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#La donna del lago
doyouknowthisopera · 3 months
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tuttocenere · 8 months
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Relatedly, Act 1 Faust from Baden-Baden 2016's Mefistofele
Plus my collection of other opera characters reading:
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kino51 · 1 year
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La donna del lago   1965
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hadescavedish · 1 year
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Marilyn Horne Sings "Tanti Affetti," From Rossini's Lady of The Lake I love her so much...
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katlimeart · 1 year
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Made in 2018
If you’ve seen this anywhere else, I posted it back on my deviantArt when it was made.
Mario Girls as Operatic Heroines - requested by alanpalgut
1. Carmen
2. Leonore (Fidelio)
3. Ninetta (La gazza ladra)
4. Brunnhilde (Der Ring des Nibelungen)
5. Elena (La donna del lago)
6. Marguerite (Faust)
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filmap · 2 years
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La donna del lago / The Possessed Luigi Bazzoni, Franco Rossellini, 1965
Village Via Ragen di Sopra, 6, 39031 Bruneck BZ, Italy See in map
See in imdb
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giallomusica · 2 years
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GialloMusica presents: GialloMusica - Best of Italian Genre Cinema Sounds - Vol.53 In this episode you can find: Giorgio Carnini, La Batteria, Janko Nilovic, Blue Marvin Orchestra, Nico Fidenco and many more!!! Enjoy and Listen it! Stay Giallo!
https://www.mixcloud.com/GialloMusica/giallomusica-best-of-italian-genre-cinema-sounds-vol53/
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deathshallbenomore · 2 years
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you were never forced to read malombra (fogazzaro) twice in the span of three years back in high school and it shows. we’re not the same
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60sfactorygirl · 1 month
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Virna Lisi in 'La donna del lago' (1965) dir. Franco Rossellini and Luigi Bazzoni.
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itsloriel · 9 months
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The Possessed (La donna del lago, 1965)
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tiaspettoaltrove · 1 month
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Ho sognato un storia d’amore.
Mi capita ultimamente sempre più spesso, perfino nel sognare, di sentirmi spettatore e non protagonista. Posizione negativa, si potrebbe pensare, in qualche modo limitante. A volte lo è, inevitabilmente, ma non sempre. Diciamo che vivo questa nuova normalità in modo sano, accettandola. Stanotte, invece di sognare la solita situazione compromettente, amorale, e non etica, ho fatto un sogno romantico, beato, profondo. Non ho schizzato copiosamente, bensì mi sono emozionato, e allietato. Assistevo al racconto di una storia d’amore, e la particolarità risiede nel fatto che vi assistevo in televisione (che io guardo pochissimo, quasi mai), e nello specifico in una trasmissione che odio (e che notoriamente non parla di storie d’amore, specialmente con tale inflessione e cadenza): “Striscia la notizia”. Orbene, esplicitare ciò che penso di quel programma tv in questo post non avrebbe senso, e mi porterebbe ad allungarmi oltremodo. Mi voglio invece focalizzare sul contenuto, non sul contesto. C’era un uomo che parlava della sua donna, e lo faceva con trasporto, con amore. Quasi come se fosse ipnotizzato, rapito. Più verosimilmente era semplicemente malato, malato dell’amore, quella malattia che pure in tanti vorremmo prendere. C’era un epilogo tragico, che però non vedevo, non vivevo (perché mi sono svegliato prima). Eppure c’era. Ricordo che pensavo che alla fine la sua donna sarebbe stata uccisa dalla mafia, avevo questa sensazione nitida nel mentre ascoltavo il racconto. Ma adesso, a posteriori, non mi importa. Perché vivevo solo la piacevolezza di quel trasporto, di quell’emozione raccontata così bene. C’erano in sottofondo le musiche dei Queen. Credo “Bohemian Rhapsody”, non ricordo con esattezza, ma le atmosfere erano quelle. In tutto ciò avrà influito sicuramente il fatto che da non molto ho riascoltato “A Night at the Opera”, disco pazzesco che consiglio a tutti (magari in vinile o in una registrazione da vinile e non su Spotify, se possibile). Ricordo un’immagine di lei che usciva da una specie di lago, dopo aver fatto il bagno. E si intravedeva molto parzialmente la mia grande passione, che è il fondoschiena femminile. Rammento lui, che parlava di lei come la risoluzione di tutti i suoi problemi. O quantomeno, del problema della sua assenza, dell’assenza di quell’anima gemella che sa riempire vuoti. Si appartenevano, si amavano, e probabilmente avrebbero meritato di vivere assieme tutta la loro intera vita. Ma era un sogno, già. Solo un sogno. Il sogno della storia di un altro, di un’altra. E di me che sto lì, davanti al televisore, ad ascoltare con attenzione quel racconto. Come in un film, uno di quelli in cui piango a dirotto lacerandomi da solo. Autoinfliggendomi la sofferenza dell’assenza da me scelta e rivendicata. Un masochismo romantico e passionale, scevro da quella componente sessuale che spesso tende a stridere, a fuorviare, a catalizzare l’intera attenzione su di sé. E che io stesso spesso uso, impropriamente, per creare dipendenza.
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tuttocenere · 10 months
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La Donna del Lago is a Rossini opera I like. Chances to ever see it live seem low. But luckily these days that's not the only way to hear and see an opera.
How did I find it? I was looking for more Rossini records with Juan Francisco Gatell and found a production of this opera from 2018 in Lausanne. It was on YouTube at the time, but seems to have been removed.
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The plot is honestly not that exciting. It starts with a bunch of people having a nice stroll in the Scottish countryside, then someone complains about not being able to marry their true love, the titular soprano Elena, then the same soprano's dad tells her to marry someone else, and then the highland clan leader Rodrigo arrives and things get exciting because he's an exciting guy.
In the second act, the strolling enthusiast from the first scenes turns out to be the Scottish king, Rodrigo's enemy. So they have a nice little tenor-on-tenor fight scene until Elena breaks them up.
In the end, all is well, Rodrigo dies (off stage, poor Rodrigo), everyone else ends up at the king's court, and the king graciously grants Elena's hand to her true love, the mezzo-soprano Malcolm.
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The plot here is about overcoming your parents' expectations and evading the infatuation of Some Guy in order to stay with your true love. I'm usually not the type to claim that every trouser role codes queer, but in this case, signs are pretty clear.
And from that angle, the story is pure wish fulfilment: the king who falls in love with Elena is extremely polite about her rejection, promises to help her out in the future, and does. The guy she's expected to marry is just not her type, and conveniently dies. Even her dad is understanding, at least after he has no choice anymore.
That's also the frame chosen in the Lausanne production I saw. The first and last scenes show Elena reading a romance novel, and the main plot takes place in her imagination. That's clearly an excuse to have a lot of half-naked extras and extremely luxurious costumes and sets, but I'll take it. The only problem I have with it is that Malcolm is played by a countertenor. Where's the fun in that?
There's also a video recording from the Metropolitan opera with Florez / DiDonato, which does have a very beautiful butch Malcolm and good sound, but is performed in that overly literal Met opera style with fairytale costumes, a style I just don't like. Not sure I'd have watched it if that was the only video I knew of.
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hadescavedish · 1 year
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... this is from la donna del lago
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chez-mimich · 2 months
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LA ZONA DI INTERESSE
“La zona di interesse” di Jonathan Glazer è un film raccapricciante e, anche se può sembrare paradossale, un raccapricciante capolavoro. La famiglia di Rudolf Höss vive in una algida villetta appiccicata al muro perimetrale del campo di concentramento di Auschwitz e Höss è lo spietato direttore del campo. Forse spietato non è l’aggettivo esatto, Rudolf Höss è un esecutore del male pianificato, messo in campo dal nazismo per far scomparire il popolo ebraico della faccia della terra. E’ una storia raccontata mille volte (per fortuna), ma mai o quasi mai in modo così persuasivamente e sottilmente inquietante. Non si tratta di una ricostruzione storica, ma di uno psicodramma che vive di allusioni, di segni, di dialoghi e di suoni, a cominciare da quello schermo buio iniziale, popolato da sussurri e grida e dalle tonalità della composizione di Mica Levi, possente come lo “Shemà Israel“ che prorompe da "Un sopravvissuto di Varsavia" di Arnold Schönberg. L’incubo si trasforma, nella scena di apertura, in un idillio campestre della famigliola di Höss che trascorre qualche ora di serenità in riva ad un lago. Questa dualità sarà presente in feroce contrasto in tutto il film, anzi “è” tutto il film. L’intimità domestica e famigliare del gerarca nazista è contigua alla più perversa idea di sterminio mai perpetrata dall’essere umano. A ricordarlo, sono le altane del campo di concentramento che quasi gettano la loro ombra funerea sulla serra e sulla piscina della casa di Höss, casa, ambientazioni e abbigliamenti molto “Neue Sachlichkeit”. La narrazione è statica, nel film non succede quasi nulla, ma quel che non succede lascia intravedere ciò che è stato. Il sordo rumore dei forni crematori in funzione, di cui Rudolf Höss era lo spietato pianificatore, gli spari, appena percepiti nel sottofondo delle garrule grida dei bambini in giardino, dell’abbaiare del cane, del rumore del vento. Una vita domestica che prosegue senza scossoni fino al trasferimento di Rudolf Höss ad altro incarico che lascia però inalterata l’atmosfera idilliaco-paranoica della famiglia del militare. Se Hannah Arendt aveva parlato di “banalità del male”, nulla meglio di questa villetta razionalista nella campagna bavarese e appiccicata al Konzentrationslager Auschwitz, può rendere al meglio il concetto della filosofa tedesca. Jonathan Glazer ha girato il film servendosi di telecamere ad altissima definizione che rendono iperreali luoghi, persone, fatti. Piani di ripresa fissi, nessun movimento, quasi a voler scegliere una neutralità che rende tutto ancora più agghiacciante, anche se nel film c’è molto del “Nuovo cinema tedesco”, quello di Rainer Werner Fassbinder in particolare; come non pensare infatti alla lattiginosa atmosfera in cui si muoveva Veronika Ross (interpretata divinamente da Hanna Schigulla), della cosiddetta “BRD-Trilogie” di Fassbinder. Anche in questo, come in quel film, straordinaria l’interpertazione di una donna, Sandra Hüller nei panni della moglie di Höss (interpretato da Christian Friedel). Per chi vi scrive Oscar già vinto e stravinto.
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apropositodime · 11 months
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I trentatrè nomi di Dio
Marguerite Yourcenar, nata oggi ❤️
1. Mare al mattino
2. Rumore dalla sorgente nelle rocce sulle pareti di pietra
3. Vento di mare a notte su un’isola
4. Ape
5. Volo triangolare dei cigni
6. Agnello appena nato bell’ariete pecora
7. Il tenero muso della vacca il muso selvaggio del toro
8. Il muso paziente del bue
9. La fiamma rossa nel focolare
10. Il cammello zoppo che attraversò la grande città affollata andando verso la morte
11. L’erba (l’odore dell’erba)
12. (Disegno suo, come tanti asterischi, stelline)
13. La buona terra La sabbia e la cenere
14. L’airone che ha atteso tutta la notte, intirizzito, e che trova di che placare la sua fame all’aurora
15. Il piccolo pesce che agonizza nella gola dell’airone
16. La mano che entra in contatto con le cose
17. La pelle – tutta la superficie del corpo
18. Lo sguardo e quello che guarda
19. Le nove porte della percezione
20. Il torso umano
21. Il suono di una viola o di un lauto indigeno
22. Un sorso di una bevanda fredda o calda
23. Il pane
24. I fiori che spuntano dalla terra a primavera
25. Sonno in un letto
26. Un cieco che canta e un bambino invalido
27. Cavallo che corre libero
28. La donna dei cani
29. I cammelli che si abbeverano con i loro piccoli nel difficile wadi
30. Sole nascente sopra un lago ancora mezzo ghiacciato
31. Il lampo silenzioso Il tuono fragoroso
32. Il silenzio fra due amici
33. La voce che viene da est, entra dall’orecchio destro e insegna un canto
Marguerite Yourcenar, 8 giugno 1903 ❤️
(scritto nel 1982, pochi anni prima di morire)
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