Tumgik
#arriccio
morganadiavalon · 5 months
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Oggi è un mercoledì particolare.
Stamattina, mentre decidevo che cazzo fare con i capelli da pazza con cui mi sono svegliata (spoiler: niente, sono uscita così) mi volevo fare un selfie per il nostro giochino. Di quelli che si fanno le belle naturali, che fanno finta di fare le facce sghembe e le smorfie e invece escono sempre delle fregne atomiche, mentre io se arriccio le labbra e cerco di fare una faccia scema sembro effettivamente scema. Neorealismo rosselliniano, direi.
Dunque, poiché mi facevano tutti cagare, e visto che stava anche diventando terribilmente tardi e dovevo ancora vestirmi e sistemare i capelli (passaggio saltato), ho spento la fotocamera, mi son finita di preparare e sono uscita per andare a lavoro.
Quest'ora del pomeriggio è quella in cui solitamente vengo sollecitata per l'assenza del post del mercoledì motivo per cui son qui a scrivervi queste righe sconclusionate.
Ma visto che ormai che vi ho raccontato tutto il processo di questo insensato mercoledì e quindi sarebbe ipocrita postarvi un vecchio nudino in posa più o meno sensata, ho deciso di mostrarvi i 4 selfie (sì, ho fatto 4 tentativi e poi mi sono rotta il cazzo, si vede che mi manca la dedizione da influencer) incriminati.
E come sempre...io la foto (e lo spiegone, in questo caso), voi la citazione.
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dreadfutures · 2 months
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between no one in the brainstorm group being caught up & the #memorylossswisscheesebrain squad not remembering what i've covered, i find that the 3k chapter I've just written might be unbearably rehashing everything we accomplished in the arriccio/sinopia/intonaco arc.
but.
too late i guess. crycat.png
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auroraepensieri · 2 years
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ripenso alla sensazione che provo quando arriccio i tuoi capelli tra le mie dita. se fossi qui ripeterei tortuosamente questo gesto. se fossi qui ti carezzerei la guancia, ti guarderei negli occhi e, probabilmente, finirei crollando come inerme in un amore sempre più profondo per te.
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Io non voglio qualcuno che mi ami per i miei i capelli ricci, per il viso, perché sono alta, per il mio accento. Vorrei qualcuno che mi amasse perché quando sono in imbarazzo arriccio il naso o perché quando devo esprimermi davanti a tante persone arrossisco. Vorrei che qualcuno mi amasse perché sono determinata e raggiungo sempre gli obiettivi che mi pongo, per il sostegno che do alle persone che amo,le incoraggio e le aiuto a star bene. Vorrei amassi il mio sentimentalismo, le lacrime che mi scendono quando un film mi commuove, che ti piacesse che a fine serata ascolto un vinile e bevo del vino bianco perché è il mio modo di amarmi. Mi sono amata da sola per molti anni. Ma adesso potrei condividere questo con te. Vorrei che amassi di me, le note che scrivo accanto alle frasi dei libri mentre li leggo, e li sottolineo e mi rivedo. Ecco, quella è una delle parti più vere di me. E vorrei che sapessi che sin da bambina ho quest'anima malinconica che mi fa sentire il doppio, che vedo la bellezza in posti impensabili ma non riesco a vederla dentro di me. E non fraintendere, amerei anch'io ogni cosa di te. Perché è l'unico modo che conosco di amare
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nospiderpls · 9 months
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La Lega degli Eredi Nobili
Allungo il braccio sul letto sentendolo vuoto, come spesso accadeva di recente visto che Alan era sempre più impegnato sul fronte politico. Sbuffo appena cercando di aprire gli occhi, e me li stropiccio guardando la finestra. Era ancora buio, per cui devo fare un enorme sforzo per alzarmi. Quasi vago fino al bagno, dove inizio a truccarmi. Abbondo con matita ed eyeliner, perfeziono il rossetto scuro. Schiocco le labbra verso lo specchio e torno a ripescare dal fondo della valigia l'abito nero e la giacchetta in pelle. Mangiucchio un biscotto mentre metto gli stivali alti, ed esco chiudendo la porta dietro le spalle. Percorro alcune strade più conosciute, fino a raggiungerne altre dove la gente si diradava. La via successiva, riportava solo l'eco dello scalpiccio delle mie scarpe. Quasi superai l'insegna del pub, tanto era sporca da coprirne la scritta.
Vi entro spalancando la porta avendo cura di far suonare per bene il campanellino che indicava un nuovo ingresso. Era quasi deserto, come al solito a quell'ora, solo un paio di volti loschi stava in ombra negli angoli, la voce sbiascicata di chi aveva bevuto troppo. Il barman sta asciugando un boccale di birra, sembra quasi impossibile che quelle enormi braccia tatuate non distruggessero qualsiasi bicchiere toccassero. Mi guarda appena, ma solleva un sopracciglio non appena mi riconosce. << Ma guarda chi torna dal regno dei morti >>. Sorrido e mi accomodo agilmente allo sgabello del bancone quasi con un saltello, posando i gomiti sul legno del bancone affondando il viso tra le dita per reggerlo piantando gli occhi addosso al barman. Lui ride << Cosa ti porto tesoro? >>. Arriccio il naso come a decidere quale cocktail lo avrebbe spiazzato di più: << Un cuba libre>> annuisco seria. Lui scoppia a ridere, prendendo però il bicchiere per prepararlo. << Sei stata troppo tempo in mezzo ai Babbani piccola>> scuote il viso, sistemando velocemente gli ingredienti per poi porgermelo sul bancone. << E per l'appunto, se sei ricomparsa cosa significa? Sicuramente non che ti mancavo>>. Tentenno un istante, prima di portare la mano in tasca e prendo la moneta luccicante posandola sul bancone e porgendogliela. Lui la guarda per un istante, poi ghigna posando il bicchiere ormai asciutto e si porta lo straccio sulla spalla osservandomi. << Quindi per affari >>
<< Dovere, più che altro >> storco il naso, facendogli un cenno. << Sempre così precisa >> sbotta, e da sotto la maglia ne tira fuori una collana stretta al collo, dove appesa vi risiede la stessa moneta luminosa. Quindi ora sapevo non solo che era davvero lui, ma anche che non era stato sconfitto. Chiaramente, non mi fidavo di nessuno. E chiaramente, quella non era solo una moneta. La riprendo tra le dita e la faccio scorrere sul bancone riportandomela poi in tasca. Ad un occhio esterno quella moneta non avrebbe avuto alcun valore, come una moneta straniera. Ma la verità era che aveva più valore di qualunque altro tesoro magico. Possedere quella moneta significava essere parte di un circolo molto ristretto. Un colpo sul bancone decretò che qualcun altro si era seduto sullo sgabello accanto a lei, la moneta che girava sul legno luminosa in bella vista. Alzo gli occhi riconoscendo quel viso serio, si soffermò sul tatuaggio sulla guancia sollevando un sopracciglio: << Hai finito la pelle su cui scrivere, Gaunt?>> Lui ride di gusto: <<Andiamo, so che ti piacciono i tatuaggi>>. <<Dipende su chi>> gli faccio una smorfia e lui ridacchia, scolando mezzo boccale di birra. Poi lo ripone, improvvisamente serio. Mi guarda corrucciato, con sguardo davvero sincero: <<Stai bene signorina Travers?>>.
Lo osservo per un lungo istante. Torno poi a guardare il barman, che osserva con la stessa espressione entrambi, quasi un padre protettivo che guarda i suoi ragazzi preoccupato. È uno sguardo che sa di dolcezza e protezione, per cui sorrido ad entrambi: <<Sto molto bene, grazie >> annuisco. Loro mi guardano capendo dal mio sorriso che non sto mentendo, e sembrano rilassarsi ora sul bancone. Ma osservandoli, ricordo il nostro primo incontro diversi anni prima.
Avevo passato settimane davanti a quel pub. Vi entravo ogni sera ed interrogavo tutti senza sosta, esausta dalla mia ricerca che portava lì. Ogni sera uscivo senza risposte se non dopo aver dato un paio di ceffoni a babbani impertinenti. Poi, una sera vi ero entrata e vi avevo trovato la stessa atmosfera di quella sera. Ogni primo del mese, quella porta diventava l'accesso ad un mondo magico, per chi faceva parte delle Sacre Ventotto. L'accesso era controllato dal barman, un erede della famiglia Shafiq che da sempre aveva quel compito di Custodi. Appena ero entrata, esausta e fradicia come un pulcino bagnato, mi aveva riconosciuta. Non era stato come le altre sere, era chiaramente differente. Mi aveva chiamata per cognome, ed in quel momento ero esplosa. Avevo ribaltato le sedie, e c'erano volute le braccia forzute di Shafiq e la corsa di Gaunt a placcarmi per impedire che facessi fuori tutto. << È un piacere conoscerti, signorina Travers>> aveva ridacchiato Gaunt cercando di tenermi fermi i pugni. La cosa non fece altrettanto divertire Shafiq, che invece mi aveva piantato gli occhi sinceri addosso: << Che cosa hai scoperto? >>
<< TUTTO HO SCOPERTO >> gli avevo urlato di rimando. Gaunt si era stropicciato un orecchio, mentre Shafiq non aveva smesso la sua maschera di ghiaccio intoccabile. Arrabbiata com'era, voleva solo togliergli quell'espressione di dosso e si era infilata una mano in tasca lanciandogli addosso la moneta: <<Era questa quella che volevate? Per questa schifezza avete ammazzato tutta la mia famiglia?>> << Non ti avevo detto di tenerle ferme le mani?>> aveva solo sentenziato. Avevo già preso la bacchetta: << Chi è stato di voi, tu? O tu? >> Il loro modo arrendevole di alzare le mani, placò un po' la rabbia. Solo degli innocenti potevano reagire con così pacata calma, fu l'unico motivo per cui non li schiantò subito.
Quella sera, aveva scoperto qualcosa che solo pochi eletti nel Mondo Magico conosceva. Le “Sacre Ventotto” erano le 28 famiglie più pure, e dunque più magiche e più potenti, dell'intero Mondo Magico. Ovviamente col tempo fu chiaro che alcune lo erano più di altre, per cui nacque la Lega degli Eredi Nobili. Erano le 5 stirpi più pure di tutta la magia, le più antiche e magiche. La Lega era composta dai Gaunt, gli Shafiq, gli Olivander, i Peverell e ovviamente i Travers. A seguito della prima Guerra magica e con la conseguente ovvia sparizione di alcune famiglie, fu necessaria una ridistribuzione delle famiglie. Fu allora che fu fatto un terribile errore: fu inviato a 10 famiglie l'invito all'ingresso tra le Sacre Ventotto. L'intenzione era di invitar loro alla rettitudine in modo da poter accedere a quell'esclusiva elite. Alcune come i Potter continuarono la loro esistenza quasi ignorando questo invito. Altre invece lo bramarono. Per questo, sei delle 10 escluse fondarono un loro ordine, la Fratellanza del Sangue Puro. Secondo queste 6, loro avevano più diritti di altri ad accedere alle Sacre Ventotto. Tra queste i Sayres, i Grindelwald e i Pembroke richiedevano addirittura l'accesso diretto alla Lega degli Eredi Nobili in quanto si ritenevano più puri degli altri.
E trovarono una pecca a questa ascesa: non era specificato infatti come l'estinzione della casata dovesse avvenire. Ricercarono con ossessione tutti i nomi delle famiglie ammesse, compirono gesti indicibili per scovare il nome dei 5 che tenevano salda tra le dita la moneta d'oro con lo stemma degli Eredi Nobili. E colpirono le famiglie meno numerose della lista, con l'intenzione di depennarle e prendere il loro posto. Al tempo, Susan era troppo piccola per sapere che la madre aspettava un bel maschietto. E che il sangue che scorreva in lei era il solo motivo per cui le era stata rovinata la vita.
Sollevò lo sguardo per osservare l'enorme dipinto sulla parete in fondo alla sala. Un albero enorme con 50 rami, più della metà erano color bronzo in attesa di colorarsi. Osservò quelli argentati, soffermandosi su quello con il nome Greengrass. Sorrise senza accorgersene leggendo il nome di Alan, osservando poi come tutto il ramo fosse colmo di boccioli e fiori. Si soffermò invece poco sul ramo Travers, quel piccolo solitario fiore sulla punta del ramo raggruppava troppi spiacevoli ricordi. Era quello il motivo per cui la guardavano con quello sguardo tenero e protettivo. Lei era l'ultima della dinastia dei Travers, la sua morte liberava un posto nella lista. Lei e Gaunt erano chiaramente gli obbiettivi principali, ma se Gaunt aveva qualche erede al mondo, lei invece era tutta la sua discendenza. “A meno che non abbia un qualche figlio di cui non sono a conoscenza in giro per il mondo che non ha preso il cognome del padre” ridacchiavo per togliere la tensione. “Sì certo, sai quanti ne avrà Gaunt di cui non è a conoscenza infatti? E' come l'erbaccia, non lo estirperanno mai” rispondevano loro. Shafiq richiamò la sua attenzione chiamando il suo cognome. Si chiamavano per cognome, come a sottolineare l'importanza della loro discendenza.
Lei prese la cannuccia tra le labbra e prese un lungo sorso del suo drink prima di parlare:
<< So che avete qualche grattacapo che si è inserito al Ministero Inglese>>.
Ci fu un po' di silenzio dopo quelle parole, e scoppiarono poi a ridere. << Per questo la adoro, anche quando è distante da tutto ha le informazioni di mezzo mondo magico>>. Shafiq invece annuì << Sì sembra che quel viscido di Pembroke si sia trovato una certa protezione...>> << Non credo lo sarà per molto>> aggiungo subito, sollevando lo sguardo per osservarli << Credo che a breve sarà...destituito >> sì, era più o meno la parola più corretta. Loro annuirono, come se non fossero stupiti della cosa. Probabilmente stavano cercando di fare la stessa cosa, quindi avrebbe potuto chiedere il loro aiuto. Annotò anche questo di cui parlare ad Alan.
<< Cosa dovrò farne di lui?>>.
Rimasero un istante in silenzio pensierosi <<Fa parte delle sei famiglie che hanno indetto le stragi...>> questo era i motivo per cui avrebbero dovuto prestare molta attenzione ad i prossimi passi. Gaunt avrebbe consultato i rami di Pembroke, e avrebbero stabilito se Azkaban fosse abbastanza per lui. E lei avrebbe dovuto portare Greengrass, visto che non poteva tenergli nascosta ancora per molto quella situazione così critica.
Quando si alzò dal bancone, Shafiq le prese il polso fermandola momentaneamente. << Susan, quando anni fa ti avevo consigliato di trasferirti lontana, in America Latina o in Asia, non scherzavo. E' pericoloso per te là fuori, se lui sapesse dove sei>> Annuii rassicurante dandogli una pacca sul braccio: <<Credo di essere al sicuro ora, grazie>>. Gli sussurrai. Lui rilassò le spalle e sorrise, più tranquillo.
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artinthesolace · 1 year
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Writing & Looking
One piece of art that the textbook first mentions in chapter 7.3 and has forever been a favorite of mine would easily have to be the fresco paintings by Michelangelo on the Sistine Chapel ceiling in the Vatican. (see FIG. 17.9)
The ceiling of The Sistine Chapel is broken into 33 separate works of art and each individual piece has been painted with a different religious scene. Michelangelo worked between the years of 1508 and 1512 on the ceiling. And although the artist was more accomplished as a sculptor, he was requested by Pope Julius II to paint the Sistine Chapel as part of the renovations to the Vatican. Within each panel was the use of incredibly beautiful frescos telling different stories from the bible. Which he also had lacked the familiarity with the fresco techniques and made the attempt at it anyways. The fresco technique requires: two layers of plaster (a thicker one named arriccio and the thinner one that is lied down daily to be painted until the surface of the wall is wet). The hired team had built a scaffold following Michelangelo's instructions. In less than three months the old fresco would be removed, and the plastering of the vault would be completed. Which indicated that the arriccio was done and the ceiling was ready for painting. Once the rest hired for the job had arrived, they took on the project. And I'll never stop being amazed at the fact that this piece was completed so beautifully in just 4 years.
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Terza giornata
[cuarto día de trabajo]
http://pacaproyectosartisticos.com/artist-in-residence-2/malou-adriaansens-2019/
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fritalianblr · 4 years
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Ce que je fais le matin • french-italien vocabulary list
mi sveglio - je me réveille
mi alzo - je me lève
faccio colazione - je prends le petit-déjeuner
bevo un(a tazzina di) caffè - je bois un(e tasse de) café
mangio il pane con la marmellata - je mange du pain avec de la confiture
lavo i piatti - je fais la vaisselle
faccio il letto - je fais mon lit
faccio una doccia - je prends une douche
mi lavo i capelli - je me lave les cheveux
mi lavo i denti - je me brosse les dents
mi lavo la faccia - je nettoie mon visage / je me lave le visage
mi asciugo - je m’essuie / je me sèche
asciugo i capelli - je me sèche les cheveux
piastro i capelli - je me lisse les cheveux
arriccio i capelli - je me boucle les cheveux
lego i capelli - je m’attache les cheveux
faccio la coda (di cavallo) - je me fais une queue de cheval
mi trucco - je me maquille / je mets du maquillage
scelgo i vestiti - je choisis mes vêtements/ma tenue
mi vesto - je m’habille
metto le scarpe - je mets mes chaussures
preparo la borsa / lo zaino - Je prépare mon sac/cartable
mi guardo allo specchio - je me regarde dans le miroir
esco di casa - je sors de la maison/de chez moi
chiudo la porta a chiave - je ferme la porte à clé
Taken from this post • https://sayitaliano.tumblr.com/post/171656119766/what-do-i-do-in-the-morning-italian-vocabulary • and translated to french !
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nitroglycerin-a · 3 years
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Il più plateale esempio che i miei non prestano attenzione a nulla di ciò che riguarda la mia persona è la tasa esagerata di erbone che c’è nella mia stanza, anche a me stessa da fastidio eppure io non so cosa fare se non incerottarlo fasciarlo chiuderlo dentro qualsiasi barattolo cioè si sente boh io entro in stanza ogni volta apro la porta arriccio il naso e dico “Porcoddio vivo nella merda” ed è assolutamente impossibile che non si senta non si riconosca cioè è lì cazzo se mi abbasso a livello parquet si sente in modo micidiale ahimè ragazz* l’odore rimarrà per sempre ormai è impregnato in qualsiasi mobile
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luposolitario00 · 3 years
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Gli amici fanno soffrire e non mi serve più fare amicizie. Ho sempre avuto sfortuna in amicizia. Io sono un ragazzo tanto sensibile e non so mai dire le parole giuste. Non so tanto farmi rispettare. Dai si lo ammetto, non valgo un cazzo. Proprio come dice mio padre, sono inutile. Io rispondo ma sotto sotto mi do sempre colpe che non ho. Del tipo: “è colpa della mia faccia se poi la gente mi giudica in un certo modo” oppure “se ho i tatuaggi non posso aspettarmi che pensino bene di me.”
Il motivo per cui non so farmi rispettare è la paura di essere giudicato e rimanere solo. Io penso sempre “se rispondo così mi giudicherà così, se rispondo in quest’altro modo mi giudicherà in quell’altro modo ecc...”. Mi concentro troppo su che risposta dare per non essere giudicato male. Quindi mi arriccio e non tirò fuori il mio vero carattere. Do risposte con tono di voce pacato senza nemmeno accorgermene. Io credo di rispondere in modo acido ma poi non è così. Non mi rendo conto. Non si capisce bene cosa provo. Più che altro non riesco a farlo uscire fuori. Ho un blocco. Il blocco dei pregiudizi. Non so mai fregarmene. Dico sempre “guarda pensala come vuoi, non mi interessa. Io so come sono fatto”. Ma poi sto male se pensa sbagliato. E in verità mi interessa cosa pensa di me.
Un amico non ti punta il dito, non ti accusa di cose che non hai mai fatto (frutto della sua immaginazione), non ti giudica.. le parole hanno un peso e dire certe cose fa molto molto male. Soprattutto a una persona sensibile.
Ho appena rotto un amicizia che mi faceva stare male. Già il ragazzo ha problemi psicologici, beve medicamenti e non è facile gestire i suoi pensieri strani e i suoi comportamenti scontrosi senza senso. Lui è stato anche in clinica in alcuni periodi perché ha avuto esaurimenti. Ha dei problemi e mi incolpa di cose che non faccio. Mi fa un po’ pena, un po’ mi dispiace aver chiuso l’amicizia. Non è colpa sua, ha solamente problemi. Ci sta male anche lui. Non sa distinguere la realtà dall’immaginazione. Tra di noi non c’era comunicazione e per ogni cosa venivo accusato a caso. Per ogni cosa si immaginava cose strane senza senso e mi aggrediva a parole. Io volevo aiutarlo, far in modo che ne esca. Ma non ascolta nemmeno i miei consigli e si sfoga su di me. Ho pensato sia meglio per la mia salute chiudere l’amicizia. È un circolo vizioso. Mi chiede scusa quando si accorge di aver sbagliato ma poi riffa le stesse cose. Basta! Era un amicizia molto tossica.
LupoSolitario00 🐺
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santillo1970 · 5 years
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Proud to be Italian 🇮🇹 . . #santillo1970 #passion #connoisseur #style #jacket #blue #handcrafted #shoulders #handmade #tailormade #passionfordetails #fullycanvassed #tailoring #classicstyle #gstaad #newyork #athens #suit #pittiuomo #berlin #customers #bespokesuit #rakish #exclusive #arriccio #fattoamano #milan #tailoring #passion #dalcuoreallemani #handstitched #idefendmadeinitaly https://www.instagram.com/p/B97DOKgInu9/?igshid=hkg5mnb3vaph
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dreadfutures · 2 years
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Lemony, Guilty, Solavellan smut
With chapter 38 finally posted, I wanted to link to Chapters 34-38 formally as their own kind of character study via smut.
Ixchel has known for a while that there are parts of Solas that he will not share with her, because as a burgeoning Dreamer it would cause her psychic damage if done in the Fade. But after being confronted by the harm of his actions with regard to Felassan, Solas has withdrawn from her to wallow in his grief and guilt--and Ixchel realizes that he is still afraid that by showing her his vulnerability, she would see something that she cannot love.
In order to prove that nothing could change her mind now, she endeavors to get him to respond to her empathic magic in the waking world. The Ancient Glory of Elvhenan gives her some hints, and Ixchel manages to show Solas how she has embraced him fully, even when he falters.
Obviously there’s a lot of ~ background feelings ~ but I’m pretty proud of this smut and the feelings that go with it. :)
34. Draftwork (x)
35. Arricio (x)** - the base layer of plaster to prepare a wall for frescoes
36. Sinopia (x)** - undersketch applied to arriccio using a red ochre pigment
37. Intonaco (x)** - the final thin layer of plaster applied on top of everything. this is what you paint, wet on wet
38. He Who Hunts Alone (x)
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instabileatrofia · 5 years
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ME-riggio,
MI arriccio,
NON mi spiccio,
Fanculoaquestosistemachenonsistemamascombina.
Sono qui,
ma non ci fate troppo affidamento.
I.S.A.
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santoralli · 5 years
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Ci sono giorni in cui non sono felice. in cui il buio prende il posto della luce, lei si nasconde sotto al mio letto e io non la trovo più. ci sono giorni di dannazione. in cui il senso non bussa alla mia porta e mi chiedo: che cosa ci faccio qui? Quanto dovrò ancora lottare? E non so nemmeno più per chi e contro chi lotto.
giorni difficili in cui la bocca si fa asciutta. la voce inesistente e io non so assolutamente nulla di me. nemmeno il mio nome. arranco. mi arriccio. mi dimentico.
a volte non sono felice. non lo sono davvero. giorni in cui non sono più io. capita all’improvviso e invade tutto persino la maternità.
poi accade sempre, quel maledetto giorno passa, passa la paura. la solitudine. quel giorno passa sempre. l’orizzonte è lì dove deve essere.
che stupida che sono stata, penso.
non ci sarebbe il giorno senza la notte. non c’è felicità senza infelicità, solo che non si racconta.
Bisogna essere capaci all’infelicità per saper discernere. poter scegliere ciò che ci fa stare bene. Come potremmo fare altrimenti?
Sosdonne
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iholdyoutight · 5 years
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credo che ameresti il modo in cui alzo gli occhi al cielo quando sono scocciata o come butto fuori il fumo quando sono annoiata. il modo in cui si tingono di rosso le mie guance quando fa troppo caldo o troppo freddo o il modo in cui scrivo con il quaderno storto.
la posizione in cui dormo quando sono da sola, il modo in cui leggo appassionata ciò che mi interessa o il modo in cui leggo il libro di fisica oppure come arriccio il naso quando qualcosa mi disgusta.
il modo in cui gli occhi diventano verdi quando piove o come si scuriscono quando c'è il sole. quando mi commuovo e resto impassibile, come allungo e stringo le maniche del maglione enorme per il troppo freddo.
il modo in cui sono sempre organizzata e metto tutto a posto da dove lo prendo, la mia fissa nello scrivere i numeri lettera per lettera.
i miei nei sulla schiena, quando ogni volta vorrei tu creassi nuove costellazioni mai viste su di me.
il modo in cui mi incazzo se non mi si dà ragione su una cosa di cui sono sicura, quando voglio far credere di odiare il mio cane invece è la cosa più preziosa che possiedo.
ameresti me quando tento di nascondere le emozioni per paura di sembrare vulnerabile, oppure quando la sera metto la mia felpa per andare a dormire e spruzzo un po' di profumo sul collo.
ma io mi chiedo, mi ameresti davvero nonostante tutto?
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inaccessibilis · 5 years
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L'aria è umida, appena varco la porta per uscire dallo stabile vengo travolta dall'aria carica di salsedine, il sole scalda il corpo avvolgendolo completamente, faccio respiri profondi e chiudo le palpebre, un po' come se qualcuno dovesse baciarmi la fronte. Il mio animo è irrequieto, i pensieri fanno un continuo girotondo fino a quando non decido di chiudere gli occhi ed assopirmi. Sono abituata ad una costante solitudine, non sono solita a dividere il mio spazio, a condividere con altri il mio tempo, farlo mi porta a conoscere quella parte di me sempre ansiosa ed irrequieta, quella parte che se potesse si caverebbe gli occhi. I piedi sfiorano la sabbia, è bollente, sul viso, sulle braccia, un po' su tutta la linea del mio corpo ci sono ancora delle gocce d'acqua, ho gli occhi chiusi e provo a farmi cullare dai discorsi circostanti, quanti rumori, nell'aria l'odore del fumo delle sigarette si mischia all'odore del mare ed arriccio il naso. Sono una persona cattiva penso, alzo lo sguardo al cielo ma non ricevo alcuna risposta, sono così fragile, forse da qualche parte, in questo mondo, esiste una me migliore, meno spigolosa, meno irrequieta, una me con un animo più genuino come quelli di chi il male non lo ha mai toccato con le dita. Mi faccio accompagnare dalle onde di questo limpido mare, la sabbia nel fondale forma delle piccole dune, viste da qua sembrano perfette come appena disegnate, i pesci, così piccoli, ruotano intorno alle caviglie e mi spavento, mi spavento per niente ma probabilmente tutto ciò che non fa parte della mia comfort zone mi spaventa. Ho i capelli mossi dall'aria che entra forte dai finestrini, l'aria calda mi schiaffeggia, qua, in mezzo a queste strade, sembra di essere su una tipica strada desertica dei film girati in America, me ne viene in mente uno di Michelangelo Antonioni ma in realtà non so quanto c'entri questo. Mi assopisco lentamente e tutto diventa sempre più nero, più silenzioso, diventa come desideravo da ore.
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