L'aria ha un sapore triste, nauseabondo, un po' come l'amore che è morto dentro di me. Alzo lo sguardo al cielo; c'è troppo sole, forse è per questo che piango.
L'odore dei fiori è intenso, asfissiante, i ronzii dei calabroni mi fanno venire la nausea. Non è l'aria ad avere un gusto cattivo: sento solo il sapore delle farfalle morte dentro al mio stomaco.
2 notes
·
View notes
UN CONTRIBUTO PER CAPIRE
CHE IL PROBLEMA È
SOPRATTUTTO CULTURALE.
"Drogate e stuprate: succederà ancora"
A cura di Ilaria Maria Dondi
Essere drogate e stuprate: è una storia vera, che si moltiplica per tutte le donne cui è successo o accadrà in futuro.
'21h - Les détails' è il corto, sceneggiato dalla scrittrice Nadia Busato e interpretato dall'attrice Sveva Alviti che fa parte di 'H24 - 24 heures dans la vie d’une femme', un progetto corale internazionale ispirato a 24 storie vere di donne, scritte, interpretate e dirette da donne.
“Avevo 19 anni, una patente fresca di rilascio e la voglia matta di godermi l’ultima estate prima dell’università. Con l’amica di sempre aspettavamo elettrizzate l’inizio del festival rock più grosso della provincia. Finalmente, abbiamo passato il cancello e ci siamo fermate a bere un bicchiere, poco oltre l’ingresso.
Abbiamo brindato, ci siamo avvicinate al palco, abbiamo iniziato a cantare il primo pezzo e …bum!
Nessuna di noi ricorda nulla della serata finché, ore più tardi, siamo ritornate in noi stesse. In più di vent’anni abbiamo provato più volte a rimettere insieme la memoria di quella sera, ma tutto è cancellato, scomparso.
Agli inizi del millennio non c’erano né i social né il Me-too.
Erano gli anni dell’uomo che non deve chiedere mai. Famiglia, scuola, televisione insegnavano a noi ragazze di ogni età, che quando ci succede qualcosa di inquietante, brutto, violento, la colpa è nostra: ce la siamo andata a cercare; che è diritto di ogni uomo usare i corpi delle donne come meglio crede; ed è parimenti suo diritto non avere seccature inutili, come il consenso esplicito.
Se lei dice no, intende sì: quante volte l’abbiamo letto, sentito, detto ridendo?
Ripenso spesso a quella notte. Io e la mia amica, insieme, non pesavamo quanto un uomo adulto. Io anoressica, lei longilinea per costituzione: saranno bastate poche gocce.
Sarei davvero curiosa di sapere cos’era.
Le più famose sono le Ghb, Gbl e Bd, si trovano anche in medicinali che, ciclicamente, vengono ritirati dal commercio e poi re-immessi in altre formulazioni, per altre patologie.
Si chiamano droghe da stupro perché succede quello che è successo a noi: dopo non ricordi nulla.
Ci sono voluti diversi anni perché avessi almeno un nome da dare a quello che ci è capitato.
Chissà se chi l’ha fatto si è limitato a noi, quella sera. Se avesse voluto farlo ad altre ragazze, niente l’ha fermato. Magari l’ha fatto per tutta l’estate e le estati seguenti, magari lo fa ancora oggi. Immagino lo trovi divertente e, all’occorrenza, utile.
Quando Valérie Urrea e Nathalie Masduraud mi hanno chiesto di sceneggiare questo episodio di H24 ci ho messo dentro quello che succede a me, che da più di vent’anni cerco di rimettere insieme i ricordi e cerco gli indizi.
Esattamente come la protagonista di questa storia (che è tratta da una storia vera), tutto ciò che ricordo davvero era la banalità della serata: nessun segnale di pericolo, una normale sera d’estate tra amiche.
Esattamente come la protagonista (interpretata dalla bravissima Sveva Alviti) anche io mi sono sentita dire che sono stata fortunata: nessuna gravidanza, nessuna MST, nessun segno evidente di abuso, nessuna memoria, l’opportunità di dimenticare e riderci su.
Paradossale che qualcuno provi a consolarti ricordandoti che ci sono certamente donne a cui va molto molto molto peggio di te.
Quindi: allegria, dai, basta pensarci, mettitela via.
A noi, che abbiamo assecondato questo sistema educativo per intere generazioni.
A noi, che abbiamo sempre incolpato le ragazze ovunque, in pubblico e in privato.
A noi, che abbiamo guardato Fedro Francioni nella casa del Grande Fratello raccontare di aver stuprato un’amica incapace di reagire senza andare a distruggere gli studi di Cinecittà.
A noi, che leggiamo gli articoli assolutori su Alberto Genovese dando un colpetto annoiato di spalle perché le modelle e le attrici, come ci hanno più volte spiegato in TV, molti alti esperti, medici, opinionisti, politici e giornalisti, sono prostitute a caccia di tornaconto.
A noi, che sentiamo dire frasi come:
“…però lo sa che funziona così; cosa si aspettava?; ha avuto anche lei i suoi vantaggi;… e se lo ricorda dopo tanti anni?; bisognerebbe sentire la versione di lui; a me non sembra uno stupratore; lei è una facile; chissà chi c’è dietro”
e preferiamo non iniziare nemmeno una discussione.
A noi, che in un paese dove il cattolicesimo sostituisce lo stato di diritto sui corpi delle donne, ci stupiamo genuinamente dei numeri della violenza e dei femminicidi.
A noi, che chiamiamo la polizia se sentiamo il rumore di un furto ma non ci intromettiamo nella casa del vicino che picchia da anni moglie e figli.
A noi, che il femminismo bianco è sempre moderato e sorridere è meglio che alzare la voce.
A noi, che ormai questi uomini non li cambi più ed è meglio sperare nel futuro.
A noi , che voi vi lamentate ma siete fortunate.
A noi, che… e io che ci posso fare?”
.
13 notes
·
View notes
CINQUE PASSI PER DIMENTICARLO
Quando una storia d’amore finisce, venirne fuori non è automatico, né tantomeno scontato. Però ci sono una sorta di regole non scritte ( che io ho adesso la pretesa di scrivere) che possono aiutare nell’arduo compito:
1) Archiviare la chat di whatsapp.
Gli anni trascorsi insieme, i messaggi scambiati, le foto hot, i buongiorno e le buonanotte vanno necessariamente messe da parte. Non dico di cancellarli, che si sa, lo scritto è sempre una prova e sia mai che una donna decida di sbarazzarsene, ma messi da parte, quello si. Che entrando su whatsapp, in altre parole, non si sia più costrette a vedere la sua foto in prima fila coi riccioli belli e gli occhi verdi. Lasciamo le immagini e le parole ai ricordi lontani.
2) Uscire con le amiche. Evitare di chiudersi in casa ma gettarsi a capofitto in una due mesi fatta di prosecco e seratone può aiutare a sentirsi vive. Le amiche da sempre sono un toccasana e comunque le loro situazioni di merda diventano inevitabilmente un “mal comune mezzo gaudio”.
3) Copulare con qualcuno. Ora io non dico di darla al primo che si presenta, ma la scelta di non votarsi comunque alla castità nell’attesa che il fuggitivo abbia qualche ripensamento, può rivelare qualche sorpresa. Magari ci potremmo trovare ad avere a che fare col Rocco Siffredi di Montemurlo, che nel farci vedere Platone e tutti i suoi satelliti, magari potrebbe ricordarci che, va bene il tramonto, ma il pisello ha sempre il suo perché-
4) Evitare di ascoltare tutte le canzoni che hanno fatto da colonna sonora al vostro amore. Praticamente, per farla breve, si può direttamente gettare l’intera discografia in nostro possesso e concentrarsi al massimo su pezzi come Maracaibo, e Fiesta di Raffaella Carrà.
5) Mettere in un cassetto i regali che ci ha fatto, dalla t- shirt, al profumo, alle foto del weekend a Praga, alla borsa di Liu Jo. Che la materialità, si sa, ha sempre un’ampia dose di colpa nel confondere ogni tentativo di redenzione spirituale.
In realtà, poi, accadrà in ordine che: la chat uazzap archiviata risulterà un vano tentativo di dimenticarlo, perché poi la tentazione di digitare il suo nome sarà più forte di qualsiasi voglia di nasconderlo. Le serate con le amiche si riveleranno un flop, perché dopo dodici prosecchi vi ritroverete a guardare Love Story e a prendere dodici gocce di Xanax per arrivare al giorno dopo. La copula col super dotato, sì avrà degli effetti sul momento distensivi, ma poi ti ricorderà che come baciava lui nessuno mai e allora ciaone a Rocco e a tutti i suoi fratelli. Le canzoni messe da parte ti illuderanno di avercela fata, ma un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi, salirai in macchina e alla radio partirà proprio quella colonna sonora. E allora niente. Sarà subito tramonto e voi due a limonare. I regali accantonati ti daranno però l’illusione di avercela fatta, finchè però un mattino entrerai in un bar, arriverà dopo di te un cliente qualunque col profumo di lui ed in un istante sarà dejavu con i baci sul collo, il cumnilingus, le mani ovunque e i capelli sudati.
E allora per dimenticar qualcuno non c’è niente da fare??
No. Non è cosi.
Qualcosa da fare c’è.
Amare e amarsi molto.
Così da ricordare, in ogni istante di tristezza, che lui era il miglior odore sulla pelle, la canzone più bella, il messaggio più ardito, la buonanotte inconfondibile e il sesso che ti sfiniva.
Ma tu sei tu.
E allora e che cazzo. Ho perso te ma non me stessa. Che tutto quello che mi serve, ce l’ho io.
La Gazza @ facebook
2 notes
·
View notes
La prima raccolta di poesie di Davide Morelli
IMPERCEZIONI(versi giovanili-1994/1997)
1 ** Dietro i giri delle lancette,
dietro il quadrante dell'orologio
c'è l'ultimo battito ed il primo gemito.
Questo tic-tac, così forte, nel mio ultimo
secondo diverrà sempre più debole, rapido,
veloce, lontano. Tic-tac, tic-tac….rumore di
lancette leggere dall'immane peso.
2 ** Guardo di sbieco il muro. Appare
la coda bifida di una lucertola,
compare il dorso, rivestito di squame
e….negli interstizi della siepe
già non la vedo….come se con un
guizzo fulmineo, un lesto strascicare
di zampe si fosse divincolata in un
cunicolo; come se il crocicchio dei
colori lividi del tramonto, il riverbero
di un fievole sfarfallio di raggi l'avesse
resa invisibile. Forse è sgusciata in
una fessura, in un anello d'ombra,
in una zona morta dei miei occhi,
forse in una crepa nascosta, dove
cade l'intonaco e affiora la calce,
sfuggendo alla mia vista, ormai
inafferrabile.
3 ** Raggio di luna, filo argenteo,
trapassi e non frangi geometrie
di ragnatele per posarti rilucente
su steli d'erba. Impalpabile, quasi
impercettibile. Ti nascondi sempre
nel chiaro di luna, nella moltitudine.
Hai traversato il siderale vuoto interstellare
per consegnarci il tuo mistero.
4 ** Per un attimo ti sembra
di raggiungere il nervo delle cose.
Ma un battito di ciglia non è
un colpo d'ali che ti solleva
ed è vana ricerca aspirare
al sillogismo dell'esistenza.
Così ritorni nell'orbita della vita
come una favilla, ormai incasellata
in una goccia, come in un'impronta
di luce un tremito d'ombra.
5 ** Corsi in una processione
di luci, che volgevano altrove.
Sfiorai rami d'oro e ulivi color
argento. Poi passò il fischio
di un treno e ritornai nello
spazio di vuoto tra le cose
e mi chiamò una voce.
6 ** Ormai filo sfrangiato,
un fiato fioco di luce,
disseminato il tepore sull'orlo d'oro,
muore su
una spiga di grano.
7 ** Trasparenze ed evanescenze.
Ondulazioni e vibrazioni.
Trascolorare della natura al tramonto.
Sorpresi da passaggi di nuvole,
da catene d'ombre. Scie traslucide
di lumache. Fruscio di fili d'erba.
Mormorio delle cose.
Conosciamo la sorgente. Ma verso quale foce ?
8 ** Là dove finisce l'arcobaleno.
Là dove fioriscono nidi di rondini.
Là ad annusare l'aria della Primavera,
tra colori di festa nelle vie del mondo.
9 ** La natura, le sue trame, i suoi canti
e la vita come un'immagine, che si
può mettere a fuoco solo quando
si è distanti.
10** Vicini ad aiuole
innamorati
cercano di tramutare
palpiti e batticuori
in timide parole.
E gli innamorati
vorrebbero
una morte sola.
11** Almeno un tempo ci si poteva bagnare
almeno una volta nello stesso fiume.
Adesso quel che resta è una sponda
brulla, una moria di pesci e le acque
torbide, colorate di fanghiglia.
12** La natura immersa nella Primavera.
L'aria tersa e serena. La notte
ritornano le lucciole a colorare
spighe e roveti. Le stelle
dipingono angoli di campi, margini
di strade. E le trascorse stagioni
ritornano come le parole dei morti
nella memoria dei vivi distrattamente
sul far della sera.
13** L'oscurità invoca con le sue ombre
la voce di stagioni, che videro i morti
padri. E figli i nostri padri.
Ma ogni anno cambiano
le scritte sui muri, ogni generazione
crede ciecamente nei suoi miti
ed idoli. E le piazze di quei cortili,
i lidi di quegli arenili sono intrisi
di altri amori. Le vie hanno perduto
quegli odori.
14** Ghirlande di bacche,
sapore di pomi buoni, boccioli di rose,
schiusi dalle note della Primavera.
Inno funebre il ronzio di mosche
sugli avelli di larve decrepite
e candido volo di farfalla
su un palmo di lillà.
15** Un rantolo, un balzo, un brusio, o
solo l'eco di un passo, lo sgocciolio
della pioggia, il vento che sibila tra
i canneti e i loro fusti cavi, lo stridere
di una fiamma, un fruscio d'ali.
E' sufficiente per rompere il silenzio.
Silenzio, coro degli angeli,
grido senza voce dei condannati,
gemito dei non nati. Canto di parole
mai ascoltate dagli uomini.
16** Essere e divenire. Identità e mutamento.
Stasi e movimento. Unico e molteplice.
Particolare ed universale. Desiderare ed avere.
Attrito ed inerzia. Perdita e possesso.
No. Non pensarci.
Per non deprimersi a volte
basta non pretendere niente
dalle cose e dagli altri,
da questa luna tra i rami.
17** Ascolto senza capire.
Sorrido senza ridere.
Intristisco senza piangere.
Parlo senza dire.
Guardo senza vedere.
Ma a volte guardandomi
allo specchio mi sembra perfino
di scorgere un essere umano.
18** Gocce di rugiada discendono
sullo sfrigolio dei rami,
sul sagrato dei prati.
Caduta di sereno,
che sommerge
lo stridere invisibile
dei fili d'erba
che crescono.
19** Nella punta di una scintilla ?
Nello sputo di uno spillo ?
Nel pallore di un brivido ?
Nel palpito di un petalo ?
Nel fregio di un segno ?
Nell'osso scarnificato ?
Nella polpa disossata ?
20** Il crampo di un lampo.
Il fulcro di un fuoco,
stigmate conficcata
nel cielo roco e fioco.
Poi il tonfo di un tuono.
L'eclissi del frastuono.
21** E' già sera. Le sfumature
livide del tramonto. Oltre
il fiume, sui colli, punteggiati
da borghi e paesi un brulichio
di luci.
22** Pellicola sdrucita, sequenza
fulminea di istantanee, epifanie
sminuzzate, flusso di pensieri,
che si ribellano alla grammatica.
23** Il fiume scorre lentamente.
Il vento smuove le vetrate.
Il fiume scorre lentamente.
Trascina con sé foglie morte,
storie passate, cose andate.
Il fiume scorre lentamente.
Gli occhi dei bambini salutano la corrente.
24** Il rintocco delle campane.
I trilli degli usignoli.
Stuoie stese alle finestre.
Si rivede il colore della terra.
Ombre smorte danzano.
Colori accesi suggestionano.
Colline e sentieri inondati d'alba.
La luce rinasce.
25** Vieni alba a salutare anime e cose.
di questo pulviscolo di mondo.
Vieni alba.
Come se fossi la prima alba del mondo.
L'ultima di ogni uomo.
26** Padri e figli. Fratelli e sorelle.
Vederli ogni giorno.
Vederli crescere ed invecchiare
senza accorgersene.
E non trovare mai le parole.
Come attorno al pianeta
gravita il satellite,
come attorno al nucleo
gravita l'elettrone,
noi giriamo attorno alle verità
del cuore.
27** Voglia di cacciare un urlo.
Voglia di ascoltare un sussurro.
Voglia di lacerare il drappo della sera
con le unghie.
Impossibile capire il mistero di portoni
socchiusi, l'assurdo e la malinconia di ogni
sguardo.
La luce che ognuno ha negli occhi dove finirà ?
La vita !!! La vita ?!!?
Semi. Battiti. Ossari. La vita ?
A tratti sembra un gioco d'azzardo, un
tiro di dadi. A tratti una partita
di scacchi. E dove cerchi l'ordine trovi
il disordine e viceversa.
E sei quasi nulla ed aspiri all'infinito !!!
Il nulla moltiplicato per infinito
in matematica
dà un numero qualsiasi.
L'uomo è quel numero qualsiasi.
28** Ho sognato città invisibili,
dove risiedevano solo artisti.
C'erano saltimbanchi, poeti, attori,
pittori, acrobati, contorsionisti, trampolieri,
mimi, ormai prossimi a firmare l'armistizio
con la realtà. E quando la loro penna
stava scrivendo ho sentito i singhiozzi
del cielo. Ho visto stelle cadere. Fermarsi
comete. Le maree ribellarsi alla luna.
Le strade senza nome battezzarsi l'un l'altra.
Ma avevano avuto fortuna. L'inchiostro era
simpatico. Si rinfrancarono gli artisti.
Si rinfrancò la luna.
29** Inaccessibile. Inafferrabile. Ineffabile.
Che fai ? Che pensi ? Hai lo sguardo assente.
Che devo fare ? Che mi consigli ?
Vorresti dissolverti in un momento ?
O riversarti come un soffio di vento
sull'intero universo ? E quel profumo
d'erba falciata che ti ha cresciuto ?
Qual è ora il senso che dai alle strade
del tuo paese ? Se fossi nata in un'altra
epoca, in un altro luogo….ed invece….
nervi e mani tese……..
Che fai ? che pensi ? Hai lo sguardo assente.
30** Il riflesso della luna
è smosso dal flusso del fiume,
scalfito da acini di pioggia.
Pioggia, che scende sulle case,
incanalata in grondaie ossidate.
Vapore e nebbia. Qua e là indistintamente
calano grumi di lumi sul corpo della linfa,
sulle dita adunche dei rami.
E' l'ora in cui gli insetti intravedono
in un'angusta fessura e gli uomini
in una scia d'aereo la fuga. E' l'ora
in cui cresce la ferita di una ruga,
immaginando cento mondi di idee,
mille amori finiti nel dimenticatoio
o sbiaditi in un logoro matrimonio,
a onde di generazioni susseguitesi
tra loro.
31** E' sfuggito irreprensibile
in un angolo morto del ricordo
il rossore del suo volto,
il timbro della sua voce,
il calore delle sue mani.
Ora la cerco inutilmente nelle stanze
della mia memoria.
Un tempo si sfiorarono
i nostri respiri. Si congiunsero
le nostre ombre.
Adesso non so se i suoi anni
piangono per amori mai nati,
se in lei vincono rimorsi o rimpianti.
Adesso non so quali tremiti astrali,
quali fremiti nei prati le sue parole
chiamano quasi amore.
32** Coppie furtive, appartate,
distese su nuvoli di foglie secche,
sulle sponde assopite celebrano
con giochi d'erba i saturnali dell'eros.
Oppure in abitacoli oscuri appannano
i vetri le loro labbra tremule. I polpastrelli
delle dita ora si cercano, carezzano il palmo
altrui, ricercando in un contatto una nuova
creazione d'Adamo. E l'ultimo respiro di Adone
ineffabile, ormai spettro del non detto, si aggira
attorno ai loro corpi madidi, causa un brivido di
smarrimento, sfiorandoli ignari. Poi riprendono
le loro effusioni, cullati dai loro sospiri giovanili.
33** Vibrio di fronde malate.
Gioco di ombre dentellate.
Frantumi smerigliati.
Rosario di stelle siderali.
Ma nessuno può pensarsi inutile.
Nessuno sa per quale logica, disegno,
volere i ragni crociati emettano seta
dal loro filiere.
34** Nelle pupille luci lontane
di caseggiati.
Il latrato dei cani.
Solo l'eco dei nostri passi.
Che cosa credevi ?
La memoria è una rete sottile.
E' selettiva. Ed è anche infedele.
Il colore enfatico del ricordo
migliora spesso il passato,
rendendolo un'età dell'oro.
35** Non sospirare mai sullo sguardo
di una passante, sul gioco di sponda
di sguardi incrociati dal finestrino
con la ragazza seduta sul treno
del binario parallelo. Non sospirare,
soffermandosi ad ogni bivio del passato,
pensando a ciò che poteva essere e non è stato.
Non chiedersi mai quale sarebbe stata la trama
del nostro destino in un luogo appena accennato,
dove il treno non ha sostato, o nelle città dai bei
gerani, che mai ci hanno visto, che mai ci vedranno.
Non chiedersi mai se lasceremo una traccia alla nostra
partenza. Non chiedersi mai quale mano d'angelo,
quale frammento del nostro sogno scacci l'ombra
della morte dal nostro sonno.
36** Traversai l'oscurità di una cannula,
il fragore mattutino di una pagliuzza.
Annodai ciglia, trapunsi con le mie dita
ali di farfalla. Mi specchiai in raggi di luna.
Venni rifranto dal cristallo. Fui vivisezionato
da un prisma. Fui equilibrista su un filo interdentale.
Adesso posso, esangue, disfarmi in un minuscolo
punto di inchiostro, su una finitura di un foglio;
questo mondo sempre in eterno mutamento, in
continua metamorfosi, non mi avrà mai.
Onda o corpuscolo ?
37** Nel silenzio di una città straniera.
Nel cuore di una notte quieta.
Noi, gravidi di gelo. I vestiti
modellate dal vento.
E fu il tepore di una luce trasversale,
il nitido chiarore emanato da lampare.
Celammo ognuno nel proprio animo
le parole amare ed avvelenate. Sostammo
appoggiati al parapetto del lungomare
senza parlare. I nostri occhi, senza rotta
né stella polare, erravano nel colore del mare.
Poi dicesti: " Ho letto i poeti per cercare
un verso che potesse racchiudere la mia vita
e tutte le vite. Ma ho solo trovato conforto
dalle loro voci."
Dopo in silenzio di nuovo a ricercare
in uno sfolgorio di luce, in un tono
vivo, uno slancio, che si accordasse
col chiaroscuro del nostro profondo.
38** Cambiamo noi, cambia lo scenario,
cambiano le corrispondenze, ecco
perché ogni città è mille città diverse.
39** Le rondini saettano, poi sostano accovacciate sui fili
della luce.
Capolini di girasoli si volgono verso Ovest.
Si chiude la margherita. Si apre il geranio,
che effonde nell'aria il suo profumo.
Api sfiorano rami ed infiorescenze, petali
e sepali, si impossessano del nettare, poi
depongono il polline sui pistilli con un battito
di ali. Ginocchi tinti d'erba corrono tra le balze,
dita fanciulle piluccano acini di ridenti filari.
40** Rimarrà un'orma dei tuoi passi ?
Rimarrà qualcosa nell'aria ?
Forse un'essenza dei tuoi baci
infuocati sotto la pergola ?
Chissà dove si sono involate
le tue risa e le tue parole ?
Ragazzi che passi, ragazza che vai.
41** I portuali,
avvolti in un sudario di nebbia
strascicano passi stanchi. Guardano
luci soffuse di lampare ed insegne di locali.
Cadetti dell'accademia navale nelle vie storiche
del centro approcciano bellezze locali, che
cercano di non pronunciare espressioni veraci
per timore di apparire scurrili, provinciali.
Il corso di Livorno è da sempre un pantagruelico
trespolo, su cui si accovacciano ingenue civette
per far da specchio alle allodole dei cadetti.
Sciami iridescenti di navi, allineate all'orizzonte,
si susseguono negli occhi dei passanti. L'impeto
maestoso del maroso modula sfrigolii, schiocchi
di rami nelle fronde mediterranee del lungomare,
lambisce ogive di volti trasognanti, appoggiati ai
parapetti gelidi della passeggiata, oppure riparati
sotto le pensiline dei bar.
E' già calato il sipario del giorno.
Oltre l'orizzonte si sono già involati quei toni di luce,
quelle tinte uniche di colori,
che nella memoria sono pagine di stagioni.
42** Luna,
unica luce vera,
che tocca terra nella notte.
Luna,
solo tu rassicuri i bambini
e scacci la paura del buio.
Luna,
unica luce vera,
verità rivelata.
Luna,
con le tue falci, la tua faccia nascosta,
i tuoi quarti, illudi gli amanti e gli fai credere
che gli amori più grandi sono quelli non ricambiati.
Luna, da millenni i sospiri degli amanti muoiono su di te.
Luna, verità rivelata,
bugia smascherata.
Luna, luce che non dà calore al cuore.
43** Oltre il mio orizzonte
le risposte che non ho.
Oltre il mio orizzonte
milioni di vite e di sguardi,
di nascite e di morti che non so.
<="" oltre="" il="" mio="" orizzonte="">
tutto ciò che mai sono stato,
che mai sarò.
44** Stormi traversano l'azzurro.
Filari di cipressi fiancheggiano sentieri sterrati.
Sul dorso dei colli casolari ristrutturati.
E poi all'improvviso una lepre ci taglia la strada
infilza un nuvolo di ciuffi, un groviglio di cespugli
e continua la sua corsa chissà dove.
45** Da un comignolo si leva il fumo.
I termometri segnano lo zero.
Un vecchio sfoglia il calendario dal barbiere.
Una vedova ferma sugli zigomi le lacrime.
Una ragazza al bar beve il caffè e fissa la testa
di un cinghiale imbalsamato.
Da un appartamento si diffonde musica classica.
Poi la puntina si ferma, il disco si incanta.
46** Un ago smagnetizzato,
un pettine sdentato,
un giocattolo rotto,
uno schioppo, un botto,
un infuso insipido,
la caduta di un nido,
il coccio di un guscio rotto di lumaca,
una radice aggrovigliata,
rinnovano il mistero del mondo.
0 notes
Ho sognato delle farfalle rosa che mi volavano tutte attorno, leggere come l'aria. Sbattevano le ali così forte da sollevarmi da terra, mi facevano librare sempre più in alto fino a che non potevo più scorgere l'enorme prato verde sotto di me.
Le farfalle poi se ne sono andate, mi hanno lasciata lì nel cielo, intrappolata fra le stelle. Ecco, quando solleverai lo sguardo forse mi rivedrai.
0 notes