Tumgik
#che dico scusa ma per avere qualcosa da dire devi anche passare almeno un paio d’ore a studiare FERMATI
deathshallbenomore · 1 year
Text
il senso di immotivato ma strisciante e inesorabile astio verso coloro che si occupano di gender studies
8 notes · View notes
josephinelynncooper · 5 years
Photo
Tumblr media
La lite con Edward aveva colto la Cooper completamente alla sprovvista, ma non per questo aveva intenzione di saltare il suo allenamento. 
Anzi, l’idea di infastidire il ragazzo frequentando colui che ha appena definito una “minaccia”, è tra i motivi per i quali freme all’idea di cominciare la lezione.  Certo, questo e l’irrefrenabile voglia di scaricare tutta quella tensione su un sacco da boxe.
 «Allora, iniziamo?»
Domanda Josephine subito dopo aver varcato la soglia dell’edificio, di fronte ad un Harris incredibilmente confuso. 
 «Ciao anche a te… Tutto bene?» Domanda Ian seguendo la ragazza fino alla sala pesi.  
 «Mai stata meglio.»
 Risponde palesemente ironica, dimenticandosi di fare la stessa domanda all’amico. 
 «Mi dispiace per l’allenamento di mercoledì scorso… Prometto che questa sessione non la scorderai facilmente!»
 Esclama Ian sperando di strapparle un sorriso, ma Josephine sembra particolarmente persa nei suoi pensieri. «Che hai fatto all’occhio?»
 Domanda nel momento in cui nota il livido poco più sopra della guancia. È in grado di fare 2+2 ed è piuttosto sicura di conoscere il responsabile, eppure aspetta che sia lui a parlargliene.
«Un coglione ha mancato il sacco da boxe...»
 Josephine annuisce con il capo ed Ian continua ad osservarla stranito. Non è abituato a vederla così silenziosa, ma in un certo senso gli mette molta tranquillità.
 «Posso prendere a pugni qualcosa?»
Domanda dopo alcuni secondi di silenzio, procedendo verso la direzione dei sacchi da boxe.
 «Avevo altri piani per la lezione di oggi ma… Perché no?»
 Joey abbozza qualcosa di simile ad un sorriso e si avvicina alla sua postazione, aspettando che Ian prenda posto di fronte a lei e afferri il sacco. 
 «Ad una condizione...»
 Esordisce il ragazzo prima di permetterle di sferrare il primo colpo. 
 «Mi dici dove diavolo è finita la Joey tutta unicorni e zucchero filato che ho imparato conoscere e apprezzare.»
«Preferirei non parlarne. E da quando vuoi sapere queste cose? Dici sempre di lasciare i problemi personali fuori dalla palestra... » «Certo, lo dico quando i tuoi problemi personali riguardano il vestito adatto ad un appuntamento galante o il giusto approccio per farsi rispettare dalla tua classe. Lo sai che puoi parlarmene, se c’è qualcosa che non va. Siamo amici ormai… Più o meno.»
Josephine si lascia sfuggire un lungo e profondo sospiro. Le viene impossibile tenere per sé quello che prova, glielo si legge in faccia e questo un po’ la infastidisce. 
 «Posso prendere a pugni il sacco mentre te ne parlo?»
 Domanda Joey in attesa di una risposta affermativa da parte di Ian, che per fortuna non tarda ad arrivare. 
 « Mi raccomando… Fa come abbiamo imparato. Piedi ben saldi a terra, così… I pugni sopra la testa, esatto… E non abbassare la guardia. Quando un pugno colpisce l'altro sempre all'erta. Intesi?»
«Intesi.»
 Ripete concentrata mentre segue i consigli del suo istruttore.
 «Edward Whitman è una testa di cazzo.»
 Pronuncia scandendo bene ogni singola parole (che rimbomba per tutta la palestra), poco prima di sferrare un bel gancio destro. 
 «Niente male!»
 Esclama Ian a bocca aperta, complimentandosi con la ragazza.
 «Dovresti essere incazzata con il tuo ragazzo più spesso.»
«Non so più se è il mio ragazzo.» Specifica Joey, per poi sferrare altri due colpi, poco più deboli del precedente. «Wow, è così grave? Sono sicuro che stai ingigantendo la situazione...»
 Risponde Ian, con il solo scopo di farla sentire un po’ meglio. La verità è che non sopporta quel pallone gonfiato e la notizia di una loro possibile separazione lo fa quasi sorridere.
 «Mi sente distante. Dice che non parlo più con lui, che lo sto evitando,  e la verità è che non sono nemmeno così sicura che si stia inventando tutto.»
 Ammette dopo aver tirato un altro paio di pugni, decisamente più sottotono.
 «Maledizione! Sono partita carichissima… Mi sento presa in giro.»
« È perché non sei allenata… E perché molli la presa dal pavimento. Devi restare concentrata, devi mantenere la stessa forza per tutto il tempo. Così...»
 Spiega Ian, offrendosi di mostrarle per l’ennesima volta come si fa. Josephine si appresta ad afferrare il sacco da boxe, rimbalzandoci letteralmente sopra in seguito al potente colpo sferrato da Ian. 
 «Cazzo! Ti ho fatto male? Non devi appoggiare la testa al sacco, rischi un trauma cranico!»
 Esclama genuinamente preoccupato, mentre afferra con la mano sul mento e si assicura che sia ancora tutta intera.
«Non sono l’unica ad essere nervosetta questa sera… Che dici, vuoi darmi il cambio?»
«Che cosa? Non so di che cosa tu stia parlando.»
 Risponde Ian tentando di rimanere vago, nonostante sia palese che anche lui non sia proprio di ottimo umore. Josephine sostiene lo sguardo del ragazzo, tentando di captare da esso ogni tipo di emozione.
 «E va bene… Solo qualche tiro.»
«Ah-ah-ah!»
 Lo interrompe Joey, tenendo in ostaggio il sacco da boxe prima che Ian potesse sferrare il primo pugno.
 «Un pugno in cambio di una storia. Scommetto che la tua transizione da Bruce Banner ad Hulk sia collegata in qualche modo al motivo per il quale settimana scorsa hai deciso di cancellare il nostro allenamento..»
 Suppone cauta, aspettando un suo consenso prima di mollare la presa e riprendere la posizione iniziale.
 «Guarda che poi tocca anche a te concludere la storia!»
 Puntualizza agitando il dito, per poi assumere la posizione corretta e sferrare un paio di ganci destri. 
 «Quell’arrogante figlio di puttana di mio padre è in città. Otto anni, e tutto ciò che è stato in grado di dirmi è che sono un fallito e che le persone stanno meglio senza di me…»
«Wow, ed io che pensavo che un padre che tenta di mangiarti fosse la cosa peggiore che potesse capitarmi.»
«Hai presente quando ti ho detto che ho lasciato la mia famiglia senza voltarmi indietro, la prima volta che ci siamo visti?»
 Josephine annuisce, e questo suo cenno dà il permesso ad Ian di proseguire.
 «Ci sono alcuni spiacevoli particolari che ho dovuto omettere per forza di cose. La mia famiglia è una merda. L’unica cosa che sembra avere importanza è la caccia, è come se quella gente avesse i paraocchi e non capisse che alcune di quelle persone a cui diamo la caccia sono per l’appunto, persone. Nulla ha importanza per quella gente, tantomeno suo figlio. Sono scappato da quella vita di merda per poi tornare giusto in tempo per impedire a mia sorella di essere traviata da quel mondo. E sai qual è la cosa peggiore? Che dopo tutta la merda che mi ha fatto passare, nel momento in cui mi ha dato del buono a nulla io gli ho creduto. Per un attimo, solo per un attimo… E quell’attimo ha rovinato ogni cosa.»
 Ian conclude quello struggente monologo con un groppo alla gola, ma dopo aver scosso la testa cerca di farsi forza e sferra un altro paio di colpi.
 «Che vuoi dire? Che cosa è successo?»
«C’è questa ragazza… Credo di aver sputtanato ogni possibilità di mantenere un’amicizia o magari qualcosa di più...»
 Josephine prova una sensazione piuttosto strana nel momento in cui Ian nomina la misteriosa ragazza. Non sa spiegarsi di che cosa si tratti, ma decide di non darci troppo peso e proseguire con il suo interrogatorio.
 «Una ragazza? Che aspetti? Parlami di questa ragazza!»
 Esclama lasciando perdere definitivamente il sacco da boxe e sedendosi adagiamente sul uno dei materassini riposti sul pavimento della palestra, invitando l’amico a fare lo stesso. 
Ian tentenna per qualche secondo, ma poi si rassegna al fatto che, almeno per i prossimi venti minuti, il loro allenamento sia andato a farsi benedire.
 «Lo sai che questi materassini sono fatti per gli addominali, le flessioni e tutta una serie di esercizi che per tutta la tua vita ti sei categoricamente rifiutata di fare?»
«Già, sono piuttosto comodi, non credi?»
 Esclama strappando una risata al ragazzo, che nel frattempo si è seduto accanto a lei.
 «Ragazza. Dettagli. Coraggio.»
«Allora… Da dove comincio? Si chiama Tessie. È una dottoressa e non so… L’'ho sempre vista come un'amica in realtà. Poi l'ho ospitata a casa mia per, un mese credo, ed è scattato qualcosa. Solo per me evidentemente, il che mi fa sentire un totale idiota.»
«Scusa se ti interrompo, ma credo che tu stia parlando della migliore amica della mia coinquilina.»
«È vero! Dimentico sempre che tu vivi con Scarlett! Esatto, è lei.»
«Okay. E come avresti rovinato ogni cosa? Sono sicura che la fai più grande di quello che è.»
Lo rassicura utilizzando le stesse parole pronunciate dal ragazzo poco prima.
 «Non ho mai avuto problemi con le ragazze, ma con lei è diverso. Lei mi conosce. E poi… La sera in cui è venuto mio padre mi sono ubriacato e quando sono tornato a casa abbiamo avuto una pessima, pessima discussione. Nemmeno ricordo cosa le ho detto con esattezza, ma sono sicuro di essere stato un vero stronzo. In più lei ha una pessima relazione con la gente ubriaca e... È andata via. È uscita di casa e ha passato le pene dell'inferno. Per colpa mia. È questo che mi convince sempre di più che mio padre abbia ragione… La gente sta meglio senza di me.»
 Josephine ascolta il racconto di Ian con molta attenzione, restando per qualche secondo in silenzio prima di esprimere la sua opinione a voce alta. 
 «D’accordo. Non so a cosa tu ti stia riferendo con “ha passato le pene dell’inferno” e non mi sembra nemmeno corretto domandartelo. Però… Ti rendi conto che quello che dici non ha alcun senso, non è vero?»
«Tu non puoi capire, Jo. È stata presa come ostaggio da gente molto, molto cattiva, è sparita per giorni e sono riuscita a riportarla a casa sana e salva per miracolo. »
 Joey si ritrova a fare due più due e realizza che quello che Ian sta cercando di dirle è che questa situazione è strettamente collegata al mondo soprannaturale. Scarlett le aveva detto che la sua amica era in ospedale, ed ora tutto comincia ad avere più senso. 
 «Come fai a dire che sta meglio senza di te se si è ritrovata a passare “le pene dell’inferno” nel momento in cui si è allontanata da te? Sarò anche una stupida babbana—»
«Mondana.»
«Ma mi sembra che abbiate decisamente bisogno l’uno dell’altro.»
«Jo, è più complicato di così... »
«Vuoi la versione più diretta? Allora… Punto primo, sei un idiota. Se è stata tua amica per tutto questo tempo, è ovvio che non stia meglio senza di te. Secondo… Sei un idiota. L’hai ferita, non puoi dire cattiverie ad una ragazza e nasconderti dietro all’alcol. Lo sai cosa si dice, “in vino veritas”, qualunque cosa tu le abbia detto, adesso lei penserà che sia vero. E terzo… Vuoi indovinare?»
«Sono un idiota?»
 Azzarda, abbozzando un mezzo sorriso.
 «Ma allora hai capito!»
 Esclama la Cooper, sdrammatizzando quella brutta situazione con una risata.
 «E vuoi sapere perchè? Perchè ora sei qui con me a lamentarti dei tuoi problemi e a dire che sei una pessima persona. Dovresti essere da lei, a scusarti per quello che hai detto e soprattutto a cercare di rimediare!»
«Non credo sia tanto il cosa le abbia detto, quanto più il perché. Io non mi perdonerei, non vedo perché debba farlo lei. Tu… Non mi conosci poi così bene, non sono poi una così bella persona.»
 Josephine abbassa la testa e riflette sulle parole del ragazzo, non sapendo che altro aggiungere per farlo sentire meglio. D’altronde ha detto una cosa più che vera, lei non lo conosce poi così bene. Eppure condivide con quel ragazzo una sorta di connessione emotiva che aveva provato soltanto una volta in tutta la sua vita, con Amerlee.
 «Ma ora basta parlare di me, mi sono crogiolato a sufficienza. Che è successo con Edward?»
 Joey, ormai consapevole del fatto che non ha più alcuna via di scampo, si lascia sfuggire l’ennesimo sospiro.
 «Da cosa vuoi partire? Da questa sera o dal giorno in cui quel deficiente  ti ha preso a pugni?»
 Pronuncia le sue parole con una rabbia incontenibile, per poi gettarsi a peso morto sul materasso.
 «Te lo ha detto, eh?»
«Già, ma avresti dovuto dirmelo tu! Perché non me ne hai parlato?»
«Avevi cose più importanti a cui pensare. La scenata inconcludente da parte di quel pallone gonfiato del tuo fidanzato non è stata poi così degna di nota.»
«È così… Immaturo da parte sua. Voglio dire… È stato lui a scaricarmi per un’altra. Sono io che dovrei avere problemi a fidarmi, non di certo Edward.»
«Che cosa? Ti ha anche tradita? Ma quando è successo?»
«Dieci anni fa, più o meno.»
«Oh...»
«È stato il mio primo fidanzatino al liceo, andava tutto alla grande… Finché non si è preso una cotta per la capo cheerleader. Ma al diavolo, sono passati dieci anni!»
«Già, e mi sembra evidente che tu non l’abbia ancora superata...»
«No! Non è così. Io… L’ho perdonato. È diverso adesso, siamo cresciuti, lui è diventato un uomo fantastico e, non so veramente cosa gli sia preso, io—»
«Posso dire la mia?»
 Domanda Ian interrompendo lo sproloquio della ragazza, che annuisce. 
 «Sono sincero, mentirei se dicessi che mi dispiace. Voglio dire...Saltiamo un attimo la parte dei dieci anni fa, voglio credere che sia un minimo maturato da allora.»
«Lo è, te lo assicuro!»
«E allora mi dici perchè diavolo se l’è presa con me? Voglio dire, o ha trovato le pagine del tuo diario segreto in cui mi descrivi come l’uomo dei tuoi sogni, oppure proprio non me lo spiego!»
 Josephine alza gli occhi al cielo e tira una gomitata al ragazzo, lasciandosi sfuggire una risata.
 «Credo sia colpa mia… Qualche mese fa, quando ci stavamo solo frequentando, mi sono presa una brutta, bruttissima sbronza… E non ci crederai, ma io tendo a straparlare quando bevo un bicchiere di troppo.»
«Ma non mi dire!»
 Esclama Ian prendendosi gioco della ragazza.
 «E niente… Potrei avergli fatto una scenata sul fatto che non so se sarò mai in grado di fidarmi di nuovo di lui, perché gli uomini della mia vita non fanno altro che deludermi, proprio come quello stronzo che mi ha scaricata al ristorante il giorno del nostro primo appuntamento...»
 Confessa Joey, abbassando volutamente la voce nell’ultima parte del suo discorso. Ian si gratta la nuca imbarazzato, non sapendo come sdrammatizzare quella situazione.
 «Wow, mi sembra di capire che te la sei proprio legata al dito!»
«Scherzi? Sono stata da schifo per giorni! Non penso di essermi sentita tanto umiliata quanto quella sera.»
 Ammette Josephine, ma senza astio nel suo tono di voce. Sono passati mesi e deve ammettere che Ian sia riuscito a trovare un modo piuttosto originale per farsi perdonare.
 «Cazzo, mi è dispiaciuto così tanto non poterti spiegare tutto quella sera, Jo.»
«Che vuoi dire?»
«Ero letteralmente imbottito di farmaci. La sera prima ero di ronda durante la notte di luna piena… Un wendigo mi ha ferito alla mano, ho completamente perso la cognizione del tempo e dello spazio per qualche giorno. Scusami, avrei dovuto farmi perdonare in qualche modo...»
«Wow, ora sì che mi sento un’idiota. Mi dispiace di averti attaccato così al telefono...»
«Non devi, sono stato comunque un coglione.»
«Non dirlo… Avevo totalmente frainteso la situazione. Non si trattava di un vero appuntamento o di qualcosa di formale. Era... Era uno stupido regalo di compleanno.»
Ripete più a sè stessa che ad Ian, scrollando le spalle.
«E Il pane all’aglio di quel ristorante era davvero squisito!»
 Ian ascolta a testa bassa le parole di Josephine, maledicendosi ancora dopo tutto quel tempo per il modo in cui sono andate le cose tra di loro. Ma nel momento in cui la Cooper definisce il loro appuntamento come un semplice invito di cortesia, Ian si appresta a contraddirla.
 «Hey, hey, frena. Non ti ho chiesto di uscire soltanto per essere gentile, te l’ho chiesto perchè mi avevi colpita. Mi piacevi, volevo conoscerti meglio… E sì,  -era- un vero appuntamento.»
 Ammette scrollando le spalle, sperando di non aver reso quella conversazione ancora più imbarazzante. Josephine incrocia per qualche istante lo sguardo con il ragazzo, non riuscendo a non pensare a quante cose sarebbero potute andare diversamente se solo si fosse presentato per tempo a quella dannata uscita. Non è in grado di comprendere a pieno a che cosa stia pensando Ian, ma qualcosa le dice che le riflessioni del ragazzo non sono poi così diverse dalle sue.
 «Beh… Alla fine le cose si sono evolute per il meglio. Io ho ritrovato Edward, e forse ri-perso a dire il vero… Tu hai scoperto di provare qualcosa per la tua amica… Ed io e te ci siamo conosciuti meglio lo stesso.»
 Realizza scrollando le spalle, rivolgendo al ragazzo uno dei suoi sorrisi migliori. 
 «Già, se solo credessi in quelle puttanate come il destino, ti direi che forse doveva andare così e basta.»
«Hey, io ci credo.» Ammette Joey, scrollando le spalle.
 «Chissà perchè non ne sono affatto sorpreso... »
«Ma credo anche che siamo noi gli artefici del nostro destino, quindi se pensi di aver fatto una cazzata con Tessie, va da lei e dille che ti piace. Dille che hai sbagliato, dille che sei un coglione, dille quello che provi e basta.»
«Già, forse ci proverò. Tu chiarirai le cose con il tuo ragazzo?»
«Penso di avergli dato delle ragioni per fargli credere di aver perso interesse nei suoi confronti. È solo che… Parlare con te è più facile, tu sai tutto riguardo agli oscuri e la mia vita sembra girare prettamente attorno a questo nell’ultimo periodo.»
«Non posso consigliarti di raccontargli la verità sugli oscuri. È contro la mia etica, ne va della sua sicurezza e non dovrei considerarla nemmeno come un’opzione… Ma se ti fidi davvero di lui e vuoi dare una vera occasione alla vostra relazione, forse dovresti farlo.»
Josephine ascolta attentamente le parole del ragazzo, trovandole incredibilmente d’aiuto. Non sa ancora che cosa deciderà di fare, ma è piuttosto sicura di dover fare una scelta. «Sai... Sono piuttosto sicura che tu sia una brava persona.»
«Cosa?»
 Domanda Ian lasciandosi sfuggire un’espressione divertita.
 «Non importa quello che dice tuo padre, o quello che hai detto alla tua amica… O quello che dici a te stesso.»
 Josephine fa una pausa e incrocia per qualche istante lo sguardo del ragazzo, prima di proseguire con le sue parole di incoraggiamento.
 «Tu aiuti le persone. E non parlo soltanto della tua doppia vita da cacciatore, del fatto che tu mi abbia letteralmente salvato la vita o del fatto che tu stia disposto a trascorrere i tuoi mercoledì sera ad insegnare ad una conoscente che ha il vizio di stra parlare i segreti per diventare una piccola ninja.»
«Non è proprio lo scopo del—»
«Lo fai e basta.»
 Ian rivolge alla Cooper uno sguardo colmo di gratitudine, ricambiando il suo sorriso e finendo addirittura per credere alle sue parole. Joey, consapevole del fatto che il loro allenamento abbia preso una piega piuttosto bizzarra, si alza con un piccolo balzo dal materassino, atterrando con entrambi i piedi ben saldi e a terra e porgendo una mano al ragazzo.
 «Ed ora, Ian Harris, che ne dici di fare quello che sai fare meglio ed aiutare una povera chiacchierona a diventare il nuovo Karate Kid?»
 Ian alza gli occhi al cielo evitando volutamente di correggerla un’altra volta, per poi afferrare la sua mano e riprendere con l’allenamento.
0 notes