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#SummerIIIAnno
merrowloghain · 4 years
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24.08.76 Diagon Alley - Olivander
«Questa è in legno di Agrifoglio, un poco più corta di quella precedente. Leggermente elastica» la informa, alternando l`attenzione tra Merrow alla bacchetta che sta per estrarre, interamente laccata di nero a parte il dettaglio del manico «Con nucleo in corda di cuore di Drago» 
Ripone il legno nella scatolina precedente, guardandolo scomparire per quegli interminabili secondi. E proprio quando si stava per sporgere oltre il bancone per ricercarne la figura, eccolo ricomparire «Agrifoglio?» non riconosce nulla a riguardo «Hm» più corta e vagamente elastica, ma è l`estrazione che cattura pienamente la sua attenzione: bella. Una meravigliosa bacchetta. La vorrebbe già solo per com`è fatta e dall`eleganza del legno, ma alla fine è una personcina pratica, ed attende d`impugnarla prima di rimirarla leggermente «Corda di cuore di Drago?» perchè? Stessa domanda di prima, che anticipa il medesimo gesto fatto in precedenza, con quel colpo di frusta dedicato al medesimo scaffale precedente. Un sorriso sul volto e la soddisfazione d`un felino quando getta tutto giù dal tavolo sopra cui è salito.
«Coraggio, provala pure» dopodiché l`incalza a procedere, per adesso svicolando dalle sue domande incuriosite. Mentre Georgie provvede a far scomparire la scatola della prima bacchetta oltre il bancone, Merrow potrà accorgersi di come sia diversa anche solo al tatto la nuova stecca che le è stata proposta. Non solo dal punto di vista dell`elasticità, ma anche da uno più profondo; stringere nel pugno quella bacchetta la fa sentire immediatamente al sicuro, dissipando qualsiasi incertezza e colmandola di un fugace senso di serenità. Agitarla le viene molto più naturale, e questa volta la risposta della bacchetta è istantanea: una scia luminosa che segue il moto impartito dal suo colpo di frusta, e che infine si infrange nell`aria scomponendosi in tante e armoniose lucine «Molto. Molto meglio, direi!» esclama l`uomo, annuendo soddisfatto «Come la senti?» si affretta a domandarle, prima di decidersi a fornirle qualche informazione in più «La corda di cuore di drago dovrebbe aiutarti a recuperare il tempo perduto, essendo in grado di imparare gli incantesimi molto in fretta. D`altro canto... si tratta di una bacchetta lunatica, incline agli incidenti se non maneggiata a dovere» le scocca uno sguardo eloquente, di sottile avvertimento «Per questo l`ho accoppiata al legno di Agrifoglio, in grado di smorzare i colpi di testa di un nucleo capriccioso. O del suo proprietario» soggiunge con una risatina beffarda, di gola, mentre si incammina già al suo registratore di cassa «Paghi da sola, se non ricordo male...» in tono carezzevole e al tempo stesso deciso, per siglare al più presto l`affare.
Oh, questa si che è Magia. Prima ancora che il flusso si manifesti in quella scia luminosa, la sensazione che la pervade ha qualcosa di meravigliosamente naturale. Come poter camminare a piedi nudi dopo un`intera vita costretta sui tacchi. Sicurezza, una sensazione che così di rado riesce a percepire, e che la colma per quel breve istante prima che una scia luminosa fuoriesca dalla punta, in quello scoppio brillante che la vede decisamente entusiasta. Il manico color avorio, quelle piccole squame nell`impugnatura, il legno laccato di nero «E` perfetta.» il tono trasognante ed euforico. La SUA bacchetta. Finalmente. Il dire sull`Anima e sul legno, invece, catturano a stento il suo sguardo, troppo calamitato sul catalizzatore che ancora stringe sulla destra. Coglie la frecciatina riguardo il suo carattere capriccioso, ma non si sente affatto di dissentire, dopo quella sensazione che ancora percepisce come galvanizzante. S`avvia quindi con lui alla cassa, mormorando un «Si, pago da sola.» sogghigna a sua volta «E vorrei la teca più bella che avete in vendita.» che non s`è mai sentito, che un Loghain che fa spese, sia una creatura sobria. Concluso tutto, saluterebbe con un morbidissimo «A presto, Mr. Tregowan.» è una promessa, fatta di fusa compiaciute. 
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merrowloghain · 4 years
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19.08.76 Casa di Cadel - Canterbury
«Dai, chiudi gli occhi e dammi le mani, veloce!»
Obbedisce, ma sorride, anzi sta trattenendo una piccola risata che si concretizza solamente in un ampio sorriso, sentendosi incredibilmente felice.
Ha preso tutto, impilando tre indumenti uno sopra l`altro prima di rendersi conto dell`espressione che Cadel ha, ora che i suoi occhi sono chiusi come da comando, e sta attendendo che lei gli palesi il resto dei doni: la Loghain si perde brevemente, finendo per mettere su un sorriso così luminoso che è la cosa più rara che quel viso riesce a creare, ed il fatto che lui non possa vederlo, forse, è proprio un peccato. Se lui è felice, lei di riflesso pare illuminarsi a giorno, mentre con cura gli porta i palmi aperti ad accogliere una felpa rosso Grifondoro, con sul davanti un elmo d`armatura medievale stilizzato, grande tutto il petto e dei colori della loro casata, mentre sul retro, sotto il cappuccio, sta una grande scritta del medesimo color dorato che recita "HERO" a caratteri cubitali. (...) «Puoi... puoi aprirli.» e c`è una palese nota d`emozione, in come le trema vagamente la voce. La destra porta dietro l`orecchio una ciocca di capelli, mentre nervosamente si mordicchia il labbro inferiore, fissandolo in attesa.
Rimane ad occhi chiusi e palmi aperti, ignaro dello spettacolo che si sta perdendo anche se la risata, che ovviamente sente, gli blocca definitivamente le labbra in un sorriso che si stava contenendo, ma che ora rimane così, divertito. Sta per aprire gli occhi dopo la felpa, ma intuisce che ci sono altre cose e rimane ad occhi chiusi almeno fino a quando lei non gli permette di aprirli. Le iridi nocciola si aprono sul viso nervoso di Merrow e poi si abbassano riempiendosi di meraviglia (...) Si allunga ad abbracciarla, d’impeto, ancor prima di aver visto la felpa. E se prima era contentissimo ora rimane senza parole. La felicità è talmente tanta che il sorriso si affievolisce ed è quasi commosso. «Non dovevi» gli è sfuggito. tocca la felpa con la stessa delicatezza riservata solo alla coperta della nonna e la tira su. Mentre sposta il cappuccio nota la scritta sul dietro che fissa più del normale per sussurrare alla fine «... hero» lo ha dovuto leggere, ma ora è commosso davvero.
Vorrebbe borbottare che non serve ringraziarla, che non è nulla di che, ma quando Cadel l`abbraccia, a lei muore ogni obiezione in gola, finendo per soffocare un pigolio che scappa a lei, dopo quel "non dovevi". E` felice, dannatamente felice, e non capisce nemmeno se sia dato dalla contentezza di lui, dagli astri allineati, oppure da chissà cos`altro. Fattostà che lo stringe un momento solo, prima di scostarsi e lasciare che lui rimiri la felpa leggendone la scritta. "HERO", l`ha letto, e la morsa allo stomaco si fa talmente attanagliante da farle emettere un`altro singulto di gioia «Come.. te.» perchè nonostante lei non dica mai nulla, li nota tutti gli sforzi che lui fa, giorno dopo giorno, facendoli passare per normali: la scrittura, la lettura, la nonna, la mamma che lei non ha mai visto, e lo zompettare con la gamba rotta, che si è spaccato per salvare il gatto dei vicini. Insomma, Hero.
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merrowloghain · 4 years
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07.08.76 Loghain’s Mansion
(...) stava giusto li, infilandosi l`abito che la Madre ha scelto per lei senza darle minimamente informazioni sull`evento o sugli ospiti di quella sera, apparendo a coloro che entrano con la veste d`un bianco candido, che pare della stessa sfumatura nivea della pelle candida, priva di qualsivoglia imperfezione o neo. Sta dando le spalle all`entrata, rimanendo vicino al sontuoso baldacchino dai colori verde bottiglia, blu scuro, oro e fatto in legno d`ebano nerissimo: i colori della famiglia dei Mastini, ritrovandosi mezza nuda all`arrivo della genitrice e di quel ragazzino che lei inquadra in un primo momento con fare totalmente allarmato. La schiena ancora da coprire con la chiusura dell`abito, le maniche in pizzo ed il tessuto che pare seta a scenderle aderente alle forme esili di quella ragazzina alta come una donna adulta, la cui chioma sciolta è stata momentaneamente tolta dalle spalle e portata sul davanti, forse in procinto di sollevare la cerniera.
Come dovrebbe sentirsi ora che sta per essere effettivamente presentato a Merrow? Non lo sa nemmeno lui, tant`è che balbetta qualcosa di poco comprensibile mentre la donna senza troppi convenevoli apre la porta della stanza della figlia, facendolo passare per primo « Cia` » a mo` di saluto che però gli muore in gola, nell`osservare la cugina mezza svestita « Cosa? » ripete, sorpreso, forse convinto di non aver sentito bene quando la zia prima propone che aiuti Merrow a chiudere il vestito e poi si dilegua. Perciò, rimasto solo con la cugina, il quasi-dodicenne ingoia un groppo di saliva per poi puntare gli occhi scuri sulla ragazzina « Io sono Eoin, il figlio di Fergus, il fratello di zio Angus » una presentazione spicciola, mentre un vago rossore gli tinge le gote pallide « E non ti aiuterò mai a finire di vestirti. » ci tiene a specificare, non sia mai l`altra prenda sul serio il consiglio di Ondine « Però se ci tieni, sposto lo sguardo. » che ragazzino magnanimo, ma al momento non lo fa.
Gli occhi dallo sguardo tagliente, si puntano senza il minimo timore sul viso dai tratti così familiari, del Cugino «E` un piacere.» genuina ma non entusiasta, mentre si muove in sua direzione, portando la chioma nera e mossa come un mare in tempesta, oltre le spalle adesso semi scoperte da quell`oblò che il pizzo crea sulle sue braccia. Passi misurati, in una camminata a schiena ritta in posa marziale, mentre i fianchi ondeggiano leggermente in maniera ferale, prima che un`ondata di Pepe nero e Cannella, invada le narici dell`ignaro Eoin, proprio mentre mani dal candore perfetto, cercherebbero le sue giovani spalle per stringerle brevemente, avvicinandosi con il viso al suo: è un secondo, in cui il collo esile e lungo si piega, con lei che pare mirare verso la sua guancia sinistra, muovendosi all`ultimo in direzione delle sue labbra, avvicinando le proprie in un contatto che cercherebbe morbidamente, a stampo e decisamente privo d`alcun tipo d`apparente malizia.
« Ti ho vista quest`anno a Hogwarts » (...) « Sì, un piacere » ripete dopo un po`, annuendo appena « Anche per me » (...) resta lì ad osservarla, mentre come una fiera in gabbia si muove per la sua stanza. E` questione di attimi e si ritrova il viso della cugina a pochi centimetri dal suo, mentre le stampa quel bacio sulle labbra. Da queste parti ci si saluta così ma di certo non se lo aspettava. La sua calma disarmante rimane, ma viene un po` infranta dagli occhi spalancati e da un piccolo passetto indietro che fa, finendo per sbattere di schiena sulla porta. Ed è forse quel tonfo ad infastidirlo di più, tanto da voltarsi prima verso la porta e poi tornare su Merrow. « Diamine » esala in un sussurro, le guance nuovamente tinte di rosso. « Saluti tutti baciandoli così? Che ragazza sfrontata. Zia Ondine lo sa? » che amore di ragazzino, che punta al sarcasmo per dissimulare il suo fastidio.
A quel "ti ho vista quest`anno ad Hogwarts" il passo che ha verso di lui, rallenta per un istante appena, riprendendo poi con la medesima carica di prima mentre il Cugino ciancia di una sorella di cui al momento, non deve preoccuparsi, forse perchè non le è piombata in camera mentre si stava vestendo. Non replica a niente, almeno finchè non raggiunge le sue labbra con quel morbidissimo contatto breve, che finisce per farlo indietreggiare con quel tonfo sull`ebano pesante, scatenando un sorriso asimmetrico tutto canini bianchi, sul viso spigoloso della Loghain. Gli occhi brillano d`una luce poco sana, mentre osservano quel rossore sulle guance altrui che pare darle un non così sotterraneo senso di soddisfazione «Perchè, tu credi d`esser capitato qui nel momento giusto, solo per tua fortuna?» della serie che se non fosse stato per Ondine, tutto ciò non sarebbe mai accaduto. (...)  torna quindi verso il letto, soffermandosi sulla piccola panchetta foderata di velluto blu notte e dalle zampe leonine dorate a sorreggerla, mentre la Grifondoro prende posto in una maniera così composta ed aggraziata, da poter risultare quasi aliena «Non ti ho visto a scuola.» accusa? Gli occhi si assottigliano appena «Cosa sai di me?» semplice, diretta e schietta, nel domandare di quell`anno osceno che ha passato, in una richiesta d`informazioni che non perde tempo alcuno. Accavalla le lunghe gambe chilometriche, accuratamente nascoste sotto la seta ed il pizzo di quell`abito, mostrando soltanto metà d`un piede affusolato cinto da un sandaletto argenteo e raffinato. Mani che si portano leggermente all`indietro, a sostenere il busto inclinato. Saranno anche entrambi in gabbia, ma c`è da capire chi sia stato chiuso li dentro con chi.
Una volta che Merrow si allontanata, portandosi dietro quel suo profumo così forte, finalmente il ragazzino può tornare a respirare normalmente e soprattutto a perdere quel vago rossore in favore del suo naturale colorito fin troppo pallido. Muove qualche passetto verso sinistra, non per avvicinarsi a lei, ma quasi per prendere le misure di quella stanza osservando svogliatamente le suppellettili. « Nah » risponde a quella provocazione, per quanto sia piccolo sa bene anche lui come funzioni « E` tutto un piano, lo so anch`io » quando parla non la guarda, anzi ha perfino fermato il suo incedere, mentre si rigira tra le mani uno qualsiasi dei soprammobili che ha trovato in giro, prima di rimetterlo a posto. « Ma a me non importa. Sorriderò, dirò a zia Ondine quanto tu sia adorabile così sarà contenta e poi tornerò a casa mia. » continua ma il tono di voce ha preso una tonalità vagamente più forte, meno monocorde di prima « Infondo è tutto su di te, non su di me. » e questo, almeno per il momento, sembra leggermente rallegrarlo. (...) «Troppo impegnata, suppongo. » continua, sentendo l`altra affermare che non si sia accorta di lui a scuola. Il tono torna ad essere quello di prima, monocorde ma sporcato da una vaga vena sarcastica. A quella sua domanda diretta, smette di aggirarla e sposta la sua attenzione dai soprammobili a lei, seduta in posa plastica sulla panca. La osserva nella sua interezza, prima di tornare sul suo viso. « Quello che mi ha detto mio Padre, quello che sta sull`araldica e quello che ho visto a scuola » se la domanda di Merrow era piuttosto diretta, la risposta di Eoin è alquanto fumosa, per non dire criptica « quindi poco. Ma sei mia cugina, la figlia del fratello di mio padre, Merrow. E tanto basta. » termina, mentre gli occhi scuri si illuminano appena di un luccichio d`orgoglio familiare che cozza un po` col tono di voce sempre particolarmente spento. La mancina viene quindi passata tra i capelli, andando a ravvivare quei riccioli scuri da troppo tempo costretti in ordine.
Non nasconde il suo interesse nei confronti altrui, allungando il leggero sorriso di circostanza che aveva preso possesso delle labbra voluttuose, in favore d`uno stiracchiarsi più sghembo, ma anche più sincero, soddisfatta nemmeno si stesse leccando i baffi da bravo felino, al suo accenno di mentire alla propria Madre. Il piede si muove appena in un dondolio leggero, sospinto appena da quella gamba accavallata «Tutto su di me.» replica, come a chiedere d`approfondire, o forse no, continuando a rimirarlo mentre lui posa una piuma color borgogna dall`aria particolarmente pregiata e costosa, dal proprio scrittoio. Incassa quell`insinuazione sui suoi impegni, replicando con voce calda e bassa «O forse eri tu a non voler venire da me.» perchè quell`opzione non le è sfuggita, dato che senza dubbio lei sia più visibile dell`altro, al Castello: squadra di Quidditch, club Pozionanti, diverse punizioni ed un Gramo costante che l`accompagna. Insomma, non passa di certo inosservata, sebbene suo malgrado. Non le sfugge nemmeno quell`accenno a cosa abbia visto lui a scuola, recependo con sguardo vivo, la nebulosità delle sue parole «Tanto basta, appunto.» e dal modo in cui quelle parole le si srotolano via dalla lingua, la conclusione le piace alquanto «Facciamo un patto:» eccolo, il vero animo mercanteggiante dei Loghain «io ti aiuto in qualunque cosa possa servirti a scuola, come una complice di cui non dovrai mai temere la fedeltà...» ovviamente, visto che sono Loghain, e non soltanto parenti «e tu continui a ripetere a tutta la nostra famiglia, quanto io sia adorabile anche tra le mura di Hogwarts.» una mano tesa, metaforica ovviamente, nonostante le biglie luminose che sono i suoi occhi, cominciano a scivolare con lo sguardo sulla figura intera del Cugino, quasi lo vedesse davvero per la prima volta, come se improvvisamente, qualcuno nella sua vita, avesse davvero un valore intrinseco, a prescindere dal rapporto con lei.
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Al contrario di Merrow che sembra abbastanza interessata nei suoi confronti, lui invece non sembra pervaso dalla stessa curiosità. Forse è perché al contrario dell`altra, lui ha passato un anno a studiarla da bravo stalker. Per Eoin lei non è una novità, di come lui potrebbe essere per Merrow. Per questo giocherella coi soprammobili, piuttosto che guardarla. « Mmmh » mugugna, rigirandosi tra le mani quella costosa penna color borgogna, prima di riposarla sullo scrittoio. « Perché non era... mh » una piccola e breve pausa, mentre soppesa le parole per rispondere al fatto che lui non abbia fatto un passo per avvicinarsi a lei durante il suo primo anno ad Hogwarts «appropriato. » conclude, guardandola. Non era tra le cose che Fergus gli aveva detto di fare, probabilmente. Perciò resta molto criptico nell`esprimere ciò che ha visto o non visto di lei a scuola. A quella proposta di fare un patto, assottiglia un po` gli occhi scuri, corrugando la fronte. « Mh, sentiamo » acconsente, infondo qua lei non è l`unica con l`animo da mercante Loghain, per quanto lui lo tenga nascosto sotto una coltre di scazzo e indifferenza. Lascia la sua postazione presso lo scrittoio, muovendo qualche passo in sua direzione. « Non mi sembra un patto così equo » eccolo, infondo è un Serpeverde e deve sempre guadagnarci qualcosa « Per la tua reputazione andrò dicendo quanto sei adorabile, ma » e si ferma, inclinando la testa da un lato « Io ci guadagno un alleato per qualsiasi cosa? Quello dovrebbe essere scontato. Infondo everyone who isn`t us is an enemy, giusto? » domanda retorico, per poi esalare un leggero sospiro. « Ma non importa, avrai il tuo patto. Ma non aspettarti che mi spertichi in chissà quali lodi per te. » ecco, sì che va bene tutto ma non ci allarghiamo. La fedeltà alla sua famiglia comporta che sia naturalmente portato ad accettare quel patto ma allo stesso tempo, non sembra convintissimo su cosa ci guardagni lui. Eppure ha comunque accettato, sangue chiama sangue, c`è poco da fare.
«Appropriato.» e sorride, perchè quel termine, per un Loghain, ha un sapore quasi del tutto sconosciuto. Comincia a mordicchiarsi leggermente il labbro inferiore, abbassando appena le palpebre in un languore non meglio specificato, mentre è palese tutta la miriade di considerazioni silenziose che le si stanno accavallando nella mente. Espone il suo patto, dopo quell`acconsentire verbale di lui che precede il suo avvicinarsi «Se non ti sembra equo è solo perchè non sai il valore dell`avermi come alleata.» piuttosto che nemica, piuttosto che indifferente. Annuisce in un moto di fierezza, sollevando appena il mento non appena quella frase sulla famiglia viene pronunciata, concordando pienamente alla sua retorica «Essere alleati però, non è come essere "solo" parenti.» come se due Loghain potessero essere "solo" parenti, poi «Ci sono molte cose che non sai: del castello, degli studenti che lo abitano, dei professori. Un mucchio d`informazioni a cui potrai accedere senza riserve..» solleva la mancina, sorreggendo il busto solo con la destra mentre porta la mano adornata al mignolo da una fedina in oro bianco, sopra il petto, indicandosi con delicatezza, in uno sfiorare di polpastrelli sul vestito «... da me.» niente popò di meno che. Lentamente quindi si sporge in avanti, disaccavallando le gambe chilometriche ed innalzandosi nuovamente nel suo quasi metro e settanta, per avvicinarsi a lui con quella particolare camminata che la contraddistingue, lasciando la sua scia di pepe nero e cannella, mentre la destra va a spostare la riga laterale e scomposta della folta chioma, dalla parte opposta «Siamo sangue, pelle, ossa, fatti della stessa sostanza.» gli arriverebbe di fronte in un piegare di collo simile a quello che ha avuto lui in precedenza «Siamo le viscere tra cui gli Arùspici determinano il futuro. E tu sei *Mio*» calca con forza quel possessivo, in un accendersi d`animo che è fiamma pura, malsana e soffocante «tanto quanto io sono *Tua*» reciprocità concessa per diritto di nascita, per qualcosa contro cui nemmeno lei può combattere. E` il loro motto, il loro vanto, e la loro maledizione, in una famiglia che si prende tutto, mescolando anime in un unico calderone incandescente «Non voglio lodi. Tieni solo la bocca chiusa.» calda ed intima, risulta la voce «E non finirai rinchiuso nel bagno di Mirtilla Malcontenta a testa in giù, dopo il banchetto d`inizio anno.» e nonostante sia una minaccia seria, presente, forte, il tono è quanto di più vellutato esista, richiamando quella musicalità che appartiene alla Madre e che lei sporca con il torbido animo ereditato dal Padre «Credo che io e te, andremo molto d`accordo, Eoin.» gli sorride, proprio come potrebbe fare una leonessa ad un leone, prima di cercare d`insinuare la sua destra al braccio sinistro del Cugino, in un tocco serpeggiante ed intimo «Ed ora da bravo, scortami di sotto, e fammi sentire quanto sono adorabile.» leggero ridacchiare, cupo ma genuino, in una complicità che sente viva, sotto quel sibilo diffidente che è il loro atteggiamento reciproco.
Ha accettato quel patto senza quasi battere ciglio, il richiamo del sangue è stato più forte della diffidenza verso qualcuno che conosce a malapena, eppure non sembra poi così convinto della convenienza di questo patto. « Su questo non posso darti torto. » infondo sul fatto che Merrow ne sappia di più non può certo controbattere, lei a settembre inizierà il suo quarto anno e per forza di cose ne sa di più di uno che ha solo appena finito il primo. Eppure c`è sempre un "ma" lasciato muto, come se per lui mancasse qualcosa. Però è facile incantarlo, soprattutto se ti chiami Ondine o se sei sua figlia. Per questo la osserva muoversi, irrigidendosi appena quando si fa più vicina, memore dell`ultima volta. Per questo la osserva con quei suoi grandi occhi scuri spalancati, mentre gli rivolge parole che ha già sentito, che sente da tutta la vita. Parole pregne di significato. Si ritrova ad annuire, specchiandosi negli occhi chiari dell`altra. « Sì. » annuisce, imbambolato quasi come solo un ragazzino di dodici anni potrebbe esserlo al cospetto di una ragazza più grande « Per sempre. » che lui sia suo e lei sia sua, e questo non cambierà mai. Così è e sarà sempre, in una pesante eredità a cui non possono sottrarsi. « Non l`avrei fatto comunque. » sperticarsi in lodi, ovviamente. Stiracchiando appena un sorrisetto sulle labbra carnose, mentre glissa elegantemente sulla minaccia di ritrovarsi la testa nel cesso. Perciò la cugina cerca di aggrapparsi al suo braccio e lui la lascia fare senza resistenze, perdendo parte di quella rigidità acquisita in precedenza, quando l`altra si è avvicinata. E poi è stato educato per essere un perfetto cavaliere, perciò raddrizza la schiena per ritrovare la postura adeguata per condurre una giovane dama a cena. « Bene, miss, mostriamo a tutti quanto tu possa essere adorabile. » perciò farebbe per andare verso la pesante porta d`ebano, non prima di aver aggiunto « E che meraviglioso cavaliere sia il sottoscritto. » soprattutto poco modesto, oltre che di poche parole. Però comunque la condurrebbe effettivamente al piano di sotto, per la gioia di Ondine che li ritroverà sottobraccio e adorabilmente in sintonia. Un`adorabile finzione.
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merrowloghain · 4 years
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16.07.76
La nonna invece li invita tutti cordialmente ad accomodarsi in salotto dicendo loro qualcosa su Cadel, che sta bene, ma che impiegherà un po’ a scendere e che non dorme bene. Al nome di Merr si illumina stringendole la mano e ringraziandola più volte per quella penna miracolosa che le permette di leggere così facilmente le lettere del nipote. Le chiede infine se i guanti le siano piaciuti o se avrebbe preferito qualcos’altro prima di salutare anche tutti gli altri uno ad uno. Sorride al fatto che tutti salutino Poldo e rassicura Becks prima di lanciare un urlo dalle scale “CADEEEEEEEL” e come se niente fosse concludere in tono serafico che porterà loro una merenda.
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C: Prima una botta, poi un’altra più trascinata; due per ogni gradino. E alla fine sulla soglia del salotto, con aria stupita e incredula vedrebbero Cadel. Le occhiaie sono ai tempi di gloria, i capelli arruffati, ha addosso una maglietta con le sagome di due cavalieri medievali che si stanno fronteggiando e un paio di pantaloncini. La parte più sconvolgente però è sicuramente che, accanto alla gamba sinistra, bianca e striminzita e senza scarpe, c’è la gamba destra stretta nel gesso babbano fin sopra il ginocchio. Le mani ovviamente stringono le stampelle, grigie, che lo aiutano ad avanzare verso il salotto con movimento ondulatorio «Che cosa… ci fate …» gli occhi nocciola finiscono la carrellata dei presenti su Merr «qui?» ciao vvb.
M: Prima di sentire dei tonfi minacciosissimi (?) provenire dalle scale. Resta a fissarle con aspettativa, e finalmente quando sulla soglia compare Wallace con l`aria di morte e quel gesso vistosissimo, la Loghain lancerebbe il regalo sul divano morbido per poi mezzo corricchiare incontro al Grifondoro, nel tentativo di abbrancarlo li dov`è, in un abbraccio fatto di slancio, pepe nero e cannella, ed un sorriso grosso come un Erumpent «Cadel!» esclama lei tutta felice «Siamo venuti a trovarti per il tuo compleanno! Tanti auguri, Wallace! Abbiamo portato degli Gnomi in gabbia da catturare, per l`occasione!» ciancia lei, nella speranza di stringerlo, impattando contro di lui ma sostenendolo se dovesse sbilanciarsi troppo a causa del gesso.
Lo vede bene solo ora con tutto quel trabiccolo tra aste a sostenerlo e quella gamba mummificata dentro un carapace duro «Ma che...schiopodo...» mormora piano, mentre Wallace si muove nel salotto, parlando in maniera così pacata e sicura, tant`è che lei resterebbe perplessa in centro stanza con le braccia lungo i fianchi, la testa inclinata verso sinistra, lo sguardo dubbioso e le labbra increspate in una sorta di smorfietta confusa. Continua a rimirare il Grifondoro, con le sopracciglia che si crucciano «Ma perchè non ti sei fatto aiutare dalla magia?» lei proprio non capisce quella scelta «E si può disegnare su questo "cesso"?» forse voleva dire gesso, ma lei pare avere le stesse difficoltà di Wallace a capire i nomi di cose che non conosce. Uno sguardo dal basso verso l`alto e poi un nocchino su quel bianco candido, in un unico bussare «Ti fa male?» lei e la delicatezza: due rette parallele.
R: «Nessun disturbo, davvero!» rassicura Wallace, prima di concentrarsi su Miss delicatezza 2076. «Merrow, fai piano, potresti fargli male!» dice allarmata all`amica, prima di scuotere la testa sconsolata nel vederla battere sul gesso. Si alza nuovamente dalla sedia, per avvicinarsi a Cadel e porgergli il sacchetto contenente un pacchetto rosso rettangolare, con una grande coccarda dorata. Un biglietto vergato nella grafia elegante e piccola della Corvonero accompagna il regalo. Su di esso c`è scritto: "Merrow mi ha detto che le racconti spesso delle storie. Questo potrà farlo al posto tuo quando non ne avrai voglia. Buon compleanno! Rebecca" «Ti ho portato un pensierino. Spero sia di tuo gusto!» Se il ragazzo prendesse il sacchetto, si fermerebbe lì davanti solo per il tempo di vedere la sua reazione e tornerebbe poi a sedere composta.
L: Porge quindi anche lui il suo regalo con un energico «tanti auguri!». Aprendo il pacchetto potra’ trovare al suo interno una maglietta con dei piccoli gnomi animati che cercando di nascondersi dallo sguardo dei presenti. Qualora non dovessero riuscirvi uno di loro si finge panchina con altri due gnomi seduti sopra, mentre un altro si finge un cartello con mappa con altri due gnomi che puntano il dito sopra come ad indicare un percorso. In tutto questo lancerebbero occhiate nervose verso l’esterno come a voler verificare se il loro travestimento stia reggendo. Se Cadel fosse troppo spaventato/infastidito dagli gnomi tossicchierebbe prendendo la maglietta «ehm l’idea è che cosi’ potresti iniziare a prendere confidenza con loro. Normalmente…» ed eccolo srotolare la maglia verso di lui scatenando il panico tra gli gnomi che corrono nel di dietro, incontrando pero’ Lance che li costringe a fermarsi nella loro posa mimetica «… sono nascosti ma puoi andarli a cercare se ti senti in vena» ed eccolo rigirare la maglia causando nuovo scompiglio con gli gnomi che corrono ora da tutti le parti strattonandosi tra loro nel panico più totale.
C: «Grazie davvero, siete stati troppo gentili» e la felicità si mescola ancora a una sorta di incredulità «Non serviva che veniste fino a qui…» anche se non sa bene di dove siano…. Will di Londra, Merr Irlanda e Rebecca e Lance? In realtà non ricorda nemmeno chiaramente il come di Lance, ma andiamo oltre. Legge il biglietto spostando gli occhi nocciola sulla Terzina, incuriosito, e poi spacchetta anche quella coccarda dorata. Apre per ultimo il regalo di Lance e quando vede la maglietta scoppia a ridere «Ma è bellissima!» e comincerebbe a scuoterla cercando di far scappare gli gnomi o fissandoli all’improvviso per farli fermare in posizione panchina. «Grazie!» e dato che non si può alzare gli porge la mano. Gli gnomi vanno bene solo in rappresentazione grafica animata.
W: Comunque, a proposito di regali di compleanno, dalla busta terribilmente larga emergono quattro pacchetti, ciascuno accuratamente incartato in una carta da regalo rossa con dei piccoli leoni dorati a decorarla. Ed una busta. Il biglietto in essa contenuto recita, nella grafia stretta e maniacalmente ordinata di William "Nella speranza che tu possa passare un bellissimo compleanno, i miei migliori auguri. William" Il contenuto dei quattro pacchi è presto detto: il più largo e sottile è un album da disegno di formato molto grande, dalla carta spessa e pregiata, ideale per i disegni in grande stile, ed in grado di tollerare anche pittura ad olio ed acquerelli. Il secondo, un blocco da disegno più spesso in un più semplice formato A4. Il terzo, è un set da disegno: ci sono due matite da disegno di cinque tipi diversi, dalla B2 alla H2, e quattro sottili pastelli di carboncino. Completa il set una gomma pane. «Merrow mi ha accennato che sei piuttosto bravo nel disegno» la pacata quanto timida spiegazione di William. Quanto all`ultimo pacco, di dimensioni più standard, si tratta di una selezione Deluxe di fuochi forsennati Weasley. «Quelli dovrai aspettare di essere a scuola o in un centro magico per accenderli, ma spero ti piaceranno lo stesso» altra spiegazione disagiata.
M:In realtà gli occhi sono tutti per Cadel, che continua a scrutare dal basso verso l`alto con un crescente sospetto. Non ci pensa nemmeno ad alzarsi quando Cadel le indica il divano, concentrandosi piuttosto a muovere la sinistra in aria come se scacciasse una mosca «Andrà bene per forza, o ti rompo l`altra gamba e così ti portano al San Mungo per forza.» la logica Loghain colpisce ancora. Sta li, accoccolata ai piedi di Wallace con Lance che ispeziona il "cesso", ahem, "gesso" tanto quanto ha fatto lei, che viene distratta dal dire sui pennarelli di Cadel «Uh!» e scappa in uno scatto verso la madia, acchiappando tutta la tazza e riportandola in direzione di Cadel, tornando ad inginocchiarsi li «Fammi spazio» gli intima senza troppa grazia, praticamente infilandosi tra le sue gambe con la schiena che cerca di mettersi a spingere via il polpaccio sinistro, mentre si posiziona a fronteggiare il gesso lateralmente. Acchiappa un pennarello arancione e gli leva il tappo con un piccolo *pop* accompagnato da un mordere di labbro inferiore «Bene.» eppure il tono non lascia presagire niente di buono : "Tanto tempo fa, nella contea di Wallace, viveva un giovane, sempre triste perchè non riusciva a vivere la vita tranquilla che facevano i ragazzi come lui nel villaggio. Gli amici parlavano di grano che matura, del raccolto di mele e della pesca più o meno abbondante, mentre lui sognava solo di poter affrontare anche solo un nemico, per poter dimostrare a loro, ma soprattutto a se stesso, di non esser nato per fare il contadino". Wallace scarta il proprio regalo, con quei boccini che schizzano qui e lì con velocità, fuggendo ai suoi gesti, per rivelare quello che è un grosso libro rilegato a mano in pelle di Drago, marrone, dagli angoli rinforzati da lamelle in ottone, e chiuso con un gancetto in ottone a sua volta. Pergamena con fili dorati, è ciò che compone le pagine, simile alla carta da lettere che solitamene invia lei stessa «Spero ti piaccia...» si ferma a mezz`aria con il pennarello, guardandolo da sotto in su leggermente imbarazzata «E` per scriverci le tue storie, così non le dimentichi e poi magari posso rileggerle anche io. Così non ti scordi del fratello della giornalista morta, quello che faceva il prete.» e se qualcuno, oltre a lei ed a Cadel, fosse riuscito a capirci qualcosa, sarebbe un dannatissimo genio. Chiude il pennarello arancione, afferrandone un blu ed aprendolo, pronta a continuare le sue scritte sul gesso, dopo aver guardato estasiata i regali altrui «Questa maglietta è un bombàrda, Lance!» esclamerebbe, sbirciando poi il regalo di Rebecca e quello di William. Il fatto che siano tutti così azzeccati, non hanno assolutamente niente a che vedere con lei. Nonnò.
C: Non si è accorto della Divina Commedia che sta prendendo forma sul suo gesso «Ehi ma…» si piega, ma vede solo lettere quindi si raddrizza sperando non siano oscenità. In ogni caso è troppo tardi. Scarta anche il regalo di Merrow e questa volta lo apre con ancora più attenzione sfogliando le pagine bianche prima di farsi sfuggire un «E’ troppo bello per le mie storie…» che lo fa tornare il ragazzino insicuro di sempre. Poi torna la nonna e offre la merenda a tutti e i ragazzi potranno rimanere a loro piacimento quanto desiderano prima che Cadel li saluti dalla porta su una zampa come le gru e Poldo si compiaccia di come finalmente non ci sia più odore di gatto in giro.
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merrowloghain · 4 years
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19.08.76
La frase che prende a scrivere è "Under the Weather", ma lì si blocca come se non avesse altro da aggiungere di colpo. (...)
L`umidità della sua punta viene sfruttata fino all`ultimo, una tecnica di scrittura non proprio delicata o affinata. Sicuramente non è uno di quelli che possono vantare una bella calligrafia fra le proprie capacità. Tuttavia, scrive ancora "Down To Earth", prendendosi tutto il tempo necessario per farlo. Come se non vi fosse effettivamente un filo logico seguito da egli stesso. (...)
Perchè prende a scrivere dell`altro sul foglio, cambiando radicalmente espressione: si fa serio, medtabondo, preoccupato. "The Bridge is falling down, but.." verga ancora, mandando giù un po` di saliva e riponendo il pennino per raddrizzarsi con la schiena e stiracchiarsi.
Questa volta legge ciò che scrive, soffermandosi un poco sulla frase che lui crea, subendo quel voltarsi nei suoi confronti con la "resting-bitch-face" altrui a darle potenzialmente l`informazione che forse la dovrebbe piantare d`essere così indiscreta. Ma niente. La Loghain se ne sbatte altamente. E` con una calma innaturale, con movimenti fluidi ma letargici, che paiono usciti direttamente da un sogno, che lei scosta la destra dal boccale, non avendo minimamente toccato la sua bevanda, per allungare l`indice in direzione dell`inchiostro. Se l`altro non si opponesse al suo gesto, quindi, picchietterebbe quel dito lungo come la zampa di un`Acromantula albina, sotto quel "But", come a volergli far intendere che sia importante, che quella sia una svolta, per infine virare proprio sulle tre lettere e tentare d`imprimerci forte il polpastrello, in uno sbavare d`inchiostro che porterebbe la sua firma ad impronta digitale, e che cancellerebbe quella congiunzione semplicemente con una breve e naturale dimostrazione della propria esistenza.  (...)
Segue con le iridi ambrate il percorso dell`indice di lei, senza dare l`impressione di volerla fermare. La lascia fare, rimanendo immobile e pacifico come un panda piazzato lì ed incapace di lasciarsi scuotere da tali piccolezze. La sbavatura sul foglio, la cancellazione parziale di quelle tre lettere, non hanno su di lui l`effetto che probabilmente avrebbero su molti altri soggetti meno pazienti. Perché poco dopo torna a fissarla senza smettere quell`espressione di mesta ma bonaria calma. «Ora non è più una variabile.»
Non replica, non gli dona altre parole, piuttosto concentrandosi su quel gesto che seppur casuale, ora che lui la fissa constatando l`uragano che si è abbattuto su quella che no, ora non è più una variabile. Resta a guardarlo con il viso che pare trasudare una solennità al proprio gesto che accompagna quel ritirare d`indice, a fargli comprendere che si, è stato intenzionale, e che ora il corso di qualunque flusso di pensieri lui stesse seguendo, lei l`ha in qualche modo intuito, seppur non comprendendone affatto la natura, decidendo d`apporre quella catastrofica diga al mare di possibilità che si sarebbero profilate dopo un semplice "But". Il ponte crolla. Punto. Senza possibilità d`intervento, senza poter scampare all`inevitabilità della cosa. E tu devi farci i conti. Ecco cosa cerca di comunicargli, in un`espressione che per la prima volta s`apre a lui in quel susseguirsi di pensieri che si riflettono sui tratti affilati del volto.  
«Mi ricordi molto una persona.»
  «Anche tu.»  «Più di una.»
Lentamente, non appena la mano grande di lui si ritrae, scivolandole via dalla pelle, le muoverebbe la destra, per rispondere a quella sua ultima domanda in un afferrare di piuma che la vede intingere appena nel calamaio, prima di scrivere sulla pergamena da lui utilizzata: Merrow Loghain. Under the Weather Down to Earth the Bridge is falling down, Merrow Loghain. «Scrivimi.» ultima cosa, in un appoggiare di piuma sotto quella propria scrittura corsiva ed elegante, nella sua nevrotica peculiarità aguzza ed inclinazione verso destra.
Non senza rivolgere occhiate incuriosite a quanto vergato da ella stessa sul foglio. Come fa ogni volta in cui non fa altro al di fuori dello scrutare, l`espressione neutra che gli si dipinge in viso richiama alla più totale indolenza. Alle volte dà l`impressione di essere uno di quelli che sanno di sapere sempre qualcosa che tu non sai. La lascia scivolare via senza che ci si sprechi in saluti o sciocche consuetudini, tornando a ruotare col bacino in favore del Bancone e poggiando entrambi i gomiti sui due lati del foglio di carta. Gli avambracci si incrociano poco sotto di esso. Un mezzo sorriso gli sfugge, mentre altra aria viene sbuffata fuori dal naso. «Mpfh...» Le mani salgono nuovamente, avvicinandosi alle tempie per riprendere a massaggiarle. «..magari fosse così facile, Merrow.»
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merrowloghain · 4 years
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04.08.76 Concerto degli Hobgoblins + Rune!Spoor - Data di Londra
Non commenta però, rifuggendo come l`animale asociale qual`è, lasciando solo che la sinistra scivoli sulla schiena di Eleanor come ad avvisarla del suo movimento. Coglie quei due secondi in più che Philip le dedica con il suo sguardo, ricambiandolo con una silenziosa occhiata pari alla curiosità d`un felino che passa sotto il naso in uno sfiorare di coda invitante, con un leggero ghignetto che sembra soltanto un miraggio. Andrebbe in direzione del banchetto, cercando di scroccarsi da sola la sua birra illegale, dato l`aspetto non proprio da minorenne che ha quella sera, prima di tirare fuori dalla tasca un babbanissimo accendino, infilato nel pacchetto di Merlino`s che si teneva tutto schiacciato nella tasca avanti dei pantaloncini in pelle. E` una sigaretta un poco sghemba che tira fuori, portandola alle labbra con l`indice ed il medio mancini, mentre la destra cercherebbe d`accenderla proprio come le hanno mostrato. Si vede che non ha dimestichezza con quegli strumenti babbani, ma la Traccia non lascia scampo a chi come loro (?) deve aspettare un po` per poter fare magie fuori dal Castello. Si appoggerebbe ad una delle uscite del backstage, sperando di non venir rimproverata per il fumo blu-lillà che le esce dalla sigaretta, da cui prende una prima boccata, nemmeno fosse il primo respiro dopo minuti d`apnea. Polmoni aperti per tutta quell`attività fisica da concerto, e mandorla amara come gusto mentre si siederebbe con la schiena allo stipite, sotto l`arco dell`uscita, con la sua bibita, birra o meno, tra le cosce, con gli anfibi a protezione.
(...) non si fa il minimo problema ad avvicinarsi a Merrow, e non per rimproverarle da bere o da fumare. Anzi « Che te ne scappa una in più? » domandando quindi una sigaretta in un cenno, la sinistra a scavare nella tasca posteriore dei jeans. Magicamente estesa, tira fuori un pacchetto di fiammiferi che riesce comunque ad apparire ammaccato. Nero, delle rune in movimento sul fronte « Facciamo scambio. » decreta il baratto. Fiammiferi per una sigaretta. « Così magari non finirai ad attivarti la Traccia per stare dietro alle babbanate. » dando a intendere di aver notato il breve litigio con l`accendino e aver fatto due più due con l`assenza di incanti utili. Ma come detto, non è un suo problema.
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La destra tiene la sigaretta accesa, prima che un paio di scarpe simili alle proprie entrino nella sua visuale. Alza lo sguardo chiaro lentamente, contornato da quel trucco scuro che fa risaltare le iridi grigie come due biglie lucide sul volto spigoloso: incrocia il cenno di Aodh e si blocca ad osservarne le mani che le chiedono la sigaretta, per qualche secondo in più. Nessun apparente reazione, prima di riportare la Merlino`s alle labbra, bloccandola li a penzolare, con una cenere particolarmente pericolante, mentre sfila con le dita anellate ed affusolate, ciò che lui le ha chiesto in cambio di quel fiammifero runico che le rapisce tutta l`attenzione. Gli porge quindi la sigaretta, rimanendo sempre seduta a terra, aspettando che lui la prenda prima di far virare la mancina in direzione della sua parte del baratto per infilare il fiammifero nel pacchetto «E` una rottura di bolidi. Inutile come un magicondom bucato.» come scusa? «La Traccia.» specifica subito dopo, mentre il volto dal basso verso l`alto continua a cercare quello di Aodh, forse dimentica della presenza di Eleanor al suo fianco. Un cenno del mento è il suo unico invito in direzione del Serpeverde, come a prendere posto con loro sull`altro capo dello stipite della porta. Angolino fumatori, mentre lei si libera della cenere con un flick casuale oltre la porta, le unghie smaltate di nero ad accentuare il gesto, con la mancina che raggiunge il bicchiere di birra e finalmente le fa concedere il primo grande sorso. Una sete da lupi, anche se del rossetto scuro non vi è traccia nè sulla sigaretta, nè viene lasciato sul vetro.
E:«Da quando te la fai con le minorenni?» intrecciando il suo percorso con quello di Aodh dato che se lui scrocca il fumo ed elargisce regali fiammeggianti, la McLeod pensa a dissetare con bevande illegali. Ride e ammicca vistosamente. «I giovani d`oggi...» in risposta al commento di Grannie, manco loro fossero già pronte per i cantieri. «Lasciamoli da soli.» ridacchia, occhieggiando prima Merr e poi Aodh per quella rapida ammiccatina mentre passa loro davanti per seguire Alika e Grannie all`esterno.
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merrowloghain · 4 years
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31.07.76
« Ti innervosisco? »
(...) finisce per donargli un lungo sguardo penetrante, prima di allungare la destra e tentare semplicemente di sfilargli gli occhiali di dosso. Qualora ci fosse riuscita, si limiterebbe a chiuderli ed appenderglieli alla scollatura della maglietta, cercando con prepotenza quelle iridi così chiare da poter risultare imperturbabili «Mi innervosivi, parecchio.» 
«Ora sto solo perdendo interesse.»
«Lo capisci, vero? Anche uno come te riesce a capire qualcosa di così semplice e primordiale.» continua con la voce che si fa morbida ma non accondiscendente «E la cosa come ti fa sentire?» (...) Come ti senti, Xavier?
Ma lei arriva, con una mano che si avvicina al proprio volto e lui, da dietro le lenti, la osserva, prima di capirne i suoi movimenti e perdendo completamente la visione perfetta e scura di quella lente. Strizza rapidamente gli occhi prima di abituarsi alla luce del sole. Le iridi cristalline finiscono così su di lei, passando per il suo collo libero, prima di arrivare sul suo volto, in maniera piuttosto lenta e moderata. Occhi che si fermano nei suoi, studiandone quella tranquillità altrui, ricercandone quell’innervosire e perdita di interesse di cui parla. « Non posso farti perdere l’interesse e innervosire nello stesso tempo. » inclinando appena il capo, inumidendosi le labbra per catturarne gli ultimi residui del gelato. «Bene.» mi fa sentire bene. Freddo, rapido, veloce nelle risposte. Distante e irraggiungibile nello sguardo che rimane fermo su di lei. «Rimettimi gli occhiali. »
Lo raggiunge solo per sfilargli delicatamente quella palizzata dietro la quale si nascondeva, rendendogli nudo lo sguardo, ma che altro non è che l`ennesima barriera. L`osserva sbattere gli occhi, lasciandolo scivolare con l`attenzione prima di ricevere in cambio quell`occhiata di ricerca, facendogli trovare proprio questo: iridi non più brillanti nei suoi confronti, dove quella brace che vi ardeva ogni qual volta che le raggiungeva il volto pare essere stata seppellita da chili d`indifferenza che lui le ha dedicato, cattiverie, distanza, il tutto condito dal perenne alzare di bacchetta nei propri confronti. C`è tutto, restituito come si farebbe con una bancherella di cose usate: tutto esposto, rovinato e svalutato, sotto il sole di Diagon Alley «Mi innervosiVI» calca nuovamente su quel passato, scuotendo il capo rassegnata, sentendo quel "bene" come ciliegina sulla torta di merda che sta mangiando a causa sua, da anni «Rimettiteli da solo.» stronzo.
Osserva il suo guardo distante, poi, una volta che i suoi occhiali sono stati posizionati nel collo di quella maglia a V, ritrovandosi a rimanere in silenzio inumidendosi semplicemente le labbra e non si limita nemmeno a nascondere quel sorriso che incomincia a comparire sulle labbra; da vero faccia da schiaffi. E quando lei fa la divah riprendendo a camminare con stizza, lui rimane fermo, raggiungendo i propri occhiali da sole, infilandoli lentamente dietro le orecchie, guardandosi intorno come alla ricerca di qualcuno. Lascia passare del tempo, prima di riportare lo sguardo sulle spalle di lei, in quella camminata che lei ha scelto di avere e in quell’indifferenza che sceglie di dargli, facendo un sospiro e riprendendo solo dopo a camminare, per puntare al Quidditch shop che sia nella stessa direzione o no, non gli importa; quanto più interessarsi ad altro.
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merrowloghain · 4 years
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16.07.76
« Il baule di mio padre è in soffitta » e lui non è in grado di arrivarci in quel momento.
« Oh » quando lui nomina il baule del padre « Vuoi che vada a prenderti qualcosa da quello? Magari per tua nonna è difficile andare in soffitta. » si offre, scostandosi con un colpo di reni dalla scrivania per andargli incontro, continuando a fissarlo in maniera decisamente più interessata, come se tentasse di comprendere qualcosa che le sfugge.
Gli fa un po’ strano vederla in camera sua perché è una situazione che non si sarebbe mai aspettato. (...)  « dicevo per te... magari ti fa strano stare in mezzo solo a cose babbane... » sta ipotizzando con gli occhi bassi ma poi li rialza verso di lei che si avvicina e incrocia il suo sguardo. Gli occhi nocciola sono interrogativi di fronte alla sua curiosità.
“You run, you're free, you climb endless trees, you reignite You growl, you howl, you show your teeth You bite, it's alright” 
Lo ascolta e l'espressione le si addolcisce suo malgrado, a quell'accortezza che non si era aspettata « No, tranquillo non serve. Mi piace qui.. » e le piace davvero, a giudicare da come si guarda attorno con un piccolo sorriso (...)    « Come ti senti, ora che hai fatto tredici anni? » una piccolissima pausa, prima d'occhieggiare il suo letto « Posso sedermi? »
La domanda lo lascia stupito e la guarda con le sue occhiaie da paura « come ieri che ne avevo dodici » con l’espressione di “che doveva succedere?”.  Annuisce: certo che può sedersi.
Si avvia verso il letto, sedendosi con strana circospezione e rispetto, il materasso che s'inclina poco sotto il suo esile peso « Però non ne hai più dodici » commenta con un sorriso asimmetrico ma meno crudo del solito, invitandolo con un piccolo *pat pat* a prendere posto accanto a sè « Spero che per settembre qualche storia l'avrai scritta... » (...)  occhi che tornano su di lui « Io lo so che ti sembro matta... » che grande premessa « ma a me sembri stranamente più grande » mormora piano. 
« No » conferma che non ha più dodici anni e con le stampelle fa qualche passo avanti fino a trovarlo in piedi di fronte a lei. Non ha capito bene il senso di rimarcare questa cosa e aggrotta appena la fronte. Si avvicina e di nuovo posa le stampelle da un lato prima di sedersi, facendo un tonfo e facendo oscillare il materasso, accanto a lei. « Beh ho tempo » riguardo alle storie anche se questa affermazione denota che non l'abbia ancora iniziata. (...)  Alla sua ultima affermazione, la squadra un secondo, ma non dice niente: lui non si sente più grande.
“Just say no more, use your eyes, the world goes and flutters by Use your eyes, you'll know you are”
Lui la squadra e lei lo scruta, in un attimo di silenzio che dura qualche secondo prima che lei semplicemente si lasci cadere all'indietro, sfiorando di pochissimo il muro con la testa e schivando miracolosamente un trauma cranico. Sospira pesantemente e lo guarda piegata così, con le gambe ancora oltre il fianco del letto « Cadel... ti andrebbe... » e come glielo chiede? « Uhm... cioè io sarei, questa sera.. tipo.. libera. Ti va se.. magari.. » si mordicchia l'interno della guancia destra « Dormissi qui? » Spara fuori velocissima. Lo guarda e cautamente spiega « Non deve saperlo per forza nessuno... posso passare più tardi, farmi accompagnare da Pak ed andare via la mattina presto sempre non vista.. » sembra quasi una richiesta che una proposta. S'ammutolisce, tesa mentre aspetta una risposta.
“Wild be my boy, you burn so bright, till you illuminate One day you're out, you give up the fight, you slow down heart-rate” 
La vede cadere e lo sguardo di morte per un secondo si intensifica perché di craniate ne ha prese varie bel corso degli anni. Però va tutto bene e lui si rasserena. All’ultima richiesta comincia ad aggrottare la fronte perché pensa che gli stia per chiedere di fare due passi cosa che, ovviamente, non è fattibile. Alla sparata sgrana gli occhi, un attimo di terrore che passa nei suoi occhi. « È un letto singolo » le fa notare semplicemente. Non è come quelli ampi di Hogwarts. Sente il tono da richiesta e infatti l’espressione mortifera rimane « io non... posso » abbassa lo sguardo poi lo rialza « dormo con la porta aperta » spiega e sottintende che sua nonna entra in camera sua a piacimento.
« Ho anche un'altra sorpresa per te.. ma è a scuola, dovrai aspettare » mormora guardandolo di sottecchi, dopo aver evitato la morte con quel lanciarsi all'indietro senza fortunatamente prendere il muro. Lo guarda farsi dubbioso al suo tentennante domandare, ed al notare il terrore nei suoi occhi, a lei si corruccia appena la fronte « Dici che non ci stiamo? » ed è con un tranquillissimo susseguirsi di gesti, e tono privo di malizia alcuna, che si sfila gli anfibi, punta che preme sul calcagno, per farli ricadere con un tonfo sordo a terra, rialzandosi a sedere solo il tempo che basta, per poter strisciare sul lenzuolo con il fondoschiena, sospingendosi con i piedi protetti da calzini grigi in cotone a fantasmino, fino a stendersi di nuovo ora con la testa sul cuscino « Se mi metto così... » ed eccola assumere la solita posa a coltello che ha quando dorme, finendo con la schiena al muro e schiacciandosi un po' verso esso « tu non hai spazio per il ge- » ma s'interrompe a quel "non posso" che le fa morire la voce in gola, assieme alle buone intenzioni. Fissa la porta come se fosse il nemico numero uno, con un assottigliarsi leggero di sguardo ferale, che include anche la lontana figura di Poldo-protettore-dell'Ade « E.. il fatto che tu abbia compiuto tredici anni non è una buona scusa per cominciare a chiuderla? » Domanda sinceramente curiosa, ma con voce pacata e calma, a chiaro intento di non voler forzare eventuali decisioni. Lo guarda, le braccia puntellate all'indietro ed il busto inclinato, sollevato dal materasso.
“We all grow old, use your life, the world goes and flutters by Use your life, you'll know you are” 
Alza lo sguardo alla sorpresa, ma è a scuola e non dice nulla. L’argomento diventa quel lettino e lui tentenna alla prima domanda. Non è quello il punto, la strettezza del letto, ma quello che con ogni evidenza viene fuori dopo che lei ha anche fatto delle efficaci prove. A sguardo basso le dice che non può, poi si colta di nuovo cercando il suo viso. Non risponde alla sua domanda portando di nuovo gli occhi nocciola alla porta. Dopo altri secondi aggiunge « il signor Pak fa pop » ed è un gentilissimo, ma improrogabile “no”.
“Electricity wires are down, rainbow colours fade into brown I dreamt your smile was shifting for good Courageous boy, now you are gone”
Segue il suo sguardo alla porta, ed è solo all'ultimo commento, che lentamente scivolerebbe via, verso il bordo del materasso, infilandosi gli anfibi nuovamente « Spero non sia un problema quando ti mando le lettere...» commenta piano ma senza più guardarlo, rimettendosi in piedi con movimenti fluidi « Beh » ed ora un po' d'imbarazzo c'è « scusa se ci siamo auto-invitati » il profumo che porta resta come un'ombra invisibile sul letto che lei ha abbandonato « e se sono stata insistente. » conclude con un piccolo sorriso privo d'allegria « Saluto tua nonna uscendo, ok? Così non pensa che siamo spariti. » certo gli altri saranno persino sulla via di casa Knight, ma lei non pare preoccupata « Tanti auguri ancora, Cadel » ultimo sguardo che si solleva su di lui, un'espressione più affettuosa, nonostante il sorriso sghembo, prima d'avviarsi verso la porta, a fare un salutino a Poldo-protettore-dell'onore-dei-mezzi-maghi. 
« Nono » conferma « di giorno c’è ... rumore » ma l’ultima parola si confonde nel nulla e viene detta quasi sottovoce. « Nono » ripete ed ora diventa strano perché è già almeno la terza volta che lo dice « Mi ha fatto piacere » . Non ha la forza di negare alla sua insistenza e si limita a scuotere la testa prima di annuire al fatto che saluti la nonna « le farà piacere » . Prende le stampelle e la ringrazia un’altra volta mentre si alza dal letto. La osserva carezzare Poldo e la segue con quello strano procedere fino alla porta scendendo di nuovo le scale. Le aprirà poi la porta d’ingresso e la osserverà andare via desiderando ardentemente che, come sempre, non gli dia ascolto e compaia con Pak nel cuore della notte anche se, sa che, non succederà.
“And run faster, yet have no place to go Your spirit still burns, it's now a ghost sun You are Alive”
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