Tumgik
#chi beve con me?
aigiornileggeri · 6 months
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ciao, sono Mari e sono al mio primo drink.
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libero-de-mente · 1 year
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L'angelo custode
La cabala dice che abbiamo un angelo custode.
Secondo me, quando nacqui io, l'angelo custode me lo diedero d'ufficio.
Non uno di quelli blasonati e con una carriera brillante alle spalle, ma un tirocinante che doveva fare esperienza.
Per intenderci l'angelo custode è una figura che accompagna il fedele nel suo percorso di vita, dalla nascita fino alla morte.
Ora. Io mi sto ponendo serie domande sul mio latitante angelo custode. Secondo i segni zodiacali, invece, il mio angelo custode è un certo signor Hagiel. Mi sa tanto di nome del Nord Europa, uno di quei tipi discendenti dalle popolazioni del Nord molto severo e algido.
Ho letto che possiamo percepire la presenza del nostro angelo custode quando qualcuno ci aiuta, oppure quando si ha la sensazione di grande gioia e beneficio senza un motivo apparente.
Però. La sensazione di protezione che io ho avuto quando qualcuno mi ha aiutato, l'ho provata pochissime volte in vita mia. Anzi sono state di più le volte che ho aiutato, anche nei periodi in cui stavo affogando di mio.
Invece la sensazione di grande gioia e beneficio senza motivo la provo, generalmente, alla terza birra che abbia una gradazione importante. O quando prendo psicofarmaci.
Alla mia età comincio a dubitare sull'impegno profuso nei miei confronti dal mio angelo custode, vero è che mi salvò la vita quando ero un marmocchio, però poi si è come distratto.
Non so se è uno molto sbadato, un lazzarone, uno che percepisce una sorta di reddito e che "ma chi me lo fa fare" oppure è un perfetto rimbambito. In alcuni momenti ho come l'idea che il mio angelo custode sia alcolizzato.
Deve avere avuto dei problemi che io non conosco. Magari il suo problema sono io.
Tutti abbiamo un angelo custode. Dicono.
Mi chiedo allora dove sono quelli che dovrebbero aiutare quelli che stanno affogando. Quelli che tendono la mano sperando che qualcuno gliel'afferri e invece nessuno lo fa. Così affondano. Muoiono.
Riflettendoci mi sono fatto un'idea. Gli angeli custodi esistono, siamo noi. Ma attenzione non abbiamo solo il compito di salvare noi stessi, di proteggerci, no. Dobbiamo farlo anche con chi ne ha bisogno. Questo fa stare veramente bene.
Perché credo fermamente che a forza di aiutare il prossimo, troveremo altri angeli custodi tra di loro pronti ad aiutare.
Aiutare anche noi se ce ne fosse bisogno. Perché prima o poi tutti abbiamo bisogno di una mano a cui aggrapparci. Anche quelli che si sentono, o si credono, più in alto degli altri.
Comunque a parte queste considerazioni, domani invierò una raccomandata per chiedere la sostituzione di Mr Haigel.
Chiederò il gratuito patrocinio da un altro angelo custode, iscritto all'albo dei protettori da almeno due secoli.
Uno sicuro di se stesso e non uno che beve per dimenticarmi.
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Ieri sera mi sono scopato Lucia.
- Ma dici sul serio?
- Siii! Era fuori, cioè fuorissima!
Cadeva da tutte le parti e continuava a dire che voleva andare a casa. Allora io le ho detto "guarda, qua c'è casa mia", e così è salita su.
- Cazzo che storia! Che culo! E… scopa bene o… Allora?
- Beh, era proprio fusa. Stamattina non si ricordava niente. Però oh... me la sono scopata tre volte. Cioè... Ho fatto quello che mi andava eh eh…
- E stamattina? Te la sei scopata ancora?
- Ma va! Quella se è lucida mica ci scopa con me.
Ma che gran figa… Oh, appena s'è svegliata, quando ha visto dov'era, è scappata via, moriva dalla vergogna!
- E le tette? Come sono?
- sta buono, che ho fatto le foto, era talmente andata che neanche se n'è accorta! Adesso te le mando…
- Manda! Manda! Che figata!
La maggior parte delle violenze non sono commesse da un tipo col passamontagna che aspetta dietro l'angolo.
Sono attuate da una persona conosciuta,
e in questo dialogo che ho appena descritto ci troviamo con tre protagonisti.
Un violentatore, una donna violentata e un complice.
E la cosa più strana di tutte è che di sicuro nessuno dei tre pensa che quello che è successo si chiama VIOLENZA, ma che sia un qualcosa accaduto ad una festa. Cose da "messi male", cose di una notte da sballo.
E la cosa più normale è che le persone che leggeranno questo penseranno che la colpa sia di Lucia, che non è stata in grado di prendersi cura di sé, di aver bevuto troppo.
Quando ho scritto queste cose i commenti non son tardati ad arrivare. Commenti in cui si scriveva che una ragazza non dovrebbe ubriacarsi, perché poi succede quel che succede.
Allora: immaginate che Lucia stanotte non beva. Si stanca della festa e decida di prendere un taxi che la lasci sotto casa e quando è al portone arriva un tipo, la butta dentro e la violenta. Ma se non beve e prende un taxi qualcuno dirà che Lucia non dovrebbe andare in giro a certe ore della notte.
Immaginate che neanche questo fa. Un pomeriggio esce a correre da sola in un parco. E uno la violenta. E ci sarà gente che dirà che doveva fare più attenzione. Non si esce a correre da sole.
Immaginatevi che non beve, non va in giro di notte, nemmeno esce a correre.
Ma ha un fidanzato, che una notte vuole scopare e lei no. Avete capito come va a finire.
Ehhhh… Allora qualcuno dirà che dovrebbe scegliere meglio i suoi fidanzati.
Il problema non è Lucia, quello che lei fa o smette di fare.
Il problema è il patriarcato.
Il problema è il maschilismo.
E finché tutti non avremo ben chiaro questo, non termineremo mai con questa cosa.
Lucia porta sulle spalle uno zaino pieno di colpe e vergogna: "Non dovevo bere tanto…
Mi fidavo di lui… La colpa è mia per non essere andata a casa prima… etc... etc"
Lucia ha bisogno che le dicano che la colpa di una violenza non è dell'alcool, ne di andare in giro sola, né di vestirsi in un modo o nell'altro, né di uscire la notte.
Lucia ha bisogno di avere chiaro che la colpa di una violenza è di colui che la commette e che lei è una donna LIBERA.
La società deve toglierle questo zaino e metterlo addosso a chi lo dovrebbe portare invece di caricarla come sempre, ancora di merda, che già abbastanza se ne porta addosso.
Dal web
Photo Daniele Deriu
#Noallaviolenza
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e-ste-tica · 8 months
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quando il gruppo si riunisce al completo, un venerdì sera va più o meno così. ci ritroviamo al solito bar, gestito da una tipa che ormai ci vuole e le vogliamo bene, ci chiede sempre come va e nota ogni volta un dettaglio "Hai cambiato tinta blu!" "Hai tagliato i capelli!". iniziamo chi con degli spritz chi con della birra, siamo sempre felici di vederci e più o meno la prima mezz'ora passa con frasi come Oooh ma quant'era che non ci vedevamo!!, abbracci e teste sulle spalle che intervallano i discorsi. siamo un gruppo di laureat e laureand in filosofia - attorno ai quali ruotano partner e amic di qualcun di noi - piuttosto sfigaty, non di quelli vestiti bene con una prospettiva di futuro: gente di provincia con un profondo odio di classe transfemminista che attende la lotta armata, a parte me e A. tutti depressi, e senza paura nei confronti delle scomodità perché tanto - cito - "Si fa tutto". qualcuno ha 28 anni e sta ancora scrivendo la tesi, qualcuno ha iniziato il dottorato, qualcuno viene sfruttato per 500€ al mese. quando arriva il momento di passare dallo spritz al negroni, C. racconta un'insolita esperienza sessuale che non ha gradito, facendo nascere confronti infiniti tra J. e M. che devono sviscerare i dettagli della cosa. Verso l'una qualcuna tira fuori le parole crociate e il gruppo si divide tra chi cerca di indovinare le definizioni e chi continua a parlare di chissà cosa - io provo a giostrarmi tra le due fallendo in entrambe. qualcuno va a fumare e fa avanti e indietro, quando rientra fa finta di nulla ma a fine serata si scopre che in quelle intime pause sigaretta a due o a tre si confessano segreti. C. è ubriaco - quando beve gli prende qualcosa che chiama "vena pansessuale", smette di essere etero e mi propone di fare sesso. in effetti in quel tavolo gli incroci negli anni sono stati parecchi ma tra noi due mai, non ci avrei mai pensato però e mi pare un po' strano che me lo dica così, poi mi rendo conto che non so neanche quanti negroni abbia bevuto quindi ha senso: gli dico che gli voglio bene ma magari un'altra sera. M. confessa a J. di essere innamorato di C. e quando il pettegolo me lo racconta la prima cosa che diciamo è Cazzo ecco perché sta così male! ci mettiamo settant'anni a prendere la via di casa, C. prova a picchiarsi usando le nostre mani mentre A. è l'unica che ride sguaiatamente alle cose che dico mentre cerco di trascinarli via. ci salutiamo pregando M. di ricordarsi di far mangiare C. domani, perché si dimentica di farlo ogni giorno e se non fosse per lui si potrebbero contare sulle dita di una mano le volte in cui mangia in una settimana. C. reggendosi a mala pena in piedi prima di salutarmi mi dice Adesso ti darò un bacio ok? io rispondo NO non farlo grazie, ti voglio bene segui L. e vai a casa, e mi chiedo Ma perché cazzo gli è presa così stasera. saluto gli altri e J. viene via nella mia stessa direzione, M. convinto di smascherare chissà quale segreto mi chiede Ma quindi tornate a casa insieme stasera??!! e io per l'ennesima volta gli devo ripetere che J. sta andando a dormire dalla ragazza che abita vicino a me, aggiungendo che ormai sono passati anni da quando scopavamo. alle interminabili ore 3:00 finalmente le nostre strade si dividono e io faccio l'ultimo pezzo di strada con J. che più che un amico per me è un braccio o un rene. oggi l'ho visto per la prima volta con la sua ragazza in un momento di tenerezza e mi sono sembrati innamorati, è bello vedere le persone che amo felici. ed è bello anche essergli accanto quando mi dicono che stanno male. da fuori forse sembriamo uno sgangherato gruppo di strambi maniaci, ma l'ambiguità ci piace anche quando non accade niente, la chiacchieriamo più di quanto non la pratichiamo davvero, e quella che più ci riesce è l'ambiguità emotiva - col cazzo che l'amore romantico è più importante dell'amicizia che abbiamo. ci prendiamo cura l'uno dell'altra: con una birra, con medicine, con la febbre la depressione la povertà la tesi i problemi d'amore, ci siamo.
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apropositodime · 1 year
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Che misera donna che per quattro like e qualche bacetto qua'e là da parte di ometti da social si dimentica di essere anche una madre e appare come una che beve e fa il gioco del mostro e non mostro e si mette in vetrina. E una falsa buonista che dispensa consigli a vanvera e al posto di aiutare le persone le affonda.
Allora sarei una misera donna.
Una madre di merda
Che si mette in vetrina
Per due like è due bacetti da parte di omini 🤔
Che beve (sarà un mese che non faccio ape e nemmeno birrette con sto caldo)
Dispendo consigli a vanvera (tipo?)
Al posto di aiutare le persone le affondo.
Ah anche falsa.
Minchia che brutta persona.
Cazzo come vorrei sapere chi sei, secondo me sei un uomo.
Non è una cattiveria da donna, almeno credo.
Ma io e te abbiamo mai parlato di qualcosa?
Sei pregato di rispondere.
AH E POI TUTTO QUELLO CHE VUOI, MA CHE NON SO FARE LA MADRE ME LO POSSO DIRE SOLO IO. OK SFIGATO?
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elperegrinodedios · 2 years
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Accoglienza e condivisione, con i pellegrini nella "fuente del peregrino" de Ligonde el pueblo a 75 km. da Santiago de Compostela, dove per anni poi, sono stato un hospitalero volontario. 📷 🤍
Con i fratelli e sorelle pellegrini/e, celebriamo il rituale della Santa cena cosi chiamata dagli Evangelici, con il pane già spezzato e il vino ognuno nel suo bicchiere, dell'Eucarestia a detta dei Cattolici, che altro non è che una ostia ed il vino lo beve chi celebra e infine noi protestanti cristiani laici che celebriamo la classica Comunione e lo facciamo, seguendo alla lettera, le scritture, la Parola di Dio. Prendiamo un pane, lo spezziamo ognuno prende la sua parte, e versato il vino rosso nel calice unico, ne beviamo, passandocelo l'uno con l'altro, bevendo tutti dallo stesso "vaso" nel nome di Gesù per poi pregare e lodare il Signore. Alleluya!
[A volte si segue la prassi che si vede qui perchè si è in molti, oppure, semplicemente per igiene].
=📖=
(23) Il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito prese del pane, (24) e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". 25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice, è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete in memoria di me". (26) Poichè, ogni volta che voi mangiate questo pane, e bevete di questo calice, voi annuncerete la morte del Signore, finchè egli venga.
1 Co. 11:23-26
lan ✍️
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erosioni · 9 months
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La quinta stagione
Situazione verdoniana. D. è stato lasciato dalla compagna in pieno Natale del cazzo. Non dorme più, non vive più, va al lavoro e poi gira solo per la città come gli zombi dei videogame. Ci vediamo in un posto di merda per apericene ma troppo presto. Lui beve vino per stordirsi, io tè e biscotti. D. piange, beve e parla a bassissima voce perché si vergogna. Tartaglia. Neanche lo conosco bene. La cameriera giovane va e viene nel locale semivuoto e pensa che siamo una coppia di vecchi froci in crisi e comunque non ci va tanto lontana, perché la crisi è crisi, tanto più quando sei adulto e maturo e cosa importa se eterocis o polymerdoso? Adulto, adulto, ormai, maturo per non dire marcio. Senza filtri davanti allo specchio che la realtà puttana ti sbatte davanti al viso disfatto.
Faccio sì sì con la testa. Non c’è bisogno di seguire il discorso. Lo so a memoria, perché guardo me stesso nello specchio, incanutito e lacrimoso, e mi ricordo quando soffrivo e quanto soffro ancora. Non ci si riprende mai dai lutti, non vogliono stare nel passato, ma sempre nel presente. Al massimo si incistano come quelle cispe zozze attorno alle quali le ostriche secernevano le perle, secondo il mio sussidiario di scuola elementare. Ma chi l’ha detto che secernere le perle non faccia anche un male cane?
Ogni dolore, ogni dolore altrui è anche il mio e più che dire “sì sì” non posso. Ovviamente lei era una troia, lui un santo. O viceversa. Qual è il viceversa di “troia”? Un porco, forse. E all’orizzonte le benzodiazepine che ci faranno dormire. Le canne, forse la coca. E poi quella sgualdrina dell’estate col caldo e con l’illusione che arrivi la quinta stagione. Quella dell’armonia e dell’happy hour e delle gambe nude, quando si smette finalmente di piangere o di sottoscrivere paragrafi di un cinismo ributtante. Chiudo gli occhi mentre D. sussurra e singhiozza e cerco di visualizzare l’estate. È una donna bellissima, che ho amato. Sorride e mi fa cenno da lontano. Non capisco più quello che dice.
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valentina-lauricella · 11 months
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Foto di Kurt Cobain con un vestitino a fiori.
Poiché nel bene e nel male si tende a vedere negli altri ciò che c'è in noi stessi, voglio accennarvi a un fatto che riguarda un'altra persona, ma ab latere anche me. Ieri mi sono iscritta a un gruppo Facebook di spiritualità che si chiama La nostra casa, ovvero
la casa celeste a cui faremo ritorno, in cui verremo curati e preparati, se lo vogliamo e ne abbiamo bisogno, ad una successiva incarnazione. E molti di voi diranno: fa già ridere così.
E invece il bello è che in questo gruppo ho letto i messaggi di una certa Veronica, che diceva di essere stata un personaggio noto,
con una figlia che non aveva più rivisto, ma della quale sa che sta bene, e tanto le basta, perché capisce che il suo compito è vivere la sua vita attuale.
Io, curiosa come una scimmia, le ho chiesto con garbo se potesse rivelarmi il nome del "personaggio noto", che gli altri membri del gruppo, a giudicare dalle interazioni che avevano con lei, conoscevano già. Lei mi risponde immediatamente, con un nome e cognome:
Kurt Cobain.
Bum! La mia testa fa un botto e vi si affaccia l'unica parola possibile: mitomane. E tutta la catena di riflessioni automatiche su quanto la gente sia disperata e disposta a raccontare o raccontarsi balle per dare un senso alla propria vita. Quindi mi dispongo in mood depressivo. Mantengo però la calma e formulo una risposta gentile in cui le auguro buon cammino, sinceramente grata, nel fondo di me stessa, della sua rivelazione.
So di una donna che è la reincarnazione di Marilyn Monroe, e di un bambino che lo è di Lady Diana. Penso che persino Madre Teresa di Calcutta, e tutte le altre serigrafie pop che abitano il nostro immaginario, sono già diventate qualcun altro, o meglio, non se ne sono mai andate veramente da questo mondo. Il mondo le ha semplicemente riciclate. Vite irrisolte, con nodi da sciogliere, debiti e crediti da compensare.
Noi li immaginiamo tutti al Roxy bar, chi si beve una birra, chi si fa una canna, chi accarezza gentilmente una chitarra, invece sono tutti ancora fra noi, nascosti, visibili, balordi, banali. John Lennon avrà deposto i suoi occhialini d'oro e Janis Joplin il suo boa di piume fuxia.
Quindi penso al "mio" Leopardi, che secondo una medium è in una dimensione di pace e luce, e in alcuni sogni lucidi dei primi mesi in cui lo pensavo, mi aveva inviato direttamente nel cervello tutto l'ologramma degli universi, che non sono contigui, ma parzialmente sovrapposti come degli insiemi che hanno degli elementi in comune, e che anche lui aveva creato un suo universo, a cui altri, con le loro immaginazioni, potevano collaborare, come infatti stava avvenendo.
Quindi, alla fine, non sono tanto diversa da
Veronica che è stata Kurt Cobain,
perciò non la giudico, anzi, la accomuno, nel mio giudizio, a me stessa, con la quale convivo. Il segreto della convivenza, e del non attacco, è vedere se stessi negli altri. Credo sia questo il concetto dietro al grido
"basta guerre!"
e dietro l'assurdo precetto "ama il tuo nemico".
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beppebort · 1 year
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Vangelo che ci porta alla contemplazione
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (4,5-42)
In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunse una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete: ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ha da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Dalla Parola alla vita
Papa Francesco scrive: «Per tutti è un tempo favorevole per poter uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia». L’invito è molto chiaro e sarà il filo rosso che guiderà le nostre riflessioni ascoltando la Parola e scegliendo, di volta in volta, alcune opere di misericordia per un concreto “esercizio di cristianesimo” da vivere nella settimana.
1. Il messaggio della Parola. «Gesù, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua». La situazione di partenza è di impotenza: l’uomo desidera la salvezza, ma scopre che essa è… in fondo al pozzo. Il pozzo è profondo e l’acqua non è a portata di mano: questa è la condizione dell’uomo che cerca la salvezza e non la trova. Gesù ci prende per mano per condurci nel cammino della fede. Il dialogo di Gesù con la Samaritana è lo stesso che ogni cristiano intesse con lui nella preghiera. I passi che Gesù ci invita a compiere sono tre: chiede attenzione, suscita il desiderio della grazia, cambia il cuore con il suo perdono. Per noi, concretamente, questi passi costituiscono il programma quaresimale. Nella preghiera e nel silenzio più intensi ascoltiamo la voce dello Spirito Santo che ci parla di Gesù; il desiderio della grazia ci conduce alla celebrazione della riconciliazione che permette di scoprire il volto misericordioso del Padre; l’acqua donata da Gesù purifica dal male e dona, nel perdono, gioia e pace.
2. Le opere di misericordia. L’incontro di Gesù con la Samaritana ci suggerisce di «dar da bere agli assetati» e «consigliare i dubbiosi». Sappiamo che nel mondo i deserti stanno avanzando e che folle immense sono oppresse da una cronica mancanza d’acqua. L’acqua rende possibile la vita e dove manca l’acqua tutto rischia di morire. Noi non sappiamo neppure cosa significhi soffrire la sete. Il pensiero che tante sorelle e fratelli non riescono a soddisfare questo bisogno primario ci deve indurre a un serio ripensamento del nostro modo di vivere. Senza rendercene conto siamo diventati sciuponi e dissipatori di tante ricchezze del creato. Sant’Ambrogio ci ammonisce: «Il superfluo dei ricchi è il necessario dei poveri». Ognuno, nella propria coscienza, deve trovare la maniera di non sprecare l’acqua e in genere il cibo, e anche cercare di far crescere intorno a sé la cultura del rispetto del creato e di una vera condivisione dei beni tra tutti gli uomini.
Dobbiamo aggiungere che Gesù, nell’incontro con la Samaritana, non si è lasciato guidare dai pregiudizi, ma si è avvicinato a lei mostrando comprensione per la sua situazione e, al contempo, aprendo la sua mente e il suo cuore a un cambiamento profondo. Nella vita quotidiana di ciascuno di noi, sul lavoro o in famiglia, ci capitano tante occasioni in cui siamo chiamati a non giudicare, ma anche a non tacere. Imparare a dire la verità con garbo e umiltà è oggi una delle opere misericordiose più urgenti.
Commento di don Luigi Galli
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klimt7 · 1 year
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STANOTTE
Ho scoperto un Blog
.
youtube
.
" per chi beve di notte
E di notte muore e di notte legge
E cade sul suo ultimo metro
Per gli amici che vanno
e ritornano indietro
E hanno perduto l'anima e le ali
Per chi vive all'incrocio dei venti
Ed è bruciato vivo..."
[ da Santa Lucia - Francesco De Gregori ]
.
Il carattere
dei romagnoli
.
E niente. Volevo dirlo...
Stanotte ho scoperto un Blog.
.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo. Non ha nulla di particolarmente moderno. Nulla di tecnologico. Non c'è proprio nessuna traccia di Intelligenza Artificiale nel Blog di questo, (per me, finora, "sconosciuto" ) Francesco Satanassi da Forlì.
Eppure, io ci trovo una miniera d'oro.
Ci trovo tutto il carattere, la forza, la fierezza indomita, l'anarchica indipendenza di giudizio, del carattere tipico dei romagnoli.
Ci sento le radici.
Le radici di quella pianta bellissima che si chiama "ROMAGNA".
La solida concretezza, e la passionalità dei miei conterranei che quando sentono dei "valori", ... È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni.
La loro Dignità, la capacità di sentirsi in armonia con la Natura, con la Terra, con la Storia, con la Semplicitá del Vivere e con l'assaporare e apprezzare ogni tipo di emozione .
Il vivere senza freni, il vivere a perdifiato.
Avverto nelle parole di questo romagnolo, lo stesso coraggio intrepido di accogliere e onorare la Vita, per la Bellezza che ci sa donare ogni giorno. Ma anche la chiara consapevolezza e l'intera responsabilità della nostra Storia.
Il non dimenticare il sacrificio e l'altruismo di chi è venuto prima di noi e ha saputo schierarsi per una causa ben precisa, fino a sacrificare la propria piccola vita, per un bene e per dei valori, più grandi del proprio misero egocentrismo.
E sto parlando dell'antifascismo, della libertà, del rispetto per i chi lavora, della dignità del lavoro e della persona, e poi sto parlando del battersi in prima persona per l'eliminazione delle ingiustizie sociali ed economiche. Per una eguaglianza di fatto: quella delle pari opportunità, indipendentemente dal censo della propria famiglia di origine.
Una uguaglianza delle possibilità di avanzamento sociale, di cui, tutti i politici di oggi, non hanno più il fegato di parlare.
Ma soprattutto, in questo Blog, trovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno al cuore delle cose, e che apprezzano la poesia che sta dentro le cose conxrete e dentro la Semplicità.
Il sacro è onorare i propri antenati. La capacità di "essere Storia", incarnandola con la passione dei propri giorni, e dei proprio corpo.
Sapere da dove veniamo e cosa ha attraversato, chi ci ha preceduto su questo pianeta.
.
Ecco, se oggi, penso agli angeli del fango di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza chiedere nulla in cambio, sono arrivati a spalare il fango in ogni strada, in ogni cortile, in ogni scantinato e garage ritrovo intero il carattere dei romagnoli.
Se penso ai ragazzi delle Superiori e agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici battaglioni della solidarietà, ecco io lo trovo un filo di continuità con i valori che esprime il Blog "HANNO DETTO CHE PIOVE" di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi nel fango e nella melma. Ma starci per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili che hanno perso la casa e tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà non sono solo vuote parole sulla bocca del politico di turno, ma una pratica diffusa. L'attitudine di un'intera comunità di persone responsabili.
Presenza e solidarietà non esistono, se non camminano sulle gambe della gente.
Se non diventano dedizione e cura quoridiana del prossimo.
Devono farsi sudore, fatica, ironia e allegria, da estendere anche a chi non avrebbe più nulla da ridere, dopo che gli è stato portato via tutto, dalla recente alluvione. Devono farsi musica, canzoni da cantare, come "ROMAGNA MIA" che io non apprezzo certo per essere un capolavoro poetico o altro, ma so considerare un capolavoro quando permette l'aggregazione di centinaia di persone che lavorano senza tregua e senza alcun compenso, ma solo perchè sentono la responsabilità di dare una mano alla comunità a cui appartengono.
Questo sì che allora è un vero capolavoro!
Sono questo i romagnoli.
Persone che vogliono restare in piedi.
Con la schiena dritta davanti ad ogni avversità o ad ogni potente di turno.
Io la vedo bene, in tutto questo che è avvenuto, la concretezza tipica di chi abita la mia terra.
Penso a tutti questi volontari, con i badili ed i secchi per svuotare gli scantinati, all'improvviso, materializzatisi il giorno dopo l'esondazione del Savio.
Penso a quel loro scegliere una pala, una cariola, dei guanti per venire a darci una mano a rialzarci e non posso non associare tutto questo, al carattere tipico romagnolo ma anche al carattere di chi, nei valori di questa Romagna solidale, ha creduto fino in fondo, pur provenendo da altre parti d'Italia.
Penso ai volontari di Amatrice, o a quelli di Reggio Emilia a cui avevamo dato una mano noi, nel 2012 in occasione del loro terremoto. E poi ai volontari venuti da L'aquila.
A questa fratellanza nella sventura.
Avverto in tutti loro, la particolarissima tipologia umana, la tempra, a cui sento di appartenere anch'io.
"Chi vive all'incrocio dei venti" e non ha paura della generosità, dell'aiutare, e insieme del rimanere "umano", anche nei momenti più drammatici della Storia.
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SIAMO NOI
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È come un sangue comune che circola nelle vene di questi maledetti giovani o meno giovani romagnoli, quelli che "più li butti giù e più si rialzano", consapevoli del valore di lavorare tutti insieme per una buona causa.
Per questo, mi sento grato a Francesco Satanassi e al suo preziosissimo Blog, per il suo testimoniare la "ROMAGNOLITÀ".
Per darci con le sue parole, con i suoi Post, una lezione di umanità concreta e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore delle cose sentite e vissute, che è molto simile a quello del pane caldo, appena sfornato. Al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno del nostro popolo una meravigliosa comunità che sa cos'è la fatica, l'impegno, l'essere responsabili verso gli altri e insieme verso la propria coscienza personale.
Per noi, ciò che è importante è l'esempio, è l'impegno quotidiano nei fatti di tutti i giorni.
Il rimboccarsi le maniche e lavorare finchè un lavoro, un'opera, una impresa, non sia finita, completata, realizzata!
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GRAZIE FRANCESCO
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Per ricordarci tutto questo
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Ecco il blog di cui parlo:
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libero-de-mente · 1 year
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𝗜𝗹 𝘀𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝗺𝗮𝘁𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘃𝗶𝗹𝗹𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 - 𝟮𝟬𝟮𝟯 𝗲𝗱𝗶𝘁𝗶𝗼𝗻
Il donzelletto vien dalla casa,
In sul sorger del sole,
Con la sua borsa della spesa; e reca in mano
Lo comunicatore digitale.
Così alle otto in punto, all'apertura del supermercato, mi reco a prendere cibarie et pozioni alcoliche per lo sabato caloroso.
La prole chiede che cucini io questa sera, ci sarà anche il cuore di figlio 2 a passare il fine settimana da noi.
Dovrò accendere il forno, se dovessimo trasportare questo sabato sera in un film io sarei il macchinista, quello tutto sporco e sudato, che fa l'impossibile per far si che il motore della nave, o del treno, non si fermi. Mentre gli attori protagonisti dalla cabina di comando si prendono gli onori di aver salvato la situazione.
Alla fine non ci saranno inquadrature per me, ridotto a una pezza mi farò una doccia.
Però come gli eroi che si immolano per la compagnia al barbecue sotto un sol leone, verrò ricompensato dalla birra ghiacciata che avrò nel frigorifero.
Con questi pensieri giro tra le corsie cercando di ricordarmi cosa manca tra gli ingredienti che dovrò utilizzare.
Passo per una corsia, dopo pochi minuti ci ripasso, sembro perso. Invece no, il mio disordine cerebrale da neuro divergente mi fa fare percorsi alternativi e panoramici.
Incontro una signora che vedendomi mi sorride, alza il dito nell'atteggiamento tenero che hanno alcune persone prima di farti una domanda. Percepisco questa cosa e comincio a entrare in modalità ansia.
Solo io so quante persone che mi hanno chiesto indicazioni stradali sono finite a "Chi l'ha visto?".
Una volta una coppia in auto si fermò e mi chiese "Scusi sa dov'è Via Roma?"; "Non lo so, mi dispiace" - risposi repentinamente.
Mentre si allontanavano mi chiedevo dove fosse Via Roma, l'avevo già sentito il nome di quella Via.
Poi mi ricordai che in Via Roma ci abitavo, oltre al fatto che ero appena uscito da casa.
La signora si avvicina e mi chiede se io fossi (nome di mio cugino).
Mio cugino. Un anno meno di me, le nostre madri sono sorelle e i nostri padri erano fratelli tra loro. Madre natura si è divertita molto con i cromosomi e geni. Così spesso mi chiedono o mi chiamano con il suo nome. Però questa cosa non capitava da decenni.
La signora si ricorda di me e di mio cugino, abitavamo anche nello stesso condominio da piccoli, perché abitava appunto nella nostra stessa Via.
Le rispondo che non sono cugino ma Rino, lei mi dice che mi segue qui su Facebook.
Poi mi guarda, nota che non sono come quello nella foto.
Le dico che generalmente uso da ventordici a trentanta filtri per essere decente. Lei mi fissa e mi dice: "Se posso, lei è meglio dal vivo. Con i suoi capelli e quel viso da buono".
Il "viso da buono", me lo dicono spesso. Si tratta dell'eredità più forte che mi ha lasciato mio padre. Un buono, che fu paraculato dalla vita e dal sangue del suo sangue. Ma per lo meno è morto credendo in una vita migliore. Secondo me fu per questo motivo che sorrise esalando l'ultimo respiro.
Arrivo alla cassa, oltre le cibarie metto sul nastro il bottino di guerra: birre. Diverse tra di loro.
La cassiera mi guarda, le dico - "Sono per la mia colazione"; "Se questa è la colazione non voglio sapere cosa si beve a pranzo e cena" - risponde lei.
"Però accompagno la birra con biscotti integrali e senza glutine" - aggiungo, ma credo di aver peggiorato la mia posizione nei suoi confronti. A far lo spiritoso puoi anche essere frainteso.
Esco di corsa, sulla strada di ritorno mi fermo in un altro negozio per le bombolette di ricarica per un gasatore di acqua. Consegno quelle vuote e prelevo quelle piene, a una delle mie due bombolette vuote manca il tappo di protezione di plastica.
Lo faccio notare alla commessa: - "È stato il gatto, si è preso il tappo e chissà dove lo ha portato. Se vuole glielo porto dopo".
"Ma no si figuri" - mi risponde gentile - "Ci mancherebbe, per un tappo".
"Io intendevo il gatto" - le dico serio.
Mi guarda, la guardo, si gira dandomi le spalle, la guardo, lei scoppia a ridere e si rigira verso di me, io già ero pronto con il telefonino aperto su una foto "coccolosa" di Alvin.
"Ma è lui il colpevole?" - Mi chiede.
"Si" - le rispondo.
I suoi occhi diventano dolci - "Se me lo porta poi lo terrò con me però, io l'avviso".
Rientro a casa con due convinzioni: la faccia da buono va bene solo con le signore d'antan, per il resto se ne approfittano in molti.
I gatti domineranno il mondo, dato che riescono a dominare i cuori delle donne.
Altro dirvi non vo’; ma la mia testa
Cincischia fino a tardi, speriam che a pensar troppo non sia grave.
ps ai due richiedenti informazioni sulla Via Roma, poi, corsi appresso. Lui mi vide dallo specchietto retrovisore e si fermò.
Mi avvicinai ansimando per la corsa: - "Anf anf, s-so dov'è Via anf anf Roma. Me lo sono ricordato"; E la lei della coppia: - "Bene! Dov'è?". La guardai fissa negli occhi "È questa!" - risposi trionfante.
So che non riuscirono a salutarmi dalle risate che si fecero, solo lei riuscì a farmi "ciao ciao" con la mano, mentre lui ripartì con l'auto.
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gcorvetti · 1 year
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Ferragosto?
Personalmente la trovo una festività inutile, l'ultimo che ricordo perché poi mi sono dissociato da festeggiare ... cosa? Mi sembra risalga al 93, sicuramente perché c'era anche Andrea e camminava ancora con le sue gambe, poi ebbe un incidente in moto e restò in carrozzina 😥. Gli anni successivi c'era sempre qualcuno che mi chiedeva "Cosa fai a ferragosto?", "Niente, mi sto a casa" e li giù di "Ma come, è bello ci sono i falò, si beve, quelli con le chitarre, è divertente", sarà divertente per voi non per me che odio la sabbia, i menestrelli da falò li brucerei con tutta la chitarra, bere? bevo lo stesso non c'è bisogno di una festività per bere. Se pensate che è stato istituito dall'imperatore Augusto nel 18 secolo AC e che era il primo di Agosto per festeggiare la fine dei lavori faticosi nei campi e poi fu spostata dalla chiesa al 15 per accorparla come sempre ad una festa religiosa, l'assunzione, in questi tempi moderni a cosa serve se non coltiviamo più la terra e della religione non frega più niente a nessuno? Rusticum convivium, giusto per restare in tema romanico imperiale. La cosa che mi ha sempre intristito dell'Italia è che il sistema romano vige ancora dopo più di 1500 anni dalla sua caduta, il sistema del favore, del nepotismo e di quelle pratiche che solo noi italiani conserviamo gelosamente come se fossero giuste e accettabili in una società che oramai è proiettata verso un futuro iper tecnologico e oscuro per quanto mi riguarda. Detto questo, e sicuramente ci sarà qualcuno che avrà da ridire, ma mi spiace io la vedo così una 'festa' inutile, passiamo oltre.
Ieri avevo pensato di andare a letto presto quando sul tubo mi appare un documentario sui minimalisti, penso "beh, vediamo di cosa si tratta", 2 ore e passa di storia di quel periodo, dei compositori maggiori che vengono anche intervistati, manca John Cage eh beh è morto nel 92. Non sono riuscito a finirlo perché quasi alle 2 di notte non ci stavo più dietro, oggi lo completo. Quello che mi ha evidenziato il docu-film è che questi compositori avevano trovato una strada alternativa per creare qualcosa di nuovo dietro un concetto che era figlio di quei tempi, la modernità, si parla degli anni 60 il boom negli USA e delle varie correnti culturali che si erano create in quel periodo. E' bello vedere quei pionieri raccontare il periodo che hanno vissuto dove facevano altri lavori e cercavano una strada per proporre la loro musica e le loro idee, mi ricorda qualcosa 😅.
Come diceva Kandinskij "ogni opera è figlia del suo tempo", ma sappiamo che spesso, e quando si parla di musica ancora di più, non è facile proporre qualcosa che col periodo ha poco a che fare, Cage infatti qualche decennio dopo Vasilij disse "La musica è in continuo movimento, l'ascolto no", una frase forte che fa capire come ci si debba spremere per creare qualcosa che sia ascoltabile dalle persone del nostro tempo ma che abbia qualcosa di nuovo, qua ci starebbe bene anche il discorso di Gaber sui tre tipi di musicisti, cerco di sintetizzarlo, "c'è il tipo che fa quello che vuole il pubblico e passa alla cassa, prostituzione, quello che fa quello che vuole e muore di fame, e quello che cerca una via di mezzo", poi ognuno la vede come vuole e non biasimo chi fa brutte cose solo per fare una vita agiata.
Nella mia carriera musicale a singhiozzo dove spesso mi trovavo a suonare da solo e sporadicamente per via del lavoro intenso che mi toccava fare per pagare i conti, dopo 10 ore tra i tavoli non arrivi a casa con la voglia di prendere la chitarra e suonare credimi, a volte mi trovavo a suonare, le famose jam, con personaggi assurdi, poche volte mi sono trovato a suonare in situazioni tranquille, il divertimento è un'altra cosa, ma suonare in tranquillità senza dover per forza prendere ordini ed eseguire alla lettera le note che tizio o caio nella loro egoespansione mi intimavano quasi mafiosamente ad eseguire, andavo sempre via da quelle situazioni, ad uno gli dissi "Si, io posso suonare tutto quello che vuoi, ma se non ci posso mettere neanche 4 note, che ci dovrebbero stare in realtà, allora mi devi pagare". La musica nelle band è spesso legata a uno stile o a quello che gli piace fare a loro, io non mi sono legato mai a nessuno stile, non ho mai fatto parte di una fan base, nel senso che ascolto tantissima musica e stimo moltissimi musicisti, mi piace la loro musica, ma se qualcuno mi dice che fa cagare non me la prendo come se fosse mio fratello, un esempio...boh...I Guns che in qualche modo mi piacciono, molti mi hanno detto che sono una band commerciale e che fanno cagare, io non li conosco mica Slash, Duff e Axel, che me frega se a te non piacciono, oramai non li ascolto neanche più, va bè avete capito. C'è questa forma di tifoseria calcistica anche nella musica, vi rendete conto che è ridicolo? E' come se io ti dico che non mi piacciono gli asparagi e tu mi insulti perché a te piacciono tantissimo, non ha senso 😅 fa anche un pò ridere sta cosa, è come se io amo Mozart e tu dici che era un coglione perché nel film (quello di Milos Forman) lo dipingono come un bimbominkia dedito al divertimento e allo sfarzo, si magari era anche quello, ma era anche uno che passava ore a scrivere note su un foglio di carta, ma non me la prendo se a te non piace. Va bè, chiudo con una frase di un jazzista, che non ricordo il nome, che dice "Oramai non frega niente più a nessuno della musica, le persone pensano solo a come è vestito il tizio, con chi va a letto, che droghe usa, della musica non importa più", questa frase risale agli anni 50, la fine se non erro, quando il jazz perse il podio di musica mainstream ed arrivò il rock'n'roll, però fa capire in che direzione siamo andati visti i risultati che abbiamo in questo periodo storico nebbioso.
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sono-sotto · 2 years
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Ho sempre fatto molta fatica a tollerare le persone, ma ultimamente davvero non ce la faccio. Tolto questo, in serata mi diverte dare corda a tutti quelli che tentano un approccio con me e con le mie amiche. Inutile dirlo: la maggior parte son disperati e i loro approcci lo sono ancora di più. Ma sinceramente non frega molto, sono un passatempo, io do loro corda finché non mi annoiano e poi li mollo lì dove sono. Han scelto di mettersi in ridicolo, io mi limito ad accontentarli. La cosa più esilarante, però, è quando cercano di apparire interessanti, intelligenti o ancor peggio profondi. Questa cosa mi cringia un sacco.
Ieri sera, per esempio, io e Mia ci siamo ritrovate al tavolo con due tipi che ci hanno letteralmente pregato di sederci con loro. Il locale era stracolmo di universitari ubriachi. Non c’era nemmeno una sedia, dunque, di necessità si fa virtù e ci siamo sedute. Bypassati i soliti convenevoli del cazzo iniziano a far gli splendidi con discorsi un po’ meno convenzionali dei classici “di dove siete? Cosa fate nella vita”.
Io sono lì, con il mio drink in mano, la cannuccia in bocca e l’espressione seria. Li ascolto come se stessero dicendo qualcosa di fondamentale per l’umanità. Loro si prendono bene e continuano a scavarsi la fossa da soli, ammucchiando qualunquismi sulla parità dei sessi, sulla situazione socio-politica italiana e sulla guerra in Ucraina (sono una tipa pretenziosa io, mi piace scopare con chi ha un pensiero critico pressoché sviluppato: mi fa eccitare, quindi dirotto la conversazione quasi subito, per fare un po’ di sana selezione. Non ho molto tempo da perdere.)
A un certo punto uno dei due, per fare il brillante, se ne esce con una cosa tipo “eh ma nel 1500 le ragazze per far capire al ragazzo che erano interessate facevano cadere un fazzoletto per terra. Ora cosa fanno le ragazze per farlo capire? Nulla. Ti si avvicinano solo se in discoteca hai il tavolo, o se hai una bella macchina.” Io mi metto a ridere. Gli do un paio di risposte sommarie giusto per farlo contento. Non vale nemmeno la pena di una discussione. Mi alzo e vado a prendermi da bere, perché mal tollero tutti da sobria, specialmente un coglione così. Il Brillante mi segue. Incalza la conversazione per sottolineare quanto è intrigante (spoiler: meno di zero). Arrivo al bar, saluto il mio amico cameriere e gli ordino 2 gin tonic.
Mentre quest’altro mi sta ancora ammorbando su quanto oggigiorno si sia raggiunta la libertà femminile su tutti i fronti e su come loro, poveri uomini, non possano far altro che sperare in un segnale da parte nostra, io tiro fuori la carta di credito, pago i drink, sia il mio che il suo e glielo mollo in mano. Almeno beve e sta zitto. Mentre me torno al tavolo e non riesco a smettere di ridere.
Amore, il punto non è che ora le ragazze non fanno più nulla per farti capire che sono interessate, è che tu non sei per nulla interessante. Fidati che se lo fossi stato mi avresti già offerto quattro drink e un passaggio a casa. Invece tu sei ancora lì a pensare d’aver fatto un figurone.
Non ne ho approfittato solo perché mi fai già abbastanza pena.
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epiclapora · 4 months
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Ho bisogno del parere sincero di tutti voi che leggete.
Storiella: stasera avrei dovuto vedermi con una ragazza (nulla di troppo impegnativo) con cui già avevo rimandato la prima uscita (lei conosciuta su Tinder)
Oggi alle 11 mi scrive che sarebbe stata con una sua amica fino a 18:30/19 e che alla sera non vuole fare tardi perché domattina ha da fare sul presto
Io le rispondo verso le 16:30 appena staccato dal lavoro e le chiedo se va bene fare un giro chill e mangiare qualcosa insieme (lei non beve e io non so che minchia proporre per stare nel chill con una che non hai mai visto)
E nulla, mi ha risposto quasi alle 20 e io ormai avevo già cenato a casa e le ho detto che non ci sarei stato perché tra il prepararmi, il partire e l'arrivare lì con più di mezz'ora di strada sarei praticamente arrivato lì per 21 e 30 e dal momento che lei non voleva fare tardi avrebbe avuto senso? Cioè 2 orette così senza nemmeno saper cosa fare?
Una parte di me crede che io ormai sia così tanto disabituato ad uscire con le ragazze (e ad uscire dalla mia comfort zone se tutto non è come dico io) che in qualche modo mi autosaboti tutte le eventuali occasioni.
L'altra parte di me, invece, mi dice che se non sento troppa voglia di vedere una persona e metto tutti questi paletti vuol dire che forse non ne vale la pena?
Chissà chi ha ragione
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Ho finito per l'ennesima volta Gossip Girl ed è strano ed è bello.
È come se in questo periodo fossi cresciuta insieme alla serie, serie che oltretutto non si sa quante miliardate di volte ho visto.
Oggi lo psichiatra ha detto una cosa cruda, ma vera: non sei carne da macello.
Non sei carne da macello, che beve, si droga, fuma, scopa in giro, mangia a cazzo di cane, parla con tutti, sta con tutti.
Oggi mi ha fatto riflettere quel non essere carne da macello.
E sono felice di aver discusso con D. perché non posso davvero permettere di sentirmi dire che non so stare in mezzo agli altri perché mi sono vestita scollata. È slut shaming e alla fine è come se fosse insito in loro che una come me non possa permettersi di entrare "nel loro mondo", ma è un mondo fatto di droga, alcol, dramma e promiscuità. Quindi alla fine.
Perciò tendenzialmente dato che siamo al 12 Dicembre e l'anno sta finendo, ho deciso che in questo 2024 non può davvero esserci chiunque.
Ed anche l'affermazione di F. mi ha molto infastidita, ma cosa pensi che la mia malattia possa farti male? Sono malata non stupida, non me ne uscirei mai, credi che io non abbia nulla da perderci?
Hai il tempo di guardare le mie storie, ma non di scrivermi come sto? E che amicizia è? Ma io ce la faccio a mandargli certi video poi?
E non ci vado alla festa del 14 di quella merda di azienda, andrò alla cena aziendale perché devo prendere la borsa e perché devo e va bene così.
E basta parlare con tutti, che cazzo parli con tutti che sei insicura hai la necessità di essere approvata da chi? Da gente che prende la metà del tuo stipendio? Da gente triste che cerca il gossip? Da chi?? Da cosa???
Enough is enough.
E finché lavorerò là è arrivato il momento di stilare una lista di quello che non va.
Perché non si può sempre scappare, non posso scappare.
Non devo scappare.
Non devo scappare dalla dieta, dallo studio, dalle responsabilità sul lavoro.
Posso farcela.
Non ho mai, o comunque è una sensazione che non ricordo, quella che sento ora: come se fosse protezione per me stessa.
Come dice lo psichiatra le soluzioni pret a porter non benissimo, questa soluzione istantanea senza pensare.
Non va bene, stai un attimo Cristo no.
Ed hai comunque te stessa, sento come se fosse per la prima volta che sento di avere me stessa.
Sono stufa del piacere effimero.
Sono stufa di questa mediocrità, di questo concedersi, di questo traballare senza senso in bilico, di questo controllare la porta del magazzino di fronte se è aperta, di uscire perché sento che sto sprecando la mia gioventù, forse anche di drogarmi, forse anche del piacere istantaneo.
Dove sono gli obiettivi? Perché li hai resi sbiaditi? È ok, può succedere che tu ti sia sentita così e non te ne farò una colpa, semplicemente non avevi gli strumenti giusti.
Ma nel tuo caso, al posto di uno Yes Man devi essere una No Woman, perché essere people pleaser non farà altro che farti perdere tempo e dignità.
Pertanto ringrazio di essere stata male oggi, ringrazio di aver discusso con D. e tutta la sua cerchia e di aver preso in puzza F. perché da bravo Acquario non permetto a nessuno, nessuno, di trattarmi in questa maniera mediocre.
Non voglio neanche uscire il 21, ho delle spese da affrontare, l'Università da pagare, vorrei comprarmi il motorino, insomma ho spese da fare e voglio mettermi i soldi da parte.
Sento che questa mia piccola, ma significativa luce che è uscita quest'oggi è di aiuto anche per il discorso eredità, come se avesse aggiunto consapevolezza alla mia futura gestione.
Ora sono sicuramente molto presa dal discorso soldi e risanamento debiti, sono anche presa dal parziale di Gennaio, dal fatto che devo pagare le tasse, poi dall'amore, anche se mi rendo conto non essere troppo il mio periodo, ora è il mio momento di stare con questa nuova me.
BTW per quanto riguarda la tesi, mi sento davvero molto confident nella scrittura. Devo dire è sempre una cosa che mi piace creare dei paper.
Mi auguro di finire il primo capitolo entro questa settimana, così che posso spedire la mail alla professoressa, voglio davvero laurearmi fra 3 mesi.
E non c'è nessuno che può farlo meglio di me.
Sono e sarò sempre protetta.
Altro discorso importante fatto dallo psichiatra il discorso della decisione: sei tu che decidi, non puoi lamentarti delle tue scelte.
Ho la sensazione di essermi messa in un giro un po' strano di conoscenze, quindi non posso 100% troncare di botto, faremo in modo di staccarci nel modo meno drastico possibile.
E dato che siamo nel pienone delle feste e che questo anno proprio non se ne parla per me di avere spirito festeggione, penso che la miglior soluzione sia un bel Capodanno con papà.
Avrei storto il naso lo scorso anno, non che questo faccia i salti di felicità più che altro perché lui è un po' così, ma indubbiamente gli voglio bene non posso negarlo questo. Anzi, ora anche meglio per qualche motivo.
Lontano da tutto, vicino a chi veramente mi dimostra di voler bene.
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lisia81 · 1 year
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Hidden Love
Liscio, liscio, come bere un bicchier d’acqua..
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Mentre la mente stava cercando di mettere ancora insieme un pensiero coerente su Youth Memories (in realtà ci sto ancora lavorando), mi sono imbattuta in una recensione crudele su YouTube di Hidden Love.
My Drama list lo mette da mesi in cima alle classifiche, su alcune pagine ci sono cuoricini alti 6 metri per osannarlo. Non lo avevo mai considerato. Ma quella stroncatura mi ha acceso una lampadina.
La problematica maggiore è stato trovare il drama. Per fortuna Netflix, cambiando nel proprio profilo la lingua di visione, ti permettere di accedere a contenuti ACCESSIBILI a TUTTO il resto del mondo. Sinceramente è una politica che comprendo poco. Hai acquistato un prodotto che sta piacendo, capisco che in un anno di elementare mia figlia abbia imparato più cinese guardando i drami con me , di quanto abbia assimilato con la maestra di inglese, ma quanti anime o serie su Prime video sono disponibili in Italia solo con sottotitoli in inglese? Ci considerate proprio delle rape sottolio? Vabbè, grazie a questo la pulcetta si è dovuta sorbire anche Gatto Gabby in inglese per una settimana. Male di sicuronon le ha fatto!
Tornando ad Hidden Love posso dire che è un buon prodotto moderno. E' una storia d'amore, di 25 puntate, senza buchi di trama. Sembra quasi più un prodotto koreano che cinese. Non ci sono amiche stupide, rapimenti, piogge, cadute da scale o inciampi con afferramento al volo. Ok queste cose nei prodotti koreani anche abbondano. Per metà dramma c'è in realtà una pazza da psicologo, vi è un po di neve che cade perchè ci sta sempre bene, e dei genitori un po troppo appresivi sto ragazzo lo conoscete da una vita, è sempre stato rispettoso, gentile e perfetto, il genero che ogni suocera vorrebbe, ma cosa rompete!. Ma i clichè si fermano li. C'è divertimento, comicità, tristezza ma anche comprensione, maturità e crescita.
Per farla breve la storia narra del percorso di crescita e amore dai 22 anni di Jiaxu Dua ai 22 anni di Sang Zhi. O meglio, la storia inizierebbe prima, quando la protagonista ne ha 14 e conosce il 19 Jiaxu, migliore amico del fratello e gli chiede di sostituirsi proprio a lui, per andare a parlare con i suoi professori.
Il nostro lead, che ha preso a simpatia questa ragazzina accetta, e da li inizia a trattarla come una sorella minore.
La recensione che lo ha stroncato batteva proprio su questo punto. Come può un ragazzo di 24 anni, che ha finito l'università ed è entrato nel mondo del lavoro, innamorarsi di una ragazza di 19, che conosce da quando era piccola e che ha sempre trattato come una sorella. 24 anni, non 40 anche se lo vestono come tale.
Io sinceramente per come sono stati costruiti i personaggi, non ci trovo nulla di strano. Jianxu è solo, la madre è morta, il padre è in coma. E' il classico bel ragazzo, gentile con tutti, intelligente, studioso, che non beve, lavora per pagare i debiti che gli ha lasciato il padre fin da giovane e poi si costruisce una carriera brillante. E' abituato a contare solo su di se e per questo si prodiga per chi gli vuole bene e gli dimostra affetto. Per Sang Zhi ha sempre provato simpatia e un grande affetto, aiutandola più volte e accorendo sempre come un fratello maggiore. Nel suo appartamento ha una foto il giorno della sua laurea con lei, oltre che quella della madre e dei suoi amici.
Quando lei arriva all'università e lo ritrova sulla sua strada, lui continua a trattarla da sorella minore, come l’ha sempre trattata. Ma grazie ad una serie di eventi, si accorge che la nostra protagonista non è più una bimba da curare, proteggere e a cui regalare peluches, ma una ragazza con le sue idee, responsabile, matura e pronta a difenderlo e aiutarlo a necessità. E capito questo, ha davanti un bellissima ragazza, a cui vuole un gran bene, è così strano che quel sentimento muti? Boh io non ci trovo nulla di così strano.
Per quanto riguarda la protagonista, fin da adolescente lo ha sempre ammirato, ne avevi una cotta spaventosa, ma non ne hai mai approffittato attaccandosi come una cozza, nella tua timidezza lo ha sempre rispettato e lasciato vivere. Prendendolo come ispirazione ha deciso pure lei di vivere la sua vita e migliorarsi, indipendentemente da lui. Quando alla fine lui inizia a mostrare interesse per lei, che dovrebbe fare, se non provare a vedere se veramente è amore o ha l'idealizzato una persona?La ragazza fa bene a realizzare il tuo sogno!
La storia come detto è lineare e fila che è una meraviglia. Non ci sono grandi scovolgimenti, e villain che rompono i piani. C'è la crescita di un rapporto, due ragazzi che comunicano e chiariscono i fraintendimenti, non ci sono sotterfugi , solo normali problematiche, le iterazioni che cambiano fra i protagonisti, un fratello che tutte vorrebbero come fratello maggiore e non parlo del lead. Vi è maturità, il sapere cosa si vuole e il raggiungere un obbiettivo comune per una vita migliore. Quando mai in un drama due decidono di stare due anni separati per mettere le basi per un futuro migliore per entrambi senza pianti, isteria, sconvolgimenti?
Per quanto riguarda gli attori ho scoperto Zhao Lusi. Dall'intervista post produzione ho capito che è la prima volta che copriva un ruolo scolastico. L'ho trovata appropriata, delicata, solare, non impacciata nelle scene di coppia. E'stata una piacevole scoperta. Visto che la serie non è doppiata, ha una vocina alquanto particolare.
Chen Zheyuan l'avevo già visto in Our secret e Mr. Bad. Nella sua intervista dice che è stata una sfida questo ruolo perchè ha interpretato una persona della sua età. 🤨😅Il suo sporco lavoro lo fa egregiamente. Diciamo che se continua così, con queste tipologie di ruolo e non si sdogana, potrebbe essere il nuovo Yang Yang. E questa riflessione mi apre un altro pensiero su Youth Memories che diventerà la mia nuova ossessione.
Unico appunto alla costumista. Ma perchè la protagonista è sempre vestita carina, mentre il povero Jianxu è vestito sempre 2 taglie in più e giacche orripilanti. Armocromia spostati via!
Questa giacca verde grida vendetta!!
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Sta camicia giacca idem.
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Per non parlare di sti jeans Gucci in cui naviga.
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Quindi i cuoricini alti 6 metri li conservo per altro, ma è consigliato per chi vuole un drama cuscinetto/coccola.
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