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#ector atlas kelley
eleanordahlia · 5 years
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     👑     —    𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚   &   𝐞𝐜𝐭𝐨𝐫 𝐚𝐭𝐥𝐚𝐬      ❪    ↷↷     mini role ❫      green            island      18.05.2019  —  #ravenfirerpg
Un'ossessione, una delle forme più comuni in psicologia, era ciò che aveva colpito la mente della Janssen. Pensieri, immagini avevano un unico comune denominatore ed era la persona che lei stessa stava attendendo nell'ingresso di quel centro estetico. In psicologia le ossessioni rappresentavano più comunemente i pensieri o le immagini mentali egodistonici che si presentano insistentemente e senza adeguata motivazione alla coscienza dell’individuo, eppure la mente razionale di Eleanor sapeva il motivo che stava dietro a tutto ciò. Ector Kelley l'aveva vista durante la nebbia tossica che s'era abbattuta su Ravenfire, aveva visto la sua efferatezza, il suo essere così tanto fredda eppure non ne era spaventato, anzi. C'era qualcosa in lui che spingeva l'esperimento ad essere non indifferente, a spingersi oltre quel limite che sempre s'era fissata e soprattutto quella curiosità che la teneva sveglia di notte nel chiedersi chi fosse davvero. I messaggi che si erano scambiati erano stati intensi per alcuni punti di vista, scaltri per altri, ed ancora avevano suscitato anche un altro tipo di interesse nella Janssen, ma quel pomeriggio era un vero e proprio appuntamento. Tacchi altri slanciavano la sua figura, pantaloni aderenti fasciavano le sue curve prima di voltarsi in direzione della porta e osservare quella testata di ricci avanzare verso di lei, con quel sorriso che le avrebbe sciolto qualcosa di molto più profondo.
Ector Atlas Kelley
Ha sempre saputo di avere fascino ed è ancora più consapevole di riuscire a lasciare un segno in qualsiasi persona incontra durante il proprio cammino ma con Eleanor le cose sembrano essere diverse. Più donne l’hanno cercato in modo così insistente ma la Janssen l’ha colpito per ciò che è e che deve nascondere. Il Kelley, più o meno, conosce quasi tutti gli essere sovrannaturali di Ravenfire e di quella ragazza mai ne aveva sentito parlare eppure è esattamente come lui, una Dooddrear arrivata da dove? Tante sono le domande ed Atlas vuole trovare una risposta ad ognuna di esse. In perfetto orario arriva al Green Island pronto ad affrontare quel vero e proprio primo appuntamento in compagnia di Dahlia. « Buon pomeriggio signorina. » Si annuncia così, con voce calda ed un sorriso ad adornagli il viso barbuto.
Eleanor Dahlia H. Janssen
I muscoli delle cosce tiravano, quelli dei polpacci erano rigidi per quei tacchi così vertiginosi che le davano quell'altezza in più da poter guardare negli occhi il suo interlocutore ma non abbastanza. Le labbra scarlatte erano torturare da quella dentatura perfetta che ora affondava nel labbro inferiore. Si sapeva, gli occhi dovevano avere la loro parte ma c'era qualcosa in quella creatura sovrannaturale che ora la stava scrutando con minuzia. La Janssen lasciò scorrere gli occhi sulla sua figura, le spalle larghe, il petto ampio e la vita stretta che portava ai tronchi delle due cosce. Si ritrovò a sospirare silenziosamente lasciandosi però prendere da un'espressione facciale che non nascondeva affatto quanto apprezzasse la vista. « Ector Kelley... » Pronunciò il suo nome gustandoselo come la prima volta al Long Night, ma questa volta con gli occhi ancora più aperti. Non era passato inosservato il fatto che si stessero studiando a vicenda, ma il pensiero dell'esperimento era ancora lì, come diavolo aveva fatto l'uomo a vederla? Che fosse in qualche modo alleato dei Dottori? « A quanto pare siamo pronti a spogliarci... e lasciare che siano le mani a fare il grosso del lavoro, no? »
Ector Atlas Kelley
« Ti piace proprio dire il mio nome e cognome, Mh? » Ghigna Ector e con uno sguardo fugace ma attento squadra la figura di Eleanor soffermandosi su quegli abiti che le mettono in mostra le curve e quel fisico scolpito che ella sa di possedere. Lui, quel giorno, indossa una semplice t-shirt ed un paio di jeans slavati, un outfit che gli piace molto indossare nel tempo libero e, sopratutto, quando è esente dai mille impegni lavorativi e non. « Io sono sempre pronto a spogliarmi. » Aggiunge poco dopo aprendo la porta della spa, luogo scelto dal Dooddrear per quel loro primo appuntamento. Nulla farebbe presagire alla ragazza che, quel incontro, è dettato anche dal fatto di Atlas nel scoprire la verità sulle di lei origini.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Il ghigno che aveva mostrato Ector avrebbe potuto far sciogliere ai suoi piedi fin troppe donne, eppure Eleanor era attratta da lui non solo per il bell'aspetto ma per ciò che nascondeva. Che cosa sapeva davvero di lei? E soprattutto quell'aura di pericolo che lo circondava avrebbe potuto davvero travolgerla? L'esperimento stava correndo sul filo del rasoio e la possibilità di farsi realmente male era più vivida di quanto non volesse ammettere, ma ora che aveva cominciato, perché avrebbe dovuto smettere? Gli occhi della Janssen scivolarono sulla sua figura e l'espressione lascva sul suo volto era la prova che entrambi desideravano ottenere. « Mi piacerà ancora di più quando lo urlerò... » Si voltò in direzione della porta che l'uomo aveva aperto poco prima ed avanzò con una falcata. Era incurante dello spazio circostante, l'attenzione era tutta diretta al Kelley, e ancora quella battutina ebbe il risultato di sfidarla. « Atlas... A quanto vedo però sei ancora troppo vestito per i miei gusti. Credo che gli spogliatoi ci stiano aspettando, no? Non mi è mai piaciuto perdere tempo... E' deludente, non trovi? »
Ector Atlas Kelley
Quello è un chiaro invito a portare quel loro appuntamento per oltre a dei semplici massaggi ma di questo Ector non si preoccupa, non si è mai tirato indietro e del sano sesso non l’ha mai rifiutato a nessuno ma con quella ragazza è diverso, ha davverointenzione di scoprire cosa si cela dietro quel bel faccino e dai modi eleganti e forse un po’ troppo snob. « Se vuoi fare sesso con me potevi dirlo subito, sai? Avrei risparmiato su questa uscita. » Il tono di voce di Ector è divertito ed per condire questa battuta le dona anche un occhiolino, oltre che un ampio sorriso. « Perdere tempo può essere deludente ma può anche aumentare sia il piacere che il desiderio. » E detto ciò si avvia verso lo spogliatoio pronto ad indossare “ abiti “ più consoni a quel posto.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Sbuffò quasi l'esperimento, ritrovandosi a scuotere il capo ma con quel sorriso sulle labbra che sapeva poteva dare ai nervi. Il sorriso saccente, beffardo sulle di lei labbra faceva apparire la Janssen quasi antipatica, ma nessuno realmente aveva mai provato a comprenderla. V'era qualcosa di diverso nel ragazzo che la spingeva verso di lui, ma quella paura che mai avrebbe fatto vedere ad alcuno la faceva rimanere appena titubante. « E perdermi la possibilità di un massaggio? No grazie... » Umettò le labbra quando si voltò in direzione della porta degli spogliatoi. Avanzò così di un paio di passi prima di bloccarsi e girare solamente per un momento il capo e lanciargli così una lunga occhiata. « Preferisco, comunque, fare le cose con calma, vedere fin dove sai spingerti e osservare come sai ingannare questa attesa... Eccitante. Vedremo che cosa sai fare, e riguardo al sesso... Beh, tempo al tempo. Sono curiosa di sapere come saprai aumentare il piacere e il desiderio, no? » Gli strizzò l'occhiolino e riprendendo la sua strada verso lo spogliatoio femminile. Varcò così la stanza che ospitava gli spogliatoi femminili ed Eleanor adagiò la borsa che conteneva il suo cambio. Si spogliò, tirò su i capelli in una coda alta e con l'asciugamano annodato all'altezza del seno che scopriva le sue gambe toniche, si diresse verso la stanza che avrebbe ospitato il massaggio per l'esperimento e il dooddrear.
Ector Atlas Kelley
« Mai sfidare Ector Kelley, dolcezza. » Replica Ector che, a sua volta, si ritira nello spogliatoio maschile dove si appresta a cambiarsi. Si spoglia degli abiti casual che indossa restando con dei boxer neri ed un asciugamano bianco candido che gli copre i fianchi. Ama farsi “ coccolare “ ed ama distendere i nervi con un amorevole massaggio. Quel luogo l’ha frequentato spesso anche senza la compagnia di una bella ragazza come quel giorno ma è comunque un cliente abituale. Appena pronto esce dallo spogliatoio e si avvia alla Sala dei massaggi dove Eleanor lo sta aspettando. La osserva con una lieve attenzione senza sembrare troppo invadente con quello sguardo scrutatore e sorride alla piacevole vista. « L’attesa ha ripagato le tue aspettative? » Domanda con un sorriso mentre la invita ad entrare nella saletta con i lettini per i massaggi.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Quelle semplici cinque parole ebbero il potere di incendiare l'animo dell'esperimento che si ritrovò a fantasticare con la mente. Gli sguardi che si lanciarono poco prima che entrambi sparissero all'interno dello spogliatoio erano piuttosto eloquenti, tuttavia la di lei risposta si sarebbe fatta attendere il tempo di levarsi tutti gli abiti di dosso. Una volta uscita vestita con la morbidezza di quell'asciugamano che avvolgeva le sue curve sinuose, attese non più di qualche istante prima che il petto ben scolpito di Ector fosse davanti a lei. Ogni muscolo sembrava essere disegnato e scolpito ed improvvisamente la bocca della Janssen fu decisamente più asciutta. Si ritrovò così ad umettare le labbra cercando invano quella salivazione che sembrava essere scomparsa. Un sorriso malizioso che ricordava quello del primo incontro velò le sue labbra prima di rispondere. « Direi di sì, soprattutto perché apprezzo molto ciò che i miei occhi stanno guardando... » Confessò prima di avvicinarsi ai due lettini paralleli che occupavano gran parte della stanza. Erano bastate non pià che un paio di falcate ed ora le cosce nude s'appoggiavano alla pelle del lettino, sciolse così il nodo dell'asciugamano che aveva all'altezza del seno lasciandolo cadere a terra con un movimento deliberatamente sensuale. Lo stava stuzzicando ma non per questo aveva dimenticato nella sua mente quale fosse l'obiettivo. Che male c'era però nel divertirsi e lasciarsi avvolgere da quello sguardo così predatorio che sembrava avere Ector? « Credo di farlo proprio ora, Ector... Ti sto sfidando, no? »
Ector Atlas Kelley
Nonostante anche la vista di Ector sia ben appagata non lo lascia trapelare e mantiene un’espressione composta dinnanzi a quel fisico dalle curve perfette e simili a quelle di una vera dea. Sente lo sguardo di Eleanor su di se e quanto lo compiace talmente tanto che non riesce a trattenere un sorriso soddisfatto di chi ha l’ego ormai arrivato al limite del possibile. « Mai giocare troppo in fretta le proprie carte. » Ghigna appena mentre si bea di quello spettacolo sexy ed invitante e con lo sguardo segue l’asciugamano cadere a terra lasciando in bella vista un seno sodo, nudo, perfetto ed uno slip in pizzo nero a coprirne il basso ventre. Si contiene, si obbliga a non apparire indebolito da ciò che sta osservando e gustando interiormente. « Vai in palestra Janssen? » Ghigna di nuovo mentre si avvicina al proprio lettino e slega a sua volta l’asciugamano legato in vita e restando solo con i boxer neri.
Eleanor Dahlia H. Janssen
L'indecisione non era mai stato un sentimento appartenuto alla Janssen, e anche in quell'occasione l'esperimento si dimostrò sicura di sé, conoscendo perfettamente le reazioni di un uomo. Con qualcun altro non avrebbe osato così tanto, si sarebbe mossa in modo sensuale ma senza mostrare alcunché, ma il dooddrear sapeva toccare i punti giusti, pizzicandola come si fa con una corda di violino. Ma nonostante l'attrazione che ella sentiva verso il Kelley, Eleanor si costrinse a mantenere uno sguardo attento, compiaciuto della vista certo, ma senza tradire quanto lui potesse scavare nel profondo. Era la sua ossessione personale, ma fino a dove avrebbe potuto spingersi? La giovane sbuffò quasi a quella battuta, mostrando un sorriso sghembo, una vera pokerface. « Ho ancora in mano la partita, Kelley... Dal primo momento. » Inarcò un angolo delle labbra alzando poi una spalla in un movimento fluido e allo stesso tempo incurante di quello sguardo che sembrava mangiarla con gli occhi. Era abituata ad essere osservata, studiata con minuzia, ma quello di lui aveva un altro sapore. Il di lei sguardo scivolò sul movimento del dooddrear mostrando quella piccola V che segnava perfettamente quella vita stretta, fianchi perfetti e due lunghe cosce tornite: decisamente un bel vedere, non c'era che dire. Le pupille si dilatarono, chiara conseguenza di ciò che stava osservando, ma nonostante ciò, ella ridacchiò. S'avvicinò maggiormente al lettino che l'avrebbe ospitata, si distese prona piegando così le braccia sotto il proprio capo che volse nella sua direzione. Aveva una visuale perfetta del suo corpo, dei suoi muscoli e quella visione l'avrebbe custodita, ma qualcosa dentro di lei la fermava. Eccitazione, mistero, tutto si mischiava dentro di lei ma quella sua riservatezza sembrava andare in frantumi ogni volta che Ector fosse presente. « Madre natura è stata piuttosto generosa... Con entrambi a quanto pare, ma sì, capita di andare anche in palestra. Mantenersi in forma è come mantenere viva una conversazione, un rapporto, ci vuole impegno e costanza, no? » Affondò i denti nel suo labbro inferiore e nonostante non apparisse turbata dalla sua vista, Eleanor apprezzava non poco quel fisico che si chiedeva che cosa fosse davvero in grado di fare.
Ector Atlas Kelley
« L’unica cosa che hai in mano è la tua convinzione, Janssen. » Non ha mai amato perdere uno scontro e tanto meno uno verbale nei quali vuole e pretende avere sempre l’ultima parola. Se Eleanor vuole giocare, lui giocherà ma sarà lui a dettare le regole, sarà lui a decidere come ella si muoverà lasciandole credere che ogni decisione verrà presa da lei. Si stupirà anche, magari, le farà davvero credere che tutto è accaduto per caso ma alla fine della partita ci sarà un unico vincitore e questo sarà lui. Ha capito che la donna nasconde segreti, domande e che ha accettato quel invito per un motivo preciso solo che non ha ancora capito cosa l’ha spinta davvero a pensare di aver a che fare con un principiante. Ella è perfettamente a conoscenza di ciò che Ector è capace e quella notte di caccia è servita ad entrambi per conoscersi meglio e per studiarsi ed è da quella notte che Atlas ha capito di aver a che fare con una novizia, un Dooddrear che ancora non è in grado di capire ed usare al meglio quel gran potenziale che tutti sembrano odiare. L’attrazione fisica è più che palese dato che persino le massaggiatrici si sentono a disagio. Ector sente il profumo di quelle emozioni negative, sente la frustrazione e la vergogna di entrambe per trovarsi in quel posto ed in quel momento e di tutto ciò può solo che gioirne. « Credo che madre natura serva a ben poco Se non si possiede la costanza e la voglia di diventare ciò che si desidera. » Sorride e con un gesto del capo invita le due dipendenti ad iniziare ciò per cui sono pagate.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Peccare di convinzione era uno di quei difetti che aveva impregnato da sempre la vita della Janssen, ma c'era da dire che sapeva perfettamente fino a che punto spingersi. Il fatto che l'uomo di fronte a lei la dia quasi per scontata, la divertì facendole sorgere sulle labbra un sorriso pressoché beffardo. Rimase tuttavia in silenzio, giocando la carta dell'indifferenza, almeno per il momento. Assaporò il profumo di quegli oli essenziali che invadevano le loro narici, socchiuse perfino gli occhi nel godersi quel meritato relax, ma senza dimenticare che accanto a lei v'era un predatore, pronto ad avere l'ultima parola a qualunque costo. Stesa prona su quel lettino, osservava da un'angolazione perfetta il suo panorama, e quella sensazione di disagio provenire dalle dipendenti della SPA era il toccasana che ci voleva. Godettero di quelle sensazioni, e nonostante Eleanor probabilmente non si trovasse allo stesso livello del dooddrear, ella sapeva perfettamente cosa fare. « Quindi siamo d'accordo... » Replicò senza realmente mettere un punto di domanda a quell'affermazione. L'esperimento si lasciò così far avvolgere da quell'attrazione che impregna l'aria, le loro narici e solo quando le due massaggiatrici cominciarono il loro lavoro, Eleanor lasciò andare un sonoro respiro. Quelle emozioni negative, quel senso di disagio che avvertivano entrambi non fecero altro che alimentare la loro attrazione, quell'eccitazione che poteva perfino toccare. « Ed in ogni campo ci vuole impegno e costanza, non solo per vedere i suoi bei addominali saltare a destra e sinistra. Ad ogni modo, se ti limiti solamente alla prima facciata, Atlas... Mi deludi, sai? »
Ector Atlas Kelley
Le loro conversazioni così criptiche farebbero innervosire chiunque dato che, in sostanza, si stanno semplicemente studiando a vicenda senza dire nulla di così eclatante e, chissà, magari di nemmeno così interessante ad orecchie indiscrete come quelle delle due massaggiatrici. Ector riesce a captare la curiosità nel viso della ragazza che si sta occupando di Eleanor ed è così tentato di entrarle nella mente per scoprire a cosa sta pensando che si obbliga a distogliere lo sguardo per evitare di cadere in tentazione e rovinare quel appuntamento che è ancora agli inizi. « Siamo d’accordo, certo. » Risponde con un sorrisetto malandrino mentre socchiude gli occhi per bearsi di quelle mani esperte che gli stanno massaggiando la schiena, ammorbidendone la muscolatura ed eliminando lo stress accumulato durante quei mesi davvero assurdi. « E quale sarebbe la tua prima facciata, Dahlia? Quella della donna vissuta? Quella della mangia uomini? O quella della ragazzina venuta da lontano che è restata affascinata da questa cittadina? » Se Ector si fosse soffermato sulla prima impressione che la Janssen gli ha donato sarebbero finiti a letto, probabilmente, la stessa sera della sagra quando lei ha dato spettacolo di se stessa con quella mazza da baseball tra le mani.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Quello scambio così criptico avrebbe potuto far scappare la pazienza ad un santo eppure le due creature si stavano semplicemente studiando. L'ossessione che Eleanor aveva sviluppato nei suoi confronti aveva raggiunto seriamente livelli altissimi, eppure nella tranquillità di quella stanza, sotto gli occhi delle due massaggiatrici, la Janssen aveva ancora il controllo. Il sorriso malandrino del dooddrear non fece altro che alimentare l'eccitazione dell'esperimento che ora si sentiva quasi scoperta. Le mani della professionista accarezzavano le sue spalle, sciogliendo i punti in cui ne aveva più bisogno, tastavano e spingevano dando sollievo alle spalle della donna che ora si ritrovava ad affondare i denti nel suo stesso labbro. « Sono una semplice ragazza che ama i massaggi, non credi? » Cercò di mantenere un tono di voce naturale, senza che tradisse l'eccitazione che provava, eppure i pensieri che si stavano creando nella sua mente rappresentavano i due completamente nudi intenti nel dare il massimo del piacere all'altro. Ricordava perfettamente il loro primo incontro, da quel momento era cominciato un gioco, una sfida silenziosa in cui mostravano la loro bravura nelle strategie, una partita, tuttavia, che Eleanor voleva ancora giocare. « Le facciate sono fatte per essere distrutte, annientate dal prossimo, fino a che non ne rimane alcunché, esattamente come fa un cane con il proprio osso... Quale secondo te più mi si addice? La mangia uomini? Credo che se così fosse io e te saremmo finiti a letto insieme tanto tempo fa... » La punta della lingua saettò sulle sue labbra disegnandole, mentre quello sguardo che non perdeva nemmeno un dettaglio si soffermò sul suo viso, e quell'espressione protagonista dei sogni più spinti.
Ector Atlas Kelley
Purtroppo i loro discorsi non possono essere diversi da ciò che esce dalle loro labbra. Non possono lasciarsi sfuggire nulla di compromettente, in quella stanza sono presenti due ragazze, per lo più umane e completamente all’oscuro del esistenza del mondo sovrannaturale, che non possono di certo diventare complici dei pensieri dei due Dooddrear. Ector continua a farsi massaggiare, deve rilassarsi, è quello lo scopo di quel appuntamento no? Ovviamente vuole scoprire molto di più su quella ragazza ma se il tutto è condito da del sano relax sarebbe risultato molto meglio. « Tutti amano i massaggi ma, a prima vista, avrei detto che sei una ragazza che ama gli sport che implicano l’utilizzo di mazze. » Ed ecco che ritorna su quella notte, ecco che riporta i ricordi alla sagra del paese dove quasi tutti sembravano completamente privi di senno e di volontà propria. Se Eleanor fosse stata davvero così pericolosa e psicopatica avrebbe dato spettacolo sempre e non solo in quella occasione. C’è qualcosa sotto ed Ector è davvero tentato di scoprire cosa, ovviamente usando le adeguate accortezze per evitare di finire in guai che non saprebbe gestire. « I cani, solitamente, li sotterrano gli ossi. » Replica voltandosi di nuovo verso di lei e in quello sguardo legge chiaramente l’eccitazione che la pervade. « Quella che più ti si addice? Non credo che ce ne sia solamente una ma, quella della ragazza per nulla indifesa che ha trovato la sfortunata a Ravenfire, è quella che ti calza più a pennello. » Ghigna, fiero di quella risposta e consapevole di aver probabilmente centrato il punto più delicato della donna. « E, per precisare la facciata della mangia uomini. Io non sono tipo che si fa mangiare al primo appuntamento. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Istinto e ragione, eppure nella quiete di quella stanza, nessuno dei due poteva concedersi di assaporare il gusto della perdita di controllo. Le due umane presenti sarebbero state un effetto collaterale non da poco, e ciò che avevano inculcato nella mente dell'esperimento era il fatto che dovesse mantenere, sempre e comunque, un basso profilo. Aveva già ceduto una volta di troppo in compagnia dell'uomo che le stava accanto, ma in quell'occasione, l'eccitazione e la brava avevano preso il sopravvento senza alcuna possibilità di fermarsi. E perché poi avrebbe dovuto? Rimase per un momento in silenzio, e il fatto che Ector avesse tirato fuori il discorso della sagra cittadina, rianimò nuovamente l'interesse della Janssen. Ancora si chiedeva che cosa avesse visto, ancora si chiedeva come era successo, ma quella battuta non era stata detta senza cognizione di causa. « Ci vuole maestria anche nel volteggiare una mazza. » Umettò le labbra non distogliendo nemmeno per un momento lo sguardo dalla sua espressione facciale. L'eccitazione che avvertiva si stava mischiando a qualcosa di più torbido, a qualcosa di decisamente più oscuro. « I cani prima rosicchiano e poi forse lasciano il ricordo del loro passaggio sotterrando gli ossi, ad ogni modo, chissà potresti avere ragione come no. » La verità nelle parole di Ector era solamente parziale e il fatto che avesse azzeccato buona parte della sua storia non significava che l'avesse compresa, anzi. Scosse così il capo mentre si lasciò andare ad un lieve gemito di piacere con quella maestria che stava dimostrando la sua massaggiatrice. « E io non apprezzo il tutto e subito. L'equilibrio tra la giusta attesa e fare centro è tutto, ed ecco perché non siamo ancora andati a letto insieme. Sembra però che tu mi conosca più di quanto non dia a vedere, e tutto questo è tutto fuorché una coincidenza. »
Ector Atlas Kelley
Il discorso sta diventando forse un po’ troppo intimo per lasciar quelle due massaggiatrici nei paraggi. Ector non si fida quasi di nessuno, figurarsi di due perfette sconosciute che sicuramente amano il gossip più del loro stesso lavoro; con un cenno appena percettibile della mano destro le invita a fermarsi e ad andare, ringraziandole con un cordiale saluto. « Lavoro impeccabile. Vi ringrazio. Ora ci attende la sauna. » Spiega mantenendo un’espressione rispettosa ed educata mentre si mette seduto su quel divanetto in attesa che le due escano dalla porta riservata al personale. « Ci vuole maestria anche nel volteggiarla senza temere le ripercussioni delle nostre gesta. » Asserisce non appena restano soli ed è certo che nessuno di gradito stia origliando al di là della porta in legno. « Credo che il discorso dei cani possiamo abbandonarlo, non credi? A volte, gli animali, sono molto più intelligenti di noi esseri umani e sanno nascondere meglio di noi ciò che non vogliono far trovare. » Discorsi forse un po’ troppo criptici ma è certo che Eleanor capisca perfettamente dove il Kelley sta andando a parare. « Noi saremmo finiti a letto insieme solo se io l’avessi deciso. Non ritengo di far parte di quella categoria di uomini Zerbino che venderebbero persino la propria anima al diavolo per del sesso. » Ci tiene a puntualizzare sfoderando un ghigno contornato da quella barba un po’ spettinata a causa della posizione precedente. « Non è così difficile capirti mia cara Eleanor e che sia una coincidenza o no dovresti dirmelo tu. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Era bastato un attimo prima di osservare l'espressione di Ector farsi decisamente più concentrata su di lei. Aveva liquidato velocemente le massaggiatrici che in fretta erano uscite dalla stanza, lasciandoli così completamente soli. Non diede nemmeno uno sguardo alle donne che avevano abbandonato la stanza, quello sguardo attento era concentrato su una persona solamente. Rimasta a pancia in giù con le mani sotto il capo e l'asciugamano che copriva parzialmente il suo corpo, aveva girato la testa nella sua direzione. S'era presa così un momento, osservava i suoi occhi celesti dipingersi di una tonalità più scura mentre valutava, nella sua mente, quanto potesse essere a conoscenza. Troppe erano le cose che Ector sembrava conoscere, troppe erano le cose che sembravano essere delle semplici coincidenze. « Sembra che tu sia piuttosto convinto di te stesso, tuttavia le cose si fanno in due... E ricordo come mangiavi con gli occhi il mio fondoschiena quando ci siamo conosciuti. » Replicò con lo stesso ghigno dell'uomo, certa che il Kelley avesse perfettamente chiaro che tipo di donna avesse davanti. Si ritrovò così ad umettare le labbra inizialmente per poi sostituire quell'espressione in una decisamente più piccata, ma con quel sorriso beffardo che dava letteralmente ai nervi. « E sentiamo che cosa avresti capito di me, mh? » Era una sfida bella e buona, ma Ector l'avrebbe accettata? Si voltò con tutto il corpo sul fianco, piegando un braccio su cui resse il capo. Avvicinò l'asciugamano che la copriva fino a coprire così la linea del seno. Si sentiva quasi esposta in quel momento, ma quella curiosità la stava facendo avvicinare sempre di più.
Ector Atlas Kelley
« Purtroppo, o per fortuna, sono sempre stato abbastanza sicuro di me stesso e, come ben sai, le cose belle vanno sempre guardate. Non sei d’accordo? Altrimenti non saprei come spiegarmi quel tuo sguardo sempre posato su di me e sul mio corpo. » È un ghigno quello che compare sulle labbra di Ector, un ghigno compiaciuto di chi sa di aver fatto centro e di aver la vittoria in pugno. Non ha mai negato la bellezza disarmante di Eleanor ma, mai, ha pensato di far terminare quella loro conoscenza tra le lenzuola costose di un grande e comodo letto almeno finché non fosse riuscito a capire con esattezza come ella sia riuscita ad uscire da Ravenfire nonostante la vera natura che nasconde dietro quel bel viso e quel corpo dalle curve perfette. Si alza, ora, non si premura nemmeno di rimettere l’asciugamano attorno alla vita perché sa che l’occhio curioso di Eleanor finirà per posarsi proprio sull’unica parte di lui coperta dai boxer. Con l’indice le sfiora la pelle morbida e vellutata del braccio, sorride, ignora quel seno che si intravede e sposta il polpastrello sempre più su: avambraccio, spalla, collo per fermarsi sotto il mento. Con una leggera pressione la obbliga ad alzare la testa nella di lui direzione anche se sa benissimo che quello sguardo è sempre posato su di se. « Nascondi un segreto. La tua mente è un turbinio di pensieri e di sentimenti che non riesci a placare. La tua anima è dannata, i demoni la stanno logorando così velocemente che prima poi faranno cadere e distruggeranno la maschera da ragazza viziata e perfetta che tenti disperatamente di mantenere. Ma la mia domanda è una solamente. Da quanto tempo è iniziato questo tuo percorso verso gli inferi? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Era una sfida velata quella che Eleanor aveva lanciato a Ector. Sapeva che il dooddrear non avrebbe perso l'occasione di dire qualcosa che avrebbe potuto turbarla, o peggio aprirle gli occhi su quanto lei fosse un libro aperto per lui. Eppure le sue prime parole la fecero alterare, il fatto che fosse stata così debole da far scoprire il suo sguardo, le sue intenzioni, ma Ector aveva qualcosa che la attraeva, che la spingeva costantemente verso di lui. Non si trattava del fatto che lui fosse bello e sexy, ma piuttosto qualcosa a livello inconscio, qualcosa che la stessa Eleanor aveva intravisto grattando la superficie. La Janssen decise di rimanere in silenzio, umettò appena le labbra mentre quello sguardo rimase puntato sul quel ghigno. Quando il Kelley si alzò in piedi mostrando tutti quei muscoli guizzanti, Eleanor dovette mettere a dura prova se stessa per non far cadere lo sguardo su qualcosa che stava decisamente più in basso dei suoi occhi. Lo guardò avvicinarsi, bagnarsi le labbra con la punta della lingua fu l'unico movimento che lei fece. Un brivido di eccitazione cominciò a correre lungo la di lei schiena, scatenato da quel contatto con le loro membra, un piccolo e quasi inesistente contatto: avambraccio, spalla, clavicola per arrivare a quella parte sensibile appena sotto il mento. Qualcosa di più profondo si stava smuovendo in Eleanor, qualcosa che partiva dalla base dello stomaco, qualcosa che nasceva e si muoveva, qualcosa che le aveva fatto perfino inturgidire i capezzoli al di sotto della spugna dell'asciugamano. « Atlas... » Un gemito, un soffio spirato nel silenzio di quella stanza ora pregna di un'odore inconfondibile. Non era un caso che l'avesse chiamato con il suo secondo nome, come lui la chiamava Dahlia, aveva assaporato il movimento della lingua che aveva compiuto per pronunciare il suo nome, eppure ciò che davvero la colpì furono le sue parole. Gli occhi erano agganciati al di lui sguardo, impossibile poterlo distogliere, eppure con un rapido gesto la Janssen afferrò il polso del dooddrear affondando le dita nella sua stessa carne. Cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto lasciare che Atlas continuasse quella battaglia volta a metterla in ginocchio? O avrebbe dovuto combattere come il suo animo le stava suggerendo di fare? Tutte quelle affermazioni erano veritiere, sentiva la sua anima dannata divincolarsi dentro di lei, ma quello sprazzo di lucidità le fece capire esattamente che cosa il Kelley volesse sapere. « Da quando sono venuta al mondo... » Rispose mentre con un movimento languido si mise seduta lasciando che l'asciugamano scivolasse alla base della vita. Seduta con i piedi penzoloni su quel lettino, rimase con la mano chiusa attorno al di lui polso mentre il seno, ormai libero, non nascondeva più la sua eccitazione. Tuttavia, erano ad un bivio in quel momento, ma che cosa sarebbe successo?
Ector Atlas Kelley
È una chiara eccitazione quella che si respira in quella piccola stanza adibita ai massaggi ma Ector è più forte, Ector ha imparato a non cadere in tentazione, ha imparato a controllare se stesso e quegli istinti primordiali che in una bestia come lui sono mille volte più forti rispetto ad un semplice essere umano. Nato preda, nato vittima è lentamente diventato predatore e carnefice e non sarà di certo una donna attraente come Eleanor a farlo crollare. La Janssen può avere il potere su chiunque ma non su quel Dooddrear che la sta sfidando non solo a parole ma anche con uno sguardo glaciale che rispecchia quanto lui si senta sicuro di se stesso. È allietato da quel contatto, ha sempre amato la bellezza e la perfezione e queste sono due caratteristiche che ella possiede, assapora quei movimenti lenti ma decisi di quella lingua che viene passata in modo sensuale su labbra carnose, gesto che non lascia di certo spazio all’immaginazione ed è un chiaro invito ad osare, ad averle. Ed infine avviene quel contatto deciso dove Eleanor prende in mano la situazione, o meglio credo di aver compiuto un atto di forza che dovrebbe impaurirlo ma che lo fa solamente sorridere, ed è in questo momento che il Kelley capisce che con lei può osare fino all’esasperazione. Nemmeno quel nome mormorato fa scattare quel membro ben stretto in boxer attillati seppur egli desideri possederla su quello stesso lettino complice di quel loro incontro. « Dahlia. » Replica con lo stesso tono che ella ha utilizzato poco prima senza però opporre resistenza a quella morsa, non ancora, attende con pazienza finché la risposta che attende giunge carica di menzogna ed è qui che lui rompe quel silenzio con una fragorosa risata. « Ah, mia cara Dahlia. » Aggiunge quando L’ilarità di quelle parole scema a tal punto da farlo tornare serio, impassibile. Predatore. Con un movimento rapido del braccio rivolta la situazione ed ora è lui che stringe il braccio di che piega verso la di lei schiena ora completamente nuda come quel seno che mostra tutta l’eccitazione che è riuscito a provocarle. Si abbassa per recuperare l’asciugamano sfiorandole con le labbra e con il proprio respiro la pancia, l’addome ed il seno fino a ricoprirla come se nemmeno quel gesto sia riuscito a smuoverlo. « Risposta sbagliata mia dolce Eleanor. » Sussurra al suo lobo mettendo più forza in quelle dita che le stanno stringendo il braccio. « Ti pongo di nuovo lo stesso quesito e sono davvero curioso di sapere se sarà l’intelligenza a prevalere sulla stupidità... — sospira riportando lo sguardo in quello di lei — ... da quanto, / Dahlia / ? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Non era raro che la Janssen sfidasse i propri limiti ma mai una volta era stato qualcun altro a farlo, mai qualcuno come Ector Kelley. Fin da quando era venuta al mondo, Eleanor aveva posseduto quella determinazione e quella caparbietà che l'avrebbe portata lontana, ma quando tutto era successo, quando tutto era cambiato nel suo DNA, anche il suo carattere s'era rafforzato. Quel barlume di lucidità che le aveva permesso di mentire al dooddrear era ancora lì, pronto per essere sfruttato e solo quando sentì la forza da lui esercitata, il ghigno sulle di lei labbra diventò decisamente più ampio. Non importava che la vedesse nuda, non importava che vedesse l'evidenza della sua eccitazione, non importava che osservasse l'effetto fisico che lui poteva avere su di lei, Eleanor era stata creata. Uno sbuffo fuoriuscì dalle labbra dell'esperimento. « Atlas, Atlas... » Sussurrò per quanto potesse. Quelle dita callose la eccitavano, il dolore la galvanizzava e quella situazione era di fatto la migliore che potesse desiderare. Aveva sentito le labbra accarezzarle la pelle accaldata, il respiro scivolarle addosso, ma quella forza aveva fatto sì che il calore che Eleanor stava provando, si propagasse anche nella parte più profonda di lei. Con un rapido movimento, la scena cambiò facendo sì che la Janssen dovette tirare in fuori il petto, bloccata da quella presa ferrea, o almeno apparentemente. Il ghigno sulle di lei labbra divenne più ampio, un gemito si elevò nel silenzio della stanza rotto dai loro ansimi, e solo quando fu così il turno della Janssen di stringere maggiormente la presa sul polso di Ector, ella riuscì a scivolare da quella posizione intricata. Avvicinò il volto fino a ritrovarsi a ben pochi centimetri dalle sue labbra, lasciò la lingua seguire il contorno delle proprie labbra, umettandole prendendo così tempo e alzare lo sguardo su di lui. « Sei così accecato da ciò che pensi di sapere... Atlas, poteva terminare in modo nettamente diverso questo incontro... » Con la mano destra tracciò il profilo della sua erezione coperta dai boxer prima di sogghignare e allontanarsi. Raccolse l'asciugamano che prontamente coprì nuovamente il suo corpo nudo avviandosi così verso la porta. Solo quando la aprì, Eleanor si fermò voltandosi ancora una volta nella sua direzione con un'espressione apparentemente seria. « Non si è mai trattato di intelligenza o stupidità, Kelley ma di sopravvivenza. »
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eleanordahlia · 5 years
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.     👑     —    𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄       𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚   &   𝐞𝐜𝐭𝐨𝐫 𝐚𝐭𝐥𝐚𝐬       ❪    ↷↷     mini role ❫       r  a  v   e   n   f   i   r   e       22.04.2019  —  #ravenfirerpg       #fitzgeraldevent #aliceinwonderland
Partecipare ad eventi del genere faceva decisamente parte della vecchia vita di Eleanor, quella fatta di pose e lustrini, di luci della ribalta e soprattutto di gossip. Ma perché non avrebbe dovuto ripercorrere un po' di quella frenesia? Era giunto a casa quell'invito così particolare, e non appena aveva intravisto il dress code, Eleanor aveva sorriso sorniona. Sapeva esattamente che cosa avrebbe indossato. Ella si prese il suo tempo, acconciò i capelli in morbide onde che le cadevano sulla schiena, si truccò con una profonda linea di eyeliner che le valorizzava lo sguardo e indossò quell'abito color carta da zucchero che le stava d'incanto. Ricordava vagamente i colori di Alice, la protagonista del famoso cartone animato degli anni cinquanta, tema centrale della serata. Elegante in quel suo abito lungo, la Janssen avrebbe attirato tutti gli sguardi su di sé, e di fatto ella non aspettava altro. Solo quando l'esperimento arrivò dinnanzi alla magione dove si teneva il party, si concesse un sorriso ed un lieve sospiro. Le labbra color nudo, stranamente, erano increspate, affascinata dai particolari e mentre osservava ogni dettaglio accuratamente studiato. Non si poteva dire altrimenti, i Fitzgerald avevano pensato davvero a tutto. La Janssen rimase colpita da tanto sfarzo una volta entrata all'interno della residenza, osservò i camerieri come fossero finemente coordinati nel portamento ma anche nei colori e solo quando l'occhio di Eleanor cadde sul programma, il suo sorriso divenne più ampio. Sarebbe stata una serata davvero d'effetto. [...] La serata sembrava evolversi seguendo quel fitto programma che immancabilmente portò il bell'esperimento nella parte esterna ad osservare il caleidoscopio di colori che si vedeva in cielo. I fuochi d'artificio scoppiavano, uno dopo l'altro, quando una presenza si fece insistente alle sue spalle. Un sorriso sornione si dipinse sulle di lei labbra mentre parlò.
« A quanto pare mi hai trovato... ancora una volta. »
Ector Atlas Kelley
Ector si muove tra la folla con grazia e con un sorriso tanto falso quanto ammaliante che, a volte, sembra essere lui il proprietario di casa dato che si diletta nell’intrattenere quasi tutti gli ospiti con piccoli aneddoti sulla propria vita o con qualche storiella interessate e divertente avvenuta presso l’officina meccanica. Si sa vendere bene il giovane Kelley che, in quella serata, ha probabilmente accaparrato qualche cliente in più e qualche donna per passare in compagnia le notti future. Nel suo abito che ricorda il cappellaio matto si dirige ora verso l’esterno per osservare quei fuochi d’artificio che segnano la fine della serata sfarzosa dei Fitzgerald, serata che qualcuno si è divertito a rovinare correggendo le bevande. Beh, rovinate.... Ector l’ha trovata un’idea geniale movimentare in quel modo una festa del genere ma ha preferito tener per Se questa sua visione dell’accaduto. « Io trovo sempre chi voglio. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
La Janssen aveva lasciato che il suo tono di voce scivolasse lento nel buio della sera, rischiarata solamente dai fuochi d'artificio che danzavano nel cielo. Un tono roco, ma qualcosa nella presenza di Ector alle sue spalle faceva sì che l'esperimento si sentisse quasi scombussolata. Un angolo delle di lei labbra si alzò formando così un sorriso sornione, come se quel gioco che avevano cominciato fosse più di quanto non volesse ammettere. Ricordava perfettamente ogni momento trascorso dentro a quel locale, il loro primo incontro, sentiva quella sete farsi più avida, la gola diventare improvvisamente secca e un calore addensarsi alla bocca della stomaco. « Ci siamo dati alla caccia, Ector? » Assaporò nuovamente il gusto di pronunciare il suo nome, prima di alzare lo sguardo verso quel caleidoscopio di colori. La serata era trascorsa fin troppo velocemente, aveva osservato come gli invitati si fossero lasciati andare dopo aver bevuto troppo, ma sapeva perfettamente che quel giochetto di correggere i drink sarebbe potuto costare molto caro.
Ector Atlas Kelley
« Nessuna caccia per questa serata se non quella di nuovi possibili clienti per il mio lavoro.... » Non avrebbe mai potuto rovinare la festa dei Fitzgerald, in primis Alyssa l’avrebbe certamente scuoiato vivo e poi non sarebbe stato così stupido da farsi scoprire in mezzo a tutta quella folla. « .... quello vero, ovviamente. Sai, la mia officina ha sempre bisogno di migliorie e questi ricconi sono degli ottimi polli da spennare. » Sorride ad Eleanor e lo sguardo si sposta ad intermittenza dal volto della Janssen al cielo che assume miriadi di colori diversi. Gli sono sempre piaciuti i fuochi d’artificio e anche da bambino si perdeva ad osservarli seppur non ha mai frequentato in prima Linea nessuna di quelle feste che da sempre sembrano voler rallegrare quella strana cittadina. « E se te lo stai chiedendo non è opera mia. » Sa bene che molti drink sono stati corretti e, seppur sia un’idea folle e geniale è ben consapevole che non porterà a nulla di buono.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Un sorriso furbo aleggiò sulle labbra della Janssen che volgeva lo sguardo verso il cielo. Quando le era giunto per posta l'invito a quella festa, Eleanor non ci aveva pensato due volte a presenziare, le ricordava così tanto la sua vita a New York, ma una parte dentro di sé sperava di vedere anche colui che tanto l'aveva colpita. « A quanto pare sembra che tu abbia pensato proprio a tutto... Chissà, magari se qui per lo stesso motivo. » Volse lo sguardo nella sua direzione, incrociando così lo sguardo con quello di lui mentre quella sensazione di calore sembrava non darle scampo. Sapeva esattamente che lei rientrava nei ricconi come lui li aveva definiti, ma sapeva anche che v'era un altro motivo per cui si trovassero l'uno davanti all'altra. Ammiccò, lo stuzzicò con quelle stesse parole, umettando poi le labbra con la punta della lingua e il ricordo del loro banchetto condiviso la colpì con quelle immagini nella mente, ma con assoluto controllo non lasciò trasparire alcunché. « Ne ero certa che non fosse opera tua, ma quella probabilmente di un dilettante. Chiunque l'abbia fatto, lo ha fatto spinto dal desiderio di movimentare le cose ma non sono certa che sia stata la scelta più saggia... »
Ector Atlas Kelley
Ricorda molto bene la serata passata in compagnia di Eleanor, il loro continuo stuzzicarsi, quell’alchimia che si è creata in pochi secondi e quella caccia che ha sfamato entrambi. Rimembra gli scambi di sguardi carichi di eccitazione e follia che li hanno accompagnati per tutta la durata di quel incontro casuale per lei ma probabilmente programmato e voluto da lui. Sorride quando alcuni fuochi di un color rosso vivido illumina i loro volti e si lascia andare ad una breve risata forse anche nata per colpa di tutto l’alcol che ha in corpo. « Il me dilettante di qualche anno fa avrebbe molto apprezzato ma ora ho un’immagine da difendere. » Annuisce poi perfettamente d’accordo con lei, scelta folle ma per nulla saggia. « Noto con piacere che non sei stata vittima di questo dilettante. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Senza accorgersene la Janssen si ritrovò a socchiudere appena le palpebre mentre ricordava con piacere quell'alchimia che s'era creata dal nulla. Era bastato uno sguardo, un drink piuttosto forte e avevano terminato con un banchetto che aveva messo in luce le mostruosità di cui erano capaci. Osservò il gioco di colori dei fuochi d'artificio, gioco che creava ombre sui loro stessi volti, mentre un senso di tensione si annidò nell'esperimento. Affondò i denti nel suo stesso labbro prima di lanciargli un lungo sguardo. « Mi sarebbe piaciuto incontrare il te dilettante, chissà se avrei avuto la stessa verve che possiedi ora... » Sussurrò Eleanor dopo essersi avvicinata in modo da potergli parlare sottovoce. Solo concedendosi quella boccata del suo profumo, nascose poi il sorriso sbarazzino che le era comparso. « Vorrai scherzare... Mantenere le apparenze è sempre stato il mio mantra, e questa sera non è diversa, tuttavia la tua presenza qui fa acquistare alla sera mille punti... » Il tono di voce basso di Eleanor accarezzava le loro stesse orecchie mentre una di lei mano venne allungata per accarezzare il bavero della sua giacca. Lo stava stuzzicando, ma chissà fino a quando sarebbero durati i giochi.
Ector Atlas Kelley
« Oh no, il me dilettante aveva solo tanta voglia di fare casino e di spassarsela in qualsiasi modo possibile. » Si sistema il cilindro che porta sulla testa pensando già a come si sentirà libera non appena potrà toglierlo. « Ero comunque molto bello anche senza barba. » Aggiunge poco dopo con una nota di malizia ed ironia nella voce, dopotutto è sempre riuscito ad avere successo con le ragazze grazie alla bellezza che ha sempre posseduto. « Non è esattamente il mio di mantra, era più del mio patrigno, è grazie a lui se adesso sono qui. » Probabilmente ci sarebbe stato comunque, probabilmente si sarebbe imbucato o avrebbe pregato Alyssa per fargli recapitare un invito ma a lui piace pensare che grazie ad Harrison è davvero una persona migliore.... all’apparenza. Lo sguardo di Ector si abbassa e segue i movimenti delle dita di Eleanor, a quella ragazza piace giocare con il fuoco ed è certo che prima o poi si scotterà. « Sono certo che la serata è così apprezzata grazie alla mia presenza. » Sorride e si sporge verso di lei per poterle sussurrare all’orecchio. « Ti svelo un segreto... sono l’ospite d’onore. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Un sorriso accattivante aleggiò sulle labbra di Eleanor al pensiero del giovane Ector, a come sarebbe stato e a come, nel frattempo, è diventato. Affondò i denti nel labbro inferiore come se dovesse trattenere un gemito, ma lo sguardo attento scivolò sulla sua figura. Il ragazzo era misterioso, audace, ma nascondeva anche una brutalità da cui la Janssen ne era profondamente affascinata. Tamburellò le dita sul suo petto forte, compatto, e quando sentì la sua flebile risposta all'orecchio, il sorriso divenne più sfacciato, ma quelle parole tradivano una certa serietà. « Sembra che tu non ti riconosca alcun merito, ma se sei qui è merito tuo, diversamente di sarebbe tuo padre, no? Ad ogni modo... » Giocò ancora qualche istante con le dita sul suo petto e dovette perfino lasciare andare il labbro inferiore in quella presa per riuscire a parlare. Umettò le labbra e lo stuzzicò ancora una volta. « Mi piacciono i segreti... Sono proprio una donna fortunata, allora. »
Ector Atlas Kelley
« Merito mio, certo, ma è solo grazie ad Harrison se ho imparato le “ buone maniere. “ Qui mima con indice e medio di entrambe le mani le virgolette, sa bene di non essere un perfetto ed elegante signorino di alto borgo, quei posti non sono adatti a lui ma è riuscito a farseli propri grazie alla sua grande voglia di emerge, di diventare ricco e potente. « Avrei tanto voluto averlo come padre ma mi ha solo assunto nella sua officina quando avevo 18 anni. Mi ha cresciuto, mi ha educato e mi ha fatto diventare un uomo. » Ha sempre una buona parola da spendere per Harrison, parole che stranamente gli vengono dal cuore e che non sono intrise di falsità e menzogne. Non sono i soliti falsi complimenti che sparge a destra e a sinistra per acquistare punti dinnanzi a qualsiasi persona e di questo Harrison dovrebbe esserne onorato. « Sarai ancora più fortunata quando scoprirai dei segreti ancora più gustosi. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Eleanor Janssen era da sempre una provocatrice, una ragazza a cui piaceva stuzzicare, soprattutto quando trovava pane per i propri denti e sembrava davvero che l'avesse fatto. I capelli ricci, il colore di quegli occhi che la studiavano e rimanevano in attesa di una sua mossa avevano colpito l'esperimento che tuttavia ora si chiedeva che cosa sapesse davvero di lei. Un pensiero attraversò la sua mente in quel momento di gioco: e se non fosse stato realmente una coincidenza? Scosse dapprima il capo Eleanor, per allontanare quell'assurdo pensiero, picchiettò un paio di volte il petto del dooddrear ed ammiccò. « Un uomo che, a quanto pare, sa che cosa vuole. Ad ogni modo, non ho fretta... la pazienza non mi manca, e quando lo farò, mi leccherò le dita. » Lanciò uno sguardo più che eloquente al giovane, prima di allontanarsi e smettere quel contatto fisico. Affondò i denti nel labbro inferiore e diede ancora uno sguardo prima al cielo e successivamente a Ector. « Ci vediamo... Ector. »
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eleanordahlia · 5 years
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Ector & Eleanor Dahlia H. Janssen 🗓 13/04 ⏰ 22:39 📍 Long Night
#Ravenfirerpg
Predatore Ector posa il proprio sguardo sui presenti di quel locale, tra le mani sorregge un bicchiere di whisky, buona qualità certo, ma nulla a che vedere con ciò che lui è solito assaporare dalla propria collezione privata.
« Fammene altri due. »
Ordina perentorio ma con un quasi amabile ma finto sorriso al barista, ragazzino che non obietta e velocemente lo accontenta. Conosce bene Atlas ed è consapevole quanto può essere generoso con qualcuno che lo asseconda in ogni suo desiderio. È una banconota da 10 quella che lascia scivolare tra i bicchieri ed un occhiolino ciò che accompagna i propri movimenti. Abbandona il bancone per dirigersi al tavolo dove Eleanor Janssen risiede, solitaria.
« Posso unirmi a te in questa noiosa serata? Vengo in pace e con egregi doni per ringraziarti dello stupendo spettacolo della sagra. »
Alza i due bicchieri posandoli sul tavolo, uno ad ogni estremità di esso, prendendovi poi posto. Ector non ama ricevere dei no e le domande che pone sono quasi sempre delle affermazioni.
Eleanor Dahlia H. Janssen
I giorni successivi alla sagra cittadina si erano fatti via via più tranquilli. La follia che era dilagata durante quelle ore era sparita, e ogni singolo abitante di Ravenfire sembrava essere tornato alla vita di tutti i giorni senza alcun ricordo dell'accaduto. Ma non per Eleanor. La Janssen aveva perfettamente preso coscienza del fatto che qualcosa dentro di lei era cambiata, qualcosa a livello genetico, non v'era alcun dubbio, tuttavia la sua mente faticava ancora a lavorarci. Com'era possibile che non ricordasse che cosa le fosse davvero accaduto? Ma nonostante le domande che ancora non trovavano risposta, sentiva che dentro di sé nasceva qualcosa di mostruoso, qualcosa però di estremamente potente. Ricordava l'adrenalina che le scorreva nelle vene durante quelle ore, il panico che leggeva negli occhi di ogni malcapitato, e quella fierezza continuava a farsi strada dentro di lei, tuttavia la parte razionale continuava a ripeterle di stare attenta. Ormai, le sue giornate si ripetevano in un loop senza fine, terminandole il più delle volte al Long Night, il luogo perfetto per smettere di pensare per qualche ora, e quel sabato sera sembrava non essere diverso. Seduta in un tavolino non troppo accentrato ma nemmeno nascosto, Eleanor osservava con curiosità le persone presenti fino a quando un giovane dai capelli corvini non fece la sua apparizione. Ella alzò lo sguardo, inarcando un sopracciglio, chiedendosi chi diavolo fosse e solo quando notò la bellezza e le sue successive parole, un sorriso sornione si dipinse sulle di lei labbra. « E sentiamo, che cosa mi avresti portato? » Domandò divertita. Quelle parole appena menzionate significavano solamente una cosa, il giovane davanti a lei sapeva esattamente che cosa aveva fatto e non ne aveva alcuna paura.
Ector Atlas Kelley
La follia, il caos e la totale perdita di controllo sono tutti elementi che ad Ector sono sempre piaciuti. Con essi ha condiviso gran parte della propria vita e, nonostante ora ne conduca una molto più regolare, non si pente di ciò che è stato e di ciò che ha fatto in passato. La confusione che si è scaturita durante la sagra cittadina ha generato in lui un strano meccanismo come se, i tempi passati, volessero riemergere lasciando spazio al Dooddrear, lasciando fluire quel potere e quella sete di vendetta che con fatica e con l’aiuto di Harrison è riuscito a placare. Sa bene che non può nascondere la propria vera natura e non si vergogna neppure di ciò che è dato che ormai ha piena coscienza delle proprie capacità, capacità che quella ragazza sembra del tutto ignorare invece. Su quei tacchi a spillo e con la pura follia omicida negli occhi ha quasi stregato il Kelley che l’ha cercata per molti giorni finché il fato ha voluto farli incontrare quasi per caso. « Jameson Whisky. Senza ghiaccio. » E con l’indice destro spinge il bicchiere verso di lei, sorride ammiccando porgendogli poi la mano. « Ector Kelley ed è un piacere poterti incontrare di nuovo. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Gli occhi cerulei del giovane che le stava di fronte avevano quella consapevolezza di cui Eleanor ne era attratta. Il fatto che fosse lì, che non avesse paura, era di certo un punto a suo favore. Ricordava esattamente che cosa era successo durante la sagra cittadina, la furia che tempestava dentro di lei, mentre camminava ancheggiando con quella dannata mazza da baseball come fosse la prima delle majorette. Ricordava i capelli sciolti al vento, l'aria di febbraio che sferzava e i suono inconfondibile dei suoi tacchi sul cemento ad ogni passo. Sembrava che ogni ricordo che le fosse appena passato davanti agli occhi mentre il giovane la osservava. Consapevole della sua bellezza, del suo modo di fare affabile e quel sorriso sornione che nascondeva ben più di quanto non dicesse, la Janssen si strinse nelle spalle inclinando di poco il capo. « Scelta interessante... » Mormorò la newyorchese mentre con gli avambracci poggiati sul tavolino in legno, facendo così in modo di mostrare la sua profonda scollatura. Indossava un top nero attillato rifinito in pizzo con una semplice blusa sulle spalle, un abbigliamento che stonava in un certo senso con l'ambiente, ma Eleanor era sempre stata fuori dagli schemi. « Ector Kelley... Credo quindi che la mia presentazione sia scontata, ma sono curiosa di saperne di più, soprattutto perché mi sembra che tu stia come una falena davanti ad una fiamma, avvicinandoti sempre di più... Accomodati. » Ella fece un cenno con la mano e seguì così il suo movimento, e senza nemmeno un istante distogliere lo sguardo dal suo, prese il bicchiere contenente il liquido ambrato e lo assaggiò, lasciando che il liquore le scaldasse la gola.
Ector Atlas Kelley
« Avrei preferito qualcosa di più / sofisticato / ma mi devo accontentare. » No, Ector non è uno che si accontentata ma non può di certo uccidere quel povero barista se quel posto non ha soldi per acquistare del whisky migliore. Le mani posate sul tavolino in legno gli permettono di avvicinarsi sempre di più con il busto, odio le distanze quando non è lui ad esigerle e a dettarle, le dita tamburellano sulla superficie, non è nervoso, sta solamente attendendo che quella ragazza affascinante e misteriosa accetti ciò che Ector aveva già deciso prima di avvicinarsi al di lei tavolo. « Non risulta di certo scontata la tua presentazione, non conosco il tuo nome, ricordo molto bene i tuoi lineamenti e... lo sguardo. » Si accomoda dunque, si siede in modo composto ed educato, Harrison gli ha dovuto insegnare anche le cose più basilare per apparire come un gentil uomo e non un buzzurro come tanti. « Mi piacerebbe conosce il nome del mio personale fuoco, dunque. » Accetta di buon grado le parole di lei, che lui sia una falena avrebbe da ridire ma perché rovinare quella splendida intesa creata tra loro?!
Eleanor Dahlia H. Janssen
Lo sguardo di Ector sembrava volerla divorare eppure quel movimento di Eleanor non sembrò scalfire la sua compostezza. Aveva fatto quel movimento di proposito, sapendo esattamente che il suo sguardo sarebbe caduto, eppure non accadde e una piacevole soddisfazione investì l'animo turbolento di Eleanor. Rimase con il bicchiere davanti alle labbra prima di prenderne un'altra generosa sorsata. Il gusto amaro del liquore scese velocemente, graffiando e scaldando quella gola mentre un calore del tutto diverso sembrava pronto a esplodere. S'allontanò con il busto appoggiandosi allo schienale della sedia prima di presentarsi tenendo nuovamente la mano. Aveva sentito qualcosa prima quando si erano scambiati una stretta rapida, e ora era curiosa di sentire di nuovo quella scossa. « Eleanor Dahlia Janssen... » Quell'intesa che si era venuta a creare scoppiettava tra di loro, crepitava come le fiamme di un camino ma nonostante questo, Eleanor sentiva il bisogno di stare in guardia. Il sorriso affabile, il viso apparentemente angelico era solamente una maschera che la giovane sapeva indossare, ed era anche il motivo per cui così tante persone erano finite a terra dopo averla incontrata: la sottovalutavano. « C'è tempo per avere qualcosa di più sofisticato. » Inarcò appena le sopracciglia regalandogli con un'espressione ammiccata sul suo bel viso, prima di riprendere il discorso con sguardo sempre attento. « Col fuoco ci si può bruciare, ma anche ustionare... e farsi parecchio male, sai? Sono due cose parecchio diverse, un po' come la linea tra piacere e dolore. Eppure sembra che tu non abbia paura, dici di avermi anche visto, di ricordarti di me... per cui illuminami. »
Ector Atlas Kelley
« Piacere di conoscerti Eleanor. » Le stringe la mano, con abbastanza forza da farle capire che non è il classico rammollito nella disperata ricerca di una donna. Porta alle labbra l’esile mano della giovane e le bacia il dorso prima di lasciare la presa. Ector ha notato quella prorompente scollatura ma da buon signore non cede, vorrebbe, ma sa bene che se è proprio quello che vuole lo avrà, in seguito, portando la giovane a dargli ciò che lui più desidera. Non è amante dell’attesa ma essa, molte volte, dona più piacere a ciò che si desidera ed Atlas lo sa bene. « Il tempo non mi manca. » Replica criptico, la mano destra che si stringe attorno a quel bicchiere pieno di liquido color ambrato, le dita che lo avvolgono per portarlo alle labbra guatandone il contenuto. Amaro, forte, corposo. Gusti che lui ricerca costantemente, sapori che sono in perfetta sintonia con il suo essere. « E non temo nemmeno io fuoco, dopo tutto le cose più pericolose sono quelle più piacevoli. » Sorride inarcando appena un lato del labbro, quello sinistro, è interessato a quella conversazione ed è quello che lui ricerca costantemente, persone che riescono a risvegliarli l’interesse. « La paura bisogna saperla domare ma ci vuole tempo per capirla è per lasciarci affascinare da essa. Ti ho vista durante la sagra, ho visto le tue gesta all’insegna della.... » breve pausa accompagnata da un secondo sorso di whisky. « .... follia e del potere. Mi sono chiesto cosa ti ha spinta a comportarti in quel modo? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Ancora una volta quella sensazione scoppiettante si manifestò non appena le loro membra vennero a contatto. Era bastato un semplice tocco, rapido e usuale, e qualcosa dentro di lei s'era acceso come una miccia. Osservò il movimento galante con il quale avvicinò il dorso della mano alle sue labbra ma ancora una volta, Eleanor non dimostrò alcuna emozione sul suo volto. Un lieve sorriso incurvò le sue labbra, dimostrando come riuscisse a mantenere il controllo. Il giovane ci sapeva fare, era innegabile e quella tensione che sentiva crescere alla base della schiena faceva sì che la newyorchese si interessasse ancor di più alla conversazione che stavano intavolando. Era difficile per lei trovare qualcuno che suscitasse il suo interesse, tutti troppo pieni di sé o peggio con poco polso che non avrebbero mai avuto chances con l'esperimento, eppure il giovane stava giocando le sue carte in modo egregio. « Le cose più pericolose eccitano, reclamano attenzione, impegno... ma sono anche quelle che possono distruggerci, Ector. » Pronunciò il suo nome sentendo come la punta della lingua sbatté sul palato mentre avvicinò nuovamente il bicchiere e berne un altro sorso. Sentiva scendere il liquore fin troppo velocemente, ma nonostante questo sapeva esattamente qual era il suo nuovo obiettivo. Leccò le sue labbra carnose gustandosi gli ultimi residui di Jameson Whisky avvicinandosi nuovamente con il busto oltre il tavolo. Puntò gli occhi e questa volta, quegli occhi così scaltri mostrarono non solo potere ma anche eccitazione dopo aver udito la sua replica. « Follia e potere, mh? Devi aver avuto un posto d'onore per avermi visto, eppure, nonostante questo, sei qui davanti a me, avvicinandoti ad un fuoco che può lasciarti ferite che potrebbero non guarire mai, distruggerti perfino... Sei qui. Non importa quali siano state le mie ragioni, il perché a volte è sopravvalutato, siamo vittime dei nostri istinti, il più delle volte, non credi? »
Ector Atlas Kelley
Quelle buone maniere, quel modo di fare accondiscendente e gentile è tutto merito degli insegnamenti del buon Harrison che di certo non ha mai pensato che Ector in quel modo, per ammaliare, circuire e confondere ciò che lui chiama semplicemente “prede.“ Non è cattiveria la sua ma bensì un innocuo tornaconto per ottenere sempre ciò che vuole. Ha tante carte a disposizione, ha tante maschere da mostrare ma chi è davvero Ector ben poche persone lo sanno. Un ragazzo forse troppo problematico, un ragazzo che ha dovuto crescere troppo in fretta e che ha dovuto arrangiarsi per sopravvivere ma preferisce apparire come un uomo con una buona educazione, una bella vita ed un lavoro soddisfacente. Non può negare l’alchimia che si è creata tra di loro, non può evitare di dar peso a quella sensazione quasi elettrica che prova ogni qualvolta si sfiorano ma non può rivelare così presto chi è davvero. No, deve restare il terreno e deve essere certo di chi ha davanti. Un’umana con il vizio di calarsi qualche pastiglia di troppo o una Dooddrear che ancora non sa gestire la sua sete di sangue e di paura?! « Tutto ciò può distruggere e non solo le cose più pericolose. » Dissente da quel pensiero, lui che ha provato sia situazione pericolose che non ha sempre che entrambe potrebbero portare alla distruzione solo che quelle più pericolose sono quelle che valgono più la pena di essere vissute. Quel nome pronunciato sbattendo la lingua contro il palato, il successivo movimentino di essa sulle labbra e quello sguardo sicuro e provocante sono tutti segnali che Ector nota ma che volutamente non vuole cogliere. Deve resistere, deve mantenere la conversazione intrigante senza cadere nel volgare e nel puro desiderio fisico. « Diciamo che il fato ha voluto regalarmi un posto in prima fila ed è proprio per questo che sono qui. » Sorride di nuovo, l’ennesimo sorto di whisky gli bagna le labbra e gli brucia la gola. « Hai ragione, non servono spiegazioni quando è l’istinto primordiale che ci guida. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Ogni sfioramento crepitava tra loro e quella sensazione, quella tensione che si era venuta a creare sembrava scoppiettare sempre di più. Ad ogni sguardo i due sembravano essere sempre più consapevoli dell'altro, eppure Eleanor non è il tipo da affrettare i tempi. L'alchimia, l'intensità di quello sguardo fece sì che Eleanor alzasse maggiormente il suo grado di attenzione, chiedendosi chi fosse realmente Ector Kelley. L'aveva vista, la sera della sagra cittadina, la sera dove tutto era cambiato, la sera in cui ogni cosa sembrava essersi rotta nella sua vita e aver preso sembianze diverse, decisamente più mostruoso, eppure, sotto un certo punto di vista, anche migliori. Nonostante la sua affermazione, Eleanor tuttavia aveva ricordi frammentari di ciò che successe realmente. « Sembra che tu stia parlando con cognizione di causa... » Sussurrò nascondendo le labbra dietro il bicchiere che stava terminando fin troppo velocemente. In quelle parole vi era un fondo di verità, nonostante lo stesse stuzzicando, come lei era solita fare. Fin da quando si era trasferita a Ravenfire, Eleanor aveva tenuto un profilo pressoché basso, eppure il giovane davanti a lei la stava spingendo a giocare una partita di cui ancora non si conosceva il vincitore. Il sapore del Jameson Whisky accarezzava ancora le sue carnose labbra, ma nonostante i suoi tentativi di seduzione, il giovane sembrava essere tutto d'un pezzo. Che fosse realmente così, o semplicemente una maschera come quella che abilmente indossava lei? « ... e che tu sappia ben più cose di me a quanto pare. » Finì il bicchiere dal liquido ambrato facendolo poi sbattere con un tonfo sordo sul legno prima di avvicinarsi questa volta al suo interlocutore. Trattenne il labbro inferiore tra i denti e prese il di lui bicchiere sfiorando le sue dita prima di prenderlo e portarlo alle labbra. « L'istinto primordiale... Non siamo che animali, no? Bestie in preda agli istinti, ai desideri più reconditi, capace di parlare è vero, ma pur sempre bestie in balia dei nostri bisogni, non credi? » Sorseggiò il drink che aveva abilmente sottratto umettando le labbra prima di rimetterlo esattamente nella sua mano e riprendere una posizione pressoché composta. Vi sarebbe stato tempo per lasciarsi andare, ne era certa, ora era tempo di giocare.
Ector Atlas Kelley
Per tutta risposta Ector sorride sornione, un sorriso furbo di chi sa ma ancora non vuole rivelare quei segreti che sembra custodire con egoismo. Non è di certo il tipo di uomo che ama il gossip, certo lui ascolta e parla quando ne trova il bisogno e, sopratutto, quando ha qualcosa che gli torna indietro altrimenti Ector Kelley è semplicemente una presenza che si fa i fatti propri. « Credo che noi siamo più bestie di quanto davvero vorremmo. » Risponde adesso rimarcando la dose e cercando di capire fino a dove davvero si può spingere. Con piacere nota che la scelta del drink è stata molto gradita, lei ha già terminato quel whisky che lui si sta gustando con lentezza, una lentezza che Eleanor prende come un invito ad aiutarlo a finirlo - probabilmente per aver la possibilità di avere un secondo giro, magari a casa sua e con meno vestiti addosso. Con lo sguardo chiaro segue divertito i movimenti della giovane, abile giocatrice ed invidiabile provocatrice. È difficile resistere al fascino che emana ma Atlas ha da sempre rivestito il ruolo di predatore e di finta preda ma / mai / lo è stato davvero. Ora è lui che si morde il labbro inferiore, le dita si stingono attorno al bicchiere e con un unico sorso termina il contenuto, caldo ormai, ancora più aspro da mandare giù. « E penso anche che piaccia ad entrambe essere esattamente come siamo. » Con un leggero tonfo è lui ora che posa il bicchiere ormai vuoto sul tavolo e con un veloce gesto della mano alza indice e medio in direzione del barista. Ultima possibilità per scoprire ciò che l’ha spinto a prendere posto a quel tavolo. Ultima occasione per vincere l’ennesima partita.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Gli sguardi che si rivolgevano i due erano diventati più sfrontati, più accesi e perché no, anche più curiosi. Il giovane che stava di fronte all'esperimento sembrava sapere ogni cosa di lei, la follia di cui era stata vittima, il potere che aveva sentito scorrere nelle vene, ma non sapeva la soddisfazione che ella aveva provato nel sentirsi letteralmente un mostro. Un ghigno malizioso comparve sulle di lei labbra nell'udire la sua replica. Deve tuttavia esserci un motivo per cui è lì, seduto di fronte a lei come se sapesse ogni cosa e quel guizzo di curiosità che avrebbe portato non pochi guai. « Esseri bestiali... Che tuttavia ha il suo fascino, ma non concepibile da tutti del resto. » Stavano giocando entrambi, un vero e proprio testa a testa, ma una sfida che comunque stavano giocando senza sapere esattamente quali fossero le regole. Eleanor era da sempre una calcolatrice, non compieva una mossa senza sapere quale sarebbe stata quella successiva, ed era una provocatrice tanto quanto erano affabili i suoi modi di fare, eppure era divertita, e allo stesso tempo affascinata, da come Ector stesse flirtando con lei. « Mai pensato il contrario, Ector. » Pronunciò ancora una volta il suo nome, ma questa volta fu accompagnato da un movimento lento dei suoi polpastrelli sul dorso della sua mano, lo stesso che aveva sfiorato poco prima nel prendere il suo bicchiere. La Janssen si ritrovò ad umettare le labbra, osservò il suoi denti affondare nella carne del suo labbro desiderando perfino essere al suo posto, ma nonostante ciò, ella non compì alcun gesto. Chi si sarebbe spinto oltre? Chi avrebbe ceduto per primo. L'istinto le diceva di stare in guardia, eppure sentiva il bisogno di spingersi oltre, mentre quella parte, seppur minima di razionalità continuava a ripeterle di gettare la spugna: peccato che non l'avrebbe mai fatto. « Ti piace giocare, Kelley? »
Ector Atlas Kelley
Ad Ector piace giocare, l’ha sempre fatto, sin da piccolo ha imparato il dolce gusto della sfida e di quanto più è appagante un gioco se esso non regole. Nessuna limitazione, nessuna legge e nessuna direttiva ad obbligarlo a seguire un qualcosa che avrebbe reso il tutto noioso e monotono. Il rischio è quello che lui ama assaporare, è il pericolo che vorrebbe temere ma che, purtroppo, lo fa solo divertite spingendolo ad osare sempre di più. Spesso si è detto e ripetuto che sono i guai che seguono lui ma la cruda realtà è che è lui stesso che li insegue come se ne avesse un assurdo bisogno, come se sentisse la necessità di averne per poi scappare via con scaltrezza. Una sfida costante con la vita e con il fato che non potrà sempre essere clemente con lui. « Ciò che la gente non conosce e non capisce non viene mai concepito come qualcosa di positivo o negativo ma solo come qualcosa di sbagliato. » Se la mano destra viene sfiorata dai polpastrelli caldi di Eleanor, le dita della sinistra iniziano a tamburellare sul tavolo. I drink sono in ritardo, odia attendere e si volta quindi di scatto verso il barista che, per sua fortuna, sta già arrivando lasciando la nuova ordinazione sul tavolo, ritirando i bicchieri precedenti. « E a te piace giocare Janssen? » Rispondere ad una domanda con un’altra domanda è tipico di Atlas sopratutto quando vuole evitare una risposta affermativa e quindi, a parer suo, banale. Quella conversazione è tutt’altro che ordinaria ma è un pizzico di mistero che la potrebbe rendere ancora più interessante oltre i loro continui gesti dettati dalla provocazione costante di entrambi.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Fin da quando si era trasferita a Ravenfire tempo fa, Eleanor aveva condotto uno stile di vita piuttosto posato, concentrandosi principalmente sulla sua strada e su ciò che voleva inseguire. Tuttavia nel giro di pochissimo tempo aveva capito che le cose sarebbero cambiate, né in bene né in male, ma solamente sarebbero state diverse. In quel momento, nonostante la folla del sabato sera, sembrava che per loro il locale fosse completamente vuoto, a loro disposizione. Lesse in lui, nei suoi occhi il lampo di una sfida, l'eccitazione che stava provando nel giocare, ma soprattutto nella consapevolezza che nessuno dei due avrebbe seguito alcuna regola. « Il fascino dell'ignoto non è comprensibile da tutti, sai? » Commentò retoricamente prima di continuare quel movimento affabile sul dorso della sua mano. Sembrava quasi a disagio e quel tamburellare le dita sul tavolo ne era la prova che soddisfò in modo ineccepibile la giovane Janssen. Passò la punta della lingua sul labbro superiore prima di inclinare di poco il lato e osservare come i loro drink, ormai vuoti, fossero in fretta sostituiti con nuovi bicchieri pieni. Ella si ritrovò ad ammiccare e senza dare una risposta a parole si allontanò alzandosi e spostando così la sedia su cui sedeva. Prese il bicchiere contenente un nuovo Jameson Whisky e si avvicinò al tavolo da biliardo che sovrastava il locale, meta di fin troppi giovani. Poggiò il bicchiere con il liquido ambrato sul bordo del tavolo verde e non si voltò nemmeno nel vedere se Ector l'avesse seguita o meno, sapeva che era così. Sentì la sua presenza alle spalle mentre afferrò due stecche, levigando la punta con la levigatrice apposita e si girò in modo da appoggiare appena le natiche sul bordo. Incontrò il suo sguardo famelico, senza alcun bisogno di rispondere a quella domanda. Esattamente come aveva fatto lui, Eleanor diede per scontato la risposta, ma nel brusio di quel locale ora avrebbero giocato una partita che avrebbe decretato un vincitore. « Mi piacciono le scommesse... Se vinco io, mi dirai esattamente il motivo per cui sei qui, non credo alle coincidenze, e il fatto che tu mi abbia visto mi spinge a pensare che tu sia per un buon motivo... » S'avvicinò pericolosamente al suo lobo mentre sussurrò quelle semplici parole con un tono di voce affabile e sensuale per poi allontanarsi e osservare nuovamente i suoi occhi. « Se invece vinci tu, Kelley sarai tu a potermi chiedere ciò che muori dalla voglia di chiedermi da quando sei entrato da quella porta venti minuti fa... »
Ector Atlas Kelley
Da quando il barista se ne va a quando Eleanor sparisce dal tavolo passano solamente un paio di secondi, secondi che Ector ha per decidere cosa fare: seguirla e continuare quel gioco o restare al tavolo e porre fine a quella sfida? Tante sono le incognite ma è il tempo che è limitato. Deve scegliere ed anche in fretta. Tutto ciò che fa Ector è abbastanza ponderato ma solo ed esclusivamente in base a ciò che ha poi in cambio ed è certo che da quella ragazza potrebbe avere in cambio tante cose, se non sono risposte di certo avrà altro, qualcosa di più carnale e soddisfacente. La segue, dunque, nella mano destra il proprio picchierei di whisky e la sinistra tra i riccioli castani mentre osserva il tavolo da biliardo maledicendosi di aver accettato quella sfida. Lui non ha la minima idea di cosa si giochi. Sospira appena e come ha fatto poco prima la donna posa il bicchiere sul bordo del tavolo solo dopo aver preso un sorso. Spoglia la giacca in pelle che indossa ed arrotola le maniche della camicia. Ora è pronto a fare una figuraccia ma avrebbe perso con stile, come solo lui sa fare e , dopo tutto, sia in caso di vincita che di perdita avrebbe ottenuto ciò che vuole. « Queste le ho sempre usate per spaccarle in testa alle persone. Vediamo se sono utili anche per giocare a biliardo. » Ghigna, si rigira la propria stecca tra le mani ed imita la Janssen levigandole la punta.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Era una sfida bella e buona, ma Ector avrebbe accettato? Non gli aveva lasciato il tempo di soppesare le due alternative, se lasciarla andare o se seguirla, ma dentro l'esperimento qualcosa si era teso fondendosi con quella consapevolezza che lui ci sarebbe stato. Una volta voltatasi verso di lui, Eleanor aveva sfoderato l'ennesima prova di seduzione, avvicinandosi pericolosamente al suo orecchio dandole così modo anche di assaporare il suo profumo fresco ma allo stesso tempo maschio. La tentazione di infilare le mani in quei ricci e assaporarne la morbidezza era tanta, fin troppa, ma nonostante il desiderio latente ella rimase davanti a lui qualche istante. Era curiosa di sapere il motivo per cui lui fosse comparso alla sua vita, sapeva perfettamente che vi doveva essere un motivo, e sapeva parimente che lui moriva dalla voglia di chiederle che cosa fosse. Con un sorriso scaltro sulle labbra velate da un rossetto scarlatto, allungò la stecca non mancando di sfiorare le sue dita. Il ghigno sulle di lui labbra sembrava dire qualcosa di più, come se stessero intavolando una conversazione silenziosa e solo quando ella si voltò smise lei di parlare. Posizionò il triangolo contenente le quindi palle da gioco e conseguentemente anche quella bianca alla distanza richiesta e con quella posizione non mancò di chinarsi tendendo vertiginosamente anche i pantaloni neri che indossava. Finito di preparare il gioco si voltò nuovamente, con la mano destra prese il bicchiere di whisky portandoselo alle labbra. « Un po' come me nel gioco del baseball... » Sussurrò sapendo perfettamente che Ector avrebbe capito a che cosa si riferisse. Negli occhi del Kelley v'era una luce di sfida, di chi non sapeva perdere, una scintilla che sembrava attrarre la Janssen più di quanto non volesse ammettere a se stessa. Ella s'avvicinò pericolosamente alla figura dell'uomo, che in piedi di fronte a lei, la studiava come un predatore. Peccato che i predatori fossero due in quell'occasione, e chi avrebbe ceduto per primo? Ella gli passò dietro sfiorandolo deliberatamente all'altezza delle spalle, prima di tornare con le natiche posate sul bordo. « Posso darti perfino il vantaggio, Ector... Spacca. »
Ector Atlas Kelley
« Sempre di mazze si parla! » Esclama avendo colto molto bene a cosa si riferisse Eleanor e, nel frattempo, non ha potuto di certo evitare quella breve frase carica di doppi sensi che è certo la donna coglierà senza inutili spiegazioni. Si morde di nuovo il labbro inferiore e cavolo si complimenta con se stesso per tutto l’auto controllo che riesce ad avere di fronte a tanta bellezza. Bellezza unita a provocazione ed eccitazione, un mix letale che avrebbe steso in pochi secondi il vecchio Ector. Se egli fosse stato ancora quel ragazzino scapestrato di un tempo, probabilmente, sarebbe già caduto ai piedi di quella donna dalle curve sinuose e dal sex appeal portato quasi all’estremo. Inutile negare che lo sguardo di Atlas si sofferma un paio di volte su quel fondoschiena fasciato da stretti ed aderenti pantaloni neri, le opere d’arte devono essere guardate e si limita a quello il Kelley nonostante la voglia di posarci le mani, oltre allo sguardo, è molta. « Devo già iniziare a spaccare l’asta in testa a qualcuno?! Credevo volessi una pacifica partita a biliardo. » Sorride e solo in quel momento si accorge che il locale si è riempito. Scuote il capo e divertito si avvicina al banco da gioco e con la punta della stecca colpisce la pallina bianca spostando poi tutte le altre. Avrebbe perso miseramente.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Un sorriso non più solamente velato comparve sulle labbra scarlatte di Eleanor, la quale fu perfino costretta ad affondare i denti nel proprio labbro inferiore per non ridacchiare. Quel semplice doppio senso rimase nell'aria assieme a quella tensione erotica che ora s'era fatta decisamente più insistente. Gli sguardi che si erano scambiati erano decisamente più languidi, eppure v'era ancora in atto quella sfida che permetteva loro di studiarsi prima di poter anche solo cedere agli istinti più primordiali. La Janssen aveva sentito, in ogni singolo istante, il suo sguardo posato sul suo fondoschiena, cedendo seppur per una volta a quell'istinto e quella brama che era comune a bestie e uomini. Una volta accerchiato come una preda, Eleanor aveva fatto ritorno al bordo del tavolo verde, prese il bicchiere con il liquido ambrato bevendone un breve sorso. Questa volta ridacchiò per davvero prima di replicare. « Prima il biliardo, poi passiamo alle cose da grandi... Non sia mai che mi si dica che non sono in grado di divertirmi. » Commentò la Janssen sapendo che avrebbe capito. Aveva passato tutta la sua esistenza in giro per locali costosi, prima di arrivare in quella cittadina sperduta e perdersi completamente. Le cose erano cambiate, erano decisamente diverse, talmente diverse che era Eleanor Janssen era un'altra persona, perfino a livello cellulare. Sentiva la brama di sangue, il gusto amaro di quel liquido vitale, la sentiva crescere nei momenti meno opportuni, ma assieme a quel desiderio sentiva anche la forza scorrerle nelle vene. E se quello che aveva semplicemente sospettato fosse stato vero, quel ragazzo dannatamente sexy era la migliore o peggiore occasione della sua vita. Nelle sue parole v'era una promessa di rissa, di sangue che era certa Ector non avrebbe disdegnato. Osservò il primo colpo mandare in ogni direzione le quindici palline colpite, ma nessuna di queste andò in buca. Staccandosi dal bordo fece il giro posizionandosi dietro alla pallina bianca, si chinò poggiando tre semplici dita sul tavolo verde e prese la mira. « Palla 11 in buca d'angolo. » Il suono della sua voce fu roco, caldo e prima di colpire la bilia bianca si voltò nella sua direzione per un lungo sguardo. Mosse il fondoschiena per distrarlo sapendo che entrambi avevano la mente altrove, in qualcosa che coinvolgeva loro due insieme e decisamente meno vestiti.
Ector Atlas Kelley
La serata si sta volgendo in un modo sicuramente migliore rispetto alle aspettative del Kelley che, chiusa l’officina, come unico scopo aveva quello di bersi qualche whisky in compagnia di qualche amico e concludere la serata a guardare qualche film nella propria abitazione. La compagnia di una donna non l’ha mia disdegnata ma ultimamente sembra che il semplice sesso non riesca più ad appagarlo come un tempo. Lui necessità di azione, di complicità e di sfida ovvero tutto ciò che gli sta dando Eleanor in quelle ore. La palla numero 11 finisce esattamente nella buca che ella ha detto, Atlas non si stupisce più di tanto avendo capito sin da subito che la Janssen fosse decisamente più brava di lui in quel gioco ma, nonostante questo, si congratula con lei con un mezzo applauso, le dita della mano sinistra picchiettano contro il vetro del bicchiere che ha recuperato dal tavolo verde per affogare la propria scarsità del biliardo in un buon whiskey. « Palla nove in nessuna buca. » Riprende lui la parola, ghigna divertito, posa il bicchiere ormai vuoto e riprende l’asta posizionandosi per effettuare il tiro e..... come ha detto la palla 9 non va a segno e lui esulta portando le braccia in alto.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Eleanor era entrata in quel locale con l'intento di passarsi la serata in modo tranquillo, ma quella stava evolvendo meglio di quanto avesse potuto sperare. Difficile era entrare nelle sue grazie, difficile anche saper stimolare quella sua vena pazza che ultimamente sembrava aver preso il sopravvento senza alcun motivo, ma soprattutto difficile era riuscire ad eccitarla con il giusto grado di sfida. Sapeva esattamente come e quanto giocare, quel semplice gioco di strategia e tattica le era stato insegnato da suo padre, e sapeva che alla fine del gioco la Janssen avrebbe ottenuto ciò che voleva. In fondo era un gioco da ragazzi. Attese con pazienza il tiro di Ector e sorseggiò in modo provocante il bicchiere di whisky che stava terminando più velocemente di quanto volesse. Solo quando lo vide esultare, un sorriso questa volta divertito comparve sulle di lei labbra. Ella s'avvicinò cambiando decisamente espressione facciale posizionandosi così a pochi centimetri da lui. Osservò i suoi occhi, le pupille dilatarsi, il sapore del liquore e un qualcosa di decisamente più mascolino che poteva essere solamente il suoi profumo. « Sappiamo esattamente chi sarà a vincere la partita, evitiamo di perdere tempo. » Mormorò trattenendo il labbro inferiore. Si fece appena più indietro, questa volta sedendosi sul tavolo vedere. Poggiò i palmi delle mani sul velluto ed attese, in quella posizione che tradiva la sua tranquillità. « Perché sei qui. Prima mi dici ciò che voglio sapere, prima potremo riprendere la serata, e dedicarci a qualcosa di molto più interessante. »
Ector Atlas Kelley
Forse Eleanor ha ragione e quella sfida è solo una perdita di tempo, tempo ben speso per il Kelley, ma comunque una perdita di tempo. Lo sguardo del Dooddrear si fa più accattivante, più da predatore che sta studiando quella che da quando ha messo piede in quel bar è la propria preda. Si avvicina lentamente posizionandosi a pochissima distanza da quelle gambe leggermente divaricate che alla mente perversa di Atlas hanno solo significati poco casti e per nulla puri. Inclina leggermente il capo, un ghigno fa capolino su quelle labbra che ancora sono bagnate dal whisky che ormai ha finito da una manciata di minuti. Non gli importa se in quel locale c’è altra gente intorno a loro, a lui non è mai importato nulla di chi lo circonda a meno che essi non gli servano per arrivare a qualche scopo che si è prefissato o.... beh, per semplice divertimento. Tutti in quella città sono delle pedine che lui si diletta a spostare a proprio piacimento, lui è il burattinaio che muove quei fili invisibili della vita altrui. La mano destra si sposta così verso il collo di Eleanor, né accarezza la carotide con i polpastrelli per poi stringere tutto l’arto attorno a quel collo esile e moribondo applicandovi una leggera pressione. « Eleanor Janssen cosa sei? » Mormora a bassa voce senza distogliere lo sguardo da quello di lei. « Allietami la serata con una bella notizia, mostrami la tua vera natura. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Quella posizione apparentemente rilassata tradiva una curiosità che era difficile da tenere a freno. Lo sguardo dell'uomo di fronte a lei s'era fatto più accattivante, ed in lui la Janssen lesse gli stessi pensieri che stavano attraversando la sua mente. L'esperimento attendeva la sua mossa, la sua replica, come se in quella posizione fosse lei stessa a offrirsi. Tutto di più sbagliato. Il vociare attorno a loro diventò sempre più confuso, che passò in secondo piano mentre la loro tensione si fece sempre più palpabile. Ella si ritrovò ad umettare appena le labbra, passò su di esse la punta della lingua mentre con uno sguardo predatorio osservò come sarebbe stato magnificamente tra le sue gambe. Solo quando avvenne il contatto, quella presa ferrea alla base del collo, Eleanor si tradì con un sorriso malizioso. Sentì la presa farsi più importante, come se con quel semplice gesto lei potesse soffocare, nulla di più eccitante. Ricambiando lo stesso sguardo, la Janssen s'avvicinò poggiando così parte del suo petto all'avambraccio piegato di Ector. Gli occhi sembravano fusi insieme, e nulla attorno a loro aveva una qualche importanza. Ora si trattava solamente di loro due. « Non hai risposto alla mia domanda... » Mormorò con voce roca, dovuta alla presa ma anche a quella eccitazione che stava scorrendo nelle sue stesse vene. Dentro di sé aveva la consapevolezza che non avrebbe dovuto dire alcunché riguardo alla sua natura, ma ormai l'aveva vista, che scusa avrebbe mai potuto inventare? Inoltre ormai quel contatto era avvenuto, quindi perché nascondersi? Senza nemmeno aver tempo di riflettere, la di lei mano destra andò ad afferrare il suo polso, avvolgendolo in una presa con la stessa intensità, chiuse gli occhi e quando li riaprì posandoli sul Kelley sapeva che avrebbe capito. Una scintilla azzurra colorò le sue iridi, una potenza fisica cominciò a scorrerle nelle vene, un qualcosa che ancora non sapeva controllare ma che a poco a poco stava evolvendo. Ella s'avvicinò maggiormente alla sua figura, azzerando finalmente quella stupida distanza, sentì perfino il suo profumo e con voce ferma riprese a parlare. « E ora... »
Ector Atlas Kelley
Ecco la risposta che Ector ha atteso per giorni, ecco che tutti i dubbi sono stati svelati con un semplice scambio di sguardi e una semplice scintilla azzurra, quel colore che lui stesso ha avuto per parecchi anni e che è riuscito ad abbandonare grazie agli insegnamenti di Harrison. In lui, ora, scorre non solo eccitazione ma anche una grande consapevolezza di aver a che fare con qualcuno come lui, con qualcuno della sua stessa natura e con la quale non avrebbe mai dovuto nascondersi. Sorride, ghigna per quella scoperta e come risposta preferisce non usare le parole ma qualcosa di più efficace, qualcosa che probabilmente li avrebbe legati ancora di più nonostante siano ancora dei perfetti sconosciuti. Chiude gli occhi e quando li riapre le di lui iridi sono verdi, brillano in quel locale dalle luci ormai soffuse ed è certo che Eleanor apprezzerà quella scoperta. « E ora possiamo passare a qualcosa di più divertente. » Mormora all’orecchio di lei con un tono di voce basso e quasi rasente alla follia, è tanto che non libera il suo vere “ io “ ed è certo che Harrison non approverebbe. Si umetta le labbra con la punta della lingua e, dopo aver fatto tornare normale i propri occhi, si guarda attorno per aver la certezza che nessuno ha visto ciò che è successo ma con la speranza di poter mettere a tacere qualche stupido ficcanaso. Bingo. Un omaccione dall’espressione spaventata sta scappando verso la porta, verso una futile salvezza. « È l’ora della caccia signorina Janssen. » E con un movimento veloce del capo indica la preda, quello stupido che sta correndo proprio verso la morte.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Solo quando l'esperimento posò la mano sulla presa che la teneva ferma capì. Fu quasi un momento catartico, nel vociare di quel locale che per loro non aveva più alcuna importanza, immersi in un modo difficile da comprendere. Attese con qualche palpitazione la sua reazione, ma quando i suoi occhi si chiusero e si aprirono fu una rivelazione. Le parole, in quel momento non avevano alcun significato, la tensione che entrambi condividono non era dovuta solamente ad un'attrazione fisica innegabile, ma anche per via di quella natura che solamente di recente Eleanor aveva accettato. Osservò la luce verde dei suoi occhi brillare nell'oscurità del locale, senza dire alcuna parola, ma con una scintilla negli occhi, che non aveva alcuna relazione con la sua natura, l'esperimento seppe che quel momento li avrebbe legati che lo avessero voluto o meno. Inumidì le labbra con un sorriso eccitato sulle labbra, facendo poi un semplice movimento con il busto contro l'avambraccio di Ector che ancora teneva la presa sul collo, ma che nel frattempo s'era avvicinato. Sentì il respiro caldo accarezzarle il lobo dell'orecchio, quelle parole che sembravano un invito solleticavano l'animo sadico della Janssen che non sembrò farselo ripetere due volte. Nonostante quell'attimo durò appena un paio di secondi, fu sufficiente per farla diventare più spregiudicata. Osservò la presa di Ector diventare più fievole ma solo quando vide quell'omaccione scappare, l'istinto della caccia divenne più insistente. « Qualcun altro ha voglia di giocare... » Mormorò in risposta alle parole del Kelley che in un attimo era uscito dal locale per seguire lo sconosciuto. Sentiva la morsa della fame farsi più insistente, più dura e nonostante si trovasse in pubblico, l'autocontrollo che spesso lei vantava stava per avere il sopravvento. Chiuse gli occhi per un momento, un quei pochi secondi per lasciarsi andare all'istinto e mollare qualsiasi cosa per seguire il dooddrear. Con un paio di falcate, Eleanor uscì nel fresco della sera affidandosi ai suoi sensi, per seguire i due uomini. Era attratta da Ector, era innegabile, ma v'era qualcosa di più sadico che la spingeva. Trattenne il labbro inferiore tra i denti quando li raggiunse sul retro del locale, i nervi tesi e quegli occhi che ora era impossibile trattenere. Avanzò lenta con quei tacchi vertiginosi e quando si ritrovò a poche spanne da Ector che teneva per la gola l'omaccione fuggito, l'esperimento si leccò le labbra. « Guarda guarda, una preda fin troppo semplice... Ma per una volta non mi dispiace condividere. »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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