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#emozioni da lacrimuccia
cicofede7 · 7 days
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BUONA LETTURA E SE LO DESIDERATE DATECI SOSTEGNO...❤️⚽
CALCIO: iL PENSIERO IPOTETICO
Estratto dal cap.13
“Niente è più naturale per me.
Volevo giocare a calcio.”
Da che mi ricordi ho sempre e solo colpito la palla con i piedi.
Da bambina in cortile, quando i maschi facevano la partitina di calcio, non vedevo l’ora che la palla uscisse dal campo per essere io a prenderla e calciarla nella loro direzione. Non prendendola con le mani, ma calciandola al volo, di collo pieno. Un impatto bello e preciso, del quale rimanevano tutti stupiti, ed il classico era: “Boia (esclamazione di stupore classica del toscano)! Tira meglio di noi!!”
Questo accedeva automaticamente nella palestra della scuola, nelle ville e nelle piazze.
Anche alle scuole medie,durante l’ora di educazione fisica, quando c’era la partitella di pallavolo, invece che con le mani, ricevevo con i piedi. Niente di più che naturale per me.
Volevo giocare a calcio!!
Negli anni ’80 c’era a Livorno, una squadra femminile di calcio, la ACF che militava in serie C.
Ma purtroppo non avevo fatto i conti con la mentalità (per quei tempi direi quasi normale) di mio padre. Non gli piaceva l’ambiente e giocare a calcio per le femmine non avrebbe avuto senso. Quindi niente da fare.
Fu così che, per rimanere nell’ambito calcistico, mi iscrissi (su consiglio di mia cugina che già lo era) al corso di arbitri Uisp.
Avevo appena 14 anni, e da subito, mi appassionai a questa attività.(...)
10 SECONDI MUSICALI
Era il 1992 (20 anni precisi) quando venni contattata dal presidente di una delle società più blasonate di Livorno al tempo: Il Portuale.
Il presidente, durante il colloquio mi offrì la possibilità di insegnare il mio sogno ai bambini sapendo che amavo quel tipo di calcio.
I bambini di 5 anni, che a quei tempi venivano chiamati le “Nuove Leve”…classe 1987.
Accettai subito, senza un attimo di esitazione: bambini e calcio. Un connubio perfetto per i miei gusti.
Ho tenuto tre anni questo fantastico gruppo di bambini e genitori.
Il ricordo più gratificante che ho di quel tempo, è quello di Simone, un bambino sveglio e con in testa un caschetto di capelli liscissimi.
Eravamo al campo del Carli Salviano, e nonostante fossero ancora piccoli, con l’istruttore dell’altra squadra decidemmo di farli giocare tutti, perché un bambino deve sempre divertirsi e non stare a guardare gli altri, quindi un bell’11 vs 11 e via, con il pallone che rotolava da una parte all’altra del campo e attorno quasi tutti.
Ebbene, galoppò dalla metà campo fino alla porta avversaria, riuscendo a segnare un goal. Corse subito da me alla panchina, ed ansimando, per l’ulteriore sforzo, mi disse.” Katia, il primo goal della mia vita lo dedico a te!!”…mi verrebbe da aggiungere che la lacrimuccia sul mio viso non tardò.
Sono emozioni anche queste, piccole, ma intense. Inaspettate. Noi alleniamo un sogno, un bellissimo sogno, che talvolta premia con diamanti come questo.
Un altro ricordo emozionante di quel periodo, fu fuori dalla Chiesa il giorno del mio matrimonio (1995). Non mi sarei mai aspettata quello che vidi. Mai.
Si presentò l’intera squadra con la divisa di ordinanza, ed anche lì trattenere l’emozione è stato impossibile. Ed infatti le lacrime scesero a dirotto.
Ti trasmettono tanto, il loro essere genuini e sorridenti, ma soprattutto il loro essere bambini. (…)
10 SECONDI MUSICALI
Mi stò ritrovando ad allenare figli di genitori che in passato ho arbitrato, roba non da poco.
Il commento più bello ed originale è quello fattomi da una signora qualche mese fa.
Incontrare le persone fa parte del quotidiano, ma alcune, vuol dire essere al ritmo del mondo che ci circonda.
Incontrai per caso, ed è stata lei a riconoscermi, sul posto di lavoro una signora, che avvicinandosi con il nipote per mano mi disse :” Ciao Katia!”
Rimasi un attimo sbalordita, ma lei incalzò: “ Vedi questa signora? Ha allenato a calcio tuo babbo.
Perché a Livorno il 5&5 è Gagarin, il Ponce è il Civili e l’Arbitro…beh l’arbitro è Katia!"
E mi raccontò che ogni tanto, quando è a tavola con suo figlio parlano di quel periodo e io ci entro come il prezzemolo.(…)
KATIA P. Istruttrice scuola calcio Livorno 9
CAMPAGNA CROWDFOUNDING ATTIVA fino al 10 Novembre 2024
CALCIO: IL PENSIERO IPOTETICO - FEDERICO LO CICERO
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Tagadà di Paolo Zerbini
[Skinnerboox, 2024]
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C'è stato un tempo in cui la socialità non era appannaggio dei social network. Un tempo in cui per essere figo non potevi fare affidamento sui filtri Instagram ma dovevi impiastricciarti i capelli di brillantina, indossare i tuoi jeans Angeldevil e sperare che San Topexan riparasse il viso segnato dall'acne della pubertà.
Anche il rituale del corteggiamento obbediva a dinamiche assai diverse, perché diverso era il palcoscenico. Sto parlando delle giostre delle fiere itineranti che hanno segnato l'adolescenza di chi, come me, l'ha vissuta nella realtà di una piccola provincia. Le giostre erano una sorta di Isola che non c'è, uno spazio in cui gli adulti non erano ammessi e a noi ragazzi era concessa la libertà di fingerci orgogliosamente indipendenti.
Quando mi sono trovato a sfogliare l'opera di Paolo Zerbini Tagadà ho ritrovato tutti questi ricordi immortalati in scatti che sembrano riemergere da un passato lontano. Le giostre sono state per molti il terreno delle prime volte, le prima scappate, i primi baci, i primi tiri di sigaretta. Era lì che potevamo dare libero sfogo agli impulsi che animavano il nostro corpo. Erano un'estensione della nostra cameretta, erano la realizzazione del nostro desiderio di emergere e dimostrarci coraggiosi - maturi. Alle giostre ci si guardava, alle giostre ci si abbracciava. Oggi tutto questo appare anacronistico, oggi la nostra vita è regolata dai dispositivi che teniamo in tasca, le nostre emozioni sono ridotte a stupide emoji. Il nostro coraggio? A che serve parlare di coraggio, internet ne ha regalato a chi è (e resterà) comunque un codardo.
Quant'è bello allora perdersi nelle foto dai colori caldi in cui Zerbini ha catturato le giornate al luna park dei giovani della sua provincia: il mantovano. Corpi abbronzati, sudore e sorrisi, tutto è giocoso perché tutto è in movimento. La socialità nella sua dimensione più genuina, quella cioè privata di schermi in cui le luci non sono quelle dei cellulari ma delle lampade al neon. Ecco allora le foto rivestite di quella patina gialla, come un abito da sera che dona l'aspetto pingue della salute, della gioia di esserci e di farlo in presenza. Il brivido di un contatto fisico, di una mano che non si vergogna a trovare il fondo della tasca dei pantaloni della propria ragazza.
Come affermato da Francesco Zanot, le giostre sono una bolla in cui si svolgono le prove generali di una società organizzata secondo un modello tribale. E in questo contesto il Tagadà diventa la regina del luna park, la prova di forza e coraggio più difficile da affrontare, il preludio a ciò che verrà.
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L'opera di Zerbini è un'esperienza visiva che sollecita emozioni sopite. Perdonate il gioco di parole se lo paragono a un ultimo giro di giostra, ma è effettivamente così. La nostalgia gioca un ruolo importante e non vi nascondo che anche la presenza della sovracoperta rosso-trasparente in pvc del tipo che si usava per i quaderni e i libri di scuola mi ha fatto scendere una lacrimuccia.
Perché Tagadà è anche un bell'oggetto valorizzato dalla scelta, per la stampa, di una carta ultra-glossy. In fondo è giusto così, se al cuore si è pensato è giusto dare anche all'occhio la sua parte.
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Ho parlato di: Tagadà Paolo Zerbini Editore: Skinnerboox 150 pagine, colori Copertina morbida con sovra-coperta in pvc ISBN 978-88-94895-63-6
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sandnerd · 4 years
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L’attacco dei giganti - Ep 66 - Assalto
IN ITALIA L’ANIME E’ DISPONIBILE GRATUITAMENTE SULLA PIATTAFORMA VVVVID! SUPPORTIAMOLA! ---->  https://www.vvvvid.it/show/1414/l-attacco-dei-giganti-la-stagione-finale/1538/693879/assalto
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Okay, pronti tutti che questa puntata mi faceva venire l'acquolina in bocca già dalle anticipazioni. Datemi il mio Ackermann preferito che volteggia e gliene da di santa ragione a tutti, compresa quella cocuzza di Eren. Siccome gli autori sanno che ci hanno caricato abbestia con la fine dello scorso episodio, ci ripropongono lo sbigottimento di Porko davanti a questi demoni che con una tranquillità invidiabile puntano a ucciderlo. Le fazioni si schierano, da una parte Eren, protetto da Mikasa, per lei non è cambiato niente da 4 stagioni a questa parte, e tutta la guarnigione di ricerca con in testa Levi, capace di caricare i soldati anche solo respirando. Dall'altra abbiamo il gigante carro, Pieck, padrona della situazione, ha perso dieci minuti per andare a prendere le mitragliatrici perchè aveva previsto che sarebbero state utilissime contro il dispositivo di manovra tridimensionale, quando dico che lei è una dei pochi che ragiona non lo dico a caso; poi abbiamo il gigante mascella, una cocuzza pure lui sostanzialmente, e Zeke, che bello tranquillo passeggia finchè non arriva alla piazza. 
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Falco riemerge da delle mani giganti che lo hanno protetto e si ritrova a guardare dal basso la scena della piazza. La bestemmia contro Eren Yaeger non gliela toglie nessuno, e lo capisco onestamente, ma la sua preoccupazione è Reiner, che sembra impossibilitato a muoversi. La rigenerazione non sembra che stia funzionando, e questo perchè il portatore deve volere vivere, ma Reiner già dalla scorsa puntata aveva implorato Eren di ucciderlo quindi non ha più voglia di continuare ora che vede la speranza della morte così vicina. Sono una manciata di secondi ma sono talmente carichi di commozione che ti ritrovi a piangere senza motivo, Reiner è capace di questo, se un personaggio che prima ti stava sulle scatole ora ti commuove è testimonianza forte di quanto sia scritto bene. Mentre io mi asciugo gli occhi andiamo avanti. 
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Il piano basilare è permettere ad Eren di divorare il gigante martello, impresa non facile perchè a mettere i bastoni tra le ruote ci sono Pieck e Porko, nonchè il cristallo con cui Lara si sta proteggendo e contro cui Eren sta sfracellando i denti, ma la pazienza non ci manca visto che Lara non ha più energia e punta tutto su quel cristallo difensivo. Salutiamo morto uno, due e tre che tentano di uccidere il gigante carro ma vengono uccisi dal gigante mascella. La situazione sembra bloccata, e Pieck calma Porko perchè figurati, staranno finendo i rifornimenti di gas e armi, qui a Marley non hanno depositi nè punti sicuri, finirà che non sapranno più dove rifugiarsi quindi non perdere la testa, la loro priorità è proteggere Zeke, che in battaglia ha il potenziale più alto. Beh ha ragione, è vero che non hanno rifornimenti o rinforzi...non ancora almeno. Zeke qui si sbilancia, afferma che il suo avversario non è Eren bensì Levi. E Pieck mi è sembrata perplessa, lei la testa la usa e le parole di Zeke non la lasciano tranquilla (e fa bene). Ma evitiamo insinuazioni, Levi si sta effettivamente nascondendo e guarda l'orologio, porca miseria avrà mancato il tè delle 5? nascondetevi tutti se è così. 
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Falco e Gabi si ritrovano e Magath è esasperato perchè questi mi usano il campo di battaglia come prato dell'asilo, ma Falco dice a Magath che Reiner si trova dietro la piazza e che ha bisogno di aiuto. Ci spostiamo al porto, la flotta di rinforzo marleyana sta arrivando ma fra loro si insinua una barchetta con una figura incappucciata. Il capitano di una delle navi gli dice di andarsene che non è ora di pescare, ma la figura incappucciata si toglie il cappuccio e salutiamo il più intelligente di tutti, Armin! Che si trasforma generando un’esplosione tale da prosciugare le acque lì vicino e distoglie l'attenzione di tutti quelli che sono in piazza. Orchestrazione perfetta direbbe qualcuno, perchè Levi sfrutta questa distrazione per mettere k.o. il gigante bestia, così si toglie di torno questa seccatura. E non hanno più fatto vedere Zeke, sarà morto? MAGARI. Armin fa qualche passo ma poi esce dal gigante, e guardando la distruzione e le vittime che ha causato non fa a meno di pensare a Berthold e con le lacrime agli occhi chiede se era questo che lui vedeva. Anche qui la lacrimuccia scappa perchè ti rendi conto di quanto un animo gentile come quello di Armin si possa sentire impotente davanti alla crudeltà degli uomini, marleyani ed eldiani, la cattiveria che trasuda dalle azioni di entrambi non risparmia la sofferenza a chi non c'entra niente come i bambini o le famiglie che vorrebbero solo vivere in pace. 
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Intanto nella piazza Sono riusciti ad atterrare il gigante carro dopo che Sasha ha fatto sfoggio della sua immancabile mira, e stanno per dargli il colpo di grazia quando Falco si mette in mezzo per difenderla e fa mancare il bersaglio a Jean, che ha ancora un cuore e non ammazza a sangue freddo un bambino in lacrime. Falco e Gabi portano in salvo Pieck, e Porko si avventa su Eren che si para dai suoi artigli con l'uovo di cristallo che tiene in mano da due puntate, e scopre che il gigante mascella è l'unico in grado di rompere quel cristallo. Eren è una cocuzza ma a volte sa ragionare, e capisce cosa fare. Ancora la situazione in stallo, ma che aspettano quelli della guarnigione per attaccare? La risposta arriva subito dal cielo, perchè le entrate ad effetto le sanno fare, e spunta una fallica macchina volante lunga più o meno 720 chilometri, con a bordo Hange e gli altri, insieme ad Armin, raccattato dalla testa del colossale. I fari fissati sulle case servivano da pista per questo velivolo, avranno una sola opportunità per recuperare tutti e tornarsene a casa, ed Armin lo ripete, dopotutto è stato lui ad ideare il piano, come sempre. 
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Porko tenta di distruggere il dirigibile ma Mikasa gli taglia le gambe e lo scaraventa per terra. Da lì Eren lo prende e gli stacca prima un braccio e poi l'altro, con una lentezza ed una accuratezza dei dettagli orripilante, ma il peggio sta arrivando. Eren ficca in mezzo alle fauci del gigante mascella l'uovo di cristallo, e lo usa come schiaccianoci, finchè l'uovo esplode e il sangue di Lara Tybur finisce tutto in gola ad Eren. Questa scena è quanto di più tremendo possa esistere, ti ritrovi a vedere Porko sconvolto ed impotente che implora di non farlo, Mikasa che guarda la scena in modo triste, rimpiangendo il mostro che Eren è diventato ma che non può far niente per fermare, il suono del sangue che viene inghiottito nel silenzio generale assordante, la crudeltà di Eren che non si ferma davanti a niente e sa bene anche lui che è diventato cattivo ma non per questo cambia il proprio obiettivo...Non so nemmeno descrivere tutte queste sensazioni, è devastante, ti senti svuotato perchè è come se stessi assistendo ad una guerra (ed alla fine è così) a cui non c'è rimedio perchè le parti in gioco ormai sono troppo marce e malate per rendersi conto che se la smettessero arriverebbero molto più facilmente alla soluzione, è una matassa che non fa che ingarbugliarsi perchè a nessuno viene in mente di fare la cosa più semplice: tagliare i fili. 
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Mentre Eren sbatte a terra il gigante mascella per divorare anche lui nel silenzio assoluto Gabi e Falco cominciano ad urlare a squarciagola e a chiamare Reiner per salvarli da questa situazione. E Reiner, che stava finalmente abbracciando felice la morte come una compagna tanto attesa dopo aver sofferto tutta la vita, si rialza alle spalle di Eren e chiede con rabbia perchè non vogliono lasciarlo morire in santa pace. Ed anche qui ti ritrovi a compatire ed empatizzare con Reiner, perchè lui non ha mai voluto tutto questo, lui, così come tutti i bambini eldiani di Marley, è sempre stato plagiato dalla fesseria dei demoni, ha sulla coscienza la morte di Marcel, ha stretto amicizia con tante persone a Paradis, le ha viste morire per colpa sua, ha perfino sviluppato una sindrome schizofrenica per questo...Se c'è un personaggio che merita rispetto è lui, ha una sfilza interminabile di sbagli alle spalle, è un codardo, ma nessuno in Aot è più pentito di lui, e per questo merita tanta stima in mezzo ad innumerevoli personaggi che salgono sui piedistalli e non si passano la mano sulla coscienza nemmeno per sbaglio. Finisce l'episodio, e io piango già per il seguito, ma ciò non mi impedisce di fare ancora una volta l'applauso allo studio MAPPA, che ci porta una puntata fantastica, ogni piano sequenza è strabiliante, le musiche, l'atmosfera, i primi piani dei personaggi, le emozioni che sono letteralmente disegnate...Tutto perfetto. Appuntamento quindi al prossimo episodio, qualcuno mi dia una fornitura infinita di fazzoletti! -sand-  
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Garden gnomes for friends
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17.06.2076
Ormai quei nani sanno i segreti di tutto e tutti, Katrine ci parla nelle giornate in cui i suoi colleghi sono assenti, e col fatto che la seguono un po` ovunque sembrano quasi essere diventati i suoi migliori amici «eppure le scope sono già state diselettrificate, ma è quella batteria che non mi piace» parla con i nani, indica i pezzi degli artefatti.. «potrei continuare a pensare all`aspirapolvere, ma non vorrei buttare in aria altro.»parla tra se e se, forse con i nani o con se stessa.. ne parla con poca convinzione.. forse un briciolo di arresa, non si sa, non se ne accorge, non pensa neanche che quella sgradevole sensazione possa venire da lei, o da altro(?) [...]
Un nano sbatte contro il suo piede sinistro, potrebbe essere una pacca di riconforto, ma lo sguardo sorridente della statuetta sembra deriderla più che altro.
«Inutile che sorridi, lo so da me che sono una barzelletta»
[...] il sacco fluttuante termina con una bocchetta rotonda e all`interno di questa c`è un`oscurità, un`oscurità che sembra più nera del buio normale, come se fosse un pozzo profondo da cui non si può uscire. Solo a vederla la strega si sentirà quasi tirata all`interno, come per lasciarsi andare e sprofondare. Non è escluso che una lacrima le venga strappata dagli occhi, perché non c`è proprio più speranza. Ha trovato il luogo dell`incantesimo. Là dove sembra sprofondare e spegnersi per sempre ogni aspirazione... Un calcetto involontario a uno dei nani, ora entrambi sono le sono attaccati ai piedi. Giusto per completare il quadretto disperato...
L`oscurità in quel buco sembra essere così allettante, così intrigante, lei che l`oscurità la conosce bene, anche solo in parte ovviamente, un groppo alla gola e una lacrimuccia lascia l`iride sinistra per scivolare in basso, si avvicina un po` continuando a guardare quel buco oscuro; ma è proprio il calcetto al nano che la "risveglia" o quantomeno la distoglie per un secondo dalla gabbia/sacco,le iridi smeraldine si abbassano dapprima sui nani e poi sul sacco, la sensazione di esser tirata all`interno di esso rimane ma andrebbe a prendere tutta la sua concentrazione, tutta la sua forza per puntare la bacchetta proprio verso il buco nero e pronunciare «Finìtem Incantàtem» un grosso respiro poco prima di farlo. Nel caso andasse tutto bene, andrebbe a indietreggiare poi distanziandosi dai nani di qualche passo,puntare la bacchetta su uno di loro «Finìtem Incantàtem», nel caso andasse bene entrambi andrebbero ad essere disincantati, nel caso in cui invece fossero stati incantati in maniera divisa... beh, questo si vedrà.. Un velo di tristezza nella stanza, come se davvero niente avesse più senso, se proprio Kat che adorava quei piccoli artefatti, decide di spegnerli così, vuol dire che nell`aria c`è qualcosa.. Il suo incantesimo arresta quello del sacco nero, l`atmosfera è solo un po` pesante ancora. Riesce anche nel suo secondo incanto, anche perché i nani non si muovono di loro. Un incanto un po` disperato contro la coppietta di nani. Che non cerca nemmeno di schivarlo, loro restano là sorridenti e immobili come se niente fosse. Solo i futuri momenti della sua vita le faranno sapere se sarà riuscita a rompere l`incantesimo che legava i nani a lei in quello stalking infinto. E poi, mano a mano, ecco che ricomincia un poco a respirare. L`aspirapolvere è sospeso di fronte a lei, in pezzi ma... c`è riuscita! Hey, sembra che l`artefatto malefico ora sia un po` più innoquo se non altro. Resta il dubbio aperto se, ricongiungendo le due parti e alimentandole con l`elettricità babbana, questo oggetto non potesse ritornare al suo stato di aspiratore di aspirazioni. Ma questo certo sarà un esperimento per un`altra occasione. Inoltre anche le scope, ancora unite tra loro, sono ora collegate a un motore che è privo di batteria e disaccoppiato dalla magia delle scope volanti. Insomma un artefatto pericoloso in meno in circolazione e un doppio successo per la ministeriale, che, per la prima volta, potrebbe iniziare anche a credere nelle sue capacità ora. Libera da quel pozzo nero di emozioni. Ma che i due nani siano finiti per essere le vittime di quel malefico artefatto?  [...] La strega se ne va lasciando dietro di sé giusto una macchia di acido sul tavolo delle sperimentazioni e i due nani. In fondo il ministero ha il suo personale di servizio che si occuperà di pulire queste cose si spera. Quando arriverà comunque nel suo ufficio troverà uno dei due nani ad attenderla, piazzato sotto alla scrivania. La guarda con quella faccetta sorridente e beffarda che solo una statuetta nanica può avere. Certo, pare però che il suo fratello manchi all`appello. Probabilmente lui è rimasto dov`era, nella stanza delle sperimentazioni...
Toglietele tutto ma non i suoi nani da giardino e suo figlio.
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carocinematv · 6 years
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Caro Atypical (2)
essere atipici non è un problema così grave. Anche le persone cosiddette atipiche hanno dei sentimenti, dei problemi, forse qualche debolezza più degli altri. Ma sono persone. Sam Gardner è recentemente tornato su Netflix ed è straordinario!
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Hai mantenuto tutte le promesse, sai? Sam è riuscito ad arricchire la narrazione della seconda stagione, senza smentire, né farmi provare nostalgia della prima. Gli spunti di riflessione sono tanti durante questi nuovi 10 episodi. Confesso che in qualcuno mi è scappata una lacrimuccia di gioia ed una di emozione. I successi di Sam, nella sua lotta alla “normalità”, ti coinvolgono e - sinceramente - devi proprio avere un pietra al posto del cuore se riesci a rimanere “super partes”. Non esiste una posizione neutrale ed oggettiva, distante anni luce da emozioni legate al contatto umano. Sam vive la fragilità umana, la paura del nuovo, del cambiamento, nonostante al tempo stesso lo desideri. E’ diventato maggiorenne, ed il suo bisogno di libertà ed indipendenza si scontra con i limiti dell’autismo.
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In questa stagione abbiamo dato uno sguardo al passato della famiglia Gardner: dalla nascita di Sam, alla diagnosi medica e poi, man mano, siamo testimoni del suo successo accademico nel giorno dei diplomi. La cosa che mi piace di più è la semplicità - quella vera, quotidiana - affrontata negli episodi. I problemi, gli ostacoli, non sono fonte di un evento straordinario, ma ogni giorno Sam deve affrontare piccoli/grandi problemi e chi gli sta intorno non è escluso. La sua famiglia è abituata a fare i conti con i suoi bisogni ed i limiti, quindi i problemi di coppia dei genitori hanno come preoccupazione principale il cosa dire a Sam / come dirlo a Sam. E straordinariamente Sam coinvolge anche terze persone: cerca la psicoterapeuta che non potrebbe più vedere, si fida del suo singolare ed eccentrico amico, soprattutto in merito alle ragazze. Le dinamiche dell’amore sono complicate, il mondo delle donne è un mistero, Sam cerca di trarne un decalogo e rispettarlo, ma ciò che ottiene è la conferma che noi umani non siamo poi così diversi dai suoi pinguini. Adelia, Antartico, Imperatore, Papua.
Non è esclusa Casey da questa equazione. Ha 16 anni, cambia scuola, vive la transizione, l’adattamento difficile, i nuovi amici diversi e distanti dai vecchi. Il rapporto con Evan che inevitabilmente risente dei nuovi orari e di tanti cambiamenti. Lui è sempre lì pronto a supportarla, ascoltarla, parlare, approcciarsi a quella famiglia “strana” e fuori dagli schemi.
Probabilmente non sarai la miglior serie originale di tutti i tempi, ma per me sei un piccolo gioiello raro e prezioso, da vedere, rivedere e consigliare.
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giudittapills · 5 years
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Scrivo questa pill, seduta in attesa del mio volo di rientro. Le ultime ore prima della despedida dalla famiglia sono state tostissime, di grande confusione emotiva, di tristezza e anche di agitazione per il viaggio (che sarà lungo, che finirà tra giorni, che mi mette davanti a un indefinito che so di non essere pronta a gestire), di paura di espormi troppo nel rientro e della solitudine, all’arrivo. Tornare da Cuba è per me sempre molto difficile; questa volta è da campioni. Insomma, piena di tutte queste emozioni, uscita da Santa Fè da sola per non esporre nessuno a possibili contagi, lasciata dal vicino tassista nel terminal sbagliato, trovata la soluzione più incredibile per arrivare al terminal giusto, entro in aeroporto e vedo QUESTO. Si aprono le porte e io? Vedo i 60 medici che da qui stanno andando a Bergamo. Vedo 60 dottori, vedo un paese, che amo, piccolo e che soffre tanto ogni giorno e che, però, non tradisce mai il proprio essere solidale e presente, nelle emergenze. Vedo un SENSO, profondo, vero dell’esistere, dell’essere esseri umani. Sento un tale sentimento di gratitudine, che le emozioni provate alla rinfusa prima di lasciare casa, qui, si mettono tutte insieme, si mescolano, poi svaniscono e - tutto in meno di un attimo - lasciano il posto a una commozione, profonda. Scendono due lacrimucce di felicità, parlando con il personale Alitalia: una lacrimuccia scende a me, italiana che non può che dire GRAZIE e una lacrimuccia scende allo stewart, che con fierezza ricorda quante cose Cuba faccia nel mondo. E ce lo diciamo: in questo momento, siamo felici. Torno a casa. Ultimo volo, prima della chiusura delle frontiere, prevista per martedì. Un volo SPECIALE. #cuba #giudittapills #pillolacubana #lovemylife https://www.instagram.com/p/B-Cd2puiCKb/?igshid=1pshrl0kzsdy1
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lucas7691 · 5 years
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Se amate Spider-man, se amate i super eroi in calzamaglia o semplicemente amate leggere un buon fumetto ogni tanto, non lasciatevi sfuggire questo cartonato targato Panini, che raccoglie i 6 numeri della miniserie del 2019 "Spider-man: Life story". Scritta da Chip Zdarsky, vincitore del premio Eisner Award proprio per una storia del tessiragnatele, e disegnata da Mark Bagley, altro autore già rodato sulle pagine dell'amichevole Uomo Ragno di quartiere, parte da un presupposto intrigante. Siamo infatti abituati a veder invecchiare, crescere molto lentamente gli eroi dei fumetti, per ovvie ragioni. Creato negli anni 60 e giunto in Italia circa un decennio dopo, oggi Peter Parker è sempre un aitante giovanotto, mentre io, che lo lessi per la prima volta sul finire degli anni 70, ho ormai un po' di primavere sulle spalle. Ecco, la miniserie da un po' di giustizia 😁 ed immagina che il buon arrampicamuri invecchi realmente, partendo dall'essere un adolescente nelle prime pagine e finendo per essere un maturo signore nelle ultime. La storia del mondo che scorre attorno al personaggio è ovviamente diversa, come sarebbe stata se i super eroi fossero esistiti realmente, dalla guerra in Vietnam ad un accenno alla tragedia delle Torri Gemelle. Chi ben conosce il mondo Marvel, ritroverà volti (Tony Stark, Cap America, Reed Richards, Miles Morales, Kraven e Doc Ock ed altri) ed eventi (l'Atto di Registrazione dei Superumani e la conseguente Civil War, i cloni...) noti. Chi non conosce o non ha mai letto nulla, potrebbe scoprire un mondo variopinto e con molte sfumature. Da parte mia vi consiglio di dargli una chance, di lasciarvi trasportare dalle emozioni ed i colpi di scena che la storia regala. E magari sul finale, come pure in un paio di punti nel corso della lettura, trovarvi con una lacrimuccia all'angolo degli occhi. "Spider-man: la storia della mia vita" Cartonato 200 pagine Panini Comics #paninicomics #spidermanlastoriadellamiavita #spidermanlifestory #spiderman #comics #marvelcomics #fumetti #uomoragno https://www.instagram.com/p/B7vQx2Zo7tc/?igshid=1f8rlfphuju4k
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andrealeotta · 5 years
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A parte la mia faccia da ebete, volevo ringraziarvi davvero tutti, dal primo all'ultimo, per tutte le dimostrazioni di stima, siete stati davvero in tanti. Se ancora c'è così tanta gente che riesce con un messaggio a farmi emozionare, qualcosa di buono in questi 32 anni l'avrò fatto. Ho fatto anche tante di quelle cazzate che se potessi tornare indietro mi taglierei le mani, ma ho sempre cercato di rimediare perché in fondo capisco più di quel che sembra. Difficile spiegarvi le emozioni di questa giornata, qualche lacrimuccia è scesa ma ci sta anche quella, non so se è il mio segno zodiacale, il mio nome o qualunque altra cosa ma sono felice di avervi nella mia vita, ringrazio anche chi non ci vuole più essere perché in qualche modo mi ha dato delle lezioni per il futuro. Non voglio prolungarmi oltre. GRAZIE A TUTTI ❤ (presso Roadhouse Restaurant) https://www.instagram.com/p/Bz6Z0bnlfdX/?igshid=n0787qjfvdic
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Totoro un personaggio che non puoi non conoscere
Ho sempre adorato Totoro, il personaggio, è meraviglioso, mi è sempre piaciuto tantissimo. Non ricordo di preciso come l’ho scoperto, ricordo solo che era all’incirca il 2010/2011 e la mia dolce metà mi fece scoprire la canzone dei “Röyksopp – So Easy“, con le immagini del film “Principessa Mononoke“, non sapevo ancora che si trattasse dei film di Miyazaki, ma le immagini incantevoli di quel video, e la musica che ci sta proprio bene!!
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La scoperta di Totoro
Da quel video, si vede che tra un correlato e l’altro mi è capitato di scoprire Totoro, poiché c’è una versione del video della canzone anche con le immagini del film di Totoro. Ciò che mi dispiace però è che non ricordo precisamente come l’ho scoperto.
A questo punto, da come ne parlo, rimarrete stupiti solo dal fatto che il film l’ho visto interamente solo qualche mese fa!!
Vi spiego subito perché: qualche anno fa era presente il film intero in italiano su YouTube (che ormai però non c’è più) avevo dato uno sguardo veloce ad alcune scene, mi ripromettevo sempre di guardarlo prima o poi, ma essendo abituata ai classici traumatici cartoni animati Disney volevo farmi coraggio per non rimanerci male!!
Ansia da cartone Disney: quando ero piccolina, mi sembra che ero alle elementari, giù per di li, i primi anni di scuola elementare, ricordo che nelle serate autunnali, o invernali più che altro, capitava che mandassero in onda i cartoni in prima serata (come ancora capita sotto le feste di Natale), e ricordo anche che guardai Bambi;
Giustamente un bambino si guarda il cartone animato, ma non si aspetta di vivere uno stato ansioso che neppure un film horror a momenti!! un’ansia!! questi animali poveretti, che fuggono, e questi cacciatori assatanati che cercano di far vittime in ogni dove, finché cosa succede????? Ammazzano la mamma di Bambi, un trauma assurdo! Inutile spiegare che dopo quel cartone, in un giorno in cui avevo febbre altissima, classica di quell’età, ebbi un incubo orribile, che tutt’ora ricordo, e ricordo abbastanza anche la sensazione altrettanto orribile.
Credo di aver rivisto Bambi una sola volta da allora, non ricordo nemmeno come prosegue il cartone, magari è bellissimo, ma quella scena potevano evitarla.
Il Mio Vicino Totoro: il film e le mie impressioni
Alla fine finalmente sono riuscita a vederlo, sempre grazie alla mia dolce metà che me lo ha procurato, il giorno stesso ho avviato il film.
[può contenere SPOILER]
Come già ho accennato la mia paura era di ritrovarmi un finale (ma non per forza il finale, anche scene nel mezzo) angosciante, con morti di qua, separazioni di la; ogni scena particolare mi aspettavo che evolvesse in qualcosa di tragico, mi aspettavo la tragedia, tra la mamma ammalata (mi dicevo che prima o poi andava a finire che arrivasse la brutta notizia, e aspettavo il momento) Totoro e questa cosa che non si sa chi sia, ma che è diventato importante per le bimbe (dicevo prima o poi finirà che si separino, si dicano addio e anche li ti aspetti il disastro)………. e invece nooooo!!!! Niente di tutto ciò, Totoro è un film meraviglioso dall’inizio alla fine, non esiste nulla di tutto ciò, nulla di così traumatico, nulla di disastroso da aspettarsi. La mamma sta benissimo, anzi si riprenderà, a giudicare dalle immagini dei titoli di coda, e c’è addirittura un neonato con le bambine.
[SPOILER assicurato] ma se oltrepassi questo paragrafo, l’articolo continua
Semplicemente comincia con queste bambine (Satsuki Kusakabe la grande e Mei Kusakabe la piccola) che sono andate con il papà (Tatsuo Kusakabe) a vivere in campagna, in un luogo immerso nella natura, a Matsugo, per avvicinarsi all’ospedale dove si trova la mamma, e vivono in un luogo meeeeeraviglioso!!!! La prima cosa che notano è il grandissimo albero di canfora. I primi esserini cui fanno conoscenza sono i Nerini del buio (makkuro–kurosuke) o Corrifuliggine (susuwatari) mentre esplorano e sistemano la casa, a quel punto incontrano anche Nonnina (Obaachan) che gli spiega che abitano le case disabitate, e poi fanno conoscenza del nipote Kanta che ha l’età di Satsuki. Successivamente fanno visita alla mamma Yasuko all’ospedale. Un giorno che Mei è a casa sola con il papà, giocando in giardino incontra un piccolo Totoro bianco (Chibi Tòtoro) che dapprima insegue, e poi diventa invisibile, subito dopo però trova anche un Totoro un po’più grande azzurro (Chu Tòtoro) insieme all’altro, li insegue, e fuggendo da lei, questi la condurranno da Totoro (O Totoro)!
  Chu Tòtoro e Chibi Tòroro su legno – con pirografo
Totoro
Totoro
Lì, dopo l’incontro, Mei prende sonno sulla pancia di Totoro, e successivamente viene ritrovata dalla sorella sotto le piante nel percorso che aveva fatto per arrivare da Totoro – a questo punto cominciavo a chiedermi se Totoro fosse semplicemente frutto dei sogni della bambina. Ma andiamo avanti – a questo punto cerca il percorso per arrivare all’albero, ma non lo trova, ci rimane, male ma dopo che il papà la riconforta vanno a fare un giro al bosco Tsuka. La sera stessa Satsuki, nella lettera che scrive alla mamma, dice che Mei ha incontrato il ‘Fantasma Totoro’. Il giorno dopo, le bambine uscite da scuola si ritrovano sotto la pioggia, e vanno a portare l’ombrello al papà che deve tornare da lavoro, alla fermata dell’autobus fa sera – ambientazione pazzesca e meravigliosa!! Oltre le musiche!! – passa del tempo, Mei sta per prendere sonno, e Satsuki se la carica sulla schiena, la bambina dorme, e…..appare Totoro – certo è vero che Satsuki è sveglia, però Mei dorme, e nel frattempo c’è stata una lunga attesa, e anche li mi sono domandata se non fosse apparso nei sogni – dopo esser rimasta sbalordita, Satsuki gli cede l’ombrello del papà, e la scena in cui Totoro inizialmente si spaventa della pioggia ma poi ci prende gusto è indescrivibile, con un balzo fa scendere tutta l’acqua dagli alberi, a questo punto si fa la conoscenza del Gattobus (Nekobasu, nel film Neko no basu) e prima di andare via Totoro lascia un regalino alle bambine, sono dei semi che poi loro piantano in giardino e capita che la notte dopo, mentre le bambine dormono, Satsuki si sveglia
Totoro mentre fa la danza (rituale) della crescita delle piante
– un’altra volta una scena di sonno – e vede i 3 Totoro in giardino che camminano e saltano attorno a dove sono stati piantati i semi, a loro si uniscono le due bambine e a quel punto cresce un albero immenso – e il padre che guarda fuori, dalla postazione di lavoro, non si accorge di nulla – cui loro volano attorno. Il giorno dopo si svegliano, l’albero non c’è ma le piccole pianticelle sono sbucate dal terreno.  – La danza che tutti assieme fanno è bellissima, un momento molto particolare, poi trattano proprio un tema a me molto caro. – Notare che le bambine alla scoperta dei germogli tutte felici dicevano: ‘anche se era un sogno, non è stato un sogno!‘
Quasi alla fine credevo stesse per accadere la disgrazia tanto attesa, quando dall’ospedale arrivavano notizie di peggioramento della mamma (ma era semplicemente un raffreddore) e le bambine vanno in crisi, Mei scappa per andare dalla mamma e si perde, Satsuki la cerca, come anche molti altri abitanti del luogo, ma nulla, non si trova, allora Satsuki va in cerca di Totoro che chiama il Gattobus – e qui comunque non c’è alcuna scena di sonno – a quel punto, mentre da lontano è in arrivo, passando tra la gente, Satsuki esclama: ‘per tutti gli altri è invisibile!’, comunque poi sale e vanno in cerca di Mei,  che trovano, e successivamente si recano all’ospedale, dove la mamma sta bene, e lasciano il regalo che Mei voleva farle, ovvero la pannocchia. Il film finisce che Mei e Satsuki sono con Nonnina e Kanta, e altre immagini che rappresentano le vicende successive nei titoli di coda.
Il film è ricco di emozioni, e vi confesso che dà una sensazione particolare da inizio a fine, specialmente certe scene, saranno le musiche, i luoghi incantati, ma ogni tanto qualche lacrimuccia scappava, ma tutte di gioia, forse come dice la mia dolce metà: quella parte magica che ci manca, che vivono i bambini.
I disegni sono meravigliosi, una delle scene che mi è rimasta impressa è quella dove di sfondo c’è il paesaggio con il cielo azzurro e le nuvole e in primo piano risalta il girasole, dipinti stupendamente!! Oppure quando Mei “gioca a nascondino con il piccolo Totoro” i fiori rappresentati sono stupendi, ricchi di particolari, oppure quando vede i girini, che lei chiama “girelli”, e chi mi segue da un po’ sa che io adoro la natura: piante, fiori, animali, paesaggi, il laghetto.
  Un’altra scena bellissima è quella dove i Totoro fanno il rituale, o danza, per far crescere le piante da seme.
[queste scene sono immagini prese dal film]
A questo punto ci si domanda: ma Totoro chi è in realtà?
Le bambine, dopo che Mei ha incontrato Totoro, parlano di troll (quello del libro illustrato come dice Satsuki), e Totoro è chiamato così poichè Mei sbaglia pronuncia, dato che in realtà troll in giapponese sarebbe “tororu –トロール“. Il papà dice a Mei che: ‘deve avere di certo incontrato il signore di questo bosco’ Satsuki lo chiama anche ‘fantasma Totoro’. Poi in rete si parla di spirito della natura, di fantasma del bosco, di guardiano della foresta, ma come spiega Hayao Miyazaki:
«Non è uno spirito: è semplicemente un animale. Credo viva di ghiande. Presumibilmente è il custode della foresta, ma è solo un’idea raffazzonata, una vaga approssimazione.»
Come vi ho spiegato, inizialmente credevo che Totoro apparisse nei sogni, mentre guardavo il film l’ho associato anche io al guardiano della foresta, spirito della foresta (il cosiddetto Genius Loci – Spirito del Luogo : per chi abbia letto E il giardino creò l’uomo di Jorn de Précy, o altri testi). Ma come dice Miyazaki si tratta semplicemente di un animale.
Anche la canzone finale svela alcune curiosità sul personaggio:
Ad esempio quando dice Nel “Nel bosco abita, ci vive fin dall’antichità!” che fa pensare allo spirito del bosco, ma potrebbe essere semplicemente un animale molto longevo, oppure la frase “Solo al tempo dell’infanzia tu potresti incontrarlo e poi non più“, magari che solo agli occhi dei bambini possono apparire questi animaletti, anche Nonnina dice che lei da piccola vedeva i Corrifuliggine, e specifica che non sono spettri, quando il papà lo domanda.
Credo che nonostante la curiosità, sia del tutto inutile cercare di dare una spiegazione, Miyazaki ha creato qualcosa di straordinario secondo la sua fantasia, un animale che è un miscuglio tra un orso, un gufo, un procione  e poi lo ripeto l’ennesima volta: questo film è meraviglioso, e i Totoro sono adorabili!!
Curiosità su Totoro
Tonari no Totoro ( となりのトトロ )  è il titolo originale in giapponese di questo film che è uscito in Giappone il 16 aprile del 1988, peccato che in Italia è arrivato solo nel 2009.
Il nome delle due bambine significa Maggio: Mei simile a May in inglese, e Satsuki in giapponese tradizionale (Ecco perchè Maggio è considerato il mese di Totoro – studioghibli.it) inoltre quest’ultimo è anche il nome del del Rhododendron indicum ‘Satsuki azalea’
Il fatto che la mamma delle due bambine era ammalata di tubercolosi è un fatto che Miyazaki ha vissuto in prima persona, con la sua mamma. Oltre ad altri fattori che nella sua infazia ha fatto o vissuto.
L’ho già accennato ma il luogo, in cui è ambientato il film è il paese d’infanzia di Miyazaki, sarebbero le Sayama Hills (colline Sayama) a Tokorozawa nella prefettura di Saitama (paese in cui ora vive Miyazaki con la moglie), e la foresta esiste davvero. (The Sayama Hills [The Forest of Totoro] – japantimeline.jp)
Il tema della natura in questo film è una costante! Rispetto per la natura, la crescita delle piante, e moltissimi tipi di queste rappresentate (gli alberi, tra cui quello di canfora, le alcea, i girasoli, iris, felci, piante acquatiche, le comuni piantine selvatiche tra cui si scorgono piantagine, la commelina, camomilla, forse del tarassaco, molte graminacee e anche i semi, le ghiande ecc ecc….. oltre al fatto che ci sono le risaie, e poi l’orto della nonnina ricco di verdure, come dice Satsuki ‘una montagna di tesori’), gli animali che non mancano mai (tra libellule, lumache, falene, girini, rospi, farfalle, piccoli pesci ecc….) e cosa importantissima, Miyazaki ha donato in beneficenza per salvare le zone ancora naturali proprio di quel luogo, ad esempio la foresta, dall’urbanizzazione!
Nel 1990 nacque una fondazione chiamata National Trust of Totoro no Furusato (Totoro Fund – The Totoro no Furusato [The Homeland of Totoro] Foundation – totoro.or.jp) e nel 2008 fu tenuta un asta per il Totoro Forest Project [che è un artbook con opere di molti artisti di tutto il mondo (Totoro forest project charity auction – scifijapan.com )] dedicata alla raccolta fondi per il salvataggio della foresta. Miyazaki andava anche ad aiutare a pulire dai rifiuti e adora passeggiare in quel luogo. La foresta ora si chiama Foresta di Totoro e si può anche visitare. (Totoro.or.jp e qui una bella recensione (Travel Guide to Sayama Hills – Totoro Forest | Tokio – bring-you.info e anche un’altra A Walk Through Totoro’s Forest In Saitama – matcha-jp-com qualcosa anche in italiano Tour invernale nella Foresta di Totoro – mangaforever.net)
La casa di Satsuki e Mei esiste davvero, è stata ricostruita e si trova a Nagakute-cho, quella originale del 1929 purtroppo nel 2009 ha subito un incendio. (Satsuki and Mei’s house: la vera casa di Totoro e Distrutta la casa di Totoro – studioghibliessential.blogspot.com)
In Italia è stato doppiato anche nel 2000, ma quella versione non è mai uscita.
Secondo il libro The Art of Totoro, Totoro avrebbe 1302 anni e la protagonista doveva essere una sola.
Nel 2020 apriranno un parco dedicato a Totoro a Nagoya (A spasso con Totoro – mondofox.it)
C’è un sequel del 2002 Mei to Konekobasu (Mei e il Gattinobus) che però, per ora, è disponibile solo al Museo Ghibli in Giappone, in rete si può trovare qualche video. Dove si vede Mei che incontra il piccolo Gattinobus sotto forma di tornado, si mangiano una caramella assieme, e poi arriva il grande Gattobus, il piccolino una sera passa a prenderla, volano, si affiancano ad altri Gattobus più grandi pieni di Totoro, che vengono lasciati in mezzo ad un bosco, e anche lei; dapprima mostrava aria preoccupata, successivamente da lontano si vede arrivare Totoro, non appena lo vede bene lei esclama: Totoro!! E gli salta addosso! Incontrano poi un Gattobus grandissimo e anziano, dove Mei chiede al piccolino: ‘questa è la tua nonna?’, da una caramella anche alla nonna, che apprezza, e dopo aver riso il grande Gattobus dalle tantissime zampe parte e se ne va, mentre lei, il piccolo Gattobus e Totoro (con l’ombrello in mano) rimangono in cima ad un albero, lei sale a bordo del Gattobus, partono e con la mano lei e Totoro si salutano. Finisce con loro in volo e lei che da la caramella al piccolino.
Totoro è diventato il logo dello Studio Ghibli, ed è il 7° personaggio iconico del giappone, in onore di Totoro un’asteroide è stato chiamato 10160 Totoro.
Per altre curiosità:
UNA STUPENDA SPIEGAZIONE DEL FILM CON CHIARIMENTI SUI TANTISSIMI PARTICOLARI DEI PERSONAGGI: TOTORO – Il mio vicino totoro dubbi e curiosita – studioghibliessential.blogspot.com – Forum: Totoro, riferimenti letterari, Susuwatari – studioghibli.org – Il mio vicino totoro 10 curiosita sul film e il suo creatore – lettera43.it – 10 cose che forse non sapevi su il mio vicino totoro – tomshw.it – Il Mio Vicino Totoro – Wikipedia
I luoghi del film:
– 12 luoghi dei film Ghibli che esistono veramente – sempredirebanzai.it – Luoghi reali film hayao miyazaki – wilditaly.net – I luoghi dello Studio Ghibli – studioghibli.it
Per i fan: Totoro nella vita reale
Come ho spiegato nelle curiosità, è possibile visitare in Giappone, la Foresta di Totoro, la casa di Satsuki e Mei, il Ghibli Museum. C’è anche il negozio online dello Studio Ghibli dove è possibile acquistare gadget.
Oltre al dvd del film Il Mio Vicino Totoro, ci sono anche diversi libri fatti molto bene.
Se ti interessa il dvd: Il Mio Vicino Totoro su Amazon
Esiste un set di 4 volumi comics sulla storia de Il Mio Vicino Totoro, in Giapponese (1988) oppure ci sono anche in inglese (My Neighbor Totoro) 146 pagine ogni volume (ISBN 4192100053)
C’è anche un Artbook Studio Ghibli: となりのトトロ = Tonari no Totoro del 1988- un’artbook di 40 pagine in giapponese (pubblicato Tokuma Shoten Publishing – ISBN 9784197036219) dove sono rappresentate storie alternative con gli stessi personaggi
Se ti interessa guarda su: Tonari no Totoro Artbook su Amazon
Sempre nel 1988 è uscito anche Rouman Arubamu Ekusutora (Totoro – Ghibli Roman Album Extra) in giapponese, (ISBN 9784197201570) 152 pagine, dove è rappresentata la storia del film, con le scene del film stesso, interviste con troupe, concept art, schizzi a matita, una mappa del luogo della storia, schede musicali e testi di inizio e fine film, oltre ai nomi di tutti quelli che hanno lavorato al progetto.
Ancora una volta un libro del 1988 Totoro no Mori no Tanken Gaido solo ed esclusivamente in giapponese (ISBN 9784944004492) Una guida per esplorare la foresta di Totoro.
Nel 1992 è uscito anche Attsu, Totoro no mori da! di cui l’autore è Naoko KudoÌ e le illustrazioni di Miyazaki (pubblicato da ToÌ”kyoÌ” : Tokuma Shoten) dove viene spiegato il Totoro’s Home National Trust Movement ovvero il movimento per salvare la foresta di Totoro di cui ho parlato prima.
Se ti può interessare guarda Attsu, Totoro no mori da su Amazon
Nel 2001 è uscito anche il 3° volume di Studio Ghibli Storyboard complete works di 432 pagine (9784198613785) un art book dove è illustrato lo storyboard del film. E ci sono anche i volumi dedicati agli altri film di Miyazaki.
Se ti interessa il libro guarda su: Storyboard Totoro su eBay.it. Ma anche su Amazon
Sempre nel 2001 è uscito Tonari no Totoro Yori Mononoke Tsuushin (ISBN 9784196695967) in giapponese di 104 pagine, con immagini del film e poesie
Prima che arrivasse il film in Italia, era uscito un romanzo su Totoro: Il Mio Vicino Totoro di Hayao Miyazaki e Tsugiko kubo, versione italiana tradotta da Alessandro Clementi pubblicata da Panini Comics nel 2002, 188 pagine
Su Amazon è presente ma non facilmente reperibile: Il Mio Vicino Totoro – Romanzo. Se ti interessa acquistarlo qui: Romanzo Totoro in vendita su eBay.it
The Art of Il Mio Vicino Totoro, la versione in Italiano è del 2014 e la prima ristampa 2015 (176 pagine, che la mia dolce metà mi ha regalato e di cui più avanti potrei fare una recensione), altrimenti c’è l’originale in giapponese (The Art of Totoro) del 1989, ma c’ anche in altre lingue.
Se ti può interessare guarda The Art of Il Mio Vicino Totoro su Amazon
Altri due art book, ma in lingua giapponese sono:
Totoro no Sumu Ie (La casa in cui vive Totoro – 2011) e il più recente Totoro no Umareta Tokoro (Il luogo dove è nato Totoro – 2018)
Il mio vicino Totoro. Il film icona di Hayao Miyazaki di Valeria Arnaldi è un libro del 2018
Se ti può interessare guarda Il Mio Vicino Totoro di Valeria Arnaldi su Amazon
E’ presente anche un bel libro per bambini in inglese My Neighbor Totoro Picture Book, la prima edizione è del 2005 (152 pagine), dopo di che c’è un’altra edizione del 2013 (112 pagine)
Se ti interessa My Neighbor Totoro Picture Book by Miyazaki, Hayao (2013) su Amazon
Ma sono presenti ancora tantissimi libri che riguardano Totoro, se riuscirò a trovarne altri aggiungerò i link.
Oltre ai libri sono presenti tantissimi gadget su Totoro dai pupazzi, alle lampade e tantissimo altro.
Ecco comunque qualche link per vedere qualche pagina e recensione dei libri:
– Il luogo dov’è nato totoro l’art book dello studio ghibli – meganerd.it
– Il Mio Vicino Totoro – Tutta la storia dietro il simbolo dello studio Ghibli – meganerd.it
tutti i libri su totoro
– The Art of Il Mio Vicino Totoro Artbook – mangadb.forumfree.it
– Book List: Tonari no Totoro
Idee bizzarre su Totoro
Purtroppo, come spesso accade, anche Totoro è stato vittima di teorie strambe ecc ecc.. si dice che sia un dio della morte, un mietitore, che se qualcuno lo vede è perchè si avvicina alla morte, o che il Gattobus sia un traghettatore per le anime (poiché nella scena dove la sorella grande va in cerca di Mei apparirebbero due ideogrammi, uno starebbe per Strada e uno per Tomba), e che Mei sarebbe annegata nel fiume per via del sandalo trovato (che poi non era il suo, ed era stato anche specificato dalla sorella); dicono che non abbiano le ombre alla fine (ma comunque era sera!! e poi erano con Nonnina e Kanta, e la canzone finale è ricca di immagini sulle loro vite future); oppure collegano tutto ciò dicendo che sia legato alla tragedia accaduta nella località in cui è ambientata la storia e anche dell’associazione dei nomi delle protagoniste al mese dell’accaduto, diciamo che la mente umana viaggia troppo; fatto sta che dopo averle lette, tutte queste cose mi hanno reso perplessa: perché sarebbe triste vedere tutto ciò in un cartone animato così bello e così importante, dato lo stretto legame con la natura e l’importanza che vuole riservarle; a quel punto ho incominciato a girare in rete a cercare informazioni, finchè non sono incappata in ciò che cercavo.
Si tratta di storie fantasiose, e di teorie.
Sia i siti inglesi e giapponesi, sia i siti italiani che trattano questo argomento alla fine specificano che Miyazaki e lo Studio Ghibli hanno smentito queste voci di corridoio, per la tranquillità di tutti, dicendo che non esiste nessuna teoria su morte e sul fatto che Totoro possa essere un dio della morte, e che le ombre non sono state inserite perchè non necessarie in quel contesto (ricordando che si tratta di disegni e non di riprese).3
Siti in cui si parla delle teorie:
– Scary Truth Behind My Neighbor Totoro – someordinarygamers.fandom.comqui sono i commenti che riportano altri siti dove vengono smentite le teorie – Totoro Conspiracy Theory – tofugu.com – Studio Ghibli producer kills theory of death subtext in my neighbor totoro – soranews24.com Il sito ufficiale dello Studio Ghibli smentisce il fatto: Diario – Ghibli.jp se ne parla in data 1 Maggio Cosa che è stata menzionata più volte in diversi blog anche qui in Italia (ad esempio Il Mio Nemico Totoro – leganerd.com oppure Totoro, se mai lo incontrerai, una meravigliasa fortuna verrà da te – 1977magazine.com), e qui (Il mio vicino totoro dio della morte – mrlunastorta.blogspot.com) viene spiegata tutta la teoria, che deriva da una leggenda urbana giapponese, e ovviamente che si tratta di stupidaggini.
Canzoni del film
Sigla iniziale
Camminiam, camminiam… io sto benone, sì! Mi piace tanto camminar… di buon passo andiam! Strade in collina… gallerie… distese d’erba… Ghiaia sul sentier… e poi per ponte un tronco c’è! Si discende da un sentier… sotto alle ra-gna-tel! Camminiam, camminiam… io sto benone, sì! Mi piace tanto camminar… di buon passo andiam! Volpi anche voi, e tanuki voi… fatevi veder! Esploriamo, dai… giù fino in fondo al bosco, sì! Tanti amici ci saran, che felicità! Tanti amici ci saran, che felicità!
Sigla finale
Chi mai sarà, che va a piantar di nascosto semi sul sentiero? Se gemme poi, ne spunteran, un codice segreto sarà: l’accesso al bosco consentirà, che fantastica avventura comincerà! Il vicino Totoro, Totoro! Totoro, Totoro! Nel bosco abita, ci vive fin dall’antichità! Il vicino Totoro, Totoro! Totoro, Totoro! Solo al tempo dell’infanzia tu potresti incontrarlo e poi non più e ti meraviglierai. Aspetti il bus, che pioggia c’è! Se un fantasma tutto zuppo è lì con te, l’ombrello tuo offrigli, dài, lui ti ringrazierà, l’accesso al bosco consentirà: un portale magico si schiuderà. Il vicino Totoro, Totoro! Totoro, Totoro! Nei pleniluni, lui, l’ocarina suona lassù. Il vicino Totoro, Totoro! Totoro, Totoro! Se mai tu lo incontrassi, che splendida gioia ti verrà! Lui a te la porterà!
Canzoni di Totoro originali e tradotte: testi sigle canzoni il mio vicino totoro – ilbazardimari.net
Un ultima cosa
Consiglio vivamente di far vedere questo film ai vostri bambini, per insegnargli il rispetto verso la natura, gli animali, e l’importanza che essa ha per noi e per la Terra, come le bambine protagoniste del film, che adorano tutto ciò, ne rimangono affascinate, osservano, perlustrano, scoprono, e specialmente ci credono, e grazie a tutto ciò riescono a scoprire il lato più profondo e spirituale, che agli occhi dei bambini appare magico. Come fanno anche loro: ringraziate la natura, ringraziate ciò che vi circonda, animali, piante (non è una cosa stupida) e specialmente credeteci. Per riuscire a guardare tutto con occhi diversi.
Il mio vicino Totoro – un grandissimo insegnamento! Totoro un personaggio che non puoi non conoscere Ho sempre adorato Totoro, il personaggio, è meraviglioso, mi è sempre piaciuto tantissimo.
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cicofede7 · 7 days
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BUONA LETTURA E SE LO DESIDERATE DATECI SOSTEGNO...❤️⚽
CALCIO: iL PENSIERO IPOTETICO
Estratto dal cap.13
“Niente è più naturale per me.
Volevo giocare a calcio.”
Da che mi ricordi ho sempre e solo colpito la palla con i piedi.
Da bambina in cortile, quando i maschi facevano la partitina di calcio, non vedevo l’ora che la palla uscisse dal campo per essere io a prenderla e calciarla nella loro direzione. Non prendendola con le mani, ma calciandola al volo, di collo pieno. Un impatto bello e preciso, del quale rimanevano tutti stupiti, ed il classico era: “Boia (esclamazione di stupore classica del toscano)! Tira meglio di noi!!”
Questo accedeva automaticamente nella palestra della scuola, nelle ville e nelle piazze.
Anche alle scuole medie,durante l’ora di educazione fisica, quando c’era la partitella di pallavolo, invece che con le mani, ricevevo con i piedi. Niente di più che naturale per me.
Volevo giocare a calcio!!
Negli anni ’80 c’era a Livorno, una squadra femminile di calcio, la ACF che militava in serie C.
Ma purtroppo non avevo fatto i conti con la mentalità (per quei tempi direi quasi normale) di mio padre. Non gli piaceva l’ambiente e giocare a calcio per le femmine non avrebbe avuto senso. Quindi niente da fare.
Fu così che, per rimanere nell’ambito calcistico, mi iscrissi (su consiglio di mia cugina che già lo era) al corso di arbitri Uisp.
Avevo appena 14 anni, e da subito, mi appassionai a questa attività.(...)
10 SECONDI MUSICALI
Era il 1992 (20 anni precisi) quando venni contattata dal presidente di una delle società più blasonate di Livorno al tempo: Il Portuale.
Il presidente, durante il colloquio mi offrì la possibilità di insegnare il mio sogno ai bambini sapendo che amavo quel tipo di calcio.
I bambini di 5 anni, che a quei tempi venivano chiamati le “Nuove Leve”…classe 1987.
Accettai subito, senza un attimo di esitazione: bambini e calcio. Un connubio perfetto per i miei gusti.
Ho tenuto tre anni questo fantastico gruppo di bambini e genitori.
Il ricordo più gratificante che ho di quel tempo, è quello di Simone, un bambino sveglio e con in testa un caschetto di capelli liscissimi.
Eravamo al campo del Carli Salviano, e nonostante fossero ancora piccoli, con l’istruttore dell’altra squadra decidemmo di farli giocare tutti, perché un bambino deve sempre divertirsi e non stare a guardare gli altri, quindi un bell’11 vs 11 e via, con il pallone che rotolava da una parte all’altra del campo e attorno quasi tutti.
Ebbene, galoppò dalla metà campo fino alla porta avversaria, riuscendo a segnare un goal. Corse subito da me alla panchina, ed ansimando, per l’ulteriore sforzo, mi disse.” Katia, il primo goal della mia vita lo dedico a te!!”…mi verrebbe da aggiungere che la lacrimuccia sul mio viso non tardò.
Sono emozioni anche queste, piccole, ma intense. Inaspettate. Noi alleniamo un sogno, un bellissimo sogno, che talvolta premia con diamanti come questo.
Un altro ricordo emozionante di quel periodo, fu fuori dalla Chiesa il giorno del mio matrimonio (1995). Non mi sarei mai aspettata quello che vidi. Mai.
Si presentò l’intera squadra con la divisa di ordinanza, ed anche lì trattenere l’emozione è stato impossibile. Ed infatti le lacrime scesero a dirotto.
Ti trasmettono tanto, il loro essere genuini e sorridenti, ma soprattutto il loro essere bambini. (…)
10 SECONDI MUSICALI
Mi stò ritrovando ad allenare figli di genitori che in passato ho arbitrato, roba non da poco.
Il commento più bello ed originale è quello fattomi da una signora qualche mese fa.
Incontrare le persone fa parte del quotidiano, ma alcune, vuol dire essere al ritmo del mondo che ci circonda.
Incontrai per caso, ed è stata lei a riconoscermi, sul posto di lavoro una signora, che avvicinandosi con il nipote per mano mi disse :” Ciao Katia!”
Rimasi un attimo sbalordita, ma lei incalzò: “ Vedi questa signora? Ha allenato a calcio tuo babbo.
Perché a Livorno il 5&5 è Gagarin, il Ponce è il Civili e l’Arbitro…beh l’arbitro è Katia!"
E mi raccontò che ogni tanto, quando è a tavola con suo figlio parlano di quel periodo e io ci entro come il prezzemolo.(…)
KATIA P. Istruttrice scuola calcio Livorno 9
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    Il parco di Pinocchio
un percorso della favola più famosa
e tradotta al mondo
    Il Parco di Pinocchio a Collodi
      Per chi non conosce il Parco di Pinocchio, non la favola, credo che questa sia conosciuta dai bambini del Polo Nord fino a quelli del Polo Sud, non è un parco sul genere Gardaland o Disneyland ma, bensì un parco tematico un luogo in cui si ha la sensazione di ripercorrere una fiaba vivente, all’interno di un percorso articolato dall’unione tra arte e natura.
Credo che chiunque si sia intenerito quando Geppetto, alla ricerca del figlioletto Pinocchio, è stato inghiottito dalla balena e la lacrimuccia è scappata, quando i due si ritrovano e riabbracciano, non sia rimasto indifferente quando Mangiafuoco compra Pinocchio per una miseria e farlo recitare nei suoi spettacoli, soltanto per guadagnare ed essere sempre più ricco, fino a che, quando sarà pressoché invecchiato, lo getterà nel fuoco, ed esultante quando questi riuscirà a fuggire.
Tutte queste emozioni si rinnovano nel Parco di Pinocchio, il tutto amplificato dalle espressioni di stupore dei bambini, alle loro emozioni incontrollate per questa o quella scena della favola.
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  Collodi il Parco di Pinocchio e altre visite nelle vicinanze
    Dando per scontato, che una volta arrivati a Collodi, prima di arrivare al parco, ci si addentri a visitare il borgo, che tutto richiama il personaggio della favola, a cominciare dal Pinocchio di legno più grande del mondo.
Voluto dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi e posto in uno spazio appositamente riqualificato e aperto al pubblico, guarda l’antico borgo di Collodi e lo storico Giardino Garzoni, dalla sua memorabile altezza di 16 metri, cosa importante è che sotto il suo cappello, custodisce un appello per i diritti di tutti i bambini all’istruzione e alla cultura.
La cascata di case antico borgo di Collodi con alla base la Villa Garzoni
Il borgo antico o Castello di Collodi, è la classica cascata di case, una vera e propria “cascata” di piccole case arrampicate lungo il pendio di un colle scosceso, sembrano trattenute nella caduta dall’imponente Villa Garzoni, sorta sulle rovine del castello medievale e dove per le vie del borgo, il transito è vietato ai mezzi a motore.
Nella parte alta del paese si trova la Chiesa Romanica di San Bartolomeo, con la torre campanaria, un tempo parte del sistema difensivo di cui rimangono parti delle mura.  
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  Villa Garzoni e il giardino
    A Collodi, purtroppo, tutto si paga e consiglio a chi volesse visitare più cose oltre il parco di Pinocchio di acquistare i biglietti cumulativi, in modo da avere un prezzo agevolato, “Prezzi dei Biglietti“.
Nello stile tipico delle ville lucchesi, ha storia antica e sembra reggere, al di sotto dell’antico borgo, la cascata di case che scende lungo la montagna e con il quale ha mantenuto fin dai tempi antichi,uno stretto rapporto sinergico, chiaro è l’esempio delle due strade lastricate, che collegano il paese, ed unico accesso al borgo, passanti attraverso l’entrata principale del palazzo.
Il complesso fortilizio, dove ora sorge la villa e il parco, fu acquistato intorno la fine del 1300, da una nobile famiglia di Pescia, i Garzoni, che in seguito fecero progettare e costruire Villa Garzoni, negli anni fu poi ingrandita, insieme al giardino e modificata, dotando di terrazzamenti, scalinate, statue e fontane, fornite di impianto idraulico, permettendo così spettacolari giochi d’acqua.
A causa della pendenza del terreno, la villa ha quattro piani rivolti verso valle e tre rivolti a monte, con decorazioni Rococò, che alleggeriscono notevolmente l’aspetto, dell’imponente struttura.
Dalla villa, scendono due gradoni in pietra, che la collegano al giardino, con statue nei piani delle varie terrazze.
Solo la parte del primo piano è visitabile, accessibile da uno scalone circondato da affreschi illusionistici, al termine del quale, su una lunga galleria decorata da stucchi, si aprono le varie stanze, la camera da letto della damigella, con baldacchino e drapperie in seta, la biblioteca, la camera rossa o di Napoleone, la sala da pranzo, con arredi del Settecento francese e quadri del Correggio, il salone da ballo e altre salette e camere da letto.
Alla Villa Garzoni hanno soggiornato diversi ospiti illustri, gli arciduchi Ferdinando d’Austria e Anna de’ Medici, pare anche Napoleone Bonaparte, mentre vi lavorò Filippo Juvarra, che progettò la Palazzina d’Estate.
Il giardino, con lo stile che richiama la Reggia di Caserta,si apre, una volta superato l’ingresso, con le due statue di Pan flautista e di Flora, un’area, con siepi di bosso a taglio geometrico che la circondano, ha posto nel centro due vasche circolari, con ninfee e giochi d’acqua.  
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Prospettiva della prima parte del giardino vista dalla scalinata
Vista della scalinata e i vari gradoni che portano alla Villa Garzoni di Collodi
Mentre la statua di Diana e di Apollo, introducono alla seconda parte dell’area, dove all’interno delle aiuole sono rappresentate le insegne della famiglia Garzoni, subito sopra, verso monte, si innalza maestosa una scalinata divisa in tre parti, a doppia rampa, decorata a mosaici colorati di ciottoli a disegni geometrici e nicchie che ospitano statue di terracotta, con l’imponente balaustra che segue l’andamento di tutta la scalinata.
Nel ninfeo, al termine della scalinata, sono poste le statue di Nettuno e di Tritoni, notevoli sono i giochi d’acqua con spruzzi e zampilli, mentre numerose statue in pietra e in terracotta sono sparse qua e là, alcune delle quali riproducono i mestieri della vita di campagna.
Nel secondo terrazzamento rettangolare, ha agli estremi, da una parte, la statua di Pomona, divinità protettrice del giardino, e dall’altra un teatro di verzura, interamente ricavato nella vegetazione, grazie a siepi di bosso sagomate e con statue originali delle Muse.
Le due scalinate che collegano il giardino con la villa, hanno nella parte centrale cascatelle, che seguono l’andamento a gradoni del terreno, scaturite dalla cui cornucopia della statua della Fama, acqua che prima di defluire nella cascata si getta in una vasca semicircolare ai suoi piedi.  
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  La Collodi Butterfly House a Collodi
    Edificio in pietra e cristallo ospitante un lussureggiante giardino tropicale e centinaia di farfalle provenienti da tutto il mondo.
Una presentazione audiovisiva, preparerà all’inizio, tutti i visitatori alla comprensione del mondo vegetale e faunistico all’interno della Butterfly House, inoltre pannelli informativi, due insettari e un formicaio, si trovano sul percorso didattico della struttura.
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La Butterfly House di Collodi
Farfalle alla Butterfly House
Farfalla
All’interno di questo bellissimo giardino esotico, si corteggiano, si nutrono e si riproducono esemplari delle più grandi e colorate farfalle del mondo, che di norma popolano ambienti Amazzonico, Neotropicale, Afro-tropicale o Indo-australiano, qui si possono vedere i vari stadi di sviluppo, uovo, bruco, crisalide, farfalla, capire le differenze tra specie diurne e notturne, i trucchi adottati per la sopravvivenza, il mimetismo e la sensazione incredibile di sentirsi posare le farfalle, che non vanno assolutamente toccate, sulle mani e sulle braccia.  
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  Il Parco di Pinocchio di Collodi
    Per finire, i nostri bimbi si rigenereranno dopo tutte le emozioni stancanti delle precedenti visite, il Parco di Pinocchio, circondati da piante curatissime, troviamo lungo il percorso i protagonisti principali della favola più famosa al mondo, tradotta in 220 lingue, ci attendono Pinocchio, la Fatina, il Gatto e la Volpe e molti altri personaggi, ripercorrendo così episodi tra i più significativi della favola.
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Il grande Pescecane che inghiotte Geppetto e Pinocchio
Il teatrino di Pinocchio con il carrozzone di Mangiafuoco
La carrozza di Mangiafuoco
Creazioni artistiche, armoniosamente inserite nella vegetazione, come l’Albero degli Zecchini, il Grande Pescecane, il Paese dei Balocchi, si alternano, il sentiero verso la Pace, segnato dalle impronte dei bambini di tutto il mondo, il Gioco dell’Oca a grandezza naturale, le giostre d’epoca, ed il Sentiero dei Bisbigli, con suggestive sensazioni sonore.
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Entrata del Museo di Pinocchio
Interno del museo
interno della casa della Fata
Al suo interno troviamo anche il Museo di Pinocchio, che ospita mostre d’arte, d’illustrazione, costumi e scenografie teatrali dedicate al celebre burattino, il Carrozzone di Mangiafuoco e quello della Fata con oggetti, abiti e suppellettili legati ai due personaggi, un teatrino meccanico animato che narra le avventure del burattino di legno e la Biblioteca Virtuale di Pinocchio, inoltre il Pinocchio Adventure, un percorso-avventura dedicato ai bambini fino a 12 anni, che si svolge lungo le rive del fiume Pescia, con ponti tibetani, tronchi, casette e l’emozionante tirolese per volare sul fiume.
    Pinocchio il parco e una giornata coi bambini Il parco di Pinocchio un percorso della favola più famosa e tradotta al mondo Per chi non conosce il Parco di Pinocchio, non la favola, credo che questa sia conosciuta dai bambini del Polo Nord fino a quelli del Polo Sud, non è un parco sul genere Gardaland o Disneyland ma, bensì un parco tematico un luogo in cui si ha la sensazione di ripercorrere una fiaba vivente, all'interno di un percorso articolato dall'unione tra arte e natura.
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frontiera-rieti · 7 years
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Si è tenuta il 20 maggio, nel teatro parrocchiale di Quattro Strade, la messa in scena della commedia “Il medico dei pazzi”, di Eduardo Scarpetta, a cura di alcuni ragazzi del Liceo Scientifico Carlo Jucci di Rieti.
Lo spettacolo è stato il culmine finale del percorso del laboratorio teatrale proposto dalla scuola. Gli alunni sono stati guidati nella realizzazione dal professor Alessio Angelucci, docente con alle spalle una notevole esperienza nel mondo del teatro, che ha reso il percorso un motivo di crescita, oltre che di divertimento, ed ha rielaborato e riadattato egli stesso il copione originale della commedia riuscendo, insieme ai giovani studenti, a portarla in scena con meno di due mesi di lavoro.
La serata è stata un mix di gioia ed emozioni, tra le risate del pubblico e l’impegno dei ragazzi, tra la loro paura di non riuscire a rendere giustizia all’opera e la sorpresa di scoprirsi persone più mature e sicure di sé. Tante emozioni tra le quali non è certamente mancata qualche lacrimuccia.
La rappresentazione è iniziata con le parole di incoraggiamento di Maria Basile, celebre attrice e moglie di Mario Scarpetta, che per l’occasione ha mandato personalmente un messaggio vocale tramite social, rivolto direttamente ai ragazzi che di lì a breve avrebbero calcato la scena.
Al termine, l’intervento della preside Stefania Santarelli e della professoressa Stefania Biscetti, che hanno ampiamente sostenuto il progetto e sono rimaste piacevolmente sorprese dall’ottima riuscita della serata, e con le parole di ringraziamento sincero da parte di tutti per il professor Angelucci.
L’evento ha inoltre rappresentato il passaggio di testimone tra i ragazzi del quinto anno e gli alunni più piccoli, con l’emozione che ne consegue, oltre che una sorta di saluto da parte dei maturandi, che hanno sentito particolarmente quest’esperienza di gioia, soddisfazione e crescita personale.
foto di Flavia Rusnac
“Il medico dei pazzi”: i ragazzi dello Jucci mettono in scena la commedia di Eduardo Si è tenuta il 20 maggio, nel teatro parrocchiale di Quattro Strade, la messa in scena della commedia “Il medico dei pazzi”, di Eduardo Scarpetta, a cura di alcuni ragazzi del Liceo Scientifico Carlo Jucci di Rieti.
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