Capitolo 2
Castalia aprì gli occhi a fatica, guardandosi attorno. Era sdraiata su un pagliericcio. Si mise a sedere, la testa che le girava, le budella che sembravano essere in fiamme. “Caleb.”
Un ronzio insistente alle orecchie le impediva di pensare lucidamente, ma trovare Caleb era importante.
Si mise in piedi barcollando e a passi incerti raggiunse Lanaya, che sedeva sotto un albero poco lontano da lei.
«Castalia sei sveglia, devi avere gli Dei dalla tua parte!» La salutò calorosamente. «Eravamo tutti preoccupati per te, come ti senti?»
«Caleb. Dov'è?» La interruppe lei.
L'altra esibì un'espressione preoccupata. «Non lo sappiamo. Lo straniero che ti ha portata qui ha detto di non averlo visto da nessuna parte.»
«Straniero?»
«Si… credo sia un Venator, è lui che ti ha riportata qui due giorni fa... Davvero non ricordi?»
«Due giorni?!» Esalò Castalia, sconvolta. «Due giorni che non sapete dov'è Caleb, e nessuno è ancora andato a cercarlo?!» Un giramento di testa la prese alla sprovvista, facendola barcollare.
Lanaya fece per afferrarla, ma lei si scostò in malo modo. «La maggior parte dei nostri cacciatori sono fuori a cercarlo, ma quel Venator non ci ha detto dov'è la caverna dove ti ha trovata. Dice che il suo codice glielo impedisce.»
Castalia lo ignorò, non le interessava sapere nulla su quel Venator, voleva solo accertarsi che Caleb fosse vivo.
«In ogni caso, tua Madre ha detto che voleva parlarti, appena ti fossi svegliata, vado a chiamarla. Siediti.» Continuò Lanaya, allontanandosi poi in tutta fretta e tornando con la Somma Madre.
Castalia aveva camminato avanti e indietro per tutto il tempo, incapace di sedersi e in preda all'ansia.
«Vedo che stai meglio. Siamo stati fortunati che Rylan ti abbia trovato. È stato difficile persino per la mia magia liberarti da qualsiasi cosa fosse quell'oscurità, sembrava succhiarti via la vita.»
«Quindi, qualunque cosa sia, potrebbe aver preso anche Caleb?» Chiese Castalia, un nodo alla gola.
«Se ha incontrato la stessa entità, sì. Il Venator dice di averti trovata all'esterno di una caverna, già colpita dal male. Quel tipo pensa che ci potrebbero essere stati dei Risvegliati, in quelle caverne... è vero?» Le chiese la donna.
Castalia scosse la testa. «Ricordo solo la sfera Madre.» Rispose.
«Una sfera? Una sfera ha fatto tutto ciò? Non ne ho mai sentito parlare, in tutte le mie ricerche.» Sospirò. «Speravo di ottenere delle risposte, ma a quanto pare le domande aumentano. E Caleb è ancora scomparso, e la sua vita è più importante di qualsiasi artefatto. Se è stato infettato nello stesso modo in cui sei stata colpita tu, è in gravi condizioni. Rylan è tornato alla caverna per cercare i Risvegliati, ma non possiamo contare solo su di lui per ritrovare uno dei nostri.»
«Andrò io. So dov'è, e Caleb...» La interruppe Castalia, bloccandosi subito. Anche solo pensare che gli fosse capitato qualcosa era doloroso.
«Ti sei ripresa abbastanza?» Le chiese la Somma Madre.
La ragazza cercò di apparire più risoluta possibile. «Sto bene Madre. E sono l'unica qui a sapere dov'è la caverna. E se fosse successo qualcosa a Caleb...» Inspirò profondamente, ricacciando indietro le lacrime. «Devo trovarlo, Madre, lui lo farebbe per me....»
La donna accennò un sorriso stanco. «Molto bene. Ho dato ordine al clan di preparare i bagagli, partiremo verso le montagne, è tempo di spostarci Castalia. Porta Merril con te, andate in queste rovine e trovate Caleb, se potete.»
Castalia annuì, per poi allontanarsi senza aggiungere altro.
Lanaya la rincorse. «Castalia!»
Lei non si fermò neanche. «Sì?»
«Stai andando a cercare Caleb? Vengo con te.» Annunciò la ragazza. Era una cacciatrice esperta, e avere un’altra spada su cui contare le faceva sicuramente comodo. Castalia la ringraziò, mentre andavano a recuperare Merril.
Sulla strada, incontrarono Junar, un altro dei cacciatori, e un Druido che Castalia non aveva mai visto prima. Aveva il viso pulito, non portava alcuna pittura, tuttavia sembrava avere più o meno la stessa età della ragazza.
«Sono contento che ti sia ripresa!» La salutò Junar. «Non eri qua quando Damien è arrivato, vero?» Indicò il ragazzo di fianco, che arrossì leggermente, salutandola a sua volta. «Damien, è arrivato qualche giorno fa da una delle città qui vicino...»
«Scusate, ma ora proprio non mi interessa.» Lo interruppe sgarbatamente Castalia, proseguendo per la sua strada. Che qualche abitante di città si fosse rifugiato dal Clan non era una novità, ma la maggior parte di essi tendevano a non durare a lungo. Non erano cacciatori, addestrati da una vita e cresciuti nella foresta. Non come lei, o Caleb.
Caleb era forte, e scaltro, se la sarebbe cavata.
Raggiunsero Merrill, che li aspettava già pronta al limitare dell'accampamento.
«Come apprendista della Somma Madre, potrei scovare qualcosa che vi è sfuggito. In ogni caso, l'obbiettivo primario è trovare Caleb.» Li rassicurò la maga, mentre si dirigevano verso le rovine.
La foresta sembrava più cupa e ostile del solito, mentre i tre la attraversavano.
Improvvisamente, Castalia si accorse di qualcosa tra la boscaglia. Tese le orecchie, facendo segno agli altri di stare in allerta e preparare le armi. Merrill sfoderò il suo bastone magico, mentre Lanaya impugnava il suo arco.
Castalia si avvicinò furtivamente alla creatura: più bassa e tozza di lei, aveva però forma umana. Senza chiedersi cosa fosse, partì alla carica, cogliendola di sorpresa e disarmandola con un fendente preciso. Lanaya scagliò due frecce, una colpì l’cchio destro della creatura, l’altra il torace.
Il mostro cadde a terra morto.
Si fermarono ad esaminarla: di familiare, a parte avere due braccia, due gambe e una testa, non aveva altro. La testa era deforme, con denti appuntiti che uscivano dalla bocca e la faccia contorta in un ghigno malevolo, la pelle che sembrava essere stata fusa con dei pezzi di metallo inchiodati al cranio. Un'accozzaglia di pezzi di materiale e foggia diversi componevano l'armatura leggera, ricoperta da spuntoni di metallo aguzzo. L'arma, una spada dall'aria sinistra, era stata chiaramente assemblata rozzamente, e sembrava più un coltellaccio da macello che una spada vera e propria.
«Cos'è questa cosa? Un Risvegliato?» Chiese Merrill, chiaramente turbata.
«Non ne ho idea. In ogni caso, se ce ne sono altri, dobbiamo muoverci. Caleb potrebbe essere in pericolo.» Rispose bruscamente Castalia, rimettendosi in cammino e affrettando il passo. I ragni giganti erano una cosa, ma Risvegliati? Non erano addestrati a combattere quella roba. Dovevano trovare Caleb e andarsene da lì il prima possibile.
Prima di raggiungere la rovina, incontrarono altre due di quelle creature, che eliminarono velocemente, seppur con qualche difficoltà. Castalia si rese conto che, nonostante fingesse di essersi ripresa, sentiva le gambe molli e le mani che reggevano la spada le tremavano leggermente.
Entrarono nella caverna, Merrill che si guardava intorno stranita. «Interessante.»
Castalia decise di ignorarla, mentre quella continuava ad analizzare le rovine.
«Dobbiamo trovare Caleb. O quel che resta di lui, dubito che sia ancora vivo, con quei mostri in giro...» Sentì dire da Lanaya.
Castalia si girò di scatto, fronteggiandola, furente. La superava di mezza testa. «Stai zitta. Non puoi saperlo.» Ringhiò, guardandola dritta negli occhi.
L'altra sembrò rendersi conto delle sue parole, perché chinò la testa in segno di scuse. «Mi dispiace, hai ragione. Scusa.»
«Non perdiamo altro tempo.» Dichiarò Castalia, voltandosi e ricominciando a camminare, la spada tenuta davanti a sé. Avrebbe ritrovato Caleb, non importava se avesse dovuto affrontare tutti i Risvegliati dell’Oblio.
Si inoltrarono tra i corridoi, ripercorrendo la strada che lei e Caleb avevano fatto due giorni prima. Incontrarono piccoli gruppi di quei mostri, ma riuscirono in qualche modo a cavarsela, anche e soprattutto grazie agli incantesimi di Merrill. Finalmente, raggiunsero la stanza che conteneva la sfera. Entrarono, sorpresi di trovarci già qualcuno.
Castalia provò una stretta al cuore, realizzando che la figura non era Caleb, bensì un umano.
«Ah, sentivo qualcuno combattere contro i Risvegliati. Tu sei la giovane Druida che ho trovato nella foresta, vero? La figlia di Almanna. Sono sorpreso di trovarti già guarita.» La salutò quello.
«Non ho idea di chi tu sia.» Lo squadrò guardinga.
«Anche se non ti avesse salvato la vita, un Venator merita rispetto.» La redarguì Lanaya.
Merrill abbassò il capo in segno di rispetto.
Castalia provò un moto di stizza nei confronti delle compagne. Poteva anche essere la Divina in persona, non le importava un bel nulla.
Prima che potesse ribattere, il Venator la interruppe, alzando una mano. «Non mi devi niente. Era mio dovere riportare al clan uno dei suoi cacciatori feriti, i Venator e i Druidi sono alleati da lungo tempo.»
«Stiamo cercando Caleb, il nostro compagno.» Tagliò corto Castalia, che non aveva alcuna intenzione di perdere tempo a parlare con Venator di cose futili. «Ero qui con lui, ha toccato la sfera e poi...» Restò in silenzio, incerta su cosa fosse realmente accaduto.
«La Sfera è un manufatto Nephilim, attira i Risvegliati. I Venator hanno trovato altre sfere prima d'ora, si crede che fossero usati dagli antichi per comunicare. Col passare del tempo, alcuni si ruppero, restando contaminate dalla stessa corruzione che ha ucciso i Nephilim. Se Caleb ha toccato la sfera, deve averla fatta uscire. È questo che ti ha infettato, e sicuramente ha infettato anche lui.» Spiegò l'uomo.
Castalia ascoltò attentamente. Qualcosa non le tornava, ma questa “corruzione” avrebbe spiegato il perché si sentisse così debole, nonostante le cure dei guaritori del Clan. «Quindi, ho contratto una malattia.»
Rylan annuì gravemente. «So che puoi sentirla dentro di te. Le cure sono solo temporanee, posso sentire come si stia diffondendo. E fintantoché questa sfera esiste, potrà infettare altri.»
La ragazza rimase in silenzio. Probabilmente, quello che l'uomo stava dicendo era la verità.
«Per ora, dobbiamo occuparci della sfera.» Sentenziò Rylan, estraendo uno dei due pugnali che portava sulle spalle e voltandosi verso l'artefatto. Sferrò con forza un colpo, mandando il vetro in frantumi, sprigionando un'energia che Castalia non seppe identificare. «Andiamocene, devo parlare con la Somma Madre riguardo ad una cura per te...» Disse l'uomo.
«E Caleb?!» Sbottò lei, furente.
«Non c'è nulla che possiamo fare per lui.» Rispose stoico l'altro.
«Non vado da nessuna parte senza di lui!» Urlò Castalia, furiosa. Che il Venator se ne andasse, non aveva bisogno né di lui né della sua cura. «Fen'Harel ma halam, shemlen, sei libero di andartene!» Si spostò di lato, per permettergli di levarsi di torno.
Lui restò impassibile di fronte al suo scoppio di collera. «Sarò chiaro: non c'è nulla che puoi fare per lui. Sono passati tre giorni da quando è stato infettato, senza che fosse curato. Tu sei sopravvissuta grazie alle cure della vostra Somma Madre, e alla tua volontà. Ma Caleb, non ha speranza. Devi fidarti di me.»
Castalia perse definitivamente le staffe. «Fidarmi?! Non ho alcuna intenzione di abbandonarlo, dovessi affrontare un centinaio di quei Risvegliati!» Fece due passi verso l'uomo, incurante del fatto che fosse molto più in alto di lei, più grosso e sicuramente più avvezzo al combattimento. «Non me ne frega nulla se morirò entro qualche giorno, non abbandonerò Caleb. E la tua fiducia te la puoi anche ficcare nel…»
«Castalia!» La interruppe Lanaya.
«Non intrometterti!» Le urlò lei, girandosi di scatto a fronteggiarla.
La guardavano come se fosse impazzita. Da Merrill se lo aspettava e degli estranei non c'era da fidarsi... ma Lanaya?! Guardò negli occhi quest'ultima, quasi implorandolo. «Non puoi pensarla come loro. Non puoi abbandonare il tuo migliore amico.»
Lanaya sfuggi al contatto visivo, abbassando lo sguardo. «Castalia... se è davvero la corruzione dei Risvegliati, credo che il Venator abbia ragione. Non c'è niente da fare per lui.»
La ragazza dovette trattenere le lacrime che le pungevano gli occhi. Come potevano tradirla in questo modo? Come potevano abbandonare Caleb ad un destino così orrendo? Scosse la testa. «Avremmo almeno dovuto trovare il corpo.»
«I Risvegliati l'avranno portato via.» Disse Rylan. Il suo tono era quasi dolce, come se stesse assecondando i capricci di un bambino. Castalia sentiva montare ancora di più la rabbia, verso di lui, verso i suoi cosiddetti amici, soprattutto verso sé stessa. Era tutta colpa sua.
La verità la colpì come un macigno: era colpa sua. Avrebbe potuto fermare Caleb, dirgli di tornare indietro, supplicarlo, convincerlo in qualche modo. E invece aveva creduto di poter affrontare qualsiasi cosa si nascondesse in quelle rovine. Si era lasciata convincere dal compagno, e ora era lui ad averne pagato le conseguenze, e lei ad essere rimasta sola.
Strinse i pugni, lasciandosi sfuggire un singhiozzo, le braccia rigide lungo il corpo. Abbassò lo sguardo, in segno di resa.
«D'accordo.» Acconsentì, guardando in basso verso il pavimento, i pezzi di vetro della sfera sparsi per la stanza, ora innocui. Gli altri la precedettero verso l'uscita. Merrill fece per avvicinarsi a lei ad un certo punto, ma qualcosa la fece desistere.
Raggiunsero l'accampamento dei Druidi senza problemi, anche se Castalia si rifiutò di estrarre la spada per combattere contro i Risvegliati che incontrarono lungo la strada.
«Siete tornati, è un sollievo.» Li accolse la Somma Madre. «Rylan, non mi aspettavo di rivederti così presto.» La donna li scrutò, un'espressione affranta in volto.
«Non mi aspettavo nemmeno io di essere di ritorno a breve, Almanna.» La saluto Rylan.
«Avete notizie di Caleb?» Chiese.
Castalia non rispose, restando in silenzio a fissare l'erba. Se si fossero messi subito alla sua ricerca, se quel Venator non avesse tenuto nascosto il luogo dove si trovavano le rovine, forse qualcuno dei cacciatori avrebbe trovato Caleb prima dei Risvegliati.
«È ormai troppo tardi per lui, non abbiamo trovato nulla.» Rispose.
La donna sospirò, affranta. «Ciò che temevo. Rylan, ho bisogno di parlarti un momento. Castalia, parleremo in seguito della tua cura. E riferisci ad Hahren l'accaduto, dovrà preparare una funzione per il morto.»
“Morto”.
La parola continuò a rimbombare nelle orecchie di Castalia ore dopo che la Somma Madre l'aveva proferita. A parlare con l'Hahren c'era andata Lanaya, vedendo come era ridotta l'amica. Aveva poi tentato di confortarla, ma non c'era niente che potesse fare.
Mentre l'intero clan si stringeva attorno al falò per commemorare uno dei loro cacciatori, Castalia li osservava da lontano. I Druidi non piangevano la morte, ma la accettavano come un evento naturale della vita.
Stronzate. Tutte stronzate.
Non poteva essere naturale. Sparito nel nulla a causa di una malattia magica portata da una sfera maledetta. Dov'era la normalità in tutto questo?!
Sopraggiunse la notte, e mentre venivano accesi fuochi per tutto l'accampamento, i Druidi si riunivano per dare un ultimo saluto ad uno di loro.
«Castalia, è il momento...»
La ragazza alzò lo sguardo, riconoscendo Lanaya.
Prese la mano che lei le offriva per alzarsi, per poi avvicinarsi agli altri. Erano tutti raccolti in cerchio, intorno a dove avrebbe dovuto esserci il corpo. Castalia avanzò verso il centro. Sua Madre le porse un oggetto, piccolo, di forma ovale. Un seme di qualche albero, che la ragazza non riconobbe. Non le importava neanche. Non ci sarebbe stato nessuno sotto le radici di quell'albero, non aveva senso.
Si inginocchiò, appoggiando le mani sulla terra umida e appena smossa, inspirandone l'odore.
«Ir abelas, ma vhenan. Tax’Din enasal enaste.» “Piango la tua perdita, mio cuore. Che Tax'Din ti guidi”. Sentiva le lacrime scorrerle giù dalle guance, ma non fece nulla per fermarle. «Che ti possa ritrovare presto, emma sa'lath.» “Mio unico amore, ci rincontreremo presto.” L'unica consolazione di quella corruzione, era che non avrebbe dovuto attendere a lungo.
«Tunkr'Din enasal enaste.» Recitarono in coro tutti gli altri. Uno ad uno, piano piano ognuno se ne andò, finché rimase da sola, accovacciata sulla terra umida. Non seppe per quanto a lungo rimase lì, ad aspettare che la Corruzione prendesse anche lei, ma quando sua Madre le appoggiò una mano sulla spalla, il cielo era ormai illuminato dalle prime luci dell'alba.
«Ti devo parlare.»
La seguì obbediente, senza più forze. Sua Madre Almanna la condusse da Rylan, che era rimasto in disparte, rispettoso del dolore del clan.
«Io e tua Madre abbiamo parlano a lungo Castalia, e siamo giunti ad un accordo che ti riguarda. Il mio ordine ha bisogno di aiuto, e tu hai bisogno di una cura. Me ne andrò tra poche ore, e spero che tu scelga di venire con me. Saresti un eccellente Venator.» L'uomo sembrava sincero. A Castalia non interessava.
«Grazie, ma non è necessario.» Rifiutò senza troppi giri di parole.
«Forse non hai capito la tua condizione. La Corruzione non può essere curata, alla fine ti ucciderà lo stesso. Le cure che hai ricevuto hanno rallentato la diffusione, ma nel giro di qualche tempo sarai morta, o peggio. Unirti ai Venator può impedirlo.»
«Non mi interessa.» Scosse la testa.
«Noi Venator stiamo combattendo contro qualcosa di orribile, la stessa cosa che ha ucciso Caleb e infettato te. Ci servono guerrieri. Il nostro ordine è l'unica cosa che può contrastare il Signore dei Vermi, e le sue armate di Risvegliati, non capisci?» Le chiese Rylan. Dal tono, cominciava a spazientirsi. «Non lo faccio per pietà, ma perché credo tu abbia del potenziale.»
«Il Signore dei Vermi?»
«Il suo nome è Urthemiel, e ha l’aspetto di un enorme Drago nero. Lui e la sua orda di Risvegliati stanno distruggendo qualunque cosa incontrano, e la Fratellanza ha bisogno di gente in gamba per combattere quel mostro.»
«Oh, non ne dubito.» Lo interruppe Castalia. «Ma ho il diritto di rifiutare. Se devo morire, morirò nel modo che preferisco. E sarò grata quando arriverà il momento.»
«Castalia ora basta! Non è da te piangerti addosso in questo modo!» Esclamò sorpresa sua Madre. «Capisco che la morte di Caleb sia stata un duro colpo, so che eravate… innamorati, ma non avrebbe voluto vederti gettare via la tua vita! Non quando puoi dedicarla a qualcosa di più grande di tutti noi.»
«Non sapremo mai cosa avrebbe voluto Caleb. È morto no?» Ribatté furiosa la ragazza. «Mentre io sono ancora qua. No, Rylan Venator della Fratellanza, non andrò da nessuna parte con te.»
L'uomo perse la pazienza.
«Allora non mi lasci altra scelta.» Si schiarì la voce. «Invoco il Diritto di Coscrizione su questa ragazza, Castalia del clan Mahariel.» Annunciò.
«E io lo riconosco, Rylan Doheris Venator della Fratellanza.» Rispose la Somma Madre.
«Mi dispiace che non sia stata una tua decisione, ma la minaccia è troppo grande per essere ignorata.» Concluse l'uomo.
Castalia sgranò gli occhi. «Non può farlo!» Rantolò verso sua Madre.
Aveva preso la sua decisione, era pronta a morire, perché lasciava che questo estraneo la portasse via contro la sua volontà?!
«Castalia, lo faccio per il tuo bene. Non lasciarti morire, ma combatti per tutti noi.» Rispose semplicemente sua Madre, guardandola con occhi pieni di compassione.
La rabbia si impossessò nuovamente della ragazza, che si scagliò contro Rylan in un attacco di furia cieca.
Non avesse avuto altro che il piccolo pugnale che portava alla cintura, sarebbe anche stata una possibile minaccia per l'uomo, ma così ridotta, stanca, debilitata e quasi disarmata, fu facile per lui stordirla con un colpo alla testa.
«Hai carattere ragazzina. Sarai un ottimo Venator.»
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