerò ogni tuo grammo di felicità a suon di stretti abbracci e dolci baci. prometto che i miei occhi cercheranno sempre te, dovunque vada, perché sei tu il centro della nostra attenzione. lo prometto qui ed ora, ti amerò finché morte 𝘯𝘰𝘯 ci separi, perché, finché ricambierai, io ti desidererò sempre in ogni reincarnazione. e prometto di baciarti ancor di più, ovunque, sulla poetica tela della tua pelle, per rammentarti, nella tua prossima vita, che la vermiglia amante qui presente ama disperdere la sua sbriciolata d'amore ovunque capiti, sulla tua persona — la più meritevole d'un sentimento così puro, d'una bontà così unica, d'un'esistenza ilare.
ti prometto che sarò logorroica anche da nonna, tanto da farti venir voglia di sbaciucchiarmi, perché, in fondo, sarò ancora la tua bambina.
ti prometto che! ti sarò sempre grata di aiutarmi ad indossare le scarpe ogni volta che il signor pancino me lo renderà difficile — ti sei già dimostrato un ottimo aiutante, dopotutto, merong!
ti prometto che sarei disposta a 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 pur di preservare il tuo benessere.
giuro che ti aiuterò sempre a guarire, perché è con l'amore che conquisterò genuinamente i lembi inesplorati della tua anima, le paure che nessuno è mai riuscito a ritrovare oltre me.
mio caro 𝘱𝘦𝘵𝘪𝘵 𝘵𝘳𝘪𝘢𝘯𝘰𝘯, unico angolo di pace per me ed il mio cuore — giuro e prometto, il nostro amore rimarrà perpetuamente il più raro della storia e saremo gli unici a saperlo replicare; diamanti mandarini senza fine, intenti a tingere le città fantasma, orfane di precedenti amori non riusciti. e laddove altri animi non ci sono riusciti, prometto che i nostri ci riusciranno, persino al primo intento, perch�� insieme siamo più forti, accompagnati dalla speciale bioluminescenza delle nostre tanto care lucciole e dalla condivisione ch'è alla base della nostra reciproca ed immortale complicità.
tu, senso della mia vita
t'insinui placido tra le mie dita
ed insieme voliamo via
fino a lambir la melensa epifania,
i sacri attimi di gloria
e poi.
mio angelo, mio cuore, mia eternità, ti prometterei questo ed infinito altro, quindi promettimi anche tu di viverci a tal punto da poterci confidare quel fatidico 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰 dinnanzi ad infiniti altri fiabeschi riti prematrimoniali ed altrettanti altari, sulla sagoma dei più trionfati dei 𝘮𝘢𝘵𝘢𝘳𝘪𝘬𝘪 e della perfetta 𝘭𝘪𝘢𝘪𝘴𝘰𝘯 dal profumo di 𝘸𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳𝘪𝘢.
prometto che... 𝘵𝘪 𝘢𝘮𝘰 𝘥𝘢𝘷𝘷𝘦𝘳𝘰, 𝘵𝘪 𝘢𝘮𝘰 𝘭𝘰 𝘨𝘪𝘶𝘳𝘰, 𝘵𝘪 𝘢𝘮𝘰, 𝘵𝘪 𝘢𝘮𝘰 𝘥𝘢𝘷𝘷𝘦𝘳𝘰 e 𝘶𝘣𝘪𝘲𝘶𝘦 𝘯𝘰𝘴 𝘴𝘪𝘮𝘶𝘭.
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rubrumosculum · 2 years
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rubrumosculum · 2 years
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july skies
by Denny Bitte
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rubrumosculum · 2 years
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And the grass where you lay left a bed in your shape
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rubrumosculum · 2 years
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Steven Marshall
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rubrumosculum · 2 years
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rubrumosculum · 2 years
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Bir fincan kahve olsam gönlüne..
Kırk yıl sever misin beni???
Deniz
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rubrumosculum · 2 years
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