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#Montesardo
usunezukoinezu · 10 months
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Girolamo Melcarne aka Girolamo Montesardo (fl. 1606 – c. 1620)
Hor Che La Nott’Ombrosa
Raffaele Pe, countertenor
Chiara Granata, triple harp
David Miller, theorbo
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Nardò. Nasce il Piccolo Museo del costume popolare del Salento
Il 21 giugno 2021 si inaugura a Nardò il Piccolo Museo del costume popolare del Salento, allestito nel primo piano del castello neritino, curato dall’associazione culturale “BellissimaMente”, presieduta da Lietta Andriani.
Ancora uno spazio culturale si aggiunge a quelli già esistenti, che stanno trasformando il cinquecentesco castello della Città in un valido contenitore culturale, necessario per i residenti e per i turisti, ma principalmente per le scuole cittadine.
Questa nuova vetrina ospiterà la raccolta di abiti del Settecento riprodotti negli anni Settanta del secolo scorso da Corido, il compianto docente neretino scomparso ad aprile scorso, e messi a disposizione dal figlio  Arturo Cioni.
Le riproduzioni si attengono alle raffigurazioni dei costumi popolari dipinte da  Antonio Berotti e Stefano Santucci, incaricati per questa importante raccolta dal Re Ferdinando di Borbone e dalla Corte del Regno di Napoli, ben consapevoli della varietà e particolarità.
Cioni realizzò il suo progetto che mirava a riprodurne le fattezze con la preziosa consulenza  del magistrato Michele Paone, squisito collezionista e profondo conoscitore della realtà salentina nei secoli, oltre che autore del  volume di grande formato Il Costume Popolare Salentino, edito da Mario Congedo di Galatina in più edizioni.
Dal comunicato stampa dell’Amministrazione Comunale la finalità di questa nuova realtà, che aderisce ai Piccoli Musei Italiani: “Restituire alla memoria collettiva questo patrimonio significa far riaffiorare il sentimento d’appartenenza e superare stereotipi sulle abitudini di vita dei nostri antenati, troppo spesso rappresentati unicamente come gente “alle pezze”. Innumerevoli testimonianze dimostrano come invece il nostro fu un popolo “colorato”, allegro, accogliente, operoso, “musicale”, prezioso, proprio come i costumi che lo rappresentano”.
A proposito di costumi popolari salentini ne ha anche scritto il Prof. Armando Polito, del quale riproponiamo quanto ha scovato e che ben introduce all’esposizione che sta per inaugurarsi, riproponendo le cinque stampe del costume tipico di altrettanti centri di Terra d’Otranto, tratte dalla Raccolta di sessanta più belle vestiture che costumano nelle città, terre e paesi in provincie diverse del Regno di Napoli, parte II, numero XXX, presso Talani e Gervasi negozianti di stampe, Strada del Gigante III Palazzo n. 7, Napoli, 1792.
Costume di Gagliano
  Costume di Martano
  Costume di Gallipoli
  Costume di Senise
  Costume di Montesardo
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nardonews24 · 3 years
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FIAMME IN UNA RSA A MONTESARDO: ANZIANI INTOSSICATI E USTIONATI
FIAMME IN UNA RSA A MONTESARDO: ANZIANI INTOSSICATI E USTIONATI
Incendio a Montesardo in una RSA poco prima delle 21. Un’anziana è stata trasportata presso il Centro grandi ustioni del “Perrino” di Brindisi mentre altri quattro ospiti sono stati condotti in vari ospedali della provincia di Lecce a causa di intossicazioni. (more…)
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dreamdancer840 · 7 years
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Stunning Alessia Montesardo Photo by the fabulous @marco_cappalunga_fotografie @alessiamontesardo @dancersofitaly #dreamdancer840 #regrann #ballerina #perfectpointe #perfectlines #dancersofitaly #wwballet #worldwideballet #worldwidedance #worldballetproject #ballerinaproject #balletbeautifulgirls #balletinspiration #balletofrepertoire #lifeofadancer #lifeofaballerina
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lorenzo90vi · 5 years
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limemagazineeu · 6 years
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Noemi: Lucio Marzo condannato a 18 anni e 8 mesi. La mamma della ragazza: "Nessuna soddisfazione, lei non c'è più"
Noemi: Lucio Marzo condannato a 18 anni e 8 mesi. La mamma della ragazza: “Nessuna soddisfazione, lei non c’è più”
Il 18enne di Montesardo Salentino reo confesso dell’omicidio della sua fidanzata sedicenne
E’ stato condannato a 18 anni e 8 mesi di reclusione Lucio Marzo, il 18enne di Montesardo Salentino reo confesso dell’omicidio della sua fidanzata sedicenne Noemi, uccisa il 3 settembre del 2017. Lo ha deciso il Tribunale dei Minorenni di Lecce dove il processo si è celebrato con rito abbreviato.
“Non potrò…
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salentipico-blog · 7 years
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Al via la XVIII ed. de “Il Montesardo – Festival di Musica Antica, Arte e Cultura”
Al via la XVIII ed. de “Il Montesardo – Festival di Musica Antica, Arte e Cultura”
Il Montesardo – Festival di Musica Antica, Arte e Cultura diviene un progetto triennale che, coerentemente al “Piano Strategico della Cultura per la Puglia”, promuove la cultura attraverso concerti di musica antica, seminari, workshop e concorsi di arti visive e figurative. L’intero progetto sarà realizzato e sostenuto da un partenariato formato dal Comune di Alessano, dall’Associazione Accademia…
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Ieri sera a #Montesardo un grande successo di #Artetica il festival delle arti di strada, l’evento è stato organizzato dall’ Associazione Niente Scuse insieme  a Sbang – Produzione Intrattenimento, Ringrazio tutti per la vostra partecipazione che e stata veramente tanta, sicuramente avete gradito il nostro impegno nel regalarvi un sorriso ed un giorno di spensieratezza. Ringrazio gli artisti e i gruppi di artisti intervenuti e gli organizzatori, con i quali abbiamo realizzato tutto ciò. Future Light #FutureLightTelemaco Melcore, Gionata Stradiotti, Erika Negro, Daniela Rizzo e Francesca Puk Portone, #TeatrodelleOmbre,#Farlocco Fabrizio Velocci, Sara Dirindella Donno Silvio Gioia, Ass. #NienteScuse , Antonio Greco, Antonio Nuzzo, Sergio Lecci, Sara Cazzato, Simone Nuzzo, Donatella Filippo, Andrea Marchese, gruppo live i Super Reverb con Jessy Maturo. PS: Se mi è sfuggito qualcuno scusatemi, ma ho conosciuto tanta ma tantissima bellissima gente, che è impossibile ricordarseli tutti, ma cmq ringrazio tutti ma proprio tutti per aver collaborato se pur in minima parte alla realizzazione di questo fantastico progetto che è solo all’inizio. Grazie a tutti e al prossimo appuntamento 2018 con Artetica. Saluti da Roberto Robertinoclown
Grande successo a Montesardo con l’evento Artetica il festival delle arti di strada Ieri sera a #Montesardo un grande successo di #Artetica il festival delle arti di strada, l'evento è stato organizzato dall' 
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fmdxing · 7 years
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31 mei 2017
MHz UTC ITU Program + Location Details Remarks km 87.70 0759 GRC En Lefko, Ymittos (att) PI:18B1 PS:EN_LEFKO 2086km 89.70 0820 I Radio Deejay, Matera/Contrada Murgia Trasano (mt) PI:5214 1470km 89.35 0853 I Radio Radicale, Bari/Piazza Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, 24 (ba) PI:5210 PS:RADICALE 1441km 89.10 0854 I RAI Radio1, Martina Franca/Masseria Fragneto (RAI) (ta) PI:5201 PS:*Radio1_ 1502km 88.20 0855 I Radio 24, Bari/Strada Santa Teresa (ba) PI:5245 PS:RADIO_24 1445km 87.50 0856 I Radio Radicale, Martina Franca/Monte Trazzonara (ta) PI:5210 PS:RADICALE 1511km 90.10 0856 I Radio Deejay, Martina Franca/Monte Trazzonara-Strada Carbonico Zona H (ta) PI:5214 PS:_DEEJAY_ 1511km 94.30 0857 I Radio 105, Cassino (fr) tent. location PI:5211 PS:_105_FM_ 1260km 94.60 0857 I RAI Radio1, Spinazzola/Monte Caccia (RAI) (bt) PI:5201 PS:*Radio1_ 1418km 89.60 0859 I Radio Italia Anni 60, Corato/Monte Ripanno (ba) PI:52DD PS:R.ANNI60 ANNI_60_ 1415km 92.60 0915 I Mondoradio Tutti Frutti, Alessano/Frazione Montesardo-Via Castello, 8 (le) ID 1625km 96.70 0917 I RAI Radio2, Spinazzola/Monte Caccia (RAI) (bt) tent. location  PI:5202 PS:*Radio2_ 1418km 98.00 0918 I Radio Deejay, Specchia (le) PI:5214 PS:_DEEJAY_ 1617km 91.10 0923 I RAI Radio2, Martina Franca/Masseria Fragneto (RAI) (ta) PI:5202 PS:*Radio2_ 1502km 95.20 0929 I Radio Margherita (Radio TaGi One), Bari/Strada vicinale San Giorgio Martire (ba) tent. location  PI:5242 1440km 100.40 0941 ALG Radio Tlemcen, Tlemcen - Lalla Setti (13) Tentative 1858km 90.10 0948 I RAI Radio2, Abriola/Monte Pierfaone (RAI) (pz) tent. location PI:5202 PS:*Radio2_ 1444km 88.40 0949 ALG Chaîne 3, Chréa (9) // 87.6 1629km 93.50 0949 ALG Chaîne 1, Meghriss (19) PI:2201 1632km 95.30 0951 I Radio Deejay, Rossano/Contrada Aria dei Santi (cs) tent. location  PI:5214 PS:_DEEJAY_ 1571km 97.70 0952 ALG Chaîne 3, Metlili (5) PI:2203 PS:CHAINE_3 1752km
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92.60 1030 GRC Skai 92,6, Katerini/Kato Agiannis (cmc-pie) PI:10FF PS:__SKAI__ 1815km 87.70 1222 I Radio Venere (Puglia), Lecce/Via Cicolella, 3-Confcommercio (le) PI:524A 1575km 91.50 1440 I Radio Evangelo (Bari), Bari/Via Santa Teresa-Chiesa evangelica (ba) PI:3000 PS:RISTORIA 1442km 87.70 1514 TUR IBB Trafik Radyosu - Istanbul, Istanbul/Camlica (mam-ist) PI:3450 2168km 89.70 1529 GRC Fly FM 89.7, Sparti/Ag. Georgios Voutiani (pel-lac) tent. location  PI:1064 2081km 90.90 1536 GRC ERA 3 Trito Programma, Ymittos/ERT (att) PI:1203 2086km 89.80 1539 GRC Dromos 89,8, Ymittos (att) PI:C102 PS:_DROMOS_ 2086km
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91.40 1541 GRC Palace 91.4, Dovroutsi 1 (Larissa) (the-lar) PI:10E2 1858km 92.90 1542 GRC Kiss FM 929, Ymittos (att) PI:108B PS:KISS_ 2086km 94.60 1543 GRC Sport FM, Ymittos (att) PI:1498 PS:SPORT 2086km 94.90 1544 GRC Rythmos FM, Ymittos (att) PI:9978 2086km 96.90 1545 GRC Rock FM, Ymittos (att) PI:BE07 2086km 94.40 1546 ALB Radio Eurostar, Tiranë (Tirana)/Fushë Dajt (tir) PI:9004 PS:EUROSTAR 1581km
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(vía https://www.youtube.com/watch?v=_QjDb1OVhJw)
Gaspar Sanz, de nombre real Francisco Bartolomé Sanz Celma (Calanda, Teruel, 4 de abril de 1640 - Madrid, 1710), fue un compositor, guitarrista y organista del Barroco español. Estudió música, teología y filosofía en la Universidad de Salamanca, donde más tarde fue nombrado profesor de música. Escribió tres libros de pedagogía y obras para guitarra barroca que forman una parte importante del actual repertorio de guitarra clásica según los mejores músicos sobre las técnicas de la guitarra.
La fecha de su nacimiento corresponde con la del Milagro de Calanda (1640); su presunta partida de bautismo data del 4 de abril de este mismo año. La primera vez que se registra el nombre de Gaspar es en 1669, en relación a unas oposiciones a la cátedra de Música de la Universidad de Salamanca.
Gaspar Sanz paso un largo tiempo en Roma y Nápoles donde habría recibido lecciones de Orazio Benevoli, Pedro Ciano y Lelio Colista, pero las únicas noticias de este viaje solo se encuentran en su libro, así como en las dedicatorias o en prólogos. Durante su viaje pudo tener coincidencias en las academias con algunos de sus maestros como Cristóbal Carisani, organista de la Real Capilla de Nápoles y de Júlio Colista.
Se desconocen más datos precisos de la vida de Sanz desde su estancia en Zaragoza en 1674-75. Dedicó parte de su tiempo a la actividad literaria y seguramente, por los datos de la publicaciones no musicales que realizó, se le puede ubicar en Madrid entre 1678 y 1682, fecha en la que sale a la luz una edición póstuma de la tradición que Francisco de la Torre y Sevil, noble poeta y dramaturgo, hizo de los epigramas de John Owen, donde aparece un epigrama fúnebre de Gaspar Sanz dedicó al difunto en el que se declaraba presbítero.
Escribió dos libros dedicados a dedicados al nuncio Mellini, publicados en Madrid en 1668-1681 en todas estas obras muestra una erudición considerable así como un estilo cercano a la literatura emblemática. Las últimas ediciones de la Instrucción de música salieron a la luz en Zaragoza en 1697. No hay motivos para pensar que Sanz viviese en es ciudad en aquellos años pero si parece que no había muerto. Finalmente, según Latassa, el músico murió en Madrid en 1710.
En 1674, publicó su primera obra importante para guitarra barroca, la Instrucción de música sobre la guitarra española y métodos de sus primeros rudimentos hasta tañerla con destreza, que ampliaría más tarde dos veces. En total hubo siete ediciones, todas en los talleres de impresión de los Herederos de Diego Dormer, de Zaragoza. Las cinco primeras ediciones fueron dedicadas a don Juan José de Austria, del que era instructor musical. Así pues la obra de Sanz está compuesta en su integridad ya en 1674, pero, en virtud posiblemente de una estrategia comercial o de comprobación del mercado se fue publicando poco a poco.
El título original era "Instrucción de Música sobre la guitarra española y Método de sus primeros rudimentos, hasta tañerla con destreza, con dos laberintos ingeniosos, variedad de sones y dances de rasgueado y punteado, al estilo español, italiano, francés e inglés, con un breve tratado para acompañar con perfección sobre la parte muy esencial para la guitarra, arpa y órgano, resumido en doze reglas y exemplos los más principales de contrapunto y composición, dedicado al Serenissimo Señor, el Señor Ivan, compuesto por el Licenciado Gaspar Sanz, aragonés, natural de la Villa de Calanda, Bachiller en Teología por la Insigne Vniversidad de Salamanca".
La obra enseña teoría de la música y técnicas para tocar música; contiene unos 90 arreglos de bailes españoles y melodías italianas. Por lo que respecta al temple de la guitarra Sanz menciona tres sistemas posibles dentro del orden convencional Mi-Si-Sol-Re-La : sin bordones, con bordones y con bordones octavados; en lo referente al rasgueados el lugar de los guarismos [1] posturas mediante el sistema alfabético italiano inventado por Montesardo y tomado por Sanz. Sobre el modo de teñir el punteado, insiste en el fenómeno de las campanelas y al ornamentación, obedeciendo a los modelos italianos; los ornamentos descritos por Sanz son algunos como los trinos, mordentes, temblor (vibrato), extrasino (notas ligasas), apoyamiento (apoyatura inferior) y esmorsata (apoyatura superior).
Su obra consta de tres libros: el primero se ocupa de los inicios en la música y el instrumento; el segundo se dedica a todos los principales sones de puntado que se tañían en España; y el tercero hacía lo propio con las diferencias más primorosas de pasacalles que hasta entonces había compuesto su autor. Con esta obra, Gaspar Sanz sentó las bases de la técnica de la guitarra clásica moderna.
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Montesardo e i suoi due famosi Geronimo/Girolamo
di Armando Polito
immagine tratta da http://www.lameta.net/blogsalento/?attachment_id=275
Può sembrare uno stupido campanilismo, con la globalizzazione in atto, soprattutto se detto da me che, pur legato alla mia terra, mi dichiaro e mi sento cittadino (se lo dimostro non sta a me giudicarlo) del mondo, non poter negare che ogni terra rimane nella memoria più o meno collettiva, non fosse altro che per aver dato i natali ad un personaggio illustre.
Montesardo, lo dico anche per i salentini, pochi o molti, che probabilmente lo ignorano, è una frazione di poco più di mille abitanti, del comune di Alessano, in provincia di Lecce. Sul toponimo mi soffermo brevemente, prima di passare al cuore dell’argomento di oggi.
A chi non verrebbe in mente in prima battuta di ipotizzare che Montesardo nasca dalla fusione di un sostantivo (monte) e di un aggettivo (sardo)? A quel punto, però, ci si chiederebbe: passi il monte, ma la Sardegna che ci sta a fare con il Salento? Prima di avventurarsi in una navigazione tempestosa, quella stessa che avrebbe dovuto portare gli isolani a mettere piede da noi, ipotizzando, magari un naufragio a causa di un carico di loro pietre da noi commissionato, col tempo recuperate e poi utilizzate per l’edificazione del primo nucleo abitativo, col rischio che la nostra fantasia contribuisca alla circolazione delle tante bufale che vagano nel web, magari sotto forme di leggende più o meno inventate sul momento, è proprio alla ricerca delle fonti che dovremmo subito dedicarci.
Scopriremmo, così, che la più antica testimonianza del toponimo risale al XVI secolo. Antonio de Ferrariis detto il Galateo così scrive nel De situ Iapygiae scritto tra il 1510 e il 1511 e pubblicato postumo per i tipi di Perna a Basilea nel 1553, scrive:
A Vastis nulla occurrunt antiquitatis vestigia usque ad Montem Arduum oppidum, ab acra Iapygia VII millibus passuum remotum, ubi et urbs antiqua fuit; eius pars in colle, pars in plano sita, mediocris magnitudinis: huius et nomen abolitum est. In eminentiore huius urbis parte in edito colle pulchrum est oppidulum. Memini me a veteribus audisse Graecis hanc urbem τραχεῐον ὅρος, quod Latine asperum, seu arduum montem exprimit: erat enim urbs in lapidoso, et aspero monte sita. Hic pars est Apennini,qui ad Acram Iapygiam terminatur. Quin etiam a peritis navigantibus me audisse memini usque ad XL, aut L milia passuum in mare protendi iuga Apennini, cum hinc atque illuc illius metiatur mare
(Non si presenta nessun resto antico da Vaste fino alla città  Monte Arduo, distante sette miglia dal promontorio iapigio, dove ci fu pure un’antica città; una sua parte sita su un colle, l’altra in pianura, di mediocre grandezza. Il suo nome è scomparso. Nella parte più alta di questa città su un colle elevato c’è un un grazioso piccolo villaggio. Ricordo di aver sentito da vecchi che per I Greci  questa città era τραχεῐον ὅρος, che in latino significa ripido monte: infatti la città era sita su un monte pietroso e scosceso.Qui c’è la parte dell’Appennino che termina presso l’estremità della Iapigia. Anzi ricordo do aver sentito pure da esperti naviganti che la catena dell’Appennino si protende in mare fino o quaranta o cinquanta miglia, considerando il suo mare dall’una e dall’altra parte).
Luigi Tasselli in Antichità di Leuca, Eredi di Pietro Micheli, Lecce, 1693: … ho inteso da persone molto erudite che Monte Sardo era Città antichissima, e si chiamava da tutti con nome scorretto Ananduso, o in lingua messapia Vetuso: e che quando arrivarono i Mori nella Salentina, i Primari di Montesardo, mandarono tutto l’oro, che havevano in Vereto,  Città in quei tempi fortissima, acciò ivi meglio si custodisse: perloche i Veretini, così l’oro proprio, come di Montesardo, scavando una fossa, lo sotterrarono.  Ma spianata da’ Mori Vereto, e rovinata tutta la Puglia da questi Barbari, havevano sempre in proverbio le genti, e dire: L’Oro di Amanduso , o Vetuso, dentro Vereto sta chiuso.
La testimonianza del Galateo è quella tenuta più in conto ai fini dell’etimo del toponimo. In buona sostanza: Montesardo sarebbe il risultato della deformazione di un originario Mons arduus, a sua volta traduzione in latino del greco τραχεῐον ὅρος. Il carattere deformante del processo si sostanzierebbe nella conservazione della s finale di mons dopo la sua traduzione in monte.
In rete, tuttavia, non mancano proposte alternative che, partendo dal Galateo e dal Tasselli,  mettono in campo il capo messapico Artas. A tal proposito segnalo al lettore interessato: http://montesardo.ilcannocchiale.it/
http://www.salogentis.it/2011/11/27/appunti-sullorigine-e-la-storia-di-montesardo-monte-aspro-o-monte-di-artos/
Certo è che tutto è dubbio quando già le uniche due  fonti di partenza mettono in campo a suffragio del loro ricordo fonti orali (memini me a veteribus audisse il Galateo e, parallelamente, ho inteso da persone molto erudite il Tasselli) e, dando per scontato in tal tipo di trasmissione la probabilità più alta di deformazioni , magari nel tempo sedimentate l’una sull’altra, qualsiasi ipotesi è teoricamente plausibile .
Chiusa la parte toponomastica, va detto che tutta la Terra d’Otranto in passato (oggi non saprei …) è stata la culla vivace di personalità di livello spesso non solo nazionale e già per Alessano ho avuto occasione di ricordare Cesare Rao (http://www.fondazioneterradotranto.it/2014/10/13/cesare-rao-di-alessano-e-il-suo-bestseller/?). Oggi lo farò per due figli della sua frazione, l’uno pressoché contemporaneo del Rao (XVI secolo), l’altro fiorito nella prima metà del secolo successivo, il primo filosofo e docente nell’Università di Padova, poi di Salerno e infine di Napoli, il secondo musicista.
Il taglio di questo post è esclusivamente bibliografico, perciò mi limiterò a presentare i frontespizi delle loro opere più significative che sono riuscito a reperire. Comincio dal filosofo.
Di seguito il colophon da cui si ricava la data di edizione.
Passo ora al musicista, Girolamo Melcarne, tanto legato alla sua terra da assumere il nome di Girolamo Montesardo.
Alcune sue composizioni furono inserite alle p. 15-17 dell’opera, postuma, di un altro musicista pugliese (era nato a Bari) Pomponio Nenna (1556-1608). Di seguito quest’ultimo frontespizio.
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Libri| Ritorno al Sud, di Vincenzo Borlizzi
di Marcello Buttazzo
Di recente, nel 2019, è stato pubblicato da Congedo Editore il romanzo “Ritorno al Sud” di Vincenzo Borlizzi.
L’autore è un giovane salentino, nato a Tricase, insegna in Francia, ha già pubblicato un libro in francese (“Trois questions sur le modelage des films”, 2015), e diversi articoli per riviste scientifiche o testi collettivi, in Francia, Spagna e Italia.
“Ritorno al Sud” è un lungo racconto che si sviluppa in un futuro immaginario, dove lo Stato non esiste più. Non esistono più scuole, né ospedali, né ordine pubblico, né pensioni.
In questo scenario emergenziale e catastrofico, il Basso Salento è angariato da bande locali, alleate con truci pirati provenienti dall’Albania, che si stabiliscono nelle terre dell’estremo Meridione.
I telefoni non funzionano più, le varie bande si impossessano dei ripetitori per i loro traffici. Gli abitanti del posto, privati della pensione, si arrangiano e decidono di tornare al lavoro dei campi, d’una terra di zolle marroni sempre generosa.
Le vicende si svolgono nei paesi e/o luoghi incantevoli di Marittima, Andrano, Tricase, Leuca, Castro, Acquaviva, il Ponte del Ciolo, Montesardo.
Prevale, nel romanzo, l’eterna storia dei potenti e dei prepotenti contro i virtuosi, dei profittatori e dei carnefici contro le persone perbene e pulite.
Un giovane migrante, Damiano, rientra nel suo Salento natio ed imbastisce una lotta ad ampio spettro, senza quartiere, una vera e propria guerra contro i malfattori. Che sono, in particolare, il Lupo di Andrano, che vive nel suo castello dorato, e le bande di pirati albanesi.
Figure di spicco, che accompagnano Damiano nella sua paziente epopea di riscatto, sono un ragazzino, Arturo, un signore venuto dal Nord detto il Nero, e un pescatore di contrabbando detto Teto il bombarolo.
Si scatena una guerra furibonda fra i prevaricatori e le persone del posto, i contadini, che sono le anime adamantine, difensori e custodi di scrigni di terra munifica.
“Ritorno al Sud” è, tra le altre cose, una descrizione dettagliata, parcellizzata, precisa, di un lembo di Sud luminoso e incontaminato. Il lavoro dei campi viene tratteggiato con tutta l’alacrità dei contadini del Sud, che hanno un rapporto intimo e sacro con la terra.
Vincenzo Borlizzi, al cospetto della funesta bramosia di potere di certuni, per contrasto, narra la linearità e la bellezza umana dei rapporti fra i contadini, fra padri, madri, figli, fra generazioni diverse, protese a difendere la loro fulgida antropologia e i vissuti ricchi di valori.
I perdenti, in questa storia del Sud, sono i prevaricatori, le bande di mafiosi, che perpetrano i loro misfatti. Ma, alle fine, vengono sconfitti dal corso ineluttabile degli eventi. I vincitori sono i paladini del bene. Damiano e i suoi compagni fedeli, combattenti per una giusta causa e per principi di solido lignaggio.
Mi commuovono, in “Ritorno al Sud”, tre figure in particolare, che, chi avrà la ventura di leggere il romanzo, incontrerà. Il padre di Damiano, un valoroso contadino. Alì, nativo del Burkina Faso, arrivato anni addietro in Italia, che si era stabilito fra la gente ospitale del Basso Salento come venditore ambulante fra le spiagge di Torre Vado e di Pescoluse. E, infine, Chiara, una giovane contadina, che si prende cura del campo di Damiano. E che sostanzia, con il suo sorriso morbido, la speranza d’una vita futura.
Vincenzo Borlizzi, in questo suo primo romanzo, ha donato uno spaccato interessante e fascinoso d’un Basso Salento immaginifico. Un romanzo di fantasia, ma non troppo. Dal momento che la perenne controversia fra buoni e cattivi, fra giusto ed ingiusto, avviene quotidianamente con modalità diversificate e, sovente, non ben definite.
Vincenzo Borlizzi è visceralmente legato al suo Sud, che è la sua clessidra d’anima, il suo caleidoscopio d’intenti.
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Dialetti salentini: saccufàe
di Armando Polito
immagine tratta da http://www.altovastese.it/fauna-2/il-rigogolo-una-delle-specie-piu-belle-avifauna-italiana/
  Dimmi come mangi e ti dirò chi sei: non so quanto il popolare detto sia attendibile, ma è un dato di fatto che, sostituendo come con cosa, il campanilismo ha avuto a disposizione mille occasioni per lo sfottò, se non per la denigrazione.Per il Salento basterebbe ricordare i nomignoli degli abitanti di alcuni paesi, che riporto di seguito in ordine alfabetico. Probabilmente l’elenco non è completo e confido nell’aiuto dei lettori per le doverose integrazioni e intanto chiedo scusa se per brevità rinvio con le relative note a miei lqvori precedenti.
ANDRANO mangia-brufichi1
COPERTINO e STERNATIA mangia-ciucci2
DEPRESSA mangia-brunitte3
LECCE e MANDURIA mangia-cani
LEQUILE mangia-racàli4
MIGGIANO mangia-mijiu e mangia-paparine5
MONTESARDO mangia-fucazze6
RUFFANO mangia-friseddhe7
SAN CESARIO mangia-pasuli8
SAN MICHELE mangia-peri cu ttuttu lu zzippu9
TAURISANO mangia-culummi10
TUTINO mangia-pipirussi11
Come si nota, la trascrizione in italiano non pone problemi, anche per l’assoluta coincidenza del primo componente (mangia). Una volta tanto, però, debbo dire che al mondo delle bestie è dtstoriservato l’onore prestigioso della derivazione dal greco, pur essendo vero che nel nome che sto per fare non c’è, una volta tanto, nessun intento denigratorio. Si tratta del nome dialettale del rigogolo a Nardò chiamato saccufàe. La prima tentazione è di supporre che l’uccello in questione, facendp concorrenza alla gazza notoriamente ladra, sottragga fave da qualche sacco. Basta, però, tener conto delle altre varianti salentine, che riporto di seguito, per rendersi conto di aver pensato male, come al solito, della povera bestiola.
saccufàe (oltre Nardò,San Cesario e Novoli)
saccufày (Carmiano, Lecce, Novoli, San Pietro Vernotico
nsaccufài (Vernole)
sicofào (Soleto e Zollino)
sicufàu (Aradeo, Carpignano, Galatone. Galatina, Neviano, Seclì, Sogliano Cavour, Francavilla Fontana)
sicufài (Otranto)
ficofàu (Galatina, Nardò)
fucufài (Nardò)
cusufài (Casarano, Santa Cesarea Terme, Gagliano, Gallipoli, Minervino, Maglie, Muro Leccese, Otranto, Patù, Spongano, Maruggio)
cusufàu (Castro, Cursi, Leuca)
cusufà (San Giorgio sotto Taranto)
cusufàe (Sava)
cusufès (Palagiano)
cusefà (Massafra, Montemesola)
Illuminante è l’assenza della doppia c del presunto sacco in molte delle varianti, ma soprattutto in quelle usate nella Grecia salentina (Carpignano, Sogliano Cavour, Soleto e Zollino), Sono tutte dal greco συκοφάγος (leggi siucofàgos), composto da σῦκον (leggi siùcon), che significa fico e dA    La voce è attestata nel lessico di Esioco (V secolo d. C.) al lemma κραδοφάγος:
κραδοφάγος· συκοφάγος, ἰσχαδοφάγος. σημαίνει δὲ καὶ τὸν ἀγροῖκον
(mangiatore di foglie di fico, mangiatore di fichi secchi, designa anche il campagnolo).
Penso non sfugga a nessuno la valenza spregiativa di quanto riportato da Esichio. Solo che per un curioso voleredel destino ciò che nell’autore greco era riferito all’uomo, saccufàe, invece, coinvolge un animale e tradisce nei suoi confronti tutta la rabbia dell’uomo in tempi in cui i fichi avevano nell’economia contadina un’importanza primaria. Ma lo spirito antico di συκοφάγος sopravvive proprio in quei nomignoli,pur italiani, riportati all’inizio.
Come già successo per piromaca12 in epoca moderna la voce greca sarà ripresa dal latino scientifico Sycophagus designante un genere in alcuni trattati di ornitologia, sostituto, poi, con Ficedula da Ulisse Aldovrandi (1522-1606) nel suo trattato di ornitologia13. L’Aldovrandi mediò Ficedula da Plinio (I secolo d. C.), Naturalis historia, X, 44. Nel naturalista latino nessun elemento descrittivo sembrerebbe ricondurre al saccufàe, nonostante alcuni commentatori identifichino la specie piniana con quella del beccafico sulla scorta di ficedula spiegata come composta da ficus=fico+la radice del verbo edere=mangiare. Per alcuni, però, questa è solo una paretimologia.
Per completezza. infine, non posso non ricordare la consacrazione letteraria della voce (sia pure riferita ad un animale diverso dall’uccello) ad opera di già da François Rabelais (1493-1553) nel suo asne sycophage (asino mangia-fichi) nel capitolo XVII del IV de La vie de Gargantua et de Pantagruel.
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1 Per bruficu vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2013/03/21/fin-da-teofrasto-e-plinio-e-nota-la-caprificazione-vero-prodigio-della-natura/
2 Ciucci corrisponde all’italiano ciuchi.
3 Brunitta è la ghianda di una specie di elece nana (Quercus coccifera). La voce è deformazione del greco πρῖνος (leggi prinos)=quercia spinosa.
4 Racale è il ranocchio.  La voce è per aferesi dalla variante cracale in uso in altre zone del Salento, di chiarissima origine onomatopeica.
5 Per paparina vedi  http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/12/28/tra-le-verdure-piu-gustate-dai-salentini-li-paparine/
6 Focacce.
7 Per friseddha vedi  http://www.fondazioneterradotranto.it/2010/06/14/la-frisella-mistero-risolto/
http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/10/16/ma-chi-ha-inventato-la-frisella/
8 Fagioli.
9 Mangia-pere con tutto il peduncolo. Zippu è, come l’italiano zeppa, dal longobardo zippa=estremità appuntita.
10 Fioroni. Per culumbu vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2010/11/09/il-professore-ladro-di-culumbi/
11 Peperoni. Mentre l’italiano peperone è dal latino piper (=pepe) con aggiunta di un suffisso accrescitivo, pipirussu (a Nardò peperussu) è composto da pepe+rosso, con riferimento anche al colore della varietà più diffusa, oltre cne fin contrapposizione col pepe proriamente detto, notoriamente nero.
12 http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/02/23/dialetti-salentini-pirumafu/
13 https://books.google.it/books?id=51sWLpp3oOUC&pg=PA756&dq=FICEDULAE&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj87qvWgMjgAhXRC-wKHchpCtAQ6AEIKjAA#v=onepage&q=FICEDULAE&f=false (pp. 758-759).
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purpleavenuecupcake · 7 years
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Caso Noemi: il fidanzato, reo confesso dell’omicidio, trasferito presso l’istituto minorile di Quartucciu
Nel giorno dei funerali di Noemi Durini, il suo assassino, il fidanzato di 17 anni di Montesardo (LE), reo confesso dell’omicidio, è stato trasferito all’Istituto minorile di Quartucciu (CA) per ordine della procura di Bari. Il suo arrivo nell’istituto ha riacceso la polemica sulle cattive condizioni in cui versa il sistema penitenziario italiano ed in particolare dell’inadeguato numero dei poliziotti rispetto al numero dei detenuti. Giovanni Villa, segretario regionale della Fns Cisl Sarda, ha riferito che: “Più volte abbiamo espresso perplessità su come al Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità trascurino un Istituto importante come quello di Quarucciu, unico penitenziario per minori dell'Isola. Abbiamo chiesto l'incremento di poliziotti ed in tutta risposta ci mandano un detenuto che pare sia molto nervosetto ed aggressivo. Questo comporterà sicuramente un aumento della sicurezza per un'efficace controllo continuativo. Anche nell'ultimo incontro con il Dirigente del Centro, abbiamo espresso la nostra condivisione sull'aumento dei reclusi presso l'Istituto minorile di Quartucciu ma solo dopo un adeguato incremento di Personale. Insomma ancora una volta ci dobbiamo arrangiare con le nostre forze, ormai ne sono rimaste poche. La manifestazione sindacale tenutasi a Roma ieri ne è la prova, siamo stremati e stressati ma i vertici fanno orecchie da mercante”. Click to Post
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