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#holger trülzsch
robertocustodioart · 11 months
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Veruschka von Lehndorff by Holger Trülzsch 1973
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #242 - Popol Vuh,  Einsjäger und Siebenjäger, 1974
Una delle figure più belle e importanti di tutta la musica europea degli ultimi 40 anni salì alla ribalta proprio con la musica cosmica tedesca. Aveva studiato pianoforte Florian Fricke, al conservatorio di Freiburg in Baviera; in seguito con l'amico Eberhard Schoener, anch'esso compositore e musicista fuori dagli schieramenti, si era interessato da prima al jazz e in seguito alla musica elettronica d'avanguardia. Erano gli anni della sperimentazione e Fricke nel frattempo faceva il critico cinematografico, altra sua grande passione, per grandi giornali come la Süddeutsche Zeitung e Der Spiegel, dove curava anche alcune pagine culturali. Ebbe così nel 1967 un incontro importantissimo per lui: Werner Herzog, che diventerà un immenso cineasta, gli fece fare una piccola parte in Lebenszeichen (Segni Di Vita del 1968, suo primo lungometraggio e girato anche in Italia, a Orgosolo in Sardegna). Nacque così un’amicizia che durerà tutta la vita di Fricke e che vedrà, nella seconda metà degli anni ‘70, una collaborazione musicale che produrrà alcune delle colonne sonore più belle di quegli anni. Perchè Fricke ha ancora voglia di suonare e verso la fine del 1969 compra uno dei primi Moog e fonda un trio, con Holger Trülzsch alle percussioni etniche e Frank Fiedler al sintetizzatore nonché ai nastri magnetici. Come nome della band fa una scelta affascinante: Popol Vuh è il nome del libro sacro dei Maya Quichè che vuol dire “Libro Della Comunità”  e raccoglie la teogonia e i miti fondativi sulla creazione del mondo, e in particolare Fricke fu colpito da un noto passaggio del testo secondo cui particolari suoni possono garantire armonia ed equilibrio alla mente. Si capisce sin da subito che il linguaggio musicale della band, che diventerà immensamente profondo e suggestivo, ha molto a che fare con una concezione anche meditativo-filosofica dell’avventura musicale, che si esprime in ogni lavoro del gruppo. Che inizia con il botto: Affenstunde prende il titolo da uno dei racconti del libro (L’Ora Della Scimmia) e nelle due lunghe composizioni che la compongono, Ich Mache Einen Spiegel e l’omonimo Affenstunde, segna il Moog come strumento principe della rivoluzione del kosmick rock e le già mature capacità del trio. Che l’anno successivo scrive uno dei capolavori del primo periodo krautrock: In den Gärten Pharaos è composto da due lunghe suite, una per lato, dove la prima, omonima, registrata durante le sessioni del primo disco, è l’apoteosi dell’uso dei sintetizzatori, mentre nella seconda, dal titolo Vuh, succede qualcosa di magico. Fricke infatti registra il brano dal vivo nella cattedrale settecentesca di Baumberg in Baviera; realizzata con l'ausilio dell'organo a canne suonato, una tambora indiana e altri effetti che danno la sensazione, fortissima, di essere avvolti da una coperta di suono, che arriva come a ondate, in uno dei brani più sconvolgenti del periodo. Che dà una sorta di illuminazione a Fricke, che abbandona gli strumenti elettronici, non prima di aver composto le prime musiche di sottofondo per Aguirre, Flagello di Dio di Herzog (1972, ma che uscirà solo nel 1975), usando ancora i sintetizzatori. Fricke rifonda i Popol Vuh con Robert Eliscu all’oboe, Klause Wiese alla tambora indiana, Conny Viet alle chitarre e il supporto vocale del soprano coreano Djong Yun: abbandona le percussioni per un viaggio mistico musicale che nel 1973 produce il loro capolavoro assoluto, uno dei dischi più belli di sempre, in Hosianna Mantra. Fricke è instancabile e già l’anno successivo aggiunge la batteria alla sua musica e in Seligpreisung (Beatificazione, con i testi ispirati alle beatificazioni del Vangelo secondo Matteo, che esce nel 1973) sforna un rock mistico, sfuggente e ipnotico con una Lato A di una bellezza che lascia esterrefatti, capeggiato dal rincorrersi di chitarra e piano nella stupenda Tanz De Chassidim. Nel 1974 Florian Fricke realizzò la seconda colonna sonora per il regista Werner Herzog; questa volta musicò le scene de La Grande Festa dell'Intagliatore Steiner (titolo originale Die grosse Ekstase des Bildschnitzers Steiner) che però non vide mai la luce, rimanendo ancora oggi un inedito. Contemporaneamente però lo stesso Fricke accettò di partecipare alle riprese di un altro film dello stesso regista che uscì di seguito al primo citato, L'Enigma Di Kaspar Hauser, dove fa la parte di un pianista. Nel 1975, trasforma i Popol Vuh in un trio, con Daniel Fichelscher alla chitarra e la Yun alle parti vocali, e scrive un disco che musicalmente si orienta molto al rock, al jazz rock ma lascia intatta la sua visione sognante e storico mistica della musica. Einsjäger und Siebenjäger, che significa Cacciatore Uno e Cacciatore Sette, sono i nomi di due dei protagonisti del libro dei Quiche,  Hun-Hunahpu e Vucub-Hunahpu. Tuttavia l’approccio al mito è molto più vasto, dato che le composizioni si ispirano ai miti minoici e anche a quelli del folklore tedesco per un disco che all’epoca fu un po’ dimenticato, ma che sentito adesso ha tutta la magia degli altri capolavori dei Popol Vuh. Il disco ha una natura antropologica, nello sperimentare in musica il mito dei Re Minoici (King Minos), la bellezza di quei luoghi incantati (la meravigliosa Gutes Land), l’astuzia e la fortuna di  Würfelspiel, che mette in musica una partita a dadi, oppure il rock sognante di Morgengruß. Sebbene nei crediti sia poco citato, fu Fichelscher che spinse per sonorità molto più rock, espresse dalla sua chitarra che non è metaforicamente “liquida” come lo era stata quella di Conny Viet nei dischi precedenti, ma contrappone la sua potenza alle parti al piano, sempre meravigliose, di Fricke e agli interventi vocali della Yung: massima espressione di tutto ciò non si può meglio trovare che nella suite, da 19 minuti, Einsjäger und Siebenjäger, con una evoluzione monumentale e memorabile, quasi come se si stesse assistendo ad una battuta di caccia dei due guerrieri citati nel titolo. In quel periodo tra l’altro, i dischi dei Popol Vuh furono stampati anche in Italia, ottenendo un successo incredibile, e nel 1975 Fricke suonò in tour in Italia memorabili concerti accompagnati dall’Orchestra Filarmonica di Monaco di Baviera. Fricke continuerà a collaborare con Herzog, con colonne sonore emozionante e di grande successo, raccolte in dischi singoli e compilation (addirittura tre per quelle pensate per Nosferatu, usate solo in parte nel film). Fricke, che con il suo suono fu fondamentale non solo per il rock tedesco ma per l’ambiente, per la musica new age e per tutta la musica sperimentale, continuerà a sperimentare suoni, non con risultati eccelsi come questi, con particolare attenzione verso la musica tantrica. Morirà nel 2001, lasciando un segno profondo in tutti gli appassionati di musica. Dal 2004, una piccola casa discografica, la SPV, ha ristampato tutto il catalogo Popol Vuh, con in aggiunta brani in più, registrazioni inedite, alterative takes. Chiudiamo questo piccolo viaggio nella musica cosmica tedesca con queste parole di Fricke, davvero toccanti: Lasciateci fare della Musica, della Musica che faccia del Bene, che renda Interiore ciò che è Esteriore. E una volta giunti a tanto, restiamo Uniti: Pace e Gioia! 
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miroirauxalouettes · 1 year
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"Dans les séries photographiques que Vera Lehndorff a conçues avec Holger Trülzsch, le personnage artistique Veruschka se refuse à être le mur de projection d’idéaux de beauté, bien qu’elle maintienne, dans ces images, sa propre aura individuelle. Dissolue dans des éclairs d’énergie, dans des courants cosmiques de particules et dans des jeux de couleur psychédéliques qui reflètent la ville de Londres des années soixante, Veruschka franchit son corps et émerge dans un monde qui traduit le chic d’une icône en une image appréhensible par les sens.
Son corps constitue un univers d’un « espace intermédiaire » qui fonctionne d’après ses propres règles du jeu. Ici, l’aura de l’artiste rencontre le noir du rien éternel. Si ces photographies pouvaient émettre des sons, elles auraient le timbre sphérique d’une pièce de musique de Pink Floyd."
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veruschka · 3 years
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"Snake"
Veruschka by Holger Trülzsch, 1971.
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psychodollyuniverse · 4 years
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"The Drowners" is the debut single by Suede, released on 11 May 1992 on Nude Records - it was later included on the band's debut album, Suede (1993). It charted at number 49 on the UK Singles Chart.
Though not a hit at first, it amassed airplay over time and has become one of the band's definitive singles. Two different videos were produced for the song, one on rotation in the UK and the other created for the American market. The cover art features a seventies photo of German model Veruschka body-painted with a man's suit.
In a retrospective review of the song, Troy Carpenter of AllMusic wrote: "'The Drowners' itself is a raucous anthem, lassoed by Bernard Butler's punctuated guitar riff. Singer Brett Anderson's ambiguous lyrics ("We kiss in his room/to a popular tune") and high-pitched croon recall Bowie's most theatrical moments, but in a different musical setting." It garnered much acclaim from NME and Melody Maker, who both voted the song single of the year.
In 2014, NME ranked the song at number 104 in its list of the 500 Greatest Songs of All Time."The Drowners" was placed at number 40 in a 2016 poll of "The 100 Greatest Alternative Singles of the '90s" by music site PopMatters.
Celebrating the 28th Anniversary of its release
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gacougnol · 5 years
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Holger Trülzsch Alley in a Park 1982
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kalluun-patangaroa · 3 years
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The Drowners is 29 years old today - released 11 May 1992
B-sides: To The Birds / My Insatiable One
Model on the cover: Verushka
Photography by Holger Trülzsch
Sleeve designed by Peter Barrett and Andrew Biscomb
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Italian article from early 1970′s on German Cosmische Musik futuring Tangerine Dream, Popol Vuh, Kraftwerk and Ash Ra Tempel. P. D: In the picture, Florian Fricke and Holger Trülzsch from Popol Vuh.
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siafamanequi · 4 years
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Popol Vuh — For You And Me (1991)
Album Overview
Artist: Popol Vuh
Release date: 1991
Genre: Dance/Electronic
Style: Folk Rock, Krautrock
Label: Milan Records
Tracklist
1. For You And Me 5:27
2. Wind Of The Stars In Their Eyes 3:04
3. Little Bazaari 7:51
4. Compassion 5:05
5. When Love Is Calling You 4:13
6. In Your Eyes 1:02
7. OM Mani Padme Hum 1 1:12
8. OM Mani Padme Hum 2 2:48
9.OM Mani Padme Hum 3 4:32
10. OM Mani Padme Hum 4 5:19
11. For You
Credits
Guitar — Daniel Fishelscher
Piano — Florian Ficke
Harp — Anne-Marie O’Farrell
Keyboard, Guitar — Guido Hieronymus
Vocals — Renate Knaup
Producer — Popol Vuh
Fun Fact: Released in 1991, For You and Me is the seventeenth album by German musical collective—Popol Vuh. “For You And Me” is an album the is huge on moods and worth. The instrumentation beautifully & effortlessly blend to create a rich sonic-tapestry for listening pleasure. Renate Knaup’s vocalizations add an ethereal & dreamy paunch to the flowing instrumentation. “For you & Me” is very good for relaxation, because of its transportive nature. The Album art is really interesting, artistically.
This musical ensemble was established by keyboardist Florian Fricke in 1969 with the talented Holger Trülzsch, Frank Fiedler and Bettina Fricke. Other important members included Djong Yun, Renate Knaup, Conny Veit, Daniel Fichelscher, Klaus Wiese, and Robert Eliscu.
The name of the band seemed to have been inspired by Popol Vuh, a narrative filled with mythology and history of the Kʼicheʼ people, who are part of the ancient Maya civilization.
Below is a YouTube link to Popol Vuh’s “For You and Me” (1991)
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karinesauzedde · 4 years
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robertocustodioart · 2 years
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Veruschka von Lehndorff by Holger Trülzsch 1973
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diceriadelluntore · 5 years
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Storia Di Musica #87 - Popol Vuh, Hosianna Mantra, 1973
La stupenda copertina opera di  Ingo Trauer e Richard J. Rudow, che furono gli artefici di famose copertine per i gruppi tedeschi del cosiddetto kraut-rock, tra l’icona e l’ex voto, è il biglietto da visita di uno dei più grandiosi dischi della musica del ‘900. Tutto nasce dal talento di un ragazzo tedesco, Florian Fricke, che dopo studi classici a metà anni ‘60 è uno dei primi a comprarsi un Moog. Collabora con il primo nucleo di quello che sarà uno dei gruppi più importanti della musica elettronica europea, gli Amon Düül II, ma ha già in mente di crearsi una propria compagine. La possibilità gliela dà la Pilz, etichetta della BASF tedesca, che fu molto aperta verso i nuovi musicisti. Fricke sceglie come nome del suo gruppo  Popol Vuh, il libro sacro degli Indiani Quiché, uno dei regni maya del Guatemala. Fricke che suona piano e moog chiama a sè Holger Trülzsch alle percussioni e Frank Fielder al sintetizzatore. L’esordio è del 1971: Affenstunde è divisa in due lunghissime composizioni, Ich Mache Einen Spiegel e la stupenda Affenstunde (L’ora della scimmia, da uno dei miti raccontati nel libro sacro degli indiani) che è il seme da cui nascerà tutta la musica elettronica tedesca, che ebbe un ruolo fondamentale nella musica europea degli anni ‘70.  Nel 1972 il primo grande capolavoro: In Den Gärten Pharaos è anch’esso diviso in due lunghi brani, uno per facciata dell’Lp. Ma se la title track è la massima espressione del trio elettronico, la seconda, Vuh, è l’inizio del cambiamento. Fricke la registra da solo con organo e moog dal vivo nella Chiesa Diocesana di Bamberg in Baviera: la musica è un’ondata emozionante di sensazioni che lo segnano così tanto che alla fine delle registrazioni Fricke scioglie il gruppo, abbandona la musica elettronica e rifonda i Popol Vuh. La formazione acustica comprende Robert Eliscu all’oboe, Klause Wiese alla tamboura, uno strumento indiano simile al sitar, la chitarra elettrica (e magica) di Conny Viet e la voce del soprano coreano Djong Yun. Fricke ha in mente un concetto di musica che unisca Occidente ed Oriente, e lo fa partendo dalla Musica Sacra: Hosianna Mantra esce nel 1973 e vuole, parole di Fricke “davvero toccare il vostro cuore. E’ una messa per il cuore. È amore che si fa musica”. Si parte con Ah! meraviglioso gioco di rincorrersi tra il piano e la chitarra, uno strumentale dalla dolcezza infinita; poi la sacralità di Kyrie, che rielabora il Kyrie Eleison ed è toccante e magnifica. Ma il pezzo forte è Hosianna Mantra: i 10 minuti sono un percorso mistico e sentimentale alla ricerca di quell’amore, basato sia sulla gioia (l’osanna cristiano) che sulla ripetizione dell’esercizio (il mantra appunto). La seconda parte non è da meno, e si basa sulla musicazione di testi sacri presi dal V Libro di Mosè: Abschied  e Segnung sono un viaggio nel suono, prima che la dolce Andacht sia spezzata dagli oltre 6 minuti intensissimi di Nicht Hoch Im Himmel, brano misterioso e febbrile. In tutto il disco non c’è traccia di percussioni, e il magico suono del piano di Fricke gioca e si ricorre con il suono fluido, quasi “liquido”, della chitarra di Viet, per una musica eterea e magica che sarà fondamentale per la new age che si sperimenterà di lì a qualche anno. La loro carriera godrà di altri lavori stupendi, tipo Seligpreisung (dello stesso anno, con nuova formazione, e che ha un suono già più “corposo”) e anche grazie alle colonne sonore dei film di Werner Herzog, amico di Fricke sin da giovanissimi: le magiche musiche di Aguirre, Cuore di Vetro, Nosferatu (addirittura due dischi!) e Fitzcarraldo. Questo disco è di una potenza emotiva sbalorditiva, e richiede un’ascolto libero ma attento per regalarvi un’esperienza musicale unica
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mybenia1 · 7 years
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photo: Holger Trülzsch, Veruschka Von Lehndorff
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Noël 1560. Les membres de l’expédition descendent difficilement les montagnes andines. Tous, mercenaires, soldats espagnols, prisonniers indiens, esclaves d’Afrique, vont à travers la végétation embrumée, rejoindre les rives du fleuve. Des lamas sont harnachés et transportent des vivres, des munitions et des outils. Les cages pleines de poules ficelées à leur dos, s’échappent parfois, et viennent rouler contre les falaises pour s’y fracasser sourdement. Deux hommes portent une cabine en bois rouge et aux rideaux de velours bleu, qui se balance parmi le cortège. Gonzalo Pizarro, jeune frère du conquistador Francisco Pizarro, ouvre la marche. A ses côtés, Don Pedro de Ursúa, qui prendra bientôt la suite du commandant à la conquête d’Eldorado, cité d’or rêvée, prétendument située au bord de l’Amazone, ou de l’un de ses affluents. Il voyage avec sa maîtresse, à qui appartient la cabine, Inéz de Atienza. Il y a aussi un noble, en armure, Fernando de Guzmán et un prêtre, Gaspar de Carvajal, chargé de convertir les populations amérindiennes, et par qui nous est rapporté le récit de cette épopée, au travers d’un journal. En arrière, on distingue une jeune fille aux cheveux longs, dont on oriente le pas, en contrebas, sur le sentier escarpé. Celui qui tient sa main, c’est son père, un soldat conquérant au passé trouble et violent, oublié au milieu des batailles péruviennes, et qu’on surnommait « Le Fou » (« El Loco ») Lope de Aguirre. Parmi les nuages qui nichent dans les hauteurs, des voix s’élèvent dans le lointain comme émanant de la montagne. Comme la brume, elles semblent y planer, hors du temps, surplombant cette avancée, ralentissant sa course, par le poids d’un héroïsme mystique et retiré.
Werner Herzog était à Rome quand il se souvint de Florian Fricke. Son dernier film, Aguirre, la colère de Dieu, était en post-synchronisation, et n’avait pas encore de bande originale. On cherchait du côté d’Ennio Morricone, sans y trouver son compte. Cela ne collait pas. Fricke était un musicien cinéphile, un temps critique cinéma pour le Spiegel. En 1970, il avait fondé Popol Vuh, un groupe de musique progressive, avec Holger Trülzsch et Frank Fiedler, alors qu’Herzog commençait sa carrière dans la mouvance du Nouveau Cinéma allemand. Les deux hommes s’étaient rencontrés en 1967. Herzog, tournant alors son premier long-métrage Signes de vie, fit apparaître Fricke dans le rôle d’un pianiste solitaire, égaré, au hasard d’une rue, entre mirage et réalité. Cinq ans plus tard à Rome, on passa un coup de fil vers l’étranger, depuis le téléphone d’une chambre d’hôtel.
Fricke composa à partir d’un instrument à clavier nommé « choir-organ », une sorte de Mellotron polyphonique mis au point par son ami, l’ingénieur du son munichois Herbert Prasch. Au cours du mois de juillet 1972, Fricke avait débarqué dans le studio de Prasch pour y installer le synthétiseur Moog III qu’il acceptait de prêter à Amon Düül II, célèbre groupe de Krautrock, le temps de l’enregistrement de leur cinquième album Wolf City. Le choir-organ, tout juste créé, était mis à contribution, sous les doigts du claviériste invité Jimmy Jackson, pour quelques morceaux (Surrounded by Stars, Green-Bubble-Raincoated-Man, Jail-House Frog, Deutsch Nepal). C’est probablement à cette occasion que Florian Fricke en fit pour la première fois l’expérience.
Puisqu’il ne semble pas, à l’heure actuelle, subsister de trace photographique, imagée, de ce qu’avait pu être en son temps le choir-organ, et afin de mieux nous représenter l’instrument auquel Fricke fut confronté, voici ce qu’on en raconta :
Les touches du choir-organ se trouvaient reliées à de fines bandes magnétiques, environ trois douzaines, tournant en boucle parallèlement les unes aux autres, et renfermant des enregistrements de voix d’hommes et de femmes, captées sur de longues notes tenues correspondant aux différentes hauteurs du clavier. Celui-ci était en outre marqué d’un code couleur qui prévenait des touches qui ne fonctionnaient pas. A la manière d’un orgue, cette large installation permettait ainsi l’émission de voix humaines, par le biais d’une manipulation technologique, comme un chœur à portée de doigts. La rotation continue des bandes, donnait quant à elle l’impression d’un chant infini, éternel, allant toujours loin devant, se propageant, s’entretenant comme une flamme sous le souffle ininterrompu. La lumière d’une bougie, dont le halo s’étend, crépite, brille, réchauffe le cœur. Dehors, le vent se lève et rêve d’horizons gigantesques.
Entre naturel et artificialité, là se trouve la musique d’Aguirre  : un chant de la terre des hommes, suspendu, nébuleux, universel, qui s’adresse au cœur et berce l’âme, apaise les maux et ouvre l’esprit, inlassablement, invariablement, toujours, continuellement.
Zoé Fernandez
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psychodollyuniverse · 4 years
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Veruschka Lehndorff  &  Holger  Trulzsch TRANSFIGURATIONS
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gacougnol · 5 years
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Holger Trülzsch Alley in a Park (Versailles)
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