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#Salotto Italia
salottoitalia · 1 year
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𝙳𝚎𝚡𝚝𝚎𝚛: Decido di fare irruzione n̷e̷l̷l̷'̷a̷u̷l̷a̷ ̷m̷a̷g̷n̷a̷ 𝚊𝚕𝚕'𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚗𝚘 𝚍𝚎𝚕 🅡🅐🅥🅔. 
Dopo una serie di testate abbatto la porta e mi ritrovo all'interno, si presenta dinnanzi i miei occhi uno spettacolo indecoroso: ragazze e ragazzi nudi che inneggiano all'amore libero, c̶h̶i̶t̶a̶r̶r̶e̶ ̶e̶ ̶s̶a̶c̶c̶h̶i̶ ̶a̶ ̶p̶e̶l̶o̶ ̶ 𝚖𝚞𝚜𝚒𝚌𝚊 𝚝𝚎𝚌𝚑𝚗𝚘, finché dalla nebbia degli spinelli fuoriesce un ragazzo sui 18 anni (𝒹𝒾 ℴ𝓇𝒾ℊ𝒾𝓃ℯ 𝒶𝒻𝓇𝒾𝒸𝒶𝓃𝒶), completamente nudo e sottolineo maschio che mi si avvicina, mi mette un braccio sul collo e mi dice all'orecchio:
<<𝘍𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘭'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘧𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘭𝘢 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢. 𝘈𝘮𝘪𝘢𝘮𝘰𝘤𝘪 𝘲𝘶𝘪 𝘴𝘶𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘦𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦.>> 
𝖊 𝖕𝖆𝖙𝖆𝖕𝖎𝖒 𝖊 𝖕𝖆𝖙𝖆𝖕𝖆𝖒, 𝖊 𝖕𝖆𝖙𝖆𝖕𝖆𝖒 𝖊 𝖕𝖆𝖙𝖆𝖕𝖎𝖒
MI INNAMORO E SCAPPO CON LUI.
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dedoholistic · 2 months
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Il Salotto Virtuale di Maria Teresa De Donato su Mobmagazine presenta:
“Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso” (Nona Parte) ǀ di Maria Teresa De Donato
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chloehallillustration · 9 months
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Family Room Library Family room library - mid-sized modern open concept medium tone wood floor and beige floor family room library idea with white walls and a tv stand
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glitter-studs · 10 months
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m-vd · 11 months
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Open - Library Inspiration for a mid-sized modern open concept medium tone wood floor and beige floor family room library remodel with white walls and a tv stand
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blast-door · 11 months
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Library Family Room Mid-sized minimalist open concept medium tone wood floor and beige floor family room library photo with white walls and a tv stand
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liesmyth · 5 months
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[...] La faccia di Giulia ci è stata riproposta di continuo accanto a quella del principale sospettato: un'immagine che li ritraeva insieme. Se questa non è una violenza, assomiglia almeno all'oltraggio?
E quali oltraggi, quali prepotenze e aggressioni verbali sta subendo sua sorella, Elena Cecchettin, proprio in questo momento? Su Rai 1, abbiamo sentito dire di lei: “Ora si trova unica donna di casa a dover accudire il padre e il fratello”. Su Rete 4, quando Elena ha parlato, quando lucida ha detto ciò che buona parte degli opinionisti del salotto televisivo non riusciva o non sapeva o non voleva dire, e cioè che in Italia abbiamo un grosso problema sociale, culturale ed educativo, c'è chi le ha risposto con la Svezia e la Finlandia.
Le è stato e ci è stato ribadito ancora una volta che Filippo Turetta è un ragazzo di ventidue anni: “Ha usato probabilmente la disponibilità di Giulia (…). Ha usato l'ingenuità di Giulia (...). Comprendo il suo dolore ma (…) L'idea che si debba fare un processo alla società patriarcale (…) Che sia usata questa vicenda in maniera strumentale e anche un po' ipocrita…”.  Sottotesto: piangi tua sorella, condanna il suo assassino, ma non provare a farlo diventare un nostro problema.
[...]
Chi poteva immaginare, era tanto un bravo ragazzo! Un bravo ragazzo cui nessun altro ragazzo o uomo ha messo una mano sulla spalla dicendo: tu da qua non ti muovi, fammi capire, cos’è ‘sta storia, che stai pensando di fare? Un bravo ragazzo cui nessun altro ragazzo o uomo ha tolto le chiavi dell'auto quando ha parlato di ammazzarsi.
Un bravo ragazzo per cui altri ragazzi o uomini, che l’abbiano conosciuto o meno, rispondono oggi contriti, dispiaciuti, allarmati. Ma a un certo punto, il loro discorso si blocca e ferma. Li vedi scuotere la testa davanti alle telecamere. Loro non c’entrano, no.
E alla maniera di Caino nella Bibbia, sembrano chiedere: “Sono forse il custode di mio fratello?”.
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klimt7 · 5 months
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Femminismo e poesia in Croazia: “Non leggi le donne” di Olja Savičević Ivančević
Il corso di lingua croata all’università di Udine avvicina gli studenti di mediazione culturale al mondo della traduzione, grazie alla guida della docente e traduttrice Elisa Copetti. Durante una lezione, poche settimane fa, è stata proposta questa poesia. Leonora Raijć ed io, che frequentiamo il corso, ci siamo occupate della traduzione di “Ne čitaš žene”, da cui siamo rimaste profondamente colpite per la sua immediatezza e per la sua forza nel mettere a nudo dei passaggi cruciali nella relazione uomo/donna. L’autrice ha inoltre accettato di rispondere ad alcune nostre domande in una intervista, che riportiamo integralmente.
“Normalmente non leggo le donne, ma mi piace il tuo libro”
È da qui, da questa affermazione, che è nata la poesia “Ne čitaš žene” (Non leggi le donne), come risposta. Ed è presto diventata un manifesto femminista nel mondo letterario croato.
La poesia di Olja Savičević Ivančević, nota autrice croata contemporanea, scatta un’istantanea, con rabbia e rassegnazione allo stesso tempo, della situazione delle donne nel panorama letterario croato, e non solo. Versi che esprimono, in uno spazio e un tempo dilatati, tutto quanto le donne hanno subito nel mondo della letteratura, da sempre appannaggio prevalentemente maschile. “Non leggi le donne” parla agli uomini, ma possiamo sentirci coinvolti tutti e tutte dalle parole dell’autrice.
Quante volte, come lettori o lettrici, ci siamo fermati a riflettere davvero sul numero di autrici donne presenti sugli scaffali del nostro salotto, nelle antologie scolastiche o nei programmi accademici, in vetrina nelle librerie o semplicemente nella nostra memoria? In un’intervista a Nova.rs, l’autrice spiega come la scrittura femminile rimanga ancora sinonimo di qualcosa di quasi banale, meno serio e impegnato rispetto alla produzione letteraria maschile. Mostra inoltre come sia necessario mettere in discussione il canone che ha condannato all’invisibilità molte donne colte e di talento, anche ai giorni nostri.
Dati e contraddizioni sulla situazione in Italia
Ma qual è la situazione femminile nel mondo letterario italiano? Emerge un quadro molto simile a quello che Savičević Ivančević mette in evidenza per la Croazia. Nel nostro paese, i programmi scolastici e accademici menzionano pochissime scrittrici: solo il 5% dei titoli proposti nei corsi universitari è scritto da donne. Un canone molto presente e rigido è quello per cui le opere considerate universali siano state scritte tutte da uomini. E questo è in controtendenza rispetto a chi legge e consuma la produzione letteraria. È infatti un dato noto che le donne leggano mediamente più degli uomini: come si coniuga questo con le statistiche? Quanto chiedono, le donne, di leggere altre donne?
Un punto cruciale che può favorire una nuova modalità di percezione delle donne nel mondo letterario è sicuramente l’educazione, ovvero ciò che avviene nell’ambito delle relazioni familiari e scolastiche, e come queste tendono o meno a trasmettere messaggi di equivalenza. Ed è attraverso la capacità di filtrare le comunicazioni dall’esterno in cui siamo tutti immersi, tutto il tempo (social media, internet e società stessa) che si delinea una nuova possibilità per smascherare ed indebolire la disuguaglianza. Rispetto ad alcuni decenni fa la narrazione di genere è profondamente cambiata, tuttavia il discorso patriarcale non è scomparso, né dissolto, e molto spesso si ripresenta in modi difficilmente identificabili.
La raccolta di poesie “Divlje i tvoje”
Ci si immerge completamente in questa visione durante la lettura della settima raccolta di Olja Savičević Ivančević, “Divlje i tvoje” (Selvagge e tue) pubblicata da Fraktura nel 2020, una lettura seducente sia per gli appassionati di poesia sia per i lettori che si avvicinano più raramente alla produzione in versi. Una posizione scomoda quella dell’autrice, come è da sempre quella di chi scrive, che presuppone uno sguardo vigile e un’attenta critica della realtà: preserva con forza emozioni come l’amore e l’amicizia, affronta le relazioni di genere, nel tentativo di decostruire gli ordini sociali canonizzati. Lo fa con una particolare cura al legame tra il passato e il presente, tra l’io e l’altro, accogliendo e considerando che si tratta di polarità solo immaginate dalla mente: noi e gli altri, gli altri e noi si confondono e, ad un livello di esperienza profonda e interiore, si rivelano essere uno.
Il tutto pervaso da una intrinseca prospettiva femminile e femminista: la necessità dell’uguaglianza di genere nel presente, ma anche la correzione delle ingiustizie del passato e la consapevolezza di quanto l’educazione giochi un ruolo determinante nella graduale dissoluzione degli schemi patriarcali che ancora pervadono il nostro mondo.
Non leggi le donne
Dici che non leggi le donne
Cosa potrebbero dirti 
Ti hanno insegnato a parlare
Ti hanno insegnato a camminare
Ti hanno insegnato a mangiare
Ti hanno insegnato a pisciare
Ti hanno insegnato a fare l’amore
In realtà cosa potrebbero 
Dire di te
E della tua esperienza
Tutti questi secoli
non ne hanno messa al mondo
Una che fosse grande
Come il grande scrittore
A cui lavava le calze 
Dici che non leggi le donne
Le donne ti hanno insegnato a leggere
Insegnato a scrivere
Insegnato a vivere
In realtà, ragazzo
Tutto questo è stato
Nel migliore dei casi
Un lavoro inutile
[ Olja Savičević Ivančević ]
.
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salottoitalia · 2 years
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𝑺𝒕𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒗𝒐𝒊 
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dedoholistic · 2 years
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Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Quinta Parte)
Mobmagazine presenta:
Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Quinta Parte) ǀ di Maria Teresa De Donato
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Ingegno sorpassante
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Uno dei miei passatempi è trovare complimenti insoliti e possibilmente sperticati fatti a Leopardi, da suoi amici, contemporanei o postumi. Complimenti da cui traspaia una sorta di esaltazione, di perdita di vista di realtà e oggettività, da cui sia evidente che il cuore vede più lontano e meglio degli occhi.
Pietro Giordani, famosissimo amico di Leopardi, è autore di questa lettera che cito, indirizzata a Juliette de Villeneuve, cugina della Principessa Charlotte Bonaparte, colei che mise sossopra Firenze per avere nel proprio salotto Leopardi. Anche Juliette, nel suo giovanile soggiorno fiorentino, ospite della cugina a Palazzo Serristori, conobbe Leopardi, sebbene non fosse incline verso di lui quanto Charlotte.
"Del conte Giacomo Leopardi non posso per la tanta amicizia tacere;
e credo non si convenga parlarne altro che a pochissimi: chè certo non saranno mai molti i quali possano misurare l'altezza di quell'ingegno sorpassante,
o compatire degnamente la sua sventura. L'uno e l'altro potete voi, elettissima e carissima Giulietta; e con voi ne parlerò volentieri, chè già lo conosceste in Firenze, e lo vedeste accettissimo alla vostra cugina la principessa Carlotta: e del di più crederete a me, cui per vostra bontà credete non poco. E il giudizio vostro, e la fede in me, opporrete agli stolti ed insolenti giudizi che sono venuti a spacciarne costà (¹) non so quali vituperatori di quanto ha di grande e di buono la povera Italia. Nè veramente ha bisogno il Leopardi d'essere fatto conoscere ai degni estimatori; ai quali dà sovrabbondante argomento colle sue poche e preziose scritture: ma si fa opportuno di lasciar testimonio all'età future come in un secolo tanto indegno di lui, che vi passò appena conosciuto, fu pur qualcuno che bastò ad ammirarlo."
 (¹) a Parigi (*)
(Pietro Giordani)
(*) Luigi Cicconi collaborava a giornali e riviste francesi; è interessante ricordare il suo saggio apparso il 1°ottobre 1837 sulla Gazette de France per la morte di Giacomo Leopardi, che si presume avesse conosciuto. Il Cicconi dimostrava una conoscenza sicura delle opere del Leopardi, che egli molto lodava pur condannandone la mancanza d'ispirazione religiosa.
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charlievigorous · 2 years
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Se a questi dicono che Gesù è morto di freddo gli credono, perché ai tempi (diranno) faceva più fresco! 🥶
Ora, è da oltre 10 anni che parlo e scrivo (anche) di cambiamento climatico, inquinamento, consumo critico, decrescita, sostenibilità ambientale e temi simili. E che provo, attraverso i canali a mia disposizione, a sensibilizzare l’opinione pubblica su come ridurre la propria impronta ecologica. 👣
Sono convinto che NON siamo troppi su questo pianeta ma che consumiamo troppo. E che quindi (soprattutto per il nostro bene) dovremmo cambiare stile di vita, renderlo più virtuoso, smetterla di sentirci superiori alle altre specie animali e di distruggere il nostro ecosistema. Io per lo meno provo ad andare in quella direzione.
Allo stesso tempo credo che la Terra abbia i propri cicli e noi nei suoi confronti ci crediamo più importanti e influenti di quello che in realtà siamo. 🌎
Ho sempre sostenuto e promosso associazioni e movimenti che si battono per tutto questo, sono anche sceso in piazza con loro, ho condiviso le loro (o meglio nostre) battaglie.
Ultimamente però ho la netta sensazione che stiano diventando perfettamente funzionali al sistema e che non si rendano minimamente conto di quello che sta succedendo. 😴
Si perché se “Fridays For Future Italia” condivide un articolo come questo (link a post Facebook), di uno dei giornali più bufalari d’Italia, prendendolo come oro colato (perché naturalmente avvalla le tesi degli ambientalisti da salotto) allora significa avere le fette di prosciutto sugli occhi (altro che veganesimo).
Notare inoltre che tali giornaloni, sono gli stessi che spesso e volentieri fanno da zerbino e megafono ad aziende tra le più inquinanti del mondo, dalle quali prendono fior fior di quattrini in cambio di greenwashing spudorato. E sempre loro, sono i principali canali di propaganda di quei governi che negli ultimi anni hanno preso i cittadini a pesci in faccia (per restare in tema), demolendo la democrazia a botte di voti di fiducia, calpestando la Costituzione e qualsiasi diritto civile. ❌
In tutto questo, gli attivisti, si lamentano che in campagna elettorale non si parla di “transizione ecologica”, di “rinnovabili” e addirittura di “abbattimento delle disuguaglianze”. Ohibò. 🥺
Amici miei, vi state rivolgendo a coloro i quali stanno rimettendo in funzione le centrali a carbone, perché a causa delle NOSTRE (folli) sanzioni ci siamo auto-provocati una fottuta crisi energetica. E che vanno ai meeting per il clima con il culo seduto su jet privati.
Ma come cavolo fate a pensare ancora che questi ciarlatani che occupano i palazzi del potere abbiano a cuore la nostra salute e i nostri diritti?!
E soprattutto: come diavolo fate a credere ancora a un ministero della Salute che ha meno credibilità di Wanna Marchi?!
Ma in questi ultimi 2 anni e mezzo dove avete vissuto?!
Aprite gli occhi per piacere, spostate la lente e iniziate a farvi qualche altra domanda perché probabilmente siete un pelino fuori strada e la sveglia è suonata da un pezzo. 🔔
p.s. No, Gesù non è morto di freddo.
by Matteo Gracis
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mezzopieno-news · 1 year
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L’ARTE DIVENTA UNA MEDICINA: CURARE NEI MUSEI
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La città di Torino è tra le prime in Italia ad inserire l’arte tra gli strumenti terapeutici.
Il progetto Well Impact ha sviluppato in tutta la città l’apertura di ambulatori di medicina generale situati nei luoghi di cultura, dove spazi, linguaggi e relazioni diventano percorsi di prevenzione e cura. All’interno del Museo Egizio, del Museo dell’Automobile, del Parco d’Arte Vivente o della Biblioteca civica sono nati ambulatori di medicina della Asl, dove il binomio cultura e salute si è trasformato in uno strumento per favorire la guarigione, umanizzando i luoghi di cura e creando un rapporto tra spazio e benessere.
Secondo la psicanalista Margaret Naumburg “Il processo dell’arteterapia si basa sul riconoscere che i sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio, raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole”. Le arti possono pertanto interagire con la psicologia umana all’interno di un processo curativo.
Il Dottor Romano Ravazzani, che ha spostato per un giorno alla settimana il suo ambulatorio all’interno del Museo Egizio, racconta: “Tempo fa ho visitato un anziano collezionista nel suo salotto. Al temine della visita gli ho fatto i complimenti per la collezione d’arte esposta. Nonostante la sofferenza della malattia mi ha descritto con trasporto i pezzi a lui più cari prima del termine del suo viaggio su questa terra (…) Il rapporto tra un paziente e il suo medico parte dal rapporto empatico che si dovrebbe instaurare. L’arte può facilitare il recupero di questi elementi fondamentali dell’attività clinica”.
___________________
Fonte: Comune di Torino; Fondazione Compagnia di San Paolo; Museo Egizio di Torino; Ambulatorio dell’Arte
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 VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
 BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
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gregor-samsung · 2 years
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“ La domenica mattina, il vecchio Alex si alzava presto, e intanto che la sua famiglia si godeva il sonno dei giusti, inforcava la sua bici nera e faceva il giro dei colli di Bologna. Immerso in quella beata solitudine, al massimo incontrava qualche altro eroico ciclista con cui non disdegnava di scambiare taluni energici saluti calorosi. Gli piaceva enormemente salire per San Mamolo, Roncrìo, via dei Colli, volare giù per le curve di Paderno, attaccare il muro di parco Cavaioni e veleggiare sul colle di Casaglia per poi planare nella Saragozza avenue mentre la città si risvegliava. Tornava a casa che i parens avevano appena cominciato a sbadigliarsi in faccia. Ecco, era giusto una di quelle domeniche mattina esageratamente azzurre, quando, rientrato in casa fradicio e indolenzito, il vecchio Alex aveva letto sul giornale che vicino a Palermo avevano fatto saltare cinquanta metri d’autostrada per uccidere il giudice simbolo della lotta alla mafia. Era questa l’Italia in cui stava vivendo. Magari non era stata la mafia, magari erano stati i servizi segreti, o comunque anche loro avevano una parte - come in tutte le altre stragi della Repubblica, del resto - e il fine era distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle indagini dei giudici di Milano sulla corruzione nel mondo politico e finanziario, indagini che stavano prendendo una bruttissima piega per i boss di partito. Insomma, s’era messo in testa un’idea di questo tipo, il vecchio Alex: qualche esponente dei partiti di governo aveva comandato ai servizi segreti, ampiamente controllati, di combinarne una particolarmente grossa - qualcosa del calibro della strage alla stazione della sua città o dell’attentato al rapido 904 - per far sì che l’opinione pubblica si spaventasse e facesse quadrato attorno alle Istituzioni Democratiche, Istituzioni rappresentate appunto dai partiti al governo, in modo da allentare la morsa che gli si stava stringendo addosso. Così, qualche più o meno oscuro dirigente dei servizi aveva deciso: quella brutale condanna a morte avrebbe sconvolto il Paese e sarebbe stata attribuita alla mafia. Una specie di piano perfetto. Che poi i servizi avessero eseguito l’attentato o avessero fornito protezione e mezzi alla mafia per eliminare il nemico numero uno, faceva poca differenza. Portava avanti questi ragionamenti, il vecchio Alex, seduto in salotto col giornale aperto sulle gambe e la memoria alle altre stragi della sua infanzia: aveva sentito il boato immenso della stazione di Bologna che saltava in aria; e poi tutte quelle sirene delle ambulanze che correvano verso l’appennino lungo via Porrettana, la notte della bomba a San Benedetto; e poi. Era questa l’Italia in cui stava vivendo. Così, era rimasto in casa tutto il giorno, rabbioso e in gabbia, convinto com’era che in Italia, e forse anche nel resto del Mondo dei Grandi, tutto era un po’ come a scuola: ovunque spadroneggiava la forza e l’ignoranza, fosse quella del boss mafioso con la catena d’oro al collo e l’Uzi nel cassetto, o quella del professore supponente che ghignava delle opinioni politiche o del modo di vestire degli studenti, o quella del sottosegretario che s’ingozzava di pasta al salmone nei ristoranti romani senza pagare mai il conto... Quel pomeriggio, il vecchio Alex aveva rivisto daccapo Il portaborse di Nanni Moretti e aveva stabilito che un uomo come Cesare Botero non avrebbe esitato a ordinare a chi di dovere l’esecuzione di un giudice, pur di salvare il suo posto in parlamento. E di uomini come Cesare Botero, a Montecitorio, ce n’erano anche troppi... Anche quel giudice assassinato era un uomo che aveva tentato di uscire dal gruppo - rifletteva, rabbioso e in gabbia, il vecchio Alex - uno a cui non andavano bene le prepotenze e l’arbitrio dei forti, uno che aveva camminato controcorrente con l’acqua alla cintola, fino a quando non era arrivata un’onda troppo grande che l’aveva trascinato via. Era uscito dal gruppo, certo. E quando per il gruppo era diventato scomodo, l’avevano fatto saltare in aria con la moglie e tutti gli uomini della scorta... Il gioco era diventato durissimo, e l’indomani la profia di latino e greco, commossa, aveva appeso in classe, sotto il crocefisso alle spalle della cattedra, un fotoritratto del giudice assassinato. L’ora seguente, l’insegnante di chimica aveva fatto il suo ingresso semitrionfale in classe, fissato la foto, guardato gli studenti con aria interrogativa, domandato chi fosse il tizio della foto. Un istante più tardi era passata a interrogare sulla digestione, con particolare riguardo al bolo, chimo e chilo, giacché s’era indietro col programma, boys. Era questa l’Italia in cui stava marcendo. “
Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Una maestosa storia d'amore e di «rock parrocchiale», Baldini&Castoldi (collana Romanzi e Racconti n° 34), 1995; pp. 121-23.
[Prima edizione: Transeuropa (collana CO/DA), Ancona, 1994]
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