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#Recensione Oscar via di un genio
pangeanews · 4 years
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L’autobiografia di Woody Allen è brutta, indifendibile, nulla. Il modo in cui parla delle sue relazioni, poi, è imbarazzante. La rivolta di una fan pentita
Ragazzi, che delusione. Che batosta, sto a pezzi. Ho letto A proposito di niente, l’autobiografia di Woody Allen. Che miseria. La descrizione di un niente. Appunto. Da quando ho chiuso il libro, non faccio che chiedermi cosa dannato caz*o vi hanno di elevato trovato, i recensori, nell’auto-narrazione di tale star di uomo. Scialbo, noioso, lento. Vecchio, ma vecchio di indole, non all’anagrafe. E usare ognuno di questi aggettivi è per me, alleniana di ferro, una coltellata autoinflitta. Scopro subito le carte: seguo Woody Allen stile groupie da quando ero una ragazzina e lui già maturo signore maritato a Soon-Yi. Non ricordo il primo film che ho visto, ne ho visti tanti, tutti, alla rinfusa, combinando l’Allen degli esordi con quello miafarrowiano, e l’Allen dei flop degli anni ’10 del Duemila con quello degli Oscar degli anni ’70. E ho amato alla follia l’Allen scrittore, e di lui ho divorato libri, sceneggiature, e le tre biografie di Eric Lax. Ed è su queste ultime che punto a consiglio il più spassionato per chiunque voglia conoscerne il genio. Genio che c’è stato e c’è. Io mi rifiuto di credere che il vero Allen sia il borghese piccolo piccolo incensatosi in queste pagine.
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Che mi sia sempre sbagliata, in tutti questi anni di amore incondizionato verso tale ingegno? Davvero Allen non ha cultura come non fa che ripetere in A proposito di niente? Davvero ha letto così poco, davvero la sua erudizione è frutto di mere citazioni, davvero è questa ‘robetta’ qui? Non posso crederlo, non voglio crederlo. Eppure, è scritto. Ripetuto più volte, con un compiacimento che a definire irritante è niente. Signori critici, scusate, ma dove le avete lette le pagine che da fine marzo non fate che osannare? Dove caz*o stanno, in quale edizione, di certo non la mia: se avete ragione voi alla copia in mio possesso mancano dei pezzi. Le pagine che vi stanno e che ho letto sono piene di ripetizioni, e sono leziose, peggio, sono modeste. Scritte da uno che sulla pagina scritta per tutta la vita vi è stato e mai vi si è rivelato nella mediocrità qui riportata. Grigiore, battute scontate, sinceramente a me ha fatto ridere solo quella sul Lupo della steppa a pagina 59. Su 398. E poi, ve lo dico, non è tanto la banale esposizione di una vita oggettivamente non banale ad avermi deluso. No. È l’indifendibile immaturità sentimentale di Woody Allen. Fuori luogo, colpevole, non accettabile in un uomo di 84 anni. Preciso che non mi riferisco alle pagine – queste sì, più che notevoli – dedicate da Allen alla sua sacrosanta difesa e versione dei fatti sull’affaire Mia Farrow/Soon-Yi/molestie alla figlia Dylan. Anzi. Sono queste pagine necessarie, dopo 30 anni in cui Allen ha scelto il silenzio a protezione delle due figlie cresciute con Soon-Yi. No. L’immaturità sentimentale di Mister Allen è indigeribile quando riferita alle sue storie con Diane Keaton, la prima moglie Harlene, la seconda Louise, l’attuale Soon-Yi. Passo a processarle una per una.
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Abbassate quei ditini ammonitori, non ditemi che la vita privata altrui non è affar mio quando è liberamente svelata in un libro pubblicato dietro lauto compenso. Allora, Diane Keaton: Allen spreme due righe di elogi per un’attrice a me nei suoi ultimi film insopportabile, però grandiosa a inizio carriera e fino agli anni ’90 almeno. Ma: sfido chiunque a non ritenere offensiva e da galera la presa in giro che Allen fa della serissima bulimia che ha afflitto la signora Keaton. Lui la schernisce, elencando tutti i cibi che la ragazza davanti a lui ingurgitava per ogni volta vomitarli. Allen canzona una persona malata, malattia narrata per filo e per segno dalla Keaton nella sua autobiografia Oggi come allora. Diane Keaton e Woody Allen hanno convissuto anni, e lui ha la faccia tosta di scrivere di avere scoperto e appreso dei disturbi alimentari della sua ex compagna soltanto alla pubblicazione del di lei libro. E nel suo, di libro, ne ride! E la deride, e in più punti. Basta leggerli. Non ho finito: per anni hanno bollato Allen quale pervertito, malato sessuale perché ha sposato una 22enne mai stata sua figlia (Soon-Yi è figlia adottiva di Mia Farrow e del musicista André Previn), ma neanche figliastra in quanto Allen e Farrow non solo mai hanno vissuto insieme, ma Allen ha cresciuto esclusivamente i tre figli – uno biologico (forse) Ronan, due adottati, Moses e Dylan – avuti con Mia. Per anni lo hanno condannato in un processo mai svolto contro accuse di molestie su Dylan, accuse smontate in più indagini accurate e separate. All’opposto non hanno niente da dire sull’Allen che si è fidanzato e sc*pato una dopo l’altra tutte e tre le sorelle Keaton? Ciò vi pare normale o non un tantino… che so… pruriginoso, se non egocentrico? Per caso, oltre che in Beautiful, conoscete qualcuno che s’è portato a letto tutta una progenie? È scritto nel libro, e io non l’ho scorto, nemmeno a mo’ di battuta, in alcuna sua recensione.
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Sorvolo sul primo matrimonio di Allen, con la 18enne Harlene, ovvio che erano troppo giovani per far funzionare alcunché, e passo al suo secondo matrimonio con Louise Lasser: come si possa prendere alla leggera la personalità di una bipolare, segnata da una madre maniaco-depressiva suicida, una persona che usa e abusa di ogni tipo di droga pesante, è fuori dalla mia portata. Qualcuno me lo spieghi perché io qui non ce la posso fare. Allen descrive e si descrive in questo rapporto con una superficialità desolante. Si schermisce come davanti ai problemi della Keaton: io non conoscevo la bulimia, che potevo fare? Io non conoscevo il disturbo bipolare, che potevo fare? Ma una caz*o di minima responsabilità, Mister Allen, se la vuole prendere, sì o no? Chi di voi davanti alla persona che ama e che vede in difficoltà ha l’ignavia di girarsi dall’altra parte? Chi? E ora salto la telenovela con la Farrow, perché voglio urlare contro l’unione sentimentale la più insulsa, stupida, stagnante finora sentita: quella tra Allen e Soon-Yi. A parte le righe trite e ritrite “ci amiamo come il primo giorno… non ci annoiamo mai… lei è la migliore delle mogli…” ripetute fino alla nausea, Soon-Yi è in queste pagine descritta quale donna la più involuta della Storia contemporanea. Persino mia nonna, nata negli anni ’20 in un paesino ciociaro, era mille anni più avanti di lei. In un passo Soon-Yi vi è delineata “carina e intelligente”. Roba che se l’uomo che amo mi dicesse una frase simile, io lo ghigliottino. Carina e intelligente?!? Un marito ti deve s-t-i-m-a-r-e oltre ogni criterio possibile. E come stimi una donna che, testuale nel libro, non ha una professione, un interesse, tranne lo shopping? Soon-Yi non fa un caz*o da mane a sera (pagine 327-328): non si occupa della casa dacché il marito è ricco e ha la servitù, non si occupa delle figlie dacché le figlie sono all’università, così passa ogni giornata nell’ozio totale, e a leggere dalla prima all’ultima riga il New York Times. Ma lo sconcerto è che, avendo sposato una 22enne oggi 50enne tu, Woody Allen, sbrodoli su una donna dallo sviluppo sessuale nullo. E infatti, cari lettori, non si può barare: sono le nostre fantasie, e bisogni, e appetiti sessuali gli stessi che avevamo a 20 anni, a 30, e via sc*pando? Logico che il nostro personalissimo libro sessuale lo scriviamo vivendo. E come te lo vivi andando a letto con lo stesso uomo da 3 decenni, uomo che ti ha “aperto al mondo e guidato” (così nel libro) quando lui di anni ne aveva già 56 e aveva “fatto quattro salti tra le lenzuola” (dio mio, Mister Allen, che metafora povera e volgare nel riferirsi al sesso!) con chiunque la fama gli aveva fatto cadere tra le braccia?
Barbara Costa
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persinsala · 7 years
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The show has come / Ad Arte
The show has come / Ad Arte
Ad Arte getta il cuore oltre l’ostacolo e presenta, in nuove vesti, un festival orgogliosamente fedele alla propria originaria intenzione di provocazione – non solo promozione – delle Arti e della Cultura. (more…)
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levysoft · 6 years
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[...] Dunque, cosa impariamo di più del polimorfico Wilde? Che “da adolescente pensò di diventare cattolico romano (e per questo il fratello ha minacciato di diseredarlo)”, che, studente a Oxford, fu insediato tra i massoni, nel 1875, che chiese di essere impiegato nell’azienda di John Ruskin per il gusto di stare di fianco a uno dei suoi miti, che “avrebbe voluto fare l’ispettore scolastico, secondo l’esempio di Matthew Arnold – e dobbiamo ringraziare la provvidenza se non ha realizzato questo intento” (così Anthony Quinn nella divertita recensione pubblicata dal Guardian). Sfarfallii inutili, si dirà. In questo caso, pare non sia vero perché anche l’alluce biografico di Wilde ha l’evidenza di un’opera letteraria. Dal tour statunitense del 1882, per dire, Wilde torna con un amore da appendersi alla camicia. “Quando penso all’America, ricordo soltanto labbra come petali cremisi di una rosa estiva, occhi come agata oscura, il fascino di una pantera, il graffio di una tigre, la grazia di un uccello”, scrive Oscar alla misteriosa lei, nominata semplicemente ‘Hattie’. Beh, il baldo biografo ha scoperto l’identità della felina fanciulla, riassunto del creato tutto: si chiama Harriet Crocker, all’epoca aveva 23 anni, ed era “figlia di una magnate delle ferrovie di San Francisco”. Che la tizia avesse i soldi lo dimostra, tra l’altro, un ritratto del 1887, griffato Giovanni Boldini, in cui ‘Hattie’ appare nella sua ruggente bellezza. Wilde, come si sa, passata la passione, portò all’altare, in un florilegio di pettegolezzi, Constance Lloyd. D’altronde, il divo che alla dogana di New York pronunciò la frase fatidica, “non ho nulla da dichiarare tranne il mio genio”, fece, in Usa, un mezzo fiasco: a Washington una donzella, evidentemente ignifuga al suo carisma, sbottò, “si tagli i capelli e si presenti con dei pantaloni più lunghi”. Effetti del divismo.
La domanda, ad ogni modo, resta: perché c’importa ancora di Wilde? Propongo alcune risposte.
a) La moda. Wilde cavalca la moda dello scandalo a tutti i costi – capisce, per dire, l’importanza del sesso e del corpo nella fedina estetica di un uomo ‘pubblico’ – più lo offendono più rilancia, esagerando. Usa lo stesso meccanismo degli uomini dello spettacolo via social: non risponde alle accuse, reclama una attenzione sempre più morbosa. Wilde crea nuove mode, sta sempre ‘sul pezzo’, è imbarbarito dal desiderio di fama. Il recensore del Times gongola scrivendo di Wilde: “Quando Sarah Bernhardt arrivò in Inghilterra nel 1879… Wilde le gettò una bracciata di gigli… Tempo dopo, la diva ricordò gli ‘occhi luminosi e i lunghi capelli’ del suo nuovo amico poco più che ventenne. Questo è l’Oscar che conosciamo: sempre in posa, floreale all’eccesso, paladino del bello, opportunista, seguace delle star”. La parola precisa è star-stalker. Wilde vuole essere amico di tutti quelli che contano e essere ammesso dappertutto. Per poi sputtanare tutto.
b) Affascina che un uomo “fisicamente poco attraente – goffo, dinoccolato, faccione” con un talento non certo assoluto, abbia avuto il successo che avuto. Merito del carisma. “Per Dante Gabriel Rossetti e Algernon Swinburne era un signor nessuno”: lui riuscì a diventare il “sacerdote dell’estetismo”. Un uomo sostanzialmente modesto, sa imporsi in modo duraturo, seppellendo molti più talentuosi di lui.
c) Nel mondo del reality perpetuo, della dichiarazione continua, dell’asfissia social, Oscar Wilde, pioniere di un individualismo un po’ pacchiano, ha dimostrato non tanto che la vita è un’opera d’arte ma che il mondo è un palcoscenico. Ha recitato. Ogni cosa che ha scritto non ha l’autenticità della confessione, non dice il vero: Wilde scrive per il lettore, tutto è posa, nudità data in pasto al guardone.
d) La dissipazione. Gli ultimi anni di Wilde sono una profezia allucinata, un molosso a squarciarti le cosce. Povero, vagabondo, braccato, senza soldi e senza denti, grasso. Rubava per procacciarsi spiccioli. Ha pisciato in testa al bel mondo finché tutti gli hanno voltato le spalle: è precipitato, ed è questo a rendercelo simpatico, “è diventato la sentinella della sua catastrofe”, scrive Sturgis. Non si chiede altro, alla vita, in fondo: giocarsi in una posa, inabissarsi in una poesia, anelare che gli applausi dei fan si trasformino in glaciale condanna, consapevoli che tra palco e altare sacrificale, tra stage e patibolo non c’è differenza. (d.b.)
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italianaradio · 5 years
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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, le statue in marmo
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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, le statue in marmo
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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, le statue in marmo
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, le statue in marmo
Per celebrare l’uscita nelle sale di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, gli scultori italiani Paolo Noto e Fabrizio Lorenzani hanno realizzato due opere ispirate a Rey e Kylo Ren, i personaggi protagonisti del film diretto da J.J. Abrams al cinema il 18 dicembre distribuito da The Walt Disney Company Italia
Dopo l’inaugurazione di lunedì 16, fino al 29 dicembre presso la Galleria Sala Blu di Via del Teatro Pace 3 a Roma, il pubblico potrà ammirare le due sculture che rappresentano gli eroi dell’avvincente conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Star Wars Heroes – GLI EROI DI STAR WARS™ SCOLPITI NELLA MEMORIA
Star Wars Heroes – GLI EROI DI STAR WARS™ SCOLPITI NELLA MEMORIA presso la Galleria Sala blu in Via Teatro Pace 3 – ingresso gratuito fino al 29/12.
Pubblicato da Cinefilos.it su Domenica 22 dicembre 2019
Il progetto artistico dei due scultori Paolo Noto e Fabrizio Lorenzani vede protagonisti gli eroi della Saga Star Wars™ che prendono forma e anima in una dimensione classica, inserendoli di diritto tra le icone di sempre.
Star Wars™, la saga concepita dal genio creativo di George Lucas, contiene riferimenti e simboli che rimandano al mito antico, all’archetipo del viaggio dell’eroe, alla contrapposizione di bene e male, incarnato negli eserciti contrapposti del Primo Ordine e della Resistenza e nei personaggi di Luke Skywalker e Darth Vader, i cui eredi sono Rey (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver).
Utilizzando il linguaggio artistico della scultura statuaria celebrativa, che si rifà ai condottieri dell’antica Roma e ai busti dei patrioti del Risorgimento del colle del Gianicolo, la rappresentazione  nella “pietra eterna” che sfida il tempo, vuole immortalare e  custodire queste figure nella dimensione più epica dell’arte cinematografica, affermandone il ruolo nella cultura contemporanea.
Celebrazione anche dell’arte scultorea che si pratica da secoli nelle botteghe storiche di Carrara, famose per le loro maestranze oltre che per l’accesso al marmo più pregiato al mondo, il progetto è realizzato in occasione dell’uscita del film Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, episodio conclusivo della terza trilogia della saga. Diretto da J.J. Abrams il film sarà nelle sale italiane il 18 Dicembre distribuito da The Walt Disney Company Italia.
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Lucasfilm e il regista J.J. Abrams uniscono ancora una volta le forze per condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia lontana lontana con Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, con Ian McDiarmid e Billy Dee Williams.
Diretto da J.J. Abrams e prodotto da Kathleen Kennedy, Abrams e Michelle Rejwan, Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è scritto da J.J. Abrams e Chris Terrio, mentre Callum Greene, Tommy Gormley e Jason McGatlin sono i produttori esecutivi.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, leggi la recensione
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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, le statue in marmo
Per celebrare l’uscita nelle sale di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, gli scultori italiani Paolo Noto e Fabrizio Lorenzani hanno realizzato due opere ispirate a Rey e Kylo Ren, i personaggi protagonisti del film diretto da J.J. Abrams al cinema il 18 dicembre distribuito da The Walt Disney Company Italia Dopo l’inaugurazione di lunedì 16, fino al 29 dicembre presso […]
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Chiara Guida
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