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#difesa civile nonviolenta
ermeteferraro · 2 years
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La resistenza civile funziona, da un secolo.
La resistenza civile funziona, da un secolo.
Uscire dagli stereotipi sulla ‘difesa della patria’ In occasione della Giornata Internazionale della Nonviolenza [i] – vorrei andare oltre le frasi di circostanza tipiche di ogni anniversario per affrontare un punto centrale ma spesso trascurato di questa radicale scelta etica e politica: il suo modello alternativo di difesa. Mai come in questi lunghi mesi di guerra in Ucraina abbiamo assistito…
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aitan · 2 years
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Ecco qua, come da copione, battono le lingue sui tamburi di guerra e tante colombe si trasformano in falchi e avvoltoi con il beneplacito delle TV di Stato che, a voci unificate, soffiano sul fuoco della corsa agli armamenti.
Un gran bell’affare per le industrie del settore.
Una volta di più ci faranno credere che la pace si conquista con la guerra, ripetendo fino allo sfinimento la solita solfa sulle operazioni chirurgiche, sulle bombe intelligenti, sulla difesa della libertà e sulla necessità di innalzare muri e baluardi democratici contro la demoniaca disumanità del nemico.
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Alla fine della storia, una volta di più, dopo la guerra, tra i vincitori e i vinti la povera gente farà la fame ugualmente. Brecht docet. Lo avete citato in tanti in questi giorni, mentre cantavate "La Guerra di Piero" e "Il mio nome è mai più", mai più, mai più. Ma molti di voi oggi li vedo sempre più inclini a pensare che l’Europa debba partecipare al conflitto mandando armi all’Ucraina. E poi magari anche eserciti. Di pace, beninteso.
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[...]
Quasi nessuno riconoscerà che bombardare per la pace è come fottere per la verginità.
Quasi nessuno penserà che dopo millenni di distruzione e disastri di guerra, sia venuto il momento di puntare verso il disarmo, approfondendo le tecniche di difesa popolare nonviolenta (oggi resa ancora più efficace dalle potenzialità del digitale) e trovando strade per mettere in pratica strategie di peacekeeping civile e metodi di interposizione nonviolenta nei luoghi di conflitto.
Quasi nessuno ci dirà che dovremmo renderci indipendenti dai Paesi produttori di idrocarburi e dalla loro energia inquinante e sporca di sangue.
[...]
Ma tutto questo sempre dopo aver svuotato gli arsenali e riempito i granai.
[...]
Personalmente, sono 40 anni che sulla base di questi principi esprimo la mia obiezione dalla mia umile sediolina, pur sapendo che il Vaticano, L’ONU, Mafalda, Tolstoj e la mia sediolina hanno lo stesso potere di persuasione.
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La riflessione è un po' più lunga e argomentata di così.
Se volete leggerla nella sua interezza, il link è questo:
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paoloxl · 5 years
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Jacobinmag.com. Di Seraj Assi. (Da InvictaPalestina.org). Negli USA, un gruppo bipartisan di legislatori sta tentando di criminalizzare il boicottaggio di Israele – un orribile attacco maccartista alla libertà di parola.
Un gruppo bipartisan di parlamentari, guidato dai senatori Ben Cardine, democratico, e Rob Portman, repubblicano, sta silenziosamente lavorando per criminalizzare il boicottaggio di Israele.
Il disegno di legge, intitolato “Israel Anti-Boycott Act”, stabilisce sanzioni penali e civili fino a 1 milione di dollari per le persone e le società americane che intraprendono  azioni “che hanno l’effetto di promuovere o sostenere. . . pratiche commerciali restrittive o boicottaggi promossi o imposti da qualsiasi organizzazione governativa internazionale contro Israele. ” Anche se non è chiaro in che misura la legge sarebbe applicata, è chiaramente una grave infrazione alla libertà di parola – prendendo di mira gli Americani che scelgono di esercitare i loro diritti espressi nel Primo Emendamento e di impegnarsi in un boicottaggio organizzato.
La proposta  del Senato è stata concepita dopo che nel 2016  il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha votato per creare una “lista nera” di società che fanno affari negli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Basandosi su una legge del 1979 volta a contrastare il boicottaggio della Lega Araba verso Israele, il disegno di legge di Cardin-Portman estenderebbe il divieto già esistente di sostenere il boicottaggio contro Israele richiesto da organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e l’Unione europea.
La normativa, che attualmente gode del sostegno di cinquanta senatori, sia democratici che repubblicani, affronta prospettive incerte nel nuovo Congresso, dove i Democratici controlleranno la Camera e in cui nuovi membri come Rashida Tlaib e Ilhan Omar hanno sostenuto pubblicamente il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS). Senatori come Bernie Sanders e, più sorprendentemente, Dianne Feinstein, hanno respinto il disegno di legge Cardin-Portman,  e una causa intentata da Bahia Amawi – una Palestinese-Americana che ha recentemente perso il lavoro in una scuola elementare del Texas per aver rifiutato di firmare un “giuramento di lealtà a Israele” – ha fornito “munizioni” aggiuntive.
Ma sia che il disegno di legge passi o meno, esso fa parte di una nefasta tendenza che vuole mettere un freno all’attivismo  di base pro Palestina e silenziare le voci politiche  critiche  verso Israele. “Dal 2014”, riporta il gruppo di sostegno Palestine Legal , “sono state introdotte almeno 102 misure anti-BDS nelle legislature statali / locali in tutto il Paese. A partire dal novembre 2018, 26 Stati hanno promulgato leggi anti-BDS. “La legge che ha intrappolato Amawi  le imponeva di promettere che non avrebbe boicottato o ”  intrapreso alcuna azione destinata a infliggere danni economici “a Israele.
Il boicottaggio delle merci è una tradizione americana di lunga data. I coloni americani si rifiutarono di acquistare i prodotti britannici importati per protestare contro le tasse eccessive. Abolizionisti e attivisti antischiavisti bandirono le merci prodotte dalla schiavitù a favore di “beni gratuiti”. La New York Manumission Society  organizzò boicottaggi contro i commercianti e i proprietari di giornali di New York coinvolti nella tratta degli schiavi.
La tradizione è stata ripresa nel ventesimo secolo. Nel marzo del 1933,  i Veterani di Guerra Ebrei organizzarono una manifestazione di massa a New York, dove il congressista William W. Cohen dichiarò che “qualsiasi Ebreo che compra un penny di merce fatta in Germania è un traditore del suo popolo”. Attivisti per i diritti umani hanno effettuato boicottaggi di autobus e di tram nel sud segregazionista verso la metà del secolo. Durante la guerra del Vietnam , attivisti pacifisti boicottarono gli appaltatori della difesa americana e pubblicarono gli elenchi dettagliati dei contratti militari detenuti da GE e da altre società. Il movimento anti-apartheid si rifiutò di acquistare vini e arance sudafricane, di competere con le squadre olimpiche composte solo da  bianchi e svergognò le imprese statunitensi che  facevano profitti con il sistema razzista.
Il principio fondamentale che guidava questi attivisti era che il boicottaggio delle merci per protestare contro l’ingiustizia non era solo un diritto civile, ma anche un dovere civico.
Oggi, gli Americani che agiscono in solidarietà con i Palestinesi stanno facendo la stessa cosa: boicottano le merci degli insediamenti israeliani per fare pressione su Israele e porre fine all’occupazione decennale e alle sue politiche espansionistiche. Radicandosi nelle precedenti lotte, paragonano le politiche oppressive di Israele a quelle dell’apartheid in Sud Africa. Molti citano la barriera di separazione di Israele, che entra in profondità nelle terre palestinesi, disgregando le comunità e isolando le une dagli altri città e villaggi. Altri puntano il dito verso il sistema a due livelli che Israele applica in Cisgiordania,  fornendo un trattamento preferenziale ai coloni israeliani mentre impone severe restrizioni ai Palestinesi.
Anche gli attivisti americani per i diritti dei Palestinesi traggono ispirazione dall’eredità del Movimento per i Diritti Civili. Ahed Tamimi, l’adolescente della West Bank che è stata imprigionata per aver sfidato l’occupazione e aver schiaffeggiato  un soldato israeliano pesantemente armato, è stata salutata come “la Rosa Parks palestinese”.Bahia Amawi è ora in gara per un titolo simile.
Come le loro controparti americane, gli attivisti palestinesi   considerano la resistenza nonviolenta, incluso l’uso del boicottaggio, come la via migliore per  ottenere giustizia e libertà. L’idea non è “targetizzare Israele per punirla”, come insistono i sostenitori di Israele, ma ricordare loro che l’occupazione, la segregazione e l’apartheid hanno un prezzo.
Gli Americani hanno il diritto civile di boicottare Israele, sia come questione di coscienza che come mezzo per far pressione su di esso per modificare le sue politiche ingiuste. È un diritto sia sancito dalla Costituzione , sia radicato nella tradizione politica dissidente del Paese. Negare questo diritto significa minacciare di riportare l’orologio ai giorni della repressione maccartista.
Seraj Assi è autore di “The History and Politics of the Bedouin”. È un visiting fellow alla Georgetown University.
Foto di copertina: una dimostrazione a sostegno del BDS e dei diritti dei Palestinesi a Londra, in Inghilterra, il 4 novembre 2017. Alisdare Hickson / Flickr
Traduzione per InvictaPalestina.org di Grazia Parolari,
Fonte:https://jacobinmag.com/2018/12/boycott-divestment-sanctions-movement-cardin-portman-bill?fbclid=IwAR0St6cFeZ5g6Q2bvvEeGb0VMGvp8tCmT_Dl5rHPbb2z-O_unvVgtL0FB64
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aitan · 2 years
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Dopo aver parlato dai miei spazi pubblici di periferia di Difesa Popolare Nonviolenta, strategie di peacekeeping civile, disarmo, affrancamento dai ricatti energetici e metodi di interposizione nonviolenta nei luoghi di conflitto, aspettavo un documento così.
Gianni Scotto - Professore Associato al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali all'Università di Firenze, dove insegna Teorie del conflitto e della mediazione, Tecniche della Mediazione e della Democrazia partecipativa e International Conflict Transformation - lo ha scritto e io ve lo condivido integralmente.
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Dodici proposte e un abbozzo di analisi.
Ho provato ad articolare un ragionamento sull'invasione russa in Ucraina, e sulle azioni pacifiche ed efficaci che possiamo intraprendere. Diverse cose vengono già fatte, di altre non ho notizia (per favore segnalatemi "chi fa cosa", in modo da dare credito a chi lo merita).
Mi piacerebbe soprattutto che ci sottraessimo al dibattito "Armi sì, armi no". L'Ucraina ha deciso di difendersi militarmente dall'aggressione (peraltro non c'è neanche la coscrizione obbligatoria in questo momento - chi va in guerra lo fa volontariamente).
A noi spetta, credo, aprire spazi di azione diversi ed efficaci.
Vorrei che questo testo girasse e che iniziassimo seriamente ad agire.
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Per un’azione pacifica ed efficace contro l’invasione e la guerra in Ucraina
Giovanni Scotto – Università di Firenze / Laboratorio Forma Mentis
15 Marzo 2022
Corrispondenza: [email protected]
Questo documento è un contributo a una piattaforma di azione per cittadini, forze politiche e società civile, e un insieme di richieste a istituzioni nazionali e internazionali.
Premessa
Bisogna fermare la guerra, e trasformare il sistema che l’ha creata. Occorre oggi dare la possibilità concreta di convivenza pacifica e lo sviluppo di tutti i popoli in tutti questi paesi, senza affidarsi soltanto alla logica della “pace negativa”, delle alleanze militari e delle corse agli armamenti. Chi si ispira ai valori della pace e della nonviolenza deve lavorare a una pace positiva in Europa: diritti per tutti, giustizia per tutti, sviluppo per tutti, libertà per tutti, memoria di tutti.
Noi proponiamo i seguenti punti di azione e chiediamo l’attivazione immediata di cittadini, società civile, Enti locali, istituzioni statali ed europee:
1. Inviare immediatamente aiuti umanitari: dentro e fuori l’Ucraina, anche per quanto possibile nelle aree occupate dalla Russia, in particolare tra cittadini e gruppi della società civile, costruendo reti con comunità locali. Accoglienza di tutti i civili in fuga dal paese, indipendentemente dalla nazionalità. Garantire trasporti celeri e gratuiti dall’Ucraina e paesi limitrofi per il ricongiungimento con familiari presenti in Italia.
2. Dare sostegno alle comunità di cittadini ucraini residenti in Italia e nell’Unione Europea: aiuti economici, facilitazione dei ricongiungimenti familiari, sanatoria per i permessi di soggiorno, facilitazione di visti per motivi umanitari.
3. Offrire protezione umanitaria e asilo politico a obiettori di coscienza e disertori della Russia e a tutti coloro che intendono defezionare dal sistema di guerra, anche nelle ambasciate e consolati su territorio russo. Questo punto è stato proposto dalla War Resisters’ International.
4. Monitorare le informazioni che arrivano dai paesi in guerra, verificarne le fonti, non cadere nelle trappole della propaganda di guerra. Opporsi alla diffusione dei discorsi di odio contro il popolo e la cultura russa, sui media e nella nostra società. Riportare sui media non solo gli scontri armati ma anche i tentativi di pace e le forme di lotta nonviolente contro gli occupanti.
5. Promuovere e diffondere conoscenze e strumenti di resistenza civile e difesa popolare nonviolenta, che hanno giocato un ruolo decisivo nell’opporsi alle invasioni, nell’abbattere dittature militari e regimi autoritari nel mondo negli ultimi decenni. Sostenere e dare visibilità alle proteste nonviolente nelle zone sotto occupazione militare da parte della Russia.
6. Organizzare al più presto una presenza di pace della società civile internazionale in Ucraina, inclusi per quanto possibile i territori occupati dalle truppe russe, le repubbliche separatiste e la Crimea. Organizzare una presenza di pace europea anche nelle maggiori città russe.
7. Dare visibilità, spazio mediatico e sostegno politico a persone, gruppi e movimenti attivi per la pace in Russia.
8. Promuovere fin da subito un esteso programma di scambi accademici sul modello del programma europeo Erasmus, che coinvolga migliaia di studenti e docenti russi, ucraini e dello spazio post-sovietico. Questo punto è stato proposto dal Rettore dell’Università Federico II di Napoli.
9. Promuovere e tutelare in tutte le forme possibili il rispetto del diritto internazionale umanitario e i diritti umani. Rafforzare nell’ordinamento giuridico italiano il principio di giurisdizione universale per le violazioni più gravi dei diritti umani, anche con una Direzione nazionale e strutture investigative ad hoc su modello dell’antimafia. Sostenere la Corte penale internazionale nell'azione di indagine e di sottoposizione a procedimento penale dei presunti responsabili di crimini di guerra e contro l'umanità compiuti a partire dall'inizio del conflitto e, ove possibile, per gli stessi crimini commessi prima del suo inizio".
10. Promuovere la creazione di un gruppo internazionale di alto profilo di mediatrici e mediatori, sotto la supervisione del Segretario generale ONU, comprendente anche rappresentanti del Consiglio d’Europa e dell’OSCE, leader religiosi, personalità della politica internazionale che si sono distinte nei processi di pace, figure autorevoli in ambito sociale, culturale e accademico. In particolare andranno scelte quelle personalità che negli ultimi decenni hanno acquisito fiducia e credibilità per il loro lavoro di pace nello spazio post-sovietico.
Lavorare per un immediato cessate il fuoco senza condizioni nei prossimi giorni e settimane, e per una conferenza internazionale per la sicurezza e la pace in Europa in cui affrontare i problemi profondi dello spazio europeo in una prospettiva di sicurezza comune. La NATO è parte del problema, e dovrà partecipare alla conferenza assumendosi le proprie responsabilità e cambiando il corso di azione avuto finora.
11. Lavorare al più presto per la denuclearizzazione completa dell’Europa, con l’adesione del maggior numero possibile di stati alla Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari. Proporre nella futura architettura di pace europea una porzione di territorio NATO denuclearizzata: Italia, Germania, altri paesi che vorranno firmare la Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari.
12. Accelerare fortemente i tempi della transizione energetica, aumentando entro il prossimo inverno in modo sostanziale la percentuale di energia rinnovabile nel mix energetico nazionale, e tendenzialmente azzerando le importazioni di gas e petrolio dalla Russia, e successivamente dagli altri paesi fornitori. Destinare una parte consistente delle risorse previste per le spese militari alla transizione ecologica, che oggi più che mai si dimostra una fondamentale questione di sicurezza.
Analisi: torna la guerra tra Stati in Europa
La guerra scoppiata il 24 febbraio 2022 con l’ingresso delle forze armate russe in Ucraina è un evento spartiacque, simile per portata alla divisione del’Europa in blocchi nel 1945-49 e al crollo del sistema sovietico nel 1989-91. L’invasione di un paese vicino in Europa viola principi fondamentali della comunità internazionale e certifica la crisi profonda del multilateralismo nel sistema internazionale. La Federazione Russa è responsabile di questa gravissima violazione, così come della precedente annessione della Crimea.
Allo stesso tempo, l’escalation del governo di Putin si innesta su una serie di nodi irrisolti negli ultimi anni, di cui la Russia non è la sola corresponsabile: l’espansione verso est della NATO, i conflitti interni agli stati emersi dalla dissoluzione dell’URSS, tra cui la situazione nel Donbass; lo status delle minoranze russe e i rapporti con la Russia; più in generale, l’assenza di un’architettura di sicurezza in grado di dare garanzie a tutti gli Stati della regione euro-asiatica, Russia compresa. Inoltre, la guerra del Kosovo della NATO contro la Serbia senza mandato ONU e l’invasione USA dell’Irak sulla base di informazioni false fornite alla stessa ONU avevano già messo in crisi il sistema internazionale del dopoguerra.
In questi giorni, tuttavia, la priorità è proteggere i cittadini dell’Ucraina sotto attacco e fermare l’invasione della Russia. Allo stesso tempo occorre fare di tutto per fermare una possibile escalation: la parola deve passare al negoziato, alla politica e ai cittadini, e non essere lasciata ai militari.
Siamo consapevoli, dai giorni dell’assedio di Sarajevo e del genocidio di Srebrenica, che l’attacco ai civili pone la grave questione dell’intervento armato in loro difesa. Non è possibile fingere che nulla stia accadendo quando c’è un’aggressione in corso – anche se nel mondo ce ne sono tante che i nostri governanti preferiscono igonrare.
Sappiamo anche, dall’Afghanistan all’Iraq alla Libia alla Siria, che ragioni umanitarie possono diventare il pretesto per l’uso della violenza militare per ben altri fini. Gli interventi militari, anziché proteggere, molto spesso si macchiano di crimini e moltiplicano le sofferenze umane. Quasi mai le armi riescono a risolvere, in genere aggravandoli, i problemi politici da affrontare.
Crediamo che sia importante non farsi paralizzare dal dilemma “armi sì, armi no” all’Ucraina.
Lontani dai luoghi della guerra, ci sembra più opportuno rispondere alla domanda su cosa è possibile fare senza armi per fermare l’escalation e difendere per quanto possibile i civili: quali mezzi pacifici usare per costruire la pace. È indispensabile coltivare un modo diverso di vedere la realtà e affrontare i problemi, e non lasciare il campo alla logica delle armi.
Gianni Scotto
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paoloxl · 6 years
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Ricorrendo l'anniversario della nascita, si è svolto lunedì 5 marzo 2018 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sulla figura, il pensiero, l'azione e l'opera di Rosa Luxemburg (Zamosc, 5 marzo 1871 - Berlino, 15 gennaio 1919), l'illustre pensatrice e militante per la liberazione dell'umanità, che per la sua luminosa lotta fu perseguitata e infine assassinata.  *  Una breve notizia su Rosa Luxemburg  Rosa Luxemburg, 1871-1919, è una delle più limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ritrovato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano così: Epitaffio (1919): "Ora è sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'è sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verità / i ricchi l'hanno spedita nell'aldilà'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatté in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Tra le opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore, Milano 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneità rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977.  *  Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni testi luxemburghiani e del suo maggior studioso italiano, Lelio Basso, a sua volta una delle figure più illustri della vita civile italiana e dell'impegno per i diritti e la liberazione dei popoli, l'autore del fondamentale articolo 3 della Costituzione italiana.  *  Si è naturalmente anche riflettuto sull'esito disastroso delle elezioni politiche svoltesi ieri, con la tragica e ignobile vittoria della destra qualunquista, razzista e golpista; è stata quindi evidenziata la necessità di un ancor più intenso impegno nonviolento per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della democrazia e della Costituzione della Repubblica italiana, democratica ed antifascista.  *  Nel ricordo di Rosa Luxemburg proseguiamo nella lotta nonviolenta contro tutte le violenze.  Contro la guerra e tutte le uccisioni.  Contro il razzismo e tutte le persecuzioni.  Contro il maschilismo e tutte le oppressioni.  In difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.  In difesa dell'intero mondo vivente, casa comune dell'umanità.  Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.  Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni.  Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.  Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanità.  Viterbo, 5 marzo 2018 Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
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