L'avvento delle tecnologie nello sport!
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Ecco a voi il video di Presentazione di Sport-Tech!
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sport-tech-blog · 8 years ago
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La Vittoria della Tecnologia
Nel post precedente ho criticato lo sviluppo tecnologico nello sport, perchè le vittorie degli atleti sono state attribuite, che sia giusto o no lo lascio decidere a voi, alla tecnologia.
Adesso invece voglio farvi vedere come a vincere sia l'atleta grazie alle innovazione tecnologiche e la tecnologia grazie all'atleta. So che sembra un po' strano ma vi spiegherò tutto, tranquilli.
Le prime Paraolimpiadi furono in Italia nel 1960, iniziarono per diversi motivi avvenuti in luoghi diversi con diverse idee, ma in un ristretto arco di tempo. Furono riconosciute dal Comitato Olimpico Internazionale come Giochi Paralimpici Estivi solo nel 1984.
fonte:[wikipedia]
Oggi grazie all'innovazione tecnologica, gli atleti con disabilità fisiche possono cimentarsi in quasi tutti gli sport, come il calcio per i ciechi o scherma per atleti senza arti superiori.
Probabilmente le più famose e le più tecnologiche sono le protesi dei corridori a breve distanza, come il noto JONNIE PEACOCK (ha battuto Pistorius sui 100mm) che usa un arto inferiore meccanico composto da un ginocchio meccanico e un piede da corsa. Il costo di questa attrezzatura ultra-tecnologica parte dai 15mila euro e arriva fino a 30mila euro per le più sofisticate. Sono sviluppate in maniera da essere più resistenti dell'acciaio ma molto più leggere, studiate in maniera da non perdere l'energia cinetica prodotta dall'atleta sulla pista da corsa. Test compiuti apposta sul ritorno dell'energia hanno dimostrato che producono il 92% dell'energia possibile, contro il 95% dei tendini dei normodotati.
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Fonte[LaStampa]
Altri importanti sviluppi ci sono sulle carrozzine e sulle bici da corsa, costruite in lega di titanio e provate in gallerie del vento per massimizzare l'aerodinamicità e stabilità. Le prime citate sono però molto varie per lo sport utilizzate, per esempio quelle del rugby sono strutturate per resistere a forti urti, invece quelle del tennis hanno ruote più grandi e rigidità maggiore per migliorare la stabilità.
Come per le Olimpiadi, anche nelle Paralimpiadi l'unico obbiettivo è vincere, e come tutti sappiamo per vincere bisogna stare attenti ai dettagli e curarli in maniera maniacale. Un esempio pratico sono i guanti utilizzati dagli atleti in carrozzina che garantiscono l'attrito migliore, realizzati in termoplastica permettendo di ottimizzare l’energia e ridurre al minimo la dispersione di forza, nonché aiutare i muscoli della mano.
Negli ultimi anni ci sono stati diversi dibattiti per far gareggiare i migliori atleti disabili alle Olimpiadi dei normodotati con successive ripercussioni sui vantaggi dati dalle protesi. Ci sarebbero diversi punti di vista e molte complicazioni da tener conto ma non voglio annoiarvi, vorrei solo farvi capire come l'ingegneria meccanica e fisica applicata a nozioni di anatomia abbia quasi portato i disabili ai livelli dei normodotati.
Ora vi spiego cosa intendo per Vittoria della tecnologia grazie all'atleta: le grandi aziende Biomeccaniche che producono protesi per atleti usano le tecnologie sofisticate per migliorare la vita delle persone che dopo un incidente o una malattia non sono diventate atleti, ma hanno comunque dovuto affrontare i problemi quotidiani che abbiamo tutti. Al giorno d'oggi, sia ginocchio che caviglia artificiali possono fare tutti i movimenti che l'anatomia umana offre. Si sta cercando anche di produrre una sensibilità alla protesi, cioè di collegarla ai nervi dell’arto mancante.
Forse questi sono gli unici casi in cui la vittoria della tecnologia vale di più della vittoria dell'atleta, perché sullo sviluppo di essa, ci possono essere miglioramenti nella vita di milioni di persone.
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Tra velocità e Insicurezze
LA SVOLTA: Gran Premio di San Marino del ’94.
Fu il più buio dei weekend per la Formula 1.  Dagli anni ’50 fino al 94 moriva mediamente quasi un pilota all’anno. Il che rendeva il campionato una sfida contro la morte ogni volta che si saliva sulla monoposto.
Sabato 30 Aprile perde la vita Roland Ratzenberger pilota austriaco di 32 anni, nelle prove ufficiali del Gp di San Marino a Imola. Il giorno successivo si corre come se fosse tutto nella norma. Ma non lo era per niente.
Domenica 1 Maggio: muore il miglior pilota dell’ epoca Ayrton Senna nella gara ufficiale.
Senna muore per un fatale trauma cranico dovuto probabilmente alla poca robustezza del casco anche se le prerogative sulla sicurezza si attuavano da qualche anno ormai. Dal 1963 il casco diviene obbligatorio, e nel 1968 tutti i piloti hanno già il casco integrale. Da allora la forma non viene più cambiata se non qualche ritocco sulla parte che copre il mento e la visiera per aumentare la visibilità. C’è invece un importante sviluppo dei materiali fino all’arrivo della Fibra di Carbonio e del Kevlar. Dopo l’incidente di Nicky Lauda al Nurbugring vengono accese anche le spie di emergenza per far sì che il casco non si tolga mai durante un incidente.
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Fonte [wikipedia]
L’ultima innovazione per i caschi è degli ultimi anni con la HANS. In un incidente, le cinture di sicurezza che avvolgono le spalle del pilota, trattengono il torso del pilota, ma a trattenere la testa ed il casco è solamente il collo. Il dispositivo in questione evita che la testa del pilota venga sottoposto a urti e forze troppo elevate.
Con il dispositivo HANS, le forze di trazione sul collo in una collisione frontale sono ridotte di più dell' 80% dalle speciali cinture.
In seguito al drastico incidente di Lauda, dove si ustionò gravemente il volto e anche altri parti del corpo, la FIA rende obbligatorie le tute ignifughe. La prima importante tuta resistente al fuoco è la Nomex, che però presentava dei difetti in comodità e peso. Da questo momento fino agli anni novanta c’è stata un po’ di diversità tra i piloti i quali potevano scegliere avere più di una tuta leggera e con poca resistenza oppure tute pesanti e rigide ma con buona resistenza alla carbonizzazione. In questi anni si parla di circa 8 secondi di esposizione al fuoco.
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Oggi invece grazie a studi compiuti dalla Nasa sulle tute per astronauti e con l’aggiunta di materiali come la fibra di vetro e kevlar (stessa sostanza usata per i caschi) i piloti non indossano neanche più il sottotuta e la resistenza al fuoco si aggira attorno ai 20 secondi.
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Io e la mia famiglia vi presentiamo SPORT TECH! Un nuovo modo di vedere lo sport.
Divertitevi e buona visione!
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Tuta con  Air-bag, la nuova frontiera del motociclismo
Avere sicurezza a 300 km/h sembra un compito impossibile ma la MotoGP è all'avanguardia.
Quando piloti che in pista superano i 300 km/h cadono, parlare di sicurezza potrebbe apparire un compito proibitivo. Fortunatamente, i migliori rider del mondo traggono beneficio da alcune delle più avanzate attrezzature di sicurezza presenti sul mercato.
La tuta con airbag offre un ulteriore livello di protezione contro il pericolo sempre presente di incappare in una brutta caduta in MotoGP. Il dispositivo presenta una tecnologia molto sofisticata che si attiva quando il pilota viene sbalzato dalla moto ma l'allarme scatta anche nel caso in cui il mezzo subisca un movimento brusco. Il tempo di reazione dell'airbag è fulmineo: soli 15 millisecondi. Vediamo ora come funziona questo moderno sistema.
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[ Marc Marquez alle prese con una brutta caduta , fonte: Google immagini]
La "gobba" della tuta racchiude il cervello del sistema: un potente microprocessore collegato a un modulo di gonfiaggio e alimentato da una batteria interna. Il modulo è a sua volta collegato a due airbag montati all'altezza delle spalle e inseriti allo stesso modo delle normali protezioni rigide. Il sistema, per essere attivato, si basa sui movimenti del pilota. Una volta che si è saliti in sella e si comincia a camminare, il microprocessore arma il sistema che comincia a scambiare dati con i sensori posizionati su braccia e gambe. Se i movimenti del pilota superano i parametri prestabiliti dal microprocessore, il sistema si attiva immediatamente e gonfia gli airbag con 2.8 lt di gas in soli 15 millisecondi, e li mantiene gonfi per 5 secondi. Questo permette al sistema di arrivare al completo gonfiaggio in netto anticipo rispetto all’urto del pilota al suolo.
Rispetto al tradizionale paraschiena in materiale composito, assorbe fino all’85% di forze in più. Se, successivamente ad una caduta, il pilota vuole tornare in sella e continuare la gara, il sistema impiega solo 60 secondi a ricaricarsi completamente e riesce a proteggere le spalle del pilota in caso di una successiva caduta. Il sistema ha un'autonomia di 8 ore e viene ricaricato tramite una normale presa elettrica.
Durante il GP del Mugello 2013, Marquez è caduto mentre andava a 337,9 kmh. Durante i 4,25 secondi di caduta, il pilota ha subito un carico massimo di 25G. Per sua fortuna, indossava già la tuta con Airbag…
fonte: Red Bull official site
Tommaso Ranco
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sport-tech-blog · 8 years ago
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[Immagine: un uomo e una donna indossano una tuta altamente tecnologica. Immagine in licenza CC.(diet.myfit) ]
Molti marchi sportivi hanno ideato nuove tecnologie integrate all’abbigliamento e utili al monitoraggio dell’attività sportiva. Questi prodotti tecnologici agiscono grazie a sensori incorporati nei tessuti  e nelle scarpe, utilizzando dei software per analizzare e pianificare l’allenamento.
Questi micro-sensori sono in grado di fornirci tutte le informazioni necessarie per migliorare la prestazione sportiva e effettuare attente e precise analisi del movimento del corpo, mappatura del calore del corpo e analisi del flusso d’aria.
Eleonora Rossetto
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Sbagliando si impara
Ormai il mondo di internet è parte integrante della nostra vita, i giovani di oggi nascono già in un mondo iper tecnologico e imparano presto come destreggiarsi in questo mondo virtuale. Oggi vi voglio parlare del mio rapporto con internet e di come è nato.
Sembra che ogni mio coetaneo (soprtutto qui, al Politecnico) abbia sviluppato una passione eccezionalmente precoce per il mondo informatico..tranne me! Da bambina non ho mai avuto un particolare interesse per l’ambito tecnologico. Quell’ingombrante scatola grigia che vedevo sulla scrivania dei miei genitori non aveva mai catturato la mia attenzione; preferivo piuttosto  giocare con i miei amici immaginari o distruggermi le ginocchia in bicicletta, ovviamente.
Forse un giorno in cui mi stavo riprendendo da una delle mie avventure, per caso iniziai ad avvicinarmi al computer. Il primo mio approccio con il mondo tecnologico fu Paint; mi divertivo un sacco a creare opere d’arte futuristiche...finchè mi stufai di come la funzione “riempi” del programma rovinasse senza pietà ogni capolavoro che provavo a produrre, trasformando tutto in un’enorme chiazza di colore.
Passai quindi ai video-giochi su CD-ROM; il mio preferito era “Leo nell’occhio del ciclone”, un cd interattivo in cui avrei dovuto aiutare il piccolo Leo ad affrontare tutta una serie di catastrofi naturali degne di un film apocalittico. Staccai il gioco dopo la quinta volta in cui avevo fatto morire Leo sotto un cumulo di macerie, dopo l’ennesimo terremoto.
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[immagine: bambino seduto ad una scrivania poggia la mano sul mause e osserva lo schermo di un vecchio pc: immagine in CC: Wordpress.]
La vera svolta nella mia relazione con il computer avvenne quando scoprii l’esistenza di Internet. A dirla tutta non scoprii davvero Internet, in raltà imparai solo che potevo scaricare e stampare Winx da colorare, ma mi sembrava già una cosa eccezionale. Dopo le mie brutte avventure passate, con le Winx filò tutto alla grande e, a parte i 100 euro di toner che facevo andare in un batter d’occhio, anche i miei genitori furono soddisfatti della mia nuova passione.
Da quel giorno fu una strada tutta in discesa, e il mondo di Internet inomiciò a far parte sempre di più della mia vita. Il passo successivo fu come quello di molti altri, l’approdo sui social network. In verità anche in questo caso fui in ritardo con i tempi perchè mentre gli altri socializzavano su MSN, io stampavo ancora immagini da Internet.
Ad ogni modo ora anche io sono entrata a pieno nel mondo digitale che è complesso ed eccezionale. Senza dubbio Internet ha inciso profondamente nel mio modo di vivere e in quello di molti altri cambiando, sia positivamente che negativamente, la nostra società.
Eleonora Rossetto
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Ecco la presentazione del Blog.
Buona visione!
Tommaso Ranco
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Quando il doping diventa “tecnologico”.
Si parla sempre di più in questi anni di doping tecnologico; di cosa si tratta? Quando si parla di sport e innovazione è impossibile non pensare alla componente tecnologica,sempre più importante nella vita sportiva di un atleta. Esperti in aerodinamica, ingegneri, biomeccanici e tecnici di ogni ramo hanno messo le proprie competenze a disposizione degli atleti per creare dispositivi high tech sempre più innovativi e performanti e per aiutarli a ottimizzare le loro prestazioni. Secondo molti però questa massiccia adozione di componenti tecnologiche nello sport rischia di rendendere “artificiale" la prestazione sportiva.
Il caso più ecclatante è quello del ciclismo; sul mercato del “doping tecnologico” è possibile trovare dispositivi wireless che si connettono a veri e propri “motori”, installati nel telaio della bicicletta,in grado di produrre fino a 400 watt di energia. Questi dispositivi sono addirittura in grado di collegarsi al cardiofrequenzimetro per avviare automaticamente il motore quando il numero di battiti di chi pedala supera una certa soglia. Un caso famoso dell’utilizzo di questo tipo di tecnologia avvenne durante la settima tappa della Vuelta quando un ciclista canadese, Ryder Hesjedal, cadde e la sua bici cominciò a girare su sé stessa, palesando l’esistenza di un motore interno.
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[immagine: il cilclista Ryder Hesdjedal durante una gara, passa davanti ad una folla di spettatori.Immagine in licenza CC.Flickr]
L’UCI’ ovvero il massimo organo mondiale del ciclismo sta cercando di affrontare questa nuova “Frode tecnologica” inasprendo le pene e intensificando i controlli: oltre al test antidoping, si ritiene che in futuro gli atleti dovranno sottoporre le loro bici ad un esame ai raggi x prima della partenza, o ad un controllo tramite sonde. Per gli atleti colti in flagrante sono previste multe molto salate (dai 19.265 euro ai 192.230 euro) e in alcuni casi la squalifica per un minimo di 6 mesi. Non sono esenti da sanzioni nemmeno i team, che anzi possono ricevere multe da 96.135 euro a 963.160 euro.
L’adozione di nuove tecnologie per il miglioramento delle prestazioni sportive non riguarda solo il ciclismo ovviamente.Un esempio interessante riguarda la disciplina del double trap, una particolare specialità di tiro al bersaglio.Gli atleti devono colpire con il fucile due piattelli lanciati contemporaneamente.Per la vittoria è necessario trovare il giusto ritmo tra una sequenza di colpi e l’altra e dal momento che un cronometro manuale non risulta sufficientemente preciso per queso scopo, si utilizza un particolare orologio computerizzato. L’orologio è attivato dal ruomore del primo sparo e viene arresto al secondo, permettendo agli atleti di mantenere un ritmo di 4 decimi di secondo tra due colpi successivi.
I nuovi materiali e le tecnologie più avanzate hanno sì contribuito a rendere lo sport più sicuro e più spettacolare ma hanno anche in parte oscurato quello spirito di sacrificio, quella determinazione e abnegazione che ha trasformano atleti in veri campioni che hanno scritto la storia dello sport.
Eleonora Rossetto
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Tecnologia e sport: l’unione fa la forza!
Salve a tutti! Nel blog post di oggi voglio parlarvi di come il progresso tecnologico abbia enormemente aiutato persone affette da disabilità nella loro vita privata. La continua evoluzione nel campo delle tecnologie per la disabilità ha permesso a queste persone di cimentarsi con successo in qualsiasi tutte le gare gare sportive, con risultati sempre più eccezionali.
Le prime protesi compaiono nella storia già nell'antico Egitto; La prima testimonianza archeologica consiste in un dito di legno, databile tra il 950 e il 710 a.C, trovata sulla mummia di una donna in una tomba vicino a Luxor. Ovviamente queste protesi erano molto rudimentali e avevo un uso puramente estetico.
Da allora molta strada è stata fatta, la continua ricerca ha permesso la creazione di protesi sempre più confortevoli e leggere con un ampia gamma di movimenti possibili. Nella costruzione di protesi e carrozzine sono stati introdotti materiali provenienti dall'industria aerospaziale, come fibre di carbonio, leghe di titanio, leghe di alluminio ad alta resistenza che hanno permesso di affrontare le complesse problematiche legate alla disabilità rivoluzionando il mondo dello sport paralimpico.
Per quanto riguarda le protesi vengono realizzati arti "dinamici" in grado di accumulare e restituire energia. Sono costituite in fibra di carbonio e sono strutturate in modo da restituire fra il 90-95% di energia prodotta (addirittura più efficaci di un piede umano, che ne restituisce solo il 60 %!).Le protesi sono diventate anche più confortevoli infatti la parte superiore è costituita da una guaina morbida che si attacca all'arto con delle legature a strappo.Questo ha permesso alle persone affette da disabilità di cimentarsi in diversi sport che prima gli erano preclusi.
Nel 1960, a Roma, è stata organizzata la prima olimpiade dedicata a persone affette da disabilità.Nella sua ultima manifestazione a Rio de Janeiro, nel 2016, ha coinvolto 4350 atleti.
Il più noto atleta contemporaneo che utilizza protesi è Oscar Pistorious vincitore dei 200 metri alle paraolimpidi del 2004, e dei 200,400 e 800 metri a quelle del 2008. È inoltre noto per essere stato il primo atleta disabile a partecipare alle Olimpiadi dei normodotati del 2012 a Londra, arrivando in semifinale.
Un'altra atleta molto famosa nel mondo dello sport paraolimpico è Beatrice Vio, schermitrice italiana e campionessa in carica di fioretto ai mondiali e alla paolimpiadi.
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[ Immagine: Beatrice Vio, campionessa di scherma, alza le mani al cielo per esultanza.E’ affiancata da due atlete che sorreggono la bandiera italiana. Immagine in licenza CC.]
Beatrice Vio ha subito, a causa di una grave forma di meningite, l'amputazione di braccia e gambe. Grazie a nuove protesi altamente tecnologiche prodotte dalla Touch Bionics Beatrice è in grado di muovere tutte le dita della mano e "istruire" la sua mano robotica attraverso un app sul suo cellulare.
La diffusione di protesi altamente tecnologiche non potrà che favorire un'integrazione tra altleti normodotati e affetti da disabilità rendendo lo sport quello che realmente deve essere; un luogo di incontro e socializzazione.
Eleonora Rossetto
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sport-tech-blog · 8 years ago
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Passi da gigante
 La tecnologia fa proprio “passi da gigante”, diamo un’ occhiata a cosa accade negli States..
A Los Angeles è stata creata la prima scarpa in grado di aumentare l’elevazione. Si chiamano Concept 1 ed è un rivoluzionario modello di sneaker che promette (e mantiene) prestazioni da uomo bionico.
L’idea nasce da due fratelli statunitensi Ryan and Adam Goldston (i due figli gemelli di Mark Goldston, il papà delle Reebok Pump e delle LA Gear) . Ogni scarpa pesa solo 425 grammi e incorpora nell'avampiede la tecnologia Load ‘N Launch™, che lavorando insieme a suola, soletta e calzino interno è in grado di immagazzinare energia che rilascia successivamente in fase di elevazione garantendo un istantaneo e notevole miglioramento dell'elevazione.
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[scarpa Concept 1, immagine coperta da copyright]
Un team di docenti di biomeccanica ha esaminato a fondo queste bombe e ha concluso che fanno saltare in media fino a 8-9 cm in più (guardate il video) rispetto alle altre scarpe da basket della concorrenza. Le super-sneakers sono in commercio negli Stati Uniti al prezzo di 300 $ e le produce Athletic Propulsion Labs, un brand di abbigliamento sportivo avente sede sulla costa ovest degli Stati Uniti più precisamente a Los Angeles.
La notizia non è piaciuta all’ ormai ex commissioner (“direttore”) dell’NBA David Stern che vietò fin da subito l’utilizzo ai giocatori professionisti del circuito. Proprio questo divieto ebbe un impatto sul pubblico fenomenale, d'altronde a chi non piacerebbe sfoderare scarpe “bandite dall’NBA” nel campetto sotto casa e arrivare ad appendersi al canestro??
Allo stesso tempo pensandoci bene, a livello professionistico, se si utilizzassero scarpe del genere il gioco più amato dagli americani e non solo ne uscirebbe sensibilmente falsato, non conterebbe più il talento dei cestisti ma  di quanto le scarpe aiutino l’ atleta a saltare. Forse era meglio quando le scarpe utilizzate negli anni ’90 dalle star americane erano  delle umilissime Converse All-Star.
Il divieto sancito dal commissioner non  sembra preoccupare i due ragazzi californiani creatori del brand, bensì fino a poco tempo fa sul sito ufficiale era messa in bella mostra orgogliosamente la scritta "Banned By The NBA" .
Fonte: Wired.it
Tommaso Ranco
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sport-tech-blog · 8 years ago
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E’ la tecnologia a vincere... o a perdere?
Data: siamo nel 2008.
Luogo: sulla pelle dei migliori nuotatori al mondo.
La Speedo (marca che produce mute sia a livello amatoriale che per professionisti) ha appena finito una ricerca durata 3 anni, con collaborazione addirittura della NASA, il cui contributo ha coinvolto studi di fluido-termodinamica che, uniti a materiali d'utilizzo come il Poliuretano, hanno migliorato notevolmente il galleggiamento e l'idrodinamicità. Tuttavia le ricerche non riguardavano solo le capacità chimiche del prodotto ma si estesero anche sulle funzionalità muscolari dell'atleta migliorando postura e movimenti.
Appena adottato ai blocchi di partenza, il costume si fa subito notare: nel 2008, ai campionati europei in vasca corta,   15-20 WR vengono battuti da atleti che indossano  lo Speedo LZR Racer. In quell'anno e nei mondiali 2010 viene demolito circa un record al giorno,sollevando polemiche e dibattiti per la correttezza.
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[fonte: BBC news]
Passata la sfuriata dei costumoni negli anni 2009 e 2010 la FINA ha preso in mano la situazione  chiudendo le maglie operative al regolamento e costringendo le aziende a ritornare a costumi realistici: jammer per gli uomini, completo a tutta coscia per le donne.
Certamente il costume ha migliorato parecchio ogni singolo atleta, ponendo il limite per la tecnologia da usare nel nuoto, ma allo stesso tempo non ha fatto diventare dei nerd degli ottimi nuotatori. Mi spiego meglio:se esaminiamo Olimpiadi, Mondiali o europei, chi si è meritato di vincere il tanto ambito ORO non l'ha vinto per il costume, ma per tutti gli allenamenti e sacrifici che ha fatto; perchè le nazioni che puntavano a vincere sapevano benissimo che il costume in questione aveva dei vantaggi e si sono attrezzati di conseguenza.
D'altro canto, anche i famigerati costumi non trasformavano atleti privi di talento in campioni, i polemici ribattono che in uno sport come il nuoto, dove una manciata di centesimi può fare la differenze tra entrare nella storia e finire nel dimenticatoio, i suddetti costumi sono la differenza.
A questo punto più di una persona coinvolta in questo mondo incomincia a parlare di "DOPING TECNOLOGICO", come se a vincere non fosse l'atleta ma la tecnologia che usa. A questo punto il discorso si ampia a tantissimi sport che grazie alla tecnologia si sono migliorati, hanno fatto diventare campioni chi oltre all'allenamento ha usato la testa(furbizia). Si può parlare per ore di "doping tecnologico", come esempi della muta di Speedo, che in qualche modo hanno rovinato lo sport in questione, ma ci sono altrettanti esempi dove questa ricerca per migliorare le attrezzature al dì fuori dell'atleta che hanno aumentato la bellezza dello sport.
Sicuramente ogni atleta alla griglia di partenza dev'essere pari a tutti i suoi avversari ma ancora più importante, ogni maratoneta,nuotatore,calciatore o cestista che sia, non deve smettere di divertirsi e far emozionare chi lo guarda. Tanto, dopotutto se al centro dello sport c'è l'uomo, indovinate chi c'è dietro alla tecnologia?
Matteo Fava
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sport-tech-blog · 8 years ago
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La prima volta... Indimenticabile!
Ciao a tutti, mi chiamo Tommaso Ranco e sono uno studente di ingegneria del politecnico di Torino. Oggi vi racconterò la mia esperienza con il mondo del digitale..
Che dire, per risalire al primo contatto con un dispositivo digitale bisogna fare un grosso balzo indietro nel tempo, il che mi fa sentire molto “vecchio”. Era il 25 dicembre del 2006 e per la prima volta comparve in casa un tanto atteso e desiderato computer.
Giusto il tempo di collegare i vari fili e subito iniziai a usarlo.. più che “usarlo” il computer, quello che facevo non era altro che creare variopinti disegni su paint sentendomi un vero artista e nel giro di qualche settimana iniziai a passare la mezz’ora giornaliera concessa da mamma giocando a Pinball. Maledetto quel giorno che scoprii l’ esistenza di Pinball, da quel momento iniziò un’accesa e probabilmente mai spenta  rivalità tra me e mio fratello su chi riuscisse a fare il record. Niente da fare vinceva sempre lui…
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[ il gioco Pinball, fonte:google immagini ]
Dopo qualche mesetto arrivò a casa il modem, da quel momento iniziai a fare le mie prime esperienze su internet explorer, un mondo completamente sconosciuto. Ricordo ancora la procedura per attaccare il modem: stacchi il cavo del telefono, colleghi il modem, aspetti che si allinei e poi via, libero di navigare..
Quello che facevo non era altro che guardare video su you-tube con mio fratello e mio papà, guardavamo soprattutto video di automobili o moto (tutto ciò che avesse un motore insomma) oppure giocare a giochi flash scaricabili da internet
Solo più tardi, qualche annetto dopo creai un account MSN, una piattaforma su cui si poteva chattare con gli amici, con le prime ragazzine,  condividere foto o video ed è proprio qui che inizi a sentirti un pochino più “grande”e libero e a capire l’ utilità e l’importanza di internet.
Oggi usiamo la rete per compiere qualsiasi attività, dalla più banale come guardare una ricetta per finire con lo svolgere bonifici bancari, comprare oggetti, prenotare voli e chi più ne ha ne metta. Insomma oggi senza internet non possiamo proprio starci.
Tommaso Ranco
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