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#Lavori dei sogni
klimt7 · 7 months
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24 febbraio 2024
Un sabato pomeriggio
speso bene
A volte ci sono storie che meritano di essere raccontate. Lo capiamo solo dopo.
Quando comprendiamo che la scintilla iniziale, quella luce da cui ci siamo fatti guidare, seguendo la nostra intuizione, era fondata.
Nel mio caso, tutto è iniziato da un articolo della stampa locale. Un articolo apparso su CesenaToday, un sito web, che si occupa di dare informazioni e portare all'attenzione di tutti, le iniziative, gli eventi e molte delle manifestazioni del territorio, tutto ciò che accade - insomma - nel Cesenate e nei Comuni della vallata del Savio.
Riporto di seguito il testo dell'articolo, che avevo letto alcuni giorni fa :
Di notizie di questo tipo, sulla stampa e in Rete, ne appaiono decine, ogni giorno, eppure, in questo caso, qualcosa deve avermi colpito ad un livello più profondo della semplice curiosità.
Sarà che anche io, durante gli anni del Liceo Classico, mi sono appassionato alla pittura da autentico autodidatta, dopo che ho conosciuto le opere di Van Gogh e di Gustav Klimt! Sarà che il disegno, fin dalle scuole Elementari, era una delle attività preferite...
E così dai disegni a matita e coi pastelli, ero passato ai primi lavori a tempera (colori acrilici) e poi ai primi quadri su legno e alle prime tele ad olio.
Sarà che il mondo dell'Arte, mi ha sempre attratto e incuriosito...
Sarà che dopo l'aggressione russa all'Ucraina del 24 febbraio 2022, ho sempre fatto il tifo per il popolo ucraino e ho partecipato a diverse iniziative di volontariato, per inviare aiuti e soldi, agli ospedali di Leopoli e Kyiv, sia per dare supporto ai bambini e ragazzi universitari e alle madri ucraine fuggite dal proprio paese e arrivate in italia, nei primi mesi di questa assurda guerra, scatenata dal sanguinario dittatore di Vladimir Putin...
Sarà anche che io sono sempre stato affascinato della storia di chi è costretto ad abbandonare la propria Patria a causa di una guerra e a reinventarsi una vita.
Saranno stati tutti questi motivi assieme, ma qualcosa mi ha spinto a voler visitare la Mostra di questa artista ucraina, che grazie all'aiuto concreto del Comune di Mercato Saraceno è riuscita a coronare uno dei suoi sogni e presentare al pubblico parte dei suoi lavori.
Oggi alle 16, quindi, sono andato a Mercato Saraceno, a questo piccolo-grande evento : l'inaugurazione della Mostra di pittura di Kira Kharchenko.
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E così, in un pomeriggio piovoso di metà febbraio, mi son trovato ad essere investito dall'energia dei quadri di questa ragazza che giunta in Italia, per colpa della guerra, ha intrapreso un percorso scolastico nel nostro paese, iscrivendosi al Liceo Artistico di Forlì.
Conversando con Kira, è diventato chiaro come il suo soggiorno in Italia sia stata anche una svolta della sua vita. Nel giro di appena due anni, ha infatti imparato ad esprimersi nella nostra lingua e ha cominciato un percorso artistico importante, adottando la tecnica dei colori ad olio.
Ma la cosa, ancora più importante è che Kira in questi anni è riuscita a portare avanti un progetto personale di grande valore:imparare ad esprimere grazie alla Pittura e al disegno il proprio mondo interiore fatto di idee e sentimenti.
Cosi come ha scoperto l'importanza della Filosofia come strumento per leggere il mondo e comunicare le idee che ci guidano nella vita.
Ciò che infatti colpisce di questa ragazza è il fatto che una sua opera, qualsiasi sua opera, parte sempre da uno stato d'animo, una riflessione, una emozione profonda. Tutti i suoi quadri, sono un mezzo per fare arrivare un messaggio legato alle emozioni e al mondo dei propri sentimenti.
È sufficiente allora, leggere le didascalie che accompagnano le sue tele per immergersi nel mondo interiore di Kira, continuamente in bilico fra pensieri cupi e paure legate alle minacce che ha portato la guerra nel suo paese, e la sua forza di volontà che la sorregge e la porta a credere alla speranza e a un futuro migliore, più umano e orientato al valore della Libertà.
Un futuro dove ogni sentimento trova la forza di emergere per esprimere la propria umanità.
Ed ecco che visitare la sua esposizione significa leggere molte delle pagine del suo personalissimo "romanzo di formazione".
È un pò come leggere il libro che Kira crescendo e prendendosi responsabilità del tutto nuove, sta scrivendo in questi anni.
Ci sono pagine chiare, luminose, abbaglianti che tuttavia non cancellano i momenti bui e i colori più cupi che esprimono le paure e le preoccupazioni.
Ma Kira ha dalla sua parte, due energie incredibili: è guidata da due stelle polari.
La sua fede religiosa ( kira è ortodossa) e la forza del dialogo ininterotto che lei stessa, ha con la propria anima.
Un confronto fertile con se stessa, con la persona che è e con il mondo dei propri pensieri, oltre che con i pensieri eterni, quelli validi in tutte le epoche, quelli che per comodità, noi indichiamo col termine "FILOSOFIA".
Perchè Kira non è soltanto una pittrice.
È prima di tutto una filosofa, una persona riflessiva che esprime le sue convinzioni profonde, le sue visioni, il modo di percepire la realtà, attraverso il linguaggio potente che è la Pittura.
Prossimamente dedicherò uno o più Post ai suoi quadri.
Per oggi, sono felice di aver partecipato a questa Mostra, di aver conosciuto questa promettente artista ucraina e aver iniziato a comprendere il suo linguaggio pittorico.
Piu di tutto, credo che il suo mondo interiore, la potenza del linguaggio che ha scelto, la profondità del suo modo di esprimere i sentimenti con immagini potenti e insieme, piene di armonia e grazia, ne fa un talento precocissimo, dal grande potenziale .
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luigidelia · 6 months
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Una bella notizia, cari, sputo il rospo tutto insieme. Non avevo ancora scritto niente su questa novità ma a questo punto il viaggio è cominciato e bisogna pur attirare le energie positive: SONO STATO NOMINATO CONSULENTE PER LO SVILUPPO DELLA NUOVA BIBLIOTECA DI BRINDISI, IL MEDIAPORTO. E il prossimo 22 marzo con un convegno si inaugurano i lavori per la creazione di un OSSERVATORIO DI INNOVAZIONE CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA "NARRAZIONE" E L'ARTE.
Voilà. Una piccola rivoluzione, sì. Una bellissima notizia: una biblioteca e un centro di ricerca sulla povertà culturale attraverso la narrazione. Tutto insieme. All’adrenalina del palco ora si affianca un’energia ancora diversa. E credo che mi toccherà cercare un nuovo centro di gravità "errante".
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi è uno spazio multifunzionale ristrutturato con il progetto della Regione Puglia Community Library. Qualche anno fa il progetto vincitore lo scrisse Simonetta Dellomonaco e ora una cordata di istituzioni e persone speciali sono davanti a me a tirare la slitta, per dirla alla Zanna Bianca: Luigi De Luca per i #polibibliomuseali della Regione Puglia, Emilia Mannozzi, per il Polo di Brindisi, Toni Matarrelli per la Provincia di Brindisi, Giovanni Luca Aresta per #santateresaspa che di quella slitta ora tiene con energia nuova le redini in mano, il Teatro Pubblico Pugliese e un'infinità di persone laboriose che poco alla volta sto scoprendo dietro le quinte di questo luogo prezioso come l’ossigeno.
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi comprende sale studio (già affollate dalla riapertura!), un auditorium, una biblioteca ragazzi, una caffetteria di prossima apertura, sale convegni, spazi di co-working e mille altri spazi fisici e immateriali che saranno dedicati ai nuovi media, al cinema, ai libri, alle mie tanto amate storie. Ma soprattutto, e qui batte il cuore, a creare uno spazio dove il potenziale creativo delle ragazze e dei ragazzi del territorio possa trovare nutrimento. Il più alto possibile. E nel massimo rispetto della sovranità e dei mondi intoccabili dei ragazzi. Chi mi conosce può capire a cosa mi riferisco.
Cominciamo il 22 marzo alle ore 17 in rete con le scuole di ogni ordine e grado della provincia, l’ufficio scolastico provinciale, le reti scolastiche più prossime, la ASL, il Comune di Brindisi (il cui sindaco Giuseppe Marchionna ha dato avvio a tutto questo prima di diventare primo cittadino), la consulta provinciale degli studenti, il consiglio comunale dei ragazzi, le reti più virtuose della città (guarda caso la nomina è arrivata da un bando dove come concorrenti eravamo tutti amici cari di mille progetti svolti in città e dintorni) e lo facciamo con un convegno che apre il percorso per la creazione di un OSSERVATORIO DI CONTRASTO ALLA POVERTA’ CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA NARRAZIONE LE ARTI. Il Convegno è aperto a tutti. Muove un primo passo significativo del progetto culturale che vorrei nascesse in questo luogo.
Ho piantato letteralmente migliaia di alberi (erano i tempi che dai miei spettacoli nascevano i progetti di forestazione partecipata) e ho ben chiaro che il bosco nasce solo quando arriva un’esplosione ormai irrefrenabile dalla Terra, dalla Pancia. Quando l’ego, colui che vuole piantare, “io”, ha fatto, forse, quello che doveva fare e poi si è tolto di mezzo. Qui voglio fare questo: ariamo un poco il terreno insieme e quando sarà il momento, se lo sarà, togliersi di mezzo e qualcosa nascerà da sola. E non sappiamo nemmeno che forma avrà.
Che dire? D’ora in poi vi racconterò anche di questo luogo che si chiama Mediaporto di Brindisi. Ovunque siate fra poco potrà valere la pena venire a trovarci. Ah, dimenticavo: l’Osservatorio che sta nascendo si chiama MINISTERO DEI SOGNI. Vi piace? <3 (In una foto io e Carolina in uno dei boschi, vero Antonio…)
Ecco il programma del convegno del 22 marzo, h 17, vi aspettiamo. Contattatemi. Cerchiamoci. ---
Mediaporto di Brindisi 22 marzo 2024, ore 17.00
MINISTERO DEI SOGNI Osservatorio d’innovazione culturale ed educativa Convegno d’apertura
Saluti istituzionali
Introduce Giovanni Luca Aresta, Amministratore Unico di Santa Teresa S.p.A. Loredana Capone, Presidente del Consiglio della Regione Puglia Toni Matarrelli, Presidente della Provincia di Brindisi Giuseppe Marchionna, Sindaco di Brindisi Emilia Mannozzi, Direttrice Polo-Biblio Museale Brindisi Angela Tiziana Di Noia, Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale
Interventi e contributi
Luigi D’Elia, Consulente per lo Sviluppo del Mediaporto e coordinatore dell’Osservatorio Gaia D’Argenio, Presidente della consulta provinciale studentesca di Brindisi e Coordinatrice Regionale Luigi De Luca, Coordinatore Poli Biblio Museali della Regione Puglia Rosetta Carlino, Dirigente ICS “Cappuccini” Brindisi - Coordinatrice Rete delle Scuole che promuovono la Salute per la Provincia di Brindisi Mina Fabrizio, Dirigente ITT “Giorgi” Brindisi - Scuola Polo per la formazione Ambito PUGLIA BR 11 Diego Caianiello, Sindaco del CCR Brindisi Consiglio Comunale dei Ragazzi di Brindisi Maria Rita Greco, Dirigente ASL Settore psicologia clinica e pedagogia dell'età evolutiva Lucia Portolano, Dirigente scolastica Coordinatrice de Tavolo docenti per l’educazione ambientale e i “diversi” linguaggi Modera gli interventi Luigi D’Elia
Info: 0831 544301 - [email protected] Si raccomanda l’Iscrizione al link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeCQzKzUy5S_gjj5wzWxZCstD2nGm25fIiuBUgnHvvrN8k8yA/viewform?usp=sf
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seoul-italybts · 3 months
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Recensione : RM Lo Rende Possibile | 03.07.24⠸
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🌟 Weverse Magazine 🗞
RM Lo Rende Possibile
__ Uno sguardo ai diversi MV per Right Place, Wrong Person  __
__ di SEO SEONGDEOK | 03. 07. 2024
Twitter  |  Orig. KOR 
RM ha scritto Right Place, Wrong Person prima di iniziare il servizio militare, e poi l'ha rilasciato in corso d'addestramento. Per questo motivo, ovviamente, non è stato possibile vedere sue apparizioni alla TV o a programmi in diretta, men che meno scoprire i suoi pensieri e processi mentali relativi all'album. Invece, nel corso di un mese, è stata pubblicata tutta una serie di video performance e video musicali—sei in totale— L'album tratteggia il tipo di persona che RM è diventato oggi. Vorace amante della musica, RM ha tratto ispirazione da diversi generi e si è fatto aiutare da molteplici collaboratori al fine di portare alla luce la sua più sincera visione del mondo. Affiancato – in particolare – da San Yawn dei Balming Tiger, la super star dei BTS si è affidata ai propri gusti personali – invece che volgersi a nomi noti della musica – per creare la sua squadra dei sogni, composta da artisti coreani ed internazionali. Il risultato è qualcosa di più unico che raro, anche per quella fetta di idol K-pop che già si occupa in prima persona della propria musica. RM muove un ulteriore passo al di fuori delle aspettative, distanziandosi dal seguire una mera diramazione dei lavori e dello stile dei BTS – per addentrarsi, piuttosto, in un territorio musicale lui poco noto. Quest'album non è un progettino personale qualsiasi, ma un lavoro dalla produzione e le risorse tipiche dei rilasci su scala internazionale. RM ha dunque attinto dalla sua identità coreana – e, più generalmente parlando, asiatica - per esprimere il suo status di outsider agli occhi del mondo occidentale. E tutto questo è stato possibile proprio perché è un artista K-pop, è un membro dei BTS e si tratta di lui, RM. Come sicuramente già menzionato, la libertà espressiva e linguistica di RM non è solo o tanto un punto di forza, quanto una sua caratteristica identitaria.
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Chiaramente i diversi MV preparati per accompagnare l'album non possono che riflettere la personalità del progetto stesso. “Come back to me”, rilasciato come singolo prima dell'uscita dell'album, vede la regia di Lee Sung Jin, già autore della serie Netflix Beef (Lo scontro). L'anno scorso, Lee ha preso parte ad una conferenza che si è tenuta in Corea e ha condiviso come in passato, “Scrivevo preoccupandomi di come poter creare qualcosa che potesse piacere al pubblico americano”. Mentre ora, ha detto “Cerco di esprimere la mia identità, nei miei progetti.” Il cast principale apparso nel MV di “Come back to me” sono tuttə attori/trici coreanə o parte della diaspora coreana. Nonostante l'atmosfera vagamente aliena, le riprese in interno—esperta opera della direttrice artistica Seong-Hie Ryu—sembrano rappresentare un qualche spazio residenziale in Corea. Come si è visto in pellicole quali Parasite e Everything Everywhere All at Once—e, più recentemente, nelle famosissime serie TV The Sympathizer (Il Simpatizzante / HBO) e Shōgun (FX), d'ambientazione rispettivamente vietnamita e giapponese—è ormai assolutamente normale ed accettato seguire e concentrarsi su tali storie senza dover metter mano e trasporre il contesto linguistico e culturale d'origine.
In un'era in cui la musica coreana non è più sconosciuta è dunque forse possibile puntare a qualcosa di più che la semplice ambiguità culturale o un'estetica esotica, quando si tratta di video musicali? Sembrerebbe un quesito ed una possibilità condivisi da moltə dato che, mentre in passato il K-pop non si è quasi mai distanziato dall'iconografia tipicamente coreana – fatta, ad esempio, di uniformi scolastiche -, negli anni più recenti la scena si è sviluppata ed espansa fino ad includere elementi di cultura ed abbigliamento tradizionali — come l'hanbok— ed il folklore coreano. L'approccio adottato da RM, però, non spicca tanto per la sua modernità, quanto per la qualità cinematografica. Il non-detto è sufficiente a suggerire un'ulteriore e più profonda proliferazione di possibilità ancora inesplorate, e la struttura circolare esprime al meglio le tematiche narrate in quest'album, ovvero la dicotomia giusto/sbagliato, la contraddizione in termini del voler essere se stesso nonostante i dubbi identitari, ed il contrasto tra il desiderio di esplorare cose nuove e l'attenersi a ciò che già si conosce.
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Il video musicale di “LOST!” è stato diretto dal regista Aube Perrie. Perrie si è aggiudicato i premi Best New Director e Best Hip Hop/Grime/Rap Video (International) agli UK Music Video Awards 2021 per i MV di “Chemical” di MK e “Thot Shit” di Megan Thee Stallion e, successivamente, è diventato ancor più famoso grazie al contributo dato ai brani “Music For a Sushi Restaurant” e “Satellite” di Harry Styles. I video musicali di Perrie sono noti per il modo in cui sanno spingersi oltre i limiti dell'immaginario in scenari e situazioni ben precisi. Vi troviamo un collage di stili – tra cui, anche la clay animation (plastilina animata) – e set che ricordano miniature o studi televisivi d'epoca, il tutto mixato insieme in un labirinto escheriano di ripetizioni e paradossi temporali.
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I video di “Groin”, “Nuts”, “Domodachi” (feat. Little Simz) e “ㅠㅠ (Credit Roll)” sono usciti in un secondo momento e sono tutti opera della regia di Pennacky. Questo regista è noto e celebrato nella scena indie giapponese come pioniere dello stile rètro anni ’80s/’90s ed è celeberrimo per le sue collaborazioni con vari artistə asiaticə, anche al di fuori della scena giapponese, come il collettivo musicale coreano dei Balming Tiger, la band singaporeana dei Sobs ed il gruppo indonesiano dei Gizpel. Ma dire che opera unicamente entro i limiti della scena indie non è del tutto corretto, vista la sua partecipazione a progetti di artistə giapponesi famosissimi come le ATARASHII GAKKO! ed altrə appartenenti alla scena mainstream occidentale, quali i Phoenix. Lo stile tipico di Pennacky pervade i video diretti per RM. È evidente la predilezione per una certa estetica ed iconografia—la pellicola 16 mm, un approccio semplice e diretto ad effetti particolari ed affascinanti, cui attinge senza nascondere l'evidente sprezzatura—e la tendenza ad enfatizzare il gusto propriamente giapponese che caratterizza i suoi video, qualsiasi sia la nazionalità dell'artista o la scala del progetto cui partecipa – ad esempio la presenza costante di figure quali il personaggio del lavoratore salariato giapponese ed effetti speciali più vicini alla cultura e tradizione nipponica.
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Tra tutte le sue collaborazioni con RM, però, il video che accompagna la penultima traccia dell'album, “ㅠㅠ (Credit Roll)”, è forse il più degno di nota. RM siede di fronte ad una telecamera mentre il filmato viene riprodotto su una vecchia TV squadrata e, nelle sue immediate vicinanze, gente di diversa età ed origini siede a terra, attorno ad un tavolo tradizionale - bapsang, condividendo un pasto a base di pietanze che potrebbero essere coreane, sebbene sia difficile a stabilirsi. Questi personaggi chiacchierano animatamente senza mai voltarsi verso la televisione. Un gruppo di individui non coreani riuniti per consumare un pasto coreano – o anche solo asiatico, mentre RM si esibisce in TV—quale migliore rappresentazione del rispetto che RM si merita, di quanto dovrebbe esser fiero di se stesso, e del mistero che ancora cela ciò che gli riserverà il futuro? “ㅠㅠ (Credit Roll)” non è solamente un'umile traccia conclusiva in cui l'artista ci ringrazia preventivamente per aver ascoltato fino ai titoli di coda. Alcuni artisti si considerano e/o sono consapevoli d'essere piattaforme e mezzi espressivi di per sé. Right Place, Wrong Person presanta tematiche quali il sentirsi un estraneo, l'essere una star globale, l'approccio a percorsi ancora inesplorati e le difficoltà di adattamento—o forse l'inadeguatezza in genere. La vasta gamma di collaboratori di cui si è circondato RM per questo progetto non fa che arricchire la trama di questi brani e video fondamentalmente appartenenti alla sfera idol, espandendone i concetti e contenuti contestuali. E, come già detto, tutto questo è possibile solo perché si tratta di K-pop, si tratta dei BTS e si tratta di RM.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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fenicenera83 · 1 year
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MARIUS de ROMANUS APPRECIATION WEEK DAY 5
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Author's Note: Today I want to post in my native language, Italian. I hope you will forgive me, but these days I am very tired and felt overwhelmed. Writing in my native language helps me to recharge. I have been wanting to write something in Italian for the chronicles fandom for a long time.The English version is below - Thanks!
Un caro amico -
In quella notte appesantita da nuvole scure, sulla città di Firenze, non splendeva la luna, e le stelle erano un lontano riflesso avvolto nel tepore di quelle nubi scure. L'aria era opprimente e a poco serviva sperare nella brezza notturna, tutto era fermo, come prosciugato dell'esistenza. Marius, con passo deciso, si stava avvicinando alla bottega di quello che ormai era diventato per lui, un grande amico. Le suole dei suoi stivali rimbombarono nei vicoletti di pietra, Marius non se ne curò, amava fare le cose come se fosse ancora umano. Quell'epoca in cui si era risvegliato era piena di una bellezza carnale ed umana, di un mondo che metteva al centro l'uomo e il suo intelletto, la bellezza del vivere e l'opulenza dei sogni. Marius era innamorato, della vita, di tutta la bellezza intorno a lui, degli uomini di intelletto che si confrontavano per strada, degli artisti che studiavano il divenire delle cose, la bellezza dell'essere, dei filosofi che parlavano di meraviglie mai immaginate, di scrittori, poetie uomini di scienza, che donavano con il loro intelletto luce ad un mondo buio. I passi sicuri di Marius lo portarono di fronte al portone verde, scorticciato, che aveva imparato a conoscere e amare profondamente. Con delicatezza appoggiò la mano sul legno, prima di darvi tre colpetti secchi sopra. Quello era da tempo, il loro segnale, per riconoscersi. Un attimo dopo il portone si aprì cigolando, e due occhi castani vibranti e accoglienti fissarono Marius. Botticelli si scostò dalla porta con un sorriso delicato sul volto, lasciando a Marius spazio per entrare nel suo studio. Marius avanzò nella grande stanza, che profumava di olio e mistura di colori, di legno e vernici per rifinitura, un odore che risuonò in lui con amore e meraviglia.
Era chiaro, nella confusione tutto intorno, il lavoro e l'impegno dell'artista e dei suoi allievi. Ogni cosa sembrava lasciata al caso, offerta al tempo della notte, come richiamo alla musa della creatività, Clio, che avrebbe toccato con speranza e piacere, gli strumenti così cari agli artisti che li avevano lasciati lì. Pennelli e tavolozze, stracci sporchi, e barattoli, contenitori in vetro e pestelli, fogli e pergamene, pennini e gessetti. Ogni cosa in disordine, ogni cosa in ordine nel cuore dell'artista che l'aveva usato.
Botticelli sembrò accorgersi del disordine solo in quel momento, e grattandosi la testa, con un rossore sul volto, si lasciò sfuggire una risata nervosa. "Mi spiace, Marius, amico mio, i miei allievi hanno preso dal maestro, e il Dio nei cieli, sa, quanto sono pessimo in queste cose dell'ordine e della chiarezza di pensiero!" Sbottò il maestro allargando le braccia in un gesto di resa. Marius, lo guardò inarcando le sopracciglia, per poi ridere divertito:
" Hai la chiarezza nel cuore Maestro, poiché ogni colore che poni sui tuoi lavori, ogni cosa che nasce dalle tue mani, porge il tuo cuore al mondo. È un grande coraggio quello che hai, Maestro, e pochi uomini possono vantare la tua chiarezza di cuore. Molti possono imparare la chiarezza e la linea dritta del pensiero razionale, ma il pensiero del cuore, molti pochi fortunati come te, lo conoscono."
"Ah tu mi lusinghi, amico mio, mi lusinghi come non merito! Ma apprezzo il tuo buon cuore e la tua sincerità di parola, e questo lo sai." rispose Botticelli, sedendosi vicino al fuoco su uno sgabello di legno. Il Maestro fisso' la danza delle fiamme e sembrò pensieroso, quasi cupo, qualcosa che Marius non aveva mai conosciuto sul suo volto, da quando si erano conosciuti.
" C'è qualcosa che ti turba Maestro? Vuoi parlarmene affinché io possa provare ad alleviare i tuoi pensieri e la tua anima?" Chiese, Marius, d'improvviso preoccupato per quello stato d'animo, dell'amico. Botticelli portò i suoi occhi castani su Marius e con una mano lo invitò a sedersi davanti a lui, vicino al fuoco.
Marius scostò il suo lungo mantello di velluto rosso, e si sedette, aspettando con rispettoso silenzio le parole di Botticelli.
" Vedi mio caro amico, ho un amico che mi è prezioso. Si chiama Leonardo, ed è un artista d'animo immenso, un genio in ogni cosa. Pensa che in lui ho trovato quell'amico con cui condividere la mia passione immensa per la cucina! Riesci a crederci Marius? " Botticelli sembrò esitare poi, perché aveva provato a condividere quella sua passione con Marius, ma Marius sembrava sterile di fronte alle meraviglie del cibo. Marius annuì e sorrise, un invito a continuare, a dimostrare come era felice di quella scoperta, che aveva reso gioioso il suo amico.
Botticelli sorrise di rimando e continuò:" Vedi, Leonardo è un uomo focoso, passionale, carnale e dedito all'arte come alla vita. Tu sai Marius, come l'uomo facilmente si innamora, Leonardo non solo ama, da tutto se stesso, e soltanto una persona è riuscita a portarlo a essere suo e soltanto suo nel cuore e nell'anima."
Botticelli sembrò combattuto, triste ma con occhi sognanti proseguì:
" Questa persona è un suo allievo, tanto lo ama e tanto lui lo ama di rimando. Ma è... " Botticelli sembrò esitare ma poi prosegui:
"È un piccolo demonio! Tanto che Leonardo lo chiama Salai! È un ladro e bugiardo, un irrispettoso e mordace piccolo uomo! Una lingua di serpe e un sorriso da fauno! Capelli e occhi di Ganimede stesso! E Leonardo sa tutto questo... Ma lo ama comunque. E quello che è ancora più incomprensibile, Salai... ama Leonardo, questo è innegabile, lo adora, sono un anima e un cuore. È vero Leonardo può essere duro, a volte persino troppo, è vanitoso e orgoglioso, pretende molto perché da molto. Le sfide d'intelletto e d'amore fra loro sono come i discorsi degli innamorati che sanno come parlare al cuore dell'altro, ma a volte scelgono volutamente la via sbagliata. Sono preoccupato per Leonardo, questo amore che abbraccia il cuore e la mente di entrambi, questa immensa devozione, questa intensa passione fra loro, è bellissima ma anche difficile."
E Botticelli riportò il suo sguardo su Marius, dopo aver fissato le fiamme nel camino per tutto questo tempo, e quello che vide lo stupì e lo preoccupò allo stesso tempo. Marius stava sorridendo, un sorriso dolce e sognante, che lo rendeva bello in una maniera disarmante. Marius si riscosse, notando lo sguardo sorpreso di Botticelli. Da primo sembrò insicuro e timido, come se fosse stato sorpreso a prendere dei biscotti in cucina, poi Marius si ricompose:
" Non badare a me Maestro, non mi preoccuperei, però, per il tuo amico. Penso sia meraviglioso quello che la vita gli ha donato. Qualcuno che lo ama come mi racconti. Mi fa sognare che anche io possa trovarlo. Un amore che veda oltre me, oltre le mie mancanze e i miei difetti, un amore che sappia amarmi nonostante tutto ciò che sono. Un amore che possa insegnarmi e lasciarsi insegnare, anche in sfida, anche in rabbia, anche nel dolore, ma sempre con amore e dedizione, con passione e intensità. Cosa può desiderare il cuore di un uomo più di potersi mostrare a qualcuno per com' è? Più di poter raccontare la sua anima ad una creatura che sa guardarlo solo con amore? Anche nelle sue ombre, anche nel mostro che gli abita dentro. E amare quel mostro come ama l'uomo. No Maestro, il tuo amico, forse, conoscerà la soffrenza e dovrà imparare a convivere con essa, ma si sarà specchiato nel cuore di qualcuno che lo ama in tutto e per l'uomo che è, nella sua complessità e totalità. Con i suoi sbagli e i suoi difetti, la sua grandezza e il suo buon cuore." Botticelli rimase interdetto, poi sorrise:" È bello parlare conte Marius, amico mio, tu sai fare gioire il mio cuore anche quanto è pesante. Forse quello che dici è vero, io non ho aspirazioni sull'amore o sulla vita, solo sull'arte. E forse questo mi impedisce di capire questo nostro strano mondo. Ti ringrazio, però, adesso posso capire perché Leonardo ama così Salai, e perché Salai ama lui con l'immensa passione del suo cuore. Siamo strani non è vero? Complicati ma semplici allo stesso tempo."
Botticelli si alzò seguito da Marius:" Vieni, amico mio, voglio mostrarti ciò a cui sto lavorando. E ti prego non avere solo lodi per me questa volta! La tua opinione mi è cara, ma adesso che posso chiamarti amico, spero tu sappia che apprezzerò ogni cosa tu dica." E Marius seguì Botticelli verso un altra grande stanza.
La storia di Leonardo e Salai, continuò a risuonare nell'anima di Marius, fino al giorno in cui, il destino, o il tempo che scorre, o chissà quale sarcastica divinità, gli donò il suo Salai, quel suo angelo dai capelli castano rossi e gli occhi di fuoco. Colui che lo avrebbe amato come mai nessun altro e che lui avrebbe amato come mai nessun altro. Colui che adesso camminava di nuovo al suo fianco, colui che adesso, lo lasciava specchiarsi nel suo cuore e vedere solo un uomo. Un uomo che è amato, un uomo innamorato.
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A dear friend-
On that night weighed down by dark clouds, over the city of Florence, no moon shone, and the stars were a distant reflection shrouded in the warmth of those dark clouds. The air was oppressive, and there was little use hoping for a night breeze; everything was still, as if drained of existence. Marius, with determined step, was approaching the workshop of what had now become for him, a great friend. The soles of his boots rumbled in the stone alleys, Marius did not care; he loved to do things as if he were still human. That era in which he had awakened was full of a carnal and human beauty, of a world that put man and his intellect at the center, the beauty of living and the opulence of dreams. Marius was in love, with life, with all the beauty around him, with men of intellect who confronted each other in the streets, with artists who studied the becoming of things, the beauty of being, with philosophers who spoke of wonders never imagined, with writers, poetsand men of science, who gave light with their intellect to a dark world. Marius's confident steps brought him in front of the green, flayed doorway he had come to know and love deeply. Gently he placed his hand on the wood, before giving it three dry taps on it. That had long been, their signal, to recognize each other.
A moment later the door creaked open, and two vibrant and welcoming brown eyes stared at Marius. Botticelli flinched from the door with a gentle smile on his face, giving Marius room to enter his studio. Marius advanced into the large room, which smelled of oil and color mixture, wood and finishing varnish, a smell that resonated in him with love and wonder.
It was clear, in the confusion all around, the work and commitment of the artist and his students. Everything seemed left to chance, offered to the time of night, as a call to the muse of creativity, Clio, who would touch with hope and pleasure, the tools so dear to the artists who had left them there. Brushes and palettes, dirty rags, and jars, glass containers and pestles, sheets and parchments, nibs and chalks. Everything in disarray, everything in order in the heart of the artist who had used it.
Botticelli seemed to notice the disorder only then, and scratching his head, with a blush on his face, he let out a nervous laugh. "I'm sorry, Marius, my friend, my students take after the master, and the God in heaven, you know, how bad I am at these things of order and clarity of thought!" Blurted out the master, spreading his arms wide in a gesture of surrender. Marius, looked at him arching his eyebrows, then laughed in amusement:
"You have clarity in your heart Master, for every color you place on your work, every thing that comes from your hands, gives your heart to the world. It is a great courage you have, Master, and few men can boast of your clarity of heart. Many may learn the clarity and straight line of rational thought, but the thought of the heart, many a lucky few like you, know."
"Ah you flatter me, my friend, you flatter me as I do not deserve! But I appreciate your good heart and sincerity of speech, and this you know." replied Botticelli, sitting down by the fire on a wooden stool. The Master stared at the dance of the flames and looked thoughtful, almost somber, something Marius had not known on his face since they had met.
" Is something troubling you Master? Would you like to tell me about it so that I can try to ease your thoughts and your soul?" He asked, Marius, suddenly concerned about that state of mind, of his friend. Botticelli brought his brown eyes to Marius and with one hand invited him to sit before him, near the fire.
Marius shrugged off his long red velvet cloak, and sat down, waiting respectfully for Botticelli's words.
"You see my dear friend, I have a friend who is precious to me. His name is Leonardo, and he is an artist of immense soul, a genius in everything. Just think that in him I have found that friend with whom I can share my immense passion for cooking! Can you believe it Marius? " Botticelli seemed to hesitate then, because he had tried to share that passion of his with Marius, but Marius seemed barren before the wonders of food. Marius nodded and smiled, an invitation to continue, to show how happy he was with that discovery, which had made his friend joyful.
Botticelli smiled back and continued," You see, Leonardo is a fiery, passionate, carnal man who is as dedicated to art as he is to life. You know Marius, as man easily falls in love, Leonardo not only loves, he gives all of himself, and only one person was able to bring him to be his and only his in heart and soul." Botticelli looked conflicted, sad but with dreamy eyes continued:
" This person is his student, so much he loves him and so much he loves him back. But he is… " Botticelli seemed to hesitate but then continued:
"He is a little devil! So much so that Leonardo calls him Salai! He is a thief and liar, a disrespectful and biting little man! A serpent's tongue and a faun's smile! Hair and eyes of Ganymede himself! And Leonardo knows all this… But he loves him anyway. And what is even more incomprehensible, Salai..he loves Leonardo, this is undeniable, he adores him, they are one soul and one heart. It is true Leonardo can be hard, sometimes even too hard, he is vain and proud, he demands a lot because he gives a lot. The challenges of intellect and love between them are like the speeches of lovers who know how to speak to each other's hearts, but sometimes they deliberately choose the wrong way. I am worried about Leonardo, this love that embraces both their hearts and minds, this immense devotion, this intense passion between them, is beautiful but also difficult."
And Botticelli brought his gaze back to Marius, after staring at the flames in the fireplace all this time, and what he saw amazed and worried him at the same time. Marius was smiling, a sweet, dreamy smile that made him beautiful in a disarming way. Marius roused himself, noticing Botticelli's surprised look. At first he looked unsure and shy, as if he had been caught taking cookies in the kitchen, then Marius composed himself:
" Don't mind me Master, I wouldn't worry, though, about your friend. I think it's wonderful what life has given him. Someone who loves him as you tell me. It makes me dream that I can find him too. A love that sees beyond me, beyond my shortcomings and flaws, a love that can love me despite all that I am. A love that can teach me and be taught, even in defiance, even in anger, even in pain, but always with love and dedication, with passion and intensity. What more can a man's heart desire than to be able to show himself to someone as he is? More than being able to tell his soul to a creature who can only look at him with love? Even in his shadows, even in the monster that dwells within him. And love that monster as he loves man. No Master, your friend, perhaps, will know suffering and have to learn to live with it, but he will have mirrored himself in the heart of someone who loves him in all and for the man he is, in his complexity and totality. With his mistakes and his flaws, his greatness and his good heart."
Botticelli was interjected, then smiled:" It is good to talk Count Marius, my friend, you know how to make my heart rejoice even how heavy it is. Perhaps what you say is true, I have no aspirations about love or life, only about art. And maybe that prevents me from understanding this strange world of ours. I thank you though, now I can understand why Leonardo loves Salai so much, and why Salai loves him with the immense passion of his heart. We are strange aren't we? Complicated but simple at the same time."
Botticelli stood up followed by Marius:" Come, my friend, I want to show you what I am working on. And please don't have only praise for me this time! Your opinion is dear to me, but now that I can call you friend, I hope you know that I will appreciate everything you say." And Marius followed Botticelli to another large room...
The story of Leonardo and Salai, continued to resonate in Marius' soul, until the day when, fate, or the passing of time, or who knows what sarcastic deity, gave him his Salai, that angel of his with red brown hair and eyes of fire. The one who would love him like never anyone else and whom he would love like never anyone else. The one who now walked by his side again, the one who now, let him mirror himself in his heart and see only a man. A man who is loved, a man in love.
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rettabaleno · 4 months
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parole crociale: un tipo di colla
io e te abbiamo due corpi diversi, due gusti, quattro occhi, venti dita della mano e venti dei piedi, dieci o dodici paure, un centinaio di punti deboli, abbiamo due teste, un’infinità di pensieri, qualche miliardo di neuroni (di più io), un numero troppo vasto e confuso di sogni. soprattutto abbiamo due origini, lingue, grammatiche del comportamento e delle emozioni diverse, abbiamo due codici della realtà, abbiamo due esperienze passate. a te non piacciono i latticini, la pasta, il ragù, la pizza e la gastronomia italiana in toto; a me non piacciono le sitcom libanesi e le profumazioni troppo dolci e intense, non mi piacciono i regali materiali e il fatto che nella tua famiglia nessuno festeggi il compleanno; a te non piacciono le escursioni in alta quota e i rifugi montani dove si mangia la polenta (perché non ti piace la polenta), non ti piacciono i concerti, le poesie, i musei e gli eventi culturali; a me non piace che non ti piaccia un cazzo di quello che piace a me; tu non cogli l’ironia piemontese e io non capisco i meme arabi su Trump, sul basket, sull’hummus e poi tutte le donne che segui sui social sono fashion blogger rifatte, dimmi che ci azzecco io con queste, io che non ho tette e sono un metro e sessanta di parole forbite e ricerca esistenziale?
eppure, viviamo da un anno e cinque mesi nella stessa casa, con le pareti bianche e i quadri che abbiamo appeso insieme anche se storti, ogni sera prepariamo insieme la cena e parliamo di Mahmood, del nonno Sandro, di Roberto, di Eleonora, parliamo della vecchia mansarda in via Nizza perché abbiamo già fatto un trasloco con tanto di camion e pacchi DHL e parliamo del lavoro, tu mi hai vista cambiare quattro lavori e sostenuta ogni qualvolta lo stronzo di turno voleva pagarmi meno di quanto era stato contrattato, mi hai portata da un avvocato e me li hai fatti denunciare tutti (questi pezzi di merda), e io ti ho visto crescere sempre di più con la tua partita iva e hai fatto investimenti da così tanti zeri che neppure so immaginarli, poi siamo inseparabili e se siamo lontani è perché io vado in ufficio o perché tu vai a Milano, ma poi in ufficio e a Milano io parlo di te e tu parli di me e ci sentiamo. oggi sei andato tu al mercato e la signora del pesce ti ha chiesto dove fossi io: chissà cosa le hai detto però, che bastarda, non ti ha fatto neppure lo sconto.
soluzione: amore
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dilebe06 · 1 year
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Gank Your Heart
mmm.... mmm.... mmm
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Beh che dire?
E' finita.
Dopo 35 episodi - che potevano essere benissimo una venticinquina - di angst, drammi, cose a cazzo, forzature, personaggi of characters, love story traballanti ed altre cose - sono finalmente arrivata alla fine, di quella che posso dire esser stata una delle serie che mi è piaciuta meno quest'anno.
Chiariamoci: ho visto cose ben peggiori di Gank. Serie da 4 soldi viste solo da me, con badget sotto lo zero, girate sotto i ponti, con attori presi direttamente al canile ed il copione scritto su carta igenica. roba per fini intenditori
Ma Gank ha il "merito" di essere - sulla carta - una bella serie. Non solo per la presenza di Yibo ( fulgida stella ) ed altri volti noti, ma anche per una storia carina che mischia i temi tipici degli e-sport ( l'amicizia, il lottare per realizzare i propri sogni, antagonismo costruttivo...) con il romanticismo più sentimentale.
Motivo per il quale non c'era nessuna ragione affinché non mi piacesse. Sulla carta aveva tutto il necessario per essere una serie quantomeno attraente.
E allora, perché non lo è stata?!
Prima di questo, voglio spezzare una lancia alle cose positive della serie:
L'amicizia
Punto focale di qualsiasi drama che parli di sport - soprattutto quelli di gruppo - è il rapporto tra i membri del team. E Gank crea delle relazioni amicali davvero belle. E non sto parlando solo della squadra finale Phoenix ma anche del legame che i vari giocatori creano con i propri compagni.
Penso ad esempio a Kong e Lin Yi Xuan o Pei Xi e Xia Ling. Ma ce ne sono tante altre nella serie che mi sono piaciute molto e che credo ben fatte e ben costruite.
Si vede, da parte degli addetti ai lavori, la cura che hanno messo nell'affrontare questa tematica e renderla centrale.
Pei Xi e Luo Tian
Che questi due personaggi siano rimasti nel cuore dello spettatore, forse più dei lead, non mi stupisce.
Pei Xi è sicuramente stato il mio personaggio preferito dell'intera serie e mio MVP morale. Nonché unico motivo che, certe volte, mi dava la forza di andare avanti quando l'irritazione raggiungeva livelli da ospedale.
Pei Xi infatti è uno dei pochi personaggi che compie un evoluzione, rendendolo uno dei characters più realistici e umani della serie. Ho adorato il suo rapporto con Kong, la loro iniziale rivalità atta al miglioramento che poi sfocia in un affetto quasi fraterno. E che dire del suo legame con Xia Ling? Quando nel finale il ragazzo più giovane è in difficoltà, preso dai dubbi e dalla tristezza, ho trovato stupendo che sia stato proprio Pei Xi a tirarlo fuori dalla melma ed a rimetterlo in piedi. Non la sorella. Non Kong. Non i genitori. Ma Pei Xi.
E poi c'è Luo Tian. Il commentatore dal cuore gelido e severo ma che in realtà è un pezzettino di pane. Ho amato la sua professionalità, l'amore visibile per il suo lavoro e la fermezza con cui insegnava alla lead, rendendolo un insegnante eccellente e competente. Divino.
Che Luo Tian sia un essere superiore è poi cosa ovvia: basta una sua parola e come Mosè che apre le acque del Mar Morto, così i personaggi rinsaviscono, ritrovando magicamente la ragione oppure si pentono dei loro peccati, illuminati sulla via del rammarico.
AMEN.
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La storia di Xia Ling
Carina è stata anche la storia di Xia Ling.
Il suo terribile infortunio che lo porta ad una comprensibile brutta depressione è stato un bel momento per la serie, sia per una questione di realisticità, sia per esplorare la psicologia dei personaggi, rendendoli più veri e umani.
L'asocialità, la tristezza, il rapporto con i genitori, il giudizio della gente, il sentirsi inutili e disperati per non poter più fare ciò che si ama... credo che la serie in questo frangente sia stata davvero brava.
Anche il fatto che Xia Ling sia il più "fragile emotivamente" del gruppo è stata una cosa positiva per me, poiché contestualizzava la giovane età del ragazzo ed il suo essere il novellino del team, bisognoso sì di protezione ma con enormi potenzialità.
I sogni dei due lead
Altra cosa che ho apprezzato è che entrambi i due protagonisti avessero un obiettivo e lottassero per raggiungerlo. Qui nessuno è la spalla o il mero interesse amoroso di nessuno ma vivono le loro vite per ottenere ciò che vogliono, sostenendosi a vicenda ed incoraggiandosi uno con l'altro.
E questo è oro che cola.
E qui il pensiero corre a Go Go Squid. XD
L'impegno che entrambi mettono nel raggiungere i loro obbiettivi è ben visibile e mi è piaciuto molto il fatto che lottassero per i fatti loro ma che al contempo avessero l'uno e l'altra per incoraggiarsi ed aiutarsi a vicenda, senza essere invadenti.
Bene. Le cose positive sono finite.
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Andiamo a ciò che non mi è piaciuto:
La scrittura
Allora, io credo che il problema più grande di Gank Your Heart sia la sua scrittura. A tratti scialba, superficiale, piena di buchi e semplificazioni, con clichè su clichè , dialoghi ripetitivi e con personaggi piatti o che - cosa ancora più grave - venivano sacrificati nella loro caratterizzazione in nome della trama.
Non c'è cosa che odio di più che vedere un personaggio presentato in un certo modo, che si comporta con un certo atteggiamento, cambiare all'improvviso perché la storia lo richiede.
Ma andiamo con ordine.
La trama non è male. La storia in se, pur non essendo niente di eccezionale o di nuovo, è carina ed ha alcuni elementi di novità apprezzabili.
Ma appunto è anche troppo allungata: problematiche che sono risolvibili in mezza giornata, diventano infinite e la serie s'inventa cinquanta escamotage per tirarla per le lunghe, immolando la coerenza narrativa e la logica perché tengano botta fino alla fine. E qui mi sto riferendo alla ex di Yibo nella parte finale della storia o anche a tutte le volte che la lead è fuggita dal lead, bloccandolo in tutti i modi e diventando così campionessa di ghosting selvaggio. Oppure penso al manager dei Legends, personaggio dipinto come invincibile per svariati episodi per poi crollare in due secondi quando la storia non aveva più bisogno di lui.
Ovviamente i due lead riescono a realizzare i loro sogni - che ve lo dico a fare - ma ho trovato il conseguimento di quello di Qiu Ying molto facilitato. Non nego l'impegno che ha messo nel farlo ma rimango perplessa per la velocità con cui ha raggiunto tale risultato: considerando che scopre il suo sogno intorno al 14° episodio, diventa campionessa locale del gioco circa al 22° - senza averci mai giocato prima - e commentatrice ai mondiali dieci episodi dopo, mi chiedo se non sarebbe stato meglio se Qiu Ying avesse almeno saputo sin dall'inizio come funzionava il gioco ed il mondo dell'esport. Invece è passata dall'esserne digiuna per diversi episodi, fino ad arrivare ad esserne espertissima nel giro di quello che per me è stato pochissimo tempo.
Il risultato è stato quello di lasciami in bocca quel sapore di forzatura: "dobbiamo dare anche alla lead per forza qualcosa legato all'esport. Ma cosa? Ah si, facciamo che faccia la commentatrice." Insomma, poco naturale. ma qui c'è poco di naturale
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Passiamo poi ai personaggi. Come detto sopra, per me si salvano solo i secondari. Mi tocca bocciare sia Kong che Ying. E non per colpa loro. I due attori poi, sono stati bravissimi e si vede che hanno dato il massimo. Lei poi è bellissima e lui ... beh una gioia per gli occhi.
Il problema per me è che sono personaggi noiosi. Bravi, belli, dolci, gentili, compassionevoli fino al sacrificio, intelligenti, professionali, seri. Non hanno un cacchio di difetto manco a pagarlo oro. Probabilmente puntano alla santità.
Nemmeno di fronte a palesi ingiustizie, cattiverie, invidie e gelosie viene fuori il loro lato più umano e vero. Quello che ti fa incazzare come una bestia, fare cose stupide magari, arrabbiarti con chi non c'entra nulla, fare errori o cazzate. Niente. E quindi mi hanno dato per tutto il tempo quella sensazione di finto, di buonismo a tutti i costi.
Chi paga di più per la cattiva scrittura è comunque Kong che poraccio si sarà ripulendo le orecchie dopo tutte le imprecazioni che gli ho tirato ogni volta che c'era di mezzo la sua ex.
Il tapino infatti, nonostante avesse scritto il suo amore per la lead su tutti i muri della Cina, diventava stranamente muto ogni qualvolta Mi Ya reclamava il suo cuore. Strano, per uno che c'era stato presentato come un tipo che non aveva paura di dire quello che pensava, uno deciso e chiaro! Soprattutto nella sua relazione con la lead.
Ovviamente, l'omertà fuori carattere non era casuale. Serviva per creare angst nella coppia principale e riempire episodi ed episodi di angoscia e lacrime.
Ma.... Ma il vero risultato che ne è uscito fuori è un Kong che tiene il piede in due scarpe, proclamando amore per la lead e al contempo uscendo con la ex senza darci nessun motivo plausibile.
Bastava un dialogo. Un dialogo chiarificatore che risolvesse le cose. Ed invece no. Perché i dialoghi importanti - che esulano dal sogno da raggiungere - e che siano più terra terra, non ci sono stati dati. Per inciso, non sappiamo nulla della famiglia di Kong o di come sia andata davvero la storia della famiglia di Ying con la morte della madre ed il matrimonio successivo.
Tutti quei dialoghi chiarificatori e svelatori di risposte ma anche di animo umano, non ci sono. E quindi la lead e la matrigna fanno pace tenendosi per mano, i due lead si rimettono insieme nel finale senza parlare di quello che è successo, l'allenatrice e Sun Ze Yi si ri fidanzano senza discuterne....
PS: ho "adorato" il finale della serie. Seriamente, l'idea di far rimettere insieme i due lead per la vittoria senza avere manco una parola su Mi Ya e tutto il dramma attorno ad esso, è stato geniale. C'erano sti due che si abbracciavano tutti contenti ed io che pensavo:-" ma...ma... si rimettono insieme cosi?!" Ma Ying non lo aveva lasciato anche perché si prendesse cura di Mi Ya? Kong non aveva detto che con il tempo avrebbe spiegato tutto alla ragazza e avrebbe risolto le cose? Perché non lo stanno effettivamente risolvendo e stanno facendo finta che non sia mai successo?! Geniale.
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Ultima cosa che certifica il mio pensiero sulla brutta scrittura, riguarda i cattivi della storia. Scrivere un eroe, un personaggio positivo è sempre più facile di un bel cattivo. I personaggi negativi sono difficili da creare perché è un attimo che ti diventano della macchiette che stanno nella storia solo per avere il ruolo di villain e creare difficoltà agli eroi di turno, senza aggiungere nulla all'economia emotiva della storia.
Gank non si discosta da questo, mettendo in scena ben tre cattivi uno peggio dell'altro:
Il manager dei Legend ad esempio, oltre ad aver quasi violentato la lead ed averla fatta franca - BRAVI - era uno stronzo perché si. Odiava Kong con una cattiveria così omicida che la motivazione del suo accanimento, sembrava esagerata. In pratica voleva buttarlo fuori dalla squadra perché non seguiva i suoi ordini preferendo allenarsi piuttosto che fare pubblicità.
Reato punibile con la morte a quanto pare. O almeno una colpa così grave da giustificare autogol economici pur di rovinargli la reputazione. Ho riso tantissimo quando mi sono accorta che sto tizio stava mandando in bancarotta la sua stessa azienda... tutto per licenziare Yibo! XD Bravo.
Gli altri due villain li metto insieme perché sono effettivamente una coppia. Anche per loro, l'odio che nutrivano per i protagonisti, le cattiverie che gli hanno inferto, le meschinità e via dicendo, sono sembrate esagerate. Alla luce anche del fatto che ovviamente i due lead erano sempre innocenti come agnellini e che mai hanno fatto qualcosa di male.
La coppia d'oro ci è stata presentata che già odiava i due lead. Senza manco conoscerli o senza manco che avessero fatto qualcosa. Così. Di default.
La serie vorrebbe farmi credere che questa malignità derivasse dall'invidia e dalla gelosia per i due lead ma... piccoli angeli...mica sono nata ieri sera! Quando uno è invidioso o geloso, lo nasconde. A meno che non abbia 5 anni e non sappia gestire le proprie emozioni.
Qiao Xin e Qi Yue invece mostravano un palese astio per i due protagonisti, stando in questa serie solo per creare difficoltà ai due lead per poi venir illuminati dal perdono in una scena che mi ha fatto cadere letteralmente le braccia.
Quanto sarebbe stato bello se Qiao Xin fosse stata effettivamente una rivale qualificata per la lead? Un motivo di miglioramento per Ying che mostrasse effettivamente la sua bravura, non perché la sua rivale era una stronza che faceva giochini meschini e quindi Ying era l'unica commentatrice rimasta ma perché effettivamente competente nel suo lavoro, dopo aver "sconfitto" la sua rivale sul suo stesso campo. E invece no. Mi sono toccate scene di calunnie, giochetti sporchi che hanno avuto il solo risultato di autoeliminazione per Qiao Xin.
Ma d'altronde cosa posso aspettarmi da una serie che inserisce la rivale della lead nel mondo dei commentatori ad mentula canis? Quando ho visto Qiao nel programma Stelle di domani ho davvero capito la povertà narrativa del drama: mai, fino a quel momento, Qiao aveva espresso desiderio di diventare commentatrice.
Mai.
Ma guarda un po', le viene il ghiribizzo proprio quando c'è anche la lead come partecipante. Il caso.
E quando la lead vince il concorso e quindi si assicura il posto ma scopre che anche Qiao lavorerà con lei perché entrata per vie traverse, ho capito che la serie avrebbe fatto di tutto, contraddicendosi pure, pur di averle per forza nello stesso spazio e continuare la rivalità.
E va beh, è andata cosi.
Rispondendo poi a @lisia81 che mi chiedeva se avessi preferito questa serie a Falling Into Your Smile, ti dico che sì, continuo a preferire Falling.
La sua storia è molto meno impegnativa e più semplice, i personaggi vivono meno drammi, la recitazione della lead è quello che è, il lead sta lì per bellezza.... ma continuo a preferirlo anche solo per la scrittura.
Falling per quanto semplice è scritto bene, in modo chiaro e narrativamente coerente. I personaggi non vanno fuori di carattere in base alla trama e mi sono piaciuti anche a livello di personalità o modo di reagire agli eventi.
E infine, mi è piaciuto di più anche per via del gioco in sé. Falling ti permetteva di entrare nella partita tramite animazione, rendendo tutto un po' più immersivo e comprensibile. Nelle partite di Gank invece ci ho sempre capito pochissimo e certe volte intuito che avevamo vinto o perso o che stava andando bene o male, solo dalla reazione dei giocatori.
Concludendo:
Gank è per me una serie relax. Una di quelle perfette se vuoi rilassarti senza pensare a nulla o ragionare su niente. Perché appena azioni il cervello si sfragne tutto.
Mischia benissimo le tematiche proprie dell'esport e quelle romantiche, con una storia d'amore ben costruita che può scaldare il cuoricino e farti una bella coccola, mentre ti godi le belle amicizie e la lotta di ognuno per raggiungere i propri sogni.
Meritevoli i personaggi secondari dove sembra che la serie si sia concentrata per renderli più veri e umani dei protagonisti che pur essendo carini da vedere, rimangono per me dimenticabilissimi.
Il dramma, come detto sopra, rimane la scrittura della serie che inficia tutta la narrazione, soprattutto per me che sono una cagacazzi critica e che mal sopporto tutte le problematiche legate ad una scrittura dubbia.
Voto: 6,5
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lory78blog · 2 years
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il mio anno.
Buongiorno amici e Buon Anno, sperando che lo sia, almeno migliore degli ultimi anni. Solitamente a fine anno mi piace scrive alcuni pensieri su come è passato per me. Ma...sono in difficoltà sinceramente. Non è stato del tutto negativo, questo no, ma è stato stressante e complicato, Maurizio e il suo dolore alla gamba, la successiva operazione all'anca, quindi l'ospedale e la riabilitazione, andare a trovarlo molto spesso e passare a casa sua (fatico sempre a definirla nostra anche se lui vorrebbe) per dar da mangiare al cane e dare aria alle stanze e pulire. I lavori inaspettati che il nipote ha deciso di fare proprio mentre Maurizio non c'era, la rabbia conseguente e i pianti e gli sfoghi con lui al telefono. Di contro ho potuto dormire per un mese da mamma e un po' mi sono "rigenerata", vivere con Maurizio non è sempre facile, non per lui ma per il modo di vivere del nipote e della moglie. Qui viviamo costantemente sotto stress, un po' per i bimbi e molto per gli adulti! Hanno dei caratteri difficili e non si può mai dirgli niente, tanto avrebbero sempre ragione loro! Ci sono anche bei ricordi di questo 2022, i nostri giri domenicali, le foto che ho potuto fare, il mare ligure con mamma e Maurizio, sono contenta che sia venuta con noi due volte. Alcuni lavoretti fatti assieme a Maurizio nel giardino o a casa, oggetti comprati in giro per fiere o quadretti per abbellire casa. L'amore di Maurizio e il suo regalo di fidanzamento (l'anello), la speranza di potermi sposare presto...la speranza dopo anni dalla truffa subita di poter in qualche modo risolvere i miei debiti con l'erario, esiste una legge sul sovraindebitamento che potrebbe aiutarmi in tal senso essendo senza reddito e con forti difficoltà economiche, il 24 novembre ho fatto un colloquio conoscitivo con il "Referente OCC La rinascita degli onesti" e ho inviato/invierò documenti vari per far capire la mia situazione, successivamente degli avvocati commercialisti mi aiuteranno. Insomma la bilancia pende più o meno a metà, tra belle notizie e notizie brutte o avvenimenti tristi. Spero per il nuovo anno di realizzare alcuni sogni/desideri e che sia almeno un pochino meno stressante! A tutti voi auguro un Anno sereno e con i vostri cari affetti, un abbraccio virtuale a tutti. :)
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riflussi · 1 year
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Non io che mi sono trasferita per il lavoro dei miei sogni e l'azienda per cui lavoro tra poco chiude per le troppe denunce 🤡
Ma che cazzo ho studiato a fare se tanto tutti i lavori che trovo sono non inerenti e in nero o in nero?
Che cazzo sto a fare qua, a spendere tutti i miei soldi, a passare la mia vita a lavorare per non ricevere nemmeno lo stipendio.
Non so cosa fare. Non vedo un futuro dove vivo serena e senza paura della precarietà. Non vedo un futuro dove lavoro nonostante due lauree.
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saicome · 2 years
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hai 20 anni lavori sodo ti spacchi il culo non dormi non mangi non esci sacrifici su sacrifici per comprare la macchina dei tuoi sogni e mantenerla è dura con le rate da pagare per sei lunghi anni non puoi permetterti di non lavorare devi rinunciare a qualcosa ma tutto sommato sei felice perché sei riuscito ad ottenere quello che vuoi a soli 20 anni quattro anni sono stati duri ma manca un anno e mezzo per finire di pagare sei felice ce l’hai quasi fatta e poi? in un attimo tutto quello che hai fatto viene buttato nel cesso perché qualche stronzo decide di rubarti l’auto
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susieporta · 10 months
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LA MANIPOLAZIONE FAMILIARE
Come avviene l'inibizione da parte della famiglia delle potenzialità e inclinazioni del bambino?
A partire dagli irrisolti familiari, i quali scontrandosi con i bisogni di sviluppo dei figli creano conflitti che vengono sedati tramite la repressione e la manipolazione dei secondi.
La gioia e la vitalità della bambina, ad esempio, fa emergere nella madre la frustrazione per ciò cui ha dovuto rinunciare.
Oppure, la forza del bambino e la sua intelligenza stimolano il risentimento del padre, che per qualche motivo non è riuscito a esprimere le sue capacità.
Il bambino può sviluppare le sue doti e le sue risorse, ma direi anche la stessa personalità, solo e soltanto finché non va a toccare le regole familiari, le convinzioni, i dettami impliciti, i quali spesso proteggono i genitori dal contattare ferite mai del tutto assimilate.
Il divieto di spendere denaro per prendersi cura di sé da un punto di vista estetico o dal punto di vista della crescita personale, ad esempio, potrebbe essere legato alle restrizioni che il genitore ha dovuto applicare su di sé per proteggersi da un momento di crisi economica.
Il divieto di svolgere una determinata attività da parte del bambino, magari creativa, potrebbe essere collegato al fatto che il padre o la madre hanno dovuto inibire le loro spinte creative da piccoli perché hanno dovuto fare lavori umili per sopravvivere e far sopravvivere la famiglia.
Il farsi bravo/a o bello/a da parte del bambino o della bambina, viene vissuto dal genitore dello stesso sesso come un affronto al suo stesso orgoglio, e al suo status di genitore inteso come detentore dell'autorità.
Il divieto di godersi la vita, le relazioni e gli eventi sociali, è spesso legato al divieto subito dal padre o dalla madre di vivere gli stessi piaceri.
Il divieto di sviluppare i propri progetti, di avere dei sogni, delle aspirazioni di autorealizzazione, è connesso al trauma che i genitori hanno subito per aver dovuto inibire a loro volta parti di sé.
I genitori inibiscono le risorse dei figli colpendoli nella loro autostima, magari appellandosi a infondate regole morali e generalizzazioni.
Le frasi possono essere:
"È meglio se abbassi la cresta perché tanto la vita è dura per tutti"; "Più sono alte le aspettative più ti farai male quando cadrai per terra"; "Accontentati di quello che hai"; "Stai con i piedi per terra "; "Non esaltarti tanto, i sogni fanno presto a rompersi"; "Studiare è inutile, guadagnati da vivere come puoi".
Questo tipo ingiunzioni (leggi "proiezioni"), frutto di ferite mai sanate e mai affrontate, generano nel bambino convinzioni limitanti, senso di colpa, emozioni parassite, abbassando la sua autostima.
La mancata riparazione delle ferite originarie da parte dei genitori, a loro volta probabilmente feriti dalla generazione precedente, ricade sui figli sotto forma di disistima, mancanza originaria, inadeguatezza, alienazione e senso di perdita irreparabile rispetto al legame di appartenenza alla famiglia.
Questo filo rosso che collega drammaticamente le diverse generazioni tra loro, per il tramite di mancanze, ferite, traumi, fa sì che i figli portino su di sé cicatrici che in realtà non gli appartengono.
Nel seminario del 30 dicembre lavoreremo insieme a Claudia Crispolti su tali legami, su queste lealtà invisibili, per sciogliere finalmente i nodi soffocanti che imbrigliano la nostra creatività, risorse e capacità di sviluppo.
L'adulto investito di tali fardelli limita automaticamente la propria esistenza, relazioni, professione, stile di vita, senza sapere perché, ma accettando semplicemente le proprie idee, derivanti da tali lasciti del tutto inconsci, come un dato di fatto.
Come qualcosa di immutabile.
Il legame invisibile che unisce i genitori ai figli e le generazioni precedenti a quelle successive, crea un obbligo interno che spinge i discendenti a ruotare attorno a ferite mai rimarginate, le quali investono in modo tossico la loro vita, limitandone le potenzialità e facendoli appassire come fiori senza acqua.
L'evoluzione è possibile solo dopo aver attraversato le strette maglie dei lasciti familiari inconsci, oltre i cui recinti è possibile vedere la luce della propria essenza.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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sottileincanto · 1 year
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Operatore socio sanitario. Anche specializzato, 900 euro di corso di formazione supplementare, prego. Lavori (anzi, lavoravi) in una struttura dove a fronte di 28 pazienti registrati, ce ne sono dentro 45. Assiepati come in una stalla, con spazi strettissimi dove maneggiare carrozzine e pazienti emiplegici e non collaboranti diventa un incubo. O ti fai male tu o si fanno male loro. Sollevatori (che vengono forniti gratuitamente dalla Asl) che non vengono mai forniti, nemmeno nei casi dei pazienti allettati e ben oltre i 100 kg di peso. Materiali essenziali (pannoloni, manopole presaponate, lenzuola e traverse, saponi) molto spesso mancanti e comunque sempre razionati all'estremo. Il tutto con i parenti convinti che i loro cari siano ricoverati in lussuose e spaziose camere singole o al massimo doppie, pagando cifre esorbitanti, e tu che tremi ogni volta che uno dei parenti si avvicina ad una delle porte di ingresso, perché se entrano dentro e vedono lo stato delle camere, parte di sicuro una denuncia. Grida, insulti e minacce di licenziamento (a volte velate, altre molto meno) contro il personale. In più ti passano dai turni classici di tre giornate da sette ore con poi il turno di notte, lo smonto e il riposo, ai turni di sei giorni su sette, dove il giorno di riposo ti sembra talmente breve da non essere mai esistito, oppure a lavorare solo nei turni notturni, un giorno sì e l'altro... anche. Ovvero smonti alle 7:00 del lunedì per riattaccare alle 21:00 del martedì, per poi smontare alle 7:00 del mercoledì e riattaccare alle 21:00 del giovedì. A ciclo continuo senza interruzioni. Lavori con il 90% di pazienti con demenze gravi o gravissime accompagnate dalle più svariate patologie e traumi: bacino, costole, femori, vertebre varie rotti, tumori, SLA, epatiti, HIV, diabete, venghino venghino siore e siori! Ti viene impedito anche di tenere il cellulare in tasca, perché nelle ore di lavoro non ti devi distrarre (bisognerebbe vedere dove trovare il tempo, visto che non riesci neanche ad andare in bagno, cosa per la quale ti becchi svariate cistiti.) A fronte di tutto ciò...vai in burnout. Inizi a svegliarti la mattina con gli attacchi di panico, che continuano a intervalli durante tutta la giornata. Quando dormi, perché, se casualmente non sei stremato, il sonno diventa un miraggio. Ma comunque quando dormi ti sogni il lavoro/i pazienti/i dirigenti che ti cazziano. Scoppi a piangere dal nulla non solo al lavoro, ma anche per strada, al supermercato, in macchina, ovunque. Ti senti come se ti avessero appena bastonato mentre attraversavi a nuoto la Manica. Hai dei vuoti di memoria spaventosi, roba da non riuscire a ricostruire cosa puoi aver fatto durante intere ore, figuriamoci chiudere la macchina, accendere lo scaldabagno o chiudere il gas. Alla fine ti decidi, sai che perderai il lavoro ma sentendoti intrappolato in un vicolo cieco, prendi appuntamento dal neuropsichiatra che ti certifica il burnout completo, ti prescrive farmaci, psicoterapia e minimo due mesi di malattia. In trance vai dal medico curante che ti scambia per uno zombie e si sbriga a prescriverti tutto, senza fiatare.
Ah, ciliegina sulla torta, ti telefona il tuo datore di lavoro dicendoti che non crede affatto che tu stia male, che hai inventato tutto e progettato tutto a tavolino. Ma che sarà una buona opportunità per fare pulizia tra il personale. E i colleghi sono arrabbiati con te, perché te ne sei andato così e nessuno era organizzato per sostituirti.
#thatslife
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ninaquincampoix · 1 year
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Vivere in camper è stata una scelta, non obbligatoria, ma..
È bellissimo romanticizzare la figura de* influencer che vivono la vita della #vanlife, con camper che costano più di una casa che postano le loro foto facendo crescere l'invidia per il loro coraggio e la loro libertà! Per aver scelto quella vita che i filtri dell'Istagram fanno apparire sempre meravigliosa e soprattutto ben pagata perché, ehi, se vuoi puoi.
La società capitalista è questo, e se di fondo non hai capitale da investire e non diventi tu stesso parte del meccanismo che vende sogni a chi è stanco di alzarsi presto la mattina, andare a lavorare e fare le stesse cose per il resto della propria vita allora, come noi, vivrai semplicemente in camper e cercherai lavoro ovunque tu sia arrivatə in quel momento, perché comunque devi mangiare, lavarti, vestirti!
Sono anni e anni che sogniamo la libertà di poter viaggiare e vivere da "senza fissa dimora" , le vicissitudini della vita ci hanno servito la possibilità su un piatto di ceramica scheggiata, fatto di debiti in parte ancora da pagare, una casa venduta che comunque era ancora in buona parte di proprietà della banca e il prezzo dei camper usati salito alle stelle dopo la pandemia e l'aver reso "figo" lo stile di vita che molt3 subiscono (vedi nomadland).
Il nostro tanto desiderato Ziggy è arrivato, un camper con più di vent'anni sulle ruote e pagato con quel poco che è rimasto sui nostri conti in banca dopo aver letteralmente passato un intero anno a tappare buchi che la p.i. ci ha regalato.
Imprenditorə non lo siamo mai statə, siamo statə due ragazzə, non troppo giovanə, che hanno provato a smettere di farsi sfruttare con lavori di merda. L'abbiamo pagata cara, anzi carissima, la fortuna? Avere due famiglie che ci hanno sempre aiutato e la delusione che ci ha spinto a smettere questo meccanismo perverso.
Paura tanta, insicurezza di più, domande su cosa faremo? troppe.
Tutto questo per dire che questo sistema non ci rappresenta, stiamo cercando, a modo nostro,semplicemente di sopravvivere perché purtroppo "è più probabile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo" e che noi della #vanlife conosciamo solo le foto patinate dei social
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lacooperativa · 2 years
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Post Tre - Prima del 1999
Per capire cosa fosse la Cooperativa, bisogna andare indietro nel tempo di oltre vent'anni rispetto al 1999, quando un NCC (Noleggio Con Conducente e quindi volgarmente Noleggiatore) Bolognese che portava in giro la gente col suo bus, decise di creare un piccolo impero.
Nei primi anni '70 riunì in una coop altri come lui che portavano sia il bus che le autoblu e iniziò a farli lavorare in equipe, anziché come cani sciolti, con una centrale che raccoglieva le ordinazioni telefoniche dei clienti e distribuiva il lavoro ai soci via radio tipo quelle delle forze dell'ordine.
Sembra una stupidaggine oggi ma all'epoca era tutti contro tutti, invece l'idea dell'unione ebbe successo e la coop si espanse negli anni fino a diventare un piccolo gigante dell'area metropolitana Bolognese.
Quella che parve una trovata geniale, se ci pensiamo oggi sembra perfino banale: se lavori da solo e ti chiama un cliente dici di sì, se ti chiama il secondo arriverai un po' lungo, se ti chiama il terzo non ce la fai e perdi il cliente.
Lavorando in gruppo invece era più facile accontentare le richieste sempre maggiori di trasporti privati personali ed evitare di disperdere la clientela.
Non che fosse una roba nuova, lo facevano già i tassisti, si, quelli con la macchina bianca invece che blu, ma per gli NCC fu una novità, più o meno.
Fu talmente una buona idea che venne creato un terzo settore per i trasporti di cose ingombranti, sporche o che gli NCC non avevano il tempo di fare con bus o auto.
Nacque il settore merci, la stampella della coop, i parenti poveri degli NCC, quelli che si occupavano dei lavori pesanti, però in giacca e cravatta.
Nel 1999 la tenuta del socio merci era già divenuta casual ma c'era ancora qualche socio più anziano che lavorava in giacca e cravatta, anche quando portava a casa di un cliente una lavatrice o doveva consegnare quaranta scatole A4 al quarto piano senza ascensore.
Con Giosuè esplorammo la possibilità di diventare autoblu ma i sogni di gloria svanirono prima dell'alba, lui sparì senza combinare nulla e io optai per entrare nel settore merci.
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flatsc · 2 years
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“Casualties”: i morti nel Mediterraneo
In inglese si chiamano casualties, ma non sono per niente casuali: sono (loro, i morti, le perdite, le vittime collaterali delle carrette del Mediterraneo) le conseguenze inevitabili di un sistema che le prevede. Anni fa mi capitò di intervistare in pubblico, sul tema delle “vittime collaterali”, Zygmunt Bauman14. L’espressione “vittime collaterali”, entrata nel vocabolario occidentale piuttosto di recente anche se il concetto è ben più antico, lo intrigava: “le vittime collaterali sono quelle persone sofferenti di cui preferiamo evitare di parlare. Il concetto, dunque, è stato coniato proprio perché, a un certo punto, non è stato più possibile mantenere il silenzio”. E proseguiva in questo modo: “Una volta Bertolt Brecht, parlando dei rifugiati − le tipiche vittime collaterali del XIX secolo, le vittime dell’intenso processo di costruzione delle nazioni −, li ha definiti gli araldi, gli ambasciatori della sventura e della cattiva sorte. Venivano da lontano, portando con sé l’odore acre delle case bruciate, dei raccolti distrutti, di ogni sorta di catastrofe, e ci facevano presagire che tutto ciò sarebbe potuto capitare anche a noi. Ne avevamo avuto dei presentimenti, talvolta ci capitava di fare sogni angosciosi su di loro, ma senza avere la certezza che si trattava di figure reali, e improvvisamente essi si sono trasformati in simboli viventi, sintomi in carne e ossa, tracce concrete di quanto stava avvenendo in qualche posto lontano, e che sarebbe giunto fino a noi”. Aggiungendo: “Anche se quel che dico può apparire cinico, sono convinto che siano i nostri egotistici sentimenti di libertà, le preoccupazioni per la nostra condizione personale, ad alimentare il nostro interesse – che resta blando, e tuttavia esiste – per la questione dei danni collaterali non intenzionali che si producono intorno a noi, in qualche posto lontano ma anche in casa nostra”.
Bauman argomentava che tuttavia la nostra vita attuale contempla dei rituali, e tra di essi – i moral tales dei nostri giorni – identificava i rituali di esclusione dei reality come il Grande Fratello, dove settimanalmente, con grande eccitazione degli spettatori, si procede all’eliminazione di un concorrente: non “perché hanno commesso un’azione illecita, o perché hanno infranto una regola, oppure perché non si amalgamano con gli altri partecipanti, ma semplicemente perché vige una regola che impone l’esclusione di una persona ogni settimana”. E i nuovi arrivati si prestano bene ad essere i protagonisti di questo rituale: “non rimane che scaricare la rabbia contro gli immigrati. In primo luogo perché gli immigrati che stanno venendo qui, aggiungendosi alla nostra popolazione già in eccesso, rappresentano una perfetta giustificazione per dar sfogo alla rabbia. Li accusiamo di essere la causa di ogni sorta di problemi e di pericoli, cosicché abbiamo trovato almeno un motivo per spiegare la nostra avversione nei loro confronti. C’è inoltre la tendenza a squalificare i perdenti, persone che – se in passato sarebbero rientrate nelle classi subalterne della società − ora scivolano nell’underclass. In Europa, inoltre, si tende in misura sempre maggiore a criminalizzare i problemi sociali, che, mentre una volta venivano definiti, descritti e spiegati come conseguenze del cattivo funzionamento delle istituzioni sociali, sono adesso riclassificati come disfunzioni del cosiddetto sistema del law and order, a cui si reagisce costruendo nuove prigioni, rendendo più severe le leggi penali e più lunghe le pene carcerarie”.
In occasione di un altro più recente dialogo in pubblico presso la Camera dei Deputati, nell’ottobre 2013, in occasione di un convegno sulle dipendenze (tra cui quelle da videogiochi e giochi d’azzardo), alla mia prima domanda Bauman aveva esordito spiazzando gli organizzatori e la platea (tutte persone – addetti ai lavori, psicologi, operatori sociali e decisori politici come parlamentari e sindaci – implicate nel contrasto alle dipendenze da droga, alcol, gioco d’azzardo), quasi scusandosi, dicendo che sì, lottare contro le lotterie aveva un senso, ma era un compito vano, perché la vita è ri-diventata tutta una lotteria: e portando ad esempio, tra gli altri, proprio i profughi che salgono sui barconi per andare in Europa, sperando di vincere la loro lotteria, il loro tutto o niente, che spesso, naturalmente, è un niente, e che, come un altro noto gioco d’azzardo, la roulette russa, può implicare la morte – e chi gioca lo sa (in positivo vale anche per chi, per dire, imbrocca una canzone di tre minuti e diventa con poca fatica e relativamente poco merito una star milionaria).
Queste considerazioni di Bauman, sulla vita come lotteria e sui rituali di esclusione, mi sono tornate in mente riflettendo sui morti nel Mediterraneo. Che, credo, abbiano fatto ritornare d’attualità la nozione di vita come destino, anzi come fato, con tutta la dimensione tragica che essa implica: più vicina alla tragedia greca, o all’Antico Testamento, o a Shakespeare, che alla nostra idea contemporanea di vita nelle società dei consumi – viziati come siamo da un secolo abbondante di welfare state, che ci aveva illusi che la vita fosse garantita e non ci fossero più rischi (i giovani, oggi, già hanno capito che invece, per loro, non sarà più – forse non sarà mai più – così). Perché chi parte lo sa, che potrebbe morire, e lo mette in conto, nonostante tutto. Segno, anche, che ci sono cose peggiori della morte.
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clacclo · 2 years
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Francesco Guccini
Canzone Per Piero
Mio vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci conosciamo,
venticinque anni son tanti e diciamo un po' retorici che sembra ieri.
Invece io so che è diverso e tu sai quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato:
io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai.
Ma d'illusioni non ne abbiamo avute, o forse sì, ma nemmeno ricordo,
tutte parole che si son perdute con la realtà incontrata ogni giorno.
Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare,
fino al disgusto di ricominciare perchè ogni volta è poi sempre lo stesso.
Eppure il mondo continua e va avanti con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea su vecchie idee e ogni gioia su pianti.
Ma più che triste ora è buffo pensare a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
a tutti gli attimi lasciati andare e ai miti belli delle nostre estati.
Dopo l'inverno e l'angoscia in città quei lunghi mesi sdraiati davanti,
liberazione del fiume e dei monti e linfa aspra della nostra età.
Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la vita,
come l'avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre.
Il mio Leopardi, le tue teologie: "Esiste Dio ?" Le risate più pazze,
le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze.
Poi quell'amore alla fine reale tra le canzoni di moda e le danze:
"E' in gamba sai, legge Edgar Lee Masters. Mi ha detto no, non dovrei mai pensare."
Le sigarette con rabbia fumate, i blue jeans vecchi e le poche lire,
sembrava che non dovesse finire, ma ad ogni autunno finiva l'estate.
Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi, ma cosa siamo e che senso ha mai questo
nostro cammino di sogni fra specchi, tu che lavori quand'io vado a letto.
Io dico sempre non voglio capire, ma è come un vizio sottile e più penso
più mi ritrovo questo vuoto immenso e per rimedio soltanto il dormire.
E poi ogni giorno mi torno a svegliare e resto incredulo, non vorrei alzarmi,
ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male...
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decadence-brain · 2 years
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desiderio (sogno nel sogno)
Sei solo una ragazza di un paese molto distante da me, in fondo, ma sei il tipo di ragazza che mi piace, me ne sono accorto subito.
Alta, i seni che si intravedono sotto la maglietta, la vita sottile sui fianchi rotondi, il sedere alto di ragazza, le gambe solide nei jeans.
Nel sogno sei seduta dietro al bancone del negozio dove lavori, e mi parli sorridente di armadi, ripiani, ante… io non ascolto una parola di quello che dici: ti osservo, e chissà se tu l’hai capito.
Gli occhi li hai grandi; grandi, verdi, dalle iridi cosparse di pagliuzze dorate. Le tue labbra hanno il colore e la lucentezza delle ciliegie, con gli angoli che a seconda del momento sono appena rivolti all’insù o all’ingiù, che ti danno a volte un’aria buffa, e a tratti ti rendono simile ad un idolo arcaico, una statua etrusca.
Penso a quanto mi piacerebbe succhiarle, quelle labbra, sentirne la morbida consistenza sotto la mia lingua…
Guardo i tuoi capelli, una massa di capelli lisci biondo cenere, che continui a spostare con le mani.
A un tratto ti alzi, devi prendere qualcosa dallo scaffale che è dietro di te, ti pieghi e mi lasci guardare la striscia di pelle nuda fra la camicia ed i jeans; intravedo le fasce muscolari dei dorsali e -meraviglia!- le fossette sulle reni, la mia passione, il particolare incantevole e irresistibile…
Ti muovi sicura, atletica e sorridente. Io ho la gola secca, non dico quasi una parola; ti guardo come si guarda una Madonna in una chiesa, e mi sembri un miracolo. Come fare per farti capire quello che mi susciti? E tu, cosa faresti se lo sapessi? Mi guarderesti indignata, offesa e magari schifata… Oppure mi sorrideresti ancor più di come stai facendo, la smetteresti di parlare di mobili e ti avvicineresti a me… Sto male dalla voglia di toccarti, toccare i tuoi capelli e affondarci il viso dentro, accarezzarti il viso con le labbra, baciarti quella bocca così lucida e carnosa, sentire il tuo calore contro il mio corpo e poi inginocchiarmi davanti a te, la bocca sulla pelle abbronzata al di sopra dei jeans, liscia pelle compatta di giovane animale… Tu parli ancora, questa volta di  venature e tinture da legno, ed io ti fisso muto, pensando a quanto mi piacerebbe infilarti le mani sotto la camicetta e sfiorarti le mammelle dure con le punte in rilievo, allegre, provocanti; un bacio per ogni efelide ed ogni neo, ti farei il solletico, rideresti mentre un brivido ti scuote e ti indurisce i capezzoli, ti solleva, elettrica, la sottile peluria bionda sulle braccia fresche. Non ridere, non ridere, chiudi gli occhi mentre ti slaccio i jeans e appoggio la mia bocca sulle tue mutandine, chiudo gli occhi anch’io, vedi, non voglio più guardare adesso, voglio solo sentire il tuo odore, il tuo odore intenso di femmina giovane. Sento che mi vuoi anche tu, ora, i tuoi muscoli sono rilassati, spingi il bacino contro il mio viso, mi accarezzi la testa…
Non parli più. Mi guardi interrogativa, i grandi occhi un po’ stupiti: “Allora signore, che venatura preferisce, noce o mogano?”
Sorrido; il sogno è finito e non sarà mai altro che un sogno, andrà ad aggiungersi a tutti gli altri sogni simili che affollano la parte invisibile dell’universo e tu, ragazza, non saprai mai di esserne stata l’inconsapevole protagonista.
A me resta l’amarezza di non poterti dire quello che sei, o meglio quello che potresti essere per chi ti sa guardare.
Oggetto di un desiderio sbagliato. Tu la candela nella notte, io il farfallone impazzito che si brucia le ali.
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