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#colonnello bernacca
popolodipekino · 5 months
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Decorazioni natalizie
"E per Natale tu, a casa, cosa fai?" "Mah, pensavo di fare il solito albero, ma Giantomaso e Almachiara, i miei più piccoli, si sono messi a contestarlo, dicono che a Mao assolutamente non piace. Pensavo di fare il presepio, ma sembra che le punte più avanzate del Concilio lo abbiano messo in quarantena. Pensavo di mettere qualche ghirlanda d'argento, qualche palla di vetro, qualche candelina, e così via, almeno nell'angolo dove alla vigilia si ammucchiano i regali ma Pierfrancesco, il mio secondo, dice che è un rito schifosamente consumistico. Pensavo, sopra e intorno al caminetto, di mettere in mostra i "christmas cards" ricevuti, ce ne sono divertenti da morire, ma Giorgiopaolo, il mio grandicello, dice che Marcuse è contrario. Pensavo, sulla terrazza, fuori, di costruire un bel Babbo Natale con la neve, ma il colonnello Bernacca dice che per Natale la neve non verrà." "E allora?" "Niente. Pulirò i vetri." (Corriere della Sera, 13 dicembre 1969) da D. Buzzati, Il panettone non bastò
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boomerissimo · 8 months
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Vogliamo i colonnelli: Bernacca, quando le previsioni erano una cosa seria
Vogliamo il colonnello #boomerissimo#Rai #RaiMeteo #MeteoVintage #boomer
C’erano una volta le persone con competenze certificate e le persone che sapevano riconoscerle. Vi ricordate del Colonnello Bernacca? Chi segue Boomerissimo sa che la nostalgia non ci appartiene. Non si stava meglio quando si stava peggio, le tradizioni non sono sempre degne di essere perpetuate. Il colonnello Bernacca – Boomerissimo.it Tra uno sciamano che squarta una capra per salvare…
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montag28 · 3 years
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Specialmente in un’epoca come questa, in cui tutto è permeato dalla precarietà, dieci anni fermi in uno stesso luogo sono un po’ troppi, un po’ per tutto. Che sia un posto di lavoro o un blog. Però il blog non dà da mangiare, per cui, ecco.
Per cui, niente. Mi manca l’emozione di quando a otto anni entravo in una stazione dei treni, mi mancano gli occhi con cui guardavo il ferro lucente dei binari e le traversine ancora in legno e le pietre ferrose della massicciata. I tabelloni a caratteri mobili e gli annunci con la voce umana. Le ruote dei treni, le molle degli ammortizzatori, i bulloni, le leve e i manicotti delle locomotive, i pantografi, le scritte. E le livree delle carrozze: rosso carminio e grigio chiaro, blu notte, verde bottiglia, marrone, grigio chiaro con due strisce orizzontali, una lilla e l'altra arancione tenue. Il vecchio logo “a foglia” delle FS; o quello ancora precedente, stupendo, “a televisore”. La bellezza ineguagliata degli scompartimenti a sei posti, con le cappelliere enormi e la volta tappezzata col linoleum e le tendine e la luce regolabile e i poggiatesta: cabine eterogeneamente popolate eppure intime, complici, così lontane da questi enormi corridoi moderni, impersonali e un po’ cafoni, che incitano al baccano o all’isolamento. A lato degli scompartimenti correva invece il corridoio lungo e stretto, tutto finestrini, con i piccoli sedili a ribalta e qualche passeggero in piedi, che stava lì a fumare, a guardare fuori o a camminare in cerca della ritirata, che poi era il cesso. I cartelli delle stazioni in cui si transitava durante il viaggio: azzurri con la scritta bianca a lettere tutte maiuscole: Peschiera del Garda, Milano Lambrate, Rho, Santhià, Chivasso, Torino Porta Susa. Ne sopravvivono ancora, qua e là. Seguire le traiettorie dei fili elettrici. Farsi cullare dal sussulto del treno sulla strada ferrata, scandito dagli intervalli regolari delle giunture della rotaia. Potrei andare avanti per molte parole ancora, corrispondenti a molte frasi per molte righe, equivalenti a molti altri minuti. E poi rincominciare. Da cento cose diverse e poi altre mille: il cortile dell’asilo, il mio defunto amico ciliegio, altri affetti umani e attualmente ancora in vita; le previsioni meteo del colonnello Bernacca, quark e bim bum bam, il primo canestro della mia vita nel campetto di Cagliari dove mi portava mio cugino o il suono che hanno i pattini quando ci freni sulla pista da hockey. Scriverei e scriverei: a volte ci riesco ancora. Il valore è quello che posso permettermi, come sempre: da blogger, nel migliore dei casi. Scriverei e scrivo, qui, su un quaderno immateriale vecchio di dieci anni e più che ogni tanto mi viene voglia di abbandonare, saggiamente. 
Bisogna combattere la nostalgia, ogni tanto, per quanto seducente. E anche le abitudini, seppur rassicuranti. Staccarsi, lasciar andare. E cambiare, che è forse la necessità delle necessità: per un bambino è fisiologico e scontato. Alla mia età bisogna sforzarsi di comprenderlo, prima ancora di passare all’azione.
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giankamoverona · 3 years
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#teLoRicordi Quando le previsioni del tempo erano SOLO il colonnello Bernacca https://www.instagram.com/p/CKlqC5xn3YZ/?igshid=1grt0v9i0qg8e
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sauolasa · 7 years
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Anticiclone in arrivo, meno caldo a Ferragosto
Erano gli anni 70 quando gli italiani pendevano dalle labbra dell’indimenticato Colonnello Bernacca che annunciava l’arrivo dell’estate con una frase
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