Mi scrive, lo fa sempre quando è in difficoltà. Per questo mi allarmo quando vedo il suo nome sul display.
Faccio notare che mi scrive solo se è in difficoltà o nei guai. Quale delle due stavolta?
Guai.
È incinta.
Mi chiede cosa dovrebbe fare, com'è essere genitori. Non mento: l e dico che è dura, che significa notti insonni, fatica, ansie.
Le dico che sono anche tante gioie e le gioie sono di più, per fortuna.
Mi chiede che fare ma risposte non ne ho. Non ne ho perché non sono nella sua posizione, io un figlio lo volevo e comunque non sono madre. Le dico che è difficile allevarlo in due figurarsi da soli.
Penso al peso che le è caduto addosso, mi dice che i suoi non l'hanno presa bene, che non vogliono saperne nulla ma altri si sono offerti di aiutarla, per fortuna. Lo stigma ricade comunque sulla donna, nonostante siamo nel 2024 e questa è la cosa che mi fa più rabbia. Vorrei poter fare di più, aiutarla di più di così. Mi dice che faccio già tanto che la supporto come pochi altri.
Mi mostra l'ecografia. Le faccio notare che forse ha già deciso. Mi dice che sì: sa già cosa vuole fare. È spaventata a morte ma ha deciso.
Essere madri non lo posso capire e neppure puoi spiegarlo. Lo devi volere veramente e dopo la forza la trovi. Non sai come ma la trovi.
L'abbraccio idealmente.
Nell'era della comunicazione globale manca ancora la possibilità di potersi toccare e alla fine il contatto umano è quello che vorremo più di tutto.
Fatti forza, le dico. Nel mio piccolo farò tutto ciò che posso per aiutarla, per esserle vicino come ho sempre fatto.
domani parto per una mini vacanza e ancora tutti che mi rompono i coglioni "eh ma cosa vai da sola, portati un'amica, altrimenti poi cosa fai e se ci tocca poi correre a noi" ma come cazzo ve lo devo dire che non ho amici ma vi fate i cazzi vostri
c’è una ragazza che mi incuriosisce (alleluja) ma penso che sia tipo inarrivabile perché
1. non so come ci si prova con le ragazze
2. amica di amica stretta del mio conqui che spoiler smetterà di essere mio conqui tra qualche giorno
3. potrei vederla per l’eurovision ma dovrei tornare in questa casa e onestamente non vorrei flirtare con la ragazza che mi incuriosisce dentro la casa in cui ho convissuto per 4 anni con l’amore della mia vita
quindi niente, resterà per sempre un’idea e ogni volta che la vedrò sarò 🥰 ma non accadrà mai niente
(ah obv l’ho vista una volta, ma ha le fossette e gli occhi chiari e sembra dolcissima quindi boh apposto così)
C'è chi mi domanda chi sono. E come posso rispondere? Chi sa chi o che cosa è? Io non sono nulla e sono tutto... Ci sono sempre ma non ci sono mai... Mi senti ma non mi tocchi, mi cerchi ma non mi trovi... Vengo a confondere il tuo cielo, perché solo così si può rischiarare. Getto una pioggia a volte fitta a volte rada... oppure accendo un sole abbacinante o una luna sorniona e sensuale... Te lo riempio di stelle e te lo copro di nubi, lo tormento col soffio del mio vento... Un vento ora gelido ora bollente... Tramontana o Scirocco? Tolgo ogni magnetismo alla tua bussola per confonderla col mio, ti attiro e poi ti lascio... Non ti do punti di riferimento, ma ti mostro ogni luogo... Ti do frutti dolci e bevande amare, ti amo e ti odio, ti prendo e ti respingo... E tu non puoi fare altro, devi stare qui... finché non saprai da sola dove andare e cosa fare. So sempre cosa senti e so che cosa vuoi in quel momento... ma prima ti accontento e poi ti deludo... Perché tu possa volere sempre cose nuove e poi finalmente sceglierne una. Io sono e non sono. Io sono il bene e sono il male. Io sono vita e sono morte. Credimi sempre, ma non fidarti mai di me. Amami e odiami. Che tu lo voglia o no, io ci sarò sempre. Che tu lo voglia o no, io non ci sarò mai.
Se vi togliessero Instagram tornereste ad essere quegli adolescenti che non giudicavano nessuno, che avevano occhi solo per quelle due, tre persone che avevano attorno.
E sapevate esserci, sempre.
Era lì che io credevo a quei “io per te se avrai bisogno ci sarò, in qualsiasi momento”.
Anche ora ci siete, con la testa connessa esclusivamente ad un social, a seguire gente che della vostra esistenza non importa un minimo, a cercare attenzioni dove fingono di guardarvi, ascoltarvi, darvi importanza, quanto vi piace illudervi?
Quando avete bisogno e state male cosa succede?
Chi rimane di tutte quelle persone?
State soli, in stanza, a piangere.
Vi siete fatti portare via chi vi era vicino, chi vi faceva sorridere senza chiedere nulla in cambio, senza prendere in mano una volta il telefono, e sono sicuro che avrebbe potuto darvi tutto, forse, anche quell’amore che tanto state cercando da ormai troppo tempo.
”Con te sarò nuovo. Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose. Nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia. In questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose intorno a me che mi piacciono, che mi affascinano. Sto molto bene da solo, e la mia vita senza di te è meravigliosa. Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. Spero tu possa capire quello che cerco di dirti. Io sto bene da solo ma quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu…”
Tratto da E’ una vita che ti aspetto
p.s.: scusate per questa sdolcineria, ma trovo che sia bellissima
Il tempo, inesorabilmente, svuoterà gli occhi dei miei figli,
che ora traboccano di un amore poderoso e incontenibile.
Toglierà dalle loro labbra il mio nome urlato, cantato, sillabato e pianto cento, mille volte al giorno.
Cancellerà un po’ alla volta oppure all’improvviso,
la familiarità della loro pelle con la mia, la confidenza assoluta che ci rende praticamente un corpo solo.
Con lo stesso odore, abituati a mescolare i nostri umori, lo spazio, l’aria da respirare. Subentreranno, a separarci per sempre, il pudore, il giudizio, la vergogna.
La consapevolezza adulta delle nostre differenze.
Come un fiume che scava l’arenaria, il tempo minerà la fiducia che mi rende ai loro occhi onnipotente. Capace di fermare il vento e calmare il mare. Riparare l’irreparabile, guarire l’insanabile, resuscitare dalla morte.
Smetteranno di chiedermi aiuto, perché avranno smesso di credere che io possa in ogni caso salvarli. Smetteranno di imitarmi, perché non vorranno diventare troppo simili a me. Smetteranno di preferire la mia compagnia a quella di chiunque altro,
e guai se questo non dovesse accadere.
Sbiadiranno le passioni, la rabbia e la gelosia, l’amore e la paura. Si spegneranno gli echi delle risate e delle canzoni, le ninne nanne e i "c’era una volta" termineranno di risuonare nel buio.
Con il tempo, i miei figli scopriranno che ho molti difetti, e, se sarò fortunata, ne perdoneranno qualcuno.
Saggio e cinico, il tempo porterà con sé l’oblio. Dimenticheranno, anche se io non dimenticherò.
Il solletico e gli inseguimenti "Mamma, ti prendo io!",
i baci sulle palpebre e il pianto che immediato ammutolisce con un abbraccio.
I viaggi e i giochi, le passeggiate e le febbri alte. I balli, le torte, le carezze mentre si addormentano piano.
I miei figli dimenticheranno. Dimenticheranno che li ho allattati e cullati per ore, portati in fascia e tenuti per mano. Che li ho imboccati e consolati e sollevati dopo cento cadute. Dimenticheranno di aver dormito sul mio petto di giorno e di notte, che c’è stato un tempo in cui hanno avuto bisogno di me quanto dell’aria che respirano.
Dimenticheranno, perché è questo che fanno i figli, perché è questo che il tempo pretende.
E io, io, dovrò imparare a ricordare tutto anche per loro, con tenerezza e senza rimpianto. Gratuitamente. Purché il tempo, sornione e indifferente, sia gentile abbastanza con questa madre che non vuole dimenticare.
Il titolo è fuorviante ma siccome cerco di tenerli corti per il colpo d'occhio incuriosente (non è proprio clickbait ma quasi), in realtà l'argomento è estremamente serio e si riaggancia al mio precedente post sul patriarcato dei 'cari amici uomini'.
Il porno, così come lo si (dovrebbe) intende(re), è la rappresentazione visiva di una manifestazione fisica, nello specifico della sessualità e in genere dell'affettività: ci si sofferma in modo evidente sull'atto del copulare o su pratiche che orbitano comunque intorno alla sfera genitale o paragenitale.
Premettendo che LA CONSENSUALITA' sta alla base di qualsiasi pratica - anche la più estrema - e che questo mio ragionamento ha pure valore indicativo di una mia intuizione senza alcun giudizio (TL;DR fate tutto quello che volete con il/la vostro/a partner se maggiorenne e capace di decidere per sé) ho notato che il porno mainstream offre TANTISSIMO MATERIALE su pratiche sessuali in cui la donna, per quanto immagino e spero consensuale, viene degradata e umiliata dalla controparte maschile, con tanto di mascara colato per lacrime e secrezioni varie, difficoltà respiratorie per dita strette attorno alla gola oppure oggetti e parti di corpo infilati a lungo in gola e posizioni un po' troppo costrette.
Per carità, io lo so che chi mi legge lo fa come gioco di ruolo in cui la propria partner è consenziente e consapevole di recitare un ruolo limitato nel tempo e che poi la vita prosegue nel rispetto reciproco
MA
vista L'ENORME QUANTITA' di materiale video con tali modalità che, senza scomodare canali specifici, sembrano comunque essere la norma, non vi sembra che il ruolo dell'attrice, dell'esordiente o della semplice persona che fa il video amatoriale sia quello DI SODDISFARE IL DESIDERIO DELLO SPETTATORE MASCHILE DI AVERE UNA DONNA SOTTOMESSA A TUTTE LE PROPRIE FANTASIE DI CONTROLLO E DI DOMINIO?
Lo dico perché io ho ricevuto questa impressione e anche se non mi addentrerò mai nel ginepraio del vietato (lol) ai minori di 18 anni, mi chiedo come una persona giovane possa codificare per sé una sessualità rispettosa del consenso se praticamente non esiste il concetto di educazione sessuale/affettiva e questi è demandato a contenitori di porno dove un 80% di video dipinge il ruola della donna in questo modo.
Nessuna soluzione diretta e/o immediata, per carità, e soprattutto nessuna censura o proibizione, però se esistono video che provengono da un sito (forse ora chiuso) che si chiama ex-gf e che alcune donne hanno sentito il bisogno di inaugurare un genere che si chiama 'porn for ladies', forse un problema di percezione e di educazione a monte esiste.
Grazie degli eventuali contributi ben ragionati ma tenete i coltelli nei foderi perché io comunque sarò sempre più veloce a estrarre e a rovesciarvi le budella sulle scarpe <3
Sono una buona amica. Ascolto sempre , sono leale, mantengo segreti e promesse, dò consigli, asciugo lacrime, faccio ridere, difendo e combatto.
Ho anche dei difetti ovviamente, ma ci sono sempre, per tutto e tutti. Sono sempre fottutamente qui, non importa cosa possa accadere, io ci sarò, fino alla fine. E guardatemi, sono a pezzi. Dò tanto, troppo e finisco in pezzi. Finisco sempre a dire “no, non ti preoccupare, passerà”.
Parlo con le persone e mi sembra di non sentire niente. Gli unici momenti in cui avrei davvero bisogno di una maledettissima persona accanto, di qualcuno che si prenda seriamente cura di me, non sento nessuno. Nessuno mi difende, nessuno mi dice anche solo uno stracazzo di “mi dispiace” che non sia per pena. Ci sono solo io e i miei cazzo di pensieri perché, giustamente, ognuno ha la propria vita. Funziona così. Ma io sono a pezzi e questo non riesco a perdonarmelo e a perdonarvelo. A parti inverse sarei pronta con la colla per rimettere ogni vostro pezzo al suo posto e io, invece, non ricevo nemmeno risposte ai messaggi. Sono mesi che vi dico “non ce la faccio più” eppure non è cambiato niente, non avete mosso un dito in più.
Sarà ora che vi salviate da soli, io getto la spugna.