Charles on front cover with his 2024 Monaco GP win.
📸 vetteleclerc
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questo è l'unico monologo che ha senso di stare su quel palco
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Se non sono le storie di ragazzini e ragazzine finiti dietro le sbarre, che volete ascoltare per capire come mai il decreto Caivano - che doveva salvare le periferie - le perderà, allora preoccupiamoci dei numeri. Fingiamo di non vedere che quelle norme fanno finire in galera più minorenni di quanto sia mai accaduto in Italia, Paese virtuoso, studiato in Europa e negli Stati Uniti per i risultati della sua giustizia minorile. Almeno fino a oggi. Fingiamo di non sapere che se la pena deve sempre tendere alla rieducazione del reo - lo dice la Costituzione, lo impone la civiltà - questo non può che valere ancora di più quando il colpevole è un ragazzino. Una mente e un corpo ancora in formazione. Quasi sempre, esposto a una vita e un ambiente difficili. Sono tante le Caivano d’Italia. Non è un decreto che porta più minori in carcere a curarle.
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Tutti hanno degli standard e io ho scelto di averli troppo alti. A quanto pare costa troppo essere esigenti, in un mondo pieno di superficialità.
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“ Tina, nome di battaglia Gabriella, anni diciassette, giovane come tante nella Resistenza.
Non ho mai pensato che noi ragazze e ragazzi che scegliemmo di batterci contro il nazifascismo fossimo eccezionali, ed è questo che vorrei raccontare: la nostra normalità. Nella normalità trovammo la forza per opporci all’orrore, il coraggio, a volte mi viene da dire la nostra beata incoscienza. E così alla morte che ci minacciava, che colpiva le famiglie, gli amici, i paesi, rispondemmo con il desiderio di vita.
Bastava aprire la porta di casa per incrociare il crepitare delle armi, le file degli sfollati, imbattersi nella ricerca dei dispersi; partecipare dell’angoscia delle donne in attesa di un ritorno che forse non ci sarebbe stato: ma le macerie erano fuori, non dentro di noi. E se l’unico modo di riprenderci ciò che ci avevano tolto era di imbracciare il fucile, ebbene l’avremmo fatto.
Volevamo costruire un mondo migliore non solo per noi, ma per coloro che subivano, che non vedevano, non potevano o non volevano guardare. E se è sempre azzardato decidere per gli altri, temerario arrogarsi il diritto della verità, c’erano le grida di dolore degli innocenti a supportare la nostra scelta, c’era l’oltraggio quotidiano alla dignità umana, c’era la nostra assunzione di responsabilità: eravamo pronti a morire battendoci contro il nemico, a morire detestando la morte, a morire per la pace e per la libertà.
Vorrei che voi sfogliaste insieme a me l’album di ricordi, con i volti dei miei tanti compagni di grandi e piccole battaglie, fotografie scattate nei giorni della pace ritrovata, quando ci riconoscemmo simili.
Mi rivedo, ci rivedo, con i capelli ricci o lunghi, barbe più o meno incolte, vestiti a casaccio, e tuttavia qua e là spuntano una certa gonna più sbarazzina, scarpe basse ma con le calzette colorate, un fermaglio su una ciocca ribelle, la posa ricercata di un ragazzo, e tutti insieme a guardare diritto l’obiettivo, tutti insieme sapendo che il futuro ci apparteneva, tutti insieme: questa era stata la nostra forza, la nostra bellezza. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 3-4.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
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Scegli chi non ti fa venire nemmeno l'ombra di un dubbio.
Stai ancora aspettando quel qualcuno capace di capirti quando parli, quando non parli, quando osservi, quando sospiri, perfino quando alzi gli occhi al cielo e sbuffi.
Bisogna avere cura di chi ti presta attenzione, di chi ti ascolta e resta sveglio fino all'alba pur di parlare con te.
Non è da tutti, sai? Non farti pesare di continuo il tuo passato..
Ed esserci sempre, a differenza di quelli che dicono " Guarda che io ci sono" ma, al di fuori dei soliti messaggi non si fanno mai sentire.
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Angelo Ragazzi (1680-1750) - Ricercario sopra il sesto tuono for 2 Violins, Viola and Continuo. Performed by Christoph Timpe/Accademia per Musica on period instruments.
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