#Graduatorie
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primepaginequotidiani · 10 months ago
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PRIMA PAGINA Il Piccolo di Oggi sabato, 17 agosto 2024
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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Casale Monferrato: al via le iscrizioni ai nidi d’infanzia per l’anno scolastico 2025/2026
Dal 4 al 28 febbraio sarà possibile presentare domanda online. Prosegue l’iniziativa “Nidi Aperti” per visitare le strutture
Dal 4 al 28 febbraio sarà possibile presentare domanda online. Prosegue l’iniziativa “Nidi Aperti” per visitare le strutture Casale Monferrato, 3 febbraio 2025 – Si aprono le iscrizioni per i nidi d’infanzia comunali di Casale Monferrato per l’anno scolastico 2025/2026. Le domande potranno essere presentate dalle ore 8:30 di martedì 4 febbraio fino alle ore 13:00 di venerdì 28 febbraio…
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paperometria · 4 months ago
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Che poi, parlandone in generale, il percorso da docente che spero farò in Germania va sotto il nome di Lehrbeauftragter, che sarebbe una sorta di "docente preso dalle aziende", ovvero una persona sotto contratto, semestre per semestre, che va ad insegnare ai vari corsi universitari (e anche tipo nei licei specializzati). Vale per qualsiasi materia abbia un aspetto operativo nella società, non parlo solo di STEM nel senso stretto, ma anche robe tipo Legge, Risorse Umane, Economia, e tante altre umanesimate. Per essere un Lehrbeauftragter devi avere solo un curriculum professionale, non esistono graduatorie, non esistono formazioni pedagogiche, piaci, vieni assunto, insegni.
La parte che mi interessa è legata al peggioramento sociale di questo Paese: non ci sono più medici, non ci sono più insegnanti, non c'è più personale di supporto di alcun tipo, le scuole e le università fanno fatica a trovare qualcuno, col risultato che hanno iniziato a derogare su tanti requisiti che prima erano necessari (ad esempio, per diventare una sorta di assistente del prof dovevi minimo avere un PhD e aver pubblicato alcuni paper), mo' ti pigliano come sei sei, perché o così o niente corsi, niente corsi vuol dire niente soldi, niente soldi vuol dire università che non possono andare avanti. Infatti mi sto aprendo altre possibilità, nel caso che questa dovesse andare male o non dovesse piacermi, perché adesso che ho contatti mi stanno addirittura chiedendo di candidarmi all'Università X o Y, perché non hanno fisicamente persone. Come dice sempre la Mami: nelle disgrazie ci guadagna sempre qualcuno.
Ma al di là delle considerazioni sociali e del luogo comune che si stava meglio quando si stava peggio, ho sempre pensato che sia dovere morale di ogni professionista trasmettere le proprie competenze alle future generazioni, con l'obiettivo di renderle più capaci e preparate di noi (supposto che uno si ritenga capace umanamente di poterlo fare, sia chiaro), e personalmente ci perdo soldi in questa cosa, perché quello che pago a SAP per avere delle ore in più di ferie al mese non è quello che poi l'Università mi restituisce come onorario, ma quando credi in qualcosa la fai e basta, sticazzi dei soldi.
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anchesetuttinoino · 2 months ago
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TRENTO. RIZZO (Democrazia Sovrana Popolare): CHI DELINQUE NON DEVE ACCEDERE AI SERVIZI SOCIALI.
La trasmissione Fuori dal coro ha parlato dell’emergenza delinquenza a Trento. Sulla sicurezza bisogna dare risposte concrete e non vivere di ipocrisia.
Lo stato sociale è stato una conquista fondamentale del popolo italiano e dei lavoratori, dei nostri nonni e dei nostri padri. Oggi purtroppo larga parte del popolo non può più usufruire di questi diritti, certo per la riduzione delle risorse pubbliche dovute a privatizzazioni e investimenti in armamenti, ma anche per un’altra situazione insostenibile.
Ad esempio, molte persone oneste non possono accedere alle graduatorie delle case popolari, perché scavalcati spesso da persone senza reddito formalmente, ma che sopravvivono con attività illecite.
Vale per tutto il resto dello stato sociale, dagli asili ai sussidi di disoccupazione e agli aiuti assistenziali. Chi delinque, dopo una condanna definitiva, non dovrebbe invece accedere ai servizi pubblici, impedendo di fatto ai cittadini onesti di esercitare i propri diritti sociali.
Questa è la nostra proposta per Trento, per Genova e per tutte le città italiane, che evidentemente da molto fastidio ai media mainstream come dimostra l’accoglienza del “progressista”trento-altoatesino Dolomiten.
Democrazia Sovrana Popolare, con Marco Rizzo e Francesco Toscano, è in campo.
Vogliamo difendere sul serio i cittadini e i lavoratori onesti, contro chi in qualche modo non si batte contro i delinquenti, bianchi o neri che siano. A voi il giudizio sulla proposta.
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vaerjs · 9 months ago
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Vivo costantemente in una dimensione di aspettative altissime e fatico a tirarmene fuori.
Quando ero la figlia maggiore dovevo dare il buon esempio, assumermi compiti e responsabilità genitoriali che non mi sarebbero dovute competere, fare da mamma, sorella e figlia contemporaneamente. Con la preoccupazione che un mio sbaglio potesse fare crollare il castello in mille pezzi.
Ho lavorato, mi sono pagata l'università, almeno quel poco che mi è servito ad entrarci. E per farlo ho sopportato un capo viscido e molesto, con la mano lunga e e le nausee ogni mattina prima di uscire di casa, sapendo che non avrei avuto altra scelta: era l'unica azienda che aveva risposto a tutti i miei curriculum - ed erano amici della parrucchiera della mamma, non avrei mai potuto farle fare una brutta figura.
Poi sono arrivate le borse di studio. Ho lasciato il lavoro perché per ottenerla e mantenerla è fondamentale dimostrare di poter superare un certo numero di esami all'anno e con valutazioni alte per non perdere posizioni nelle graduatorie. Un solo sbaglio, un esame andato male, una giornata nera a laboratorio mi avrebbero lasciata in mezzo a una strada, senza soldi e senza posto letto, anche a metà anno.
Ho fatto l'Erasmus e sono riuscita a trovare un contatto in una scuola nella città che volevo io, per la prima volta. Così sono diventata il punto di riferimento e l'esempio a cui la mia tutor coordinatrice ha indirizzato chiunque volesse sperimentare la stessa esperienza. Ancora una volta la mia possibilità d'errore è stata messa sotto i riflettori, pronta ad essere amplificata a dismisura.
Ora lavoro a scuola e ho la fortuna di essere rimasta nello stesso istituto e nello stesso interclasse dell'anno precedente. La collega che ho affiancato lo scorso anno ha pregato in tutti i modi per ri-avermi con lei: a causa dei suoi improvvisi problemi in famiglia mi sono trovata da sola ad accompagnare una quinta pronta e preparata alla secondaria.
Quest'anno la situazione non è molto diversa. È finito il ciclo, siamo in classe prima - probabilmente la più impegnativa di tutte - con una docente in meno. Ho un posto sul sostegno, quello che speravo, ma mi trovo a occuparmi di tutto. Ho spiegato alla ragazzina a cui hanno assegnato la supplenza sulla classe per qualche settimana tutto quello che doveva fare e in che modo, non la posso lasciare da sola perché è la sua primissima supplenza e non si sa muovere a scuola. Ho preparato le attività della classe e raccolto, schedato e archiviato tutti i materiali perché la collega in cattedra ha ancora una situazione instabile in famiglia e non può dedicare tutto il tempo che vorrebbe alla scuola. Mi hanno assegnato un bambino complesso di cui voglio occuparmi nel miglior modo possibile nonostante la sua rete di professionisti non sia allineata nelle modalità di intervento e mi sia da subito sembrato di trovarmi tra due fuochi, con la mamma in balia di consigli contraddittori. Mi hanno affidato anche la commissione continuità "per il gran lavoro fatto l'anno scorso nelle quinte" che sarebbe bello replicare questo e i prossimi anni.
Ho chiamato i miei fratelli perché non li sentivo da un po', sono stata troppo stanca e mi sono sentita in dovere di giustificarmi per la mia vita raffazzonata. Sono molto stanca, e credo di sentirmi così a terra anche perché ancora non ho il privilegio di poter sbagliare senza che il mondo crolli.
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superfuji · 10 months ago
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Nella hit parade degli avvelenatori della scuola pubblica ha troneggiato la cosiddetta “buona scuola” di Renzi, all’epoca segretario nazionale del PD, madre di tutte le miscele più corrosive: la managerializzazione dei presidi, gettati sul mercato alla ricerca di sponsor privati, utenti e docenti da scegliersi in autonomia negli albi territoriali, in ufficiale deroga ai finanziamenti statali, alle graduatorie pubbliche, a paradigmi di trasparenza e di controllo; lo school bonus e le detrazioni per la famiglie che avessero optato per le paritarie; la premiazione con un bonus di qualche centinaio di euro dei docenti ritenuti da un dirigente scolastico migliori. Insomma la logica degli incentivi, discrezionali, una tantum, ha preso il posto di diritti uguali per tutti. Faceva capolino la divisione dei lavoratori della scuola, all’uguaglianza nella legge e davanti alla legge subentrava l’arbitrio, alla cogestione la competizione. Soprattutto la “pessima scuola” di Renzi introduceva la cosiddetta alternanza scuola-lavoro, vale a dire l’effettuazione di 400 ore di tirocinio negli istituti tecnico-professionali e di 200 ore nei licei, cioè lavoro giovanile gratuito, pur sotto la veste dell’esperienza professionalizzante. Oggi queste ore sottratte alla conoscenza si chiamano con terminologia altisonante PCTO, “percorsi per il conseguimento di competenze trasversali e per lo sviluppo della capacità di orientarsi nella vita personale e nella realtà sociale e culturale”: restano obbligatori, sono condizione per l’ammissione agli esami di Stato, “non possono essere considerati come un’esperienza occasionale di applicazione in contesti esterni dei saperi scolastici, ma costituiscono un aspetto fondamentale del piano di studio”(legge n. 145/2018). Attraverso l’accoglimento della Raccomandazione del Consiglio del Parlamento Europeo (22 maggio 2018), che invitava a riprogettare la didattica a partire dalle competenze trasversali, funzionali a definire un progetto concordato per la soluzione di un problema, coi PCTO viene perseguito l’obiettivo di sviluppare le attività imprenditoriali“così come effettivamente presenti nella realtà, naturalmente con l’apporto fondamentale del territorio (aziende, enti culturali, professioni etc.)”. In questo contesto il disegno di legge Valditara sguazza a suo agio nella melma dei picconatori del sistema formativo pubblico. Aumenta le ore di PCTO, l’apprendistato è anticipato a 15 anni, affida la definizione dei contratti di prestazione d’opera dei giovani studenti ad accordi di partenariato con i soggetti del sistema delle imprese e delle professioni; inserisce i privati (sempre le imprese) nella programmazione dell’offerta formativa, nelle attività di insegnamento e formazione, nonché di “addestramento”in attività laboratoriali; regionalizza il sistema formativo, in ossequio all’autonomia differenziata; riduce di un anno la formazione scolastica; acuisce la natura classista della scuola, che prevede percorsi troppo differenziati per chi proviene da classi povere rispetto a quelli destinati ai ceti più abbienti.
La scuola al servizio dell’impresa
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missviolet1847 · 10 months ago
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Bambini in guerra che a scuola non tornano | il manifesto
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Una bambina legge nella scuola dell’Unrwa usata come rifugio dai palestinesi - foto Ansa
Il primo giorno. Il primo giorno in classe è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza: buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere
Pubblicato 21 ore fa
Edizione del 12 settembre 2024
Valeria Parrella
Il primo giorno di scuola è importantissimo, è la notizia, perché la scuola salva la vita, come il servizio sanitario nazionale, né più né meno. E certo tra le istituzioni su cui si incardinano le democrazie ci sono entrambi.
E certo un pronto soccorso ti salva la vita sull’urgenza e la scuola pubblica te la salva sulla lunga percorrenza: sul resto dell’esistenza. E certo per noi sono i pilastri, il fondamento, il motivo per cui siamo sicuri che pagare le tasse non è solo un dovere ma anche un diritto, e questa cosa riesce ancora a essere vera, nonostante da anni i governi che si avvicendano non diano importanza né all’uno né all’altra, smantellandoli nel senso e nelle risorse.
Ma, come meritoriamente Cartabellotta ha lanciato l’appello Salviamo il Servizio sanitario nazionale, così ugualmente dobbiamo fare con la scuola pubblica, salvarla dalla fatiscenza delle strutture, dalla privazione delle risorse, dall’ingaggio truffaldino dei docenti, dalle graduatorie umilianti, dall’emigrazione colpevole, dal reclutamento sine ratione dei docenti di sostegno.
Dobbiamo salvare la nostra scuola dall’indebolimento dell’idea stessa di Scuola, costretta a viversi come un’azienda, con i presidi che si devono chiamare dirigenti. Come se fosse una cosa privata, in cui va meglio chi produce, e di cui però non si sanno valutare i meriti.
E nessuna prova invalsi ha mai provato nulla.
E nessuna corsa alle iscrizioni ha mai provato nulla.
E nessuna graduatoria di «quanti cento alla maturità» ha mai provato nulla.
Da sud a nord la prova di una buona scuola è che ci sono ragazzi che vengono dalle situazioni famigliari più disparate, dalle condizioni economiche e psicofisiche più diverse, e si ritrovano negli stessi banchi, ad ascoltare le stesse parole, a studiare dagli stessi testi, a confrontarsi con le stesse paure, a criticare o amare gli stessi professori.
Entrano insieme ed escono insieme e riescono a dividere tutto. È questa la buona scuola.
Un posto dove sappiamo che i nostri figli sono al sicuro, dove si sentono liberi, dove possono fare domande, ricevere risposte, e anche sconfessarci.
Lì si crea il cittadino, in quel momento lì.
E noi questa cosa la sappiamo, la sappiamo da sempre perché è stato lo strumento con cui si sono emancipate le nostre madri, la sappiamo perché, assieme al voto, è il vero lascito di cui parla Cortellesi nel suo bel film. La sappiamo perché c’è un’ondata di populismo che parte da Trump e arriva a palazzo Chigi in cui si dice il contrario, ci si permettono ignoranze, e grammaticali, e istituzionali, e di contenuti. Si avallano le stesse come se questo garantisse una maggiore aderenza alla realtà. Quando l’unica cosa che garantisce è maggior servaggio. Chi è ignorante può essere condotto, chi studia è libero.
Noi lo sappiamo da sempre, è per questo che mentre ci arrivano nelle chat foto di primi giorni di scuola, di ragazzine con i trolley rosa e giovani genitori alle prese con l’inserimento, il nostro pensiero va a quelle ragazzine a cui è negata l’istruzione, a chi un primo giorno di scuola non ce l’ha perché dei governi oscurantisti vogliono le donne come schiave, e sanno che la prima catena nasce dall’analfabetismo.
Mentre ci arrivano le foto delle nostre bambine che incerte sui passetti vanno a conoscere il mondo il nostro pensiero va a quelle bambine costrette in casa, nei campi, come nei racconti di Carlo Levi: non era molto tempo fa, che una bambina o un asino per portar la gerla erano la stessa cosa, picchiate uguale, asservite uguale, ammogliate senza scelta.
E ma appunto, noi lo guardiamo appena girandoci di 50 anni dietro, ma qui e ora, proprio nello stesso smartphone sul quale ci arrivano le speranze e le emozioni e i saluti delle mamme dei liceali, lì dove ci diciamo «buon primo giorno!» in quello stesso smartphone ci arrivano le immagini senza volto delle stesse bambine, nate qualche meridiano più in là.
Proprio perché sappiamo che il primo giorno di scuola è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza, buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere. Abominio sotto gli occhi di tutti, luogo perduto- vicino, lontano- dove si scavano a mani nude corpi di altri bambini che la scuola l’avrebbero amata come l’amiamo noi.
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fiorescente · 11 months ago
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Il compleanno di mia nipote divide l'estate. Sono uscite le graduatorie delle magistrali e noi esseri umani non riusciamo a non nutrire la competizione reale o immaginaria
Io devo studiare le comunità emotive, ho letto due racconti di Tondelli, ho romanzi di Goliarda Sapienza, Rosetta Loy e io e mia sorella ci dividiamo per quello che i maschi pensano di noi (o insomma lei si allontana e io non so come consolarla)
Tante zanzare, tramonti molto tardi e molto coloratissimi, mi sono scottata in montagna e ho messo i piedi in un rivolo ghiacchiatissimo che è nato dopo l'alluvione. Ero con due bambine italoucraine che sono tornate in Italia dopo l'inizio della guerra
L'estate è sempre uguale ed è tutto molto contraddittorio e romantico e dolce amaro. Come dice una bella canzone che si chiama bagaglio, è un "dolce presagio di malinconia"
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antibioware · 1 year ago
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aspettare l'apertura delle graduatorie provinciali per supplenze è una cazzo di tortura.
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lesbian-steppenwolf · 9 months ago
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comunque io sconsolatissima un mio amico sta facendo i 60cfu per l'insegnamento (perché 24 non bastavano, adesso pure 60), e stavamo parlando di quanto sta diventando sempre più difficile ma non entrare di ruolo no, pure una misera supplenza sta diventando un'oasi. io che mi son messa nelle graduatorie come collaboratrice sperando che il voto di maturità avrebbe significato che un po' lavoravo, e invece a quanto pare pure lì. evidentemente c'è talmente poco lavoro che hanno deciso tutti di ripiegare su quello, e sto fatto in realtà mi fa incazzare ancora di più perché non è normale, un territorio sempre più allo sbando e una politica sempre più immobile. non ho alcuna speranza nel mio futuro sinceramente.
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eliophilia · 10 months ago
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Il sacro fuoco
Io nella vita voglio insegnare. Anzi sarebbe meglio dire “devo”, perché è una cosa che non ho mai voluto veramente, sono arrivata a 32 anni senza altre alternative, parlandoci chiaro, non ho il sacro fuoco dell’insegnamento, infatti, sono la vittima degli insegnanti che aspettano il posto fisso da 10 anni e sui social ci insultano “voi adesso ci rubate il posto mettendovi nelle nostre stesse graduatorie e bla bla bla”, amica io ho preso una laurea a 30 anni, alternative non ne ho, mi interessa qualcosa? No. Non posso fare altro? No. Ho fatto il classico, ho sempre avuta una formazione umanistica, devo lavorare e una volta capito questo, molto tardi, non ho intenzione di cambiare idea. Anzi, l’avessi saputo a 20 anni, come voi che possedete il sacro fuoco, per me sarebbe stato pure meglio, che vi credete? Laurea a 25 anni e vai col mambo, adesso sicuramente non starei in queste condizioni. Ho provato a divertirmi, ad iniziare il mio percorso nell’ambito turistico-artistico, è arrivato il covid, abbiamo fallito. Ho ricominciato. E adesso questo è. Se pure devo fare dieci anni nelle scuole private aspettando la graduatoria per il posto che dico io, io aspetto, ho aspettato tanto e aspetterò ancora, ormai sono in ritardo sulla tabella di marcia e indietro non si torna. 
E mi mangio il fegato quando non vengo valorizzata, quando da giugno mi sto sbattendo per cambiare scuola e per avere un posto decente e poi quando iniziamo a settembre vengo messa a fare la sporta del tarallaro a destra e manca come se fossi una bidella. Vengo messa di nuovo alle materne come quelle senza laurea, come quelle a cui piacciono i bambini!! Voglio fare la gavetta ma voglio anche non dovermi schiattare il fegato. L’anno scorso è già stato molto duro e quando mi ha richiamato la direttrice per tornare lì ho detto no, ora mi trovo, dopo neanche una settimana, a non stare bene nel nuovo posto di lavoro e col rimpianto di aver lasciato la scuola vecchia, che per quanto fosse un disastro, comunque era la “mia”, la conoscevo, sapevo chi erano gli alunni, sapevo che atteggiamento adottare con le direttrici, sapevo i miei spazi, sapevo dove andare a scaldare il pranzo, dove poggiare lo zaino la mattina e dove fare le fotocopie senza chiedere favori a nessuno. La scuola precedente era l’emblema della piccolezza, due classi piccole, una cucina, un bagno per i grandi misto a sgabuzzino, un bagno per i piccoli, ufficio con la fotocopiatrice, e basta, stop, fine. Né giardini, né giostre, né niente. Bambini pochi e tutti con un problema. Senza insegnanti di sostegno. Solo noi. Qui ora ci sono 6 classi di materne giù, 5 classi di elementari sopra, e la direttrice ancora non sa dove collocarmi e come se fossi un pacco mi fa stare la mattina sopra e il pomeriggio giù. Mi sento frustrata, per me avere un posto, anche se piccolo, avere una collocazione, è molto più importante che dirigere una classe. Non mi interessa avere la mia classe delle elementari, non mi interessa dover fare gli orari e dover stabilire i colloqui con le mamme, non mi interessa scrivere sui diari degli alunni cosa devono portare il giorno dopo. Io voglio anche solo dover controllare i quaderni negli zaini per vedere se hanno fatto i compiti e sapere che QUELLO è ciò che devo fare. Non mi sta bene non appartenere a nulla.  
Dopo il mese di luglio passata già all’insegna della frustrazione con la bidella che mi diceva di andare prima in una classe poi in un’altra, adesso mi ritrovo nella stessa identica situazione. Nonostante le premesse e i discorsi che avevo fatto con la direttrice a giugno. Ora è troppo tardi per fare altri colloqui perché le scuole sono già iniziate e sono nel panico. Quando scendo giù mi guardano male le maestre di giù, quando sto sopra mi guardano male le maestre di sopra, e lo sguardo dice sempre la stessa cosa: “Ma tu chi sei?” Ma chi cazzo siete voi. Ma vedete una che deve passare per lavorare e per vedere di non passare un guaio ogni volta che qualcuno apre bocca per non sputargli in faccia. 
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primepaginequotidiani · 11 months ago
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PRIMA PAGINA Tirreno di Oggi venerdì, 09 agosto 2024
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pier-carlo-universe · 7 months ago
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Precari della scuola: una lotta per la dignità e la giustizia. Gli Idonei Esclusi del Concorso PNRR denunciano l’ingiustizia di un sistema che non riconosce meriti né diritti ai docenti precari
Il grido d’aiuto dei docenti Idonei Esclusi del Concorso PNRR 2023/2024 risuona come un atto d’accusa contro un sistema che sembra aver dimenticato i suoi principi fondamentali: il riconoscimento del merito e la valorizzazione delle competenze.
Un’ingiustizia che non possiamo ignorare.Il grido d’aiuto dei docenti Idonei Esclusi del Concorso PNRR 2023/2024 risuona come un atto d’accusa contro un sistema che sembra aver dimenticato i suoi principi fondamentali: il riconoscimento del merito e la valorizzazione delle competenze. Migliaia di insegnanti che hanno superato le prove di un concorso pubblico si trovano ora in una situazione…
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abr · 1 year ago
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Fa più sorridere per la noia e la tenerezza che ingenera:
-l'onanismo adolescenziale fragorosamente ganassa che trasborda nello zoo X, oppure
- il pensiero debole uniforme enfatizzato su LinkedIn, la nuova naja mentale cui (quasi) tutti devono sottoporsi ?
Il primo è notoriamente il bar galattico dove incrociare i ceffi più allucinati e improbabili, tipo puttan-tour in altri tempi più civilizzati;
il secondo é l'ambiente virtuale per credersi professionali, come alla naja s'andava per "diventare uomini": tutti intruppati omogeneizzati a ripetere enfatici i medesimi "signorsì sissignore" (oggi "I am excited to announce", i "like" e i "follow"). Senza rendersi conto di come ti stan cambiando il cervello per il solo fatto di starci ("é educativa", si diceva anche della naja: imparavi come cagare sulla turca).
Ambiti devastanti. Senza graduatorie.
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madamedecharte · 2 years ago
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Scusa non ho capito. Cosa sono 60 cfu a € 2500 ?
…però anon meno pigrizia suvvia, basta cercare su google. Sono parte di una riforma e sono 60 crediti EXTRA, da prendere OLTRE le DUE lauree che già possediamo/o stiamo per acquisire, ma che verranno erogati ESCLUSIVAMENTE sotto forma di “master” (le modalità sono ancora da definire), alla modica cifra di 2500 euro (massimo eh, ma sappiamo tutti che quando scrivono massimo, poi quello in realtà è il prezzo). Attualmente non sono previste esenzioni per isee, né borse di studio.
Senza sti 60 cfu, che comprendono un tirocinio lunghissimo NON RETRIBUITO (certo, perché nel mentre campi d’aria), non puoi accedere ai concorsi, quindi puoi fare solo le mad, manco iscriverti alle graduatorie provinciali.
Carino ve?
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valentina-lauricella · 2 years ago
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La confortante...responsabilità dei nostri atti
"...la confortante verità che, in ultima analisi, tutte le religioni insegnarono sempre il vero nella triplice formula sostanziale a tutte comune: quella dell’esistenza di Dio, della sopravvivenza dello spirito alla morte del corpo, della responsabilità dei nostri atti; per quanto quest’ultima proposizione abbia a considerarsi in senso relativo e commisurato all’elevazione intellettuale di ogni singolo individuo.
Nel tempo stesso si verrebbe a conoscere che tutte le religioni rivelate risultano simboliche, nel senso che i riti e i dogmi che le differenziano dovrebbero considerarsi il rivestimento esteriore di cui si ammantano necessariamente onde adattarsi alle svariatissime graduatorie di maturità intellettuale e morale raggiunte dai popoli della Terra".
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