Tumgik
#borgan fanfiction
giulia-liddell · 4 years
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Rimorsi
Parole: 3059
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Borgan (sì, davvero)
Avvertimenti: menzione di uso di droghe, lieve menzione di pensieri autolesionisti, fine di una relazione, meccanismi di coping non salutari, ANGST.
Note autore: Questa cosa è stata scritta per il Cenone di Natale AU del server di Discord, ma è tranquillamente comprensibile anche senza essere a conoscenza di tutto l’AU. 
È normale ad un certo punto della propria vita provare rimorsi. È una cosa completamente umana. Non tutto può andare come vorremmo ed inevitabilmente ci ritroviamo a sperare che forse in un altro universo gli eventi si possano essere evoluti in maniera differente.  
Essere un artista che deve avere a che fare con numerosi rimorsi può avere i suoi vantaggi: non esaurisci mai materiale per scrivere nuove canzoni. Cristian ha passato gli ultimi anni a sprecare fiumi di inchiostro per i suoi testi, segretamente sperando che ogni singola goccia potesse modificare il passato. Ma ovviamente non è così che funziona, non è mai così che funziona.  
Ricordare è doloroso, ma Cristian non può fare a meno di perdersi nei ricordi, perché oltre al dolore, oltre alla rabbia, oltre ai rimpianti, ci sono stati tanti momenti felici. Si ricorda perfettamente di quando lui e Marco si sono conosciuti, di quando passavano notti insonni a parlare, di quando erano capaci di vagare senza meta per ore intere e divertirsi con nulla e di quando non riuscivano a stare lontani per più di due minuti. Certo, facevano un sacco di cazzate. Ma erano giovani. Erano ragazzini. Tutti a quell’età fanno cazzate. E in fondo il bello era anche quello, potevano fare di tutto insieme, potevano fare qualsiasi errore, potevano dire qualsiasi stronzata e sapevano perfettamente che l’altro non li avrebbe mai giudicati nemmeno per un secondo. Lui voleva fare il ribelle e fare casino e Morgan era con lui. Lui voleva essere indipendente e cavarsela senza la sua famiglia e Morgan era con lui. Che riuscisse ad ottenere risultati oppure no, Morgan era sempre con lui. 
Erano stati loro a darsi quei soprannomi. Si ricorda ancora del momento in cui aveva detto a Marco che aveva deciso di chiamarlo “Morgan”. Lui aveva fatto quella faccia confusa, ma ancora sorrideva perché non vedeva l’ora di sapere da cosa venisse quell’idea. Cristian aveva spiegato tutto timido che siccome era affascinato dalla pirateria, ci voleva un nome piratesco e quello secondo lui era perfetto. E lo era davvero. Cristian se lo sentiva. Marco ne era stato entusiasta ed aveva rilanciato con “Bugo”. La prima spiegazione era stata “perché… Non lo so, suona buffo… Però suona come te… Lascia perdere Cristian, non importa… Posso sempre chiamarti ‘Cri’…”, ma a Cristian era piaciuto davvero. Certo, suonava buffo, ma lo trovava perfetto. Quello era stato… forse un paio di settimane prima della proposta. Avevano a malapena vent’anni.  
Avevano preso a chiamarsi così spesso con quei soprannomi che ormai usare i loro veri nomi tra di loro gli sembrava strano. Era così facile al tempo abituarsi alle novità. Poi c’era stata una serata in cui erano usciti con amici perché nessuno aveva da lavorare ed avevano fatto baldoria fino alle quattro o alle cinque del mattino. I loro amici erano tornati a casa e loro avevano deciso di passeggiare un po’ perché non se la sentivano ancora di tornare. Quando iniziò a sorgere il sole, loro erano nella zona dei navigli a camminare vicino all’acqua e ormai avevano smaltito quasi del tutto l’alcol. C’era quella luce calda e morbida tipica dell’alba che faceva sembrare tutto sospeso nel tempo. Cristian si ricorda che si sentiva leggero in quel momento, come se avesse potuto camminare sull’acqua. E per un momento forse lo aveva immaginato, di prendere Marco per un braccio e ballare sopra l’acqua. Forse ci aveva riso su. Aveva decisamente riso perché Marco si era voltato verso di lui incuriosito e poi si era fermato a fissarlo. Nella confusione di quel momento Cristian aveva pensato che ci fosse qualcosa che non andava e si era preoccupato e Marco aveva semplicemente sussurrato “sposami.” Così senza preamboli, senza spiegazioni. Gli era sfuggito, più che altro. E Cristian si era dovuto aggrappare a lui per non cadere in acqua. Era rimasto stordito, ma non c’era nessuna sensazione che gli avesse detto che si trattava di qualcosa di sbagliato, anzi. Aveva senso, aveva perfettamente senso.  
Non era stato niente di elaborato, perché nessuno dei due voleva che fosse qualcosa di elaborato. Doveva essere una cosa solo per loro e così era stato. L’unica cosa su cui Morgan aveva insistito era che almeno entrambi si comprassero qualcosa apposta da mettere, dato che già non potevano avere un ricevimento e non potevano avere una luna di miele, almeno avrebbero avuto dei vestiti decenti e, beh, ovviamente delle fedi. La storia delle fedi era stata tutta un’altra cosa. Cristian non riesce più a ricordare i dettagli, ma… Un
paio di giorni dopo la proposta accidentale si erano ritrovati dentro al negozio di un tatuatore e avevano pensato “perché no?”, in fondo ormai la scelta era stata fatta. Così si erano ritrovati con il tatuaggio di un filo spinato intorno all’anulare. Cristian non può fare a meno di considerare quella scelta, fatta al tempo solo perché erano giovani e gli sembrava figo, come una premonizione che erano stati troppo ingenui per capire. Si odia profondamente per quel pensiero, perché sa perfettamente che è condizionato soltanto dalle esperienze successive e che il lui di allora non aveva assolutamente nessuna ragione di sospettare, nemmeno inconsciamente, che le cose non sarebbero andate bene. Perché allora, in quel momento sui navigli, nel negozio di quel tatuatore e poi nella sala del comune, non era nato ancora nessuno dei problemi che poi aveva portato alla loro separazione.  
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Morgan si pente di molte delle scelte che ha fatto nel corso della sua vita, anzi quasi di tutte. Ma non riesce mai a pentirsi di aver fatto quella proposta a Cristian. Perché al tempo era giusta. Cristian era davvero la persona che lo conosceva meglio al mondo, anzi lo è ancora. È lui che gli ha dato quel soprannome che lui sente più come il suo vero nome. Sì, in un certo senso è come se Cristian lo avesse battezzato una seconda volta, con qualcosa che sente davvero suo, che sente che lo rappresenta in tutto e per tutto. Si ritrova spesso a chiedersi come diavolo ha fatto a rovinare un rapporto così bello. E di solito si incolpa da solo. Perché è quello che ha fatto per tutta la sua vita: rovinare i suoi rapporti con gli altri, tagliare ponti, causare problemi. Forse se avesse detto tutto a Cristian allora, tutto quello che gli passava per la testa, forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse Cristian non lo avrebbe voluto affatto: era quella la sua paura più grande al tempo, che Cristian lo rifiutasse.  
Sentiva il caos nella testa e lo voleva mettere a tacere. È tutto quello che si ricorda di quel periodo. Pensava che se non riusciva ad essere normale, doveva forzare la sua testa a spegnersi per poter mantenere i suoi rapporti con gli altri. Aveva paura. Con il suo modo di essere aveva già allontanato la sua famiglia e non voleva perdere anche la sua nuova famiglia, Bugo ed i loro amici. Cristian non gli aveva detto nulla all’inizio. Perché era normale in quegli anni che uscendo con gli amici qualcuno provasse qualcosa e poi Cristian beveva, quindi non si sentiva nella posizione di fare prediche. Poi le cose erano peggiorate. Volevano vivere per i fatti loro, come sembrava giusto per due persone sposate, ma soltanto Bugo aveva un lavoro ed era sempre stanco e stressato. Morgan lo guardava e si sentiva inutile. Insomma, lui stava a casa tutto il giorno a non fare niente e Cristian lavorava in un locale per notti intere per fare comunque fatica a pagare l’affitto. Vedeva Cristian trascinarsi dentro casa la mattina, quando lui si stava alzando e a malapena scambiavano due parole. Passavano qualche ora insieme la sera, quando Cristian si svegliava e poi doveva già tornare al lavoro. Era il loro primo anno di matrimonio e per la maggior parte del loro tempo a stento si vedevano in faccia.  
Morgan aveva giornate intere di vuoto, solo con i suoi pensieri. E si odiava. Si odiava così tanto. Quando aveva l’istinto di farsi del male optava per prendere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Così in quelle rare occasioni in cui riusciva a trovare qualche lavoretto, non riusciva a tenerlo perché faceva fatica a capire dove si trovava o cosa stava davvero facendo. E Cristian non diceva nulla. O meglio, non si incazzava mai. Morgan avrebbe voluto che almeno una volta gli avesse detto chiaro e tondo quello che pensava, ma no. Cristian ingoiava il rospo, sorrideva e buttava fuori un “troverai qualcos’altro” o “andrà meglio la prossima volta”. Morgan sapeva benissimo che Cristian disapprovava di lui e delle sue abitudini, ma si ostinava a rispondergli sempre e solo con quella maledetta positività. E così lui continuava. Continuava a distruggersi in ogni modo possibile. 
Il problema è che a furia di tirare la corda si spezza. Morgan non si ricorda neanche di preciso quale sia stato il momento di rottura. Era così perso che avrebbe potuto confondere gli eventi di un mese intero per gli eventi di un giorno solo. Ma la loro situazione era diventata ingestibile. Si vedevano poco e quando stavano insieme facevano finta che andasse tutto bene anche se Morgan aveva abbastanza schifo nelle vene da non ricordarsi quasi il suo nome. E Cristian aveva bisogno di riposo e di affetto e di tutto quello che Marco in quelle condizioni non era in grado di dargli. Hanno avuto forse un paio di giorni di pace, in cui tutto sembrava risolto, come quando si erano appena sposati, prima di riprendere la loro routine e ritrovarsi ad esplodere.  
Morgan si ricorda perfettamente la sensazione di profonda solitudine di quei giorni, ma non molto di più. Cristian era arrivato al punto di piangere, finalmente dopo mesi, forse anche anni, Morgan non ne è sicuro, di completo nulla. Ogni emozione era scoppiata all’improvviso e per il cielo solo sa quanto non hanno fatto altro che piangere ed urlare e buttarsi addosso veleno. Perché nessuno dei due ce la faceva più a vivere così staccato dall’altro e dal resto del mondo allo stesso tempo. Erano da soli, ognuno nella loro bolla e continuavano ad allontanarsi sempre di più. Finché Cristian era rientrato dal lavoro un giorno ed aveva trovato Morgan mentre si preparava una dose. Era la prima volta in tutto quel tempo in cui lo vedeva con i suoi occhi e probabilmente non aveva retto. Si era affrettato a cacciare due cose essenziali in una borsa mentre Marco invece che scusarsi, come avrebbe voluto fare, non riusciva a far altro se non insultarlo perché le scuse gli morivano in gola. Non riesce a togliersi dalla testa il momento in cui ha visto il suo Bugo uscire dalla porta, quando si è voltato solo un attimo, con le lacrime che gli rigavano le guance e la sua voce è uscita fuori spezzata e soffocata per dire “Ti amo, Marco. Ma non così. Non posso.” 
Quelle parole sono il motivo per cui Morgan non è mai stato veramente incazzato con Cristian. Avrebbe potuto. Perché Cristian il lusso di tornare a casa dai suoi durante la separazione ce lo aveva, ma lui era completamente solo. Perché Cristian aveva fatto i suoi errori e non aveva parlato quando avrebbe dovuto e non aveva detto di star soffrendo anche lui quando avrebbe dovuto. Perché Cristian in fondo non aveva completamente il diritto di giudicarlo. Ma quelle parole. Quelle parole erano la dimostrazione, secondo Morgan, che Cristian si rendeva conto di tutto questo. Per quello non è mai stato veramente incazzato con lui. Neanche quando si sono urlati insulti per i mesi successivi, neanche quando hanno messo in mezzo gli avvocati per dividere quel poco che avevano, neanche quando Cristian gli ha lasciato gli ultimi regali che gli aveva fatto.  
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Il vero problema era che lontani loro non ci sapevano stare. Il loro matrimonio era stato affrettato e si era bruciato velocemente, ma loro continuavano a vedersi e a seppellire i loro sentimenti sotto una facciata di risentimento. Così Cristian si era ritrovato ad osservare Morgan nella sua strada verso l’autodistruzione e si era accorto degli errori che aveva fatto. Si era accorto di non averlo mai aiutato veramente, di aver solo ignorato il suo problema e quale che fosse la sua causa perché era più facile così. Si era accorto di non aver mai davvero permesso comunicazione tra di loro, perché se lui stesso non diceva di cosa gli pesava e cosa lo faceva stare meglio, come mai avrebbe potuto Morgan sentirsi in condizioni di farlo? Avevano deciso di avere una relazione adulta, senza prima essere diventati adulti loro stessi. Ovviamente non aveva funzionato. E Cristian si sentiva un idiota per questo. Era consapevole di aver buttato via la sua occasione con l’amore della sua vita. Perché nonostante tutto sapeva perfettamente che Marco era l’amore della sua vita.  
Avevano ancora amici in comune e per forza di cose finivano negli stessi giri. Cristian continuava a guardare Morgan ogni volta sempre messo peggio, che si faceva accompagnare ogni sera da una persona diversa e doveva trattenere sempre l’istinto di vomitare. Non sapeva nemmeno lui perché. E forse per ripicca anche lui aveva iniziato ad uscire con diversa gente, perché voleva liberarsi di quella voglia di continuare a tornare da Morgan. Ma alla fine da Morgan ci tornava lo stesso. Dopo ogni rottura, dopo ogni relazione finita prima ancora di nascere, Cristian andava sempre a bussare alla sua porta, che era stata la loro porta una volta, e si buttava tra le sue braccia, a volte da sobrio a volte no. Si risvegliava al mattino confuso e per un istante, un singolo meraviglioso istante, non si ricordava della separazione e del divorzio. Era appena un secondo in cui nella sua testa si svegliava semplicemente accanto a suo marito, nel loro appartamento e poteva godersi il suo calore. Era esattamente come i primi tempi quando potevano ritagliarsi un momento solo per loro e riuscivano a stare vicini e bastava solo quello. Poi la realtà gli crollava addosso come un macigno e allora fuggiva via, spesso prima che Morgan potesse anche solo accorgersene. Andava a cercare qualcun altro con cui uscire, solo per poi rifinire punto e a capo nella stessa situazione ogni singola volta. Perché non importava con chi uscisse, non era mai la stessa cosa, non era mai Morgan. 
Erano riusciti in un qualche modo anche a chiudere quel capitolo. Cristian era riuscito a trovarsi in un paio di relazioni stabili e non era più finito periodicamente nel letto Morgan. Così semplicemente non si erano quasi più visti. Forse un paio di volte per qualche incontro familiare, ma nulla di più. Non era una distanza che bastava a dimenticarsi però. Per quello anche senza essersi visti o sentiti per mesi, quando Cristian aveva visto di avere una chiamata in arrivo da parte di Morgan aveva risposto subito, senza neanche pensarci. Perché per loro era naturale così. E quella chiamata lo aveva portato a andare a trovare Marco, ricoverato in terapia intensiva per un mix sbagliato.  
Era stato vederlo in quelle condizioni e sentire una morsa che gli si stringeva intorno al cuore che gli aveva fatto capire di amarlo ancora. Non era assolutamente cambiato niente da quando erano ragazzini, avrebbe ancora voluto essere suo marito. Per quello gli era rimasto accanto, gli aveva letto libri, gli aveva fatto ascoltare musica e gli aveva parlato per ore di nulla in particolare. Per quello aveva pianto di sincera commozione quando finalmente Morgan era stato in grado di rispondergli e stringere anche solo leggermente le sue dita. Ed in quel momento presi dell’euforia di essersi in un qualche modo ritrovati avevano fatto promesse che in fondo sapevano di non poter mantenere. Morgan sapeva di non riuscire a ripulirsi senza un aiuto professionale e Bugo sapeva di non riuscire a stare con Morgan senza discutere di quello che avevano passato. 
Così erano caduti di nuovo in quel limbo di nulla e di emozioni represse che nel giro di mesi aveva portato una seconda esplosione. Questa volta, forse, più dolorosa della precedente, perché carica della consapevolezza di non aver imparato dai loro errori.
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La seconda separazione fu più definitiva. C’era del risentimento e dell’astio che non potevano essere dimenticati facilmente. C’era la credenza, da parte di entrambi, che un cambiamento fosse impossibile. Però Morgan sperava davvero di poter fare di meglio. Sapeva esattamente per quali motivi aveva perso Bugo e sapeva che qualsiasi altra relazione che avrebbe potuto provare ad avere non avrebbe funzionato per quegli stessi identici motivi. Per quello era riuscito più o meno e ripulirsi. Che nel suo caso voleva dire che era riuscito a passare a sostanze meno pesanti, cose che potevano essere più socialmente accettabili, anche se di poco.  
Manteneva i suoi momenti di maggiore sobrietà, che comunque per una persona normale non sarebbe stata affatto accettabile, per gli incontri familiari. Perché per uno strano scherzo del destino lui e Cristian si erano ritrovati a far parte della stessa famiglia e non era possibile rifiutare di partecipare alle riunioni familiari. Ma dopo tutto quel tempo e con tutte quelle ferite sulle spalle rivedersi in quelle condizioni non era facile. Per quanto Marco si fosse ripromesso di mantenersi sobrio almeno per le cene di famiglia, continuava a buttare lo sguardo verso Cristian di tanto in tanto e la testa gli si riempiva di pensieri e di ricordi e l’unico modo che conosceva per affrontare il problema era mettere a tacere la sua mente. Tanto se qualcuno si ubriaca ad una cena di famiglia non è esattamente un evento straordinario.  
Ad ogni bicchiere Morgan riusciva a sentire sempre di più lo sguardo di Cristian addosso a lui e soprattutto il suo disappunto che portava alla necessità di altri bicchieri. A nulla servivano consigli di vari parenti sul bisogno di parlare tra di loro. Morgan voleva solo arrivare alla fine di quelle cene e poi correre a casa a distruggere più che poteva il ricordo degli sguardi di Cristian e della curva delle sue labbra e della presa delle sue mani intorno al bicchiere e degli abbracci che aveva dato agli altri parenti e del sorriso che aveva fatto quando era arrivato e del suono della sua voce e della risata che gli era sfuggita alle battute più inappropriate. 
Ma ogni anno, suo malgrado, continuava a venire invitato e così anche Cristian ed ogni anno, suo malgrado, non poteva fare a meno di presentarsi.
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giulia-liddell · 4 years
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Risveglio
Parole: 1763
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Borgan
Avvertimenti: angst, menzione di alcol, velata menzioni di uso di droghe
Note autore: Questa fic fa riferimento a questo (x) background che ho scritto, ma dovrebbe essere comprensibile anche senza averlo letto. Non rispondo di eventuali danni psicologici che possono essere causati dalle mie fic su questa ship (ma se proprio ne avete bisogno vi posso risarcire)
Marco sente la luce del mattino arrivargli dritta sulla faccia e non può evitare di aprire gli occhi. Dopo qualche secondo di disorientamento si rende conto di non essere nella sua camera. Grugnendo riesce a rigirarsi verso l’interno del letto appoggiando il suo peso su un braccio. Non ha bisogno di vedere il volto della figura sdraiata di spalle davanti a lui per sapere che è Cristian. Segue con lo sguardo la curva della schiena scoperta trattenendosi dal tracciare il percorso delle vertebre appena visibili con le dita. Sa che la sua pelle è calda, come lo era la notte prima, come lo era la sera prima, come lo era ogni altra volta che si sono trovati in questa situazione. Man mano che si sveglia Marco riesce a sentire il mal di testa che preme contro le sue tempie. Improvvisamente riesce a sentire il sapore dell’alcol in bocca come se avesse bevuto fino a pochi secondi fa e gli fa venire voglia di vomitare. Non tanto perché gli dia fastidio, beve talmente tanto che non potrebbe mai dargli fastidio, ma perché si fa schifo da solo. Non riesce nemmeno a richiamare alla memoria i ricordi completi della nottata appena passata. Anche se sa benissimo come è andata. È sempre la stessa storia con lui e Cristian.
Morgan chiude gli occhi mentre cerca di pensare a cosa è successo questa volta. Era uscito con i suoi amici, forse aveva preso qualcosa prima di raggiungerli al locale, anzi sicuramente perché i suoi ricordi sono leggermente distorti, sbagliati, non al posto giusto. Cristian era lì. Ovviamente Cristian era lì. E che cosa poteva fare lui se non bere e mormorare qualche insulto sottovoce, quando era abbastanza vicino a lui da poter essere sentito. A fine della serata, quando i loro amici se n’erano andati ognuno in una direzione diversa Cristian lo aveva trovato nel vicolo accanto al locale e lo aveva trascinato verso il suo appartamento. Puzzava di alcol ed aveva lo sguardo stravolto e chiaramente non capiva che cosa stava combinando perché non ha mai portato Morgan nel suo nuovo appartamento: sono sempre andati nel lor- nell’appartamento di Marco.
Morgan è sicuro che Cristian lo abbia coperto di graffi e di morsi fino a renderlo insensibile, perché è quello che fa sempre. Un breve sguardo al proprio petto gli conferma che ha ragione. Traccia con un dito i contorni dei segni che riesce a vedere sulla sua pelle e pensa all’immagine di Cristian nel momento in cui glieli ha lasciati. Può immaginarlo, ma non riesce veramente a ricordarlo. Sa che può aggrapparsi solo a quei ricordi perché una volta sveglio Cristian non gli darà alcun tipo di attenzione, non gli parlerà, non lo stringerà, non lo bacerà. E detesta non riuscire a tenersi stretti quei momenti nella memoria perché sa che sono gli unici momenti di intimità e di vicinanza che ha con lui, quando Cristian è troppo sbronzo o troppo distratto dalla frustrazione per un’altra relazione finita per curarsi veramente di quello di cui ha bisogno Marco o anche solo per accorgersi della sua esistenza probabilmente. E la cosa che fa più male è che Morgan farebbe esattamente lo stesso se fosse al posto di Cristian. Sa benissimo che essere trattato come un semplice oggetto è quello che si merita, ma allo stesso tempo non può fare a meno di desiderare che Cristian voglia di più. La verità è che a Cristian manca solo il contatto, non lui.
Cristian inizia a muoversi leggermente ed in quel momento Morgan realizza che questa volta è a lui che tocca andarsene, che questa volta si trova in casa di Cristian e dovrà trovare la forza di uscire dalla porta. Lo sente mugugnare mentre scaccia a forza il sonno e si mette a sedere sul letto continuando a dargli le spalle. Cristian butta lo sguardo oltre la sua spalla senza guardarlo negli occhi e mormora un “sei ancora qui?”. Morgan vorrebbe replicare che “Sì, ovviamente sono ancora qui e voglio restare qui, con te. Voglio restare qui per sempre. Perché ho sbagliato. Perché sono uno stronzo. Perché avevi ragione tu. Perché senza te io non ci so stare. Perché mi manchi da morire. Perché la nostra fede ce l’ho tatuata sul dito e questo vuol dire che non ci potremo separare mai perché non è un anello che si può buttare via. Perché voglio solo ricominciare. Perché tu mi rendi migliore ed io voglio essere migliore per te.”, ma no, non dice niente di tutto ciò. Finge una mezza risata mentre si mette i pantaloni e poi si accende una sigaretta «Dopo tutte queste volte pensavo di iniziare a chiederti dei soldi.» commenta facendo ballare la sigaretta tra le sue labbra e subito si odia per quello che ha detto. Ma è la sua reazione naturale a tutto quello che dice. Cristian si volta raccogliendo le gambe di lato, con le lenzuola che cadono ed ormai non coprono quasi più il suo corpo. Morgan si sforza di non farci caso, di non pensare a quanto una cosa del genere fosse normale quando erano ancora sposati, ma allo stesso tempo non può fare a meno di fissare l’immagine nella sua testa. Peccato che l’espressione di quello che non può che essere odio di Cristian rovini la visione.
«Non ti preoccupare non ci saranno altre occasioni. E spegni quello schifo non voglio odore di erba in casa mia.» replica Cristian con la voce carica di veleno, e subito si rivolta dall’altra parte e comincia a vestirsi. Marco non ha notato se anche il suo sguardo ha vagato lungo il suo corpo, ma non crede che sia successo. «Questa?» dice sollevando la sigaretta anche se Cristian gli sta dando le spalle «L’ho rollata io, ma è tabacco te lo assicuro. Non rischierei mai di contrariarti più di tanto, altrimenti non avresti più nessuno da scopare quando ti spezzano il cuore.» risponde cercando di suonare altrettanto carico d’odio e intanto si rimette la maglia che è stata buttata in angolo della stanza. Cristian gli lancia la sua giacca mentre esce dalla stanza «Come ho detto, non ci saranno altre volte. Levati dalle palle, in fretta.» gli dice senza incrociare il suo sguardo. Marco si accorge che anche sulla sua pelle ci sono tracce della notte precedente. Non si ricorda di aver cercato di marchiarlo, ma riesce ad immaginare di averlo desiderato e se lo ha desiderato, nella foga del momento e senza i suoi freni inibitori deve averlo anche fatto.
Dopo essersi assicurato di aver raccolto tutte le sue cose dal pavimento Morgan esce dalla camera da letto e trova Cristian in piedi vicino alla tavola della cucina. Vorrebbe scusarsi con lui. Per qualsiasi cosa. Anche per quello che non è colpa sua. Vorrebbe scusarsi perfino per l’esistenza dell’universo perché si sente in colpa come se lo avesse trascinato in un mondo in cui lui non vuole stare. Ironico. Si rende conto di essere lui stesso quello sempre in fuga dal mondo. Ma invece che scusarsi fa una battuta, perché non riesce a trattenersi «Come non mi offri nemmeno un caffè?» dice mentre si infila la giacca e si aspetta che Cristian risponda in maniera simile a prima, che faccia un commento, una battuta o che lo insulti in un qualche modo. Invece no, Cristian deglutisce e risponde in un sussurro, forse pensando di non poter essere sentito «Eri tu che mi preparavi il caffè.». Marco si blocca. Ha sentito. Non sa se gli conviene fare finta di non averlo fatto però. Perché questo è fuori dalla loro solita routine. Nella loro routine di solito neanche si parlano perché Cristian scappa prima che lui si possa svegliare. Si caccia le mani in tasca ed inizia a scorrere con l’unghia del pollice su ogni polpastrello per tenersi ancorato alla realtà. Non lo ha immaginato. È abbastanza certo di essere sveglio e sobrio in questo momento. Potrebbe anche non esserlo però. Potrebbe non essere neanche uscito la sera prima ed essere buttato da qualche parte sul pavimento di camera sua perché ha trovato una foto di Cristian di cui pensava di essersi liberato.
«Ci vediamo la prossima volta che qualcuno ti lascia.» dice Marco mentre si dirige verso la porta per uscire. Se davvero se lo sta solo immaginando non ha senso dire quello che pensa davvero perché non sarebbe reale… E se non se lo sta immaginando, non ha senso comunque perché non aggiusterebbe le cose o forse perché non avrebbe mai il coraggio di parlare. Cristian sta continuando a provare ad andare avanti e lui è solo una distrazione temporanea tra un tentativo e l’altro. «Incredibile.» inizia a dire Cristian e si sposta per appoggiare la testa contro il muro accanto alla porta «Posso ripeterti anche cento volte che non ci sarà una prossima volta, ma tu continui ad insistere che tornerò da te… Quando? Dai fai qualche stima.» nella sua voce non c’è rabbia né disprezzo, suona più che altro sconfitto. «Quando la tua prossima relazione fallirà di nuovo.» dice di riflesso Morgan, perché è quello che pensa, ma mentre si ritrova a fissare ancora una volta la schiena di Cristian adesso riesce a notare qualche graffio che deve avergli lasciato la notte scorsa. «Quando non riuscirai più a sentirmi sulla pelle.» si corregge allora Morgan, ma quasi non crede alle proprie parole. Cristian sospira «Sei uno stronzo, Morgan.» dice prima di voltarsi di scatto, afferrarlo e spingerlo contro il muro dove prima si era appoggiato lui. Marco ha appena il tempo di registrare quello che è successo prima che Cristian lo baci. Si arrende subito al bacio perché come potrebbe non farlo? Lascia che le labbra di Cristian scivolino sulle sue con una voglia che non sembra appartenergli e poi lascia che morda le sue labbra con una delicatezza che si trasforma presto in un desiderio furioso. Questo momento più di qualsiasi altro sembra frutto della sua immaginazione ed allo stesso tempo la cosa più vera che sia accaduta negli ultimi giorni, negli ultimi mesi, negli ultimi anni.
In un attimo Cristian lo lascia andare, come se si fosse improvvisamente bruciato e quasi lo spinge fuori dalla porta. Morgan ha giusto una frazione di secondo per osservare ancora la sua faccia nello spiraglio della porta prima che si chiuda. Nota un paio di lacrime che scendono lungo le sue guance e le sue labbra che si muovono per dire qualcosa che Morgan non capisce. Il suono della porta che si chiude di colpo lo fa quasi sussultare. Si chiede che cosa abbia detto Cristian. Probabilmente non saprà mai la risposta.
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giulia-liddell · 4 years
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Va tutto bene
Flash Fic per l’ultima serata di rewatch
Parole: 3953
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Amadello, mentioned Levodie, mentioned Anacore, mentioned Bossille, mentioned Lamborketa, mentioned Gabbanacci, mentioned Borgan, mentioned Vibrazioni (se non siete su Discord vi siete persi sviluppi importanti), mentioned Fasmann
Avvertimenti: uhm…., sdolcinatezze, brutti commenti della Pavone, utilizzo di “venti venti” (il male fisico che mi ha fatto scriverlo, non ne avete idea), Cristicchi, sviluppo confuso, possibilissimi errori grammaticali, troppi personaggi nessuno ha abbastanza spazio perdonatemi, Nigiotti è super chill
Note autore: la vostra autrice è un po’ stanchina e non ha riletto una sola parola di questa roba… Comunque! Sarebbe per il Cenone AU di Discord, ma dovrebbe essere abbastanza comprensibile per tutti. Un giorno con più tempo vorrei fare una versione più dettagliata (e magari approfondimenti per tutti i retroscena qui solo menzionati)… Ho deciso di chiamare Marco Sentieri “Blu” perché ci sono troppi “Marco” e perché temevo che nessuno associasse il nome alla sua faccia…
Amadeus corre da un punto all’altro della cucina per raccogliere tutti i piatti e le decorazioni che deve sistemare sul tavolo. Ha riempito la casa di candele colorate, di rametti di pungitopo e di stupidi pupazzetti a forma di renne ed elfi. È tutto molto ridicolo, ma ha un’aria natalizia, un’aria di calore e di famiglia e quello è lo spirito che Amedeo Sebastiani vuole per la sua casa. Non è il primo cenone di Natale della famiglia Sebastiani-Fiorello, anzi, però è quello che spera vada bene. Sarebbe la prima volta. Nonostante i disastri degli anni scorsi Amedeo ha grandi speranze per quest’anno. Ci sono tante cose positive. Lauro ed Edo si sono ufficialmente fidanzati e potranno discutere dei preparativi per il matrimonio; Levante ed Elodie vengono per la prima volta come coppia e da bravo zio non vede l’ora di vederle felici e contente; Tosca ha detto che porterà una persona speciale da presentare e magari sarà abbastanza per distrarre le zie e le nonne dal fare discorsi inappropriati… Ci sono tante cose positive, tutto andrà benissimo. Amadeus se la sente. Quest’anno non sarà come gli altri. Davvero. Il cenone di famiglia venti-venti sarà un successo.
Rosario gli passa accanto di fretta mentre lo aiuta a sistemare la tavola e gli dà un bacio veloce. «Aspetta!» esclama Amedeo di botto facendo arrestare d’improvviso suo marito «Che c’è?» chiede preoccupato Rosario guardandosi intorno per capire che cosa sia andato storto «Non mettere il vino a tavola!» risponde subito Amedeo teso come una corda di violino, sembra che stia pensando a qualcosa di orribile, come se mettere il vino sulla tavola equivalesse a lanciare una granata in casa. Rosario lo guarda confuso ed alza un sopracciglio per chiedere silenziosamente quale sia il problema. «Piero sarà uno dei primi ad arrivare…» spiega Amadeus con calma «Vuoi davvero che il vino sia la prima cosa che noti sulla tavola?» aggiunge subito ed uno sguardo di realizzazione spunta sulla faccia di Rosario. Ha improvvisamente dei flashback di una costosa bottiglia di Mille ed una Notte che si infrange contro il bellissimo quadro regalo di suo fratello Beppe, per poi far colare il prezioso liquido rosso sul muro bianco del salotto ed infine sul bel divano in microfibra, bianco anch’esso. Ricorda ancora quanto hanno penato per ripulire la parete e cambiare divano e scusarsi con suo fratello… Rosario fa il dietro-front più veloce della sua vita e va a riporre le bottiglie di vino al sicuro in cucina.
Quando ritorna abbraccia Amadeus da dietro appoggiando la testa sulla sua spalla «Allora, il cibo è tutto pronto per essere infornato… Il forno lo abbiamo scaldato… Ho preparato apposta i piatti vegetariani a parte, ho controllato che il vino possa stare nascosto almeno per qualche ora… Ho messo i piatti buoni al sicuro e sistemato la tavola con i set comprati dai cinesi… I dolci sono a posto nel frigo e ho controllato che ci sia spazio per tutto quello che porteranno gli altri…» elenca con calma mentre prende le mani di Ama tra le sue e le accarezza dolcemente. Amedeo annuisce in approvazione e butta la testa all’indietro appoggiandosi a Rosario «Mhhh…. Direi che è tutto… Aspetta. Il caffè?» chiede appena dopo aver riflettuto sulla checklist, Fiore sorride e si avvicina un po’ per dargli un bacio «Abbiamo abbastanza caffè per un esercito ed abbastanza caffettiere per due eserciti, quindi penso che ce la caveremo.» risponde prontamente Rosario facendo sorridere suo marito «Oh… Meno male… Grazie di tutto, Ciuri… Come farei senza di te?» sospira Amadeus «Te la caveresti lo stesso, ma saresti molto più iperattivo… e stressato… e probabilmente costantemente eccitato…» commenta Rosario beccandosi un buffetto sulle mani da parte di Amadeus «Ehi! È Natale, non è il caso di dire certe cose…» lo rimprovera, ma ottiene solo l’effetto di farlo ridacchiare «Non comportarti come se non fosse vero… E come se non avessi decisamente comprato qualcosa per questa notte…» aggiunge Rosario prima di scivolare via dalle braccia di Amadeus per correre a rispondere al campanello che ha appena suonato e per evitare gli attacchi di un molto offeso Ama.
Tra i primi ad arrivare ci sono Piero Pelù e Tosca, che è venuta in compagnia di una bellissima donna spagnola. «Ah che piacere conoscerti.» si presenta subito Amedeo «Sai che so un po’ di spagnolo?» aggiunge e subito Rosario gli appoggia le mani sulle spalle e scuote la testa «No, amore, non lo sai. Lascia perdere.» lo ferma prima che possa provare e fallire miseramente a parlare in spagnolo. «Comunque questa è Silvia.» interviene Tosca per placare gli animi, prima che succeda qualcosa. Sono passati solo dieci minuti, è un po’ presto per fare danni, perfino per i loro standard. Piero intanto entra tutto sorridente facendo sentire subito ai preoccupatissimi Rosario ed Amedeo che odora già di alcol. Altri scenari da guerra tornano in mente a tutti e due ed Ama si volta verso suo marito con uno sguardo pieno di panico, in una silenziosa richiesta di aiuto. Senza dire nulla lui si affretta a far accomodare Piero sul divano «Ti porto dell’acqua, okay?» gli dice prima di recuperare un bicchiere dal suo posto tavola, perché ovviamente Amadeus si è curato di sistemare la tavola addirittura con dei segna posto. «Acqua? Ma che acqua? È una festa!» esclama Pelù di rimando, ma Rosario gli forza un bicchiere d’acqua tra le mani «Acqua. Fidati che è meglio.» gli dice. E così hanno sistemato i primi ospiti. Non sta andando tanto male. Possono davvero farcela quest’anno.
All’arrivo della mandria di cugini e nipoti sono meno sicuri di potercela fare. Il caos inizia a manifestarsi. È ancora caos positivo, per carità. Sono tutti allegri e salutano con entusiasmo gli altri. I Pinguini in particolare. Riccardo sta saltellando da una parte all’altra della sala per distribuire baci a tutti i cugini, mentre Elio dispensa abbracci da orso in giro. Amadeus si sente felice a vederli tutti così pieni di energia e decide di chiedere subito tutte le novità che può ai pinguini prima che ci sia troppa confusione. Intanto accoglie Levante ed Elodie, appena arrivate ed esprime tutta la sua felicità per la loro nuova relazione aggiungendo un “Se Antonio vi dà fastidio, ditemelo mi raccomando” e quando si dice “parlando del diavolo” … Antonio Diodato viene fatto entrare proprio in quel momento da Fiore e la prima cosa che fa è lanciare un’occhiataccia alle due donne che si tengono per mano. Amadeus fa per andare nella sua direzione, ma Levante lo ferma «Non ti preoccupare, zio… Che si rovini la serata da solo.» gli dice con un sorriso ed Amadeus rimane di stucco «Mi hai chiamato zio… Ehm, volevo dire… Sicura Claudia?» chiede confuso appoggiando una mano sulla sua spalla «Sicurissima. E certo che ti ho chiamato zio, hai sposato o no zio Rosario? Sì. Quindi sei uno zio anche tu.» risponde con naturalezza sorridendo ancora ed Elodie si lascia scappare una risatina mentre accarezza le spalle dello zio per consolarlo. Amedeo si volta verso di lei con gli occhi spalancati «Oh, sono così felice per tutte e due. È proprio una ragazza d’oro, non fartela scappare, tesoro.» dice ad Elodie, forse con un accenno di lacrime che gli riempiono gli occhi. Elodie gli dà un bacio sulla guancia e poi guarda Levante con una gli occhi pieni di adorazione «Non ti preoccupare zio Ama, non me la faccio assolutamente scappare.». Rosario li raggiunge dopo aver sistemato il cappotto di Antonio in un’altra stanza e sorride alle due donne facendo loro i suoi complimenti, poi guarda Amedeo e si accorge della sua faccia stravolta «Cosa gli avete detto?» chiede mentre gli accarezza la schiena ed Elodie ride ancora «Claudia lo ha chiamato zio.» spiega e Rosario strabuzza gli occhi «Claudia, non puoi fare così… Me lo vuoi far sciogliere prima ancora che la serata inizi? Poverino…» dice scherzoso facendo ridere Levante prima che si allontani con la sua ragazza. «Sicuro di arrivare a fine serata? Tra poco arrivano Lauro ed Edo… Avranno degli anelli di fidanzamento… Riuscirai a non piangere?» chiede sottovoce Rosario al marito «Non ti posso promettere niente, Ciuri… Ma ci proverò…» risponde piano.
Le zie e i nonni arrivano in elegante ritardo e con l’aria già scocciata. Tutti vengono sommersi da una serie di “c’era davvero troppo traffico, non si può fare così.”, “ah, bello Antonio, come va?”, “Ma Lauro ed il suo amico sono già arrivati?”, “Certo Claudia che farti scappare uno come Antonio, come hai fatto?” e addirittura “Ah nessuno ha invitato quel delinquente con i capelli rosa, vero?”. Alcuni si guardano intorno preoccupati, ma tirano un sospiro di sollievo quando notano che Anastasio non è ancora arrivato. Amadeus resta pietrificato, mentre Fiore si affretta a raccogliere i cappotti di tutti e a rispondere a denti stretti con «No, Lauro ed il suo fidanzato non sono ancora qui. Antonio va sempre bene, informatevi anche sugli altri nipoti una volta tanto. Claudia non si è fatta scappare Antonio, anzi è il contrario e lei ed Elodie sono molto felici insieme, comunque. Zia Rita non provare mai più a parlare in quel modo di amici di famiglia come Ghali o di qualsiasi altra persona in generale.». Si allontana con i cappotti prima che qualcuno possa replicare. Intanto nonno Tricheco e nonno Beppe salutano tutti e fanno i loro auguri.
I prossimi ad arrivare sono Edo e Lauro che sorridono allegri mentre dispensano auguri ed aggiungo i loro regali alla montagna che si è creata nella camera degli ospiti. Rosario cerca di non scoppiare a ridere quando Lauro fa vedere gli anelli agli altri ed Amedeo rischia davvero di piangere. Tutti li riempiono di congratulazioni finché la nonna Marina si mette in mezzo «Ah che bello, quindi diventate coinquilini adesso?» commenta e quasi tutti i cugini si voltano a fissarla, Lauro diventa improvvisamente serio ed Edoardo ha la faccia di uno che vuole andarsene ancora prima che cominci la festa «Nonna, convivo con Edo da anni. La novità è che ci stiamo per sposare.» spiega Lauro con voce piatta, mostrando l’anello per sottolineare le sue parole. «Quindi finalmente avete trovato delle ragazze e non ce lo avete detto?» continua la nonna ed Edo deve allontanare Lauro di forza prima che attacchi una sua stessa parente. «Lo so, Lauro, lo so. Non importa. È Natale. Lascia correre. Fregatene.» gli ripete come una cantilena mentre Riccardo salta in mezzo alla sala per sviare il discorso su altri argomenti. I suoi sforzi hanno un discreto successo ed Amadeus riesce a tirare un sospiro di sollievo mentre si ritira in cucina con Rosario.
«Oddio. Ce la faremo? Ti prego Ciuri, dimmi che ce la faremo.» mormora Amadeus mentre appoggia la testa contro il petto del marito che gli accarezza la testa «Certo, certo… Mancano ancora Junior, Anastasio e Rancore, però…» commenta e subito Ama emette un verso strozzato pensando alle prospettive di discussioni e piatti che volano «Ma, dai ce la faremo. E poi tra poco arrivano Enrico e Giordana! E Tiziano e Vic! Loro sono tranquilli.» si affretta a dire Rosario nel tentativo di ritirargli su il morale. Amadeus si rimette dritto «Sì… Sì… Sta procedendo tutto bene. Non è ancora stato rotto nulla. Piero non ha ancora iniziato a bere, se non contiamo il mezzo litro di whiskey che si è scolato prima di arrivare. Le zie sono state insolitamente tranquille, per adesso. Lo zio Zucchero è relativamente calmo. Elettra se ne sta tranquilla al telefono e va bene… Sta parlando con Keta?» inizia a dire sempre più agitato Amedeo. Rosario gli si piazza davanti e gli stringe le spalle «Okay. Fai un bel respiro. Sì, sta andando tutto bene. La casa è ancora intera. Io sono qui con te e ti amo. E sono abbastanza certo che Elettra stia parlando con Keta, non posso biasimarla, lei è a casa Savino con la sua famiglia…» risponde Fiore ed Amedeo sospira «Oh. A casa Savino? Che bello. Sai che non hanno mai rotto un piatto a casa Savino? E poi nonno Vincenzo non si mette a litigare con nessuno e Arisa e Simone sono proprio buonissimi e gli amici di Tecla e Leo sono tutti adorabili… Non che i nostri nipoti e cugini non siano adorabili, vorrei solo che potessero stare un po’ più sereni…» dice Amadeus a bassa voce e Rosario si lascia scappare una risatina «Sereni? Loro lo sono già… Tutti loro… Non vedi che differenza c’è tra le loro generazioni e la nostra o quella di Tiziano e Vic? Loro sono aperti già da così giovani e non hanno paura di doversi difendere da nessuno… Perfino dalla loro famiglia… Ma ce lo vedi me da giovane che vado contro ai miei nonni? Che gli dico che sbagliano? Che li critico per i loro pensieri politici o perché sono bigotti? Noi non le facevamo queste cose… Diamine a me e te quanti anni ci sono voluti per arrivare dove siamo adesso? E invece Edo e Lauro? Hanno la metà dei nostri anni e già un anello al dito… Davvero li ammiro tanto. Noi abbiamo perso tempo, ci siamo fatti frenare dalle nostre paure. Perfino Francesco che ha sempre fatto il ribelle e in teoria non doveva preoccuparsi della disapprovazione di nessuno ci ha messo così tanti ad ammettere anche solo a sé stesso la sua identità, ed è vero che adesso è più felice che mai ed è sempre bello vedere lui ed i suoi fidanzati ai vari pride, però non pensi mai a quante parate in più si sarebbero potuti godere se fossero stati coraggiosi, intraprendenti e sì, anche incazzati, come le nuove generazioni?» Rosario parla seriamente, lasciando che il peso delle parole che sta dicendo abbia lentamente effetto su Amedeo, che annuisce lentamente «Sì… Hai ragione… I nostri giovani sono forti così… Ma non sto tanto a dispiacermi per il tempo perso: sono grato di starne avendo adesso, di aver trovato quel coraggio e quella forza che mi mancavano. Di aver trovato te. Di avere questo anello al dito e stare in questa casa… Adesso ti posso chiamare “amore” quanto mi pare e mi basta questo.» risponde Amedeo con la stessa serietà mentre abbozza un sorriso. Fiore non trova le parole giuste per rispondere, quindi si limita a baciarlo sorridendo sulle sue labbra. Baciare suo marito. Che bella cosa da pensare. Non si stancherà mai di farlo, anche se sono passati anni.
Zio Bugo e Morgan per qualche coincidenza astrale arrivano quasi contemporaneamente e si mantengono a distanza come al solito, buttando qualche occhiata solo quando l’altro non sta guardando. Enrico e Giordana arrivano pieni di regali e con i maglioni coordinati e subito Enrico corre in cucina per dare una mano a star dietro alle varie portate. Junior, Rancore ed Anastasio arrivano in grande stile e vestiti monocromatici. Riccardo gli corre incontro per salutarli e poi urla complimenti per il completo di Anastasio, che vengono accettati con un po’ di timidezza, mentre cerca di consegnare ad Enrico i pandori che ha portato. Subito dopo fanno il loro ingresso Tiziano e Vic che salutano calorosamente tutti i quanti e lanciano qualche occhiata di compatimento ad Amadeus. Infine si presentano Francesco e Paolo, sorridenti come sempre e Irene con già una sigaretta in mano che Fiore le fa subito buttare via prima che venga notata da Amedeo. Ci sono tutti. E tutto sta andando bene. Riescono a stringersi intorno alla tavola ed iniziare a mangiare. Qualcuno fa battute, qualcuno ride, Morgan e Piero finiscono quasi una bottiglia a testa di vino e la zia Rita inizia a spararle sempre più grosse. Hanno un ben accetto momento di distrazione quando Simone passa per salutare tutti. Nessuno riesce a ricordarsi di averlo fatto entrare, ma sono contenti di poter scambiare gli auguri con lui, almeno finché non chiede «Ma Michele?» e l’unico a rispondere è lo zio Bugo «Anche io mi stavo chiedendo quando sarebbe arrivato… Lo avete sentito?» si aggrega voltandosi verso Amedeo e Rosario per chiedere a loro. I due padroni di casa restano un attimo immobili «So che Francesco ed i suoi ragazzi sono in ritardo, ci hanno detto che arriveranno dopo cena… Ehm… Ama?» chiede stordito Rosario voltandosi verso il marito che cerca di balbettare una risposta «Zar-Zarrillo… Non lo abbiamo invitato…» riesce a sussurrare e mezza tavolata scoppia a ridere mentre l’orrore della realizzazione si fissa sulla faccia di Ama. Bugo resta un attimo interdetto e si volta verso Simone per cercare comprensione, lui gli poggia una mano sulla spalla e sorride «Non ti preoccupare Cristian, a casa Savino possiamo sempre aggiungere un posto a tavola.» gli dice facendo un occhiolino e poi se ne va. Nessuno lo ha visto uscire dalla porta, ma Riccardo tira su la testa dal telefono e sussurra ad Elio «Eugenio mi ha detto che è a casa Savino adesso… Come cavolo…?» commenta ma Elio riesce solo a fare un’alzata di spalle e subito nessuno ci pensa più.
Anastasio in una pausa tra una portata e l’altra tira fuori il telefono per scambiare qualche messaggio con Leo e i cugini lo guardano di nascosto trattenendo sorrisi quando lo vedono arrossire leggermente. Solo Tarek non sorride come gli altri. Junior sta per dire qualcosa in merito e potrebbe diventare un momento molto carino, ma la zia Rita decide di parlare «Oh, Marco. Che asociale che sei, tirare fuori quell’aggeggio mentre mangiamo…» commenta con voce acida «Ma non stiamo mang-» cerca di ribattere Anastasio, subito interrotto «Ribatti pure? Sei proprio un maleducato. Certo, c’è da aspettarselo perché sei un giovane di oggi… Non combinate mai nulla, non sapete mai cosa votare, non sapete più fare i cambiamenti quelli veri… Siete tutti lobotomizzati e seguite solo i media come delle pecorelle…» più la zia va avanti a parlare più Anastasio stringe i pugni e Rancore lo guarda preoccupato. Amedeo, Rosario, Tiziano e Vic restano pietrificati, mentre tutti i cugini si sporgono in avanti seguendo la conversazione con attenzione. Tarek si avvicina leggermente ad Anastasio per sussurrargli nell’orecchio «Marco, lascia perdere… Non ne vale la pena…» Anastasio sembra rilassarsi per attimo quando sente la voce di Rancore, ma la zia ritorna all’attacco «Visto, vi parlate pure nell’orecchio. Dei veri maleducati. Non si parla male della gente di fronte a loro, lo sapete vero? Oppure stavate parlando di quelle cose vostre da delinquenti? Eh?» Tarek alza le mani in segno di resa e si allontana leggermente per fare spazio ad Anastasio «Scherzavo, fai pure.» dice e subito iniziano a volare piatti. Junior assiste Anastasio lanciando posate come se fossero freccette mentre i cugini riprendono tutto e li incitano. Amadeus si sente morire e Fiore gli accarezza la schiena in un vano tentativo di consolarlo.
Enrico arriva dalla cucina con dei piatti nuovi e le prossime portare e gli animi sembrano essersi calmati un po’, finche zio Piero non si alza e tira fuori degli strumenti musicali da chissà dove per mettersi a cantare «Piero, stiamo ancora mangiando…» prova a fermarlo Amadeus, ma è tutto inutile. Tutti rompono le righe: solo la metà della gente rimane a tavola, mentre gli altri si alzano o si vanno a sedere in salotto per cantare con zio Piero. Dopo qualche minuto Rosario ha in mano un tamburello e sta tenendo il tempo mentre canta a squarciagola con Piero. Amedeo sospira. Vorrebbe incazzarsi con Rosario, perché lo dovrebbe aiutare a mantenere l’ordine non a crearne altro, però non ci riesce davvero. È così contento. Come può incazzarsi con uno così contento? Enrico intanto continua a sistemare la tavola e a raccogliere i cocci dei piatti che sono sparsi per terra, occasionalmente aiutato da Giordana.
Amedeo si sposta in salotto per osservare gli altri che cantano ed è almeno rincuorato dal vedere Francesco e Paolo che stanno facendo un duetto, sorridendo come sempre. Ah i loro sorrisi sono una garanzia. Gli ricordano che nonostante i disastri è bello avere tutti lì. Anche se Lauro e Junior devono lanciare insulti ad Antonio perché sta trattando male Levante ed Elodie; anche se Anastasio finisce per incazzarsi sempre, a ragione, con la zia Rita; anche se Zio Zucchero e zio Pelù seminano il caos per tutta la casa, è sempre bello avere tutta la famiglia. Tutta la loro famiglia, lì con loro. Proprio mentre si sta facendo intenerire da questo pensiero vede Bugo che si allontana di fretta seguito lentamente da un confuso Morgan. «Oh, no.» si lascia sfuggire mentre si avvicina per capire cosa sia successo «Marco? Cosa c’è? Dov’è andato Cristian?» chiede preoccupato subito raggiunto da Rosario che decide poi di andare dietro a Bugo. «Io, non lo so… Stavamo parlando e…» Morgan è chiaramente confuso e da quello che Amadeus può sentire anche leggermente alticcio. Dal corridoio arriva la voce di Fiore che strilla «Si è chiuso in bagno! Ma sta male?» e subito Morgan si sposta verso il bagno «Ci penso io!» esclama non troppo convinto andando a prendere il posto del padrone di casa davanti alla porta del bagno. “Nessun bisogno di andare nel panico” si dice Amadeus “Ci pensa Morgan.” continua “CI PENSA MORGAN. OKAY TUTTO IL BISOGNO DI ANDARE NEL PANICO.” Amadeus strabuzza gli occhi e sente il cuore che gli batte più veloce, ma subito Rosario lo abbraccia da dietro «Ehi, ehi, ehi… No, niente panico, niente panico. Marco non è la persona più affidabile, vero, ma magari è la volta buona che risolvono qualcosa, no? Pensa a rilassarti… Bevi qualcosa…» cerca di distrarlo ed Amedeo lascia andare la tensione «Lo sai che non bevo, Ciuri.» risponde con un sorriso «Mangia uno dei biscotti di Enrico allora, sono come una droga, immagino che avranno gli stessi effetti calmanti…» scherza lasciando un bacio sul suo collo. «Oppure puoi venire di la a cantare con me, ti potrebbe aiutare a rilassarti… O non sono più il tuo Lexotan?» aggiunge con un sorriso. Amedeo si volta lo bacia intensamente «Certo che sei ancora il mio Lexotan.» gli sussurra sorridendo.
Così i due padroni di casa si spostano in salotto ed invitano Raphael a suonare qualcosa al piano per loro. Cantano un duetto, poi cantano con i loro nipoti e sorridono tutto il tempo. E per un po’ la preoccupazione ed i dubbi per Morgan e Bugo abbandonano la testa di Amadeus. Solo per un po’. Intanto iniziano una lunga cerimonia di apertura dei regali intervallata da pause caffè e dolci, che vengono gentilmente serviti da Enrico insieme ad ampi sorrisi. Per un momento sono una famiglia serena. Poi le nonne cominciano a litigare sulla Famosa Questione ed Amadeus perde di nuovo le speranze. In tutto questo Anastasio scatta in piedi all’improvviso lanciando un esulto da stadio e tutti si voltano verso di lui preoccupati «GRANDE LEO! CE L’HA FATTA! CON FASMA, CE L’HA FATTA! IL PIANO DEL VISCHIO DI TECLA E BLU HA FUNZIONATO!» grida sorridendo tutto contento. Amadeus vede il broncio sparire dal volto di Tarek per essere sostituito da uno sguardo soddisfatto e scambia un’occhiata compiaciuta con Rosario dall’altra parte della stanza. Poi la loro attenzione viene catturata da Morgan e Bugo che ritornano in salotto non esattamente tenendosi per mano, soltanto mantenendo appena un contatto con le punte delle dita, e cercando di nascondere dei piccoli sorrisi. Per la prima volta dopo chissà quanti anni si siedono vicini ed Amadeus sente che tutto va bene. Anche se dovessero volare altri piatti, anche se dovessero piombare in casa i vicini, anche se dovessero spuntare altri litigi, anche se Piero trovasse qualche bottiglia da lanciare, Amedeo Sebastiani sa che va tutto bene. Tutto sommato può dire che il cenone venti venti è stato un successo e l’unica cosa che gli manca per completarlo è festeggiare con suo marito una volta che gli ospiti se ne saranno andati.
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