Tumgik
#easy rider o.s.t.
diceriadelluntore · 1 year
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #274 - AA.VV., Easy Rider (O.s.t.), 1969
Le storie di musica di Maggio le ho scelte pescando da un oceano immenso: le colonne sonore. Sono comparse già in passato in questa rubrica, ma non in senso organico. Nemmeno stavolta sarà possibile essere esaustivi, occorrerebbero centinaia di domeniche, ma ne ho scelte 4, particolari, dove il rapporto con la canzone rock è decisivo, anche e soprattutto come genesi dell’intero accompagnamento musicale al film. Easy Rider era uno slang un po’ sboccato per definire un playboy, ma dopo che Dennis Hopper decise di usarlo per il titolo del suo primo film, è divenuto sinonimo di motociclista, che vive la vita in libertà da antieroe. Hopper insieme a Peter Fonda firma la sceneggiatura di uno dei più grandi film degli anni ‘60, manifesto della stagione hippie americana, e nel 1969 esce nelle sale Easy Rider (che in italiano ha un sottotitolo Libertà E Paura): Wyatt e Bill, dopo avere trasportato un carico di cocaina dal Messico agli Stati Uniti, investono parte del guadagno in due motociclette nuove con l'intenzione di attraversare il paese, dalla California a New Orleans, per andare a vedere il carnevale. Le due moto, Captain America che aveva la bandiere a stelle e strisce sul serbatoio, e Billy Bike, che aveva il motivo a fiamme, sono i due nuovi carri della frontiera, in un viaggio dove i nostri sono visti sempre di cattivo occhio, vengono arrestati, incontrano altri personaggi bizzarri (come George Hanson, interpretato da un leggendario Jack Nicholson), sperimentano le droghe, un finale tragico (che lascio a chi non ha visto il film di scoprire). Hopper si dice che volesse in un primo momento usare come commento sonoro le canzoni che passava la radio mentre era in lavorazione in film. In un secondo momento, vennero contattati  Crosby, Stills, Nash & Young, ma non si fece più nulla. Peter Fonda chiese al suo amico Bob Dylan di usare It’s Alright Ma (I’m Only Bleeding) per una delle scene decisive, ma Dylan declinò (per poi cedere all’utilizzo in un secondo momento), e leggenda vuole che scrisse su un foglietto questi versi: ”The river flows, it flows to the sea/Wherever that river goes, that's where I want to be/Flow, river, flow” con questo consiglio “Portalo a Roger McGuinn”. Fonda così fece e McGuinn scrisse Ballad Of Easy Rider, partendo da quel verso, che divenne la canzone colonna portante del disco. Hopper, che in verità all’inizio aveva problemi di bugdet, cerco di limitare le canzoni. Ma il film, che ebbe successo incredibile fin da subito, spinse la ABC Dunhill a pubblicare la colonna sonora. Dato l’alone mitico della pellicola, finì che le canzoni in essa contenuta diventeranno altrettanto mitiche: caso emblematico furono i due brani scelti degli Steppenwolf, The Punisher ma soprattutto Born To Be Wild, una delle prima canzoni proto metal, uscita un anno prima (1968) nell’album d’esordio della band e che è associata ormai a qualsiasi viaggio su una autostrada un po’ libera. Hopper scelse la magia di Hendrix, nella suggestiva If 6 Was 9, da Axis: Bold As Love del 1967, dove la chitarra di Jimi sembra un uccello magico spaziale nel finale, e poi altre chicche della stagione psichedelica musicale: il folk psichedelico dei The Holy Modal Rounders con If You Want To Be A Bird (Bird Song), l’ode all’erba di Don’t Bogart That Joint dei Fraternity Of Men (che fu il nucleo primitivo da cui poi nacquero gli stupefacenti Little Feat), la musica da carnevale di Kyrie Eleison/Mardi Gras (When The Saints) degli Electric Prunes che inizia come il kyrie delle messe preconciliari. Chiudono il tutto la ripresa di McGuinn di It’s Allright Ma (I’m Only Bleeding), i Byrds, che rifaranno come singolo di successo Ballad Of Easy Rider, che riprendono con garbo Wasn't Born To Follow (del magico duo Carole King/Gerry Goffin) e uno dei brani simbolo degli anni ‘60 della stagione americana, The Weight de The Band, che nel film è nella versione originale della mitica band canadese, nel disco è cantata da un gruppo che si chiama Smith, perchè la Capitol Records che aveva i diritti non li cedette per la colonna sonora su disco. Il disco fu anch’esso un successo, arrivando al numero 6 della classifica di Billboard e diventando disco d’oro nel gennaio 1970. Il film, che vincerà due premi Oscar a Nicholson come attore non protagonista e per la sceneggiatura originale, finirà per creare due archetipi: uno dal punto di vista visivo, l’altro sullo stesso uso della musica per i film, contribuendo anche all’idea stessa di una certa America, che continua ancora oggi a suggestionare, a confondere, ad affascinare ed impaurire.
11 notes · View notes