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#appassiona
ragazzoarcano · 3 months
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Promettiti che non smetterai mai di provarci quando la situazione si farà difficile.
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Nuova rubrica di questo blog: tinder bio che metterei io (ma che non metto x varie ragioni) la prima è:
se la prima domanda è che lavoro faccio raga unmatch, ma chi siete l'agenzia delle entrate?
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jaja-dingdong · 4 months
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Comunque ieri ho passato la serata con la coinquilina di un amico, e a un certo punto mi ha detto che voleva iniziare a seguire il calcio
Io carichissima per indottrinarla sull'ac milan 7 volte campione di europa, avevamo la partita aperta e mi sono messa a spiegarle alcune cose
Tutto questo per vederli perdere di fronte ai nostri occhi. Indottrinamento: fallito
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l-incantatrice · 3 months
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É da qualche mese che mi sento stanca,sia fisicamente sia mentalmente. Non so di preciso il motivo. Verso la fine di ottobre mi sono ammalata più volte,anche durante le vacanze di Natale e non mi succede quasi mai,perciò la cosa mi ha creato un po’ di preoccupazione. Ora ho iniziato un giro di visite mediche e speriamo che non sia nulla. Quando ti capita qualcosa di molto grave,come è successo a me 4 anni fa,poi stai sempre in ansia,anche per una stupidaggine. Ma la cosa che più mi preoccupa è la mia apatia,é un periodo che non provo entusiasmo per niente e niente mi appassiona. Il momento della giornata che preferisco é la sera dopo cena,quando non ho più nulla da fare e posso sdraiarmi sul divano a guardare la TV per poi andare a letto a dormire. Trascuro anche i rapporti umani:ci sono amici che non sento da tempo,ma non ho voglia di chiamarli…Non mi piace tutto questo perché non capisco il motivo e non so quanto durerà. Forse dopo aver affrontato una malattia seria ed esserne uscita,ora è come se tutta l’ansia,la preoccupazione avessero lasciato il posto ad una grande stanchezza; un po’ come chi ha combattuto in una battaglia,é sopravvissuto e alla fine di tutto è felice ma anche esausto
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autolesionistra · 2 months
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Caro diario, ultimamente alterno momenti di desiderio di vicinanza ad alcune persone selezionate e una certa insofferenza verso altri esseri umani meno selezionati. Anche per questo stamattina dopo aver accompagnato i cinni a scuola mi sono imbucato in una via residenziale poco trafficata per fare due passi, evitare di interagire con altri genitori e in generale anteporre una ventina di minuti di quiete al fracassarmi i maroni lavorativamente (è un periodo di grandi entusiasmi oltre che di grande socialità).
Dopo circa 55 secondi incrocio, inevitabilmente, la mamma-di-una-compagna, unica residente a me nota in quella via, che procede a tirarmi una pezza infinita su questioni scolastiche (tema che mi appassiona particolarmente). Perché non si può, che abbiamo ancora un cantiere intorno alla scuola, e se una gru sbaglia una manovra, e oggi c'erano fuori due operai "uno marocchino e uno che sembrava italiano" [dati rilevanti quanto affidabili] che dicevano un sacco di parolacce.
Io mentre guardavo lontano per vedere se c'era un albero sufficientemente robusto per impiccarmi mi produco in un equivalente cortese di "eh, lo fanno, lo fanno" quando in realtà avrei voluto dirle "guarda, se io nella mia vita avessi dovuto abbandonare il Marocco (che non sarà mai stato il Marocco, per inciso) o qualsiasi altra città più lontana di Molinella per ritrovarmi alle ottoemmezza di mercoledì mattina a fare l'operaio edile sotto la pioggia nel cortile della scuola dei nostri figli e trovassi pure da dire con un collega, tirerei ben più di qualche cristo. E ipotizzerei pure che quell'angelo di sua figlia non abbia sentito nessuna parola che non conoscesse già."
Poi dal nulla aggiunge "sono dei falsi comunisti" e io mi metto a ridere perché anche le mie capacità dissimulatorie hanno un limite (giornalmente sempre più eroso) "ma chi, gli operai?" "no il sindaco che ci lascia intorno il cantiere" io provo a spiegarle che dare del falso comunista a Lepore è comunque esageratamente lunsinghiero, poi ci salutiamo.
Tornando passo per un parco e c'è un tizio con un cane al guinzaglio che gli dice "come ci organizziamo oggi?" poi lo guardo meglio e in realtà aveva degli auricolari piccolissimi e stava parlando con qualcun altro ma prima di vederli per qualche secondo ho guardato il cane anche con una certa aspettativa.
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kyda · 4 months
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molto molto proud del mio cervello che fa le cose veramente bene quando si appassiona (di solito più o meno a 12 ore dalla deadline) e sono riuscita a sottolineare la drammaticità di cui avevo in mente di parlare all'inizio quando l'argomento per questa presentazione ancora era solo un'idea astratta e larvale (la parola mi fa schifo ma rende bene) e non avevo idea di come avrei fatto ad arrivare dove sono arrivata adesso soprattutto perché quando ho parlato con il prof 1 non ha capito cosa volevo dire e 2 mi ha mentito dicendomi che dell'opera che avevo scelto di analizzare non potevo parlarne perché non c'entrava 😤
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In uno di quei periodi in cui niente ti appassiona, tutto stufa e niente ti smuove.
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io-rimango · 4 months
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Io ho un problema con la “fine”, la rimando sempre: lascio il romanzo quasi finito sul comodino per giorni senza aprirlo, dimentico il barattolo con un velo di marmellata all’arancia in frigo, rimando l’inevitabile ultima puntata di una serie tv che mi appassiona, o ancora, lascio l’ultimo biscotto che tanto mi piace alle gocce di cioccolato nella confezione.
Trovare quella forza di aprire un nuovo libro, scovare una nuova serie tv, aprire un nuovo barattolo di marmellata (magari cambiare e provarla alla ciliegia) mangiare l’ultimo biscotto al cioccolato, sarebbe un po’ come dire “prendi tutto ciò che puoi qui, poi vai avanti e cerca altro che ti renda felice”.
E io credo proprio che oggi leggerò quel romanzo, finirò quel barattolo di marmellata, guarderò quell’ultima puntata e mangerò quel biscotto. Sono pronta, lo sento, ora sono pronta, ad aprirmi a qualcosa di nuovo, a tutto il nuovo che mi aspetta.
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sisif-o · 8 months
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dopo un anno di terapia e di fatica sono riuscito a raccimolare le forze per decidermi ad iscrivermi all'università.
ma mi ritrovo a non sapere assolutamente su quale corso od indirizzo puntare; mi sono concentrato talmente tanto sullo scegliere se studiare o no, che ho tralasciato completamente il cosa.
e non poteva essere altrimenti, ho imparato che le scelte devono essere progressive, che sono un percorso, un susseguirsi di scalini.
e son contento, davvero, di aver fissato almeno un punto da seguire, ma ora mi ritrovo stordito e ubriaco di tutte le possibilità che mi si parano davanti.
non so come scegliere il corso: quello più adatto a me? quello che mi ispira? quello che mi fa lavorare?
devo studiare basandomi sul lavoro che vorrei fare? perché io non lo so che lavoro vorrei fare, io proprio non vorrei lavorare
devo studiare ciò che mi piace? leggo i corsi e le descrizioni, almeno virtualmente, mi piacciono tutte, anche e soprattutto perché sono fumose e vaporose, dicono tutto e niente e non si capisce veramente di cosa si tratta; un giorno fantastico sull'idea di studiare storia, il giorno dopo economia, la sera psicologia, il mattino seguente di tornare a lettere.
devo studiare qualcosa di utile? e come faccio a studiare qualcosa se non mi appassiona? se quantomeno non mi interessa?
avessi almeno la risposta ad una di queste tre domande probabilmente avrei già scelto il corso
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diceriadelluntore · 2 months
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Storia Di Musica #314 - Susan Tedeschi, Live From Austin TX, 2004
Le storie di chitarre femminili di febbraio volevano sviluppare, lo ricordo per questo ultimo appuntamento, una questione che avevo sentito per radio (ho recuperato pure i particolare): durante la trasmissione Morning Glory di Virgin Radio, condotta da Alteria, alla domanda "quale sarebbe il tuo mestiere dei sogni" una giovane ascoltatrice scrisse "diventare una famosissima chitarrista, perchè non c'è ne sono". Alteria, che è anche musicista, ha subito cercato di smentire, ricordando Sister Rosetta Tharpe, la grandissima blueswoman e cantante gospel degli anni '30-'60 del 1900. Tuttavia, e alla fine di questo percorso che è sempre anche un'occasione per imparare qualcosa di nuovo, sono arrivato alla conclusione che, dal punto di visto della fama e della riconoscibilità, aveva ragione l'ascoltatrice, non c'è mai stata per gli indicatori appena descritti una chitarrista riconoscibile come Hendrix, Blackmore o Jack White, per citare tre chitarristi di epoche differenti. Allo stesso tempo, non vuol dire che non ci siano state chitarriste tecnicamente e musicalmente eccezionali, e le scelte di Febbraio 2024 sono solo un antipasto di un viaggio che lascerà deliziati chi vorrà continuarlo. Per concludere la carrellata, oggi vi porto a Norwell, Massachusetts, dove all'interno di una famiglia di origini italiani, i Tedeschi (che sono facoltosi, proprietari di una famosa catena di supermercato in tutto lo stato) nasce nel 1970 Susan. Sin da piccola è un prodigio nelle recite e a sei anni ha una piccola parte in un Musical itinerante che una compagnia locale porta in giro nella contea. Cresce in mezzo ai dischi, e per quelle strane ascendenze del gusto, si appassiona ai ritmi e alle atmosfere del blues. Susan Tedeschi frequenta il Berklee College, come Emily Remler (la prima protagonista delle storie di Febbraio) e si specializza in canto gospel e a 20 anni si laurea. Ne ha pochi di più quando fonda la prima Susan Tedeschi Band, con Adrienne Hayes, Jim Lamond e Mike Aiello che, dopo una fondamentale gavetta nel locali di Boston e dintorni, vengono notati da un musicista e produttore, Tom Hambridge (che vincerà nella sua carriera 7 Grammy Awards), che li mette sotto contratto per la piccola etichetta Tone Cool e produce il primo disco, che per scelta sua vedrà a luce solo a nome Susan Tedeschi: Just Won't Burn del 1998 è un grandissimo debutto, con la seconda chitarra di Sean Costello (uno dei più grandi talenti chitarristici di quegli anni, stroncato a 28 anni da complicanze della sua dipendenza dalla droga) che ha due hit da classifica in Rock Me Right e It Hurt So Bad, scritte con Hambridge. Il disco venderà tantissimo per un disco blues di una piccola etichetta, 500 mila copie, e porterà Susan Tedeschi a suonare per gente come John Mellencamp, B.B. King, Buddy Guy, The Allman Brothers Band, Taj Mahal e Bob Dylan. Nel 2003 apre quasi tutti i concerti americani del Licks Tour di un certo gruppo inglese, appena arrivato ai 40 anni di attività, i Rolling Stones, acquisendo una fama crescente, anche per le sue meravigliose qualità artistiche, che penso si esprimano al meglio nel disco di oggi.
È chiamata, per la terza volta, ad esibirsi per l'Austin City Limits, uno dei programmi musicali più famosi degli Stati Uniti, che trasmette un concerto dal vivo di 60 minuti sui canali della PBS, che è la televisione pubblica negli USA. Insieme a lei, William Green all'organo Hammond, Jason Crosby alle tastiere, violino e ai cori, Ron Perry al basso e Jeff Sipe alla batteria. Live In Austin TX esce nel 2004 ed è un delizioso esempio di classe e maestria musicale: la chitarra e la voce di Susan giganteggiano, senza mai strafare, ma lasciando evidenti tocchi di bellezza (tra l'altro vi invito a fare caso alla differenza che ha la sua voce quando canta e quando, quasi timida, ringrazia con un Thank You gli applausi). E la sua chitarra è una espressione di questa dolcezza: mai ossessiva, ma affilata e precisa, con assoli eleganti e morbidi, accompagnati da inserimenti degli altri strumenti. In scaletta pezzi del suo repertorio solista (It Hurt So Bad, la sofferta I Fell In Love, Wrapped In The Arms Of Another), altri scritti per lei (The Feeling Music Brings dal futuro marito Derek Tucks) ma soprattutto una meravigliosa collezione di cover, dove viene fuori il suo canto di impostazione gospel e tutto il suo talento: You Can Make It If You Try di Sly And The Family Stone, Gonna Move di Paul Pena, Alone di Tommy Sims (che produsse Streets Of Philadelphia di Bruce Springsteen), Love's in Need Of Love Today di Stevie Wonder e un suo cavallo di battaglia, sia su disco che dal vivo, Angel From Montgomery di John Prine, che è così strettamente identificata con Bonnie Riatt, altra grandiosa cantante e chitarrista, il cui testimone è preso da Tedeschi in questo senso. C'è il soul di Voodoo Woman di Koki Taylor, uno strumentale meraviglioso come Hampmotized e c'è la cover più bella e sentita di Don't Think It Twice, It's All Right di Bob Dylan: la versione originale del grande di Duluth era basata su un folk tradizionale, Who's Gonna Buy You Ribbons When I'm Gone?, e riprendeva un verso da una rielaborazione dello stesso brano fatta da Paul Clayton, che rititolò il brano Who's Gonna Buy Your Chickens When I'm Gone. Il brano ha una leggenda in sé: si dice che fu scritto da un giovane Dylan (il brano fa parte del leggendario The Freewheelin' Bob Dylan del 1963) preoccupato e "geloso" del fatto che la vacanza della sua allora fidanzata, Suzie Rotolo (che è la ragazza che appre nella copertina dello stesso disco a braccetto con lui), in Italia si stesse allungando troppo, immaginando quindi come sarebbe stato raccontare un litigio. In realtà come scrisse Nat Hentoff nel libretto originale (Hentoff è stato critico musicale del Village Voice per 51 anni) è probabilmente il primo degli innumerevoli "discorsi con sè" di Dylan, "un'affermazione che magari puoi dire per sentirti meglio… come se stessi parlando da solo". l'arrangiamento slow blues di Tedeschi è fantastico, con il violino e l'organo Hammond, e diventerà per anni uno dei momenti più attesi dei suoi concerti.
Concerti che saranno sempre il fulcro principale della sua attività, soprattutto dopo l'incontro, prima sentimentale e poi artistico, con Derek Trucks, altro chitarrista formidabile, erede della dinastia Allman Brothers, con cui formerà dal 2010 una Tedeschi Trucks Band, vincendo nel 2012 un Grammy con il disco Revelator. Una grande artista e un'altra grande chitarra da scoprire.
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animadiicristallo · 4 months
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trova ciò che ti appassiona e lascia che ti consumi.
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stunmewithyourlasers · 10 months
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Una mezz'oretta fa,mentre bevevo il caffè pre-seduta studiomattafolle mi è rimbalzato un piccolo pensiero tra i neuroni morti:studiare per fare quello che si vuole fare nella vita e che appassiona,con tutti i rischi che ne conseguono oppure studiare solo per scappare(quindi la cosa più redditizia richiesta e fium)?
Non avrei da dormirci la notte perché io so cosa voglio,ma comincio a pensare che né la mia regione, né il paese me lo daranno e sarò l'ennesimo a scappare cercando di far fruttare le mie inclinazioni fuori(non so onestamente quanto la formazione in psicologia clinica fuori porti chiamate v:), d'altro canto andare a fare ciò che porta aziende da fuori a venirti a prendere in kayak fino alle pendici dell'Etna non mi ispira perché non le sento mie queste cose,non ho mai avuto un briciolo di scintilla o interesse a riguardo.
Onestamente mettere nelle condizioni di dover programmare ad una fuga persone non dico di 20 anni, che già pare essere tardi,ma di 16 che dovranno scegliere l'università o peggio di 13 che magari vanno a prendere un diploma x professionalizzante mi pare assurdo.
Le stai uccidendo queste persone, soprattutto se fuori da leggi di un magico mercato che si regola da solo(cit.) o con meno sostegni in casa, nient'altro.
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riflussi · 6 months
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cosa fai quando… tutto sembra perduto?
Tendenzialmente mi chiudo a palla e mi lamento, tantissimo.
Però sto rivalutando l'uscire dalla propria comfort zone, sforzarsi, uscire di casa, far muovere l'ingranaggio e vedere dove ti porta. Magari non serve a un cazzo, magari torni a casa senza voglia di vedere nessuno, come quando sono uscita con una mia amica ed ero girata per il cortisone: non mi ha fatto bene. Riconosco che pochissimo e per pochissimo mi ha sollevato il morale, per poi però risbattermi in un gradino più sotto di come stessi prima, perché a casa, da sola, ho riflettuto su tante cose (eh vabb).
Ma magari può succedere il contrario, come oggi. Oggi non volevo uscire, sono giorni che sono stanca e senza forze e sono andata da sola ad una manifestazione pro-palestina. E che palle le manifestazioni da soli. Però ho visto tante persone riunite con un solo fine, quello di far sapere alla classe dirigente che non staremo in silenzio davanti a un genocidio. Ho visto la determinazione, il coraggio di tante persone, la genuinità dei gesti, dei cartelloni, delle urla (a tratti disperate). Ero sola, ma sapevo di non esserlo, anzi. Sulla strada del ritorno ho sentito un podcast. Non è bellissimo eh, non è uno dei miei preferiti, ma è sincero. Genuino, di nuovo. E mi ha fatto riflettere. Anche la manifestazione mi ha fatto riflettere.
Forse mi hanno solo aiutata a rimettere in prospettiva le cose. Sicuramente bisogna forzarsi ad uscire e vedere che succede, cercare di lasciarsi andare a ciò che ci appassiona e rende curiosi, eccitati, che ci fa sorridere, anche nei momenti più tetri.
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annaeisuoipensieri · 11 months
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Mi hanno sempre detto:
" Tu non sai fare NIENTE"
Hanno sempre sminuito
La mia presenza
Su questa terra!
Mi hanno sempre
Denigrato
Esaltando al massimo
Ogni mia incapacità.
Hanno sempre
Mortificato il cuore mio
Umiliando la mia dignità.
Nel mio contesto sociale
Vale chi guadagna soldi
E più soldi hai più meriti rispetto.
Per quanto mi riguarda
Sono completamente dissociata
Dal denaro..
Pur amando il lusso
Pur apprezzando il bello
Pur consapevole
Che danno sicurezza
Non mi faccio ricattare!
Resto nel mio posto senza muovermi
Sorrido alle circostanze
Senza espormi
Vivo in disparte
Forse dietro le quinte.
Ma sappiate che il mio NIENTE
Mi appartiene in modo viscerale!
Tutto ciò che so fare e mi appassiona
Non genera denaro, ma emozioni.
Questo è quello che so fare!
Non mi riempirà la pancia
Ma mi sazia il cuore.
La mia fame principale è sempre stata
D' amore...!
(Anaise)
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autolesionistra · 7 months
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Facciamo quella cosa che mi forzo a scrivere perché non scrivo da un po' senza avere un assoluto bidet di nulla da dire.
O meglio, qualcosina l'avrei, come scriveva Žižek siamo in tempi interessanti, ma finisce che ogni volta trovo qualcuno che ha scritto quello che penso molto meglio di quanto avrei fatto io. Che ripensandoci è sempre stato così ma la cosa non mi aveva mai fermato più di tanto.
Invece adesso è come se percepissi un'inutilità diffusa, che va dallo scrivere qui dentro ad altro. E ogni tanto colpisce a tradimento, l'altro giorno c'era un panettiere che mi illustrava le varie farine dei suoi pani e gliel'avevo pure chiesto io e all'improvviso mi ha preso questa profonda mancanza di senso del discutere di farine di pani, tema che normalmente mi appassiona anche. E non è per denigrare il suo mestiere, che se penso al mio è pure peggio, tutto il terziario avanzato può andarsene giù per un burrone su un freccia rossa in ritardo con l'aria condizionata rotta e un passeggero che pasteggia a surströmming. Alla fine ho preso un pane con la curcuma per dare un po' di brio al momento.
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gocciaemozione · 1 year
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C'è sempre una carezza che ti rimane lì tra le dita. Te la porta via il vento, in un giorno qualunque, in un giorno in cui basta un semplice soffio e, per magia, quella carezza ritrova il suo senso... Dobbiamo imparare a vivere come fa il mare. Sa ricevere, senza trattenere. Sa accogliere tutto, senza rifiutare nulla. Sa donare, senza pretendere... La vita è un viaggio in divenire che bisogna continuamente rivedere e rivalutare. Ci sono momenti che ci appaiono come i semafori rossi, spetta a noi capire come trasformarli in verdi...Vale sempre la pena combattere per ciò che ci appassiona... Certe risposte te le dà la vita, ma prima dovremmo cominciare a riformulare le domande con la consapevolezza del cuore...
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