Tumgik
#forte ma pure sottona
paulpette · 2 years
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Mi va benissimo abbattere i cliché di genere. Gli uomini possono piangere e le donne possono pagare la cena. Le donne possono fare il primo passo e gli uomini possono fare un passo indietro. Sfidiamo le tradizioni, le vecchie buone maniere, sfidiamo quello che ti pare, ma non cadiamo nel cliché di chi deve per forza combattere i cliché, che io voglio poter essere forte, indipendente e moderna pur senza rinunciare a te che mi accompagni a casa o provi a baciarmi in macchina.
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ariel0249 · 4 years
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Ehi, cominciamo dal fatto che ci ho pensato per ben 4 mesi a cosa dire in questo fottuto giorno, mi sono chiesta diverse volte: ne vale la pena farlo? Ci concluderò qualcosa facendolo? Beh perché no.. sarà la cazzata più grande che farò quest’anno dai, e penso di non pentirmene anzi, secondo me ne vale la pena scrivere questo, volevo essere sincera almeno in questo giorno per te importante, non volevo scrivere le solite cazzate del tipo “tanti auguri a te che sei speciale e bla bla bla” perché è banale così ho pensato di esprimere un mio pensiero almeno oggi, solo a scrivere questo mi vien quasi da piangere, ma non è per il fatto che mi manchi e che senza di te non so stare, no... sto cercando di superarla la nostra rottura, anche se mi è stra difficile ancora, si sono una sottona puoi dirlo forte, per me sei stato stra importante e per quanto possa esser andata male la nostra relazione, non voglio perdere la tua amicizia, mi ricordo ancora quella sera che eravamo in chiamata con la perla, e Leonardo mi aveva appena mollato, li c’eri tu a consolarmi per quel poco che potevi fare. Tu non puoi nemmeno capire quanto ti sia grata per tutto quello che hai fatto per me! Però penso che se tu mi avessi parlato del problema che c’era tra noi, non sarebbe successo tutto questo,si hai ragione sono sempre stata testarda, stronza e permalosa, non posso negarlo, nell’ultimo periodo ero stressata ero strana, non so nemmeno io cosa mi passava per la testa, ma se ne avessimo almeno parlato forse non saremmo arrivati a questi punto che dici? Scusa se quel giorno ti ho aggredito, non so cosa mi è preso..., non ero in me, ma questo no è molto importante in questo momento, alla fine è andata così no? Tutti sbagliano cazzo, tu hai sbagliato molte volte, io ti ho sempre perdonato, tu una possibilità potevi darmela, ma ormai come mi avevi detto è andata così no? Tutto perduto. 7 mesi buttati a puttane no? Beh ti svelo un segreto: niente è perduto, tu potresti anche “riprovarci da 0” se volessi... infondo quel lunedì mi avevi detto che ci avresti pensato, poi è successo un casino ecc, ma vabbè diciamolo HO SBAGLIATO TUTTO! Ma hai sbagliato pure tu in parte, nessuno dei due ha ragione.
Ma non sono qui per parlare dei momenti peggiori.
Ti ringrazio per avermi fatto crescere in parte, e per aver,i fatto capire dove ho sbagliato, grazie di essere stato al mio fianco in questi mesi, grazie di tutto Pier.
Ti auguro di passare una giornata fantastica, manchi tanto.
+19 piergiggi ❤️
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gloriabourne · 5 years
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The one with Ermal, the sangria and the karaoke
(o in altre parole: il seguito della storia precedente gentilmente suggerito da @erule)
    "Continuo a chiedermi perché mi sono lasciato convincere" sbuffò Ermal nervoso.
Gordon, seduto accanto a lui, gli diede una pacca amichevole sulla spalla e disse: "Perché in fondo ti sto simpatico!"
Ermal fece una smorfia contrariata. "Sì, ma comunque io non sono il tipo da karaoke."
"Cantare è letteralmente il tuo lavoro. Quindi, alza il culo e vieni a cantare con me" disse Gordon.
"No" rispose Ermal bevendo tutto d'un fiato il bicchiere di sangria che teneva in mano. Poi aggiunse: "Non sono ancora abbastanza ubriaco per il karaoke."
Chiunque conoscesse Ermal almeno un po', poteva ammettere che per passare dal non sono ancora abbastanza ubriaco al non mi reggo in piedi ci volesse davvero poco.
Infatti, poco più di mezz'ora più tardi - e con una caraffa di sangria vuota tra le mani - Ermal aveva iniziato a dare i primi segni di perdita della lucidità.
"Non prenderla male, però ho davvero voglia di tornare a casa."
Gordon lo guardò con un sorrisetto stampato in faccia. "Ah, sì? Come mai? C'è qualcuno che ti aspetta?"
Da quando aveva pubblicato su Instagram quel video in cui tentava di toccare i capelli a Ermal, Gordon aveva ricevuto decine di messaggi in cui gli veniva detto che c'era solo una persona da cui Ermal si lasciava toccare i capelli: Fabrizio Moro.
Ovviamente, Gordon ne era consapevole. Aveva un canale YouTube, la sua vita praticamente era su internet e gli era capitato - un po' come era successo a tutti almeno una volta - di imbattersi in qualche foto di Sanremo o dell'Eurovision o in qualche post in cui si parlava di Ermal e Fabrizio.
Alla fine, si era lasciato trascinare da tutte quelle teorie secondo cui tra i due cantanti ci fosse qualcosa di più di un'amicizia. E anche lui si era convinto che fosse così.
In realtà, tutta quella scena del volergli toccare i capelli era stata solo un'occasione per verificare la sua teoria. E alla fine si era convinto di avere ragione.
"Diciamo di sì" rispose Ermal.
"Ti manca?" chiese ancora Gordon.
"Cazzo se mi manca" rispose Ermal passandosi una mano tra i capelli.
"Stai facendo il sottone" disse Gordon bevendo un sorso del suo cocktail.
Ermal aggrottò la fronte. "Eh?"
"Il sottone. Sei letteralmente sotto un treno per la persona con cui stai. E va bene, non è un problema. Però ti stai chiudendo e non ti stai divertendo, e questo è un problema."
Ermal sbuffò, consapevole che Gordon avesse ragione ma troppo orgoglioso per ammetterlo.
"Dai, andiamo a cantare. Ora sei abbastanza ubriaco" disse Gordon tirandolo per un braccio.
"Cosa cantiamo?" chiese Ermal seguendolo svogliatamente.
"Una mia canzone."
Ermal lo fissò per qualche secondo prima di scoppiare a ridere, poi vedendo che Gordon era rimasto impassibile disse: "Ah, non stavi scherzando."
Gordon scosse la testa. "No. Cantiamo una mia canzone che credo sia adatta per la serata. Non fare la sottona."
"Oddio, ma tu guarda cosa mi tocca fare..." mormorò Ermal.
"Non è tutto!"
"Che altro c'è?"
Gordon sospirò. "Questa cosa non ti piacerà."
"Fino a adesso c'è qualcosa che mi è piaciuto?" chiese Ermal.
In realtà, quel viaggio non era poi così male e si stava anche divertendo. Ma senza Fabrizio, non era la stessa cosa.
Se razionalmente fare un viaggio da solo, senza il suo fidanzato, poteva essere sinonimo di una piccola vacanza senza problemi e senza limiti, in realtà Ermal si sentiva schiacciato dal peso della mancanza.
Stare senza Fabrizio non lo faceva sentire libero e senza limiti. Al contrario, lo faceva sentire chiuso in gabbia e ogni attimo sembrava durare ore.
"Le tue lupacchiotte mi hanno chiesto di farti indossare questa" disse Gordon passandogli una parrucca bionda.
Ermal se la rigirò tra le mani, poi riportò lo sguardo su Gordon e disse: "Stai scherzando?"
Ma no, ovviamente Gordon non stava scherzando.
  Il livello di alcol presente nel sangue di Ermal era evidentemente alto.
Era l'unica spiegazione possibile alla scena che si stava svolgendo in quel momento: Ermal e Gordon, entrambi con una parrucca in testa, che ormai avevano monopolizzato il karaoke.
Dopo Non fare la sottona erano passati a cantare Bionda - Gordon aveva approfittato della canzone per fare innervosire ulteriormente Ermal, passandogli le dita tra i capelli finti della parrucca a ogni ritornello - e avevano concluso con Bello e impossibile.
Al termine della canzone, Ermal si sfilò la parrucca e la abbandonò distrattamente su una sedia, mentre si allontanava con il cellulare in mano.
"Che fai?" chiese Gordon curioso.
Ermal sorrise. "Vado a fare il sottone."
"Ma come? Ma no, Ermal! Dai!" disse Gordon fingendosi contrariato, ma in realtà era felice per Ermal.
Il suo sguardo mentre usciva sul balcone e scorreva velocemente la rubrica del telefono, era lo sguardo di un uomo innamorato. E se è vero amore e l'altra persona ti ricambia, va pure bene essere sottoni ogni tanto.
  Ermal si strinse nella giacca di pelle mentre si portava il telefono all'orecchio, aspettando che Fabrizio rispondesse.
L'aria gelida gli aveva ridato un po' di lucidità, anche se si sentiva ancora la mente un po' offuscata.
"Pronto?" rispose Fabrizio dall'altra parte con la voce un po' assonnata.
"Dormivi?"
"Ciao anche a te. E dormivo sì, è tardi. Dovresti dormire pure te. Che ci fai sveglio?"
"Stavo facendo il karaoke" rispose Ermal.
"Che bello. Vi divertite eh" replicò Fabrizio, con tono quasi annoiato.
In realtà, più che annoiato era geloso. Perché lo sapeva benissimo che Ermal lo amava, che non aveva nulla di cui preoccuparsi e che si sarebbero visti presto, ma la gelosia non è una cosa che si può comandare.
Quel giorno aveva visto tutte le foto e le storie pubblicate su Instagram e non aveva potuto fare a meno di ripensare a Lisbona. Gli mancava tutto di quella settimana, ma soprattutto gli mancava stare a stretto contatto con Ermal.
L'idea che lui stesse condividendo un'esperienza simile con un'altra persona lo distruggeva.
"Sai, oggi Gordon ha fatto una cosa che mi ha fatto pensare a te" disse Ermal.
"Se mi dici che ti toccato in qualsiasi modo, giuro che taglio le mani prima a lui e poi a te."
Ermal scoppiò a ridere. "No. Ha provato a toccarmi i capelli, ma io non gliel'ho permesso. Puoi farlo solo tu."
Fabrizio sorrise mentre il suo tono si addolciva leggermente. "E io adoro che me lo lasci fare anche se ti dà fastidio."
"Non mi dà fastidio se lo fai tu."
"Beh meno male, perché lo faccio spesso. Se ti desse fastidio sarebbe un problema" rispose Fabrizio.
Ermal sorrise appoggiandosi alla ringhiera del balcone e fissando il panorama.
Gli sarebbe piaciuto stare su quel balcone con Fabrizio, a ridere insieme, bere e prendersi in giro come facevano di solito. E poi passare la notte a baciarsi e a rotolarsi tra le lenzuola, a sussurrarsi ti amo e a dormire abbracciati.
E invece i chilometri a dividerli erano troppi, più del solito, e nessuno dei due poteva migliorare la situazione.
"Mi manchi, Bizio" si lasciò sfuggire Ermal.
Un sussurro che Fabrizio fece fatica a sentire, ma che al suo cuore arrivò forte e chiaro.
"Mi manchi anche tu" rispose Fabrizio tenendo il cellulare un po' più premuto contro l'orecchio, come se servisse a sentire Ermal più vicino a sé.
"Ho bisogno di vederti" disse Ermal.
L'alcol ormai aveva tolto ogni freno, rendendolo terribilmente sincero e mettendo a nudo i suoi sentimenti.
"Appena torni, ci vediamo. Vengo a prenderti all'aeroporto" disse Fabrizio sentendo il tono di voce improvvisamente triste di Ermal.
Se solo avesse potuto, avrebbe preso il primo aereo e lo avrebbe raggiunto. Ma non poteva farlo. Non potevano permettersi azioni avventate.
Già andare ad aspettarlo al suo ritorno avrebbe destato dei sospetti, ma almeno quello poteva essere giustificato come il gesto di un amico.
Ma andare da lui in quel momento era fuori discussione, non sarebbe stato giustificabile. Un semplice amico non vola fino in Spagna solo per vederti.
"Sì, mi piacerebbe. Mi manchi troppo, Bizio."
"Lo so. Ma cerca di pensare a divertirti in questi giorni."
"Pensavo che ti desse fastidio vedere che mi diverto mentre sto qua" disse Ermal.
"Un po'. Ma non importa, io voglio solo che tu sia felice."
"Tu mi rendi felice."
Fabrizio sorrise mentre spostava lo sguardo sulla foto incorniciata sul comodino. Lui ed Ermal la sera della vittoria a Sanremo, abbracciati, persi nella loro bolla.
Nessuno dei due immaginava, quella sera di febbraio, che un giorno quella bolla sarebbe scoppiata solo per fare spazio a una bolla più grande, capace di contenere tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro.
E invece era successo.
E non importava se si trovavano in paesi diversi, a troppi chilometri di distanza e con troppa voglia di vedersi. Quella bolla non sarebbe scoppiata, Fabrizio ne era certo.
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missmelancholya · 2 years
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Rami a destra, ancora nei miei sogni.
Vivevo a Bologna dove ho vissuto per un po' di anni, mi mandavi un messaggio che saresti partito per un mese per Barcellona, e se potevi passare a farmi un saluto dato che eri di strada prima di partire, ovviamente annuisco, aspetto che la casa si svuoti, che mia mamma mio padre e altra gente vadano via perché volevo un momento intimo per me, abbasso anche le luci affinché sia tutto magico e misterioso, perché era così che mi faceva sentire lui.
Arrivó, si mise accanto a me seduto sul letto della camera di mezzo dove fino a qualche mese fa dormiva mia mamma, e mi salutò con un bacio sulla fronte... Come al solito ogni mia capacità intellettuale e sociale, davanti a lui, svanivano nel nulla, facendomi sentire una foglia nuda al vento, un vento caldo estivo. Lo salutai e cercando di non sembrare troppo felice di vederlo, né tanto meno una cerebrolesa, gli feci la prima domanda che mi venne in mente, anche se non riuscivo a contenere il sorriso, l'emozione, la felicità ma al tempo stesso la tristezza del sapere che anche questo momento sarebbe durato poco e che probabilmente il mio cuore batteva molto più forte del suo:
"bhe quindi dove vai a stare di bello? Da amici?" Gli chiesi per smorzare il silenzio imbarazzante.
"no, dove stavo una volta ..." Mi rispose. Sempre risposte vaghe e poco chiare, ormai ci avevo fatto l'abitudine a non capirci un cazzo di lui, e forse era questo a farmelo piacere così tanto.
"tu mi piaci..." - "vuoi venire via con me...?". Aggiunse velocemente, mangiandosi come suo solito qualche sillaba, sbiascicando e pure sotto voce.
"scusa non ho sentito." - in realtà avevo sentito, ma non ero certa di aver sentito bene e non volevo nuovamente illudermi.
"tu mi piaci .." mi disse... ma altro non lo ripetè più, quindi forse non era neanche lui sicuro di quella domanda, come al solito, sempre insicuro su tutto, altalenante, fantasma.
"anche tu mi piaci..." Gli dissi con voce impaurita ma cercando di sembrare sicura e serena come per tranquillizzarlo quando ero io quella con un intera giungla nello stomaco.
"smetti di voler cercare di stare con me..." Aggiunse poco dopo. Pensai: "cazzo, si nota così tanto che quando lo guardo mi scintillano gli occhi?". Con tono come per dire "non ti illudere mi piaci ma perché c ho voglia di stare con te oggi poi chissà"... E come al solito mi prese un po' una morsa al cuore, che però cercai di non far vedere.
"ho già smesso." - risposi cercando di mostrarmi tranquilla e serena, con tono un po' scherzoso. La verità è che in fin dei conti non avevo mai smesso, che ogni volta, anche se so che non cambia un cazzo, ci spero e mi illudo facendomi film mentali su due anime gemelle che si sognano ogni notte, e ovviamente mi do anche la risposte al perché tu non esprimi affetto ma solo attrazione, perché ne hai paura non perché non lo provi... Ecco, queste sono le bugie che mi racconto, nella speranza che diventino realtà anche se già so che non sarà mai così.
Poi lo guardai, e non capii bene se la sua faccia era delusa dalla mia risposta o se era semplicemente la mia testa che voleva che la sua faccia sembrasse così per illudermi ancora un po'.
In quel momento si avvicinò, e scattó la solita maledetta scintilla dove non mi sento capace di rispondere delle mie azioni, come se in fronte avessi una scritta con su "ok fammi quello che vuoi e io faccio quello che vuoi". La faccia di una sottona. Anzi la regina delle sottone.
Sapevo che non stavo facendo la cosa giusta in qualche modo, che così non avrei rispettato ne me stessa ne i miei sentimenti e che lui avrebbe sempre ottenuto tutto quello che desiderava, facendomi passare per persona senza carattere senza volontà lasciva troppo buona e anche un po' ingenua, ma non era così, io non sono così, eppure davanti a lui non riuscivo a fare niente... Come lucifer con la detective, lui mi rendeva vulnerabile e questo da una parte mi piaceva ma dall'altra mi infastidiva e mi faceva paura.
Passione fú. Anche se pure in questo ero molto chiusa, e preferivo tenere le mie emozioni e il mio pathos per me. Nel mentre però, le luci in corridoio si accesero e io gli mandai un audio (non so perché non glielo dissi di persona dato che lo avevo affianco a me) dove gli dicevo che era tornata mia mamma, non so se come salvatrice o come al solito come rovinatrice di libertà e tutto quello che ne concede. Comodo no?! Mi abbandoni e quando ti fa comodo mi rivuoi, ecco lei era un po' così.
Esco di fretta dalla stanza per dirle che ero con un amico di non disturbare, ma a lei pare non fregargli granchè come se tralaltro lo sapesse, però mi guarda con aria come se avessi fatto qualcosa di sbagliato come se mi dovessi vergognare, e a seguito chiama parenti mio padre e un bambino piccolo che a tutti i costi voleva entrare nella stanza. Questo bambino era autistico ma sembrava aver capito più di tutti gli altri, anche se io speravo di no perché la situazione era imbarazzante e soprattutto avrei voluto fosse un segreto tra me e lui. Anche mio padre passando mi guarda un po' male ma non credo capisca la situazione a fondo o forse fa finta di non capire... Parlano chiacchierano e fanno casino tutti in cucina e in corridoio così lascio perdere il sogno di continuare questo momento intimo e per me romantico .... Entra in camera una nutria viola, era bellissima, credo fosse un animale del bambino, la prendo in braccio la coccolo, sta buona, è dolce e si mette a pancia in su per prendere meglio le coccole. Poi mi sveglio, un po' scossa.
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Madonna.
Ma veramente non avete il ciclo voi uomini??
Avete più sbalzi di umore voi che una donna in gravidanza dio santo. Ma che due coglioni.
Ma chi me lo fa fare.
Che poi stupida e cretina io che prima faccio la forte e dopo mi preparo per venire a casa tua per chiarire. Ma vattelappijanderculo amore mio.
E pure io stupida sottona incoerente del cazzo.
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