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#il dottor semmelweis
intotheclash · 7 months
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Forzati del Pensiero, ecco cosa siamo, tutti. Basta aprire gli occhi, e non è già un portare il mondo in equilibrio sulla propria testa?
Louis- Ferdinand Céline - Il dottor Semmelweis
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ma-pi-ma · 10 months
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Si può amare il calore, ma nessuno ci si vuol bruciare.
Louis-Ferdinand Céline, Il dottor Semmelweis, 1924
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ilmomentoingiusto · 2 years
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Niente è gratuito in questo basso mondo. Tutto si espia, il bene, come il male, si paga prima o poi. Il bene è molto più caro, per forza.
Louis-Ferdinand Cèline, Il dottor Semmelweis
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libriaco · 4 years
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La strada sbagliata
La strada è uno dei luoghi più meditativi della nostra epoca. È il nostro moderno santuario la strada.
Citato da: G. Ceronetti, L'occhio del barbagianni, Milano, Adelphi ebook, 2014 che lo attribuisce al Viaggio al termine della notte [1932] di Céline, mentre la frase si trova in Il dottor Semmelweis [1924], sempre di Céline.
Errore curioso, visto che Ceronetti ha scritto anche la postfazione della traduzione italiana del Semmelweis, edita da Adelphi.
Di seguito il contesto completo nel Semmelweis:
L'essere che giunge alla coscienza ha come gran maestro il Caso. II Caso è la strada. La strada, varia e molteplice di verità all'infinito, più semplice dei libri. La Strada, da noi? Che si fa di solito per strada? Si sogna. Si sogna di cose più o meno precise, ci si lascia trascinare dalle ambizioni, dai rancori, dal passato. È uno dei luoghi più meditativi della nostra epoca, è il nostro santuario moderno, la Strada.
L-F Céline, [La vie et l'oeuvre de Philippe Ignace Semmelweis 1818-65], Il dottor Semmelweis, Milano, Adelphi, 1975 [Trad. O. Fatica e E. Czerkl]
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Siate onorevoli
Ignaz Semmelweis lavorava presso un ospedale di Vienna in ostetricia e notò che in un padiglione, gestito da medici, moltissime donne morivano dopo il parto di sepsi o febbre puerperale (l’11% circa) mentre in un altro padiglione, dove ad aiutare le donne a partorire erano solo ostetriche, i decessi erano appena l’1%. L’osservazione sembrava riflettere un controsenso: era forse più sicuro per una donna farsi seguire da una semplice ostetrica piuttosto che da un dottore? E da dove nasceva questa paradossale differenza?
Ignaz cominciò ad intuire che la febbre puerperale derivasse dai dottori, e gli chiese per fare un esperimento di lavarsi le mani. Lui Ignaz, che faceva parte di una classe subalterna non poteva permettersi di chiedere una tale cosa ai medici, che lo derisero per questo. Ma lui insistette. Insistette così tanto che alla fine per prenderlo in giro i medici acconsentirono e iniziarono a lavarsi le mani prima di aiutare le donne a partorire , e di colpo le morti puerperali diminuirono drasticamente.
Con il suo gesto Ignaz contribuì a salvare migliaia se non milioni di vite. L’Austria lo cacciò via nonostante avesse reso un buon servizio e finì i suoi giorni in un ospedale di periferia in Ungheria.
Se possiamo fare qualcosa di utile con le nostre vite possiamo scegliere di essere onorevoli e prendere Ignaz ad esempio. Portare avanti delle prove, fino alle loro estreme conseguenze, o fino al punto in cui non si rivelano false, a beneficio degli altri.
Se potete imparare una cosa da Ignaz Semmelweis è questa: siate onorevoli.
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italiaefriends · 3 years
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"Così è se vi pare" di Riccardo Rescio
“Così è se vi pare” di Riccardo Rescio
I&f Arte Cultura Attualità https://ungherianews.com/2018/05/11/il-medico-che-salvo-le-mamme-ignac-semmelweis/ Mercoledì 9 settembre 2020, nel magnifico chiostro del Museo Novecento in Piazza Santa Maria Novella di Firenze, c’è stata la magistrale rappresentazione teatrale de “Il Dottor Semmelweis” da parte di Sergio Basile. Sergio Basile, Attore, Drammaturgo, Autore, Regista di Teatro e Cinema e…
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t-annhauser · 7 years
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Il dottor Semmelweis
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“Niente è gratuito in questo basso mondo. Tutto si espia, il bene, come il male, si paga prima o poi. Il bene è molto più caro, per forza.”
Il dottor Semmelweis, Louis-Ferdinand Céline (tesi di medicina a Parigi, 1924).
Le passioni a ondate spaventose s’innalzavano fino al cielo. [...] L’umanità si annoiava, bruciò alcuni Dèi, si cambiò d’abito e pagò la Storia con qualche nuova gloria.
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persinsala · 4 years
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OV 2020: Bianchisentieri / Il Dottor Semmelweis / Entanglement_Studio2
A San Gimignano finalmente tre giornate festivaliere grazie a Orizzonti Verticali, la manifestazione diretta da Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari, oltre alle esposizioni (a entrata rigorosamente libera ma su appuntamento a causa del Covid-19) organizzate da Galleria Continua. (more…)
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pangeanews · 4 years
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Lavatevi le mani! Céline all’epoca del Coronavirus. Ovvero: le intuizioni del Dottor Semmelweis e Kurt Vonnegut che difese il “simpatizzante nazi”
Può uno scrittore liberal americano prendere le difese di un “simpatizzante nazista”, conscio di avere tutto da perdere e nulla da guadagnare da tale decisamente impopolare operazione? Ebbene, ciò può succedere se il difensore è Kurt Vonnegut, e la pietra dello scandalo Louis-Ferdinand Céline.
E questo accade, precisamente, nella prefazione curata da Vonnegut per un’edizione americana in paperback dei tre romanzi della Trilogia del Nord di Céline, editi nel 1975-1976. Vonnegut riesce nelle poche pagine di questo suo scritto a toccare tutti i temi e gli aspetti fondamentali della vita e dell’opera di Céline: la rivoluzione della scrittura operata già attraverso il “Viaggio al termine della notte”, dove superò il linguaggio forbito e rigido – e fuori della vita – della scuola degli scrittori francesi di fine ’800 impiegando piuttosto “il linguaggio più esauriente dei furbi e tormentati delinquentelli”, rivoluzione poi portata a definitivo compimento attraverso i suoi ultimi romanzi, da “Pantomima per un’altra volta” alla “Trilogia”; il rifiuto di Céline ai compromessi con i salotti borghesi e le camarille letterarie; il suo essere testimone diretto e forse il migliore narratore del “totale collasso della civiltà Occidentale in due guerre mondiali”; in ultimo, il rifiuto, pagato a carissimo prezzo, di Céline di mascherare la realtà della nostra umana esperienza, narrandola invece per quella che è, ad ogni costo, proprio come fece quell’Ignaz Semmelweis, il debellatore della letale febbre puerperale che regnava nei reparti maternità degli ospedali di Vienna a metà 1800 – la morte proprio laddove dovrebbe nascere la vita – grazie alla sua indicazione di lavarsi spesso le mani a medici e internisti,  al quale lo studente di medicina Louis-Ferdinand Auguste Destouches dedicò la sua tesi di laurea; quel Dottor Semmelweis morto non già tra gli allori di una meritata fama di salvatore di vite, ma solo e pazzo, deriso dai suoi indegni colleghi. Proprio come il proscritto Céline a Meudon, rimasto fedele a entrambi: a Semmelweis e a quel giovane studente di medicina di nome Destouches.
Andrea Lombardi
*
Un simpatizzante nazi difeso a qualche costo
Giungiamo ora al caso di uno scrittore che non solo talvolta pensò disgustosamente, ma che in certe occasioni agì secondo quegli stessi pensieri ripugnanti, e che, come molte persone mi hanno ribadito in maniera molto chiara, non potrà mai essere perdonato. Le persone trovano sovente illeggibili le sue opere, non per ciò che gli è capitato di dire in una data pagina, ma a causa di cose imperdonabili da lui dette o scritte altrove.
Lui stesso disse abbastanza spesso, in una maniera o nell’altra, come uomo anziano universalmente disprezzato e come criminale di guerra, di non avere nulla di cui scusarsi, e che il perdono sarebbe stato l’ennesimo insulto da parte degli stupidi.
Io non gli sarei piaciuto. I fatti ci dicono che non era profondamente innamorato di un qualsiasi essere umano. Amava il suo gatto, che portava perennemente qua e là come un bambino.
Si considerava quantomeno pari a qualunque scrittore vivente. Mi si dice che una volta disse del premio Nobel: “Ogni culo di vaselina in Europa ne ha uno. Dov’è il mio?”.
Eppure, compulsivamente, senza nulla da guadagnarci, e sapendo che numerose persone saranno portate a pensare che io condivida molte delle sue opinioni più vili, io continuo a dire che ci sono delle cose buone in quest’uomo. E il mio nome è vieppiù strettamente legato al suo nelle edizioni economiche Penguin dei suoi ultimi tre libri, Da un castello all’altro, Nord e Rigodon. Il mio nome è su di ogni copertina: “Con una nuova introduzione”, dice, “di Kurt Vonnegut, Jr.”
Quell’introduzione ai tre paperback suona così:
  Non sapeva proprio come comportarsi in società, e con questo intendo che avendo molti privilegi formativi, arrivando a essere un medico, e avendo viaggiato in lungo e in largo in Europa e Africa e Nord America – non scrisse una sola frase che facesse intuire a persone similmente privilegiate che fosse una specie di gentiluomo.
Sembrava che non comprendesse che le pudicizie e le sensibilità aristocratiche, innate o apprese, concorrono a formare molto dello splendore della letteratura. Nella mia opinione, egli scoprì un più alto e più terribile ordine di verità letteraria ignorando il vocabolario ingessato delle gentildonne e dei gentiluomini e usando, invece, il linguaggio più esauriente dei furbi e tormentati delinquentelli.
Ogni scrittore è in debito con lui, e così chiunque altro interessato a discutere le vite nel loro complesso. Nell’essere così maleducato, dimostrò che forse metà di tutta l’esperienza, la metà animale, è stata nascosta dalle buone maniere. Nessuno scrittore o oratore onesto vorrà più essere forbito.
Céline è stato lodato per il suo stile. Lui stesso si prese gioco dell’espediente tipografico, ripetuto all’infinito, che rendeva ogni pagine da lui scritta come facilmente riconoscibile come sua: “Me e i miei tre puntini… il mio presunto stile originale!… tutti i veri scrittori ti diranno cosa pensarne!…”
Gli unici scrittori che ammirino questo stile abbastanza da imitarlo sono, per quanto ne so, articolisti di gossip. Gli piace come si presenta. Apprezzano il senso di urgenza che impartisce, volente o nolente, a qualunque brano giornalistico.
Con ben poco aiuto dalla sua eccentrica punteggiatura, Céline, secondo la mia opinione, diede nei suoi romanzi la miglior narrazione storica del totale collasso della civiltà Occidentale in due guerre mondiali, come la videro donne e uomini comuni e terribilmente vulnerabili. Questa storia dovrebbe essere letta nell’ordine in cui è stata scritta, poiché ogni volume rimanda consapevolmente a quelli precedenti.
E la camera di risonanza per quest’intricato sistema di echi attraverso il tempo è il primo romanzo di Céline, Viaggio al termine della notte, pubblicato nel 1932, quando l’autore era trentottenne. È importante che il lettore di un qualunque libro di Céline sia conscio di ciò che Céline sapeva sin troppo bene, che la sua carriera letteraria iniziò con un capolavoro.
I lettori, inoltre, potrebbero trovare la loro esperienza raddolcita e più intensa se considerassero che l’autore era un dottore che scelse di curare dei pazienti per lo più poveri. Per lui era comune il non essere pagato per nulla. Il suo vero nome, a proposito, era Louis-Ferdinand Auguste Destouches.
Magari non provava simpatia per i poveri e gli inermi, ma quel che è certo è che donò loro la maggior parte del suo tempo e della sua meraviglia. E non li insultò con l’idea che la morte, o anche l’uccidere, fosse in un certo qual modo nobilitante per chiunque.
Per inciso, lui e Ernest Hemingway morirono lo stesso giorno, il 1° luglio 1961. Entrambi erano eroi della prima guerra mondiale. Entrambi meritavano dei premi Nobel – Céline anche solo per il suo primo libro. Céline non lo ottenne, e Hemingway sì. Hemingway si uccise, e Céline morì di cause naturali.
Tutto quello che rimane sono i loro libri.
E il lento sbiadire dell’infamia di Céline.
Dopo anni di generoso e spesso brillante servizio alla letteratura e alla medicina, si rivelò come un feroce antisemita e un simpatizzante dei nazisti. Questo accadde alla fine degli anni ’30. […]
Le sue parole destano disprezzo di chiunque abbia sofferto a causa dell’antisemitismo. E così, sicuramente, l’amnistia e il proscioglimento che egli ricevette dal governo francese nel 1951. Prima di questo era stato punito con pesanti sanzioni pecuniarie e l’incarcerazione e l’esilio. […]
Poiché lui è stato punito dalla legge ed è morto, e che l’incubo nazista è adesso così lontano nel tempo, potrebbe essere infine possibile percepire una perversa sorta d’onore nel suo rifiutarsi di parlare di rimorso o di giustificarsi in qualsivoglia maniera. Altri collaboratori dei nazisti, dei quali ve ne furono decine di migliaia in Francia e milioni in tutta Europa, sono pieni di storie di come furono costretti a comportarsi male, e di arditi atti di resistenza e sabotaggio che commisero, a rischio delle loro vite.
Céline trovava questo tipo di mentire ridicolo in maniera oscena.
Mi viene un terribile mal di testa ogni volta che cerco di scrivere su Céline. Ce l’ho ora. Non ho mai mal di testa in nessun altro momento. […]
Céline sostenne di tanto in tanto di aver subito la trapanazione del cranio nella prima guerra mondiale, come conseguenza di una ferita alla testa.
In realtà, secondo la sua affascinante biografa Erika Ostrovsky (Voyeur Voyant, Random House, 1971), fu ferito alla spalla destra. E, nel suo ultimo romanzo, Rigodon, racconta di essere stato colpito in testa da un mattone durante un bombardamento aereo a Hannover. Così, si potrebbe affermare che egli trovava necessario giustificare in tal modo una mente ritenuta singolare da tante persone.
Egli stesso doveva occasionalmente essersi proprio nauseato della sua mente, e provo a ipotizzare quale fosse il suo difetto principale. Penso che mancasse dell’apparato attutente che la maggior parte di noi ha, e che ci protegge dall’essere travolti dall’assurdità della vita per come realmente è.
Così forse lo stile di Céline non è così arbitrario come pensavo fosse. Poteva essere inevitabile, se la sua mente era così indifesa. Per lui poteva non esserci nulla da fare, come se si trovasse sotto uno sbarramento d’artiglieria, se non inveire e inveire e inveire.
E le sue opere non possono essere chiamate un trionfo dell’immaginazione umana. Quasi tutto quello su cui inveiva stava realmente accadendo.
Nel momento in cui scrivo, l’autunno del 1974, è diventato evidente anche alla gente comune, con i loro apparati attutenti perfettamente funzionanti, che la vita è, in effetti, così pericolosa e implacabile e irrazionale come Céline ha affermato che fosse. […]
C’è almeno un importante documento di Céline che non è disponibile in inglese. E sarebbe pedante da parte mia ricordare che non fu scritto da Céline ma dal dott. Destouches. È la tesi di laurea di Destouches, “La vita e l’opera di Ignaz Philipp Semmelweis”, per la quale ricevette una medaglia di bronzo nel 1924. Fu scritta in un’epoca quando le tesi di medicina potevano essere ancora belle letterariamente, poiché l’ignoranza sulle malattie e il corpo umano richiedeva ancora alla medicina di essere un’arte.
E il giovane Destouches, in uno spirito da culto degli eroi, narrò della futile e scientificamente fondata battaglia combattuta da un medico ungherese di nome Semmelweis (1818-1865) per prevenire il diffondersi della febbre puerperale nelle corsie ospedaliere di maternità viennesi. Le vittime erano povera gente, poiché le persone con delle abitazioni decenti preferivano di gran lunga partorire in casa.
Il tasso di mortalità in alcune corsie era sbalorditivo – 25 percento o più. Semmelweis desunse che le madri venivano uccise dagli studenti di medicina, che spesso visitavano i reparti subito dopo aver sezionato cadaveri pieni di malattie. Riuscì a provarlo ottenendo che gli studenti si lavassero le mani con acqua e sapone prima di toccare una donna in travaglio. Il tasso di mortalità cadde.
La gelosia e l’ignoranza dei colleghi di Semmelweis, tuttavia, causarono il suo licenziamento, e il tasso di mortalità crebbe di nuovo.
La lezione imparata da Destouches da questa storia vera, secondo me, se non l’avesse già appresa da un’infanzia di stenti e un periodo nell’esercito, è che la vanità e non la saggezza reggono il mondo.
Kurt Vonnegut
*Kurt Vonnegut, A Nazi sympathizer defended at some cost, 1974. Traduzione di Andrea Lombardi e Raffaello Bisso, in Louis-Ferdinand Céline, Profeta dell’Apocalisse. Scritti, interviste, lettere e testimonianze, Bietti 2018
**Il testo si pubblica per gentile concessione: come “Céline, il Dottor Semmelweis e il Coronavirus” è stato edito su “Satisfiction”
L'articolo Lavatevi le mani! Céline all’epoca del Coronavirus. Ovvero: le intuizioni del Dottor Semmelweis e Kurt Vonnegut che difese il “simpatizzante nazi” proviene da Pangea.
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pietroalviti · 5 years
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Google celebra il medico che capì l'importanza di lavarsi le mani Il doodle di Google di oggi e' dedicato al dottor Ignaz Semmelweis, medico ungherese pioniere della teoria del lavaggio delle mani, una pratica quanto mai importante in questa fase dell'epidemia del coronavirus.
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“Tuttavia nulla di ciò che lo colpiva, fossero gioie o dolori, doveva risultare inutile per l'elaborazione della sua opera profonda. Aveva accettato completamente la sua vita, e tutte le forze spirituali che incontrava lungo le strade del suo destino trovavano la via della sua anima.”
Il Dottor Semmelweis, Louis-Ferdinand Céline
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marcogisottiblog · 6 years
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1 luglio 1818: nasce Ignác Semmelweis, il medico che scoprì come combattere le febbri puerperali e fu trattato come pazzo Immaginate cosa accadrebbe se un chirurgo, prima di entrare in sala operatoria, non si lavasse le mani. Decine di anni di fiction e drammi medico-sanitari ci hanno insegnato che il bravo dottore si lava abbondantemente le mani prima di operare. Lo abbiamo imparato così bene che oggi la pratica di disinfettarsi le mani si è così diffusa da diventare un business anche laddove non serve, con milioni di litri di gel disinfettati di cui, noi comuni mortali, potremmo benissimo fare a meno. Ma un medico no. Un medico no, perché tocca malati e persone sane nella stessa misura, o persone malate di un male e persone malate di un altro male, col rischio di trasferire agenti patogeni dall’uno all’altro. Pensate, poi, che per molti secoli lavarsi (non solo le mani, ma in generale) è stato considerato una pratica pericolosa per la salute e persino un po’ immorale. Immaginate allora lo scalpore che dovette suscitare questo medico ungherese, Ignác Semmelweis, nato a Buda il primo luglio del 1818, quando si accorse che erano i medici stessi a far ammalare le pazienti. Semmelweis lavorò a lungo sulle trasmissioni batteriche e, in particolare, sulle febbri puerperali. I suoi studi lo portarono a ridurre drasticamente il numero delle donne morte per parto. Scoprì infatti che la febbre puerperale veniva trasmessa dal medico stesso e che, lavandosi semplicemente le mani, il rischio quasi si annullava. Dette disposizioni che gli ambienti fossero puliti, le lenzuola cambiate, che l’igiene, insomma, la facesse da padrona. Era il maggio del 1847 e solo molti anni dopo, grazie alle scoperte di Louis Pasteur nel 1879, le intuizioni di Semmelweis trovarono piena dimostrazione e riconoscimento. Nel frattempo Semmelweis fu letteralmente perseguito, costretto a cambiare ospedali, persino rinchiuso in manicomio come pazzo dove morì nel 1865 per le percosse subite. Oggi Ignác Semmelweis è trattato alla stregua di un eroe nazionale ed è stato soprannominato “il salvatori delle madri”. I suoi studi sono stati inseriti dall’Unesco nel registro della Memoria del mondo. Un storia quasi incredibile che ispirò persino lo scrittore Céline per la sua tesi di laurea in medicina. #UnGiornoallaVolta #accaddeoggi https://ift.tt/2yVl4lS
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ilmomentoingiusto · 4 years
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In quanto alla medicina, nell'Universo, non è che un sentimento, un rimpianto, una pietà più efficace delle altre...
Louis-Ferdinand Céline, Il Dottor Semmelweis
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libriaco · 5 years
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Niente è gratuito in questo basso mondo. Tutto si espia; il bene, come il male, si paga prima o poi. Il bene è molto più caro, per forza.
A. F. Céline, [Semmelweis, 1952] Il dottor Semmelweis, Milano, Adelphi, 1988. [Trad. O. Fatica e E. Czerkl]
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ilmomentoingiusto · 4 years
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Egli non aveva, o trascurava, così sembra, l'indispensabile discernimento delle futili leggi della sua epoca, di tutte le epoche del resto, al di fuori delle quali la stupidità è una forza indomabile.
Louis-Ferdinand Céline, Il Dottor Semmelweis
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t-annhauser · 7 years
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Il dottor Semmelweis
Una storia molto utile in questi tempi di no-vac
Ignác Fülöp Semmelweis era ossessionato dai molti casi di febbre puerperale che uccideva le partorienti nel padiglione dell’ospedale di Vienna in cui era assistente. Nell’altro padiglione, gestito interamente da ostetriche, l’incidenza della febbre era quasi trascurabile.
Si fecero delle ipotesi: le partorienti morivano per via del ristagno del liquido intrauterino, oppure, l’utero ingrossato schiacciava l’intestino e il ristagno delle feci imputridiva l’organismo, oppure, la febbre era causata dall’aria malsana delle fabbriche, infine, l’autosuggestione.
Finché un giorno Semmelweis scoprì che la febbre puerperale nel suo padiglione era causata dai germi dai cadaveri sottoposti ad autopsia. I medici del reparto, compreso il luminare che ne era a capo, erano soliti passare dalle autopsie alla visita delle madri senza lavarsi le mani.
Semmelweis dispose subito il lavaggio delle mani con cloruro di calce e l’epidemia venne quasi debellata.
Credete che gli fu riconosciuto il merito? Forse in una trasmissione di Piero Angela, non nella realtà. La scoperta attirò fin da subito la gelosia, l’invidia e il risentimento dei colleghi e della comunità scientifica. Lo stimatissimo dottor Klein, direttore del suo padiglione, cominciò ad osteggiarlo non accettando il fatto di essere lui stesso l’untore. Lo stesso Rudolf Virchow, padre dell’istologia moderna, fu fra i suoi più accaniti oppositori.
Alla fine Semmelweis fu costretto a dimettersi perché aveva disposto il lavaggio delle mani senza autorizzazione (!), finì in manicomio dove morì probabilmente per le percosse subite dalle guardie.
Una quarantina d’anni dopo Louis Pasteur ne riabiliterà la memoria confermandone le intuizioni.
La sua vicenda costituisce la tesi di laurea in medicina di Céline.
"Quando qualcuno scriverà la storia degli errori umani ne troverà pochi più gravi di quello commesso dalla scienza nei confronti di Semmelweis." (l'amico Ferdinand von Hebra).
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