“L'onore spetta all'uomo nell'arena. L'uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue. L'uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente sapendo che non c'è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e di mancanze.
L'uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi ed impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta. L'uomo che quando le cose vanno bene conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato.
Quest'uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria né la sconfitta"
Auguri Gianluca ♥️
5 notes
·
View notes
Luca,
dovevamo ancora far finta di dimenticarti fuori dal pullman altre diecimila volte.
Che dolore infinito.
68 notes
·
View notes
StradiVialli
Il ricordo che ho di Vialli è legato alle "Notti Magiche" di Italia 90, i mondiali che potevamo e dovevamo vincere. Il ct di allora, Azeglio Vicini, aveva costruito la sua squadra attorno a 4 giocatori, la spina dorsale centrale della squadra, in pratica: Zenga, il portiere; Baresi, il libero; Giannini, il regista di centrocampo e Vialli, il centravanti.
Non era sempre stato centravanti, Bearzot lo vedeva ala tornante, lo stesso Vicini lo vedeva ala o, come si dice oggi, seconda punta poi però Vialli era cresciuto tra il 1987 e il 1990, quelli italiani avrebbero potuto essere i "suoi" mondiali, dovevano esserlo, bisognava trovargli una spalla ideale e sembrava potesse essere Carnevale quel giocatore. Succede però che l'Italia domina la prima partita ma non segna fino all'80' quando entra Schillaci e Vialli trova un cross preciso per il piccolo attaccante siciliano.
È paradossale, ma probabilmente il suo mondiale finisce con quell'assist. Non è in forma Gianluca, rischia di mancare l'appuntamento più importante della sua carriera, tutto sembra andargli contro anche quando tira il rigore contro gli Stati Uniti colpisce il palo e non segnerà mai a un mondiale. Quel rigore è il momento in cui ci va più vicino ma il suono di quel pallone sul palo rimane impresso come qualcosa di sbagliato, di ingiusto.
Schillaci diventa titolare in pianta stabile e segna, segna sempre a ogni partita Vialli no, lui è in panchina o in tribuna, fuori forma, mezzo acciaccato e al suo posto gioca Roberto Baggio che fa un gol straordinario alla Cecoslovacchia.
Stradivialli lo chiama Brera perché è di Cremona come Stradivari il noto costruttore di violini e Vialli gioca un calcio che sembra effettivamente un virtuosismo da violinista. Non segna moltissimo però è geniale. Vicini ci prova a recuperarlo nella semifinale di Napoli contro l'Argentina ma Vialli fa poco e il ct è costretto a cambiarlo nel secondo tempo. In tanti rimproverano a Vicini la scelta di tenere fuori Baggio. Sarebbe andata diversamente? Chissà. A Vialli, come a tutti noi, resterà l'amarezza di non averlo potuto vedere al top della forma nel torneo più importante dell'Italia magari vicino all'astro nascente Baggio. Dopo quel mondiale giocherà ancora in Nazionale ma non farà mai più un mondiale anche e soprattutto a causa di disaccordi con Sacchi ct dopo Vicini.
Vincerà ancora in carriera Vialli, l'anno dopo il mondiale lui e Mancini porteranno la Sampdoria al suo primo (e finora unico) scudetto della sua storia, ci sarà la sconfitta in Coppa Campioni in finale contro il Barcellona a Wembley l'anno dopo, lo stesso stadio dove accompagnerà gli azzurri a vincere il titolo Europeo nel 2021. Un cerchio che si chiude per lui e per Mancini, una vittoria che un po' lo ripaga per quella delusione.
Aveva il cancro da tempo, ricordo come mi fece impressione vederlo dopo le cure, invecchiato, con la barba ma senza più i riccioli neri. Il sorriso c'era ancora, invece. Un po' beffardo e un po' da monello'.
E allora lo voglio ricordare con quel sorriso e la maglia azzurra addosso disegnata dalla Diadora, lo stemma tondo sul lato cuore e lui che corre sul campo a fare quel bel gol in diagonale come contro la Spagna a Euro '88 e ad abbracciarsi con il suo compagno di Nazionale e alla Sampdoria Roberto Mancini.
Mi sarebbe piaciuto vederlo ancora capo delegazione azzurra, a un mondiale stavolta, ma non è stato possibile.
Se ne va troppo presto, anche lui.
Ingiusto. Come il pallone finito sul palo anziché in rete.
35 notes
·
View notes