Tumgik
#egomostri
rideretremando · 3 months
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"Ieri sera sono andato a sentire Bifo (gli ho anche stretto la mano, cosa che ancora stamattina, a ripensarci, mi riempie di soddisfazione).
Adesso però mi sto ridicendo in testa tutte le cose che mi sono venute in mente ascoltandolo (come sempre mi succede, perché sono un polemico di merda e sviluppo pensieri solo in maniera parassitaria, quando qualcuno dice qualcosa a me viene in mente qualcosa di opposto o di diverso o di derivativo). Una la scrivo, perché c’entra col mio lavoro di insegnante e con le cose che vedo tutti i giorni.
L’incontro era pieno di vecchi (vecchi forse è troppo sprezzante come parola, diciamo anziani, o vegliardi, o senescenti, anche perché era un ottimo uditorio, composto da persone di buone letture, dal pensiero attivo) nonostante quella di Bifo fosse fondamentalmente un’invettiva contro il pensiero senile, il potere senile, la mentalità del novecento (paradosso denunciato da lui medesimo durante l’incontro: un uomo di 75anni che inveisce contro altri uomini di 75 anni, un europeista che inveisce contro l’europa, un militane che invita alla diserzione, un sostenitore di una lista politica che si augura che la sua lista politica non entri in parlamento ecc, il pensiero paradossale è una delle cose tante cose belle del pensiero di Bifo e ieri è stata una goduria).
Comunque torniamo al fatto che Bifo si rivolgeva alla gioventù, e in effetti l’incontro era stato organizzato da giovani di venti-trent’anni, e alcuni erano in sala ad ascoltare (credo più che altro l’entourage dell’organizzazione, diciamo che su 100 persone ce ne saranno state una trentina sotto i 40, e siccome quelli di questa età non facevano altro che muoversi per la stanza con telecamere, macchine fotografiche, telefoni, treppiedi ecc, ne ho dedotto che molti avessero a che fare con l’organizzazione) e ad annuire o sorridere sornioni a ogni imbeccata dell’oratore.
Gli interventi post-orazione, invece, come c’era da aspettarsi, sono stati monopolizzati da 60-70enni che replicavano al nichilismo di Bifo obiettando con le solite argomentazioni degli attivisti, di chi ha fatto la contestazione, ha vissuto gli anni 70, la speranza, la rivoluzione/il riformismo ecc ecc (nobilissime idee, dico “solite” tanto per spicciarci).
A un certo punto si alza finalmente un ragazzo e sembra la pubblicità delle Vigorsol quando finalmente arriva il fresco e l’aria si muove e suona la sveglia oppure si apre una finestra e una balena si schianta sulla scrivania, e insomma il ragazzo riconduce tutti al centro della riflessione di Bifo, o se non altro alla parte della sua riflessione che era stata negletta dall’uditorio e dagli interventi spontanei: “Siamo di fronte a una generazione [quella dei ventenni] che ha imparato più parole da una macchina che dalla propria madre”. Da questo postulato, a cascata, una serie di corollari: sono “socialmente anaffettivi”, “incapaci di solidarietà” (un po’ come i gatti: imparano a fare le fusa solo se non li togli troppo presto dalla cucciolata), “sono depressi di una depressione non patologica, ma anzi sana, essendo questa il sintomo della consapevolezza: se non fossero depressi sarebbero deficienti”.
Ora, vabbe’, il ragazzo che è intervenuto parlava con vigore e con chiarezza (per me è stato illuminante e allo stesso tempo avvilente accorgermi che anche per parlare serve il vigore della gioventù, anche per dire con la voce le cose in modo semplice ed efficace ci vuole l’energia di un corpo giovane, e che la mente tiene dietro al corpo e viceversa) e anche a me è venuto da applaudirlo fortissimo: finalmente uno che ci riporta al nocciolo della questione.
Bifo, visibilmente soddisfatto dell’intervento, che rimproverava la scarsa presenza dei giovani in sala e motivava il fatto che questi non prendessero parola proprio per conformità con quanto esposto dall’oratore stesso (i ragazzi hanno compreso che disertare è l’unica via, e si astengono, rinunciano consapevolmente, anche a esprimersi, specie in un consesso senile con il quale non condividono più nessun orizzonte), ha rafforzato questo pensiero e si è congedato.
Io invece mi rigiravo in testa il pensiero che per quanto energicamente espresse e teoreticamente ben motivate, avevo ascoltato idee che adesso mi lasciavano un sacco di perplessità che adesso mi dovevo risolvere da solo (lo so che lo scopo di ogni buona orazione è questo, però OGNI TANTO potreste anche prevedere che esistiamo NOI PIGRI).
Voglio leggere il libro di Bifo, perché di sicuro mi chiarirà questi dubbi, il primo dei quali riguarda proprio la proposizione -assioma: “Una generazione che ha imparato più parole da una macchina che dalla propria madre”.
Quando l’avevo sentita dire a Bifo, mi aveva confuso: ero convinto che parlasse della MIA generazione.
Io ho 50 anni, ho imparato più parole da una macchina (la tv) che da mia madre.
Se la mia generazione avesse imparato più parole dalla famiglia che dalla tv probabilmente avrebbe parlato prevalentemente il dialetto siciliano.
Sono anche abbastanza certo che eravamo esposti alla tv (e nella primissima infanzia alle favole ascoltate dai mangianastri, e intorno agli otto anni ai videogiochi, e alle vhs, e poi ai dvd, ecc) per tempi molto simili, se non più lunghi, di quelli cui i ventenni di oggi sono stati esposti al cellulare. Allora come oggi, le famiglie progressiste più avvertite si affannavano a disciplinare il consumo di televisione e videoregistratore e consolle di videogiochi (e poi computer) esattamente come è accaduto alle famiglie degli attuali ventenni con l’uso dei telefoni, dei tablet ecc.
Allora come oggi, il segno distintivo del progressismo di sinistra erano affermazioni come: mio figlio non ha la tv, o guarda la tv al massimo per un’ora al giorno e sotto la mia supervisione, stessa frase che ho sentito e sento dire ai genitori dei miei studenti riguardo ai cellulari, i tablet ecc.
Quindi sì, non dubito affatto che questa generazione di venti-trentenni abbia imparato più parole da una macchina che dalla madre, però dubito seriamente che sia la prima a cui sia accaduto, e dubito anche che sia quella a cui è accaduto in misura maggiore (molti della mia generazione e delle generazioni limitrofe alla mia sono stati letteralmente ALLEVATI dalla televisione).
Certo, può darsi che io stia cogliendo solo la lettera di quanto hanno sostenuto Bifo e il 20enne che ha parlato ieri sera, però appunto, se in questa affermazione c’è uno spirito che va oltre la lettera, lo scoprirò grazie al libro. Questa idea di novità assoluta (la prima generazione che ha imparato più parole da una macchina che dalla madre) ieri ha fatto ha fatto raggiungere al il ragazzo che ha fatto l’intervento una punta di lirismo. Non so se la ricordo bene, ma era una cosa tipo: io non posso nemmeno più guardare il sole come lo guardava mio padre. Qualcosa di simile, insomma, che credo sottintendesse cose come: il mio sguardo è inficiato dalla macchina anche quando mi trovo di fronte a un panorama naturale commovente, struggente, ecc, lo vedo e penso a fotografarlo o a riguardarlo in video ecc.
Ok, verissimo, ma pure questo, boh: è una novità? La mia generazione ha commentato miliardi di panorami e fenomeni naturali con la frase: sembra un film, o sembra Tomb Rider, o sembra finto, intendendole come dei grandissimi complimenti o comunque prendendole per quello che esattamente erano: la prima analogia che ci veniva in mente.
Nemmeno io ho potuto guardare il sole come lo guardava mio padre, e mio padre non l’ha guardato come lo guardava mio nonno.
Aggiungo anche che pure io sono stato depresso, e pure mio padre e pure mio nonno probabilmente lo sono stati, e che nella depressione mondiale e simultanea dei ventenni di oggi forse una novità c’è davvero: la facilità di diagnosi e di ricorso a cure o sostegno mai sperimentata prima nella storia dell’umanità.
Dopo Mark Fisher, l’ipotesi di essere depressi a causa del realismo capitalista si è diffusa tantissimo, però forse è plausibile solo in parte: come in ogni epoca, il capitalismo è di sicuro una delle concause della depressione, la macroeconomia c’entra sempre (e quindi un po’ non c’entra neanche nulla, almeno per chi poi deve curare il disagio, visto che bisogna curare l’individuo, ed è difficilotto guarire il pianeta dal capitalismo spinto).
Quindi non so, vedo ragazzi ogni giorno, e a me non sembrano depressi e nemmeno disperati (vorrei tanto che lo fossero, nel bel senso che ha dato ieri alla parola Bifo) e non mi pare nemmeno che i loro problemi possano derivare dall’avere imparato più parole da una macchina che dalla madre (in un certo numero di casi, I me contro te parlano meglio delle madri, conosco famiglie intere che per esprimersi usano un unico fonema: OHU!, il cui senso e significato dipendono unicamente da intonazione e volume ).
Forse invece vedremo presto una cosa davvero nuova (o almeno “più nuova”) in classe. Provo a dire quale.
Io e i ragazzi che finora ho avuto in classe abbiamo imparato parole da una macchina vecchio tipo. Io e loro abbiamo imparato parole da una macchina dentro la quale c’erano degli esseri umani che parlavano.
I prossimi impareranno parole da una macchina dentro la quale ci sarà UN’ALTRA MACCHINA CHE PARLA.
Se vogliamo guardare ancora più avanti, dentro questa macchina con dentro una macchina che parla, per un certo periodo di tempo ci sarà una macchina che parla attingendo parole dal repertorio umano, ma poi, a un certo punto, ci sarà una macchina che attingerà parole dal repertorio delle macchine.
Personalmente, credo che nemmeno a questo punto potremo dichiarare finita l’umanità, e che nemmeno a questo punto un ventenne potrà lagnarsi del fatto che ha diritto a essere depresso, anzi fa bene, perché se non lo fosse significherebbe che è deficiente. Anche se perfino sulla lagna sospendo il giudizio.
Il ragazzo di ieri sera si è lagnato bene, e per me se ti lagni bene, se ti lagni come Leopardi o come Nietzsche ti puoi lagnare quanto ti pare, anzi: lagnati per favore, che mi fai godere molto con le tue lagne. Se invece ti lagni come Giorgia Soleri, ecco, secondo me è più piacevole per tutti se non ti lagni."
Mario Filloley
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forgottenbones · 1 year
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youtube
Andrew Tate Got Arrested
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friabile · 3 years
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Non sono la ragazza di prima ma taggheresti i blog più belli con post scritti secondo te ☀️
volentieri!! 🌻
@egomostri @yogurtbianco @preveggenza @pessimismostorico @panzerotta @parole-alvento @disabitata @brancam3nta @messaggioinbottiglia @mughettino @arzigogolaando @retro-bottega @sentirsi @mangiaprismi @mafedericascusami @dueali @borbottii @rabbonire @ecchimosi @polpettaikea @pistolaapiombini @polisemica @polpettaikea @risguardi @sillabario @dontworryyhun @icon4 @soffiare @tulipire @t4merici @e-ste-tica @pistacchino @tetraedrica @tulipire @mermaidemilystuff @invariabile @problemino @lemele @allashesaroundme @perpendicolarmente @sbrodolare @devodireunacosa @chiccoduva @chiamatemilaura @cosedipococonto @bruderwald @sciocchezza :)
spero di non aver dimenticato nessuno
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ultimavoce · 7 years
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Intevista a Diego Fusaro: la globalizzazione crea degli "egomostri"
Abbiamo intervistato il #filosofo #DiegoFusaro su alcuni dei temi centrali del suo #pensiero : per molti controverso, ma spesso interpellato.
Diego Fusaro
Diego Fusaro è un filosofo e saggista italiano. Si è laureato in “filosofia della storia” nel 2005 e  in “filosofia e storia delle idee” nel 2007, presso l’Università degli Studi di Torino. Consegue un dottorato di ricerca presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano in “filosofia della storia” e diviene ricercatore a tempo determinato presso la stessa Università.
Dal 2017…
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mariuskalander · 6 years
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Retweeted Diego Fusaro (@DiegoFusaro): Una generazione di selfie della gleba e di egomostri, che accettano con ebete euforia i colpi di stato finanziari voluti dagli euroinomani.
— Mario Calandra (@MariusKalander) May 31, 2018
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rideretremando · 8 months
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"Credere che la più autentica delle verità provenga dalla tua interiorità è l'ultima forma di egoismo. Se uno poi si autodefinisce in un modo ed in un altro a prescindere dai giudizi altrui, è caduto in una forma di narcisismo patologico. Siamo finiti nell'illusione di credere che esista solo la tesi e che l'antitesi sia inesistente. Siamo chi crediamo di essere ed il mondo non produce negatività: ecco la tendenza attuale ed è una pretesa puerile che si disfa del mondo reale."
Daniele Rielli
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rideretremando · 1 month
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Spesso la tivù, per chi vi appare, è una rassicurante e narcisista conferma di esistenza: appaio, quindi sono.
Intendiamoci: lo è anche il giornalismo in generale e la comunicazione in generale - inclusi i social, talvolta. Non si esiste davvero in sé ma solo come specchio: audience, lettori, applausi, like.
La tivù tuttavia porta questa patologia dell'ego al suo massimo.
Talvolta i suoi protagonisti se ne accorgono quando non vi appaiono più: ne ho conosciuti diversi. Alcuni attraversano il dolore della distruzione di quel falso sé e dopo un po' iniziano a vivere veramente, come persone; altri se ne lagneranno per anni, accumulando livori.
Ma sto divagando, perché qui il tema è l'estensione dell'Io quando ancora è una droga. E allora diventa normale che la sovrapposizione di un altro/a allo spazio di estensione del proprio Io sia vissuta come una violenza.
Ovviamente, il vero problema non sono i dieci minuti rubati, ma proprio il fatto che siano vissuti come una riduzione del proprio Io- la cui estensione viene quindi frustrata.
Ho anche conosciuto giornalisti entrati in depressione perché dalla loro rubrica era stata tolta la foto; o era stata messa in un taglio più basso, nella pagina di sinistra anziché in quella di destra - più visibile. Ma la tivù, appunto, porta tutto questo all'acme.
Noi, da questa parte dello schermo, a volte diciamo che la tivù ci fa male; ma non abbiamo idea di quanto male faccia a chi sta dall'altra parte, poveracci.
Alessandro Gilioli
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forgottenbones · 3 years
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"But what happens if YOU get canceled, huh? What if everyone suddenly turns against you and starts shunning YOU?" You kidding? Honestly, *I* can't stand being around myself half the time. If I got shunned, I'd probably be like, "Yeah, that checks out."
— The Emperor's New Groofy Movie (@tonygoldmark)
April 12, 2021
I mean, that's really the crux of this issue, isn't it? People with way-too-high opinions of themselves are most likely to commit shitty, cancel-worthy offenses AND least likely to cope with no longer being liked.
— The Emperor's New Groofy Movie (@tonygoldmark)
April 12, 2021
Yet again, the whiny entitled babies demand that the rest of us grind our ongoing progress to a screeching halt and pander only to THEIR needs. Sorry, ain't got the time.
— The Emperor's New Groofy Movie (@tonygoldmark)
April 12, 2021
I've said it before and I'll say it again: self-loathing is underrated. It keeps people humble. Never trust anyone who doesn't hate themselves at least a LITTLE. Imagine HOW MUCH EASIER life would be if the abusers in your life just had the humility to no longer abuse.
— The Emperor's New Groofy Movie (@tonygoldmark)
April 12, 2021
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rideretremando · 3 years
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"Gli ecomostri sono un problema enorme, ma a volte mi pare che gli egomostri siano persino più pericolosi.
Tra questi possiamo serenamente annoverare un buon novanta percento della gente che governa il pianeta, il novantanove percento degli ultraricchi e un numero crescente di personaggi (Scanzítipi, Burionítipi, Mentanàtipi, Serràtipi... ), gente che s'espande nell'atmosfera riversando una rovinosa mole di diossine, gas serra e metano virtuali: eruttazioni, flatulenze, sfiatanze da cui dobbiamo proteggere i cervelli se vogliamo continuino a respirare e non crepino avvelenati, schiacciati dal peso della boria altrui.
Il problema è che sembriamo circondatə da simili individui ma, credetemi, sono meno di quellə che sembrano. È che impestano l'aria perché puzzano assai e pare di non potersi mai allontanare abbastanza dal loro fetore.
Abbandonateli. Salvatevi. Seguite gente capace di riconoscere gli errori; persone interessate alle verità e all'interesse collettivo al di sopra della vanità e della reputazione.
Le cose vanno male e diventeranno ancor piú drammatiche per molti, dal punto di vista psichico ed economico, cerchiamo vie di resistenza collettive ma, prima di farlo, dobbiamo liberarci da quest'idea tossica che abbiamo della leadership, del merito e della competenza, per cui finiamo per premiare gli psicopatici col comando e la visibilità.
La riconquista della ragione e la capacità di rigenerazione/ricreazione/reincanto del mondo passa pure da qua: dall'abbattimento degli egomostri."
Anna Coluccino
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rideretremando · 3 years
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I miei maturandi, fragili belli e acerbi, non ancora e forse mai egomostri.
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forgottenbones · 3 years
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Scommetto che ci sono egomostri che per giustificare la propria tossicità, il loro fare male tutti i giorni al prossimo, peggio degli idrocarburi che pompiamo costantemente nell’atmosfera, in questo momento si staranno giustificando con frasi tipo: “Beh, almeno non sono mediocre!”
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mariuskalander · 6 years
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Una generazione di selfie della gleba e di egomostri, che accettano con ebete euforia i colpi di stato finanziari voluti dagli euroinomani.
— Mario Calandra (@MariusKalander) May 31, 2018
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