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#Girolamo Montesardo
usunezukoinezu · 10 months
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Girolamo Melcarne aka Girolamo Montesardo (fl. 1606 – c. 1620)
Hor Che La Nott’Ombrosa
Raffaele Pe, countertenor
Chiara Granata, triple harp
David Miller, theorbo
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Montesardo e i suoi due famosi Geronimo/Girolamo
di Armando Polito
immagine tratta da http://www.lameta.net/blogsalento/?attachment_id=275
Può sembrare uno stupido campanilismo, con la globalizzazione in atto, soprattutto se detto da me che, pur legato alla mia terra, mi dichiaro e mi sento cittadino (se lo dimostro non sta a me giudicarlo) del mondo, non poter negare che ogni terra rimane nella memoria più o meno collettiva, non fosse altro che per aver dato i natali ad un personaggio illustre.
Montesardo, lo dico anche per i salentini, pochi o molti, che probabilmente lo ignorano, è una frazione di poco più di mille abitanti, del comune di Alessano, in provincia di Lecce. Sul toponimo mi soffermo brevemente, prima di passare al cuore dell’argomento di oggi.
A chi non verrebbe in mente in prima battuta di ipotizzare che Montesardo nasca dalla fusione di un sostantivo (monte) e di un aggettivo (sardo)? A quel punto, però, ci si chiederebbe: passi il monte, ma la Sardegna che ci sta a fare con il Salento? Prima di avventurarsi in una navigazione tempestosa, quella stessa che avrebbe dovuto portare gli isolani a mettere piede da noi, ipotizzando, magari un naufragio a causa di un carico di loro pietre da noi commissionato, col tempo recuperate e poi utilizzate per l’edificazione del primo nucleo abitativo, col rischio che la nostra fantasia contribuisca alla circolazione delle tante bufale che vagano nel web, magari sotto forme di leggende più o meno inventate sul momento, è proprio alla ricerca delle fonti che dovremmo subito dedicarci.
Scopriremmo, così, che la più antica testimonianza del toponimo risale al XVI secolo. Antonio de Ferrariis detto il Galateo così scrive nel De situ Iapygiae scritto tra il 1510 e il 1511 e pubblicato postumo per i tipi di Perna a Basilea nel 1553, scrive:
A Vastis nulla occurrunt antiquitatis vestigia usque ad Montem Arduum oppidum, ab acra Iapygia VII millibus passuum remotum, ubi et urbs antiqua fuit; eius pars in colle, pars in plano sita, mediocris magnitudinis: huius et nomen abolitum est. In eminentiore huius urbis parte in edito colle pulchrum est oppidulum. Memini me a veteribus audisse Graecis hanc urbem τραχεῐον ὅρος, quod Latine asperum, seu arduum montem exprimit: erat enim urbs in lapidoso, et aspero monte sita. Hic pars est Apennini,qui ad Acram Iapygiam terminatur. Quin etiam a peritis navigantibus me audisse memini usque ad XL, aut L milia passuum in mare protendi iuga Apennini, cum hinc atque illuc illius metiatur mare
(Non si presenta nessun resto antico da Vaste fino alla città  Monte Arduo, distante sette miglia dal promontorio iapigio, dove ci fu pure un’antica città; una sua parte sita su un colle, l’altra in pianura, di mediocre grandezza. Il suo nome è scomparso. Nella parte più alta di questa città su un colle elevato c’è un un grazioso piccolo villaggio. Ricordo di aver sentito da vecchi che per I Greci  questa città era τραχεῐον ὅρος, che in latino significa ripido monte: infatti la città era sita su un monte pietroso e scosceso.Qui c’è la parte dell’Appennino che termina presso l’estremità della Iapigia. Anzi ricordo do aver sentito pure da esperti naviganti che la catena dell’Appennino si protende in mare fino o quaranta o cinquanta miglia, considerando il suo mare dall’una e dall’altra parte).
Luigi Tasselli in Antichità di Leuca, Eredi di Pietro Micheli, Lecce, 1693: … ho inteso da persone molto erudite che Monte Sardo era Città antichissima, e si chiamava da tutti con nome scorretto Ananduso, o in lingua messapia Vetuso: e che quando arrivarono i Mori nella Salentina, i Primari di Montesardo, mandarono tutto l’oro, che havevano in Vereto,  Città in quei tempi fortissima, acciò ivi meglio si custodisse: perloche i Veretini, così l’oro proprio, come di Montesardo, scavando una fossa, lo sotterrarono.  Ma spianata da’ Mori Vereto, e rovinata tutta la Puglia da questi Barbari, havevano sempre in proverbio le genti, e dire: L’Oro di Amanduso , o Vetuso, dentro Vereto sta chiuso.
La testimonianza del Galateo è quella tenuta più in conto ai fini dell’etimo del toponimo. In buona sostanza: Montesardo sarebbe il risultato della deformazione di un originario Mons arduus, a sua volta traduzione in latino del greco τραχεῐον ὅρος. Il carattere deformante del processo si sostanzierebbe nella conservazione della s finale di mons dopo la sua traduzione in monte.
In rete, tuttavia, non mancano proposte alternative che, partendo dal Galateo e dal Tasselli,  mettono in campo il capo messapico Artas. A tal proposito segnalo al lettore interessato: http://montesardo.ilcannocchiale.it/
http://www.salogentis.it/2011/11/27/appunti-sullorigine-e-la-storia-di-montesardo-monte-aspro-o-monte-di-artos/
Certo è che tutto è dubbio quando già le uniche due  fonti di partenza mettono in campo a suffragio del loro ricordo fonti orali (memini me a veteribus audisse il Galateo e, parallelamente, ho inteso da persone molto erudite il Tasselli) e, dando per scontato in tal tipo di trasmissione la probabilità più alta di deformazioni , magari nel tempo sedimentate l’una sull’altra, qualsiasi ipotesi è teoricamente plausibile .
Chiusa la parte toponomastica, va detto che tutta la Terra d’Otranto in passato (oggi non saprei …) è stata la culla vivace di personalità di livello spesso non solo nazionale e già per Alessano ho avuto occasione di ricordare Cesare Rao (http://www.fondazioneterradotranto.it/2014/10/13/cesare-rao-di-alessano-e-il-suo-bestseller/?). Oggi lo farò per due figli della sua frazione, l’uno pressoché contemporaneo del Rao (XVI secolo), l’altro fiorito nella prima metà del secolo successivo, il primo filosofo e docente nell’Università di Padova, poi di Salerno e infine di Napoli, il secondo musicista.
Il taglio di questo post è esclusivamente bibliografico, perciò mi limiterò a presentare i frontespizi delle loro opere più significative che sono riuscito a reperire. Comincio dal filosofo.
Di seguito il colophon da cui si ricava la data di edizione.
Passo ora al musicista, Girolamo Melcarne, tanto legato alla sua terra da assumere il nome di Girolamo Montesardo.
Alcune sue composizioni furono inserite alle p. 15-17 dell’opera, postuma, di un altro musicista pugliese (era nato a Bari) Pomponio Nenna (1556-1608). Di seguito quest’ultimo frontespizio.
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/05/03/salento-la-sua-estrema-parte-sud-orientale-carta-del-xvi-secolo/
Salento: la sua estrema parte sud-orientale in una carta del XVI secolo
di Armando Polito
Il lettore avrà subito notato che rispetto alle precedenti puntate (per ognuna troverà in calce il relativo link) nel titolo non compare più aragonese e che XVI, con riferimento alla datazione, ha sostituito XV. Questi due correlati cambiamenti apportati pure a ciascun post precedente, sono dovuti a dati incontrovertibili emersi man mano che procedeva l’esame dei singoli dettagli. Dopo questa esplorazione preliminare ulteriori approfondimenti consentiranno sicuramente di determinare un range ristretto a pochi decenni del secolo appena indicato. 
Alessano: oggi Alessano.
Aquarica del Capo: oggi Acquarica del Capo.
Arilliano: oggi Arigliano, frazione di Galliano del Capo.
Barbarano: oggi Barbarano del Capo.
Campo Saracino: il riferimento è sicuramente ad uno stanziamento di Saraceni nella zona. Lo stesso toponimo ricorre in un’altre sezione della stessa carta nelle vicinanze di Agropoli (vedi Fernando La Greca e Vladimiri Valerio, Paesaggio antico e medioevale nella mappe aragonesi di Giovanni Pontano, Le Terre  del Principato Citra, Edizioni del Centro di promozione culturale per il Cilento, Acciaroli, Salerno (SA), 2008, pp. 106-107 e Pietro Ebner, Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, Edizioni di storia e letteratura v. I, Roma,  1982, p. 459.
Caprarica: oggi Caprarica di Lecce.
Casale delle imbriachelle: nella carte del XVII secolo compare solo la torre. A seguire dettagli dallo Janssonius e dal Bulifon.
Nell’Atlante Rizzi-Zannoni diventa Torre del Marchiello.
Casall[uccio?] dei (?) Barde (?): attendo notizie.
Castriniano del Capo: oggi Castrignano del Capo.
Corsano grande: oggi Corsano. Il grande rimane nella Torre di specchia grande ed essa sarebbe quella rappresentata sulla carta?. Tuttavia in Raffaele Mastriani, Tipografia Plautina, Napoli, 1838, p. 185, si legge:  Esposizione della legge del 19 giugno 1826 sulle dogane del Regno delle sue Sicilie,  Torre Corsano ossia Monte lungo (vedi Montelongo).
[?] di Pali: oggi Torre Pali.
Drutiano (?): oggi Tutino? Attendo notizie.
Galliano: oggi Gagliano del Capo.
Juliano: oggi Giuliano, frazione di Castrignano del Capo.
la molinella: attendo notizie.
leuca […]: nonostante la lacuna credo che la dicitura faccia parte dei tre elementi toponomastici con cui è indicato il territorio di Leuca (gli altri due sono Terra di S. Maria de fine mundi e Porto.
Leverano: non è l’attuale Leverano (la dislocazione di quest’ultima è ben diversa). Non so che rapporto ci sia con la Leverano che compare nel distretto governativo di Alessano in Bollettino delle leggi del Regno di Napoli Anno 1807, tomo I, Fonderia reale, Napoli, 1813, p.68 (https://books.google.it/books?id=jaVDAAAAcAAJ&pg=PA68&dq=specchia+leverano&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiV9KKJy9bSAhUEVRQKHe99DVE4ChDoAQgdMAE#v=onepage&q&f=false).
Lissiano: vedi Tigiano.
Masanto: Torre de Morciano o di Mafanto nelle carte del XVII secolo (di seguito dettaglio da Hondius).  
Misciano: oggi Miggiano.
Monte longo: oggi Montelongo è il nome della falesia su cui sorgeva l’omonima torre oggi non più esistente. Vedi Corsano grande.
Monte Sardo: oggi Montesardo, frazione di Alessano.
Morciano: oggi Morciano di Leuca.
Navallie: oggi Novaglie. Nella carta è rappresentata la Torre di porto Novaglie.
Ortitiano: attendo notizie.
Panico: attendo notizie.
Patu: oggi Patù.
Pedaccio: attendo notizie.
Porto: oggi Porto turistico marina di Leuca; vedi leuca […].
Presice: oggi Presicce.
Prom(ontorio) Iapygio: oggi Capo di S. Maria di Leuca.
Roggiano: oggi Ruggiano, frazione di Salve.
ruine di Bereto: sono i resti, ancora oggi visibili, della messapica Vereto.
S[…..]: ?
Salignano: oggi Salignano, frazione di Castrignano del Capo
Salve: oggi Salve
Specchia del Corno: oggi Specchia del Corno, in territorio di Ugento.
Specchia di preite: oggi Specchia.
S.ta Euphemia: oggi è un rione di Tricase, con l’omonima chiesa dedicata, qppunto, a S. Eufemia di Calcedonia.
S.ta Maria di Bereto: oggi Chiesa della Madonna di Vereto.
S.ta Tecla: attendo notizie.
S.to Dana: oggi S. Dana, frazione di Gagliano del Capo
S.to Floro (?): attendo notizie.
S.to Januario: nella mappa a destra sulla costa è rappresentata una torre. Potrebbe essere quella, non più esistente, di Montelungo (vedi Montelongo), della quale si sa che venne edificata (su una preesistente?) nel 1584.
Taurisano pic(cola) dir(uta): oggi Taurisano; tuttavia sorprende nella carta l’assenza di Taurisano grande, in contrapposizione a Taurisano piccola.
Terra di S.ta Maria de fine mundi: vedi leuca […]. De fine mundi sembra ancora più pretenzioso del più noto de finibus terrae. Quanto a Terra Girolamo Morciano in Antichità di Leuca …, opera citata nelle puntate precedenti, a p. 259, riferendosi al periodo immediatamente successivo alla liberazione di Otranto dopo l’occupazione turca del 1480, così scrive: E Ferdinando Rè, che non cedeva in nulla alla divotione grande, che professava suo Padre Alfonso à questa Beata Vergine non solo somministrò ognui favore all’opra di nuovo ristoro della Chiesa di Santa Maria de finibus Terrae, come havevan fatto dopò i Mori, i Normanni, ma stabilì di più, ed accrebbe queklli poderi, ò Terre, che havevano dato i Normanni, ed i Conti di Alessano ad honor di Santa Maria di Leuca, e del suo Sacro Tempio in servitio de’ Vescovi, che lo servono. Onde fra gli altri motivi, per questo di vedono quasi tutti i poderi, ò territori di Castrignano, ed anche quelli di Pato obligati per la decima di certi frutti al Tempio di S. Maria di Leuca.  
Tigiano: oggi Tiggiano. Nel suo territorio sorge la Torre Nasparo o Naspre (rappresentata sulla carta) che in passato, fra le altre denominazioni, ebbe pure quella di Figiano, Lizzano, Lissiano. Quest’ultima potrebbe riferirsi al lissiano che compare poco più a nord nella carta e che potrebbe essere propiro il casale che dette il vecchio nome alla torre.
Torre antica: attendo notizie. Torre piana: Torre di Plane nelle carte del XVII secolo (di seguito dettaglio di quella del Bulifon).
  e Torre di Palane nella carta Rizzi-Zannone.
  Torrione vecchio: Torre Vecchia nella carta Rizzi-Zannone.
Tri casso: oggi Tricase.
Villa di S.ta Maria: oggi S.ta Maria di Leuca del Belvedere o Leuca piccola?:attendo notizie.
Termina qui la rassegna degli spezzoni della carta a mia disposizione. Ringrazio  per i loro contributi tutti i lettori, anche perché non mi attendevo un simile riscontro, con commenti puntuali ad ogni puntata. Debbo, però, notare che nel mese e mezzo quasi intercorrente tra la pubblicazione della penultima e quella di oggi nessuno si è più fatto vivo, nemmeno per rimproverarmi per il ritardo nell’adempimento di quanto annunziato, secondo la più raffinata tecnica pubblicitaria televisiva …
Lascerò trascorrere qualche mese, ma non oltre la fine dell’estate, nella speranza che per i toponimi rimasti non identificati e per qualche precisazione o correzione sugli altri compaiano ulteriori commenti, per i casi più difficili o controversi  possibilmente con la citazione delle fonti, per fare la differenza rispetto ad una rozza raccolta di dati, qual è quella fin qui svolta. Solo così si potrà pensare ad un lavoro, sia pure di taglio quasi esclusivamente toponomastico,  più degno della preziosità di questa rappresentazione della Terra d’Otranto, previa richiesta alla Biblioteca Nazionale di Francia di una copia digitale in alta definizione e dell’autorizzazione alla pubblicazione. Ribadisco nel congedarmi, spero provvisoriamente, dall’argomento, il mio grazie più profondo al professor Fernando La Greca, senza la generosità del quale questa avventura non avrebbe avuto mai inizio.
  Per gli altri dettagli della stessa carta:
http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/02/05/lecce-porto-s-cataldo-cosi-al-tempo-adriano/ 
http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/13/lecce-territori-sud-est-carta-aragonese-del-xv-secolo/
http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/09/gallipoli-dintorni-carta-aragonese-del-xv-secolo/ 
http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/04/castro-dintorni-carta-aragonese-del-xv-secolo/ 
http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/02/27/otranto-dintorni-carta-aragonese-del-xvi-secolo/ 
http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/02/15/brindisi-suo-porto-carta-aragonese-del-xv-secolo/  
http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/21/nardo-altri-centri-limitrofi-carta-aragonese-del-xvi-secolo/
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