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#e mi manca pure l’ultimo episodio
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stepanzeri · 4 years
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Ci siamo quasi, Quasi finisce la guerra, Quasi si torna a casa o Quasi si muore. Dacau-Lecco venerdì sera alle 21 su Resistibileteatro in diretta streaming IL SESTO E ULTIMO EPISODIO DEL DIARIO DI SERGIO DE MEO. Sergio ci manca già. Ci siamo quasi, ancora una manciata di ore e si accende il fuoco nel bidone e si inizia a raccontare. Procurati il link per la diretta scrivendo a [email protected] Riccardo Cogliati ti racconterà che é successo sinora e poi con la chitarra di Simone Riva via, per l’ultimo viaggio... e chissà che alla fine non ci sia pure una bella sorpresa Grazie sin da ora a tutti quelli che da tre continenti hanno seguito questa storia grazie a Michela Mannari che mi ha spinto a raccontarla mettendomi in mano ResistibileTeatro, a Vale Ciceri che ci ha regalato il suo sapere grafico e la sua pazienza, a Laura Massironi, Piero Pezzoni, Claudio Corbetta, Corinna Ravasi per la loro attenzione e i loro feedback durante le prove di trasmissione, a Paolo Ferrario , a Lorenzo Perego e a Marco Scarpa per tutta la logistica, ad Anna Maria, Angela, Piero, alla famiglia Guzzoni per aver prestato le location degli spettatori, ai beolchesi tutti che in qualche maniera ci hanno aiutato e sopportato in queste settimane. Grazie a Simone e a Riccardo che mi hanno seguito e sostenuto con la loro arte, il loro entusiasmo e la loro professionalità. GRAZIE alla famiglia De Meo tutta, al mio amico Enrico De Meo che mi ha fatto conoscere questa storia e a Roberta Moretti che l’ha trascritta,“sfilandola di mano all’oblio” come direbbe Sergio. Bon, adesso non resta che vedere come va a finire A VENERDÌ AMICI! #narrazione #memoria #teatroinstreaming #autobiography #autobiografia #dacau #lecco #beolcofest #steacasaperstorie https://www.instagram.com/p/CI4FdC6Afuv/?igshid=140npgxea31m
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abatelunare · 7 years
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Vortice di luce fra le stelle XVII
Time Bokan - Calendar Men
L’ultimo anime appartenente a questa categoria è Calendar Men (in originale Time Bokan series Yattodetaman). È del 1981 e conta 52 episodi. Non è una time bokan come le precedenti, e per diversi motivi. Innanzitutto, il disegno è molto meno caricaturale. E il robot dei buoni ha un aspetto antropomorfo e, per così dire, “serio”. Rimangono l’impostazione scherzosa e la suddivisione delle squadre in due terzetti. I buoni sono: l’imbranatissimo Beppe Domani e la dinamica Tina Ieri. Abitano al decimo piano di un palazzo e lavorano per Arsenio Maigret, improbabile investigatore privato. Vengono contattati dalla Principessa Domenica, accompagnata da Abatan Robot, un automa tondo che nell’aspetto ricorda un lottatore di sumo. È una loro discendente, nata mille anni dopo il matrimonio dei due ragazzi. Proviene dal futuro Regno di Calendar, la cui situazione è tutt’altro che florida. Alla morte di suo padre, la malvagia e nera principessa Lunedì / sempre pronta alla sommossa contro tutti i dì ha tramato per mettere sul trono l’inetto fratellino Sabato. Per coronare il proprio sogno, però, deve mettere le mani sul Cosmopavone, o Uccello della Pace, capace di trasformarsi in qualunque persona, animale o cosa. Impresa non facile, perché dopo la scomparsa del sovrano, il volatile si è messo a saltellare nel tempo senza mai fermarsi. L’usurpatrice – che abita nel seminterrato dello stesso palazzo in cui si trovano Beppe e Tina – è aiutata da Primo Settembre, il (si fa per dire) genio del gruppo, e l’ottuso e fortissimo Due Ottobre, al quale è spesso dedicato, appunto, “l’angolo di Ottobre”, durante il quale dà prova delle sue strampalate capacità. I due hanno una curiosa caratteristica: in testa presentano la depressione piena d'acqua, circondata da capelli corti e ispidi, che caratterizza i kappa, capricciosi folletti che vivono in laghi e fiumi. Ci sarebbe anche il patetico e belloccio Conte Don Giovanni, che ama, ricambiato, Lunedì. Ma per lei l’amore è soltanto una distrazione: ci penserà quando avrà raggiunto il proprio obiettivo. Prima di allora, non se ne parla proprio. La struttura seriale di ogni episodio è piuttosto semplice. Il Pavonputer di Lunedì localizza l’epoca (o l’opera letteraria) in cui si trova il Cosmopavone sotto mentite spoglie. Domenica intercetta le informazioni con i suoi poteri telepatici ed entrambi i gruppi partono a bordo delle rispettive macchine del tempo. Trovano il magico pennuto, che però scappa. Arriva il momento dello scontro robotico. Beppe, a insaputa di Tina, si trasforma (con una procedura surreale) nel guerriero Yattodetaman. Indossa un costume rosso, bianco e blu e ha per simbolo una rosa. La sua comparsa è preceduta dal suono di un flauto, e seguita dalla solita frase di presentazione: Con un balzo attraverso il tempo, io, il paladino del mondo intero, sono arrivato, pronto a difendere la giustizia! Lui e la ragazza – già cotta persa – evocano il robot senziente (e trasformabile) King Star – detto anche Ipergenio – attraverso una formula a due voci: Su, aprite, segreti e misteri! Per vedere nuovi sentieri! Vieni, vieni, King Star: vieni in aiuto col tuo da far! (la parte finale si alterna con King Star: solo tu ci puoi salvar! o, ancora, Ipergenio, vieni in aiuto con il tuo ingegno) Dopo di che, aprono con una chiave un lucchetto a forma di cuore. Da un cancello apparso in cielo esce il robottone, che risponde: Chi mi ha chiamato? Sono stato evocato dal coro di due voci e per questo vengo in loro aiuto (oppure per questo sono venuto). Più avanti, la frase si ferma a Sono stato evocato. Lo pilota Yattodetaman, la cui presenza, a dire la verità, sarebbe inutile. Le armi sono poche – tra esse non manca la spada – e prive di comando vocale. Nei momenti critici, con un fischio, il robot stesso richiede l’intervento del fedele destriero Sagittarius, che può anche trasformarsi in carro armato. Non si capisce, però, come faccia King Star a trovarsi in difficoltà. I robot di Settembre hanno un aspetto ridicolo. Per idearli si ispira a qualunque cosa: figure della cultura tradizionale giapponese, serie animate (sempre giapponesi), lo sport (uno di essi è identico al lottatore di catch Abdullah The Butcher), la letteratura, e chi più ne ha, ne metta pure. Sono tutti componibili: da un grosso contenitore con le gambe escono i singoli pezzi, e si costruiscono da soli. Li crea – risparmiando sui materiali – il fabbro ferraio di Calendar. Combattono esattamente come Yattacan in Yattaman: scagliando addosso al nemico piccoli e numerosi robot. Anche Settembre e Lunedì adotteranno una formula rituale a due voci: Piripì piripò che ne so vincerò forse sì chi lo sa e insieme le battaglie son tante vieni avanti macchina gigante. Subito dopo, fanno baciare due maschere – una maschile e l’altra femminile – da cui parte un cuoricino d’energia che attiva l’automa. Dall’episodio numero 21, gli scontri diventano più impegnativi. I robot nemici cambiano design e diventano credibili, impiegando armi vere e proprie. Le battaglie sembrano avere cadenza settimanale, proprio come la trasmissione degli episodi in Giappone. Ogni volta, infatti, Settembre esclama: «Ecco la sorpresa della settimana!». Durante i combattimenti succede di tutto. Presenza fissa, il mitico telecronista Nando Martellotti (abbigliato in tema con l’epoca nella quale, di volta in volta, si trova), assistito – a partire dall’episodio 14 − dall’altrettanto mitico Elephant Cameraman, un uomo gigantesco che non mostra mai il viso. Ci prova nel cinquantunesimo episodio: gira la telecamera verso di sé, ma l’unica cosa che vediamo, sono due narici enormi. Dopo di che, sviene. Gli interventi esterni sono spassosi: la scala musicale dei ranocchi, la comparsa del terribile “maialino portafortuna”… Prima di dare inizio alle ostilità, Settembre chiede un pronostico a Teru Teru Bozu. Si tratta di una bambola di pezza (o carta) tipica del folclore nipponico. Viene appesa fuori della finestra per tenere lontano Amefushi, lo Spirito della pioggia, considerato “nemico” dei bambini perché non permette di giocare all’aperto. Qui ha la funzione opposta. Lunedì e i suoi invocano l’«oroscopo della bambola preveggente». Da essa parte uno zoccolo. Se, cadendo, si capovolge, la sconfitta è sicura. Ovviamente, non cade mai nel verso favorevole. Ma la sfortuna c’entra poco: perdono a causa di alcune imprevedibili disfunzioni della macchina, o per colpa di Settembre, che si distrae o commette un clamoroso errore in sede di progettazione. Alla fine, del robot nemico rimane solo la cabina di pilotaggio. King Star si appresta ad assestare il colpo di grazia, ma i quattro malandrini fingono d’essere pentiti. Tanto fanno e tanto dicono, che lo impietosiscono. Il robottone si ferma: «Io combatto la malvagità, non chi commette il male». Gira i tacchi e li risparmia. Lunedì e i suoi abbassano la guardia e iniziano a sfotterlo. Lui sente, perde le staffe, torna indietro e distrugge i resti del loro automa, senza, però, ucciderli. Rimangono mezzi nudi (soprattutto Lunedì, di cui si vedono spesso e volentieri i seni) e bruciacchiati. Ogni episodio si chiude sulle parole del narratore: Dove sarà, domani? Nel futuro o nel passato? Cosmopavone, cosmopavone: dove sei? Qualcuno di voi, amici, l’ha per caso visto? Con una leggera variante: Il Cosmopavone è un uccello capriccioso. Dove volerà, domani: nel futuro o nel passato? […] Dove sarà il Cosmopavone? Qualcuno di voi, amici, non l’ha per caso visto? Il finale si svolge nel Regno di Calendar. Scopriamo che il Cosmopavone è controllato da un ometto grinzoso chiamato Dara. Lo ha fatto inseguire da Domenica affinché crescesse nel corpo e nella mente. Ma Lunedì, con uno stratagemma, cattura il Cosmopavone: il fratellino Sabato diventa così il legittimo successore al trono. Proprio mentre sta per procedere alla sua incoronazione, il magico uccello si libera e va da Domenica, la quale invita la popolazione a rifugiarsi sul Monte Suza perché sta per succedere qualcosa di terribile. Calendar è sconvolto da una terribile eruzione vulcanica. Penseranno Yattodetaman e King Star a neutralizzare la minaccia. Dara considera conclusa la missione: alla sua pupilla spetterà il compito di ricostruire il regno. I due ragazzi tornano nel loro tempo. Tina vorrebbe sposare il suo eroe, ma deve accontentarsi di Beppe. In caso contrario, la loro discendente non potrebbe nascere. Non si spiega come mai il ragazzo non le sveli la sua identità segreta: è forse il primo caso di mancato riconoscimento finale, trucchetto sul quale sono costruite molte serie animate giapponesi. A parte che lei è anche poco sveglia, perché, in fondo, voce e aspetto non cambiano molto. Problema suo. In chiusura, la solita voce torna a chiedersi dove cappero sia il Cosmopavone. Prima di concludere, merita di essere segnalato l’episodio numero 40. I protagonisti si trovano in teatro e si comportano come gli attori di una commedia. Tra il pubblico si vedono i personaggi di tutte le Time Bokan, comprese quelle mai trasmesse nel nostro paese. Autoreferenzialità comprensibile, dato che sono state tutte realizzate dalla medesima casa di produzione: la Tatsunoko Production.
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