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#antimilitarismo
ideeperscrittori · 10 days
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"LOGICHE" DI GUERRA
– Li attaccherete?
– Sicuramente.
– Perché?
– Perché potrebbero attaccarci.
– Cosa ve lo fa pensare?
– Sono stranamente convinti che il nostro paese sia pronto ad attaccarli.
FINE
[L'Ideota]
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gregor-samsung · 1 month
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" 1999. La Nato inizia a violare i patti invitando e inglobando Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, anche se la Russia in ginocchio non rappresenta alcuna minaccia. Mosca protesta, ma non ha la forza di reagire. È la prima applicazione delle teorie dell’ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski, e dei “neocon” della destra americana sull’esigenza di circondare, assediare, provocare e dissanguare la Russia costringendola a un riarmo sempre più costoso, a una reazione armata e a una definitiva sconfitta militare. La seconda mossa della Nato è attaccare il principale alleato dei russi in Europa: la Serbia di Slobodan Miloševic, bombardata per 11 settimane senza alcun mandato dell’Onu. Incredibilmente l’Occidente si schiera con i separatisti albanesi del Kosovo, in gran parte musulmani, che con il loro “esercito di liberazione” – la famigerata Uck – compiono da anni stragi e attentati terroristici contro la minoranza serba e vogliono staccarsi da Belgrado. Ma si finge di non vederli, mentre parte la propaganda Usa sulla “pulizia etnica” e le “fosse comuni” serbe, in parte vere (come quelle kosovare) e in parte inscenate dai Servizi americani per far fallire i negoziati di Rambouillet (Parigi). Così il 24 marzo la Nato, Italia inclusa, inizia a bombardare Belgrado e altri centri della Serbia e del Kosovo, anche e soprattutto su obiettivi civili. Bilancio di quei 78 giorni di attacchi ininterrotti: tra i 1.200 e i 2.500 morti, quasi tutti civili, e un fiume di profughi. Ma la Nato non la chiama guerra, bensì “operazione di ingerenza umanitaria”.
Eltsin telefona a Clinton: “È inaccettabile: è il primo segnale di cosa potrebbe accadere se la Nato arrivasse ai confini della Russia. Le fiamme della guerra potrebbero bruciare per tutta l’Europa”. Ma neppure stavolta ha la forza per reagire: è vecchio e malato, e le sue folli liberalizzazioni suggerite dal Fmi hanno messo la Russia in ginocchio. Però Eltsin scatena la seconda guerra in Cecenia contro i ribelli separatisti e islamisti. Poi nomina premier il direttore del Servizio segreto Fsb (l’ex Kgb), Vladimir Putin, che a fine anno lo sostituirà anche come presidente. E in dieci anni riconquisterà la Cecenia con massacri, devastazioni indicibili e decine di migliaia di morti su entrambi i fronti. Intanto avvierà il riscatto economico e strategico della Russia, ma a prezzo di un regime sempre più autoritario e repressivo. "
Marco Travaglio, Scemi di Guerra. La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un Paese pacifista preso in ostaggio dai NoPax, PaperFIRST (Il Fatto Quotidiano), febbraio 2023¹ [Libro elettronico].
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aitan · 29 days
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"È la guerra il male assoluto.
Un male assoluto e travolgente che annulla i popoli e gli individui con la pretesa di ricondurre la realtà a un nuovo equilibrio che porta già in sé i germi del prossimo conflitto.
Si alimenta con la guerra, la guerra, e si nutre col sangue dei vinti e con il sangue dei vincitori."
Dove non si parla specificamente delle aberrazioni della guerra in Ucraina né di quelle di Gaza, Rafah, Siria, Yemen, Etiopia o ovunque sia; si parla delle aberrazioni di ogni guerra, in ogni luogo, in ogni caso, in ogni casa e da chiunque perpetrate.
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soldan56 · 2 years
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ermeteferraro · 2 months
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Dare nuove gambe alla nonviolenza in cammino.
Mao Valpiana e Daniele Taurino (Mov. Nonviolento) Ho partecipato sabato 24 febbraio – in rappresentanza del MIR Italia – al XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, che si è tenuto a Roma dal 23 al 25 presso lo Spazio Pubblico- FP CGIL. Il Movimento – fondato nel 1964 da Aldo Capitini – si è riunito, dopo una lunga parentesi dovuta anche al periodo della pandemia, per portare il…
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seminando-rebeldia · 10 months
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tulliobugari · 2 years
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Mi piacciono i fiori
Mi piacciono i fiori
Mi Piacciono i Fiori, incontri formativi per i 50 anni dell’obiezione di coscienza”, dal 29 settembre all’8 ottobre. Non ho partecipato all’organizzazione di questi eventi e alla scelta del titolo ma quando l’ho letto mi ha richiamato subito alla mente una storica canzone di Pete Seeger, “Where have all the flowers gone” ( https://bit.ly/3raAH1b ) del 1956; una canzone cantata da molti, anche da…
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mermaidphilosophyblog · 8 months
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Com 349 cm de altura por 776,5 cm de comprimento, Guernica, uma das obras mais famosas de Pablo Picasso (1881–1973), pintada a óleo em 1937, é uma “declaração de guerra contra a guerra e um manifesto contra a violência”. O quadro, além de ser um ícone da Guerra Civil Espanhola, é hoje um símbolo do antimilitarismo mundial e da luta pela liberdade do ser humano.
Durante muitos anos esteve em Paris Atualmente, a tela se encontra no “Museu Nacional Centro de Arte Rainha Sofia”, em Madrid, na Espanha.
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angelariasdominguez · 26 days
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§ 3.352. La americanización de Emily (Arthur Hiller, 1964)
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Un título un poco raro que, además, sí es traducción fiel del original. No se sabe muy bien qué quiere significar, pero a medida que lo descubres te das cuenta de lo inoportuno que es. Pareciera como si la "americanización" consistiera en racionalizar y normalizar la seudo prostitución de las mujeres por favores de los militares de los ejércitos extranjeros.
El papel de Julie Andrews es bueno. Es una actriz impresionante. Una cara y una sonrisa verdaderamente deslumbrantes. 
Pero el papel verdaderamente brillante es el de James Garner. Nunca pensé que podría tener un papel tan lleno y tan profundo.  Soporta diálogos que no creía que podría desempeñar. Me he llevado una sorpresa. Agradable sorpresa.  
Melvyn Douglas, tan sobrio y elegante como siempre, y James Coburn formal y oficioso. 
Me ha gustado. Me parece interesante y la recordaré por tiempo.
La historia de amor está muy lograda, y es verdaderamente tierna y conmovedora. 
Rezuma, es evidente, un antimilitarismo concienzudo, muy de la época. 
El guionista es William Bradford Huie, quien firmó también el  guión de "La rebeldía de la Sra. Stover" (Raoul Walsh, 1956), una película con la que tiene un cierto parecido, lejano, pero parecido.
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Il primo obiettore di coscienza in Italia per motivi politici
Il primo obiettore di coscienza in Italia per motivi politici è stato Pietro Pinna. Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale lo avevano profondamente segnato e, quando, fu richiamato alle armi, si rifiutò di indossare la divisa. Prima di lui, durante la Prima Guerra Mondiale, diversi uomini si distinsero per la scelta della non violenza, subendo processi e condanne. Chi è stato il primo obiettore di coscienza in Italia per motivi politici? Pietro Pinna è uno dei simboli del movimento non violento in Italia. Il suo antimilitarismo maturato durante la Seconda Guerra Mondiale, lo portò, nel 1948, a rifiutare di prestare il servizio militare di leva. Le sue non erano motivazioni religiose com'era accaduto, per esempio, per Remigio Cuminetti durante la Prima Guerra Mondiale. Le sue convinzioni avevano una matrice laica e politica alimentata anche dalla frequentazione con il filosofo Aldo Capitini. Politico, poeta e antifascista, Capitini fu uno dei primi a diffondere in Italia il pensiero pacifista di stampo gandhiano. Pietro Pinna ebbe due condanne: la prima a dieci anni di reclusione, la seconda a otto. Tuttavia, la sua vicenda si concluse con un provvedimento di riforma per "nevrosi cardiaca". La sua difesa fu assunta dall'avvocato Bruno Segre che divenne uno degli avvocati più famosi in Italia in materia di obiezione di coscienza. L'obiezione di coscienza nel secondo dopoguerra Prima che fosse approvata la legge sull'obiezione di coscienza, in Italia, gli obiettori erano considerati alla stregua dei disertori e venivano perseguitati con dure sanzioni penali. In alcuni casi erano puniti con la prigione, il confino o la deportazione in campi di lavoro forzato. In altri, furono anche sottoposti a un processo militare e condannati a morte. La società italiana dell'epoca era fortemente militarizzata e nazionalista, quindi gli obiettori di coscienza erano spesso considerati traditori della patria e subivano ostracismo sociale e discriminazione. Ciò nonostante, non mancarono casi di solidarietà e sostegno verso gli obiettori di coscienza in Italia, soprattutto tra i circoli religiosi e pacifisti. Il sacerdote don Lorenzo Milani, fondatore della scuola di Barbiana, durante la Seconda Guerra Mondiale incoraggiò i giovani a non iniziare alla guerra e a disertare, offrendo loro un rifugio sicuro nella sua scuola. Quando è stata riconosciuta l'obiezione di coscienza in Italia? Il riconoscimento dell'obiezione di coscienza in Italia ha seguito un percorso lungo iniziato negli anni Settanta. La prima legge in materia risale al 1972 (Legge n. 772 detta anche Legge Marcora) e prevedeva la possibilità di scegliere il servizio civile sostitutivo di quello militare. Il servizio civile, però, durava otto mesi in più rispetto a quello militare. In più agli obiettori era negata la possibilità di impiegarsi presso la pubblica amministrazione. Nel 1989, una sentenza della Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale la diversa durata tra servizio civile e servizio militare per cui le due opzioni furono equiparate. In seguito, la legge n. 130 del 2007 ha dato la possibilità di rinunciare allo stato giuridico di obiettore. Con questa rinuncia i soggetti possono impiegarsi nella difesa, nelle forze armate, avere il porto d'armi. In copertina foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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mariuskalander · 1 year
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RT @DiegoFusaro: "Il tradizionale anticolonialismo del Movimento operaio e sindacale si rovesciava nel suo contrario, e nel suo contrario si rovesciava altresì il tradizionale antimilitarismo" (D. LOSURDO, "La sinistra assente").
— Mario Calandra (@MariusKalander) Mar 4, 2023
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ideeperscrittori · 2 months
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Sembra che il governo abbia questa missione: «Possiamo peggiorare il mondo in mille modi e non dobbiamo trascurarne nessuno. Dobbiamo fare schifo a 360 gradi, con stile eclettico e creativo». E infatti il senato ha approvato un DDL che favorisce le esportazioni di armi.
[L'Ideota]
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gregor-samsung · 2 months
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" La Russia non sta vincendo la guerra dell’informazione e non sembra destinata a recuperare. Probabilmente, non vuole nemmeno recuperare. Infatti, la guerra dell’informazione che si sta combattendo non è rivolta alla Russia, ma a tutto l’Occidente, e in particolare a noi europei. In Russia non arriva molto della propaganda ucraina, e ciò che arriva è così smaccatamente antirusso che può generare una sorda repulsione nella popolazione e un motivo in più per indurre i vertici politici e militari a reagire in modo ancora più violento. La propaganda ucraina sta però riuscendo a penetrare nel nostro sistema di pensiero dopo averlo fatto, in profondità, nelle strutture politiche e nei conglomerati mediatici internazionali. È una propaganda facile, perché sfrutta gli effetti delle tragedie di tutte le guerre separandoli dalle cause, spostando nel tempo e nello spazio le responsabilità. Sfrutta l’emotività a danno della razionalità. Tutte tecniche “standard” nel marketing, come negli show televisivi. Ma il suo successo dipende soprattutto dalla garanzia che tale propaganda sia l’unica a disposizione della gente e degli stessi analisti della guerra. Da mesi sappiamo del conflitto soltanto ciò che viene dalla parte ucraina e lo vediamo amplificato in tutto il mondo. Non si tratta soltanto di essere privati dell’accesso alla verità, ma anche della facoltà di valutare la narrativa dell’avversario, necessaria per individuare quali sono i temi più sensibili, quali i punti deboli delle forze in campo, i loro scopi dichiarati messi a confronto con quelli resi evidenti dalle operazioni. E questa privazione diventa una vulnerabilità del nostro sistema istituzionale, politico e militare. "
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Brano tratto da Le guerre dentro e per l'Ucraina, saggio di Fabio Mini raccolto in:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First; prima edizione: maggio 2022 [Libro elettronico]
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aitan · 1 year
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Comunque la pensiate sulla guerra russo-ucraina, non vi scandalizzate a sentire questi cavolo di talk-show in cui giovanetti quasi imberbi del think-tank destrorso parlano di guerra come a un tavolo di Risiko e poi si mettono a giocare al Monopoli spiegando come l'industria militare risanerà il Paese, e ti raccontano come Crosetto si sta impegnando per fare in modo che la Grecia compri dall'Italia e non dalla perfida Francia di Macron le sue golette militari? E il sottotesto preannuncia che Meloni riempirà di nuovo gli arsenali e svuoterà i granai.
aitanblog.wordpress.com/?s=Guerra&submit=Cerca
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soldan56 · 2 years
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Chi si chiude in luoghi chiusi a discutere di basi militari e chi manifesta apertamente le proprie posizioni, di pace e prospettive future per un mondo migliore.Presidio adesso a #Firenze. No alla base, a #Coltano come in altri luoghi. @OrsoPalagi
#Antimilitarismo #PACE
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"Los sucesos de Caracas y Valencia" (III)
En el número del 13 de septiembre de 1824 de El Constitucional Caraqueño, se propugnaba la creación de una Guardia Cívica Nacional, y se anunciaba para el número siguiente del periódico un "proyecto de reglamento" que se recomendaba a los diferentes cuerpos de milicia que se crearan en el Departamento. La sola existencia de dicho reglamento implicaba la eventual usurpación de las atribuciones de la Legislatura por una comisión que, en efecto, se encargó de redactarlo. Pero toda la irregularidad que el caso encerraba no impidió que aquellas normas, que escapaban por su origen del marco constitucional, fueran aprobadas por el Intendente y sancionadas por doce Compañías alistadas en San Francisco el 19 de septiembre de 1824.
Entretanto, el 31 de agosto de 1824, por su parte, el Poder Ejecutivo de Colombia dictaba un Decreto sobre "alistamiento general de los ciudadanos en la milicia", que dejaba abolidos todos los cuerpos que hasta entonces existieran como "guardia" o "milicia nacional". Este Decreto se leía en Caracas el 24 de octubre, pero no fue ni fijado en carteles ni publicado en prensa, aunque El Constitucional Caraqueño sí llegase a considerarlo como un tipo de conscripción que conduciría directamente a la militarización de la población civil bajo el Comandante General y los Comandantes de Armas locales.
Los Alcaldes de Caracas, de los que se hicieron solidarios otros Ayuntamientos molestos por la medida, y partidarios del Reglamento caraqueño de septiembre (olvidando expresamente la inconstitucionalidad del mismo) consideraban inconstitucional el Decreto del 31 de agosto de 1824, porque obviaba el consentimiento del Legislativo y sometía a los ciudadanos a la autoridad militar, lo cual lo hacía odioso en medio del clima de antimilitarismo que de vivía como consecuencia de la resonancia de los sucesos de Puerto Cabello y Petare.
Páez resolvió suspender la ejecución de la medida infringiendo el artículo 13, y sólo aparentó cumplirla organizando alguna Compañía, al tiempo que informaba a Bogotá, el 6 de noviembre de 1824 de la impopularidad del Decreto. Eso explica que en 1825 se legislara sobre la materia, curiosamente, sin hacer públicas las resoluciones, y que la oposición pareciera quedarse como en suspenso.
No obstante, en diciembre de 1825, ante la inestabilidad e inseguridad constantes que provocaban los fuertes indicios de subversión interior y de amenazas externas que continuaban asechando, Páez consideró llegada la oportunidad de aplicar el Decreto del 31 de agosto de 1824, a pesar de la oposición y la resistencia de las municipalidades el año anterior. Comunicó al Intendente Escalona su propósito y convocó al alistamiento sin mayor éxito, por dos veces consecutivas. A la vista de semejante recepción de su orden, volvió a hacerlo el 6 de enero de 1826 con iguales resultados, en vista de lo cual, decidió ser más eficaz enviando piquetes de los Batallones Anzoátegui y Apure, al mando del Coronel Arguíndegui, "duro" conocido por su rudeza, quien se excedió en los procedimientos.
Sabedor de los excesos, el Intendente Escalona ofreció sus buenos oficios para hacer concurrir a los ciudadanos, mientras Páez suspendía la orden. Pero Escalona, al día siguiente, lo que hizo fue denunciar los abusos de Páez al Ejecutivo, mientras la Municipalidad oficiaba sus quejas al Poder Legislativo. Con sendas denuncias se daba curso a la acusación formal contra Páez ante la Cámara de Representantes y luego ante el Senado, donde fue admitida el 27 de marzo de 1826. Todo condujo a la destitución de Páez y a su sustitución por el propio Escalona, con el cual, como hemos visto antes, las tensiones y enfrentamientos habían sido constantes.
Retirado a Valencia, Páez se enteró de su situación el 26 de abril de 1826, cuando ya convencido de la impopularidad, lo había dispuesto todo para llevar su defensa en Bogotá. El curso de las cosas, sin embargo, fue otro, cuando la Municipalidad de Valencia, convocada para una reunión el 27 de abril, relacionada con la necesidad de ocuparse de las raciones de la guarnición, cambió de tema y se centró en el caso de Páez, que interesaba más, para acabar pidiendo la restitución del destituido Comandante General, contra la opinión de tres consultores llamados al efecto, que lo eran D. Jacinto Mujica (Jefe Político), D. Fernando Peñalver (Gobernador), y el Dr. Miguel Peña.
Con la confusión reinante, el día 28 se produjeron alteraciones y tumultos que llevaron hasta la comisión de tres homicidios durante la noche. El 29 de abril, domingo, la Municipalidad y el pueblo, en día de asueto, ratificaron a Páez en su cargo contra la opinión y consejo de los expertos, desconociendo en esta forma, el orden legítimo y constitucional de Bogotá.
La iniciativa de Valencia fue seguida de inmediato por Maracay, y el 16 de mayo, la Municipalidad de Caracas se reunía para ratificar la decisión de la de Valencia y nombrar a José Antonio Páez Gobernador Militar y Civil de Venezuela.
En sólo veinte días había sucedido algo ciertamente insólito e inimaginable meses atrás: el hombre que parecía ser el más impopular del Departamento (constantemente estaba en conflicto con el Intendente, los Representantes al Congreso reprobaban su conducta, se había enemistado con las Municipalidades de Puerto Cabello y de Caracas, con los abogados de la capital, con gran parte de la población civil, con los estratos "reclutables"), se transformó en el eje histórico en el que convergían todos los intereses, llegando a convertirse, en un lapso sorprendente, en el objeto de toda una ola de aclamaciones iniciadas por la Municipalidad de Valencia, seguida por la de Maracay y Caracas, hasta llegar a ser refrendada por una Convención de Diputados provinciales del Departamento entre julio y agosto de 1826.
La racionalidad y el sentimiento, la compleja situación objetiva y la psicología social ayudan a explicar cómo de circunstancias en las que todo parecía enredarse, pareció hacerse de pronto la claridad en un lugar al que concurrieron las más distintas tendencias del espectro político del tiempo. Habían descubierto todos simultáneamente, que Páez podía ser el intérprete o el instrumento para la realización de sus deseos o expectativas, y se encaminaron a hacerlo realidad desde los Ayuntamientos, en abierta rebelión frente al Gobierno Construcción de Bogotá, contra las instituciones, la Constitución y las Leyes. No puede decirse, sin embargo, que José Antonio Páez hubiera sido instrumentalizado por los que entonces lo agasajaron y lo elevaron con su aclamación; pero tampoco puede afirmarse que hubiera sido, como no menos veces se ha repetido, el único autor y actor de aquel drama que lo llevaba a convertirse en la mayor autoridad del Departamento, al tiempo que provocaba la primera grieta de cuidado en el edificio colombiano, cuyo desplome a mediano plazo, aunque no parecía evidente entonces, ya parecía programado por las circunstancias.
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