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storiarte · 2 years
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La maniera moderna
Seconda parte
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Il Ritratto di Baldassarre Castiglione è un dipinto a olio su tela (82x67 cm) di Raffaello, databile al 1514-1515 ed esposto al Museo del Louvre di Parigi.
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Il Ritratto di Fedra (Tommaso) Inghirami è un dipinto a olio su tavola di Raffaello Sanzio, databile al 1514-1516 circa. Dell'opera esistono due versioni sulle quali la critica è divisa nell'individuare il prototipo. Una nella Galleria Palatina di Firenze (90x62 cm) e una nell'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (89,7x62,2 cm).
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La Velata è un dipinto a olio su tela (82x60,5 cm) di Raffaello, databile al 1516 circa e conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.
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Il Ritratto di Bindo Altoviti è un dipinto a olio su tavola (59,7x43,8 cm) di Raffaello, databile al 1515 circa e conservato nella National Gallery of Art di Washington.
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La Scuola di Atene è un affresco realizzato tra il 1509 e il 1511 dal pittore rinascimentale italiano Raffaello Sanzio ed è situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", poste all'interno dei Palazzi Apostolici. E' una delle opere pittoriche più importanti dei Musei Vaticani. La Scuola di Atene parla del tema della ricerca razionale e offre una rappresentazione delle sette arti liberali con in primo piano, da sinistra la grammatica, l'aritmetica e la musica, a destra geometria e astronomia, e in cima alla scalinata retorica e dialettica.
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Il Ritratto di giovane con lucerna è un dipinto a olio su tavola (42,3x35,3 cm) di Lorenzo Lotto, databile al 1506 circa e conservato nel Kunsthistorisches Museum a Vienna.
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Danae è un dipinto a olio su tela (120×172 cm) realizzato nel 1545 da Tiziano Vecellio e conservato nel Museo nazionale di Capodimonte di Napoli.
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storiarte · 2 years
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La maniera moderna
Con Maniera Moderna si indica la produzione artistica del Rinascimento maturo, a partire dalla seconda metà del ‘400 (1483-1486 Vergine delle Rocce, Leonardo), fino al sacco di Roma del 1527. Il termine venne coniato da Giorgio Vasari nelle VIde de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori.
I principali protagonisti della Maniera Moderna furono Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio, affiancati da Giorgione,Tiziano Vecellio e Antonio Allegri detto il Correggio.
Le principali caratteristiche della Maniera Moderna sono:
Una costruzione prospettica meno evidente, seppur venga mantenuta alla base della composizione. (sfondi destrutturati e architetture rare)
Ricerca di una maggiore naturalezza nella costruzione delle figure, negli atteggiamenti e nelle attitudini psicologiche.
Forte idealizzazione, sia nella figura umana che nel paesaggio circostante
Ricerca nella varietà di una armonia e di un equilibrio di fondo
Temi di grande levatura intellettuale.
I principali contesti nei quali fiorisce la maniera moderna sono quelli della Repubblica Fiorentina e nella Roma di papa Giulio II.
Di seguito sono riportate alcune delle opere più importanti della maniera della maniera moderna.
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La Pala di Castelfranco di Giorgione ricorda la morte in giovane età del figlio del committente avvenuta in guerra combattendo a Ravenna per la Serenissima.
Giorgione, Pala di Castelfranco, Giorgione, Madonna col bambino tra i santi liberale e Francesco (Pala di castelfranco), 1500 – 1504, olio su tavola di pioppo, 200 X 152 cm. Castelfranco Veneto, Duomo.
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La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di legno di pioppo realizzato da Leonardo da Vinci (77×53 cm e 13 mm di spessore), databile al 1503-1504 circa e conservato nel Museo del Louvre di Parigi.
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Il Cenacolo, noto anche come l'Ultima Cena, è un dipinto parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco (460×880 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1494-1498 e realizzato su commissione di Ludovico il Moro nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano.
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Adorazione dei Magi - Dipinto di Leonardo da Vinci 1481, Conservato alla Galleria degli Uffizi a Firenze
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Leonardo da Vinci, Madonna di Benois, 1478-82, Olio su tela trasferito da pannelo, 33 x 49.5 cm, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.
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Il Cartone di sant'Anna (Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e san Giovannino) è un disegno a gessetto nero, biacca e sfumino su carta (141,5x104,6 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1501-1505 circa e conservato nella National Gallery di Londra.
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L'uomo vitruviano è un disegno a penna e inchiostro su carta (34,4 × 24,5 cm) di Leonardo da Vinci, conservato, ma non esposto, nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia. 
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Sacra famiglia, detta “Tondo Doni”, Michelangelo Buonarroti (Caprese 1475 – Roma 1564), 1505 - 1506, tempera grassa su tavola, gli Uffizi (Firenze).
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Ritratto di Agnolo e Maddalena Doni di Raffaello Sanzio, 1506, Firenze, Pitti.
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La Muta è un dipinto a olio su tavola (64x48 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1507 e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino.
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storiarte · 2 years
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Il rinascimento Italiano
Venezia (seconda parte)
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San Sebastiano è un dipinto olio su tavola trasportato su tela (171x85,5 cm) di Antonello da Messina, databile al 1478 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Dresda.
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La Madonna col Bambino, detta anche Madonna di Alzano, Madonna della Pera o Madonna Morelli, è un dipinto olio su tavola (83x66 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1485 circa e conservato nell'Accademia Carrara di Bergamo.
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La Madonna del Prato è un dipinto a olio su tavola trasportata su tela (67,3x86,4 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1505 circa e conservato nella National Gallery di Londra.
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Il Ritratto del doge Leonardo Loredan è un dipinto a olio su tavola (62x45 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1501-1502 circa e conservato nella National Gallery di Londra. L'opera è firmata IOANNES BELLINVS sul cartiglio fissato al parapetto, ed è considerata in genere come il risultato più alto della ritrattistica di Bellini.
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Madonna con il Bambino tra le sante Caterina e Maria Maddalena, olio su tavola, 58 x 107 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia
Protagonista di questa “Sacra Conversazione Renier” di Giovanni Bellini, datata attorno al 1483, è l’inquietudine. I quattro personaggi sono avvolti da un’oscurità opprimente. Una luce posta fuori campo, sulla sinistra della tela, illumina i quattro. Ma è una luce che serve solo ad evidenziare le loro diverse espressioni.
La Madonna ha il capo appena reclinato che rivela diffidenza, tensione. Sorregge un Gesù che però non ha l’espressione serena di un bimbo tra le braccia della madre. Sembra molto di più un Gesù che, dalle braccia della Croce, sembra chiedere al Padre “perché mi hai abbandonato?”. Ed è verso l’alto che guarda, il fanciullo. La santa sulla sinistra osserva con dolce preoccupazione il fanciullo. La santa sulla destra, bella e pudica, ha uno sguardo tra lontano ed assente, ma non felice.
Lo spettatore si trova di fronte a questi personaggi in uno scenario che non consente di sottrarsi a quegli sguardi. E’ come entrare in una stanza dove è appena accaduto qualcosa. Di grave, di irrimediabile. E la tecnica prodigiosa del pittore veneziano è tutta orientata a disegnare un ritratto psicologico dei protagonisti.
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La Pala di San Giobbe è un dipinto olio su tavola (471x258 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1487 circa e conservato nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
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 Giovanni Bellini, 1488, Polittico di Nostra signora della Basilica dei Frari (Sacrestia – Cappella Pesaro), dipinto su tavola.
Nella sacrestia lo sguardo del visitatore è subito attratto dallo splendido polittico (m 2,75 x 2,50) commissionato dai tre figli di Pietro Pesaro, e cioè Benedetto, Nicolò e Marco, al pittore Giovanni Bellini. L’artista raffigura l’abside di una chiesa a volta di botte dorata, ma racchiusa da una pala in legno dorato per cui la cornice diventa il termine dell’architettura ed il punto dove i due mondi, quello sacro e quello profano, si incontrano e coincidono. Colori e volti affascinano: dal blu del manto della Madonna, alle chiazze di rosso, giallo e marrone; dai gialli e marroni degli abiti, delle ali, dei capelli degli angeli, alle venature dei gradini marmorei. Nello scomparto centrale del trittico, La Vergine seduta tiene tra le mani il Bambino che solleva il braccio in atto benedicente. La prospettiva è perfetta, tanto che la Vergine sembra staccata dal fondo. Le due lesene sorreggono il soffitto dell’ambiente aperto di lato dove sono posti i Santi e, nonostante i limiti imposti dalla forma del trittico, la spazialità è suggerita da una sottile striscia di paesaggio nei due lati estremi. Lo sguardo della Madonna è dolcissimo. Belli ed incisivi i due angeli musicanti ai piedi della Vergine: uno tiene tra le mani il flauto e l’altro il liuto. Nel catino d’oro, anche l’artista rivolge la sua preghiera alla Madonna con la scritta “Ianua certa poli, duc mentem, dirige vitam, quae peragam commissa tuae sint omnia curae”. (Sicura porta del cielo, illumina la mente, dirigi la vita, a te affido ogni mia azione). Bellissima anche la cornice che racchiude il dipinto. Disegnata, con ogni probabilità dal Bellini, fu poi intagliata da Jacopo da Faenza (sec. XV) ed è in perfetta sintonia con il dipinto.
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storiarte · 2 years
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Il rinascimento italiano
Urbino (seconda parte)
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Il Doppio ritratto dei duchi di Urbino è un dittico, olio su tavola (47×33 cm ciascun pannello), con i ritratti dei coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, opera di Piero della Francesca databile al 1465-1472 circa, e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Fra i più celebri ritratti del Rinascimento italiano, il dittico raffigura i signori di Urbino, Federico da Montefeltro (1422-1482) e sua moglie Battista Sforza (1446-1472). In accordo con la tradizione quattrocentesca, ispirata alla numismatica antica, le due figure sono rappresentate di profilo, taglio che garantiva una notevole verosimiglianza e precisione nella resa dei particolari, senza che trasparissero gli stati d’animo: i duchi di Urbino appaiono infatti immuni da turbamenti e emozioni. I coniugi sono affrontati e l’unità spaziale è suggerita dalla luce e dalla continuità del paesaggio collinare sullo sfondo – il paesaggio marchigiano su cui i Montefeltro regnavano. Spicca il contrasto cromatico fra l’incarnato abbronzato di Federico e quello chiarissimo di Battista Sforza, pallore che, oltre a rispettare le convenzioni estetiche in voga nel Rinascimento, potrebbe alludere alla precoce scomparsa della duchessa, morta giovanissima nel 1472. Sul retro delle tavole, i duchi sono effigiati mentre vengono portati in trionfo su carri, accompagnati dalla Virtù cristiane; le iscrizioni latine inneggiano ai valori morali della coppia. La presenza delle pitture sul verso induce a ritenere che i due dipinti, ora inseriti in una cornice moderna, potessero costituire in origine un dittico. Opera tra le più famose di Piero della Francesca, il doppio ritratto si inserisce nell’ambito di consolidato rapporto fra il pittore e i duchi di Montefeltro, alla cui corte Piero soggiornò ripetutamente, trovandosi a contatto con un ambiente colto, raffinato, che in breve tempo divenne uno dei più importanti centri culturali e artistici italiani. Il maestro concilia la rigorosa impostazione prospettica appresa durante la formazione fiorentina con la lenticolare rappresentazione della natura propria della pittura fiamminga, raggiungendo risultati di straordinaria e ineguagliata originalità.
Padova
Il Rinascimento a Padova ebbe un inizio che viene unanimemente fatto coincidere con l'arrivo dello scultore fiorentino Donatello, dal 1443. Qui, grazie a un ambiente particolarmente predisposto e prolifico, si sviluppò una scuola artistica che, per precocità e ricchezza di spunti, fu all'origine della diffusione dell'arte rinascimentale in tutto il nord-Italia. L'artista più influente nel rinascimento padovano è Andrea Mantegna.
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La Pala di San Zeno è un dipinto, tempera su tavola (con la cornice 480×450 cm, scomparto centrale 125×212, sinistro 135×213, destro 134×213), di Andrea Mantegna, datata tra il 1456 e il 1459 e custodita nella sua collocazione originaria, sull'altare maggiore della basilica di San Zeno a Verona. Si tratta della prima pala d'altare pienamente rinascimentale dipinta in Italia settentrionale, che ispirò la scuola di pittori rinascimentali veronesi, come Girolamo dai Libri. Fu oggetto delle spoliazioni napoleoniche della Repubblica di Venezia.
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A destra della cappella maggiore della Chiesa degli Eremitani si trovano gli affreschi della Cappella Ovetari di Andrea Mantegna e altri pittori, come Ansuino da Forlì. Essi sono stati ricostruiti e riesposti al pubblico dal 2006, proprio a partire dall'importante frammento di Ansuino, dopo essere stati distrutti nel bombardamento del 1944.
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Il Trittico degli Uffizi è un dipinto tempera su tavola di Andrea Mantegna, databile al 1460 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. L'opera è composta da tre pannelli riuniti solo nel XIX secolo, la cui reale coesione come trittico è messa in dubbio da molti storici dell'arte. Si tratta dell'Ascensione di Cristo (86x42,50), l'Adorazione dei Magi (76x76,5 cm) e la Circoncisione (86x42,50 cm).
Mantova
Il Rinascimento a Mantova decollò dalla metà del XV secolo, dipendendo in toto dalla dinastia dei Gonzaga, che fecero della città, nonostante l'esiguità del territorio e la sua relativa importanza nello scacchiere europeo, una delle corti signorili più splendide d'Europa. A differenza di altre declinazioni del Rinascimento italiano, quello mantovano riguardò la sola casata regnante: la differenza tra le commissioni gonzaghesche e quelle dei mantovani, per quanto benestanti, è abissale. Gli artisti più importanti del rinascimento mantovano sono Andrea Mantegna per la pittura e Leon Battista Alberti per l'architettura.
Di seguito sono riportate le loro opere più importanti.
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La Camera degli Sposi, chiamata nelle cronache antiche Camera picta ("camera dipinta"), è una stanza collocata nel torrione nord-est del Castello di San Giorgio di Mantova. È celebre per il ciclo di affreschi che ricopre le sue pareti, capolavoro di Andrea Mantegna, realizzato tra il 1465 e il 1474. Mantegna studiò una decorazione ad affresco che investisse tutte le pareti e le volte del soffitto, adeguandosi ai limiti architettonici dell'ambiente, ma al tempo stesso sfondando illusionisticamente le pareti con la pittura, come se lo spazio fosse dilatato ben oltre i limiti fisici della stanza. Il tema generale è una celebrazione politico-dinastica dell'intera famiglia di Ludovico II Gonzaga, con l'occasione dell'elezione a cardinale del figlio Francesco.
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La basilica concattedrale di Sant'Andrea è la più grande chiesa di Mantova. Opera di Leon Battista Alberti nello sviluppo dell'architettura rinascimentale, venne completata molti anni dopo la morte dell'architetto, con modi non sempre conformi ai progetti originali. Ha la dignità di basilica minore. Nella cripta si conservano due reliquiari con terra intrisa di sangue di Cristo, che avrebbe portato il soldato romano Longino.
Venezia
Il Rinascimento veneto fu una delle declinazioni fondamentali del Rinascimento italiano. L'arte rinascimentale arrivò in Veneto tramite il soggiorno a Padova di Donatello, dal 1443 al 1453, diffondendosi poi anche in pittura tramite Squarcione e i suoi allievi. Gli artisti più influenti furono Antonello da Messina (1425/30-1479) e Giovanni Bellini (1427/30-1516).
Di seguito sono riportate le loro più importanti opere.
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Vergine annunciata di Antonello da Messina coniuga la monumentalità e il classico razionalismo dello stile italiano con l’attenzione al dettaglio della pittura fiamminga.
Antonello da Messina, Vergine annunciata, 1476-1477, olio su tavola, 45 x 34,4 cm. Palermo, Galleria Regionale della Sicilia.
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Ritratto d'uomo (o autoritratto) è un dipinto olio su tavola (25,5x35,5 cm) di Antonello da Messina, datato 1475-1476 circa e conservato nella National Gallery di Londra.
L'opera ritrae un uomo sconosciuto, di rango sociale medio-alto a giudicare dall'abbigliamento. La giubba in pelle lascia intravedere la camicia bianca, mentre in testa l'uomo tiene una berretta rossa di panno.
La posa è di tre quarti, lo sfondo scuro e la rappresentazione essenziale derivano dai modelli fiamminghi, in particolare Petrus Christus che forse Antonello conobbe direttamente in Italia.
La luce è radente ed illumina l'effige come se si affacciasse da una nicchia, facendo emergere gradualmente i lineamenti e le sensazioni del personaggio. L'uso dei colori ad olio permette poi un'acuta definizione della luce, con morbidissimi passaggi tonali, che riescono a restituire la diversa consistenza dei materiali.
A differenza delle opere fiamminghe però Antonello impostò anche una salda impostazione volumetrica della figura, con semplificazioni dello stile "epidermico" dei fiamminghi che permette di concentrarsi su altri aspetti, quali il dato fisiognomico individuale e la componente psicologica.
Un'analisi a raggi X a rivelato che gli occhi erano originariamente girati diversamente. Forse originariamente esisteva un parapetto dipinto da cui il personaggio si affacciava, poi tagliato via in epoca imprecisata. Alcuni hanno anche ipotizzato che l'opera possa essere un autoritratto.
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La Pietà (o Cristo morto sorretto da Maria e Giovanni) è un dipinto a tempera su tavola (86x107 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1465-1470 circa e conservata nella Pinacoteca di Brera a Milano.
La tavola, datata agli anni sessanta del Quattrocento, segna un evidente affrancamento dell’artista dalla lezione di Andrea Mantegna, cui egli era legato non solo da affinità culturali ma anche da stretti vincoli di parentela (ne era il cognato). L’esempio dell’artista padovano è ben visibile nell’incisività delle linee di contorno e nella plasticità scultorea delle figure, trascinate in primo piano a invadere lo spazio dello spettatore; tuttavia, Bellini immerge la scena entro un’atmosfera fatta di luce naturale, ammorbidendo i toni e concentrandosi, più che sulla costruzione di un rigoroso spazio prospettico, sulla rappresentazione della dolente umanità dei protagonisti; egli crea così un linguaggio nuovo che diverrà, negli anni successivi, la sua personale e inconfondibile cifra stilistica.
Properzio, il grande poeta di età augustea, fa allusione alla capacità dell’immagine di provocare il pianto nello spettatore, e ai suoi versi si rifà quanto è scritto nel cartiglio. Questa è tra le opere d’arte che producono un tale effetto.
Il dipinto, che faceva parte della collezione Sampieri di Bologna, fu donato a Brera nel 1811 dal viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais.
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storiarte · 2 years
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Il Rinascimento italiano
Firenze, Urbino, Padova, Mantova e Venezia
Firenze
Dal 1434 Cosimo de Medici governa la città con un regime di compromesso, che dà una svolta nettamente aristocratica alla cultura e ai gusti artistici cittadini: quella medicea diventa una vera e propria corte, dalla cultura elitaria neoplatonica. Ma anche la committenza privata prende nuovo slancio e la città diventa un grande laboratorio di proposte pittoriche, che si esercitano sui generi religiosi e profani più vari.
I più importanti artisti furono:
Beato Angelico (1395-1455)
Filippo Lippi (1406-1469)
Domenico Veneziano (1410-1461)
Leon Battista Alberti (1404-1472)
Di seguito sono riportate alcune delle loro più importanti opere
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L' Annunciazione è un'opera di fra Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico (tempera su tavola, 154x194 cm il pannello centrale, 194x194 compresa la predella) conservata nel Museo del Prado a Madrid e databile alla metà degli anni trenta del Quattrocento. L'opera è probabilmente la terza di una serie di tre grandi tavole dell'Annunciazione dipinte dall'Angelico negli anni trenta del Quattrocento; le altre due sono l'Annunciazione di Cortona e l'Annunciazione di San Giovanni Valdarno. La datazione non è però concorde ed alcuni storici dell'arte invertono la serie, proponendo la tavola del Prado come la prima.
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Madonna col Bambino e due angeli, di Filippo Lippi (Firenze 1406 c. – Spoleto 1469). E’ l’opera più celebre di Filippo Lippi, caratterizzata dalla straordinaria spontaneità della rappresentazione. La Madonna siede su un trono di cui si intravede solo il morbido cuscino ricamato e il bracciolo intagliato, intenta a contemplare il figlio verso il quale rivolge un gesto di preghiera. L’espressione è dolce e indulgente, ma quasi malinconica, come se la madre presagisse il doloroso destino del figlio. Il piccolo Gesù, coperto solo dalle fasce, risponde allo sguardo di Maria e protende le braccia verso di lei, sostenuto da due angeli. Quello in primo piano rivolge lo sguardo all’esterno, a coinvolgere lo spettatore, con volto sorridente. Il taglio ravvicinato, con le figure poco più che a mezzo busto raccolte nell’esiguo spazio delimitato dalla cornice in pietra serena, rende la composizione simile a numerosi rilievi scultorei eseguiti dagli scultori fiorentini coevi di Filippo Lippi. La finestra si apre davanti a un vasto e vario paesaggio affacciato sul mare, con rocce, vegetazione, edifici. L’immagine sacra è tradotta con profonda umanità, conferita sia dall’espressione degli affetti che dalla scelta delle vesti e delle acconciature, ispirate alla moda coeva: raffinatissima quella della Vergine, con una coroncina di perle e veli intrecciati ai capelli, come le nobildonne fiorentine del secondo Quattrocento. Le aureole sono appena accennate, sottili cerchi e raggi di luce che non coprono il paesaggio retrostante. Non ha finora trovato conferma l’ipotesi che il volto della Vergine sia quella di Lucrezia Buti, la giovane monaca pratese che divenne moglie di Filippo Lippi. La composizione ebbe fin da subito grande successo e fu presa a modello da molti artisti, fra i quali il giovane Botticelli, allievo del frate pittore. Non sappiamo tuttavia quale fosse l’originaria destinazione di questa immagine sacra; le prime notizie note risalgono alla fine del XVIII secolo, quando si trovava nella Villa medicea del Poggio Imperiale a Firenze.
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“Polittico dell’Annunciazione della Chiesa di San Lorenzo” di Filippo Lippi
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Madonna col Bambino e storie della vita di sant’Anna di Filippo Lippi (Firenze 1406 ca. – Spoleto 1469), realizzato nel 1452-1453 c.
Tra le composizioni di tema sacro più originali del primo Rinascimento, il dipinto presenta in primo piano la Vergine in trono con il Bambino seduto sulle sue ginocchia, in atto di staccare chicchi dalla melagrana che la madre gli porge, simbolo di fertilità e premonizione della Passione. Alle spalle del tradizionale gruppo della Vergine col Bambino, all’interno di un palazzo, sono ambientati due episodi della vita di sant’Anna, madre di Maria. A destra sulla scala, è narrato l’incontro di Anna con il marito Gioacchino, mentre a sinistra è illustrata la nascita della Vergine, con la puerpera nel letto circondata da donne affaccendate che la accudiscono, si prendono cura della neonata e recano doni: è uno scorcio veritiero sulla vita quotidiana femminile dei ceti più abbienti nel XV secolo. Le diverse grandezze delle figure (più piccole quelle di Gioacchino e Anna nell’episodio dell’incontro, intermedie quelle dei personaggi che partecipano alla nascita di Maria e poi grandi quelle della Madonna col Bambino poste in primo piano) misurano, oltre alla profondità spaziale, la distanza temporale che separa i tre momenti. Filippo Lippi riesce ad armonizzare le singole parti della storia, narrata con straordinaria sintesi narrativa e unificata dalla complessa architettura di gusto rinascimentale. Si tende a porre in rapporto l’opera con alcuni documenti del 1452-1453 in cui Filippo Lippi risulta incaricato di eseguire un tondo per Leonardo Bartolini Salimbeni (1404-1479), verosimilmente destinato alla sua residenza: la forma circolare caratterizzava spesso le immagini sacre di destinazione domestica nel corso del Quattrocento e anche i temi rappresentati bene si addicono ad un ambito familiare. Sul retro della tavola è presente l’abbozzo di uno stemma raffigurante un grifo, finora non identificato.      
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L’Annunciazione di Domenico Veneziano è la parte centrale della predella, ora smembrata, della Pala di Santa Lucia de’ Magnoli. Domenico Veneziano, Annunciazione, 1442-48, tempera su tavola, 27 x 54 cm, Fitzwilliam Museum, Cambridge.
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La basilica di Santa Maria Novella, la cui facciata venne restaurata da Leon Battista Alberti, è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge sull'omonima piazza. Se Santa Croce era ed è un centro antichissimo di cultura francescana e Santo Spirito ospitava l'ordine agostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importante ordine mendicante, i domenicani.
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Il palazzo Rucellai è uno dei migliori esempi di architettura quattrocentesca a Firenze, posto in via della Vigna Nuova 18. La sua facciata venne progettata da Leon Battista Alberti e fu il primo di una serie di importanti interventi architettonici che l'architetto e teorico del Rinascimento eseguì per la famiglia Rucellai.
Il palazzo, commissionato dal ricco mercante Giovanni Rucellai, fu costruito tra il 1446 e il 1451 da Bernardo Rossellino, su disegno di Leon Battista Alberti, che era legato al Rucellai da amicizia e da affinità culturale. L'Alberti curò solo un intervento parziale, con gli ambienti interni composti da edifici diversi e irregolari, che richiesero una concentrazione, anziché sul volume, sulla facciata, completata verso il 1465.
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Palazzo Medici Riccardi si trova a Firenze al numero 3 di quella che per la sua ampiezza si chiamava Via Larga, oggi via Cavour, ed è l'attuale sede del Consiglio metropolitano. Il palazzo è un'opera del Michelozzo, commissionata dal patriarca delle fortune dei Medici, Cosimo il Vecchio. In un primo momento Cosimo aveva chiesto un progetto a Brunelleschi, ma, essendo un fine uomo politico, lo scartò per la sua troppa magnificenza che avrebbe senz'altro scatenato le invidie dei concittadini.
Urbino
Il Rinascimento a Urbino fu una delle declinazioni fondamentali del primo Rinascimento italiano. Durante la signoria di Federico da Montefeltro, dal 1444 al 1482, si sviluppò a corte un clima artistico fertile e vitale, grazie agli scambi culturali con numerosi centri della penisola e anche esteri, soprattutto fiamminghi. Il movimento culturale a Urbino si esauriva all'interno della corte, attorno al suo raffinatissimo principe, e pur elaborando soluzioni avanzatissime e d'avanguardia, non generò una vera e propria scuola locale, anche per il ricorso soprattutto ad artisti stranieri[1]. Nonostante ciò il linguaggio urbinate, in virtù proprio della circolazione degli artisti, conobbe un'ampia diffusione, che ne fece una delle declinazioni chiave del Rinascimento italiano. Tra le caratteristiche base della sua cultura umanistica ci furono il tono inconfondibile fatto di misura e rigore, che ebbe protagonisti come Piero della Francesca, Luciano Laurana, Giusto di Gand, Pedro Berruguete, Francesco di Giorgio Martini, Fra Diamante.
Di seguito sono riportate alcune delle più importanti opere di questi autori:
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Il Palazzo Ducale di Urbino è uno dei più interessanti esempi architettonici ed artistici dell'intero Rinascimento italiano. È sede della Galleria nazionale delle Marche e del Museo Archeologico Lapidario. Infatti, il progetto più ambizioso di Federico da Montefeltro, uomo coltissimo e raffinato, fu la costruzione del Palazzo Ducale e di pari passo, la sistemazione urbanistica di Urbino, facendone la città "del principe". Prima degli interventi di Federico, la residenza ducale era un semplice palazzo sul colle meridionale, al quale si aggiungeva un vicino castellare, sull'orlo del dirupo verso la Porta Valbona.
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Lo Studiolo di Federico da Montefeltro è uno degli ambienti più celebri del Palazzo Ducale di Urbino, poiché oltre che essere un capolavoro di per sé, è l'unico ambiente interno del palazzo ad essere rimasto pressoché integro, permettendo di ammirare il gusto fastoso della corte urbinate di Federico. Venne realizzato tra il 1473 e il 1476, da artisti fiamminghi (Pedro Berreguete) appositamente chiamati a corte dal Duca. Con loro operarono vari artisti italiani, tra cui forse anche il celebre Melozzo da Forlì.
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storiarte · 2 years
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L'arte fiamminga
Di seguito sono riportate altre opere fiamminghe coerenti con le caratteristiche illustrate nel precedente post.
Lo studio del ritratto (seconda parte)
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Il Ritratto di giovane donna è un dipinto olio su tavola (37x27 cm) di Rogier van der Weyden, databile al 1460 circa e conservato nella National Gallery of Art di Washington.
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La Ritratto di un certosino è un dipinto del pittore fiammingo Petrus Christus (pseudonimo) realizzato circa nel 1446 e conservato nel Metropolitan Museum of Art di New York negli Stati Uniti d'America.
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Il Ritratto di uomo con turbante rosso è un dipinto a olio su tavola (25,5x19 cm) di Jan van Eyck, datato 1433 e conservato nella National Gallery di Londra. Piuttosto diffusa è l'ipotesi che si tratti di un autoritratto ancorché nessuna prova sia possibile al riguardo. Tra gli argomenti più spesso citati a favore di questa ipotesi vi è la circostanza che sia nel ritratto dei coniugi Arnolfini che nella madonna del canonico Van der Paele, Van Eyck ha raffigurato il riflesso di se stesso (nel primo caso in uno specchio, nel secondo sulla superficie di uno scudo) con un copricapo rosso. Di qui l'ipotesi che il maestro prediligesse questo indumento e lo abbia indossato anche in occasione del proprio autoritratto.
Lo studio del paesaggio e delle miniature
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“ Paesaggio da codice miniato”, libro d’ore  di Maresciallo di Boucicaut
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“Libro d’ore del duca di Berry"  fratelli Limbourg (pagina con il mese di giugno)
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“Ore di Torino”, pagina che illustra la nascita di San Giovanni Battista
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Sant'Ivo, Rogier Van Der Weyden, 1450-1460. Collocazione: National Gallery, Londra.
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Il Polittico dell'Agnello Mistico, o Polittico di Gand, è un'opera monumentale di Jan van Eyck (e del misterioso Hubert van Eyck), dipinta tra il 1426 e il 1432 per la cattedrale di San Bavone a Gand, dove si trova tutt'oggi. Si tratta di un polittico apribile composto da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali sono dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili quando il polittico è chiuso. La tecnica usata è la pittura a olio e le misure totali sono 375x258 cm da aperto.
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storiarte · 2 years
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L'arte fiamminga
L'arte fiamminga si afferma nelle Fiandre nel Quattrocento. Essa, a differenza dell'arte Rinascimentale italiana, abbandonando i modelli si avvicina alla realtà effettiva studiandola accuratamente. Distrugge gli schematismi prospettici e lascia spazio alla realtà empirica vivida e limpida.
Si possono individuare le seguenti peculiarità:
L'uso della pittura ad olio (che rendeva i quadri più luminosi);
Lo studio dei paesaggi anche attraverso la tripartizione cromatica (marrone, verde, azzurro) dello sfondo;
Lo studio del ritratto (posizione della figura a 3:4, inquadratura ravvicinata per poter mettere in evidenza i particolari e sfondo nero);
Lo studio delle miniature.
La pittura ad olio
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Trittico di Bladelin Rogier Van Der Weyden, 1450 Olio su tavola Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
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Altare di Champmol: Broederlam Melchior, 1393-1399, tempera su tavola, Musée des Beaux-Arts, Digione, Francia
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Il Trittico di Mérode è un dipinto di Robert Campin, olio su tavola (129x64,50 cm) conservato nel Metropolitan Museum di New York, nella sezione The Cloisters, e databile al 1427.
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UN ESEMPIO DI QUADRO FIAMMINGO CON PROSPETTIVA MATEMATICA ITALIANA: “Trittico di Lovanio”, Dieric Bouts,1462 - 67
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La Madonna del canonico van der Paele è un dipinto olio su tavola (122,1×157,8 cm) di Jan van Eyck, datata 1436 e conservata nel Museo Groeninge a Bruges.
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Il Trittico del Matrimonio mistico di santa Caterina o di san Giovanni è un dipinto a olio su tavola (173,6x173,7 cm il pannello centrale e 176x78,9 ciascuno scomparto laterale) di Hans Memling, databile al 1474-1479 circa e conservato nell'Hans Memlingmuseum di Bruges.
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Il Trittico di santa Colomba, Trittico dell'Adorazione dei Magi o Altare di santa Columba è un dipinto del pittore fiammingo Rogier van der Weyden realizzato circa nel 1455 e conservato nell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera in Germania.
Lo studio del ritratto (prima parte)
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Un ritratto di donna, conservato alla National Gallery di Londra. Il dipinto, datato intorno al 1435, è attribuito a Robert Campin (1378/79-1444), insieme a Jan van Eyck, caposcuola riconosciuto della pittura fiamminga e con una fiorente bottega a Tournai, uno dei centri commerciali più importanti del Ducato di Borgogna.
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Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è un dipinto a olio su tavola (81,80×59,40 cm) del pittore fiammingo Jan van Eyck, realizzato nel 1434 e conservato nella National Gallery di Londra.
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Il Ritratto del Buffone Gonella è un dipinto su tavola (36x24 cm) attribuito a Jean Fouquet, databile al 1447-1450 e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.
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storiarte · 2 years
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La maniera moderna
Di seguito sono riportate alcune opere del pre-manierismo e del manierismo.
Le parole chiave che caratterizzano questa nuove fase rinascimentale sono: monumentalità, classicismo, armonia, anatomia, naturalezza, sfumato.
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Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, 1475 ca, tempera su tavola, 111x134 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.
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Sandro Botticelli, Primavera, 1482-83 ca, tempera e tempera grassa su tavola, 203x314 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.
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Michelangelo Buonarroti, David, 1501-04, marmo, h 434 cm (con la base), Firenze, Galleria dell'Accademia.
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Michelangelo Buonarroti, Biblioteca Laurenziana, dal 1524, vestibolo con scalone di accesso (prima immagine) e sala di lettura (seconda immagine).
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storiarte · 2 years
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Tommaso Cassai detto Masaccio (1401-28)
Di seguito sono riportate le opere pittoriche di un artista che, nonostante una carriera di soli sette anni a causa della morte precoce, ebbe un peso storico equivalente a quello dei più anziani Brunelleschi e Donatello.
Masaccio lavorò per buona parte della sua carriera con Masolino, grande esponente del gotico internazionale. Infatti, il ciclo di affreschi della Cappella Brancacci, la commissione più importante che ricevette, fu una collaborazione tra questi due artisti.
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Masaccio e Masolino da Panicale, Sant'Anna con la Madonna e il Bambino (Sant'Anna Metterza) 1424 ca, oro e tempera su tavola, 173x103 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.
Di seguito viene riportato lo schema degli affreschi della Cappella Brancacci: inizialmente furono realizzati da Masolino e Masaccio e solo successivamente vennero ultimati da Filippo Lippi.
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Masaccio e Masolino da Panicale, Storie di San Pietro, 1424-27, affreschi, Firenze, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci, veduta dell'insieme.
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Masolino da Panicale, Peccato originale, da Storie di San Pietro, 1424-25, affresco, 208x88 cm, Firenze, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci.
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Masaccio, Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, da Storie di San Pietro, 1424-25, affresco, 208x88 cm, Firenze, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci.
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Masaccio, Il Tributo, da Storie di San Pietro, 255x598 cm, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci, originale e schema con la divisione in episodi.
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Masaccio, Madonna con il Bambino e quattro angeli, dal Polittico di Pisa, già nella Chiesa del Carmine a Pisa, 1426 oro e tempera su tavola, 135,5x73 cm, Londra, National Gallery.
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Masaccio, Crocifissione, dal Polittico di Pisa, già nella Chiesa del Carmine a Pisa, 1426, oro e tempera su tavola, 83x63 cm, Napoli, Museo di Capodimonte.
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storiarte · 2 years
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Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello (1386-1466)
Di seguito sono riportate le opere scultoree di una delle figure cardine del Quattrocento italiano.
Viaggiando molto, Donatello riuscì a portare nell'Italia settentrionale le rivoluzionarie idee fiorentine.
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Donatello, San Giorgio e bassorilievo del basamento raffigurante San Giorgio che libera la principessa, 1416-1417, Firenze, Museo nazionale del Bargello.
Fu realizzato per gli stessi committenti, la corporazione del corazzai, e destinato alla Chiesa di Orsamichele come il San Giorgio, il Santo Stefano in bronzo (260 cm) di Lorenzo Ghiberti. Attualmente è conservato al Museo di Orsanmichele a Firenze.
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Donatello, Abacuc, 1427-36, marmo, h 195 cm, Firenze, Museo dell'Opera del Duomo.
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Donatello, San Giovanni, 1408-1415, marmo, h 210 cm, Firenze, Museo dell'Opera del Duomo.
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Donatello, David, 1440 ca, bronzo, h 158 cm, Firenze, Museo nazionale del Bargello.
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Donatello, Monumento equestre di Erasmo da Narni detto il Gattamelata, 1447-53, bronzo, h 340 cm, Padova, Piazza del Santo.
Si noti la portata innovativa di questo monumento: è la prima volta dalla caduta dell'impero romanico occidentale che un artista realizza un monumento equestre. Non a caso Donatello si ispirò alla statua equestre di Marco Aurelio.
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Donatello, Madonna col Bambino e i santi Francesco e Antonio, 1447-50, bronzo, h 159 cm, Padova, Basilica di Sant'Antonio, Altare del Santo.
Queste statue dovevano fare parte di un maestoso ed imponente altare del Santo, di cui però è rimasto molto poco. Di seguito è riportata l'ipotesi ricostruttiva.
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Sono giunti intatti i bassorilievi bronzei del grande basamento, fonti importante che testimoniano l'invenzione di una nuova tecnica: lo stiacciato (o schiacciato).
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Donatello, Miracolo della mula di Rimini, rilievo dall'Altare del Santo, 1447-50, bronzo, 57 x 123 cm, Padova, Basilica di Sant'Antonio.
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Donatello, Miracolo del piede risanato, rilievo dell'Altare del Santo, 1447-50, bronzo, 57 x 123 cm, Padova, Basilica di Sant'Antonio.
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storiarte · 2 years
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Filippo Brunelleschi (1377-1446)
Di seguito sono riportate le opere del più grande architetto rinascimentale.
Ottenuta la sconfitta al concorso, Brunelleschi si recò a Roma con Donatello, viaggio che si rivelò di grande ispirazione per l'artista: infatti, da orafo e scultore divenne architetto, folgorato dalla precisione e dal rigore degli edifici di epoca romana.
Il linguaggio architettonico brunelleschiano superò ogni confine artistico fino a quel momento concepito, diventando il modello per eccellenza.
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Filippo Brunelleschi, Spedale degli innocenti, 1419-27, Firenze.
Nel 1419 Brunelleschi vinse a pari merito con Lorenzo Ghiberti il concorso per la realizzazione della cupola del Battistero di Santa Maria del Fiore a Firenze. Lorenzo Ghiberti però venne allontanato dopo poco a causa delle sue mancate competenze in architettura.
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Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la Cupola di Brunelleschi, dal 1420, h da terra 105,5 m, diametro 45,5 m, Firenze.
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Struttura della Cupola
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Filippo Brunelleschi, Basilica di San Lorenzo, 1419 e 1422-61, Firenze, interno.
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storiarte · 2 years
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Concorso del 1401
Il Concorso del 1401 per la realizzazione della Porta settentrionale del Battistero di San Giovanni a Firenze aprì le porte all’arte rinascimentale che si suddivide in due fasi: Primo Rinascimento e Maniera Moderna. 
Il concorso prevedeva la realizzazione di una formella raffigurante una scena biblica di grande complessità emotiva: il sacrificio di Isacco. 
Tra i tanti concorrenti, ci sono arrivate solo le formelle del Brunelleschi e di Lorenzo Ghiberti. 
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Filippo Brunelleschi, Sacrificio di Isacco, 1401, bronzo dorato, 45x38 cm, Firenze, Museo Nazionale del Bargello. 
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Lorenzo Ghiberti, Sacrificio di Isacco, 1401, bronzo dorato, 45x38 cm, Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Il concorso venne vinto da Ghiberti, che si era ispirato al sacrificio di Ifigenia della mitologia greca, ottenendo una formella di un’eleganza e un’armonia che superarono il pathos che permeava la formella di Brunelleschi.
Di seguito vengono riportate le immagini delle porte del battistero, due delle quali realizzate da Lorenzo Ghiberti e una da Andrea Pisano. 
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Battistero di San Giovanni, XI-XII secolo, marmo bianco di Carrara e pietra serena, Firenze. 
"Non mi parean [i fori] men ampi né maggioriche que' 
che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco de' battezzatori"
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XIX canto, versi 16-18)
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Andrea Pisano, Porta Meridionale, 1329-1336, bronzo dorato, 577×428 cm, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo. 
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Lorenzo Ghiberti, Porta settentrionale, 1403-24, bronzo dorato, 506x357 cm, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo.
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Lorenzo Ghiberti, Porta del Paradiso (o Porta orientale), 1425-47, bronzo dorato, 506x357 cm, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo. 
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storiarte · 2 years
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Gentile da Fabriano
Uno dei grandi esponenti della pittura gotica internazionale realizzò un polittico raffigurante l’adorazione dei magi, opera commissionata da Palla Strozzi, un ricco e colto mercante fiorentino. Due delle delle principali caratteristiche del gotico internazionale sono la visione enciclopedica e la frammentarietà della rappresentazione, come si può notare nell’immagine del polittico riportata successivamente. 
Di seguito invece è riportata la struttura dell’opera, dal momento che nel suo insieme appare molto caotica e richiede, a una prima osservazione, una chiara suddivisione dello spazio.
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Gentile da Fabriano, Adorazione dei magi, 1423, tempera e oro su tavola, 330x283 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.
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storiarte · 2 years
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Giotto (1267-1337)
Di seguito sono riportate le opere più importanti dell’artista pre-rinascimentale.
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Giotto, Crocifisso,1285-90 ca, tempera e oro su tavola, 578x406 cm, Firenze, Basilica di Santa Maria Novella. 
La prima fase della sua produzione artistica si deve al contributo che diede alla realizzazione degli affreschi della Basilica di San Francesco d’Assisi.
Gli affreschi dovevano raffigurare tre momenti della storia biblica: Storie dell’Antico Testamento, Storie del Nuovo Testamento, Storie di San Francesco.
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Maestro di Isacco, Isacco che respinge Esaù, dopo il 1288, affresco, 300x300 cm, Assisi (Perugia), Basilica di San Francesco, chiesa superiore, registro mediano della parete destra della navata. 
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Storie di San Francesco, particolari: Predica davanti a Onorio III, Apparizione al Capitolo di Arles, La stimmate, 1290-95 ca, affresco, 270x230 cm ogni riquadro, Assisi (Perugia), Basilica di San Francesco, chiesa superiore.
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Rinuncia agli averi, dalle Storie di San Francesco, 1290-95 ca, affresco, 270x230 cm, Assisi (Perugia), Basilica di San Francesco, chiesa superiore. 
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Presepe di Greccio, dalle Storie di San Francesco, 1290-95 ca, affresco, 270x230 cm, Assisi (Perugia), Basilica di San Francesco, chiesa superiore.
L’opera che rese più famoso Giotto fu la Cappella degli Scrovegni che gli venne commissionata da Enrico Scrovegni, personaggio eminente di una famiglia di usurai, attività al tempo piuttosto disprezzata. Giotto lavorò alla realizzazione degli affreschi tra il 1303 al 1305, anno in cui venne consacrata durante la festa dell’Annunciazione (25 marzo).
Questa era la disposizione degli affreschi all’interno della Cappella: 
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Cappella degli Scrovegni, 1303-05, Padova, veduta degli affreschi.
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Annuncio dell’angelo a sant’Anna, 1303-05, affresco, 185x200, Padova, Cappella degli Scrovegni.
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Bacio di Giuda, 1303-05, affresco, Padova, Cappella degli Scrovegni.
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Giudizio Universale,1303-05, affresco, 10x8 m, Padova, Cappella degli Scrovegni.
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Coretto prospettico, 1303-05, affresco, 150x140 cm, Padova, Cappella degli Scrovegni. 
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Maestà di Ognissanti, 1310 ca, tempera e oro su tavola, 325x204 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi. 
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