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#diabolica mental state
sonicwavesjpg · 2 years
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Diabolical Mental State at D.R.A.C. in Mosher Fest 4 June 2022 Figueira da Foz, Portugal
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sybilcartomanzia · 1 year
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REALIZZO POTENTISSIMI E UNICI RITUALI CON LA MASSIMA EFFICACIA DI SICURA RIUSCITA.
DIFFIDATE DALLE IMITAZIONI CONTATTA CON SICUREZZA SYBIL 3461227782
ALCUNI RITUALI POSSONO ESSERE ESEGUITI IN POSITIVO O NEGATIVO.
♦️ AMATORIO: Per Favorire o Distruggere un rapporto d'amore con una persona.
♦️ VENEFICO: Per Procurare del Male fisico, psichico, economico, familiare.
♦️ VENEFICO POSITIVO: Per Procurare del bene fisico,psichico,economico,famigliare.
♦️ LEGAMENTO PER CREARE: Impedimenti ai movimenti, alle Relazioni e a tutto ciò la persona vorrà intraprendere
♦️TRASFERT: Per Trasferire ad una persona i tormenti fatti a un pupazzo o a una foto della persona che si vuole colpire.
♦️PUTREFAZIONE: Per Procurare un male atroce a chi ci ha procurato del male, facendo putrefare un materiale foto,pupazzo che sarà il soggetto alla putrefazione.
♦️POSSESSIONE Per Introdurre una presenza diabolica nella vittima e causarle una vera e propria possessione.
♦️POSSESSIONE D'AMORE Per Introdurre alla persona amata la nostra presenza in maniera ossessiva con il forte desiderio di volerci possedere
SECONDO IL MODO DI ESECUZIONE
♦️DIRETTO: mediante un contatto della vittima con l'oggetto personalizzato e battezzato portatore del male
♦️INDIRETTO: attraverso l'azione malefica compiuta su un oggetto che rappresenta la vittima .
SECONDO L'OPERAZIONE
♦️PER INFISSIONE O INCHIODAMENTO: con spilli, chiodi, martello, punte, fuoco, ghiaccio.
♦️PER ANNODAMENTO O LEGATURA: con lacci, nodi, briglie, nastri, fasce, cerchi.
♦️PER PUTREFAZIONE: sotterrando l'oggetto o l'animale-simbolo dopo averlo "fatturato"
♦️PER MALEDIZIONE: direttamente su foto, o su un simbolo di essa pupazzo personalizzato
♦️PER DISTRUZIONE CON FUOCO: si pratica bruciando più volte la foto,il pupazzo sul quale si è trasferita idealmente la persona della vittima, per ottenere, in questa, una forma di consunzione più o meno analoga a quella della " PUTREFAZIONE ".
SECONDO IL MEZZO
Con fatture: pupazzi,spilli,foto.
Con oggetti maleficiati: piante, bambole, talismani,foto o (qualsiasi altro oggetto).
♦️LOCALIZZAZIONE DEI SINTOMI:
la testa (dolore strano,confusione, stanchezza mentale e fisica: male agli occhi, disturbi del sonno, della personalità, del comportamento.
Lo stomaco (difficoltà digestive, dolori,uno strano intenso e diffuso malessere che dallo sterno o bocca dello stomaco sale alla gola e alla testa.
"PICCATE" NELLA PARTE DEL CUORE.
Disturbi psichici (Confusione, ossessioni,ansia,paura, incapacità di concentrazione.
Disturbi nell'affetto e nell'umore : nervosismo, litigi continui, freddezza o passionalità immotivata, tendenza alla depressione, allo scoraggiamento, alla disperazione. Impedimenti (nel matrimonio, nel fidanzamento, nello studio, nella carriera, negli affari; fallimenti, errori impensabili,impotenza.
I RITUALI SOPRA ELENCATI RIENTRANO IN LAVORI ESOTERICI PERMANENTI A VITA,PERCIO' OGNI CASO SARA' STRETTAMENTE VALUTATO DALLA SOTTOSCRITTA CHE IN MANIERA DEL TUTTO LIBERA DECIDERA' SE SARA' NECESSARIO TALE INTERVENTO PER LA TUA SITUAZIONE.
VOGLIO RICORDARE INOLTRE CHE NON SONO NE OBBLIGATA NE COSTRETTA HA ESEGUIRE CIO' CHE VOI VOLETE SOLAMENTE PERCHE' PAGATE UN LAVORO SE DA PARTE MIA C'E' UN RIFIUTO NEL FARLO E' PERCHE' MOLTO EVIDENTEMENTE STATE VIVENDO UN PERIODO DOVE NON SIETE CONVINTI SU QUELLO CHE VERAMENTE VOLETE.
SYBIL 3461227782.
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annalisalanci · 2 years
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Streghe, demoni e inquisitori. Il delitto di stregoneria. L'Edit du Roi.
Streghe, demoni e inquisitori
Il delitto di stregoneria
L'Edit du Roi
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Editto di Fontainebleau, 18 ottobre 1685.
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Luigi XIV, 5 settembre 1638 - 1 settembre 1715
Voltaire, nel 1764, nel suo Dictionnaire philosphique, ebbe a scrivere che <<... in Europa sono state mandate a morte più di centomila pretese streghe. Infine la filosofia da sola ha guarito gli uomini da questa abominevole chimera e ha insegnato ai giudici che non è il caso di abbruciare gli imbecilli>>.
Un'affermazione che già conferma l'affievolimento di quella frenetica caccia alle streghe che da alcuni secoli ha percorso l'Europa.
Con sentenza del 23 agosto 1783 André Brosse <<provato colpevole di avere partecipato a pretese magie e stregonerie utilizzando pratiche e cerimonie superstiziose, e di avere abusato della credulità e dell'ingenuità di numerosi abitanti della campagna>> venne condannato alla gogna. Due ore di esposizione al ludibrio della folla brulicante nella piazza del mercato di Bonnetable, in Francia, con al collo il solito cartello che lo designava <<preteso indovino e stregone>>.
Cento anni prima André Brosse, sarebbe finito sul rogo vittima di un sistema e di una credenza che aveva fatto imperversare per tutta l'Europa cristiana una delle più grandi ecatombi che la storia ricordi.
L'editto di Luigi XIV non prendeva più in considerazione ciò che fino ad allora la superstizione aveva creato con le proprie incredibili impalcature e dare perciò all'uno e all'altro la misura reale, umana del misfatto e del colpevole.
Il contenuto essenziale del sistema mentale che aveva legittimato la caccia alle streghe e agli stregoni, nascente dalla cedenza nella presenza del diavolo e del suo <<patto>>, trasgressione da condannare se e in quanto se ne trovava la reale esistenza configurantesi in cause ed effetti aventi riflessi e contenuti visibili.
Il reo non era più da considerare una creatura del diavolo che attraverso il <<patto>> con Satana era venuto a conoscenza dei segreti della natura, in grado di produrre fenomeni straordinari. La strega e lo stregone per ottenere ciò da Satana, avevano dovuto preferire la sua amicizia a quella del Creatore: l'arte diabolica <<è quella che, con l'assistenza e mediante l'intervento dei demoni, in virtù di un patto espresso e tacito che il mago ha stretto con costoro, produce effetti straordinari ed esorbitanti dal corso e dall'ordine della natura, come pure dalla conoscenza degli uomini>>.
Streghe e stregoni non dovevano più subire nei processi la ricerca, del marchio satanico il cui rinvenimento valeva quanto una confessione, dato che esso costituiva la prova più esemplare del patto diabolico.
La stregoneria veniva trattata in maniera diversa dagli altri delitti, con mezzi, che andavano dal <<giudizio di Dio>>, e finivano, sui rogh ardenti: ora essa, veniva punita per ciò che si accertava avesse commesso s'indegno la persona ritenuta colpevole, ma considerata come essere umano comune>>.
Nell'editto che ufficialmente pone fine alla caccia alle streghe, non si fa mai uso del termine <<strega>>, <<stregone>>, salvo come indicazione di definizione generica e neppure del termine <<stregoneria>>, sostituito da quello più generale ma concettualmente determinante lo spirito dei nuovi tempi, di <<pretesa magia>>.
Risultano due distinte categorie criminali: <<coloro che fanno uso di malefici e veleni>> e coloro che <<sotto la vana etichetta di indovini, maghi, stregoni ed altre consimili denominazioni, condannate dalle leggi divine ed umane, infettano e corrompono lo spirito del popolo coi loro discorsi e le loro pratiche>>.
I rei rispondono di truffa, di impostura, di sacrilegio, di empietà, di profanazione, di veneficio; ma il tutto presuppone un debito nel quale non ha alcun gioco il trascendentale, il terrore di Satana, il credito nell'intervento diabolico, sul quale, si era fondato un tipo di giustizia ecclesiastica e civile che aveva inondato l'Europa di tanto sangue innocente.
Mandrou :<<nel complesso è chiaro che l'editto, non riconoscendo che una "pretesa magia", comporta implicitamente la negazione del patto diabolico e delle pratiche caparbie legate al sabba, e ai malefici tradizionalmente denunciati dagli antichi demonologi. Questo silenzio totale equivale indiscutibilmente ad un rifiuto di considerare come validi tali capi d'imputazione: in ultima analisi le sole cose che contano sono gli atti sacrileghi e l'uso di veleni>>. Indovini, maghi e stregoni, se si limitano a sfruttare la dabbenaggine e l'ignoranza dei cittadini, rispondono di truffa e di impostura.
La profanazione è reato b en più grave anche se Satana non è più alleato di chi ha commesso il sacrilego atto, la profanazione è il delitto che offende <<ciò che la religione ha di più sacro>>: essa va punita con la morte, così come il veneficio.
Veniva cancellato l'ostacolo metafisico, e, ottenuta così l'eliminazione di Satana quale componente della caccia alle streghe, le norme dell'editto non erano altro che presa di coscienza individuale e collettiva nei confronti della paura che la confusione tra naturale e soprannaturale aveva reso, impossibile discriminare.
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pangeanews · 4 years
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“Un’esplosione stellare della mente”. I consigli di Vladimir Nabokov al giovane scrittore
Una volta scritti, i libri dovrebbero essere sotterrati – oppure, sotterrato sotto svariati, variopinti pseudonimi, dovrebbe svanire lo scrittore, sottratto all’etica delle vendite, alla claustrofobia delle interviste, della ‘prestanza’ pubblico. Non può prestarsi al mondo, lo scrittore, perché, se è grande, ha dato forma a un mondo: non si resta impuniti – non si deve, è doverosa la reazione – dopo aver scritto un libro. Ordire un nuovo ordine verbale nel covo caotico del tempo, estrarre allo spazio una nuova dimensione – l’immaginazione, dove tutto, soprattutto l’opposto, è possibile – è azione pericolosa. A volte diabolica. Non si scrive impunemente un libro, ancora.
*
Tra gli scrittori di genio, cioè dediti con monastico scempio alla scrittura, Vladimir Nabokov mi pare il demoniaco. Ha scritto, con intenzione peculiare, in contrasto alle altezze, sfidando le potenze, dando al suo mondo una coerenza più accurata di qualsiasi altro creato. Nabokov ha scritto scombinando i simboli, organizzando il regno in modo obliquo, proprio. Per questo, per quanto sia più citato che letto (pochi vanno oltre Lolita), la sua qualità incantatoria è sublime, superiore. Ti ubriaca dimostrando, ovunque, una superiorità a tratti esaltante, spesso esilarante, a volte insopportabile. Il ‘metodo’ di scrittura di Nabokov – per schede, in faldoni, come un classificatore celeste – e la sua ostinata scienza nello studiare le farfalle (“Non poche farfalle diurne e una notturna sono state battezzate col mio nome, e in questi casi il mio nome diventa nabokovi ed è incorporato in quello dell’insetto… C’è anche, in Sudamerica, un genere Nabokovia Hemming. Tutte le mie collezioni americane sono in qualche museo, a New York, Boston e Ithaca”), lo rendono affascinante, cristallino e sinistro. Una volta, ho pensato che Cormac McCarthy – scrittore opposto a VN – abbia raffigurato il temibile Nabokov nel Giudice Holden di Meridiano di sangue, albino, demoniaco, generosamente assassino, pingue, con il vezzo di classificare tutto ciò che vede, a degna incoronazione del suo infinito romanzo del caos.
*
Icona della forza dell’originalità contro i romanzieri creati in batteria, dei libri unici, inclassificabili, inimitabili, Nabokov non avrebbe alcun consiglio per il ‘giovane scrittore’ se non: leggi i miei libri e gettati in un pozzo. Con canonica perizia Emily Temple ha estratto un mazzo di Vladimir Nabokov’s Best Writing Advice, tuttavia, ricavandoli da interviste, libri, conferenze dell’immenso VN (a cui, ora che mi ricordo, ho dedicato un romanzo terribile, tutt’ora inedito). Ne ho tratto una traduzione. In effetti, uno scrittore, dopo aver scritto un libro – ogni parola non benedice ma contrasta il mondo – deve sotterrarsi. Oppure, diventare farfalla – sulla fragilità brunita delle sue ali, è detto, è descritto il futuro del mondo, l’apocalisse, la resurrezione. (d.b.)
***
Non esiste immaginazione senza conoscenza (comincia a studiare Dio e il mondo). “Uno scrittore creativo deve studiare attentamente le opere dei suoi rivali, incluso l’Onnipotente. Deve possedere la capacità innata non solo di ricombinare ma di ricreare il mondo dato. Per fare ciò in modo adeguato, evitando la mera duplicazione, l’artista dovrebbe conoscere il mondo. L’immaginazione senza conoscenza non conduce oltre la serra di un’arte primitiva, lo scarabocchio di un bambino sullo steccato, il messaggio divulgato in un supermarket. L’arte non è semplice – mai”.
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Copia soltanto da te stesso. “Gli epigoni sembrano versatili perché imitano molti altri, del passato o del presente. L’originalità, in arte, non copia altro che se stessa”.
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Ascolta il caos del mondo. “Scrivere è un’occupazione futile se non implica anzi tutto l’arte di osservare il mondo come possibilità per un’opera di finzione. Il materiale del mondo appare piuttosto reale, per ciò che riguarda la realtà, ma non ammette la totale conoscenza: di fatto, è il caos e il caos dice allo scrittore, “vai, inventa!”, permettendo così al mondo di sfarfallare e coagularsi”.
*
Segui l’esempio della Natura: menti. “La letteratura è invenzione. La finzione è finta. Definire una storia una ‘storia vera’ è un insulto all’arte come alla verità. Ogni grande scrittore è un grande mentitore, come la Natura, arcigna. La Natura inganna sempre. Pensate all’illusione dei colori, che inganno sofisticato e prodigioso. La Natura è retta da un meraviglioso sistema di incantesimi e di astuzie. Lo scrittore segua l’esempio della Natura”.
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Forza e originalità rendono il brivido di un libro indimenticabile. “Forza e originalità congiunte al primo spasmo dell’ispirazione sono direttamente proporzionali alla grandezza del libro che un autore sta scrivendo. In fondo alla scala, si può provare un brivido lieve notando la connessione tra una fabbrica, il fumo, un cespuglio stentato e un bambino pallido. La combinazione è così semplice, la simbologia tanto evidente, il ponte tra le immagini noto e consunto dai venditori di idee standard, che la finzione messa in atto avrà necessariamente un valore modesto… Basta, a volte, ascoltare il lampo creativo: un’immagine improvvisa e viva, a cui si connettono unità narrative diverse, in una specie di esplosione stellare della mente”.
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Vuoi essere narratore, insegnante o prestigiatore? “Uno scrittore può essere considerato un narratore, un insegnante, un prestigiatore. Uno scrittore di genio combina questi tre aspetti, ma è il prestigiatore che predomina. Al narratore ci rivolgiamo perché ci intrattenga, per l’eccitazione mentale più semplice, primaria. Una mente diversa, non necessariamente superiore, cerca un insegnante. Propagandista, moralista, profeta: questa è la sequenza. Infine, e soprattutto, un grande scrittore è sempre un grande prestigiatore, uno che conosce gli incantesimi, di cui amiamo cogliere la magia individuale del genio, studiare lo stile, le immagini, il modello”.
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La disciplina della parola esatta. “Lo stile non è uno strumento, non è un metodo, non riguarda soltanto la scelta delle parole. Lo stile costituisce la personalità dello scrittore… Uno stile può essere perfezionato, precisarsi, diventare più potente, come accade in Jane Austen. Ma se uno scrittore è privo di talento non può sviluppare alcuno stile letterario di qualche vigore. Per questo credo che non si possa insegnare a scrivere narrativa se non si possiede un talento. Solo in quest’ultimo caso un giovane autore può essere aiutato a trovare se stesso, a sfrondare la lingua dai luoghi comuni, a eliminare la goffaggine, ad abituarsi alla disciplina della parola esatta, l’unica, la sola che con la massima precisione trasmetterà la tonalità perfetta di quel pensiero”.
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Le idee sono solo fesserie. “Stile e struttura sono l’essenza di un libro; le grandi idee sono fesserie”.
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Un romanzo si scrive nella testa – soltanto dopo, molto dopo, sulla carta. “Non so se un uccello visualizzi o meno il futuro nido e le uova al suo interno. Quando, a posteriori, ricordo la forza che mi ha fatto annotare alcuni nomi, alcuni concetti e dettagli prima che ne avessi un concreto bisogno, credo che l’ispirazione – ciò che non riusciamo a dire in altro modo – fosse già al lavoro, indicandomi i reperti di una storia ancora sconosciuta. Dopo il primo shock, il primo riconoscimento – una voce improvvisa: “ecco quello che devi scrivere” –, il romanzo si costruisce da solo, il processo procede nella mente più che sulla carta… Arriva un momento in cui tutto è scritto nella nostra mente, allora quello che devi fare non è altro che afferrare carta e penna. Dal momento che l’intera struttura è già forgiata, come un enorme dipinto, io posso illuminarne con la torcia soltanto un settore, e partire da lì. Non comincio mai un romanzo dall’inizio, non scrivo il capitolo tre se prima non ho completato il quattro, non scrivo in modo diligente una pagina dopo l’altra, no, proseguo vagabondando, un po’ qui un po’ là finché non ho riempito tutti gli spazi vuoti”.
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I dettagli, i dettagli… “I dettagli, i dettagli: accarezza la divinità dei dettagli”.
Vladimir Nabokov
*In copertina: Vladimir Nabokov secondo Philippe Halsman, 1966
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ipsilonmaiuscola · 4 years
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https://www.ereticamente.net/2020/08/linvasione-degli-ultracovid-livio-cade.html
Non dobbiamo chiudere occhio tutta la notte.
O ci sveglieremo trasformati in qualcosa di inumano.
Molte persone perdono a poco a poco la loro umanità senza accorgersene.
(da “L’invasione degli ultracorpi”)
Secondo Toynbee “le civiltà muoiono per suicidio, non per assassinio”. La nostra civiltà lo conferma. Noi stiamo per essere distrutti non da invasioni di orde barbariche, di eserciti ottomani o cavallette, e nemmeno di virus o batteri. L’uomo moderno si sta uccidendo da solo, è lui stesso a determinare l’invasione che porrà fine alla civiltà come oggi la conosciamo. L’invasore è un’entità immateriale che attacca le persone alterandone le funzioni cognitive, controllando la loro volontà e le loro emozioni. Non è possibile dire con certezza se l’infezione avvenga per via chimica, elettromagnetica o eterica. Sappiamo che colpisce il sistema nervoso centrale, compromettendo le facoltà psichiche correlate alla corteccia e al sistema limbico. Provoca, per così dire, una scissione tra l’anima e le funzioni cerebrali, come recidendo il filo che le lega. Questa pandemia mentale, per la quale non esiste vaccino, ha origini lontane.
Per comprenderne la cause, dobbiamo partire dalla nostra credenza più comune, ossia quella di essere liberi pensatori. L’idea che pregiudizi e censure appartengano al passato e che le democrazie moderne garantiscano libertà di pensiero è un’illusione diffusa. In realtà, nella società attuale, istruzione di massa e informazione son diventate strumenti totalitari di repressione e controllo delle coscienze. Le scuole sono centri di indottrinamento collettivo, e i media riempiono ogni giorno i cervelli di falsità e pregiudizi. La cultura stessa diviene organo di censura. Ogni cittadino sviluppa un dispositivo di blocco della libertà di pensiero, una sorta di sensore che, in caso di conflitto col pensiero omologato, fa scattare in lui un segnale d’allarme, un senso di indegnità morale e intellettuale che lo induce a rientrare immediatamente nei ranghi. Avendo interiorizzato questo sofisticato Super-io sociale, ha l’illusione di non subire censure esterne.
Questo non era certo possibile in tempi di analfabetismo e arretratezza culturale. Sicuramente un contadino medievale aveva maggior autonomia di giudizio di un laureato medio di oggi. Il mercato di capre, galline e rape cui si recava non faceva di lui un consumista e la ricca aristocrazia non era interessata alle sue opinioni. Tenere il popolo nell’ignoranza pareva una saggia forma di governo, ma in compenso gli si lasciava il suo buon senso e la sua ineducata intelligenza. Oggi sappiamo invece che scuole, libri, giornali, programmi radiofonici e televisivi, sono strumenti di governo assai più efficaci. L’ignoranza lascia vuoti pericolosi e ingovernabili. Molto più sicuro è riempire preventivamente la testa delle persone. Per questo la nostra società alimenta credenze e superstizioni molto più potenti che in passato. Quando il contadino medievale veniva frustato o depredato, non si illudeva di essere un uomo libero. Sapeva bene di esser servo e se per strada s’imbatteva nel nobile padrone rispettosamente si inchinava. Quando il predicatore tuonava dal pulpito, forse l’idea dell’inferno lo spaventava, ma nel suo pratico realismo non avrebbe scambiato la vacca con l’assoluzione dei peccati.
Noi crediamo invece a tutto ciò che i media raccontano, in uno stato di passiva e puerile dipendenza. L’infantilismo di massa è oggi la miglior garanzia per chi governa. Perciò ogni giorno vengono ripetuti, come filastrocche ad usum infantis, logori miti liberali e progressisti, fruste favole umanitarie e scientifiche. Si può far credere alla gente che le guerre siano missioni di pace, gli strozzini dei benefattori, immonde schifezze dei capolavori. In pratica, la nostra società si fonda sulla fiaba, vive di favole e leggende, e il cittadino medio non sa più distinguere tra realtà e fantasia. È proprio questa cultura ingannevole a distruggerci. Perché non si accontenta più di manipolare e falsificare la realtà, ma sopprime la verità dell’uomo alla radice. La menzogna è l’arma con cui la nostra civiltà si suiciderà. Possiamo così meglio comprendere cosa abbia reso possibile questa diabolica invasione, tesa apparentemente al dominio totale del pianeta ma in realtà scatenata da un oscuro impulso di autodistruzione (che è forse necessaria espiazione e purificazione). Le porte erano già state aperte, i ponti abbassati, le armi consegnate al nemico. Complici e collaborazionisti avevano preparato il terreno e la coscienza collettiva era ormai una cittadella indifesa, pronta a crollare.
È bastato raccontare una nuova e più sorprendente fiaba, usando il classico canovaccio della lotta tra il Bene e il Male: un invisibile demone semina morte e distruzione; il buon Re ordina al popolo di chiudersi in casa; le sagge fatine donano alla gente magiche mascherine con cui proteggersi (dire che le vendono sarebbe più esatto); sapienti maghi insegnano come tenersi lontani dal pericolo; su tutto il regno grava un terribile maleficio; la gente non può lavorare, amare, divertirsi; e sarà così finché il salvatore non giungerà, brandendo l’arma incantata che ucciderà il demone (superfluo dire quanto ci costerà questo gesto valoroso). Tradotta in una fiaba sanitaria tanto semplicistica quanto inverosimile, questa storia è volata per il mondo, e le spore degli ultracovid l’hanno usata come un vento per arrivare in ogni luogo. Pochissimi han capito che era una favola. Gli altri hanno sgranato gli occhi come bambini eccitati, spaventati e affascinati insieme.
Ordini contraddittori, multe folli, distanziamenti paranoici, alla fiaba si sono aggiunte enunciazioni e procedure surreali, come in un teatro dell’assurdo. A volte invece è il tono farsesco a prevalere. La figura tragicomica dell’asintomatico, la riduzione della vita a eterna ipocondria, le catene di Sant’Antonio degli ipotetici contagiati, i vessatori isolamenti, le profilassi coatte, son trovate degne di Molière. Più spesso però il racconto degenera in un cupo delirio: fantasmi della peste nera, lazzaretti, liturgie funebri, conferiscono alla fiaba toni da Grand guignol. Certo è disumano e insensatamente crudele, anzi un crimine feroce, proibire di assistere i propri cari morenti e di dar loro cristiana sepoltura. È una tirannia, ma grottesca e senza dignità. Fa amaramente ridere vedere un dittatore che nasconde la sua brutalità dietro paradossi e non-sense. I tiranni del passato erano meno ipocriti, e se ti mettevano la mordacchia o ti muravano vivo non si spacciavano per filantropi. Oggi invece si definisce ‘liberismo’ l’assenza di libertà. E, rispetto al moderno capitalismo, le antiche tirannidi erano certo più effimere e blande. Ma oggi i tiranni si celano dietro rassicuranti maschere. Sembrano pieni di buone intenzioni e di premure affettuose, preoccupati sempre per il nostro bene. Hanno l’aria sollecita di una mamma che ti costringa a prender l’olio di ricino. Come potremmo odiarli? Bruto uccise il padre, ma nessun tirannicida potrebbe pugnalare la mamma.
In ogni caso, il tirannicidio è démodé. E pure la sommossa popolare è oggi anacronistica. Questo per tre ragioni fondamentali. La prima è che se in passato la roncola o il forcone potevano forse competere con la lancia e la spada, oggi la roccaforte del potere è difesa da mercenari dotati di armi ultra-tecnologiche. Farsi massacrare sarebbe un sacrificio nobile ma inutile. La seconda è che non esiste un popolo, solo una massa di particelle umane rette da leggi meccaniche. La terza è che in questa massa scolarizzata e sclerotizzata dai media l’impulso di ribellarsi è stato opportunamente inibito. Inutile aspettarsi sussulti di rivolta in cervelli manovrati dagli slogan della pubblicità e della retorica politica. Assuefatta alla grande fiaba democratica, la gente scambia una condizione di schiavitù per libertà e non vede alcun giogo da cui liberarsi. Ed è ingenuo sperare che dei pennaioli prezzolati possano raccontar loro la verità, o che lo faccia una banda di scienziati ruffiani o di politici portaborse.
Da parte mia, mi rassegnai alla sconfitta il giorno che cessò l’obbligo di portar la maschera. Quella mattina speravo di rivedere per strada volti umani, liberi finalmente dall’umiliazione di quel miserabile e inutile cencio messo sulla bocca. Ma quasi tutti lo portavano ancora. Ne chiesi la ragione ad alcune persone, giovani e anziane. Mi dissero: “meglio esser prudenti”, “per senso di responsabilità”, “per sicurezza”, “l’ho scampata finora, voglio scamparla ancora” e altre simili risposte nelle quali non si troverebbe un atomo di intelligenza o di realismo. Entrai in un grande supermercato. Ero l’unico a volto scoperto tra centinaia di esseri che vagavano nascosti da una maschera, come mandrie marchiate col simbolo del padrone. I loro occhi, affiorando dal bavaglio, mi fissavano con un misto di odio, disprezzo e paura. Gli ultracovid erano ovunque. Avevano preso possesso delle persone, usando i loro corpi come involucri. Capii che la battaglia era persa. “Solo un dio ci può salvare”, pensai.
Oggi, quando incontro qualcuno, non so se è ancora umano o uno di loro. Se parlo con un vecchio conoscente, non noto a tutta prima differenze sensibili. Per capire se il suo cervello ha contratto l’infezione aliena devo alludere al Covid come a un’enorme messinscena, negare che sia una devastante pandemia o un flagello di Dio. Se è un ultracovid si farà aggressivo. “E i morti”, protesterà, “tutti questi morti?” Questa domanda è fondamentale, nel senso che rivela il fondamento onirico della fiaba, il sogno di immortalità che la sostiene. Chi vive in questa fiaba non vede che la gente muore come prima, poco più, poco meno. Un’influenza che manda qualcuno all’altro mondo fa solo il suo onesto lavoro, come un infarto, un incidente o un tumore. Una persona sana lo sa e non passa il suo tempo a far inutili riti apotropaici, fuggendo o nascondendosi. Ma ora, in questa fiaba, sembra che le persone muoiano tutte di Covid. Solo un fantomatico virus sembra frapporsi tra noi e l’immortalità. Perciò bisogna combattere con ogni mezzo questo misterioso spettro. In preda a una psicosi igienista, la gente si illude che basti indossare una maschera, distanziarsi e sanificare l’ambiente per non morire più. Questa soggiacente struttura allucinatoria è il segno indubitabile di possessione da ultracovid.
Inutile cercare di scuoterli, di liberarli da quel parassita cerebrale. Ti guarderanno con aria allarmata, come fossi tu l’alieno. Non serve appellarsi alla logica, ai fatti, ai dati reali. Niente può scalfire il loro monolitico blocco di angosce e certezze. Se ti mostri scettico, se non ti conformi alla fiaba ufficiale, ti accuseranno di cinismo, negazionismo o complottismo. È una sorta di isteria collettiva, come il maccartismo degli anni ’50, la Red Scare – paura rossa – che vedeva in ogni anticonformista un pericoloso comunista. Non dovremo attendere molto per vedere questi invasati diventare zelanti delatori. Ogni buon cittadino dovrà collaborare alla caccia di streghe, dissidenti, sospetti untori. Naturalmente, secondo il delirante paradigma dell’asintomatico, tutti potranno essere segnalati alle autorità come soggetti potenzialmente pericolosi, i malati perché malati e i sani perché sani. Ma soprattutto verrà perseguito chi non mostrerà i sintomi di questa ipnotica invasione, della sottomissione totale. Come nel film di Siegel, alla vista di tali ‘asintomatici’, i posseduti richiameranno con alti gridi i tutori dell’ordine alieno, perché gli psico-resistenti vengano trasformati anch’essi in ultracovid o, in caso di immunità, eliminati. Avvolte e stritolate dalle spire di un gigantesco serpente poliziesco, le poche coscienze ancora vive verranno soffocate.
Le forze del Male sono oggi schiaccianti e non possiamo contrastarle. Vinceranno, per fas et nefas, debellando ogni resistenza. E quando avranno ridotto le nostre vite a sterili deserti, senza un’ombra di bellezza e di verità, e li avranno chiamati pace, salute, sicurezza, vedremo avverarsi quegli scenari da incubo, popolati da un’umanità degradata, che la fantascienza ha anticipato. Che fare? Nulla. La fiaba continuerà, con i suoi orrori e la sua infantile barbarie. Lasciamo che la gente segua il magico pifferaio e vada incontro al suo destino. Ma come salvare noi stessi e ciò che ci è caro? Potremmo forse mimetizzarci, sembrare come loro per passare inosservati. Fingere di consentire a discorsi assurdi e a comportamenti demenziali. Ma la nostra simulazione verrebbe smascherata. Potremmo “passare al bosco”, darci alla macchia e alla clandestinità. Cercare rifugio in un angolo del mondo non invaso, se ancora può esistere. Soprattutto, dobbiamo ricordarci che gli ultracovid si impadroniscono degli umani risucchiandone la mente durante il sonno. Perciò, restiamo svegli.
Infine la libertà rimetterà radici nella terra e rifiorirà, bagnata da sacre sorgenti.
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fantasyimmortal · 7 years
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Satisfy Me
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               “Did you find everything you were looking for, my liege?”
               I uncrossed my legs and looked up from the book in my hand and saw Ricward in the doorway of my room. Snapping the book shut, I sighed as I placed it on the table beside me. “It’s been a week. If I don’t have it all by now there’s no fucking point in waiting any longer.” I followed his gaze as he looked towards the bed. “Do you think she’ll be okay?” I asked him.
               Ricward gave me a curious sideways glance before he smiled softly. “Her body is fine but I have no way of gauging her mental state.”
               I signed and buried my face in my hands. “So, her body could make it through the pain but her mind might break?” I heard him walk over to me and quickly got up from my chair when he put a hand on my head. “I don’t need fucking comfort.” I looked over my shoulder and saw him smiling at me as he crossed his arms. “What the fuck are you smiling at?”
               He chuckled before looking back towards the bed. “Nothing at all, sire. Nothing at all.”
               I glared at him as he continued to smile at me. What is he so fucking happy about? I walked over to the bed just as Gevirah was waking up. I looked down my nose at her and she gasped. “I hope you’re prepared.” I warned her.
               She scoffed. “Prepared for what?” My mother’s pet had long since returned to its owner and every time Gevirah spoke I wished it had stayed longer. She turned her face away, refusing to look me in the eye while she pulled at her restraints.
               “I haven’t tortured in a while. I’m a bit out of practice.” I smiled as her body stiffened. “Good thing you heal fast.” I reached down and roughly turned her face towards me as I loomed over her. “I can make all the mistakes I want and you won’t die.”
               Her eyes widened and shimmered as tears began to form. “I’m sorry, Prince Saeran. Please…”
               I clenched my teeth as willed myself to release her jaw before I broke it. “Do you honestly think that your pitiful words are going to help you now?”
               “I’ll…I’ll let her go I swear! This could kill her you know!” She wailed as the tears slipped from her eyes.
               I growled deep in my throat as a straightened my back and turned away from her. My claws dug into my palms as I took a deep breath and let it out through my nose. “You can do this, right?” I questioned Ricward through gritted teeth.
               “Of course, your Highness. Shall we start the preparations?” He bowed at the waist as I gave him nod. He proceeded to pull a knife from his waistband and used the blade to slice along his finger. “I’ll get everything set up, sire.”
               “Good. I’ll go get my brother.” I flung the doors to the balcony that connected mine and Luciel’s rooms. I strode in the direction of his room, raised my fist, and punched through his doors.
               “What the fuck!” Luciel yelled as he slammed his closet doors closed.
               “Knock, knock, brother.” I crossed my arms and observed him. “It’s time to fix what you found so much pleasure in doing. You crack one smile and I’ll rip your wings from your back!” I threatened as I saw the corners of his lips twitching upward.
               He held his hands out and shrugged. “Okay. I’ll smile later.” I narrowed my eyes at him as he walked in my direction. He placed an open hand on my shoulder and looked over the rim of his glasses at me. “You have to admit though, you’re finding all of this a little fun.”
               I growled as I grabbed his wrist and threw him against the wall. “Fun?! How is this fucking fun?!” I raged as my hands found their way to his neck. He squinted one eye as he put his hands around my wrists trying to keep the pressure off his throat. “More than one life is at stake!” I squeezed my hands he until gasped for air before I let him go. “You remember what I told you?”
               He slid to the floor, coughing and gasping for air. “You…told me if she dies… You’d kill me.” He choked out as he struggled to stand up.
               “I’m glad you remember. Now think of this, if she dies and we die, who will protect mother?” I cocked an eyebrow and smiled as his eyes shot open in shock. “If it all works out, let this be a lesson to you should you get the itch to fuck with my things again.” Turning on my heels I marched back to my room.
               “Saeran…” He rasped as he followed after me.
               “What the fuck now?” I asked without turning around to face him.
               “You would put mom’s wellbeing into this?”
               “What the matter Luciel? Afraid of collateral damage? You weren’t afraid of it when you fused that demon whore with ______’s body. So you’re actually the one that put mother’s wellbeing at risk.”
                I ignored him as he sighed and followed me into my room. Ricward had drawn the pentagram on the floor and was restraining Gevirah to a chair in the middle of it. He had put some kind of paste over her mouth. “Oh, sires. Apologies. She wouldn’t stop talking and it was grating on my ears.”
               “You aren’t going to be trapped in that, RiRi?” Luciel questioned from over my shoulder.
               I frowned when Richard’s eyes seemed to sparkle. “Don’t fucking call him that, he’ll whine even more because I refuse to.”
               “Lord Luciel, I’m fine. Like the two of you, a simple thing like this can’t contain me.” To prove his point he theatrically stepped outside the pentagram. I rolled my eyes as my brother gasped in amazement. “I’m not just a pretty face.” Ricward chimed as he smiled and winked.
               “Knock it off! We have work to fucking do!” I growled.
               “Yes, Sire.”
               “You!” I turned and pointed to Luciel. “Don’t turn to your true self until you’re behind her.”
               He smiled as he sauntered past me. “Someone’s touchy.” He chuckled as he positioned himself behind her before taking on his true attributes. He pushed his glasses up his nose and crossed his arms. “So what now?”
               I gave him my own smile as I revealed my true form as well. “One more step then we can proceed.” I pressed the claw on my right thumb to the palm of my left hand and slashed it across my skin.
               “What the fuck?!” Luciel shouted as he stared at me.  
               “Don’t worry brother, you don’t have to do anything for this part.” I stepped into the pentagram and Gevirah looked up at me with worried eyes. Reaching out to her I pulled down the neckline of her clothes. She whimpered in fear as I smeared the blood from my left hand against her chest. I looked over he head at my brother, who was starting to look nervous. “Hey brother, want to know a fun fact?”
               “What are you talking about?” His voice held a hint of unease.
               “Identical twins on Earth have nearly the same DNA.” I licked my index finger and traced a symbol into the smeared blood.
               “Y-Your point?”
               I gave him a smile. “Identical demon children don’t have that luxury.” I stood up and looked down at the symbol that showed a waning crescent with three teardrop shapes beneath it. Nodding in satisfaction I stepped out of the pentagram.
               “What did you do? And what’s your point about our genetics?”
               “For a week I’ve been researching. Obviously, in this situation, if she dies I would die as well due to the imprint. So if I died I couldn’t fulfill the promise I made you. Which I’m sure you were counting on.” I rose an eyebrow as he swallowed hard. “Well this symbol is one of life binding, from ancient lore. You use the blood of the person whose life the symbol will be bound with but seeing as how our DNA is exactly the same well…” I shrugged and laughed. “You’re shit out of luck.”
               “What?!”
               “Best part is, it doesn’t matter where you are. She dies. We both go with her.” I smiled widely as he balled his hands at his side. “Now, Ricward. You can start.” I encouraged him as Luciel glared at me.
               Ricward took his place and cleared his throat. “Now, Highnesses this might sting your hurt your ears a tad but you mustn’t move. I can’t stress that enough. You may also feel a slight dizziness, we are using some of your powers after all.” He straightened his posture and took out a pair of glasses before opening an old book of text. He flipped through the pages until he stopped somewhere in the middle. He took a deep breath and looked between the three of us before he held up two fingers and began reciting the text on the page.
 “Exorcizamus te, omnis immundus spiritus omnis satanica potestas, omnis incursio infernalis adversarii, omnis legio, omnis congregatio et secta diabolica.
Ergo draco maledicte et omnis legio diabolica adjuramus te. cessa decipere humanas creaturas, eisque aeternae Perditionis venenum propinare.”
                 My ears burned and I winced as Gevirah let out an ear-shattering screech that only a demon could bellow. She began to convulse in the chair as she sounded like she was being suffocated. My fists clenched as a definite lump trailed up her throat and she jolted forward to vomit large amounts of blood.
               “Don’t move, sir!!” I heard Ricward yell and I forced my body to keep still.
               I ground my teeth as she gagged on the blood. I glanced up at Luciel and saw the look of terror on his face as he watched her. My gaze turned to Ricward who calmly stood his ground as he watched carefully making sure my brother and I kept still.
               “S-Saeran?”
               My head jerked back to the center of the pentagram. It was a soft voice. One I hadn’t heard in a while, but I knew whose it was. “_____...?” He name fell from my lips unconsciously.  
               “It hurts…” She whispered as lifted her head weakly. She lurched forward as she purged another round of blood to the floor.
               I looked down at the growing pool of blood and felt a white-hot rage rush through my veins as the blood began to form the outline of Gevirah. With one last round of vomited blood, Gevirah sat up and gasped. I took a step into the pentagram grabbing Gevirah by the throat.
               “P-Prince Saeran! Please!”
               “Ricward!”
               “Yes, sir.” He said before using his speed to remove _____ from the chair.
               “Take care of her. Don’t—“
               “She won’t die on my watch, sire.” He held her limp body in his arms and bowed his head.
               I started to pull Gevirah out of the pentagram, her scream echoing against the walls of my room. “Oh, I suppose I should’ve fused a bit more energy into you so it didn’t hurt that much.” I laughed and shrugged. “Oh well, right? You can go now brother.” I snapped at my brother before turning towards a blank wall in my room.
               Keeping hold of Gevirah’s throat I raised my free hand and threw a wave of air at the wall, causing a passageway to open. Without looking behind me I dragged Gevirah down the winding stairs that lead to a candle-lit dungeon. I took a deep breath as I looked around.
               “It’s been a while since I’ve been down here.” I sighed, feeling nostalgic. Gevirah cried and tried to drag her heels into the ground as I walked towards one of the torture devices that decorated the room. I threw her onto one of the tables and strapped her against it. “You wanted my attention? You’ve got it.”
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donato33 · 4 years
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IL GRANELLINO🌱 (Mc 7,24-30) Il Vangelo di oggi ci presenta una ragazza indemoniata. Sì, esiste la possessione diabolica, ma non è così frequente come si possa immaginare. La possessione diabolica è rara, anzi rarissima. Spesso da persone possedute dal diavolo o diavoli mi è stato detto che la loro possessione diabolica si è verificata nella loro infanzia perché uno dei genitori li portava a sedute spiritiche, a riunioni con i maghi, con le cartomanti e così via. I diavoli vivono in luoghi immorali e pieni d'immondizia di ogni tipo, ma dimorano soprattutto in luoghi dove si adora satana, il cui desiderio è quello di entrare in cuori puliti per sporcarli. Sarebbe molto importante sapere l'origine della causa della ragazza della possessione diabolica del Vangelo di oggi. Molte volte ciò che si pensa sia una possessione diabolica, è solo una seria infermità mentale derivante da un problema psicologico non curato nella fanciullezza. Oggi questa infermità mentale si chiama 'bipolarismo' che certamente non può essere curata da psicofarmaci. Questa malattia diventa più grave se il soggetto ammalato, pensando di risolvere o superare il suo problema, entra nel vizio della droga o dell'alcolismo. Il bipolarismo diventerà, a mio avviso, una piaga sempre più profonda e larga a causa di famiglie dove i figli, sin dalla fanciullezza sono testimoni oculari dei continui litigi violenti tra papà e mamma, il cui matrimonio finisce in divorzio e non civilmente. I figli che crescono senza amore crescono violenti. La loro ferita difficilmente si rimarginerà. Ci sarà una guarigione solo se essi incontreranno il Signore, grazie alla preghiera d'intercessione che qualcuno farà per loro. Cari genitori che state per divorziare, non dimenticate che state procurando una ferita molto grave ai vostri figli. AMEN. ALLELUIA. (Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) PS. Questa sera, alle 22:15 (circa) padre Lorenzo sarà ospite di Radio Maria. L'AMORE GUARISCE è un libro di padre Lorenzo la cui lettura ha guarito nello spirito molti uomini e donne. Se vuoi conoscere qual è la tua malattia, leggi LE DUE VIE. https://www.instagram.com/p/B8fz6igIX1u/?igshid=1osjlcb3d47z6
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Premesso il discorso fatto qui: Mons. Viganò: La Preghiera arma potente, infallibile vaccino contro ogni dittatura  soprattutto il video nel quale abbiamo discusso sulla Lettera….  e chiarito che gli schieramenti politici non conducono, oggi, da nessuna parte; e chiarito che non ci è lecito seminare zizzania…. cerchiamo di affrontare il tema anche da altri punti di osservazione storica e ragionevole… non vi chiediamo di “essere d’accordo con noi”, o di darci torto o ragione, ma di ragionare voi stessi con tutta onestà mentale.
Ci è stato, per esempio, chiesto quanto segue: ma sapevate che i vaccini dati agli animali sono una sintesi di sostanze naturali cosa che invece nei vaccini x i bambini ci sono sostanze metalliche pericolse x l’uomo? Sapete che ci sono tantissimi bambini nati sani ma diventati autistici dopo la somministrazione del vaccino?….
La nostra risposta: anche la chemio non è un dosaggio di zuccheri e miele e… a proposito dello zucchero, lo sa che è trasformato con sostanze chimiche e che è all’origine del DIABETE?? lo sapeva che lo zucchero bianco è, in verità, UN VELENO per l’uomo che nasce soggetto a subirne gli effetti? e lo sapeva che la schizofrenia e molte malattie neurologiche sono di origine DIABOLICA?? (che non è la possessione),  argomento che oggi, per la maggioranza delle persone fa ridere…. NESSUNO NASCE SANO, lo sapeva?? che cosa intende lei per “SANO” ?? nasciamo TUTTI con delle “malattie” che ci portiamo dentro perché LA NATURA STESSA E’ STATA CORROTTA E CONTAMINATA DAL PECCATO ORIGINALE…. lo scienziato ragiona da scienziato, ma chi è battezzato deve ragionare anche in altri termini…. i vaccini NON sono la magia…. chi nasce “sano” e POI si ammala non è colpa del vaccino (i casi singolari ci sono sempre) ma di alcuni GENI con cui nasciamo e che sono già corrotti anche per questo NON reagiamo TUTTI allo stesso modo sia al vaccino, sia per altre malattie… anche con la chemio molti guariscono, altri non ce la fanno… ma guardando ai fatti milioni di bambini in Africa, nel così detto “terzo mondo”, ce l’hanno fatta grazie ai vaccini… così come abbiamo sconfitto LA POLIOMIELITE grazie al vaccino… per non parlare poi degli antibiotici…
Pandemie ed epidemie sono state sconfitte grazie ai vaccini… se lei può dimostrare il contrario di tutto ciò le daremo ragione…. NON E’ IL VACCINO ad essere “miracoloso” in se, ma è la sua modalità che su larga scala funziona… Quando sono iniziate le pandemie e le epidemie?? Quando l’uomo è AUMENTATO NELLA COABITAZIONE DI CENTRI URBANI…. IL VERO PROBLEMA E’ IL CONTAGIO NON LA MALATTIA CHE C’E’ SEMPRE STATA…. dipendente anche da NORME IGIENICHE-SANITARIE che l’uomo “civilizzato” è andato migliorando…  Il vaccino contiene senza dubbio elementi velenosi per l’uomo pensiamo CHI E’ MORSO DAL SERPENTE… PER GUARIRE DEVE ASSUMERE UN VACCINO CHE E’ FATTO COL SIERO DEL SERPENTE…. deve assumere altro veleno che però e’ stato trattato CHIMICAMENTE…. LA CHIMICA STA ALLA BASE DELLE MEDICINE che hanno salvato la vita a milioni di persone e sono alla base DEGLI ANTIBIOTICI CHE ASSUMIAMO IN MODO SMODATO…. la chimica è VELENO per il nostro organismo…. per questo NELLE MEDICINE TROVIAMO LA PRECAUZIONE ALLE CONTROINDICAZIONI.. o si arriva a parlare di ASSUEFAZIONE AL FARMACO… si è contro il vaccino ma non contro gli antibiotici… o persino una presunta banale ASPIRINA CHE E’ DAVVERO VELENO per chi ne fa uso eccessivo… ridicolo!!! e potremo continuare con esempi concreti…. IL MALE, LA MALATTIA NON SONO UN INCIDENTE DI PERCORSO ma fa parte, purtroppo della vita stessa contaminata dal PECCATO ORIGINALE… i vaccini aiutano, altre volte salvano, per altri sono inutili come altre medicine… MA L’UOMO E’ SOGGETTO AD AMMALARSI indipendentemente dai vaccini…. L’AUTISMO non è una malattia “nuova” era già conosciuto in passato ma non si aveva la cura e non si sapeva come trattare queste persone che spesso venivano definite come “lo scemo del villaggio”…. il cancro lo troviamo già citato persino nei Padri della Chiesa… non c’era cura, così come la lebbra che la Bibbia ha sempre identificato con l’azione del peccato e del demonio….SCIENZA E RAGIONE; FEDE E RAGIONE NON SI COMBATTONO ma procedono di pari passo, la confusione e l’ottusità alla verità subentrano quando non camminassero più insieme…. come sta accadendo oggi.
Ma… come nasce il vaccino?? Ringraziando l’amico de Albentiis, riportiamo:
A proposito di vaccinazioni e antivaccinismo… Pochi sanno che uno dei pionieri delle vaccinazioni in Italia, a inizio del XIX secolo, fu Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo; letterato e politico, devoto cattolico e legittimista anti-illuminista e anti-liberale, dalla fama di reazionario, fu in realtà uomo colto, raffinato e aperto di mente. Letta la traduzione italiana dell’opera di Jenner, conservata ancora oggi nella biblioteca di famiglia di Recanati, Monaldo si convinse della validità del metodo della vaccinazione, allora ancora sperimentale e potenzialmente pericoloso, e fa arrivare dall’Inghilterra e da Genova trattati di medicina e dosi di vaccino; scoppiata proprio nell’anno 1800 una grave epidemia di vaiolo nel recanatese, decise, in quanto padre di famiglia e in quanto sindaco della città, di fare qualcosa: decisosi ad attuare una vaccinazione di massa, decide di provare per primo i vaccini inoculandoli ai tre figli, Paolina, Giacomo e Carlo. I parenti preoccupati (oggi diremmo i “genitori informati”) cercano di dissuaderlo, lo minacciano addirittura, ma lui non demorde. Ad uno ad uno nel suo studio (chiuso a chiave per evitare le proteste dei parenti) vaccina da solo, seguendo le istruzioni, i suoi figli: Paolina e Carlo sono brevemente febbricitanti per poi risultare guariti e immuni; l’unico a non subire nessuna ricaduta febbrile è proprio Giacomo! Passano i giorni, Monaldo tiene sotto stretta osservazione i figli, annotando ogni cosa; avute le prove della bontà della nuova cura e diffusa la notizia, Monaldo, da uomo pubblico, procede ora a diffondere, e gratuitamente, il vaccino in tutto il territorio di sua competenza! E’ grazie a Monaldo Leopardi (che al figlio Giacomo trasmise non solo il sapere letterario ma, anche da questa esperienza diretta, il sapere scientifico) che Recanati venne salvata dal vaiolo e che si diffuse, nello Stato Pontificio prima e in tutta Italia poi, il vaccino…
Ma… serve davvero la mascherina?
Sì e no!! La mascherina non è un filtro magico, serve solo  A PREVENIRE a patto che, dall’altra parte l’uomo con saggezza eviti egli stesso la possibilità di un contagio…. Vi ricordate quando scoppiò il caso dell’AIDS? Ci fu una vera battaglia di schieramenti pro e contro l’uso del profilattico il quale, in verità non solo non risolveva la malattia ma forniva alibi e giustificazioni a continuare una vita immorale e sessualmente disordinata… L’aids continua a convivere con gli uomini che continuano ad ammalarsi tra i quali, tranne i casi di trasfusioni di sangue o di incidenti non voluti, il contagio persiste per l’uso scorretto della sessualità (e che si trasmette ai figli da madre infetta), il preservativo ha solamente circoscritto un poco i rischi, ma non ha risolto il problema. Così è per l’uso delle mascherine. Esse sono utili in ambienti chiusi ed affollati ma dovrebbero indossarla le persone a rischio e coloro che sospettano di aver contratto il virus Covid-19 o persino altre malattie respiratorie come una polmonite e persino una tubercolosi di cui poco si parla, eppure i casi sono in aumento seppur circoscritti. Se tutti, in ambienti chiusi ed affollati, indossassimo le mascherine, TUTTI avremo da guadagnarci in bene, si chiama PREVENZIONE… ma non è la soluzione… Dunque la mascherina è utile per prevenire, ma non risolve il problema se continuiamo ad avere rapporti che alimentano ogni sorta di contagio…. e questo al di là delle “prevenzioni”…
E’ utile obbligarla, imporla??
Ovvio che NO!! Tutto ciò che seppur utile viene imposto senza aiutare a comprendere I DOVERI CHE ABBIAMO NEI CONFRONTI DEL PROSSIMO, l’uso imposto della mascherina finisce per alimentare LA FRUSTRAZIONE…. Ma se la mascherina viene insegnata QUALE DOVERE che abbiamo di non contagiare il prossimo, allora crescerebbe in noi il senso di UN SACRIFICIO verso l’altro: cioè, anche se non voglio indossarla, in ambienti chiusi ed affollati lo farò per RISPETTO verso l’altro….
Ringraziando l’Amico Pino Pane, condividiamo quanto segue, con le relative foto, per comprendere quanto oggi si stia esagerando, addossando ogni assurdo all’uso di elementi (mascherine e vaccini) atti a salvare vite umane e a prevenire perché, quanto al curare, se non si torna a DIO e a convertirci a Lui, tutto è e sarà inutile, anche il dissenso contro certe politiche…:
Immagina di esser nato nel 1900. Quando hai 14 anni inizia la prima guerra mondiale e finisce quando ne hai 18 con 22 milioni di morti. Poco dopo, una pandemia mondiale, una influenza chiamata “spagnola”, uccide 50 milioni di persone. Ne esci vivo e indenne, hai 20 anni. Poi a 29 anni sopravvivi alla crisi economica mondiale iniziata con il crollo della borsa di New York, provocando inflazione, disoccupazione e carestia. A 33 anni i nazisti arrivano al potere. Hai 39 anni quando inizia la Seconda guerra mondiale e finisce quando hai 45 anni. Durante l’Olocausto (Shoáh) muoiono 6 milioni di ebrei. Ci saranno oltre 60 milioni di morti in totale. Quando hai 52 anni inizia la guerra di Corea. Quando hai 64 anni inizia la guerra del Vietnam e finisce quando hai 75 anni. Un bambino nato nel 1985 pensa che i suoi nonni non abbiano idea di quanto sia difficile la vita, e invece sono sopravvissuti a diverse guerre e catastrofi. Un ragazzo nato nel 1995 e oggi di 25 anni pensa che sia la fine del mondo quando il suo pacco Amazon richiede più di tre giorni per arrivare o quando non ottiene più di 15 ′′ likes ′′ per la sua foto pubblicata su Facebook o Instagram… Nel 2020 molti di noi vivono nel comfort, abbiamo accesso a diverse fonti di intrattenimento a casa e spesso abbiamo più del necessario. Ma le persone si lamentano per ogni cosa. Eppure hanno elettricità, telefono, cibo, acqua calda e tetto sulla testa. Nulla di tutto questo esisteva in passato. Ma l’umanità è sopravvissuta a circostanze molto più gravi e non ha mai perso la gioia di vivere. Forse è ora di essere meno egoisti, smettere di lamentarsi e piangere. (Anonimo)
Mascherine, pandemie, epidemie… nulla di nuovo se… si affronta con onestà Premesso il discorso fatto qui: Mons. Viganò: La Preghiera arma potente, infallibile vaccino contro ogni dittatura…
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pangeanews · 5 years
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Ode a Emanuel Carnevali, il poeta dei due mondi. Un secolo fa, William Carlos Williams compose un “Gloria!” a suo nome: “Gesù, Gesù, salva Carnevali per me!”
Il ragazzo selvaggio. Emanuel Carnevali nasce sul calare del secolo, era un 4 dicembre, a Firenze, era il 1897: il totale fa 45 anni di vita, 22 dei quali, in sostanza, passati tra cliniche, ricoveri, ospedali, manicomi. Quando si dice Gli Anni Meravigliosi: in un lustro Carnevali rifà il ciuffo alla letteratura italiana e s’innerva in quella americana. Brooklyn, 1917, inverno: Emanuel alterna la pala (si guadagna qualche doblone scastrando la neve dalle vie) alla penna. «Voglio diventare un poeta americano perché, nella mia mente, ho ripudiato i modelli italiani di buona letteratura. Non mi piace Carducci, ancor meno D’Annunzio. Credo nel verso libero»: così si presenta ad Harriet Monroe, la mitica editrice della mitologica rivista Poetry di Chicago, dove son passati tutti, da Yeats a Wallace Stevens, dove, tanto per dire, T.S. Eliot pubblica nel 1915 la sua prima cosa seria, The Love Song of J. Alfred Prufrock.
*
Carnevali è sbarcato negli States nel 1914, rifiutando una proficua carriera da studioso. La madre, morfinomane, «una stella fulgente nella mia memoria: una santa», muore nel 1908, il padre si risposa l’anno dopo. In America, caso unico e feroce, abiura la sua lingua, l’italiano, si esprimerà sempre e soltanto in inglese. Più che una meteora, è una granata. «Gesù, Gesù, salva Carnevali per me!», implorava William Carlos Williams nel Gloria! dedicato a Carnevali nel 1919, un secolo fa. Ezra Pound parlò di lui a Carlo Linati, nel 1925, in una intervista sul Corriere della Sera.
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Giovane&audace, bello&ambizioso, Emanuel faceva l’effetto agli americani di un Rimbaud redivivo. Colpito da «encefalite letargica» (ma per l’Ospedale militare di Bologna era «insufficienza nervosa e mentale»), Carnevali ritornò in Italia nel 1922. Nel 1924 Robert McAlmon gli pagò un soggiorno nella clinica bolognese Villa Baruzziana, a cui risale il racconto fesso, sincopato, morboso Corteo di personaggi a Villa Baruzziana, pubblicato su This Quarter nel 1927 e tradotto in italiano dalle Edizioni di Via del Vento (Pistoia, 2012). Negli sketches Carnevali narra di aver conosciuto «Arches, giovane fascista di Faenza, accusato di aver assassinato un uomo durante una spedizione punitiva dei fascisti. Le donne lo trovavano molto attraente, e il suo viso era davvero dolce e gentile, ma anche piuttosto insignificante». Questo prototipo di vitellone sapeva come sedurre: «il suo segreto era quello di saper adornare la sua banalità con i colori suggestivi della sua Romagna».
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Febbricitante il rapporto con Pound, che nel 1933, da Parigi, sulle colonne del New York Herald, lancia un appello per aiutare economicamente Emanuel. Il quale, si fa traduttore dei Cantos (su L’Indice, nel 1931, esce la sua versione del Canto Ottavo), prima di mandarlo a quel paese. Per poi ritornare sui suoi passi: «Caro Ezra, andiamo vecchio mio, facciamo pace. Tutti gli amici m’hanno lasciato. Amico, finirei anche di tradurre i trenta Cantos. Facciamo la pace, va là mandami di nuovo le duecento lire mensili». Riassunto della faccenda: «Oltre trent’anni prima di Kerouac incarnò la figura dell’angelo di desolazione in perpetuo movimento anticipando sogni e incubi della beat generation» (Francesco Cappellini).
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La vicenda di Carnevali sembra analoga a quella di Dino Campana, ma è di segno opposto. Entrambi disprezzavano la palude lirica italica (mirino puntato su D’Annunzio «massima cloaca»): ma uno era anarchico, americano del Nord, profeta della poesia jazz, vibrante, sincopata, una danza diabolica; l’altro era monarchico, americano del Sud, si è gettato nella fogna della tradizione italiana, rivoltandola, ribadendola. Entrambi folli, perduti nelle violente viscere della propria poesia, hanno pagato tutto ciò che hanno scritto. Hanno rifatto i connotati alle educande accademiche, ai poeti col tutù. Che, purtroppo per noi, spopolano ancora oggi. (d.b.)
*
Dove si legge Emanuel Carnevali? Non è esercizio facile leggere Carnevali. Il primo repertorio di testi scelti, “Il primo dio”, uscì per Adelphi, quarant’anni fa, a cura di Maria Pia Carnevali. I “Racconti di un uomo che ha fretta” sono editi da Fazi nel 2005, per la cura di Gabriel Cacho Millet, ma sono difficilmente reperibili. Sia fatto elogio alle edizioni di Via del Vento che in piccole ‘placche’ deliziose accolgono alcuni testi di questo grande misconosciuto (“Il bianco inizio”, 2010; “Corteo di personaggi a Villa Rubazziana” e “Ai poeti e altre poesie”, 2012). Per avere uno sguardo critico su Carnevali, segnaliamo un testo di Franco Buffoni e un saggio di Antonio Spadaro. Ancora attendiamo una prodigiosa edizione con le opere complete e commentate a dovere.
***
Tenero e di nuovo giovane, femminile, il cielo della sera estiva arrossisce. Tondo, lungo e soffice come un braccio avvolto, il cielo della sera sulla povera città che riposa. Spazi di freddo blu meditano − porteranno tutta la nostra tristezza, oh spazi di freddo blu. Oh città, in te visse una volta, oh Manhattan, l’uomo Walt Whitman. Le nostre mani sono già inutili, forse; ma basteranno per assistere la bellezza, basteranno a una grande tristezza, sera estiva, sera estiva che s’addormenta sul letto purpureo, sopra i teneri fiori del tramonto. Molte altre sere ho nel cuore − ho amato così tanto, tanto a lungo e così bene − non ricordate assorti spazi di freddo blu? Vi penserò ancora, vi penserò ancora se la follia mi siederà accanto passandomi le mani nei capelli. Un tempo sfioravo religiosamente le cose, un tempo una ragazza mi amò, un tempo passeggiavo a lungo con i giovani sulle Palisades, una volta piansi e ne valeva la pena.
Emanuel Carnevali
L'articolo Ode a Emanuel Carnevali, il poeta dei due mondi. Un secolo fa, William Carlos Williams compose un “Gloria!” a suo nome: “Gesù, Gesù, salva Carnevali per me!” proviene da Pangea.
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